Storia della televisione - Dipartimento di Italianistica

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Storia della televisione - Dipartimento di Italianistica
TEORIA E TECNICA DEI NUOVI MEDIA
Storia della televisione
L'inizio della storia della televisione può essere fatto risalire al 25 marzo 1925, quando l'ingegnere
scozzese John Logie Baird ne diede dimostrazione nel centro commerciale Selfridges di Londra.
Televisione elettromeccanica
Nella dimostrazione di Baird, le immagini in movimento rappresentavano delle silhouette, avevano
cioè solo due tonalità di grigio. La trasmissione a distanza di immagini in movimento con una vasta
gamma di grigi, quelle che comunemente chiamiamo in bianco e nero, riuscì a realizzarla il 2
ottobre dello stesso anno 1925 . La trasmissione avvenne dal suo laboratorio alla stanza a fianco. Si
trattava della ripresa di un viso di un giovane (William Taynton, il suo fattorino) che si era prestato
per l'esperimento. La risoluzione verticale dell'immagine televisiva era di 30 linee e la frequenza
delle immagini era di 5 immagini al secondo.
Il 26 gennaio 1926 Baird diede una nuova dimostrazione pubblica di televisione nel suo laboratorio
di Londra ai membri del Royal Institution e alla stampa, appositamente convenuti.
Nel 1927 trasmise la televisione da Londra a Glasgow (700 km di distanza) attraverso una normale
linea telefonica in cavo. Nel 1928 realizzò la prima trasmissione televisiva transoceanica, da Londra
a New York. Sempre nel 1928 riuscì a trasmettere le prime immagini a colori.
La televisione di Baird fu in seguito definita televisione elettromeccanica perché l'apparecchio di
ripresa delle immagini e quello di visione si basavano su un dispositivo elettromeccanico inventato
il 24 dicembre 1883 da Paul Gottlieb Nipkow, il disco di Nipkow. Fu definita elettromeccanica per
differenziarla dalla televisione elettronica inventata negli anni seguenti e tuttora utilizzata.
La televisione elettromeccanica era una televisione ancora ad uno stadio embrionale che si diffuse
solo in alcuni Stati del mondo e in aree geografiche molto limitate. In Italia non si diffuse, fu solo
sperimentata. Già nel 1939 fu completamente dismessa sostituita dalla televisione elettronica.
Televisione elettronica
La televisione elettronica fu realizzata per la prima volta il 7 settembre 1927 dall'inventore
americano Philo Farnsworth nel proprio laboratorio di San Francisco. La definizione è dovuta al
fatto che sia l'apparecchio di ripresa delle immagini che quello di visione erano realizzati con un
dispositivo elettronico, il tubo a raggi catodici, inventato dal fisico tedesco Ferdinand Braun nel
1897. Questa tecnologia è quella tuttora utilizzata. Il tubo a raggi catodici è stato sostituito negli
apparecchi di ripresa (telecamera e videocamera) dal CCD, mentre negli apparecchi di visione
(televisore, monitor e videoproiettore) si appresta ad essere completamente sostituito dalla
tecnologia al plasma, a cristalli liquidi, OLED e altre ancora in fase sperimentale.
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La televisione in Italia
In Italia le prime prove di diffusione della televisione furono effettuate a partire dal 1934, e, nel
1949, ci fu già una trasmissione sperimentale dalla Triennale di Milano presentata da Corrado, ma il
servizio regolare cominciò soltanto dal 3 gennaio 1954, a cura della RAI, in bianco e nero.
Il segnale arrivò su tutto il territorio nazionale tre anni dopo, il 31 dicembre 1956, e a quel momento
gli abbonati erano ancora relativamente pochi - 360.000 - a causa del costo elevato degli
apparecchi.
Dagli anni cinquanta la diffusione della TV crebbe a ritmi stupefacenti, come precedentemente
accaduto sul mercato americano. In quegli anni la televisione era un bene di lusso che pochi italiani
potevano permettersi, tanto che i bar o le case dei propri vicini diventarono luoghi prediletti per
visioni di gruppo, soprattutto in occasione delle trasmissioni del primo e subito popolarissimo
telequiz italiano, i primi pionieri furono Mario Riva con Il Musichiere, e Mike Bongiorno con
Lascia o raddoppia?.
Verso la fine degli anni cinquanta anche la carta stampata si accorge del nuovo mezzo. Nasce la
prima rubrica di critica televisiva: la tiene Ugo Buzzolan - già autore del primo originale televisivo
(La domenica di un fidanzato) - su La Stampa di Torino.
Negli anni sessanta, con il progresso dell'economia, il televisore divenne accessorio di sempre
maggior diffusione, sino a raggiungere anche classi sociali meno agiate; l'elevato tasso di
analfabetismo riscontrato fra queste suggerì la messa in onda di Non è mai troppo tardi (19591968); un programma di insegnamento elementare condotto dal maestro Alberto Manzi e che, è
stato stimato, avrebbe aiutato quasi un milione e mezzo di adulti a conseguire la licenza elementare.
Almeno nella fase iniziale la televisione italiana era una delle più pedagogiche al mondo. Le sue
finalità erano certamente educative e se da un lato, non cercando il consenso dei telespettatori, era
considerata soporifera, ha indubbi meriti nei confronti di una situazione di partenza di una nazione
arretrata e culturalmente divisa. Non è solo una battuta umoristica dire quindi che, almeno a livello
linguistico, "L'unità d'Italia non l'ha fatta Garibaldi, ma l'ha fatta Mike Bongiorno."
Anche le tappe successive dello sviluppo televisivo italiano indicano un ritardo rispetto agli altri
Paesi europei: solo nel 1961 iniziarono le trasmissioni del secondo canale RAI e la terza rete tv
arrivò tra la fine del 1979 e l'inizio del 1980 (come da riforma del 1975). Le trasmissioni a colori,
iniziate in via sperimentale fin dagli anni '70, in particolare con la trasmissione delle Olimpiadi di
Monaco nel 1972, che avveniva con diversi sistemi a giorni alterni in quanto proprio in quel periodo
veniva dibattuta in Parlamento l'adozione del sistema di trasmissione tra i sostenitori del francese
SECAM e quelli del tedesco PAL, inizieranno ufficialmente solo nel febbraio 1977 cioè circa 10
anni dopo rispetto ai paesi europei più sviluppati e soprattutto agli USA, principalmente per
l'opposizione di alcuni personaggi politici (in particolare Ugo La Malfa) che temevano gli effetti
devastanti sull'allora precaria situazione economica italiana dello scatenarsi della "corsa
all'acquisto" del nuovo elettrodomestico (costoso e quasi sempre importato dall'estero) da parte
delle famiglie italiane.
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Le televisioni commerciali
Nel frattempo erano nati i primi tentativi di Televisioni locali. Nel 1974 una sentenza della Corte
costituzionale legittima l'esistenza della televisione via cavo,[1] ed un'altra due anni dopo, autorizza
anche le trasmissioni via etere purché di ambito locale, Da questa esperienza nasce Telemilano 58,
che ha assorbito Telemilanocavo e che successivamente diventa Canale 5. Il decennio successivo
vide l'affermazione delle emittenti private di Silvio Berlusconi e il loro immediato successo (grazie
a Bettino Craxi, che con un decreto-legge "ad personam" legalizzò le trasmissioni in diretta delle tv
private sul territorio nazionale, fino ad allora prerogativa esclusiva del monopolio di Stato RAI).
La proliferazione di emittenti televisive ha richiesto a più riprese interventi legislativi di
regolamentazione, nessuno dei quali è ovviamente uscito indenne da polemiche. L'articolazione
delle problematiche innestate è tale da coinvolgere negli argomenti di discussione diritti
costituzionali e questioni di opportunità politiche, essendosi addirittura sviluppata una
giurisprudenza specialistica (ad esempio le mai rispettate e pluriviolate sentenze della Corte
Costituzionale). In particolare si ritiene che la situazione italiana, bocciata da diverse associazioni
sovranazionali a causa della presunta concentrazione di mass-media nelle mani di Silvio Berlusconi,
sia in contrasto con il fondamentale articolo 21 della Costituzione (libertà d'espressione), almeno
nel delicatissimo campo tv: Rai e soprattutto Mediaset si spartiscono il 90% di risorse pubblicitarie
e ascolti, un duopolio che non ha eguali in Europa dove si arriva al massimo al 75%.
L'evoluzione della materia, con il delicatissimo passaggio dalla televisione analogica alla
televisione digitale è ora oggetto di un disegno di legge presentato dal ministro Paolo Gentiloni che
sposta in avanti il tempo di spegnimento della vecchia tecnologia, ma nello stesso tempo cerca di
rispettare sia la direttiva europea Televisione senza frontiere, sia i "tetti" antitrust indicati dalle pluri
violate sentenze della Corte Costituzionale, che impongono la messa di 1 rete Mediaset sul satellite
e la creazione di un canale RAI senza pubblicità (come avvenuto in Gran Bretagna e Portogallo).
In Italia, così come anche in moltissimi altri Paesi vi sono 2 tipi di televisioni: la televisione
pubblica che ha i suoi proventi sia da trasferimenti dello Stato che dalla pubblicità, e le televisioni
commerciali (in Italia emblematico il gruppo Canale 5) che traggono i loro proventi principalmente
dalla pubblicità.
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Televisione
La televisione (dal greco τῆλε, "a distanza", e dal latino video, "vedere"), in sigla TV, è la
diffusione contemporanea di medesimi contenuti visivi e sonori, fruibili in tempo reale o con un
breve ritardo, ad utenti situati in aree geografiche servite da apposite reti per telecomunicazioni e
dotati di specifici apparecchi elettronici ed eventualmente impianti per telecomunicazioni.
Il termine "televisione" venne stabilito il 10 marzo 1947 durante la conferenza mondiale delle
radiocomunicazioni di Atlantic City dai delegati di 60 nazioni che, altresì, stabilirono di adottare
come abbreviazione la sigla "TV".
Molteplici diffusioni
Esistono molteplici diffusioni che sono chiamate emittenti televisive, reti televisive, canali
televisivi, stazioni televisive, o anche emittenti TV, reti TV, canali TV, stazioni TV.
Ogni emittente ha un proprio nome che la identifica e un editore che ne cura i contenuti. La rete per
telecomunicazioni con cui l'emittente televisiva viene diffusa agli utenti può essere di proprietà
dell'editore dell'emittente ma anche di proprietà altrui. Se la rete di telecomunicazioni è di proprietà
altrui l'editore paga per l'affitto della rete. Fa eccezione il caso in cui l'emittente viene offerta
all'interno di una piattaforma televisiva a , in questo caso è il provider della piattaforma televisiva
che paga l'editore dell'emittente televisiva per poter offrire l'emittente all'interno della propria
piattaforma. La televisione è uno dei mezzi di comunicazione più utilizzati nel mondo.
I contenuti
I contenuti diffusi agli utenti possono essere una ripresa della realtà, una creazione artificiale (i
cartoni animati), o anche una combinazione delle due. Possono essere riprodotti oppure, in caso di
ripresa della realtà, ripresi e contemporaneamente trasmessi agli utenti. In questo ultimo caso si
parla di "diretta" o, usando un termine inglese, di "live". La singola produzione visiva e sonora
diffusa agli utenti è chiamata programma televisivo. L'insieme dei programmi televisivi di
un'emittente televisiva è chiamato palinsesto. Un programma televisivo può essere prodotto
dall'editore dell'emittente televisiva oppure da altre aziende. Se è prodotto da altre aziende l'editore
può comprarne la proprietà oppure limitarsi all'acquisto dei diritti di diffusione.
