LA VITA DELLA DOTT. CATHERINE KOUSMINE

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LA VITA DELLA DOTT. CATHERINE KOUSMINE
LA VITA DELLA DOTT. CATHERINE KOUSMINE
LA GIOVINEZZA
La dott. Catherine KOUSMINE è nata nel 1904, in Russia, in una piccola città sulle rive della Volga di nome
Hvalynsky. A quest'epoca la Russia degli Zar è in guerra contro il Giappone, guerra che terminerà un anno
dopo con la disfatta di Tsoushima. Una sporadica agitazione sociale non lascia ancora presagire la
rivoluzione che è comunque vicina.
La famiglia Kousmine è piuttosto agiata. Dal 1908 suo padre, piccolo industriale, la porta regolarmente a
passare gli inverni a Losanna, in Svizzera. Per questo ha affittato per dieci anni un piccolo appartamento.
Nel 1916 scoppia la revoluzione e la famiglia si installa sulle rive del Lemano per restarvi definitivamente nel
1918, lasciando tutti i beni. Tutto è confiscato e non c'è più possibilità di tornare in Russia.
Bisogna cambiare lingua, sistema scolastico: la giovane Catherine entra nella scuola superiore di Laosanna.
Ma, invece di costituire un handicap, questo cambiamento rivela nella ragazzina un'intelligenza poco
comune: impiega tre settimane per decifrare la prima pagina del De Bello Gallico» di Giulio Cesare e tre
giorni per la seconda. Malgrado un ritardo in matematica aveva scelto il ginnasio scientifico: sarà sufficiente
un trimestre per diventare la prima in questa materia ed sarà tentata di farne una carriera.
"Ho conseguito un baccalaureato in scienze e preparato la Scuola Politecnica Federale Svizzera. Verso i
sedici e diciassette anni ho fatto molta matematica. Mi è piaciuta questa materia, mentra il latino non mi
interessava molto. Ne ho fatto un minimo per il mio Dottorato senza trarne un gran piacere. Apprezzo ancora
oggi questa formazione alle scienze logiche e matematiche. Grazie ad essa, sono stata guidata nei miei
lavori per tutta la mia vita."
Dopo il Baccalaureato si apre la scelta di una professione e, a quell'epoca, l'insegnamento era quasi la sola
opzione che si offriva ad una giovane donna brillante. Le carriere scientifiche erano quasi esclusivamente
riservate agli uomini.
Gli studi medici
Lo spirito matematico che ha sviluppato sta per portarla ad una disciplina che, a primo acchito, non la
interessa: la medicina. Suo padre le è accanto per consigliarla ed aiutarla. Egli fa lavori di segretariato e sua
moglie lavora in un laboratorio per una casa di alta moda. Ma per poter seguire i suoi studi lunghi e costosi,
Catherine dà lezioni molto particolari: è l'epoca nella quale si dedica a insegnare il tedesco a due siamesi
che parlano solo inglese!
Nel 1928, Catherine Kousmine riceve il suo diploma di medico. È laureata alla Facoltà di Losanna, cioè è
classificata prima alla promozione quando ottiene il diploma di medico. La pediatria la interessa e desidera
continuare gli studi per avere una specializzazione e il titolo di "Medico FMH". Perciò va a Zurigo dove
sollecita un posto all'ospedale dei bambini.
"All'università di Losanna ho ottenuto nel 1928 il diploma di medico con il titolo di laurea, perché ho
conseguito il migliore risultato dell'anno. La mia formazione pratica è proseguita prima a Losanna, poi a
Zurigo nella miglior clinica di pediatria, presso il prof. Fanconi, all'epoca una celebrità.
Perché questa specialità? Perché ero e sono ancora ferocemente contraria alla divisione in pezzi dell'essere
umano. L'organismo è un tutto. Per questo ho sempre voluto restare medico generico. La pediatria mi
permetteva di occuparmi a fondo dei miei piccoli malati e di mettere in pratica ciò che avevo imparato a
Zurigo.
Per terminare, ho studiato a Vienna, in Austria, alla clinica del professor Epinger. Ho incontrato un collega
anziano che mi ha dimostrato che non bastava sapere ciò che era contenuto nei libri, ma che bisognava
osservare i malati e usare la ragione, e in nessun caso accontentarsi d'applicare formule o cose imparate a
memoria".
Accetta allora di guadagnare la metà dello stipendio di un uomo per le stesse funzioni.
Quando si installa a Losanna nel 1934 la sua specializzazione FMH di pediatria non è ancora riconosciuta e
deve perciò esercitare la professione come medico generico.
"Dopo sei anni di questo lungo stage ho conseguito il diploma di pediatria. Ma a quest'epoca non era ancora
riconosciuto in Svizzera Romanda. Ho dunque esercitato come generico. Come medico generico mi sono
annoiata, perché dovevo occuparmi di malati che guarivano da soli. Mi sono perciò lanciata nella ricerca".
La ricerca
La sua sensibilizzazione ai problemi del cancro deriva dalla perdita di due suoi giovani malati.
&laqno;Quando ero giovane medico - confida con un'emozione ancora intatta - ho perso tra i miei pazienti
due meravigliosi giovani colpiti dal cancro. Una bambina è morta a 12 anni di un reticolo-sarcoma al naso.
Era atroce, perché il reticolo-sarcoma prolifera nella cavità nasale. Ha perso un occhio ed è morta di
dissenteria. La medicina ufficiale non ha potuto assolutamente aiutarla. Era il mio primo insuccesso. Poco
tempo dopo ho perso un bambino, anche lui di 12 anni, di una leucemia. Questo mi ha fatto decidere di
iniziare nei limiti modesti delle mie capacità delle ricerche nel campo dei tumori.»
"A quest'epoca il cancro colpiva l'11% della popolazione (più del 30% oggi) ma la percentuale dei tumori
aumentava talmente che mi sono detta che sarebbe utile mettersi in moto per trovare dei cammini diversi, e
questi cammini passano per la ricerca. Ho dunque deciso di studiarlo, non per distruggerlo - come si faceva
allora - ma per capirlo. Sono due prospettive diverse.»
Con l'aiuto di due amici, un quadro dell'industria chimica e un farmacista abbiamo installato un laboratorio in
una cucina inutilizzata del mio appartamento e lì ho studiato i topi per 17 anni. Sono andata a cercare a
Parigi, all'istituto Curie, una femmina gravida che fabbricava un cancro mammario nella proporzione del 90%
all'età di 4 mesi».
Al Curie, laboratorio completamente automatizzato, i topi ricevevano compresse nutritive. Io invece, dato che
mi costava di meno, facevo il giro delle panetterie per recuperare pane vecchio. Davo loro latte, carote e
lievito di birra. Ma un giorno ogni due ricevevano questo nutrimento sano previsto dalla natura e l'altro giorno
ricevevano nutrimento devitalizzato, di fatto lo stesso che assumiamo noi stessi. La proporzione del 50% di
cibo buono e 50% di cibo cattivo coincideva con la caduta del cancro del 50%.
Ma ci misi del tempo ad accettarlo, perché ero impregnata di idee preconcette sul cancro... Ripartii dunque
con l'idea che bisognava ricominciare, perché tutte le conoscenze erano dubbiose, nulla era impiegabile.
