Arrivano i momenti nella vita di un docente in cui ci si mette in

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Arrivano i momenti nella vita di un docente in cui ci si mette in
Riflessione sullo studio della lingua Inglese alla Scuola Cittadini
Arrivano i momenti nella vita di un docente in cui ci si mette in discussione, in cui ci si ferma
a chiedere se si sta facendo bene, se il modo di comunicare, di arrivare ai ragazzi è efficace
oppure no. Se la passione, l’amore per la propria materia non è fatto di soli nozioni e
spiegazioni, ma anche di un vivere pieno e concreto. Ecco io sono a questo punto, di non
ritorno, in cui il mio alter ego, un pò egocentrico a volte, si scontra con ciò che è tangibile e
che può fare gridare alla vittoria o all’insuccesso. Insegnare è sempre una sfida meravigliosa se
si riesce preparare con dovizia ed impegno i propri alunni, nell’aiutarli ad usare sempre
correttamente le risorse che vengono loro affidate. Io, insegnante di lingua inglese, per fortuna
ho dei parametri concreti con cui confrontarmi per capire se sto facendo bene o se invece è il
caso di correggere il tiro. A volte vengo accusato, forse giustamente, di essere troppo severo, di
esigere l’inglese, l’uso della seconda lingua in classe per ore intere e di punire con segni
“meno” sul registro qualsiasi ritorno alla lingua madre. I miei alunni racconteranno forse, di
quel professore Di Martino che a volte bastava dire un semplice “ciao prof” e non “hallo
teacher” per essere sbattuti in antiaula senza possibilità di replicare, quel prof che caricava di
compiti, che pretendeva un minimo di 400 parole su temi che nemmeno in italiano forse
sarebbero riusciti a svolgere, quel prof che rideva senza motivo, che girava tra i banchi con
aria furba, facendo finta di esser in una scuola americana, che faceva durare le interrogazioni
non meno di un’ora in cui anche una sola parola di italiano portava all’abbassamento di un
voto. Ebbene si, c’è stato un momento in cui anche io ho creduto di sbagliare o più
semplicemente di esagerare e di pretendere un pò troppo da ragazzini di scuola media, poi per
fortuna mi sono confrontato con il Concorso Nazionale Kangourou, e con gli esami per la
Certificazione Europea Trinity proposto dalla Scuola e dalla Preside. Il concorso Kangourou è
una competizione a livello nazionale, in 4 fasce di livello (per la classe III media il livello è il
Wallaby), che prevede due fasi, la prima è a livello regionale in cui passano in semifinale i
migliori 200, ed infine la nazionale in cui solo i primi 25 classificati a livello nazionale si
contendono la vittoria finale, in questo caso gli elaborati vengono inviati ai centri specializzati
per la correzione e i risultati vengono esposti su sito internet Kangourou in determinate date.
Per quanto riguarda l’esame per la Certificazione europea Trinity, non sono più io a giudicare,
ma un esaminatore esterno che viene dall’Inghilterra, che non ti conosce e che non vede se hai
nove o dieci, ma che ti scruta e ti interroga captando ogni tua esitazione ed alla fine in dieci quindici minuti, stabilisce il voto, uno nella sezione “Topic” dove affronti un argomento da te
scelto, ed un altro nella sezione “Conversation”, in cui vengono affrontati vari argomenti di
crescente difficoltà a seconda del livello. Per il grado 7 è previsto inoltre anche la prova
interattiva ossia lo scambio tra docente e studente per dimostrare una maggiore capacità di
dialogare in lingua. I voti –espressi in lettere- possono essere “D”: bocciato, “C”: superi ma ci
sono delle aree di miglioramento che vengono indicate nella pagella, “B”: equivale a merito,
superato a pieni voti e non ci sono margini di miglioramento ed infine “A”: equivale al dieci ,
la distinzione, la perfezione. Ebbene, per quanto riguarda il Concorso Nazionale Kangourou,
per il terzo anno consecutivo, gli alunni che ho seguito si sono classificati sempre per la
semifinale del concorso Kangourou, ben quattro allievi, durante questo anno 2010-2011
(record), sono passati in semifinale come migliori della regione Lazio e si stanno attendendo i
risultati per l’ammissione in finale a testimonianza che il metodo usato porta i suoi evidenti
frutti (senza dimenticare che nel 2009 una mia alunna arrivò fino alla finale nazionale, svoltasi
a Cervia, classificandosi 8°).
Per non parlare del Trinity, dove ragazzi di appena 12, 13 anni vengono da me preparati per
gradi che normalmente vengono affrontati in un 3°, 4° anno di liceo ossia i livelli 6 e 7 della
certificazione europea (B2), con stupore ed incredulità degli stessi esaminatori. Durante l’anno
2010-2011, nove dei miei alunni su quattordici hanno superato l’esame con A-A ossia con
DIECI “distinction” e gli altri cinque con “Merit”, con i complimenti dell’esaminatore per il
livello raggiunto e l’evidente preparazione raffrontato alla media nazionale per una scuola
secondaria di primo grado, evidenziando che solo ragazzi che provengono da scuole di lingua
straniera raggiungono la medesima capacità comunicativa. In quattro anni ho preparato 61
alunni ad affrontare l’esame della Certificazione Europea del Trinity con risultati davvero
strabilianti, avendo più della metà superato a pieni voti i gradi 5, 6 e 7. Tutto vero e
documentato! Non ho intenzione di fermarmi qui oramai ci ho preso gusto, vivo con loro e
per le loro, emozioni, le stesse che ho io quando apro la busta “quella busta con i risultati”
dove di fronte ad un A - A (DIECI-DIECI)è impossibile non commuoversi, ancora una volta
come se fosse la prima, per questa grande vittoria nell’apprendimento, segno che è ancora
possibile innamorare i ragazzi allo studio di una disciplina se la si trasmette con passione e
con entusiasmo.
Prof. Vincenzo Di Martino