Caratteristiche tecniche principali
Le caratteristiche tecniche dei contenuti visivi e sonori diffusi agli utenti variano a seconda dello
standard televisivo utilizzato. Sono comunque individuabili alcune caratteristiche principali comuni
a tutti gli standard televisivi.
I contenuti visivi sono immagini in movimento bidimensionali di forma rettangolare. I primi anni
sono stati utilizzati vari rapporti d'aspetto, oggi sono utilizzati i rapporti d'aspetto 4:3, 16:9 e 21:9.
All'inizio i contenuti visivi erano in bianco e nero, poi gradualmente, a partire dal 1954 negli Stati
Uniti, sono diventati a colori.
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Le immagini in movimento sono ottenute visualizzando in rapida sequenza delle immagini fisse
chiamate frame, termine di lingua inglese, o quadri, termine italiano, in modo analogo a quanto
avviene nel cinema con la pellicola cinematografica. Per il fenomeno della persistenza della visione
se le immagini fisse sono visualizzate ad una velocità sufficientemente alta sono percepite come
immagini in movimento e non come sequenza di immagini fisse. La frequenza delle immagini è
misurata in frame per secondo ed è quasi sempre 25 o 30. I moderni standard televisivi per la
televisione digitale prevedono anche valori di 50 o 60. I contenuti sonori possono essere mono,
stereo o multicanale. Può anche essere disponibile più di un sonoro contemporaneamente, uno solo
dei quali ovviamente ascoltabile a scelta dell'utente. Tale funzionalità permette ad esempio con un
film di poter ascoltare la colonna sonora originale o quella doppiata in altre lingue.
Generi televisivi
I contenuti visivi e sonori diffusi agli utenti sono i più vari ma essenzialmente finalizzati ad
informare o intrattenere. Non sempre è possibile farli rientrare in un genere specifico, a volte invece
rientrano in più di uno. Sono comunque riconosciuti i seguenti generi televisivi, alcuni non propri
della televisione.
Generi propri della televisione:
telegiornale - talk show - reality show - fiction televisiva - telefilm - film per la TV
miniserie televisiva - serie televisiva - serial televisivo - sceneggiato televisivo - telenovela
Generi non propri della televisione:
documentario (viene prodotto anche per il cinema) - situation comedy (viene prodotta anche per la
radio)
soap opera (viene prodotta anche per la radio) - varietà (nato nel teatro)
Televisione analogica e televisione digitale
Da un punto di vista tecnico la televisione è un'informazione elettronica e l'informazione elettronica
può essere rappresentata in due forme diverse: analogica o digitale. In base al tipo di
rappresentazione utilizzata per l'informazione elettronica la televisione si distingue in televisione
analogica se la rappresentazione è analogica e in televisione digitale se la rappresentazione è
digitale. In realtà nella televisione analogica solo la componente visiva, le immagini in movimento,
è sempre rappresentata in forma analogica, le altre componenti, come ad esempio il suono, possono
anche essere rappresentate in forma digitale. Nella televisione digitale invece ogni componente
informativa (immagini, suono, servizi interattivi) è sempre in forma digitale.
In Italia l'unica componente informativa della televisione analogica attualmente rappresentata in
forma digitale è il teletext.
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Da un punto di vista tecnico televisione analogica e televisione digitale significa standard televisivi
diversi. Lo standard televisivo è necessario affinché il provider televisivo e l'utente televisivo
possano comunicare attraverso apparecchiature televisive interoperanti. Lo standard televisivo non
è altro infatti che un "linguaggio" basato su rigorose regole, le specifiche tecniche, che le
apparecchiature televisive devono seguire per risultare interoperanti. Standard televisivi diversi da
un punto di vista pratico per l'utente significa doversi dotare di apparecchi televisivi compatibili, per
questo è buona norma limitare il più possibile la proliferazione di standard televisivi. Spesso però
interessi di tipo commerciale o anche politico vanno contro tale principio.
Televisione interattiva
La televisione nasce come comunicazione unidirezionale dal provider televisivo all'utente, cioè
l'utente non ha la possibilità di interagire con la televisione. L'editore dell'emittente televisiva
decide i programmi televisivi di cui deve fruire l'utente e tutti gli utenti fruiscono dei medesimi
programmi televisivi nel medesimo istante. L'unica forma di interazione dell'utente con la
televisione è la possibilità di scegliere l'emittente televisiva tra quelle disponibili.
Con il passare degli anni e il progredire della tecnologia, in particolare di quella digitale, iniziano ad
essere disponibili i primi servizi televisivi attraverso cui l'utente interagisce con la televisione, tali
servizi sono chiamati servizi interattivi
(Oggi i moderni standard televisivi per la televisione digitale, in modo particolare l'IPTV, non
pongono limiti alle possibilità di interazione dell'utente con la televisione.
Servizi interattivi
I servizi interattivi sono:
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•
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•
teletext: permette di fruire di contenuti testuali/semigrafici. I contenuti offerti sono i più
vari: dalle notizie alla guida ai programmi televisivi, dalle informazioni di utilità sociale agli
annunci economici, dall'orario dei treni alla pubblicità. Il teletext è stato il primo servizio
interattivo sviluppato per la televisione.
pay per view: permette di fruire a pagamento di un programma televisivo, o di un gruppo di
programmi televisivi, da un archivio messo a disposizione dal provider televisivo.
video on demand: permette di fruire di un programma televisivo, da un archivio messo a
disposizione dal provider televisivo, in qualsiasi momento non appena lo si richiede. Può
essere abbinato alla pay per view.
videogioco.
Televisione on demand
La televisione on demand è la televisione in cui è disponibile il video on demand, è quindi una
tipologia di televisione interattiva.
Nella televisione tradizionale è l'editore dell'emittente televisiva che sceglie quali programmi
televisivi fornire agli utenti e a quale ora. Una volta effettuata tale scelta, stabilito cioè il palinsesto,
tutti gli utenti fruiscono dei medesimi programmi al medesimo orario. Nella TV on demand è
invece l'utente che sceglie il programma televisivo (da un archivio più o meno capiente messo a
disposizione dell'editore) e l'orario di visione.
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La TV on demand supera quindi due dei principali limiti della televisione tradizionale: la diffusione
contemporanea a tutti gli utenti dei medesimi programmi televisivi e l'impossibilità da parte
dell'utente di scegliere quale programma televisivo fruire (eccezione fatta per la possibilità di
scegliere il programma televisivo di un'altra emittente televisiva). Per questo la TV on demand è da
ritenersi un nuovo concetto di televisione, e più che una tipologia di televisione interattiva deve
essere contrapposta alla televisione tradizionale. Dopo la nascita della TV on demand, la televisione
tradizionale, al fine di distinguerla da quella on demand, viene infatti detta televisione lineare.
Televisione on demand in Italia
Per ora in Italia ad offrire la TV on demand sono le piattaforme Sky (con Sky Selection ON
DEMAND), TVdiFASTWEB, Alice Home TV, Tiscali TV e Mediaset Premium (con Premium ON
DEMAND) in digitale terrestre.
Le maggiori emittenti radiotelevisive offrono la possibilità di rivedere dal loro sito programmi,
documentari e serie fiction, as esempio tramite RaiClck e Mediaset Rivideo. Mediaset permette di
rivedere anche film e telefilm.
Tipologie di televisione inerenti altri aspetti
Televisione pubblica e televisione privata
La televisione inizia timidamente a diffondersi a partire dal 1928 negli Stati Uniti e a partire dal
1929 nel Regno Unito e in Germania. È una televisione elettromeccanica basata sul disco di
Nipkow ancora ad un stadio embrionale con solo qualche decina di linee di risoluzione verticale
dell'immagine televisiva e diffusa solo in alcune aree geografiche molto ristrette. Una televisione
totalmente elettronica inizia a diffondersi a partire dal 1936 nel Regno Unito e in Germania, a
partire dal 1938 in Francia, e a partire dal 1939 negli Stati Uniti, ed ha intorno alle 400 linee di
risoluzione verticale dell'immagine televisiva.
Due sono però le nazioni che fanno da modello per il resto del mondo, gli Stati Uniti, in particolare
inizialmente per l'America settentrionale, e il Regno Unito, in particolare inizialmente per l'Europa.
Negli Stati Uniti si afferma una televisione completamente libera affidata all'iniziativa privata,
finanziata dalla pubblicità e volta al profitto economico. Nel Regno Unito invece si afferma una
televisione monopolistica affidata allo Stato e gestita con finalità di servizio pubblico. Nel caso di
televisione affidata allo Stato si parla di televisione pubblica, mentre nel caso di televisione affidata
all'iniziativa privata si parla di televisione privata o televisione commerciale.
Con il passare dei decenni entrambi i modelli si affermano anche all'interno della stessa nazione, ma
restano presenti gli aspetti positivi che li hanno contraddistinti in passato: il regime di libertà, e di
conseguenza di concorrenza, presente nella televisione privata produce un'offerta ricca e di qualità,
mentre la televisione pubblica offre qualità in programmi televisivi spesso trascurati dalla
televisione privata perché di basso audience e quindi di scarso profitto. In generale la televisione
pubblica è più attenta nel fornire programmi di utilità sociale e di maggiore levatura culturale (un
esempio sono gli sceneggiati televisivi della RAI).
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Televisione pubblica e televisione privata in Italia
Quando parte ufficialmente la televisione in Italia, il 3 gennaio 1954, è, come nel resto d'Europa,
una televisione pubblica gestita dallo Stato in regime di monopolio. Nonostante le numerose
richieste eseguite nel corso degli anni da liberi cittadini intenzionati a gestire una propria emittente
televisiva, il Parlamento si dimostra non favorevole e anche la Corte Costituzionale, interpellata a
proposito, si pronuncia a sfavore. Solo dopo accese battaglie giudiziarie nel 1974 viene permessa la
televisione privata. Prima relativamente alla televisione via cavo (in ambito locale) a seguito della
Sentenza n.225 del 1974 della Corte Costituzionale, e poi anche relativamente alla televisione
terrestre (sempre in ambito locale) a seguito della Sentenza n.202 del 1976 della Corte
Costituzionale. A seguito di tale liberalizzazione nascono centinaia di emittenti televisive locali. Tra
queste le emittenti del gruppo Fininvest primeggiano e si trasformano da realtà locali a realtà
nazionali ottenendo prima l'autorizzazione a coprire tutta l'Italia, poi l'uso della diretta, prima di
allora non concessa alle televisioni private. Nasce così una realtà aziendale, Mediaset, in grado di
rivaleggiare con il servizio pubblico della RAI.
Pay TV
La pay TV è la televisione privata a pagamento.
La televisione privata nasce gratuita: l'editore dell'emittente televisiva si finanzia attraverso la
pubblicità e l'utente televisivo fruisce dei vari programmi televisivi gratuitamente. La pay TV nasce
per fornire programmi televisivi di pregio e possibilmente non interrotti dalla pubblicità, programmi
per cui l'utente è disposto a pagare, come film e telefilm in prima visione televisiva o eventi sportivi
di particolare importanza.