Parallelamente a questa ricerca sulla nutrizione, abbiamo orientato le nostre ricerche, senza saperlo, verso
ciò che oggi si chiama medicina "orto-molecolare", cioè la medicina che si destreggia con le molecole tipiche
del corpo e in particolare con le vitamine.
Abbiamo dato ai topi tutti i corpi biologici accessibili sul mercato, osservando come si evolvevano i topi
cancerosi in rapporto ai topi-testimoni.
Nel 1949, amici che erano al corrente delle nostre ricerche m'inviano il primo malato di cancro. Era colpito da
un reticolo-sarcoma generalizzato, ed era condannato a morire nel 1951 secondo le statistiche di quel
tempo... Ha oggi 89 anni e lo vedo ancora due volte all'anno. Ma per quattro anni ha seguito una stretta
disciplina alimentare".
Il suo metodo
La dott. Kousmine comprese che non poteva avere risultati reali e duraturi nel trattamento delle malattie
della nostra epoca senza rivitalizzare l'organismo con mezzi diversi, ridonandogli le capacità di guarigione
che sembra avere perso. Ella ha rapidamente compreso che gran parte dei malati cronici attuali sembrano
essere la conseguenza indiretta di un'alimentazione che si è degradata progressivamente e insidiosamente
negli ultimi decenni. E che se un'alimentazione sbagliata era generatrice di disturbi della salute, il ritorno ad
una alimentazione sana si sarebbe rivelato un'efficacissima arma terapeutica.
Ma se il semplice cambiamento di alimentazione permette di migliorare turbe funzionali poco ancorate
nell'organismo, non è sufficiente quando ci si indirizza ad ammalati gravi, progressivi da molti anni. È allora
necessario associargli una serie di mezzi che completano questa prima partenza: integratori
alimentari,igiene intestinale, mantenimento dell'equilibrio acido-basico, immuno-modulazione. L'insieme
costituisce ciò che viene chiamato &laqno; Metodo Kousmine», nel quale il cambiamento alimentare gioca
certamente un ruolo fondamentale, ma non unico!
Il suo messaggio
Personalità fuori del comune, Catherine Kousmine si è costantemente urtata contro l'opposizione dei suoi
colleghi, dai quali era considerata un personaggio molto particolare. Attaccata dagli oncologi, criticata dai
neurologi, rinnegata dalla maggior parte dei colleghi di medicina generale e dalla stampa specializzata,
trasse la forza per continuare la sua battaglia dai successi terapeutici ottenuti, che la confortavano
incessabilmente nella veracità delle sue ipotesi. Di fronte all'incomprensione degli ambienti medici
dell'epoca, ai quali aveva teso senza sosta la mano, decise di indirizzarsi direttamente ai malati che
volevano curarsi. È ciò che fece con il suo primo libro "SOYEZ BIEN DANS VOTRE ASSIETTE JUSQU'à 80
ANS ET PLUS" (trad. italiana: "La salute a tavola"), che conobbe un immenso successo. Una seconda opera
"SAUVEZ VOTRE CORPS" (trad. it. "Salvate il vostro corpo") conobbe un successo analogo tre anni più
tardi. In questi libri ella consegna gran parte della sua esperienza pratica e trasmette così un messaggio di
speranza nel trattamento di certe malattie degenerative. Alcuni giovani medici vengono allora ad incontrarla
per saperne di più e per assistere alle sue visite.
Il suo messaggio è una pienezza di tenerezza e severità: è possibile per ogni malato trovare sollievo se
accetta di diventare resposabile di se stesso, se ammette che deve cambiare la sua alimentazione e piegarsi
ad alcune regole di vita sana.
La dott. Catherine KOUSMINE ci ha lasciati lunedì 24 agosto 1992 all'età di 88 anni. Questa grande donna
ha dato un impulso formidabile al mondo medico, mettendo il luce il ruolo fondamentale dell'alimentazione
nel trattamento delle malattie gravi, ruolo che oggi è ampiamente riconosciuto. Non avendo i mezzi per
condurre esperimenti sistematici su grande scala, il suo metodo è fondato sull'esperienza pratica di più di 50
anni di esercizio professionale. Quelli che l'hanno conosciuta sanno con quale rigore e con quale senso
clinico ogni caso è stato seguito. I medici che hanno avuto la fortuna di accostarla si sono riuniti nell'
Association Médicale Kousmine Internationale, la cui missione è di continuare il lavoro al quale ella ha
segnato la direzione.
Per maggiori info
Fondation Dr. Catherine KOUSMINE
Case Postale 3217 - 1211 GENEVE 3
Tel: ++ 41 21 903 45 33
FAX: ++ 41 22 310 22 93
Internet: www.cw.com/ch
http://www.kousmine.com/
http://www.kousmine.eu/
Da http://www.kousmine.eu/
Il metodo Kousmine non è solo un regime alimentare: è una terapia complessa che comporta un piano
differenziato di interventi. Pur essendo un metodo medico/scientifico (la dott. Kousmine è stata un'accurata
ricercatrice ed ha esercitato la professione di medico per tutta la vita) si differenzia profondamente dalla
mentalità che oggi presiede alla pratica della medicina nel mondo occidentale. Normalmente la medicina
convenzionale affronta la malattia come un evento a sé stante, indipendentemente dalla personalità, dallo
stile di vita, dalle abitudini alimentari del malato. Conseguentemente la cura è sempre rivolta contro le cause
specifiche immediate della malattia, spesso semplificate in agenti virali o batterici. Quasi mai si cerca di
aumentare le difese naturali contro gli agenti patogeni; raramente si opera per consolidare lo stato di salute,
il benessere psico-fisico della persona. Tutti sappiamo che invece la medicina orientale cura la persona
anziché la malattia e tende perciò più alla prevenzione che a fare terapia quando la malattia è già in atto.
Malgrado ciò ha avuto un successo storico nettamente inferiore della nostra medicina nella cura delle
malattie più gravi.
Il merito della Dott. Kousmine è stato quello di privilegiare l'aspetto preventivo e il rispetto della totalità della
realtà umana, integrandolo però con la scientificità e le scoperte terapeutiche della medicina moderna. Ha
ottenuto così di non perdere nulla delle conquiste scientifiche recenti, ma anche di scendere in profondità
nelle cause delle malattie, con risultati più efficaci e duraturi. In particolare ha focalizzato la sua attenzione e
i suoi interventi terapeutici sulla relazione tra alimentazione e salute, intuendo il rapporto profondo, spesso
determinante, che c'è tra il modo di nutrirsi e lo stato di salute generale dell'organismo.
Il metodo Kousmine non rifiuta l'impiego di farmaci né di nessuna delle normali terapie mediche; tende però
a diminuirne la necessità (e quindi anche le conseguenze indesiderate) rafforzando il sistema immunitario
del malato, che riesce perciò a combattere sempre più efficacemente gli agenti patogeni. Persino con terapie
estreme e debilitanti come le chemioterapie, il metodo di cura Kousmine aiuta un recupero più rapido ed
attenua i sintomi negativi della terapia.