Televisione generalista e televisione tematica
La televisione generalista è la televisione che offre i contenuti più vari, dal film al documentario,
dall'evento sportivo al talk show, dal telegiornale alla rubrica culturale. La televisione tematica
invece è la televisione che offre contenuti ristretti ad un particolare ambito di interesse, ad esempio
l'informazione, lo sport, i documentari, la musica, il cinema.
La televisione nasce generalista. In seguito, con il proliferare di emittenti televisive in concorrenza
tra loro, nasce l'idea di restringere l'offerta di contenuti ad un particolare ambito come modo per
assicurarsi un proprio bacino di utenti. Con l'arrivo poi della pay TV la televisione tematica si
afferma definitivamente: i provider delle piattaforme televisive a pagamento cercano infatti di
arricchire e diversificare il più possibile l'offerta di contenuti in modo da attrarre il maggior numero
di utenti e ciò viene attuato offrendo ogni genere di televisioni tematiche in modo che sia possibile
fruire dei contenuti preferiti in ogni momento della giornata.
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Televisione analogica
La televisione analogica, o TV analogica, è la televisione rappresentata in forma analogica. Da un
punto di vista tecnico infatti la televisione è un'informazione elettronica e l'informazione elettronica
può essere rappresentata in due forme diverse: analogica o digitale.
In realtà inizialmente la televisione analogica era rappresentata in forma analogica in entrambe le
sue componenti, le immagini in movimento e il suono, in seguito le sue componenti secondarie, il
suono e i servizi interattivi, sono state rappresentate in forma digitale. Nonostante ciò si parla
comunque di televisione analogica in quanto la componente principale, le immagini in movimento,
è rappresentata in forma analogica. In Italia attualmente l'unica componente informativa della
televisione analogica rappresentata in forma digitale è il teletext.
La televisione analogica si contrappone alla televisione digitale rappresentata in forma digitale
invece in ogni sua componente, immagini in movimento comprese.
Passaggio dalla televisione analogica alla televisione digitale
La televisione analogica è destinata ad essere soppiantata dalla televisione digitale per gli indubbi
vantaggi che quest'ultima offre. Le transizioni da televisione analogica via cavo a televisione
digitale via cavo e da televisione analogica satellitare a televisione digitale satellitare sono quasi del
tutto completate, sono infatti ormai pochissime nel mondo le emittenti televisive per la televisione
analogica via cavo e per la televisione analogica satellitare. Questo perché la televisione via cavo e
la televisione satellitare sono sempre state legate alla pay TV e le pay TV hanno sempre fornito i
loro servizi televisivi attraverso un set-top box quasi sempre a noleggio o anche in comodato,
quindi, in caso di passaggio ad un nuovo standard televisivo, sostituito dalla pay TV stessa senza
costi per l'utente.
Discorso completamente diverso per la televisione analogica terrestre legata invece alla televisione
gratuita e alla televisione pubblica: l'utente non è sempre ben disposto ad affrontare spese per la
fruizione di un servizio gratuito e/o pubblico. Anche se i governi continuano a fissare scadenze per
il passaggio alla televisione digitale terrestre, molto probabilmente tale passaggio avverrà con il
normale ciclo di sostituzione dei televisori (la maggior parte dei nuovi televisori messi in
commercio sono ormai compatibili con la televisione digitale terrestre), tali scadenze vengono
infatti regolarmente posticipate.
Tipologie di televisione digitale
Le tipologie di televisione digitale sono:
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•
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•
•
televisione digitale terrestre
televisione digitale via cavo
televisione digitale satellitare
televisione mobile
IPTV
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Ciascuna tipologia presenta peculiari caratteristiche tecniche contraddistinguenti:
•
La televisione digitale terrestre (DTT) è analoga per prestazioni e qualità alla televisione
digitale satellitare. Questa tecnologia permette però un più facile accesso da parte di tutti gli
utenti in quanto non richiede l'installazione di un'antenna parabolica ma utilizza le strutture
preesistenti create per la televisione analogica terrestre con lo scopo di trasmettere e ricevere
i segnali. In questo modo l'utente deve solo dotarsi dell'apposito decoder senza dover in
genere intervenire sull'impianto d'antenna già in possesso.
•
La televisione digitale via cavo è una tecnologia di trasmissione televisiva basata su cavo
coassiale o su fibra ottica anziché sulle antenne. Con questa tecnologia è necessario che
l'utente finale sia connesso direttamente tramite un cavo all'emittente con conseguente
aumento dei costi per l'emittente stessa che deve raggiungere singolarmente ogni utente ma
con grandi vantaggi dell'utente finale che può usufruire dei grandi vantaggi della
trasmissione digitale non ultima anche la possibilità di contemporaneo accesso ad Internet a
banda larga.
•
La televisione digitale satellitare (Sat TV) è una tecnologia in cui l'emittente invia i dati
video ad un satellite posto in orbita geostazionaria il quale ritrasmette il segnale ad un'area
(footprint) molto vasta comprendente parecchie nazioni. Per ricevere queste trasmissioni
l'utente finale deve dotarsi di un'apposita antenna parabolica che raccoglie e amplifica il
debole segnale proveniente dal satellite posto a 36000 km di quota e lo invia al decoder
collegato a sua volta al televisore.
•
L'IPTV è una tecnologia non ancora molto diffusa in Italia che sfrutta la banda larga di
Internet (per ora in Italia ADSL e fibra ottica) per consentire all'utente finale di ricevere
contenuti multimediali direttamente sulla TV di casa (tramite apposito decoder) o sul
computer, con una qualità variabile da quella della televisione analogica a quella della
televisione digitale a seconda della capacità della linea di trasmissione usata per connettersi
a Internet.
•
La televisione mobile è una tecnologia di recente introduzione destinata a dispositivi
palmari. Essa è offerta assieme ai servizi di telefonia mobile (almeno in Italia) ed utilizza i
segnali delle reti telefoniche od eventualmente reti di telecomunicazioni radio. L'utente, per
poter usufruire di tale tecnologia deve possedere un modello di cellulare che supporti gli
standard trasmissivi ed abbonarsi al servizio a pagamento.
Caratteristiche della televisione digitale
Approfondimento di carattere generale
Nell'affrontare le differenze tra rappresentazione analogica e rappresentazione digitale
dell'informazione elettronica è importante sfatare subito un mito. A livello mediatico la
rappresentazione digitale dell'informazione elettronica è presentata come sinonimo di maggiore
qualità rispetto alla rappresentazione analogica e tale idea si è ormai diffusamente affermata. Ciò è
assolutamente falso: la qualità della rappresentazione in forma elettronica di un'informazione non
dipende dal tipo di rappresentazione utilizzata.
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Nella rappresentazione analogica, l'informazione elettronica varia con analogia all'informazione che
si vuole rappresentare in tale forma. Ciò significa che l'informazione elettronica varia con continuità
e può assumere un numero anche molto alto di valori. Nella rappresentazione digitale
dell'informazione elettronica invece l'informazione che si vuole rappresentare in tale forma viene
codificata in una sequenza di numeri binari. Ciò significa che l'informazione elettronica varia in
modo discreto e può assumere solo due valori.
Due valori possibili per l'informazione elettronica rappresentano il numero minimo di variazioni per
poter rappresentare un'informazione (se l'informazione elettronica infatti potesse assumere solo un
valore non sarebbe più in grado di rappresentare alcuna informazione). L'uso di due valori possibili
per l'informazione elettronica comporta anche lo sfruttamento della struttura dati più semplice da
trattare (trasportare ed elaborare), tanto da permettere la copia e la trasmissione in un sistema di
telecomunicazioni, teoricamente senza produrre errori.
L'informazione elettronica analogica, variando in modo continuo e potendo assumere un numero
anche molto alto di valori, è invece estremamente più difficile da trattare. Questo fa si che, anche
con le apparecchiature più complesse, non è possibile copiarla o trasmetterla in un sistema di
telecomunicazioni, senza un minimo degrado. Per contro l'informazione elettronica digitale,
essendo un'informazione codificata, è sottoposta a processi di codifica e decodifica, quindi necessita
di una potenza di calcolo adeguata. Più l'informazione da rappresentare in forma elettronica è
complessa, maggiore è la potenza di calcolo necessaria.
Vantaggi rispetto alla televisione analogica
I vantaggi della rappresentazione digitale dell'informazione elettronica rispetto alla
rappresentazione analogica sono i seguenti:
•
•
•
è possibile ottenere una copia identica dell'informazione elettronica, anche se si tratta di una
copia della copia;
è possibile trasmettere senza errori l'informazione elettronica in un sistema di
telecomunicazioni;
possibilità illimitate di manipolazione dell'informazione elettronica.
Questi indubbi vantaggi hanno fatto diventare la rappresentazione digitale dell'informazione
elettronica la scelta privilegiata, ed essendo la rappresentazione digitale dell'informazione
elettronica più recente della rappresentazione analogica è in atto un progressivo passaggio dalla
rappresentazione analogica a quella digitale.
I vantaggi della televisione digitale rispetto alla quella analogica, perlopiù derivanti dalla natura
della forma di rappresentazione dell'informazione, sono invece i seguenti:
•
qualità della trasmissione: il segnale digitale ha la caratteristica di essere molto più "pulito"
di quello analogico, grazie alla complessa tecnologia di soppressione del rumore e dei
disturbi; questo fa sì che le immagini ricevute in digitale siano del tutto prive di "bande",
"effetto neve", nebbia, colori sbagliati e quant'altro. Con la TV digitale, l'immagine o si vede
o non si vede, non ci sono vie di mezzo; al massimo, in casi estremi di scarsa potenza del
segnale ricevuto, si possono vedere immagini "a quadrettoni", perché i dati non vengono
ricevuti bene, ma si tratta in genere di situazioni temporanee;
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•
prestazioni:la trasmissione video digitale fornisce la possibilità di trasmettere una maggior
quantità di dati all'interno di ogni singola trasmissione. L'utilizzo del digitale permette infatti
di ricevere sulla TV di casa, oltre alle immagini, anche sottotitoli (anche in diverse lingue,
come ad esempio in inglese e in italiano), audio multicanale per impianti home theatre,
nonché testi informativi riguardanti i programmi (ad esempio ulteriori informazioni sul
programma in onda, o su quelli che andranno in onda successivamente) tramite la EPG,
Electronic Programming Guide, ossia Guida Elettronica alla Programmazione. A tutto
questo si aggiunge, in taluni casi, l'interattività (vedi anche Multimedia Home Platform), che
permette di personalizzare quanto ricevuto sul teleschermo: collegando il ricevitore (detto
anche decoder) alla presa telefonica, è possibile inviare all'emittente segnali di ritorno, sulla
base dei quali l'emittente cambia le immagini ricevute. Grazie a questo meccanismo, è
possibile acquistare eventi come film in prima visione o partite di calcio, oppure collegarsi
alla propria banca e visualizzare sulla televisione il proprio conto, o ancora effettuare
votazioni e sondaggi in diretta; eccezion fatta per il pagamento on-line, queste possibilità
(operazioni bancarie, votazioni, sondaggi) sono ancora in fase sperimentale e probabilmente
verranno attivate in via definitiva sul digitale terrestre in un prossimo futuro.