Cinque pilastri
Gli elementi fondamentali del metodo Kousmine sono sostanzialmente quattro (più un quinto per casi
particolari). Costituiscono i cosidetti "pilastri" del metodo:
• una sana alimentazione
• lotta contro l'anormale acidificazione dell'organismo
• igiene intestinale
• complementarità degli alimenti (integratori)
• in alcuni casi particolari: la cura dei vaccini
"La durata e la qualità della vita dipendono in gran parte dall’ingestione e utilizzazione dei nutrienti. La
nutrizione è la scienza che collega l'alimentazione alla salute dell'uomo.
Il fenotipo umano è il prodotto dell'espressione del suo patrimonio genetico in rapporto alle sollecitazioni
dell'ambiente.
In questa interdipendenza, la durata e la qualità della vita dipendono in gran parte dalla ingestione e
utilizzazione di nutrienti, come momento primario dell'azione dell'ambiente sul genotipo. Rispetto alla
nutrizione, le malattie e le terapie sono fenomeni accidentali".
(prof. Giuseppe Rotilio, Ricerca & Futuro - 6/1996)
Breve sintesi dei principi fondamentali
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Le prescrizioni alimentari del metodo Kousmine non sono diverse da qualsiasi regime alimentare moderno
scientifico: semmai tendono ad essere più complete e rigorose, soprattutto in considerazione delle gravi
malattie che si devono curare. Proprio questa completezza e scientificità tendono a scoraggiare o a
confondere all'inizio della pratica. Proprio per questo tentiamo di dare una breve sintesi dei principi assoluti e
dei consigli più importanti. Non per sostituire la lettura delle altre pagine di questo sito, ma solo per
agevolare l'inizio del cambiamento alimentare.
Ciò che è indispensabile
Nel metodo Kousmine vi sono alcuni principi assoluti da cui non si può derogare mai
Sono la base essenziale per evitare gravi rischi e dare all’organismo apporti indispensabili
Non consentono mai eccezioni
I grassi
Diminuire al massimo i grassi animali e quelli vegetali di palma, cocco e palmisti
eliminare completamente gli oli spremuti a caldo, cioè tutti gli oli industriali e le margarine
Sostituirli con olio extravergine di oliva, integrato con
• due cucchiaini di olio di lino spremuto a freddo o, meglio un cucchiaio e mezzo di semi di lino macinati al
momento
• e con un cucchiaio di olio di girasole o di soia spremuto a freddo (o una manciatina di semi oleosi: semi di
girasole, noci, nocciole, mandorle, ecc)
Zucchero
Eliminare zucchero bianco raffinato: sostituirlo con zucchero integrale e/o miele
Evitare prodotti “light” perché contengono edulcoranti.
Lo zucchero va comunque diminuito (anche quelli “buoni” come il miele, ecc.: max = 3 cucchiaini al giorno)
perché
• squilibra l’alimentazione
• aumenta l’insulina
• provoca fermentazioni intestinali ATTENTI agli zuccheri nascosti!
Dolci
Eliminare tutta la pasticceria industriale.
Soprattutto cioccolato e surrogati, gelati cremosi, caramelle.
Cercate di produrre in casa biscotti e torte (evitate le ricette con molte uova e molti grassi)
Sono consentiti i gelati a sorbetto, con moderazione onde evitare l’eccesso di zuccheri
Non fumate: MAI
Diminuire radicalmente l’alcool
Eliminare i liquori e il vino bianco
Non superare mezzo bicchiere di rosso al pasto (da eliminare in caso di crisi di malattia)
È una regola pesante per tutti coloro che sono abituati all’uso di vino (o peggio liquori) Ma non è evitabile: i
danni dell’ alcol sono estremamente gravi: per i malati di malattie degenerative o autoimmuni rendono
impossibile il controllo della malattia.
Un cucchiaio di cereali crudi
Occorre ogni giorno consumare almeno un cucchiaio di cereali crudi macinati finemente al momento
Si usano in genere nella crema Budwig. Ma possono essere mescolati alla minestre (lasciandole raffreddare
un po’ nel piatto prima di aggiungere la farina), ai succhi di frutta, ai frullati di verdure, allo yogurth.
I cereali devono essere biologici integrali. I più indicati sono riso, orzo mondo, avena, grano saraceno…
Ciò che è molto utile
Attenzione
Nella dieta del metodo Kousmine vi sono altri elementi molto importanti, da osservare con rigore, ma che
possono permettere qualche eccezione
Naturalmente anche le prescrizioni di questa seconda categoria ridiventano essenziali e assolute in caso di
crisi della malattia.
Il latte
Consumate ridotte quantità di latticini e di latte, solo magro e non UHT: meglio biologico.
Questo vale soprattutto per chi ha gruppo sanguigno 0 o A
Caffè ed eccitanti
Controllare gli effetti del caffè sulla vostra salute. Il caffè non è negativo, anzi può avere effetti positivi; ma ha
un forte effetto eccitante, che per qualcuno può essere dannoso (max due o tre al giorno)
Il tè, pur contenendo la stessa quantità di caffeina del caffè, è meno eccitante
Preferire però il tè verde
• che è un potente antiossidante
• il tè nero è un fattore di rischio cancerogeno
Acqua e bibite gassate
Bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno. Preferite bere lontano dai pasti, ma va bene un uso
moderato anche a pasto.
E’ meglio usare acque non gassate
È importante bere un bicchiere abbondante di acqua appena alzati.
In genere in Italia va benissimo la normale acqua potabile.
Le bibite gassate sono troppo ricche di zuccheri o di edulcoranti artificiali: vanno completamente eliminate.
Sono utilmente sostituibili con succhi di frutta (non zuccherati) diluiti con acqua
Non consumare farine bianche
I cereali integrali apportano zinco e manganese, elementi indispensabili all’equilibrio del sistema nervoso,
che normalmente sono distrutti dalla stacciatura
Dal cereale raffinato si producono farine ‘morte’, conservabilissime, nemmeno ambite dai parassiti, che
possono produrre maggior viscosità del sangue con rallentamenti e disturbi circolatori
Preferite pane integrale di sicura provenienza biologica ed a lievitazione naturale. Nei limiti del possibile
evitate pane bianco, biscotti industriali
Bisogna comunque diminuire l’uso del pane: cercate di non consumare pane e pasta nello stesso pasto
I cereali in fiocchi e la pasta
Sono elementi con valore nutritivo diminuito, a meno che siano fatti al momento: sia i fiocchi di cereali e il
pop corn che la pasta industriale.
L’uso della pasta va limitato a due-tre volte alla settimana (un poco di più per quelli con gruppo A)
Un uso appropriato dei cereali lo si ha usando il chicco intero bollito (ottimi, oltre al riso, il frumento, il farro, il
miglio, il grano saraceno, l’avena)
Cibi confezionati
Limitate i prodotti in scatola
• usateli solo raramente (legumi), tenendo però presente che è meglio consumare legumi in scatola che
consumarli poco per mancanza di tempo o di esperienza;
• e scegliendo quelli con scatole rivestite all’interno:
• evitate tutti i cibi industriali precucinati.