Linee di sviluppo della televisione digitale in Italia
Lo sviluppo della televisione digitale in Italia è strettamente legato all'iter del disegno di legge
presentato dal ministro Paolo Gentiloni. Una particolare disanima della visione del ministro della
situazione che si verrà a creare a regime di transizione completato (2012) è data in una intervista al
settimanale "Il Mondo". e prevede:
•
•
•
televisione digitale terrestre con previsti 60 canali nazionali gratuiti;
televisione digitale satellitare con centinaia di canali prevedibilmente per 3/4 a pagamento e
per un quarto gratuita;
IPTV (televisione con protocollo IP su linea ADSL o fibra ottica) a pagamento con sviluppo
della TV on demand.
.
Televisione satellitare
La televisione satellitare o televisione via satellite, o anche TV satellitare o TV via satellite, è la
televisione che giunge agli utenti per mezzo di onde radio emesse da trasmettitori posti su satelliti
per telecomunicazioni geostazionari.
La televisione è diffusa agli utenti attraverso reti per telecomunicazioni che possono utilizzare
metodi di trasmissione diversi in diversi tratti della rete. In base al metodo di trasmissione utilizzato
nel tratto di rete che giunge all'utente la televisione si distingue infatti in televisione terrestre se il
metodo di trasmissione utilizza onde radio emesse da trasmettitori posti sulla superficie terrestre, in
televisione satellitare se il metodo di trasmissione utilizza onde radio emesse da trasmettitori posti
su satelliti per telecomunicazioni geostazionari, in televisione via cavo se il metodo di trasmissione
utilizza un cavo per telecomunicazioni.
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Caratteristiche
La televisione satellitare, similmente alla televisione terrestre e diversamente dalla televisione via
cavo, offre una copertura continua delle aree geografiche servite. Ciò significa che è ricevibile in un
qualsiasi punto delle aree geografiche servite quindi anche in movimento all'interno di tali aree.
Necessita forzatamente però, diversamente dalla televisione terrestre, di un'antenna di ingenti
dimensioni, tali per cui non è possibile ricevere la televisione satellitare con televisori palmari.
Mentre la televisione terrestre e la televisione via cavo servono quasi sempre aree geografiche non
eccedenti le nazioni, la televisione satellitare normalmente serve invece aree geografiche
continentali. Con la televisione satellitare è possibile quindi ricevere televisioni di altre nazioni.
La televisione satellitare permette una ricezione perfetta anche in zone montuose, zone in cui la
televisione terrestre ha difficoltà a fornire una ricezione perfetta. A differenza della televisione
terrestre però, tra l'antenna e il trasmettitore, non ci deve essere alcun tipo di ostacolo.
Dotazioni necessarie per ricevere la televisione satellitare
Compatibilità con gli standard televisivi
Per ricevere la televisione satellitare è necessario disporre di un televisore compatibile con gli
standard televisivi delle televisioni satellitari che si vuole ricevere. Per quanto riguarda l'Italia non
sono molti i modelli di televisori compatibili con la televisione satellitare in quanto normalmente
sono compatibili con la sola televisione terrestre.
In alternativa sono disponibili set-top box contenenti l'elettronica per la compatibilità con tali
standard. Tali set-top box sono necessari anche per dispositivi di visualizzazione come monitor e
videoproietteri i quali non contengono mai l'elettronica necessaria per ricevere la televisione.
Per quanto riguarda le pay TV satellitari spesso il set-top box è una scelta obbligata in quanto i
provider televisivi satellitari utilizzano standard proprietari per i servizi interattivi e/o non
supportano gli standard aperti per la decriptazione delle televisioni a pagamento (per approfondire
vedi la voce piattaforma televisiva).
Antenna
L'antenna necessaria per ricevere la televisione satellitare è chiamata antenna parabolica. La
grandezza dell'antenna parabolica dipende dalla potenza del satellite puntato e dalla posizione
geografica di ricezione.
Televisione satellitare in Italia
La televisione digitale satellitare è stata la prima televisione digitale a diffondersi in Italia, anche
grazie all'avvento di grandi fornitori di televisione a pagamento come Tele+ e Stream prima, e dal
2003 la sola SKY Italia.
Oltre alle tv a pagamento (pay TV) si sono diffuse rapidamente un gran numero di emittenti gratuite
(Free to Air), soprattutto tv locali e di televendita, ma anche tutte le principali emittenti nazionali ed
internazionali (ricevibili su Hotbird).
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Televisioni locali
Le televisioni locali sono televisioni libere che trasmettono in ambito locale. Al 2007, il loro
numero in Italia supera le 600 unità.
Il periodo della TV via cavo
La situazione di partenza in Italia era il monopolio televisivo. Anche nel 1960 la Corte
Costituzionale aveva difeso la legittimità della legge che lo aveva istituito sulla base della
considerazione che le frequenze disponibili sono un numero limitato e ammettere altre concessioni
oltre ad una società di natura pubblica avrebbe portato al pericolo di un accentramento
monopolistico in mani private.
Ci furono alcuni tentativi di rompere questo monopolio. Quello che riuscì a scardinare il sistema fu
quello operato dall'imprenditore Giuseppe Sacchi (detto Peppo) con Telebiella che decise di
trasmettere via cavo. La legge allora vigente era il Codice Postale del 1936 che proibiva l'utilizzo,
senza speciale autorizzazione, di cavi per un elenco dettagliato di trasmissioni (telefonia ecc.) La
televisione, al momento sconosciuta, non era contemplata. Trattandosi di norma penale, non era
ammessa l'analogia e pertanto a parere del pretore di Biella, Giuliano Grizi, la trasmissione
televisiva via cavo era lecita.
I fautori del monopolio televisivo avevano una forte componente nel governo allora in carica che
intervenne per bloccare l'esperimento: nel 1970 il Parlamento con legge delega aveva delegato il
governo ad emanare i testi unici per semplificare il quadro legislativo e pertanto nel nuovo testo
unico, anziché elencare le singole voci, richiese la necessità di una autorizzazione per tutte le forme
di Telecomunicazioni. Di fronte alla denuncia della Polizia postale si iniziò davanti al Pretore di
Biella un procedimento penale a carico del Sacchi, ma la difesa sostenne l'incostituzionalità del
provvedimento delegato. La Corte Costituzionale, con sentenza del 1974 riconobbe che la scarsità
delle frequenze via etere non poteva essere invocata per giustificare il divieto di trasmettere via
cavo che pertanto fu ammessa.
In breve ci fu tutto un fiorire di nuove TV via cavo.
La definizione di ambito locale
A più riprese vennero emanate delle direttive e delle norme che tuttavia tendevano più a conservare
il monopolio RAI che a colmare il vuoto legislativo del settore (ancora soggetto alle vecchie norme
restrittive del passato) ne tantomeno definire l'ambito delle nuove tecnologie e delle diverse
opportunità. Vennero quindi formulati tutta una serie di vincoli molto pesanti: l'ambito delle
trasmissioni non poteva eccedere l'ambito comunale o di zone contigue con non più di 15.000
abitanti, le reti dovevano essere con cavi monocanale, in modo che poteva servire una sola
televisione locale. In seguito a ciò iniziarono a nascere tutta una serie di associazioni tra piccoli
imprenditori aventi lo scopo di promuovere la difesa legale opportuna nelle frequenti controversie
giudiziarie e stabilire una serie di azioni comuni tendenti a promuovere la reale liberalizzazione
delle trasmissioni radiotelevisive. A Viareggio si costituì, nel 1974, l'ANTI, nacquero poi la FRT, il
CORALLO, l'AER, il Terzo Polo e tante altre minori.
14
La sentenza del 1976 e l'inizio delle trasmissioni via etere
La Corte Costituzionale nel 1976 cambiò orientamento giurisprudenziale e ammise anche la
trasmissione via etere, purché in ambito locale. La stessa corte dettava i principi a cui si sarebbe
dovuto attenere il legislatore.
Il periodo successivo da un lato vede il sorgere di un migliaio di iniziative locali, dall'altro la totale
rinuncia da parte dello stato a regolamentare la materia.
La definizione di far west televisivo è molto efficace e ben descrive un clima in cui non era raro il
sabotaggio fisico ai ripetitori. Le televisioni che trasmettevano regolarmente programmi
ammontavano ad un migliaio.
Una prima via di chiarimento avvenne attraverso l'introduzione in Italia di un istituto diffuso nella
televisione commerciale americana: la syndication. Più televisioni, per tutto o per parte del loro
palinsesto, ricorrevano a programmi confezionati da altre emittenti aderenti al loro sistema.
Attraverso questa strada la Fininvest (poi divenuta Mediaset), assorbendo le fallimentari iniziative
di grandi editori come Mondadori, Rizzoli, Perrone, Caracciolo venne a creare tre reti nazionali
Canale 5, Italia 1, Retequattro, che trasmettevano su tutto il territorio nazionale un palinsesto
comune alle tv locali aderenti e con programmi che andavano in onda alla stessa ora. In sostanza,
malgrado l'impedimento alla diretta, erano state create delle vere e proprie reti nazionali alternative
a quelle RAI. L'intervento della magistratura ordinaria decretò tale pratica illegale. Da qui
l'intervento del Governo con il c.d. Decreto Craxi, le pronunce della Corte Costituzionale che ritiene
la situazione violatoria dei principi della concorrenza, il rinvio del problema all'introduzione della
nuova tecnologia digitale, che moltiplicando i canali utilizzabili, elimina alla radice il problema
dell'Antitrust.
Il Palinsesto
Nel settore dei mass media e in particolare della televisione e della radio, il palinsesto è l'insieme
delle trasmissioni programmate da una emittente per un certo periodo (un giorno, una settimana, un
mese, un trimestre…). Solitamente il palinsesto indica l'ora di messa in onda, il titolo e il tipo di
ogni singolo programma, più eventuali informazioni accessorie.
Il processo di costruzione del palinsesto
Il piano pluriennale
Si stabiliscono per più anni alcuni parametri di base che sono i generi televisivi, le ore di
trasmissione per singola tipologia televisiva e per le diverse fasce orarie nonché l'utilizzo di prime
trasmissioni e di repliche. Sulla base del piano pluriennale si orientano le politiche editoriali di
produzione e di acquisto. Gli elementi base del palinsesto pluriennale sono:
•
•
Linee Editoriali: strategia di programmazione e di comunicazione per individuare valori e
contenuti anche attraverso il perseguimento di un posizionamento dei brand di rete.
Analisi dei Trend Socio-Culturali, dei Gusti, dei Consumi e del Mercato Potenziale (ricerche
di mercato): ricerche di mercato e analisi dati d'ascolto definiscono il contesto ambientale
(trend socio-culturali e abitudini di comportamento degli individui) e competitivo di
riferimento (trend di offerta e consumo televisiva per genere)
15
Il piano annuale
A livello annuale si presenta un piano di trasmissione dettagliato in cui tutto torna (ore di
trasmissione, budget…). È necessario definire i generi e (ove possibile) dei titoli da inserire nel
palinsesto. Bisogna calibrare il posizionamento delle reti in relazione alle linee editoriali e definire
lo schema d'offerta in modo da renderlo compatibile con l'offerta del sistema.
I periodi televisivi e quelli di garanzia
L'anno televisivo si suddivide in quattro grandi categorie: il periodo invernale (dai primi di
dicembre a metà febbraio); il periodo di garanzia primaverile (da metà febbraio a maggio); il
periodo estivo (da giugno a metà settembre); il periodo di garanzia autunnale (da metà settembre a
novembre). Questa suddivisione trova conferma dalle politiche commerciali delle principali società
concessionarie della raccolta pubblicitaria, quali Publitalia e Sipra.
Poiché i periodi di garanzia sono i più interessanti sotto il profilo commerciale per il marcato
interesse degli investitori pubblicitari, i programmi di maggiore valore economico e di prima
programmazione vengono trasmessi dai canali televisivi tra febbraio e maggio e tra settembre e
novembre. Questa logica vale soprattutto per le emittenti private, che vivono unicamente grazie alla
raccolta pubblicitaria, mentre il servizio pubblico televisivo (la Rai) cerca di mantenere elevato il
valore della programmazione anche nei periodi di minore interesse commerciale sebbene debba
tenere conto che il 45% circa delle proprie entrate si riferisce alla pubblicità.
Tra dicembre e gennaio e nel periodo estivo generalmente vi è un abbondante uso da parte delle reti
televisive di prodotto ad "utilità ripetuta" (film, fiction) soprattutto in replica a scapito della "utilità
immediata" (i programmi di produzione quali l'intrattenimento, il reality, l'approfondimento, i talk
show, ecc.) e dei programmi inediti.
La pianificazione dell'offerta televisiva tiene dunque conto di questa suddivisione temporale per la
preparazione dei diversi generi televisivi, con l'ausilio di ricerche ed analisi di mercato di tipo
quantitativo e qualitativo.
Tra queste si ricordano le ricerche:
•
•
Quantitative: rilevano, cioè, i comportamenti di incontro tra domanda e offerta (scelta di
visione, gradimento generale, adesione, rifiuto, ecc) in tutte le componenti oggettive (chi le
compie, con che frequenza, ecc.). Esempi:
o Rilevazioni continuative sulla programmazione quotidiana: dati Auditel;
o Rilevazioni ad hoc: test di gradimento dopo la messa in onda dei programmi, name
test.
Qualitative: approfondiscono la logica e le motivazioni del soggetto nei confronti
dell'offerta. Rivelano le cause e le variabili che determinano i comportamenti (il vissuto, le
attese, I bisogni). Definiscono gli elementi per intervenire.
Esempi:
•
Test di prodotto su Numeri Zero o Puntate Pilota
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Il piano settimanale
L'impaginazione dello "schema settimanale" comporta la definizione di dettaglio giornaliero e per
ciascuna fascia oraria (con particolare riguardo per il prime time) con due settimane di anticipo
sulla programmazione. Chiusi gli schemi di dettaglio vengono inviati ai settimanali per poi fare gli
ultimi aggiornamenti in funzione dei sistemi di controprogrammazione (es. la scelta del titolo del
film) a livello di dati d'ascolto assoluto e di analisi di target lavorando principalmente sulle due
variabili usate da tutti i network: sesso/età. L'altra cosa molto importante quando ci si trova nella
fase della costruzione del palinsesto settimanale è che bisogna conoscere bene chi sono gli
"avversari". Due settimane prima della nascita del palinsesto settimanale bisogna effettuare delle
stime d'ascolto, cioè prevedere la percentuale di share raggiunta da tutti i programmi della
settimana, con particolare attenzione alla fascia prime time. La compilazione del palinsesto, in
questa fase della programmazione, prevede la definizione dei titoli e dei tempi dei programmi, in
modo da poter procedere agli "incastri" necessari:
•
•
nel Day Time si ripete, sostanzialmente, lo schema previsto nel palinsesto "stagionale",
salvo eccezioni contingenti (eventi straordinari di attualità, sport, etc.);
nel prime time è fondamentale la messa a punto delle singole giornate con una scelta
accurata dei titoli e delle scalette da programmare.
Il piano quotidiano
Si tratta di una fase operativa durante la quale si procede al monitoraggio quotidiano della
programmazione con un costante processo di messa a punto dello schema di messa in onda.
Il giorno dopo
Il giorno dopo si analizzano i dati d'ascolto attraverso un'analisi comparata di tutte le reti televisive
divise per ore in questa maniera si verificano i risultati raggiunti e si formulano nuove ipotesi di
strategie di programmazione.
Il futuro dei palinsesti
Per quanto riguarda il futuro dei palinsesti, gli studiosi del genere non credono che ci potrebbero
essere grosse differenze rispetto a quello che c'è adesso nelle reti generaliste.
Ma nel futuro della televisione non ci sono solamente le TV generaliste, ma anche nuovi livelli di
televisione come le TV tematiche che sono dotate di palinsesti monogenere e poi ci sono anche i
sistemi di pay per view o video on demand che danno allo spettatore la possibilità di costruirsi i
propri palinsesti.
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Programmazione televisiva
La programmazione televisiva è la strategia organizzativa adottata dall'editore di una emittente
televisiva nel mettere in onda i diversi programmi televisivi.
Strategie di programmazione televisiva
I network statunitensi hanno dovuto fin dalla loro nascita costruire i propri schemi di
programmazione in una situazione di concorrenza e hanno perciò prodotto professionalità e appositi
settori destinati all'ottimizzazione delle scalette, in relazione ai diversi target e alle diverse fasce
orarie.
Queste tecniche sono comunque diventate nel corso degli anni ottanta patrimonio comune anche dei
programmatori italiani e europei, nel momento in cui si sono trovati di fronte a un panorama
concorrenziale. Bisogna tuttavia ricordare che i palinsesti USA sono costruiti in modo molto più
modulare, cioè sono formati da sequenze di programmi di durate rigidamente legate alla mezz'ora
(le sit-com per esempio) e ai suoi multipli, mentre in Italia permane ancora soprattutto nelle
produzioni una certa elasticità di durate.
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Counter programming: consiste nella collocazione su una rete di un programma destinato a
un target diverso da quello della rete concorrente (l'esempio più tipico in Italia è
rappresentato dalla programmazione di film o sceneggiati drammatico-sentimentali, ritenuti
adatti a un target femminile, in serate che prevedono la trasmissione di partite di calcio,
tradizionalmente più seguite dal pubblico maschile).
Competitive programming: in questo caso si "combatte" sullo stesso terreno dell'avversario
programmando un'emissione destinata allo stesso pubblico della rete concorrente.
Checkerboarding (o ombrello): consiste nel posizionamento in una fascia diurna di un
programma diverso per ogni giorno della settimana (in Italia è stata recentemente
sperimentata nella fascia preserale di Italia 1 che proponeva ogni giorno un telefilm
differente).
Stripping (o striscia): è una delle tecniche fondamentali dei palinsesti neotelevisivi e
consiste nella collocazione durante tutti i giorni della settimana (in Italia solo nei giorni
feriali) dello stesso programma alla stessa ora.
Lead-in e lead-out (o traino): sono due tecniche che si fondano sul presupposto che il
pubblico di un programma possa "migrare" su quello che lo segue immediatamente.
Naturalmente questo presupposto è valido (e le esperienze sia italiane che di oltreoceano lo
confermano) solo se il programma che segue (lead-out) è rivolto a un pubblico grosso modo
omogeneo a quello del programma che precede (lead-in). Di qui si conferma l'importanza
che riveste per i programmatori una perfetta conoscenza dell'adeguatezza tra target e
caratteristiche del programma, nonché delle abitudini e dei ritmi sociali di ascolto dei diversi
target.
Spinoff: questa tecnica consiste nel riprendere personaggi già portati alla notorietà in una
serie o in uno show, costruendo attorno un nuovo programma che possa sfruttarne la
notorietà.
Hammocking: un programma nuovo o dagli ascolti non molto elevati viene collocato tra due
programmi di successo, in modo da poterlo dotare di una sorta di protezione in termini di
flusso di ascolto, fondandosi cioè sulla speranza che una parte del pubblico delle due
emissioni "forti" possa passare su quello più debole.
Bridging: si tratta del posizionamento di programmi dall'audience particolarmente forte e
fedele in orari che coincidono con l'inizio su canali concorrenti di altre emissioni, in modo
18
•
•
da bloccare il pubblico sulla propria rete rendendo difficile il passaggio sull'inizio degli altri
programmi.
Blocking: è il posizionamento in sequenza di una serie di programmi dotati di target di
riferimento omogenei.
Stunting: consiste nel cambiamento improvviso di formato, di personaggio o della sequenza
stessa del palinsesto motivata dalla ricerca di spiazzare la concorrenza.
L'acquisizione presso produttori esterni di licenze per la ritrasmissione di serie televisive, è talvolta
soggetta alla clausola Run of series, che impegna l'acquirente (broadcaster) ad acquistare anche le
eventuali serie successive del programma.
Auditel
Auditel è una società nata a Milano nel luglio 1984 per raccogliere e pubblicare dati sull'ascolto
televisivo italiano. I dati, resi noti dal 7 dicembre 1986, sono diventati il termometro che misura il
successo o l'insuccesso delle trasmissioni del piccolo schermo.
Dal sito ufficiale Auditel (www.auditel.it): "Perché Auditel? Perché la misurazione degli ascolti è
un elemento fondamentale per la pianificazione degli spazi pubblicitari, risorse di cui la TV vive."
La proprietà dell'azienda
La proprietà della società è divisa in quote del 33% per le tre componenti fondamentali: televisione
pubblica (RAI), emittenza privata (reti nazionali e locali), aziende che investono in pubblicità
(UPA) con agenzie e centrali media (AssoComunicazione, UNICOM); il restante 1% è di proprietà
della Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG).
Il presidente del consiglio di amministrazione dell'azienda, attualmete composto da 18 persone, è
Giulio Malgara (UPA), mentre il direttore generale è Walter Pancini.
Come funziona l'Auditel
La società AGB Italia, per conto di Auditel, ha istallato nella casa di circa 5.200 famiglie italiane
(corrispondenti a 14.000 individui) un piccolo apparecchio, detto meter, collegato ad ogni televisore
della casa e alla linea telefonica, che registra su quale canale è sintonizzato il televisore. Il
campione, rappresentativo della popolazione italiana con più di 4 anni, detto panel, è aumentato nel
tempo: dalle poco più di 600 famiglie dei primi mesi successivi all'avvio delle rilevazioni, si è
passati alle 2.420 famiglie del 1 gennaio 1989, alle 5.070 del 1 agosto 1997, numero che si è
mantenuto sostanzialmente invariato fino ad oggi. Ogni membro della famiglia deve segnalare la
propria presenza davanti al televisore tramite un particolare telecomando: in questo modo il meter
registra sia quale programma è visto, ed anche da chi è visto. Il meter è composto da 3 unità: il
monitor detection unit (MDU), che rileva lo stato di accensione e spegnimento dell'apparecchio
televisivo, il canale su cui esso è sintonizzato; l'handset ("telecomando"), attraverso il quale la
famiglia-campione seleziona il numero di persone che guardano la televisione; il meter vero e
proprio, unità centrale di memoria, che trasmette i dati degli MDU provenienti dai vari televisori
della famiglia-campione alla centrale attraverso la linea telefonica. I dati vengono poi elaborati al
computer centrale di Milano e pubblicati la mattina seguente poco dopo le ore 10.
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Da più parti e con motivazioni diverse le scelte e i criteri dell'Auditel per fissare i dati di ascolto
sono stati contestati. I primi rilievi sono stati posti dalle Associazioni dei Consumatori che hanno
investito il Tar del Lazio. [1]
Alcuni studi effettuati da istituti di statistica indipendenti hanno evidenziato la totale inattendibilità
dei dati forniti con il sistema di rilevazione adottato, sbilanciato a favore del "duopolio RaiMediaset"[2].