La cottura
Evitare alimenti troppo cotti: possono consumarsi crudi anche: zucchine, fagiolini, cavolini di Bruxelles,
broccoli, cavolfiori, rape, spinaci, ecc.
• mai friggere: preferite cotture al cartoccio, al sugo, i brasati, gli umidi;
• privilegiate la cottura al vapore.
La conservazione dei cibi
Fate molta attenzione all’ossidazione dei cibi a contatto dell’aria
• non conservateli a lungo
• utilizzate recipienti a chiusura ermetica, non d’alluminio (nemmeno la carta d’alluminio a diretto contatto dei
cibi...).
Se siete attrezzati usate la conservazione sotto vuoto.
I surgelati sono preferibili alle conserve, ma i prodotti freschi sono migliori
Carni
Riducete il consumo di carne; favorite i legumi come fonte di proteine. Tenete comunque conto che il metodo
Kousmine non è un metodo vegetariano, anche se è perfettamente compatibile con le pratiche vegetariane.
• preferite pesce (almeno due volte alla settimana)
• scegliete carne di pollo, tacchino, coniglio, cavallo, qualora non si riesca ad essere vegetariani.
In ogni caso cercate di evitare carne da allevamenti in batteria.
Masticare, masticare, masticare…
Masticate il cibo accuratamente e a lungo. Gli antichi dicevano che “la prima digestione avviene nella bocca”
Più si mastica, più la digestione avviene velocemente e l’assorbimento intestinale sarà facilitato, senza
fermentazioni dannose.
Crudo
Una dieta prevalentemente cruda
• apporta più facilmente gli indispensabili elementi nutrizionali
• comporta più rapida sazietà e dimagrimento
• favorisce il regresso in certe forme di leucemia
• arresta la formazione della carie
• impedisce lo ‘scalzamento’ dei denti
• riduce/elimina gas intestinali
Intolleranze
Nella dieta è bene inserire cambiamenti e nuovi alimenti in progressione graduale; introducete un sol tipo di
nuovo cereale in ogni pasto, verificandone la facilità di digestione per il vostro organismo
Fatta questa verifica, i vari nutrienti possono anche essere mescolati, migliorando così la ricchezza di
aminoacidi essenziali e di vitamine del pasto
Il peso
Controllate il vostro peso. Ricordate che l’obesità non solo un fattore estetico, ma una malattia. Se è
importante non essere ossessionati dalle mode correnti, è altrettanto importante avere presente che l’obesità
è sempre (anche se non solo) indice di cattiva alimentazione: squilibrata e/o eccessiva. L’altro fattore è
l’eventuale mancanza di esercizio fisico.
Se la vostra dieta è equilibrata e risultate ugualmente obesi, basta diminuire proporzionatamente la quantità
dei componenti, senza alterare l’equilibrio generale
State attenti alle piccolo “cose” prese fuori pasto: possono compromettere l’equilibrio della dieta.
L’equilibrio tra i pasti
Colazione da re
Pranzo da principi
Cena da poveri
L’equilibrio nei pasti
Attuate un equilibrio ragionevole tra i principali componenti della dieta
Assumete ad ogni pasto:
• Verdure crude (ma anche verdure cotte)
• Carboidrati (cereali, verdure cotte, patate, ecc)
• Proteine
• Il piccolo quantitativo dei grassi indicati
Quando e come dobbiamo mangiare
Tutte le regole che abbiamo dato finora sono soltanto un insieme di no e di sì: ci dicono cosa non dobbiamo
fare e cosa è necessario aggiungere alla nostra alimentazione, ma non sono sufficienti per un giusto
equilibrio. Anche se varie sezioni del libro che seguiranno daranno molte indicazioni pratiche, l'esperienza mi
insegna che non sono sufficienti. Molti s'illudono di seguire un regime alimentare corretto e ne traggono solo
benefici parziali, perché non rispettano due principi fondamentali:
• il giusto equilibrio tra proteine e carboidrati
• la giusta proporzione di aminoacidi essenziali.
Queste pagine danno tutte le indicazioni necessarie per mantenere questo delicato equilibrio, base di salute
e benessere. Ma, di fatto, per molti malati non è sufficiente. Per questo ho aggiunto queste poche pagine
che permetteranno di combinare tra loro i vari nutrienti, così da raggiungere un equilibrio ideale. In questo
modo, oltre ad equilibrare il sistema immunitario a livello intestinale, si ottimizza anche il livello sanguigno e
cellulare, raggiungendo la giusta proporzione degli eicosanoidi nella nostra attività cellulare.
Tutto questo si ottiene alimentando adeguatamente la massa magra del nostro organismo, senza alimentare
a dismisura la massa grassa, come può fare un'alimentazione non corretta.
Il giusto equilibrio tra proteine e carboidrati
Le tappe da seguire per utilizzare adeguatamente le tabelle delle pagine seguenti sono:
1 Stabilire con abbastanza precisione il nostro fabbisogno di proteine. Non è facile: occorre scoprire il peso
della nostra massa magra e il ritmo delle nostre attività. Ci sono tabelle apposite. Ai nostri corsi lo calcoliamo
sia con le tabelle che con strumenti elettronici. Potete calcolarlo empiricamente, in mancanza di meglio,
moltiplicando il numero di kg. del vostro peso ideale per:
0,8 gr. se fate attività sedentaria (lavoro sedentario, niente attività fisica);
1 gr. se vi muovete poco (quando cioè fate attività fisica meno di due volte per settimana;
1,2 gr. se fate attività ginnastica o marce o bicicletta almeno 3 volte alla settimana per almeno 40 min.
1,5 gr. se fatte tutti i giorni attività sportiva (o lavorativa di movimento) regolare. Gli sportivi professionisti
possono esigerne di più, soprattutto alla ripresa degli allenamenti.
Porto come esempio il mio caso. Il mio peso ideale è di 73 kg. Moltiplicando 73 per 1 gr. si ottiene 73 gr.: il
mio fabbisogno quotidiano di proteine. Mi accade di fare attività intensiva di alpinismo qualche settimana
all'anno. In quel caso devo aumentare le proteine che assumo quotidianamente: 73 per 1,5 gr. = 109,5 gr.
2 A questo punto dividete per 7 il numero che esprime il vostro fabbisogno quotidiano di proteine. Otterrete
(arrotondando) il numero di "porzioni" quotidiane di proteine e carboidrati su cui è calcolata la nostra dieta . È
questo il numero su cui calcolare le quantità dei vostri pasti: il numero di porzioni delle proteine e (stesso
numero) le porzioni di carboidrati. Nelle tabelle è indicato a cosa corrispondono queste porzioni.
Per riprendere l'esempio precedente: 73 grammi corrispondono a circa 10 porzioni (10 di proteine e 10 di
carboidrati). Devo distribuirle nell'arco della giornata: potrei fare 2 a colazione (la crema Budwig della nostra
ricetta corrisponde a 2 porzioni, sia di proteine che di carboidrati); 4 a pranzo e 3 a cena + uno spuntino di 1
porzione. Ma potrei anche decidere di mangiare di più a colazione (3 porzioni) e di non fare lo spuntino. O di
fare un pranzo leggero, perché sono di fretta ed ho molto lavoro al pomeriggio, scegliendo di fare 3 porzioni
a colazione, 2 a pranzo, 1 allo spuntino e 4 a cena. Sono sempre 10 porzioni al giorno, la mia dose esatta.
Come vedete è sufficiente distribuire le porzioni nell'arco della giornata: sta a noi ai nostri ritmi, alle
condizioni imposte dai nostri orari come farlo. È importante che in ciascun pasto (spuntino compreso) ad un
certo numero di porzioni di proteine corrisponda un numero equivalente di porzioni di carboidrati.
Non bisogna però essere ossessionati dalla precisione. Il nostro corpo ha una certa elasticità. Una porzione
in più o in meno non diminuiscono significativamente l'equilibrio della dieta. Potrà capitare che un giorno
mangi una porzione in più (per es. in un giorno di festa) che compenserò mangiandone una in meno il giorno
successivo.
Queste osservazioni tengono conto del metodo della zona, di Sears, rivisto e corretto per adeguarlo al
metodo Kousmine e per correggere gli errori dovuti all'errato calcolo delle proteine vegetali.
Se vi sembra troppo complicato stabilire le vostre quote di proteine e di carboidrati, attenetevi a
queste semplici regole:
• ad ogni pasto consumate sia proteine che carboidrati: prodotti animali non più di una volta al giorno,
nell’altro pasto legumi e cereali.
• per un peso medio calcolate circa 150 gr di pesce o 120 gr di carni bianche; oppure un insieme di
cereali/legumi come è indicato nel prossimo paragrafo
• diminuite i carboidrati se consumate verdure con zuccheri (carote, zucca, ecc.).
Ultimo e importantissimo criterio: se ingrassate diminuite proporzionalmente le dosi, se dimagrite
aumentatele. Tutto qui!
Il giusto equilibrio tra legumi e cereali
Quando non mangiamo proteine animali (che vanno assunte in maniera ridotta) dobbiamo tener conto che
nessuna fonte di proteine vegetali, tranne la soia e il lupino) hanno proteine equilibrate. Diventano tali solo
se combiniamo tra loro legumi e cereali. In questo modo la mancanza di lisina dei cereali viene compensata
dall'abbondanza con cui questo aminoacido essenziale è presente nei legumi; e la mancanza di aminoacidi
solforati dei legumi è compensata dall'abbondanza con cui sono presenti nei cereali. La classica
combinazione di pasta e fagioli, riso con lenticchie, pasta e ceci, ecc. della nostra tradizione italiana ho
formulato piatti completi, gustosi e nutrienti. Imparate a usare il più spesso possibile, nei pasti denza prodotti
animali, la combinazione di cereali e legumi,
L'acidosi è una stato pericoloso del nostro organismo: crea stanchezza, stati infiammatori nei tessuti,
sofferenza della mielina del sistema nervoso, aumento dei radicali liberi… Normalmente è sottovalutata,
malgrado la gravità dei disturbi che può procurare. Il livello di acidità del nostro organismo va perciò tenuto
sotto controllo.
Il metodo migliore è ilcontrollo dell'acidità delle urine, che può essere effettuato facilmente da chiunque.
Occorre procurarsi in farmacia un misuratore del pH (cartina di tornasole): sono venduti sotto forma di stiks
(striscioline) o di rotolini di carta speciale (più economici). L'acidità si misura in tre momenti della giornata:
• seconda urina del mattino (quella dopo colazione)
• prima di pranzo
• prima di cena.
Come? Basta staccare un pezzo di strisciolina dal rotolo e bagnarne la punta mentre si orina. La parte
bagnata cambia colore: sulla scala colorata riportat sulla confezione si può rilevare il numero relativo e
segnarlo sulla scheda che prepareremo (un modello può essere scaricato qui). La misurazione deve
continuare per 10 - 15 giorni.
È essenziale per la salute del nostro organismo che il pH delle nostre urine non scenda sotto 7 (l'ideale
sarebbe 7,3). Normalmente se l'alimentazione è equilibrata, l'acidità rientra nella norma, ma non sempre,
perché le cause dell'acidificazione sono numerose:
a) l’assunzione eccessiva di alimenti acidificanti per tutti (proteine animali, cereali, legumi, zucchero, tè,
caffè, alcol);
b) la carenza di oligoelementi e vitamine
c) le sostanze chelanti provenienti dall’inquinamento;
d) la scarsità di ossigenazione nei soggetti sedentari;
e) un’insufficienza funzionale endocrina;
f) il sovraffaticamento fisico;
g) disturbi degli organi emuntori (per es. insufficenza renale);
h) l’uso di farmaci di tipo chimico;
i) alcuni stati psicologici (collera, preoccupazione, paura, ecc.).
Occorre agire il più possibile contro tutti questi fattori. Se il pH rimane comunque basso (sotto il 7) occorre
intervenire con un deacidificante: Per un intervento saltuario bastano il bicarbonato o il citrato di sodio
(normalmente si usa un cucchiaino raso di bicarbonato o colmo di citrosodina una o due volte al giorno, a
metà mattino e prima di coricarsi, comunque almeno due ore dopo i pasti o un'ora prima). Se il problema
dovesse prolungarsi occorre usare un deacidificante con basso contenuto di sodio, come il Basenpulver
(Pascoe) o l'erbasit.
Ma, lo ripeto, occorre evitare di pensare che basti correggere l'acidità con un deacidificante: l'acidità delle
urine è sintomo di uno squilibrio quasi sempre alimentare. Bisogna quindi innanzi tuttocorreggere
l'alimentazione con una dieta più equilibrata. Ecco una tabella di sostanze acidificanti, neutre o deacidificanti
che vi può aiutare a correggere l'alimentazione. Non occorre (anzi non si deve) eliminare tutte le sostanze
acidificanti della prima colonna, ma solo equilibrarle con le altre, eliminando le più gravi (in neretto):
Ricordatevi che, come abbiamo già detto, occorre bere molto (anche durante i pasti, ma soprattutto lontano
dai pasti): un litro e mezzo di acqua al giorno (due litri d'estate).
L'intestino è il più grande organo di scambio del nostro organismo. La sua superficie totale (comprendendo
le complesse estensioni dei villi) supera i 100 m2. Il suo epitelio è sottilissimo: in molte zone solo uno strato
di cellule. Ê quindi un organo (o meglio, un insieme di organi) delicatissimo ed essenziale per le funzioni che
svolge.
I suoi compiti essenziali sono:
• Digestione
• Assorbimento dell’acqua e dei nutrienti
• Funzione immunitaria
• Detossificazione
• Produzione di ormoni
La difesa dell’integrità intestinale è l’azione protettiva più importante che possiamo compiere verso il nostro
organismo, attraverso l’osservazione delle feci e della defecazione giornaliera
• Facendo attenzione a gonfiori intestinali e a dolori
• Controllando la produzione di gas putridi
• Controllando un eventuale malassorbimento
• Feci untuose
• Scarso utilizzo del cibo con residui di cibo ancora interi o mal digeriti
L’integrità dell’intestino
Perché sia garantita la sua integrità e le sue funzioni sono importanti:
• svuotamento regolare dell’alveo (una o due volte al giorno) -> vedi "regolarità intestinale"
• Presenza di fibre -> vedi "I nutrienti/le fibre"
• Presenza di una popolazione batterica -> vedi "La flora batterica"
• con i microrganismi “giusti”
• con i “tipi” giusti
• Riduzione della flora putrefattiva -> vedi "Gli enteroclismi"
• Integrità epiteliale -> vedi "I nutrienti/le fibre" e "Gli enteroclismi"
• Assenza di fecalomi -> vedi "Gli enteroclismi"
La regolarità intestinale
È importante avere regolarità intestinale. La stipsi o stitichezza è il nemico principale dell'intestino e, di
conseguenza, dello stato di salute dell'intero organismo. L'irregolarità dell'intestino è alla base di molte
malattie.