La contestazione dei dati Auditel è cominciata, in maniera organica, con un'inchiesta di Giulio
Gargia sul settimanale Cuore, allora diretto da Stefano Disegni. Il giornalista riuscì a intervistare
una ventina di famiglie del panel Auditel. Dalle testimonianze vennero fuori le distorsioni nell'uso
del meter che rendevano inattendibile i dati immessi già dalla loro formazione. Un episodio
clamoroso, finito sulle prime pagine de La Repubblica e La Stampa fu quello del 15 luglio 2000,
quando, secondo i dati Auditel, tra le 21,03 e le 21,18, più di tre milioni di persone avevano la TV
sintonizzata su Rai Uno, mentre è in onda il segnale orario a causa l'interruzione per pioggia di un
programma all'aperto condotto da Mara Venier e Katia Ricciarelli. Auditel ha smentito ciò,
sostenendo che il pubblico sia comunque calato nel corso dell'interruzione, passando da oltre 3
milioni a poco più di un milione e mezzo, e che a formare il valore medio d'ascolto hanno
contribuito anche telespettatori che, prima dell'interruzione, non erano su RAI 1 e vi sono arrivati,
o accendendo direttamente sulla rete o facendo zapping da altri canali.
Altro caso misterioso, e ancora inspiegabile, è quello verificatosi con Telecapri, l’emittente
campana più seguita secondo l’Auditel. Dal 16 al 18 dicembre 1998, il segnale dell’emittente fu
interrotto da un provvedimento della magistratura, che la mise sotto sequestro. I trasmettitori furono
sigillati. Sulle frequenze di Telecapri non c'era nulla, nemmeno il solito monoscopio con i
Faraglioni. Eppure i dati Auditel dicono che l'avevano vista, in media, 50mila spettatori al giorno
con picchi di 450mila nella notte tra le 2 e le 6 tra il 17 e il 18 dicembre.
Ecco anche il motivo per cui in particolare molte "piccole televisioni" contestano che il campione
non è stato estratto con criteri rappresentativi della popolazione italiana, ma del suo territorio,
portando così ad una sovrastima delle zone orograficamente più accidentate. In esse è possibile
ricevere solo la Rai (perché trattandosi di servizio pubblico deve coprire con il suo segnale l'intero
territorio nazionale) e Mediaset che per scelta aziendale, presta lo stesso servizio.
L'intervento del Ministro per le Comunicazioni nel 2006
Nell'ottobre 2006 il consiglio dei Ministri nell'ambito della riforma della legge Gasparri sul settore
televisivo ha affrontato il tema della riforma dell'Auditel, per garantire trasparenza alle rilevazioni e
all'interesse pubblico che esse rispecchino la situazione reale e non gli interessi di una o dell'altra
parte.
Lo strumento scelto è l'equa ripartizione del capitale sociale per rappresentare tutti i soggetti
operanti nel settore televisivo. Per evitare la concentrazione del potere nelle mani dei rappresentanti
di Rai e Mediaset il ministro Paolo Gentiloni ha richiesto di allargare il Consiglio di
amministrazione da 18 a 24 membri.
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Le nuove metodiche di rilevamento
Il nuovo clima si è immediatamente riflesso sull'Auditel, anche senza la necessità di un intervento
legislativo. Nei primi mesi del 2007 si è avuta la fissazione di nuovi criteri di rilevamento. In
particolare dall'aprile 2007 vengono pubblicati quotidianamente i dati disaggregati di alcune
emittenti satellitari. I dati delle emittenti che vengono resi disponibili, quotidianamente o
mensilmente sono relativi ai canali Sky,
Nel giugno 2009, nell'intera giornata, le televisioni satellitari raccoglievano complessivamente uno
share 11,2%, in costante crescita rispetto al 9,6% del giugno 2008, e soprattutto all'8,2% di aprile
2007.
I dati d'ascolto
Le trasmissioni
La trasmissione più seguita nella storia dell'Auditel risulta la semifinale del Campionato mondiale
di calcio 1990 in Italia, tra la nazionale azzurra e l'Argentina: furono 27 milioni 537 mila i
telespettatori che seguirono l'evento, con una percentuale dell'87,25% di share.
Nelle prime 39 posizioni della classifica dei programmi più visti di sempre figurano esclusivamente
partite di calcio di cui 36 della nazionale. In particolare 28 sono relative alle qualificazioni o alle
fasi finali di campionati del mondo (7 incontri di Italia '90, 8 di Usa '94, di cui uno di play-off, 4 di
Francia '98, di cui uno di play-off, 4 di Corea-Giappone 2002, 5 di Germania 2006), 8 sono relative
alle fasi finali di campionati europei (1 incontro di Germania Ovest 1988 e di Inghilterra 1996, 2
incontri a testa per Belgio-Olanda 2000, Portogallo 2004 e Austria-Svizzera 2008).
Nella stessa classifica troviamo anche 3 incontri tra squadre di club in Champions League, già
Coppa dei Campioni: Juventus-Milan, finale dell'edizione 2002-2003, che il 28 maggio 2003 fece
registrare su Canale 5 20 milioni 193 mila telespettatori e il 67,27% di share, il più alto ascolto delle
reti Mediaset; Milan-Steaua, finale dell'edizione 88-89, con 19 milioni 673 mila telespettatori e il
70,97% su Rai Uno; Juventus-Ajax, finale dell'edizione 95-96, con 19 milioni 42 mila telespettatori
e il 65,89% su Canale 5.
Il programma non sportivo più visto in assoluto è, al 40° posto in classifica, il Festival di Sanremo
1995 condotto da Pippo Baudo, con Anna Falchi e Claudia Koll: la seconda serata, trasmessa il 22
febbraio, ottenne 18 milioni 389 mila spettatori con il 65,42% di share.
Il miglior risultato di una fiction televisiva è stato registrato in occasione dell'ultima puntata de La
piovra 4, caratterizzata dalla morte del commissario Corrado Cattani, seguita da 17 milioni 201 mila
telespettatori con il 58,91% di share, mentre il film più visto di sempre è La vita è bella di Roberto
Benigni, la cui prima visione del 22 ottobre 2001 ottenne 16 milioni 80 mila telespettatori e il
53,67%. Tra i telefilm spicca il risultato record della prima puntata de I segreti di Twin Peaks,
trasmessa il 9 gennaio 1991 da Canale 5, e seguita da 11 milioni 110 mila telespettatori con il
39,38% di share.
Per quanto riguarda i programmi di intrattenimento, la finale della prima edizione del Grande
fratello detiene il record assoluto con 16 milioni 15 mila telespettatori e il 59,97%, ma considerando
i varietà in senso tradizionale primeggia la puntata finale del 6 gennaio 1987 di Fantastico 7, con
Pippo Baudo, seguita da 15 milioni 859 mila telespettatori e il 68,49%.
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Le reti
Secondo i dati Auditel di Gennaio 2010, Rai Uno risulta la rete più seguita nell'intera giornata con il
21,28% di share a fronte del 20,46% di Canale 5, e in prime-time, la fascia oraria più importante,
con il 22,19% contro il 20,97% dell'ammiraglia Mediaset. Rai 1 primeggia anche al mattino e in
preserale, mentre deve cedere lo scettro a Canale 5 tra le 12 e le 18 e dopo le 22.30. Nelle 24 ore
Rai Due è la terza rete più seguita con il 9,21%, seguita da Italia 1, rete preferita dai bambini e
ragazzi (nella fascia da 4 a 14 anni raggiunge il 17,82% di share nelle 24 ore, con un picco del
23,64% nel pomeriggio), Rai Tre, e Rete 4. In prima serata è Rai Tre a seguire le ammiraglie con il
9,33%, seguono Rai Due, Italia 1, e Rete 4.
Nella piattaforma satellitare i gruppi preferiti sono Sky (2,95% nelle 24 ore), Fox (1,61%) e Disney
(0,91%), mentre tra i singoli canali spiccano le performance di Sky Sport 1 (0,46%), Sky Cinema 1
(0,28%) e Fox Crime/HD (0,27%&).
Sulla piattaforma digitale terrestre i canali del gruppo Rai ottengono il 2,63% di share, mentre
Mediaset l'1,89%;
Proprio le piattaforme digitali risultano in forte ascesa negli ultimi anni e continuano ad erodere
pubblico alle televisioni generaliste. Mentre nel 1997 Rai e Mediaset raggiungevano assieme quasi
il 90% della platea televisiva (l'89,76% per la precisione), nell'anno 2008 le sole sei reti generalisti
arrivavano poco oltre l'80% (80,91%), mentre nel mese di giugno 2009 raggiungono solo il 76,36%.
I due network riescono, tuttavia, a recuperare quote di share grazie ai canali tematici in onda proprio
sulle piattaforme digitali: la Rai (38,97%) grazie ai suoi 13 canali specializzati raggiunge il 41,60%;
Mediaset (37,22%) con Boing, Iris e Premium Calcio raggiunge il 39,12%.
Imponente è stato, in particolare, il balzo dei canali satellitari passati dall'1,95% del marzo 2002
(primo mese in cui sono disponibili i dati delle altre tv scorporati tra terrestri e, appunto, satellitari),
all'8,23% dell'aprile 2007 (in cui sono disponibili gli ascolti di gran parte delle singole emittenti
satellitari), hanno raggiunto un picco dell'11,06% nell'agosto 2009.
L'indebolimento delle reti generaliste a favore delle tematiche è confermato dai dati delle regioni in
cui è spento il segnale analogico nel corso degli ultimi anni:
Sardegna: nel primo semestre del 2009, nelle 24 ore, le sei reti Rai e Mediaset coprono insieme il
74,16% di share (con La 7 il dato sale al 76,01%) a fronte del 77,09% (79,57% con La 7) del primo
semestre del 2008, prima dello switch-off compiuto nel mese di ottobre 2008. Nel mese di gennaio
2010, inoltre, lo share delle reti generaliste nell'isola è ulteriormente calato al 71,80% (73,34% con
La 7).
Lazio: nel mese di gennaio 2010, le sei reti principali ottengono il 67,64% (69,99% con La 7)
mentre nel gennaio 2009 erano al 75,13% (78,51%).
Campania: nel mese di gennaio 2010, le sei reti principali ottengono il 67,68% (68,40% con La 7)
mentre nel gennaio 2009 erano al 79,60% (81,18%).
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La produzione Tv
Sono molteplici le figure professionali necessarie alla realizzazione di un programma televisivo.
L’iter produttivo prevede la progettazione esecutiva, la pre-produzione, la produzione e la postproduzione.
Nonostante la grande diversità nella realizzazione dei vari programmi televisivi, prima di iniziare
una produzione è sempre opportuno fare una stima dei costi, che vengono suddivisi in costi
accessori (dove troviamo i costi per gli attori, i testi e gli elementi della produzione), e in costi
industriali (quelli fissi a carico della rete).
Regia televisiva
La regia televisiva è l'organo di controllo, coordinamento e selezione delle riprese televisive. In
una postazione che può essere fissa nel dietro le quinte di uno show o telegiornale o mobile, in un
pulmino o stazione mobile sat - il regista ha davanti a se una serie di monitor corrispondenti alle
telecamere disposte sul luogo dell'evento. La regia televisiva comprende un'area che si occupa del
controllo tecnico, ovvero di verificare in tempo reale che tutti gli standard e i livelli delle immagini
siano corretti, un'area che si occupa della parte audio con tutte le fonti che ad essa competono:
microfoni,linee audio in ingresso ed uscita, distribuzione del segnale audio a tutti i referenti, dal
monitoraggio all'uscita in caso di invio su carrier satellitari o registrazioni nelle varie macchine
preposte.