La costipazione intestinale è, nello stesso tempo, una conseguenza e una causa dei disordini intestinali.
Occorre regolarizzare il proprio intestino ad almeno una evacuazione giornaliera (l'ideale sarebbero due). È
impossibile raggiungere questa regolarità senza una corretta alimentazione. Ma anche dopo aver ristabilito
un'alimentazione ricca di fibre e di acqua può essere difficile regolarizzare le scariche se
• si è fatto uso di purganti per molto tempo;
• si è impossibilitati di fare del moto (come accade per es. a tutti i malati costretti a letto o su una carrozzina).
Il fenomeno non deve mai essere sottovalutato: è alla radice di irritazioni intestinali e di un avvelenamento
generale dell'organismo.
La soluzione non sono i purganti
Prima di tutto bisogna dire no ai purganti (salvo le eccezioni che diremo, anche a quelli vegetali).
sono una soluzione apparente.
Da una parte svuotano l'intestino
dall'altra lo abituano a funzionare solo sotto stimolo esterno, impigrendolo ancora di più.
Possono essere accettati solo in casi eccezionali e per poche volte.
Le vere soluzioni vanno cercate altrove.
Aumentare le fibre
Il primo rimedio è aumentare senza paura le fibre alimentari. Devono essere sia insolubili che solubili. Vanno
introdotte con l’alimentazione Ma potrebbero non essere sufficienti dopo una stipsi ostinata. Nella maggior
parte dei casi occorre aggiungere fibre oltre all’alimentazione ordinaria.
Per questo, oltre all'abbondanza di verdure e ad un consumo regolare di frutta, occorre alimentarsi con
cereali integrali. Solo dopo questo cambiamento - se non sufficiente - si ricorre ad aggiunte:
La migliore è la crusca di avena, che è parzialmente solubile: Il quantitativo normale è di 2 cucchiai colmi al
giorno, ma per qualche settimana può salire anche a 3 cucchiai al giorno. Come tutte le fibre deve sempre
essere assunta durante un pasto (appena prima o durante)
Inoltre un cucchiaino di fibra di semi di Psillio con un bicchiere d’acqua (sempre durante i pasti) una volta al
giorno. In alternativa una bustina al giorno di Psyllogel, sciolte in acqua e lasciate riposare per pochi secondi
(sempre durante i pasti).
Gli stitici devono stare attenti a bere molto.
Alcune forme di stitichezze possono nascere da scarso contenuto idrico delle feci.
In questi casi (e sempre quando si assume crusca) conviene assumere liquidi anche durante i pasti: è
preferibile il lieve inconveniente di una diluizione dei succhi gastrici, rispetto alla mancanza di liquidi nei
contenuti intestinali.
Regolarità nelle scariche
Non reprimete mai l'impulso a defecare: tentate di andare al gabinetto alla stessa ora, preferibilmente il
mattino dopo la colazione (anche quando non c'è l'impulso), aiutandovi eventualmente con stimoli meccanici
(supposte, ecc.).
Camminate, camminate…
Fare moto è indispensabile. ¡E importante fare ginnastica, ma soprattutto camminare.
Non tutti possono farlo ( persone in carrozzella o comunque immobilizzate): aumentare comunque le attività
fisiche possibili, fisioterapia, ecc.
Microclismi e supposte
In attesa che gli altri elencati funzionino: l'uso di microclismi o di supposte di glicerina
Se usate le supposte, curate che permangano nell’alveo il minor tempo possibile: vi è qualche sospetto sui
danni che la glicerina può fare permanendo a lungo nell’intestino.
Lassativi?
Qando comunque la defecazione è impossibile si consiglia uso di lassativi di origine vegetale o di citrati per
non più di una settimana, prendendoli la sera prima di andare a letto.
Vanno diminuiti progressivamente del 50% alla settimana fino ad eliminarli completamente
Anche l'assunzione di prugne secche cotte rientra nell'uso dei lassativi vegetali.
Gli enteroclismi
Naturalmente bisogna non trascurare gli altri pilastri del metodo Kousmine: gli enteroclismi. Nei casi estremi
conviene ricorrere all'idrocolonterapia) seguiti da infusione di olio di lino.
Infine…
Uscire da un lungo periodo di stipsi intestinale non è rapido.
Occorre avere costanza e pazienza
Ma insistendo con una corretta metodologia si riuscirà nella quasi totalità dei casi a giungere in poco tempo
ad un'accettabile regolarità.
La flora batterica
La nostra flora batterica intestinale è frutto del caso. Assente alla nascita, viene poi costruita dall'apporto
casuale di batteri dall'esterno, a cominciare da quelli della vagina materna. Viene poi squilibrata dalle terapie
subite, soprattutto quelle di antibiotici e cortisonici. Va quindi sempre ricostruita, con eubiotici efficaci:
• all'inizio della terapia
• dopo una cura di antibiotici.
Su come ricostruirla o correggerla consulta l'apposita scheda o chiedi un parere ad un esperto kousminiano.
La ricostruzione della flora batterica intestinale
Conviene sempre all'inizio della cura o in momenti di difficoltà intestinale procedere ad un rinnovamento
della flora intestinale. Consiste in una disinfettazione della flora esistente, per eliminare agenti patogeni e per
liberare spazio per i fermenti che reintrodurremo, e nella ricolonizzazione con eubiotici altamente qualificati.
Come disinfettante si possono usare a colazione 20 gocce di propuli + 4 gocce di tea-tree-oil (olio di
melaleuca) in un po' d'acqua a colazione e un quarto d'ora prima di pranzo
Come eubiotici proponiamo il Ferzym Plus (Specchiasol) di elevata qualità, che ha un buon rapporto
prezzo/qualità. Ê meglio assumerlo almeno mezz'ora prima di cena. Se ne usate altri (ce ne sono di buoni in
commercio) fate però attenzione che non tutti i probiotici sono uguali. Occorre scegliere i prodotti che
forniscono probiotici efficaci (pretendete la documentazione):
con i ceppi giusti
vivi
gastroresistenti
con supporti che li mettano in grado di riprodursi rapidamente.
SE NON VI È CANDIDOSI
Per i primi 10 giorni
25 gocce di tintura di propuli + 4 gocce di Tea-tree-oil (olio di melaleuca) in un po' d'acqua a colazione
3 caps/die di Ferzym Plus un’ora prima di cena
Per i 15 giorni successivi
2 caps/die di Ferzym Plus un’ora prima di cena
IN PRESENZA DI CANDIDOSI
La candidosi è un infezione diffusa e grave, molto più di quanto di pensa. Influenza negativamente l'apparato
digerente, il sistema immunitario e anche la psiche. Può essere la causa nascosta di allergie, intolleranze
alimentari, stanchezza, ecc.
Malgrado la diffusione e la pericolisità, è ampiamente sottovalutata.
E' difficile guarirne completamente, ma è assolutamente indispensabile se vogliamo impedire recidive.
Ricordiamo che la candidosi può aggravarsi notevolmente e emigrare dall'intestino o dalla vagina alla bocca,
alla zona anale, al circolo sanguigno. La cura deve essere rigorosa e assolutamente fedele, senza
eccezione. Comporta un rigoroso regime alimentare e una terapia di integratori e farmaci. Nessuno pensi di
risolvere il problema della candidosi con semplici fungicidi: correrebbe il rischio che il microorganismo si
incisti, con ricomparse e maggiori difficoltà a eradicarlo.
Potete trovare tra i documenti ("varie/documenti") l'intero programma di eradicamento della candidosi:
praticatelo sotto la guida di un medico esperto.
Gli enteroclismi
In caso di malattie gravi (tumori, sclerosi multipla, ecc.) è importante praticare, due volte alla settimana, degli
enteroclismi (fatti con 1 litro e mezzo o due litri di camomilla; naturalmente nei bambini la dose deve essere
proporzionalmente ridotta). La pratica degli enteroclismi, anche se gravosa, è un aiuto essenziale nella fase
acuta della malattia e, comunque, all'inizio della cura. È comunque di grande utilità per tutti quelli che
decidono di cambiare la propria alimentazione. La dott. Kousmine non accettava di seguire malati che non
praticassero regolarmente gli enteroclismi.
La camomilla va preparata con circa 5 bustine, lasciate in infusione finché la tisana si raffreddi alla
temperatura adatta (38°-39°).. Va poi immessa nell'apposito apparecchio (che potrete acquistare per pochi
euro in farmacia), che va appeso a un paio di metri di altezza. Si svuota il tubo dall'aria, si richiude il
rubinetto, ci si mette in ginocchio accucciati a terra, con la testa e il busto il più bassi possibile. Si introduce il
beccuccio nell'ano e si riapre il rubinetto. Il liquido deve entrare tutto: se si sente l'impulso irrefrenabile di una
evacuazione, dopo aver provveduto, occorre riboccare ancora il liquido ad un litro e mezzo. Se non si
introduce tutto il litro e mezzo, non si perviene ad un lavaggio efficace del colon. Può accadere che la
discesa del liquido si blocchi: è opportuno in questo caso massaggiare la pancia con movimenti energici,
come se si impastasse, per smuovere le anse dell'intestino e staccare eventuali fecalomi.
Dopo che il liquido è stato interamente introdotto, avviene la defecazione, che deve essere completa.
Appena l'intestino si è calmato dopo l'evacuazione, procedete all'introduzione dell'olio di girasole.
L'introduzione di olio di girasole biologico spremuto a freddo è sempre necessaria per un risanamento
completo delle pareti intestinali. La quantità: 4 cucchiai = 60 ml . Il modo: mediante una peretta da bambini o,
meglio, una siringa da 100 ml, (ovviamente priva di ago!). Dopo un po' di enteroclismi potrebbe essere
necessario ridurre la quantità di olio (anche a 10 ml). Può essere opportuno, almeno per le prime volte,
mettere dopo l'introduzione dell'olio di girasole un pannolone, per evitare che eventuali piccole perdite di olio
macchino i vestiti o le lenzuola (normalmente non accade, ma talvolta è successo).
Normalmente una cura efficace dura da 2-4 mesi nei casi leggeri a 2 anni nei casi più gravi. Gli enteroclismi
vanno comunque ripresi, anche a malattia stabilizzata, di fronte a rischi di attacchi (cambio di stagione,
stress, attacchi influenzali, ecc.). Può accadere che gli enteroclismi affatichino molto o provochino
costipazione: avviene soprattutto nel caso di sclerosi multipla, se la malattia è avanzata. In questo caso
conviene diminuire la frequenza a una volta alla settimana o ogni dieci giorni, per aumentare poi
progressivamente quando l'intestino si è stabilizzato
Gli enteroclismi sono una pratica adatta anche per persone sane, ogni volta che interviene qualche fattore
che disturba il normale funzionamento dell'intestino o in presenza di malesseri ricorrenti. È comunque
opportuno per tutti praticarli qualche volta all'anno, preferibilmente in cambio stagione.
L'idrocolonterapia
Un lavaggio intestinale più completo e accurato può essere attuato mediante l'idrocolonterapia. È un
lavaggio praticato in ambulatorio mediante apparecchi altamente specializzati, che permettono anche
l'osservazione dei prodotti di scarico durante l'evacuazione. L'idroterapia del colon è adatta soprattutto per i
malati che non possono praticare gli enteroclismi; ma è importante anche per gli altri, quando ci troviamo di
fronte ad un intestino particolarmente "sporco". Abbiamo avuto casi di malati che hanno avuto miglioramenti
significativi anche dopo una sola applicazione.
Oggi in Italia si sono diffusi gli ambulatori di idrocolonterapia, con un abbassamento dello standard
qualitativo. Affidatevi solo a centri che hanno una lunga esperienza, gestiti da personale affidabile.
Personalmente preferisco quelli che fanno una pulizia accurata e radicale in una sola seduta (e ricorrono a
sedute successive solo in casi di intestini in cattive condizioni) a quelli che propongono più sedute
ravvicinate. Ma nella maggior parte degli ambulatori si praticano metodiche diverse, ugualmente accettabili.
Il lavaggio intestinale con brodo salato
Chi non riesce a fare gli enteroclismi, può sostituirli con un altro metodo più agevole, anche se meno
efficace. Si fa bollire un litro d'acqua con verdure, possibilmente biologiche (per es. una piccola cipolla, una
costa di sedano, una carota, una piccola rapa o un pezzo di cavolo); si aggiungono due cucchiai di sale
marino non raffinato; si lascia raffreddare fino a quando la temperatura permette di berlo; poi lo si beve tutto
in un quarto d'ora (è importante che sia ancora caldo). Qualcuno trova il brodo vomitevole: dipende dai gusto
personali, personalmente lo trovo solo molto salato.
Si ottiene l'evacuazione dell'intestino in pochi minuti.È meglio fare questa tecnica a digiuno. È
raccomandabile farla seguire da un piccolo clistere di olio di girasole (come per gli enteroclismi) o dallo
sciacquo della bocca con olio (vedi sotto).
È assolutamente controindicata agli ipertesi, a soggetti a terapia cortisonica, ai cardiopatici.
Lo sciacquo della bocca con olio di girasole
Sono molto utili gli sciacqui della bocca con un cucchiaio di olio di girasole spremuto a freddo: devono esere
fatti a digiuno (al mattino, o prima dei pasti). Bisogna "agitarlo" a lungo in bocca, risucchiandolo tra la lingua
e tra i denti, per una ventina di minuti (comunque non meno di un quarto d'ora). Poi va sputato
completamente (attenzione a non ingoiarlo: contiene residui tossici) e ci si deve sciacquare la bocca e lavare
i denti. Il segno che la tecnica è riuscita è il colore dell'olio: deve essere biancastro. Se è ancora giallo,
significa che il lavaggio non è durato a sufficienza.