Solitamente coadiuvato da un paio di assistenti, il regista televisivo ha la responsabilità di
controllare e scegliere l'inquadratura migliore al momento opportuno. Può richiedere via radio agli
operatori una variazione di posizione o inquadratura, valutandone l'anteprima sui monitor e
successivamente selezionandola per la messa in onda. Parimenti alla messa in onda la tecnologia
consente la registrazione in tempo reale delle riprese di tutte le postazioni, permettendo instant
replay con cambi di inquadratura. Davanti al regista e ai suoi collaboratori vi è un largo bancone
contenente i controlli manuali delle sorgenti audio/video. Secondo potenza e grandezza è possibile
accedere a server di archivio video digitale.
La posizione delicata di questa figura è data dal tempo, ovvero dalla diretta dell'evento che - al
contrario del regista cinematografico - pone il regista tv davanti a scelte, creazioni, controlli
immediate e tempestiva, senza possibilità di rimandare o ripetere. Ogni errore è immediatamente
percepito dall'utenza (telespettatore). I coefficienti di difficoltà variano ovviamente dal controllo di
un talk show (più semplice - immagini statiche e posizioni prestabilite), ad uno show tv
(sceneggiatura e tipologia di riprese prestabilite) fino ad eventi sportivi o live news. Pensate alle
partite di calcio in diretta, quanto immediato deve essere la scelta di un campo largo (rettangolo di
gioco intero), abbinato a primi piani dei protagonisti, instant replay ecc... Quando ciò non avviene
con fluidità e sapienza il risultato può essere seccante e scadente e il telespettatore se ne accorge
subito, lamentandosi.
Come detto l'operatore video è collegato tramite intercom (sistema di comunicazione via filo o
radio) collegato con la regia, mentre i conduttori, attori in una trasmissione capiscono quale
videocamera sta riprendendo da un segnale (led rosso detto tally) acceso sulla testa della
telecamera.
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L'abilità di un regista, consiste anche nel riuscire a mantenere viva l'attenzione del telespettatore,
con frequenti stacchi e variazioni di ripresa, nel ritmo corretto imposto dall'evento.
A differenza del collega cinematografico, il regista televisivo ha meno considerazione di merito e
riconoscimenti, seppur esistano concorsi per tal figura. Difficile che nella trasmissione stessa se ne
riporti anche solo il nome, spesso il suo ruolo è difficile quanto oscuro, come molti tecnici
radiotelevisivi.
Regia televisiva dello sport
Caratteristica fondamentale di ogni diretta televisiva è la contemporaneità tra lo svolgimento
dell’evento e la sua fruizione televisiva. Ovvero, la ripresa in diretta omologa il tempo televisivo al
tempo reale. Nel caso della diretta dell’avvenimento sportivo, la durata della ripresa televisiva
equivale a quella dell’evento o della performance sportiva. A corollario della identità tra tempo
televisivo e tempo reale, bisogna dire che la ripresa televisiva ha una consecuzione temporale
obbligata in ogni sua fase. Nella gara dei 100 metri, lo start precede la corsa che a sua volta precede
il finish: altrettanto avviene nella ripresa televisiva. Solo nella fiction, con la ricostruzione del
racconto, il risultato può precedere la successione obbligatoria delle fasi e la loro durata può essere
modificata.
Nella complessità della produzione dei grandi eventi, bisognerà distinguere tra la regia
dell’avvenimento sportivo e la regia di personalizzazione o di integrazione dello stesso. Con la
prima, un regista principale realizza l’avvenimento. Con le seconde, ricevendo il segnale
internazionale, singoli registi lo integrano o lo modificano per le esigenze del proprio broadcast,
contestualizzando l’avvenimento televisivo internazionale nell’ambito degli interessi della propria
televisione e del proprio pubblico nazionale. È ovviamente della prima regia che ci interessiamo,
quella dell'evento e non della sua integrazione, nei termini teorici e di procedure che ci sono
consentiti.
La regia in diretta dell’avvenimento sportivo consiste nella impostazione della copertura televisiva
dell’evento e nella gestione delle sequenze di ripresa offerte dalle telecamere e dai microfoni. La
copertura televisiva dell’evento avviene in tre fasi. Nella prima, nel corso di un sopralluogo, sulla
base della conoscenza dell’evento e del suo sviluppo spazio-temporale, viene stabilito il
posizionamento delle telecamere e dei microfoni e si opera la scelta delle ottiche (dai grandangoli ai
lungofocali) e dei supporti camera (dai cavalletti alle camere in movimento a terra e in aria). Questa
fase riguarda essenzialmente il regista, il direttore tecnico della produzione e il primo cameraman.
In alcuni casi avviene con la consulenza di un tecnico della disciplina. Nella seconda fase, quella
dell’allestimento dell’impianto tecnico, vengono coinvolti tutti i componenti della squadra, diretti
dal direttore di produzione (producer). In questa fase, il regista (TV Director) stabilisce la posizione
dei segnali camera sui monitors, spiega la funzione delle camere e l’uso dei replay ai suoi più stretti
collaboratori (cameramen, replaysti, tecnico audio e mixer video). La terza fase è quella propria
della ripresa (shooting), diretta dal regista dall’interno del pullman di ripresa (outside boadcasting
van) davanti ai monitor e consiste essenzialmente nella preparazione e lo stacco (cut), operato sul
tempo reale della performance sportiva, delle inquadrature e dei movimenti di camera utili a
visualizzare i momenti tecnici ed emozionali dell’evento.
E’ nell’esperienza di registi e cameramen che ogni telecamera produca un numero limitato di
inquadrature utili, atte a rappresentare gli aspetti tecnici ed emotivi della disciplina e del contesto in
cui essa si svolge. Alternando a stacco le immagini sul tempo reale dell’evento, la ripresa consisterà
per gran parte in uno o più algoritmi, più o meno complessi, spesso con poche possibilità di
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variazioni nella successione delle inquadrature. Ad esempio di un algoritmo semplice, si veda
quello della pallavolo. All’inquadratura della battuta, il regista farà seguire quella del totale di gioco
(da camera alta centrale) e non staccherà più fino al conseguimento del punto; mostrerà poi i
giocatori che lo hanno fatto o lo hanno subito; chiamerà un primo e un secondo replay, ma dovrà
fermarsi, perché deve di nuovo inquadrare la battuta! Poche variabili si danno a questo algoritmo
semplice: il dettaglio di uno schema di gioco, un’espressione prima della battuta, una reazione del
pubblico o dell’allenatore o dell’arbitro dopo il punto, ma bisognerà rispettare lo stacco sulla
battuta. Ad esempio di un gioco più complesso, ovvero costituito da più algoritmi, si veda il calcio.
Stabilito il totale e il campo stretto sulla manovra collettiva e il gioco individuale, nel caso di un
fallo, il regista avrà a disposizione le inquadrature del giocatore che lo ha fatto, di quello che lo ha
subito e dell’arbitro; nel caso del corner, vedremo chi si appresta al tiro, il portiere che dispone la
difesa, i giocatori più marcati, il movimento in area; nel caso del rilancio, avremo a disposizione le
inquadrature del portiere, della squadra posizionata, dei giocatori in contrasto aereo e così via. Ogni
situazione di gioco (sono circa una decina) è predeterminata nelle immagini e consente poche
variabili: la reazione del pubblico, le indicazioni delle panchine, un contrasto tra giocatori senza
palla ecc. In partita, il regista utilizzerà una serie di algoritmi noti, costituiti da inquadrature in
totale o campi stretti, primissimi piani e dettagli, alternando azioni ed emozioni, ma nel rispetto dei
tempi del gioco e delle sue convenzioni di ripresa. Più difficile potrà risultare l’algoritmo di altri
eventi sportivi, quale quello complesso di un gran premio di F1. Ma anche in questi casi, sarà
possibile riconoscere l’alternarsi di un sistema sequenziale (il giro di pista) con quello ad
estrapolazione (il passaggio dai primi al duello o dalla corsa ai box), con quello sull’asse centrale
(dal totale dall’elicottero, al campo stretto della macchina, alla telecamera on board) questa volta
con una maggiore libertà interpretativa dell’evento, pur sempre obbligata dai tempi reali.
Bisognerà ribadire che posizionamento camere, inquadrature e sequenze, replay e rallenty, sono
regolate da standard internazionali, che interpretano convenzionalmente discipline sportive e giochi
di squadra, nel rispetto delle regole sportive. Per esempio, è convenzione che la corretta ripresa
televisiva di una performance di atletica si imposti sui tre momenti della presentazione, gesto
atletico e risultato. Allo stesso modo, è convenzione che la partita di calcio, come generalmente tutti
i giochi di squadra, si riprenda con la camera principale collocata alta in tribuna centrale e non, per
esempio e come sarebbe teoricamente possibile, alta sull’asse longitudinale e così via. Altre regole
disciplinano l’uso dei replay e dei ralenti (che sono una convenzionale rottura dell’assioma “tempo
reale = tempo televisivo”), per cui il live ha normalmente la priorità sulla registrazione e il replay o
il rallenty viene proposto nei momenti ininfluenti dell’azione sportiva.
Alla ripresa video si associa quella degli effetti sonori del campo di gara, a costituire il cosiddetto
suono internazionale. A questo si miscela la telecronaca ad una o più voci, compreso il commento
tecnico, a costituire il cosiddetto suono completo. L’apporto grafico e cronometrico completa la
ripresa televisiva dell’evento e, in alcuni casi, risulta essenziale alla sua comprensione (per esempio,
il cronometraggio nelle corse o la misura nei lanci o l’apporto grafico nella vela).
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Alcuni componenti tecnici
Emissione (TV)
In televisione, l’emissione è la struttura tecnica che si occupa della messa in onda dei contenuti,
verso la struttura di trasmissione vera e propria.
Terminologia
Come accade di frequente nel campo televisivo, esistono differenze anche notevoli tra la
terminologia in uso in Europa e quella in uso negli Stati Uniti. In particolare, in questi ultimi si
utilizza il termine master control per indicare l'emissione, termine con cui però anche in Europa è
indicata la tipica console di controllo.
Nei paesi Europei l'emissione è indicata con il termine Playout.
Operazioni
L'emissione ha luogo in un'apposita sala di controllo. Nel caso in cui l'emittente abbia più canali,
come è il caso di molte TV via cavo o via satellite, la sala emissione prevede una postazione di
controllo per ogni canale che vada presidiato, mentre l'emissione di programmi non da studio è di
solito comandata da appositi software.
Una console da emissione è chiamata master control ed è in pratica una versione ridotta e
specializzata del mixer video, con in particolare molte funzioni integrate di controllo per video
server, matrici e videoregistratori
Nonostante sia in gran parte automatizzata, l'emissione è comunque sempre presidiata da un
operatore, che è in grado di apportare correzioni al palinsesto se questo forse necessario. Per
esempio, l'operatore dell'emissione provvede alla commutazione manuale tra più eventi il cui
termine non è noto a priori, per esempio una trasmissione in diretta originata da uno studio o da una
regia mobile.