È una pratica che si può ripetere anche due o tre volte al giorno, soprattutto in caso di malattie acute. Non
sostituisce gli enteroclismi!
Si definiscono integratori, con un termine scientificamente impreciso ma ormai in uso, nutrienti che si
aggiungono alla dieta in quantità ridottissime (in genere dell'ordine dei milligrammi) per completare
l'equilibrio nutrizionale. Un regime alimentare equilibrato non dovrebbe aver bisogno di integratori e nessun
integratore supplisce adeguatamente ad una dieta squilibrata. Ma in circostanze particolari può rendersi
necessario aggiungere ad una nutrizione anche equilibrata una dose adeguata di integratori perché:
le verdure e la frutta che troviamo in commercio danno spesso un apporto inadeguato di vitamine e
flavonoidi;
• in alcune zone i terreni sono carenti di alcuni oligoelementi (per es. il selenio) e trasmettono questa
carenza ai vegetali che vi sono coltivati;
• occorre fornire un supplemento nutrizionale, anche in caso di diete equilibrate, ad alcuni malati che non
sono in grado di assimilare le vitamine che assumono o non sono in grado, proprio per le condizioni di
malattia, di elaborare sostanze essenziali per l'organismo (è il caso dell'acido gammalinoleico);
• in organismi particolarmente debilitati dalla malattia occorre fornire un apporto maggiore di alcuni
micronutrienti essenziali per riportare l'organismo alle condizioni di salute.
Il fabbisogno di questi nutrienti varia da malattia a malattia e, nell'ambito della stessa malattia, da malato a
malato. Ecco perché deve essere il medico a determinare quali integratori debba assumere un ammalato e
in quali quantità. Non raccomanderemo mai abbastanza di evitare pratiche pericolose di autoterapia.
(pagina a cura del dott. Angelo di Fede, immunologo)
Quando parliamo di METODO KOUSMINE noi parliamo, non di patologie congenite, ma di patologie
autoimmuni o acquisite.
Cosa vuol dire MALATTIA AUTOIMMUNE?
Noi abbiamo un sistema di difesa anticorpale per cercare di neutralizzare tutti i batteri, tutti i virus, tutti i
microrganismi patogeni che vengono a contatto, quotidianamente, con il nostro organismo.
Dove principalmente? A livello cutaneo e a livello intestinale.
La sola differenza è che la superficie cutanea è circa 2 m° , mentre la superficie intestinale è circa 350m°.
Pertanto la quantità di patogeni intestinali , che vengono a contatto quotidianamente con il nostro sistema di
difesa intestinale, è notevolmente sproporzionato rispetto a quello cutaneo.
Dalla nascita il nostro sistema di difesa manda in avanscoperta, quotidianamente, i ‘soldatini’ più scalcinati
nel nostro intestino (i LINFOCITI B) i quali ‘spareranno’ contro i patogeni presenti con dei ‘proiettili’ più o
meno efficaci che sono le IMMUNOGLOBULINE (IGA IGG IGM), nella speranza remota di essere
abbastanza efficaci. Lo saranno tanto di più quanto il PH intestinale sarà idealmente neutro (tra 6-7) cosa
eccezionale di questi tempi in cui la nostra dieta è tutta votata all’acidità.
I linfociti T
Se qualche patogeno passa la barriera intestinale, cosa che succede normalmente e tanto più facilmente
quanto più il nostro PH intestinale è acido, il nostro sistema di difesa immediatamente manda nel torrente
circolatorio i 'carri arnati' ( I LINFOCITI T) i quali tenderanno a bloccarli per evitare che si diffondano nel
nostro organismo.
Noi non nasciamo con i linfociti T. Il bambino comincia a produrli dopo l’anno di vita ; completamente verso il
6°-7° anno di età.
Di linfociti T se ne formeranno uno per ogni batterio, uno per ogni virus, uno per ogni microrganismo
patogeno. Per formarsi completamente ha bisogno di 6-7 gg.; ecco perché i bambini sino a 6-7 anni avranno
sempre e frequenti episodi febbrili che dureranno in media 6-7 gg. Questo è il tempo che occorre ad un
linfocita T per formarsi.
La febbre è l’unico nostro sistema di difesa ( ‘cottura' dei patogeni circolanti ) in attesa che si formi il linfocita
T specifico. Una volta formatosi distrugge il patogeno e ‘muore’ anche LUI, ma lascia in eredità un
LINFOCITA TM o Tmemoria o T figlio che circolerà per tutta la vita nel nostro organismo (‘ronda
immunitaria') in attesa di attivarsi quando un patogeno uguale o simile a quello per il quale il ‘padre’ si è
formato ed è morto, penetrerà nel nostro organismo.
I linfociti B e T non hanno gli ‘occhi’ per riconoscere un patogeno amico da uno nemico. Il riconoscimento
avviene tramite i determinanti antigenici di superficie. Qualora questa ‘chiave di lettura' assomigliasse ad una
qualsiasi cellula del nostro organismo si avrà l’autodistruzione o la malattia autoimmune.
Tutto quanto è stato detto, in maniera molto semplificata, è il frutto di anni di ricerca immunologica, che ha
avuto un notevole impulso con l'inizio dei trapianti d'organo, grazie al dott. Barnard con il primo trapianto di
cuore (HLA di classe 1-2; SOTTOPOPOLAZIONI LINFOCITARE, GRUPPO SANGUIGNO E FATTORE Rh;
CITOCHINE; ecc., ecc., ).
La dott. KOUSMINE ha avuto il pregio di intuire, con largo anticipo, l’importanza della regolazione del
sistema immunitario alterato dalle noxe patogene penetrate nel nostro organismo. Da buona biologa, oltre
che ottimo medico, aveva capito che la causa iniziale di una risposta immunitaria come causa di una
patologia cronica o autoimmune o tumorale era dovuta per lo più ai batteri gram- che lei testava
sistematicamente a tutti i suoi pazienti per poi ordinare un vaccino con il quale stimolasse in senso positivo il
sistema immunitario alterato del paziente.
Attualmente le conoscenze immunologiche si sono notevolmente evolute per nostra fortuna. Pertanto si puo’
abbinare o alternare alla terapia vaccinica la terapia cosi detta MICROIMMUNOTERAPIA.
La microimmunoterapia agisce modulando lo stato immunitario del paziente nel corso di una patologia
autoimmune utilizzando, in dosi infinitesimali, sostanze immuno-competenti di sintesi quali le citochine o altri
fattori di regolazione immunitaria o gli acidi nucleici specifici del gene implicato nella patologia in questione in
modo da modulare l’azione patogena in maniera positiva.
È possibile rivolgersi ad un medico kousminiano per ottenere una o l'altra delle terapie, quando egli ritenesse
necessario per il paziente completare i quattro pilastri fondamentali del metodo con il quinto pilastro.