Di solito tutti gli eventi preregistrati, incluse identificazioni dell'emittente, sigle e spot pubblicitari
sono caricati un video server, mentre altre sorgenti, per esempio per film e programmi lunghi,
provengono da videoregistratori montati in sistemi di librerie robotizzate.
Mixer video
Il mixer video è l'apparecchiatura impiegata per commutare diverse sorgenti video su un unico
segnale in uscita e in alcuni casi di miscelarle tra di loro o aggiungere effetti speciali. Questo
procedimento è simile a quello che un mixer audio compie su segnali audio.
Tipicamente il mixer video è impiegato in ambienti di produzione televisiva, come studi, emittenti,
regie mobili o sale di montaggio lineare. Il termine mixer video, secondo una terminologia
tipicamente europea, identifica di solito anche l'operatore del mixer stesso, nonostante accada di
frequente che sia direttamente il regista a operare su di esso.
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Struttura e composizione
Un mixer video può integrare tutta l'elettronica necessaria in un unico apparato, come è il caso dei
modelli più piccoli, ma più di frequente è composto da un pannello di controllo posto nell'ambiente
di produzione e di una o più unità che contengono la circuiteria vera o propria, disposte a rack
insieme al resto degli apparati tecnici. Questo semplifica l'installazione, la manutenzione e il
cablaggio dei vari apparati.
Pannello di controllo
Il concetto alla base del mixer video è quello di "bus", in pratica una riga di pulsanti associati
ognuno a una determinata sorgente., a loro volta raggruppati in "banchi". Premere un pulsante
seleziona quell'ingresso sull'uscita relativa a quel bus. I mixer più vecchi hanno di solito due bus
equivalenti (chiamati "A" e "B", da cui il termine "mixer A/B", ciascuno dei quali può poi essere
indirizzato all'uscita video, commutando tra i due oppure miscelandoli insieme (l'esempio classico è
quello della dissolvenza incrociata). I mixer più recenti, tuttavia, hanno i banchi divisi in due bus,
uno dei quali è sempre quello attivo (chiamato Program, mentre l'altro è chiamato Preview o
Preset). Questa tipo di banco è noto di solito con il nome di Program/Preset o PP, e il mixer è detto
di tipo flip-flop, poiché la sorgente selezionate sui due bus può essere scambiata. Sia il bus di
program che quello di preview hanno di solito il loro monitor. La sorgente presente sul bus di
Program riceve dal mixer la segnalazione di tally.
Un altro tipo di bus presente sul mixer è quello di chiave o key bus. Di solito ce ne sono più di uno,
ma spesso condividono lo stesso gruppo di pulsanti di controllo. Su questo bus un segnale può
essere intarsiato sull'uscita del banco. L'immagine che viene visualizzata sopra alla sorgente video è
chiamate comunemente fill, mentre la maschera usata per creare la trasparenza o il contorno della
chiave, a seconda del fabbricante del mixer, si chiama sorgente, chiave o anche iso. Quest'ultimo
segnale può essere un fondo grafico, un'immagine dotata di canale alfa o un segnale di crominanza
per realizzare un chroma key.
Di solito la chiave è attivata o disattivata allo stesso modo della transizione, insieme o no alla
commutazione tra i bus.
A seconda delle dimensioni e delle esigenze produttive, i banchi possono variare di numero.
Esistono mixer a uno, due, tre e quattro banchi, e anche varianti con un mezzo banco (non c'è la
barra di transizione, ma solo il program con le chiavi). Ogni banco oltre al Program/Preset viene
chiamato anche Mix/Effects o M/E, o, in italiano, banco effetti. Ogni banco effetti può a sua volta
essere messo sul program. In questo modo, effetti complessi possono essere composti su un banco
effetti separato e andare "in onda" con una sola commutazione.
A valle del P/P, c'è un altro stadio simile al bus di chiave, chiamato downstream keyer. Di solito si
usa per inserire testo o grafica indipendentemente dai banchi effetti, e ha i propri tasti di controllo.
Per ultimo, molti mixer hanno uno stadio che mette a nero l'uscita, chiamato FTB o Fade To Black.
Segnali in uscita
L'uscita principale del mixer è chiamata Program ed è in effetti il segnale completo, il risultato
della produzione in studio. È questo il segnale che di solito viene trasmesso o registrato.
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Oltre al Program, viene spesso generato anche un segnale analogo ma privo delle chiavi, chiamato
Clean Feed.
Indipendentemente dai diversi bus, molti mixer hanno anche una serie di uscite ausiliarie (chiamate
anche Aux Bus) che permettono di instradare su uscite autonome le singole sorgenti, per alimentare
generatori di effetti e altre apparecchiature.
Mixer Audio
Il mixer (mixer audio), è una apparecchiatura utilizzata per mixare segnali audio, utilizzato dalle
persone addette alla regia di spettacoli teatrali, televisivi, concerti e dai DJ.
Caratteristiche
Un mixer si differenzia da un altro per molti aspetti, numero di canali, sensibilità dei controlli per il
volume, funzioni in generale e amplificazione o meglio dire preamplificazione.
Il numero di canali determina il numero di periferiche di riproduzioni audio che è possibile
collegare in entrata al mixer contemporaneamente.
Mixer da regia
I mixer da regia, a differenza dei mixer per dj, hanno un notevole numero di canali che va più o
meno dai 12 fino a mixer di 24-36 canali (fino a 48 ed oltre per le workstation da studio di
registrazione), che permettono la variazione dei volumi, dei toni, del segnale audio presente su quel
canale. Il mixer da regia permette inoltre di indirizzare una parte del segnale dei singoli canali verso
eventuali effetti esterni, come delay, riverberatori, equalizzatori, ecc. I mixer da regia
principalmente servono per regolare i volumi dei microfoni e per creare un'immagine stereo.
La qualità sonora di un mixer è data principalmente dalla qualità dei preamplificatori, dei filtri, dei
fader (Il potenziometro, in questo caso detto a ' slitta ' serve per regolare il volume di ogni canale)
dalla quantità di distorsione armonica totale, ovvero della misura in cui ogni dispositivo audio altera
il contenuto in frequenza del segnale.
Negli ultimi dieci anni si sono imposti sul mercato con sempre maggiore insistenza i mixer digitali,
che convertono il segnale analogico in digitale e lo processano in dominio completamente digitale
al loro interno.
Montaggio video
Sala di montaggio video lineare
Con l'espressione montaggio video (in inglese video editing) ci si può riferire a:
•
•
Linear video editing (Modifica lineare di video), principalmente editing attraverso VCR
recorder, procedimento analogico;
Non-linear video editing (Modifica non lineare di video) attraverso software, digitale.
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Il montaggio video è il processo mediante il quale si modificano delle sequenze di riprese video e si
aggiungono effetti speciali e una traccia sonora. Il montaggio serve per meglio comunicare il
messaggio contenuto nella ripresa video ed è considerato una forma d'arte.
Il non-linear video editing o semplicemente non-linear editing (NLE) è un sistema di montaggio
video che consiste nell'acquisire sequenze video, immagini e suoni attraverso processi di
digitalizzazione e nell'elaborarli su computer, anziché operare direttamente sulle fonti originali
(linear editing). L'acquisizione dei flussi video e audio avviene attraverso specifici codec di tipo
lossless (che non comportano perdita di qualità generando una copia perfetta dell'originale) o di tipo
lossy (che utilizzano algoritmi di compressione per generare file di ridotte dimensioni).
Acquisizione del materiale
L'NLE avviene elaborando dei file, quindi tutto il materiale e le fonti con cui realizzare il
montaggio devono essere digitalizzati e memorizzati su Hard Disk, operazione che viene definita
acquisizione. Video, audio e immagini vengono generalmente acquisiti con strumenti specifici che
non ne degradano la qualità.
Le dimensioni dei file risultanti dalla digitalizzazione del materiale hanno una notevole rilevanza
nell'ambito dell'NLE. Infatti, un file video di alta qualità può arrivare a una dimensione di svariati
gigabytes e una così vasta mole di dati richiede computer con hardware avanzato e adeguato. Per
questo motivo, nonostante la scelta ideale sarebbe acquisire le fonti con dei codec lossless, si
utilizzano codec di tipo lossy.
In ambito professionale, esistono codec lossy piuttosto sofisticati che permettono di generare file
relativamente piccoli (nell'ordine di 1Gb per 30 minuti di video) e di alta qualità. I più utilizzati
sono i codec basati sull'algoritmo MPEG-2, MPEG-4, H.264 e i codec DV.
Il montaggio NLE
Ogni elemento che costituisce il montaggio può essere spostato, modificato e rieditato senza
particolari limitazioni, poiché i software di NLE gestiscono il materiale audio e video come dati
digitali indipendenti. È importante ricordare che questi software non lavorano direttamente sulle
fonti originali memorizzate su nastro o pellicola, ma solo sui file creati durante la loro
digitalizzazione e acquisizione. Ne consegue che le elaborazioni e le modifiche possono essere
eseguite senza limiti e senza degrado di qualità (al contrario di quanto succede nel motaggio lineare
durante i numerosi passaggi di registrazione e di montaggio); ovviamente questo non è valido in
caso venga creato un file di output e poi si ricominci a lavorare a partire da quello: in ogni
operazione di ricompressione video (quasi tutti i formati video fanno uso di compressione lossy) si
ha una -grande o piccola- perdità di qualità.
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La Timeline
Il cuore di tutti i software NLE è la Timeline (linea temporale) che, per sua stessa definizione,
rappresenta in modo temporale l'esatta sequenza delle immagini, dei suoni, degli effetti speciali, dei
titoli, ecc., che comporranno il prodotto finale. Gli elementi nella Timeline sono elementi
indipendenti, perciò possono essere spostati in posizioni temporali o in ordini diversi, cancellati e
modificati, permettendo la variazione del filmato finale praticamente senza limiti.
Il Rendering
Il Rendering è il processo che trasforma tutti gli elementi della Timeline in un video unico e
completo. Il Rendering è, perciò, un passaggio obbligatorio e costituisce l'ultima fase del
montaggio.
Il Rendering è, perciò, quel processo che trasforma il montaggio in un filmato che potrà essere
esportato su un supporto fisico (VHS, cd, dvd, ecc.) oppure trattato per la distribuzione in rete.
Il tempo di Rendering varia a seconda della complessità e della lunghezza del montaggio e a
seconda delle caratteristiche hardware del pc (potenza di calcolo, quantità di RAM, presenza di
particolari schede per il rendering). Per esempio, un PC di media potenza può convertire 1 ora di
montaggio in un file mpeg per DVD in circa 4-6 ore.
In ambito professionale, si utilizzano delle workstation video che permettono il Rendering in tempo
reale, quindi senza alcuna elaborazione finale.
I Software NLE
Esistono numerosi software di editing video non lineare, adatti alle diverse esigenze e competenze
dell'utente finale. Tra i più conosciuti e i più adatti ad un pubblico prosumer, troviamo: Premiere
Pro della Adobe Systems, Avid Xpress, Final Cut Pro HD della Apple (solo per Mac), Canopus
Edius, Pinnacle Liquid Edition, Sony Vegas.
I sistemi professionali più usati in assoluto nelle post produzioni sono quelli della Avid, (come
Media Composer, Film composer) della Quantel e della Discreet (Smoke, Flame, Inferno).
Fonti: Wikipedia-Millecanali-Auditel
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