Lavorazione del “Morèl” Il morèl è il costume di nozze, e, anche se

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Lavorazione del “Morèl” Il morèl è il costume di nozze, e, anche se
Lavorazione del “Morèl”
Il morèl è il costume di nozze, e, anche se sono sempre meno le donne che
continuano a indossarlo, non si può dire che sia in via d' estinzione.
Il morèl si mostra come un vestito assai ricercato: è tessuto in panno finissimo di
lana, color blu-viola (da cui prende il nome il vestito, appunto di colore bruno o
moro, morèl) ed è orlato in fondo da una cimosa rossa dello stesso tessuto, che ne
sottolinea
il
carattere
di
eleganza.
Come dimostra una studio su documenti conservati nell'archivio di Stato a Milano,
l'uso del morèl risale almeno alla seconda metà del Settecento; pare infatti che sia
nato proprio nel Settecento a Venezia e abbia delle ascendenze greco-albanesi.
Il capo più prezioso è rappresentato dalla “pézze”, una pettorina finemente
ricamata con motivi floreali o, in alternativa, con le iniziali degli sposi o dei rispettivi
alpeggi. Una pezze oggi può costare anche fino a 100 Euro. Il suo colore varia in
relazione ai tempi liturgici, a conferma della profonda religiosità che caratterizza la
tradizione culturale premanese. Alle pettorine veniva associata una curiosa e
complessa simbologia: nel caso delle vedove, ad esempio, il colore abituale era il
nero, segno di lutto; ma se la vedova era disposta a risposarsi aggiungeva una
banda rossa, segnalando agli eventuali pretendenti il numero dei figli attraverso
una serie di fili color oro. Disegni frequenti erano la rosa, o nido di uccellini con le
uova, per simboleggiare un matrimonio fecondo. Oggi i ricami sono un po' cambiati
e sono stati introdotti, ad esempio, i fiori delle nostre montagne( genzianelle-viole
ecc..).
A completare il look tradizionale erano poi le pantofole (gli “scapìin”, che vedrete
realizzare più avanti nel percorso: calzature con tomaia di velluto o mezzalaan e
suola di stracci, oggi sostituiti da gomma pesante) fino a pochi anni fa utilizzate da
giovani e adulti di entrambi i sessi.
Analizziamo il morèl più da vicino. Esso è composto da vari capi: ól morèl è un
lungo vestito senza maniche: sulla schiena si intrecciano in una particolare
allacciatura due nastri rossi, pendenti sul retro della gonna per circa mezzo metro,
talvolta pieghettati (“scaléi”), mentre l’allacciatura sul davanti, con un sottile
cordoncino, lascia intravvedere la “pézze”.
La camicia (camìśe) bianca in cotone prevede che il corpetto e le maniche siano
ricamate e crespate in modo originale. Al corpetto veniva successivamente cucito
"ol pè o strüśe", cioè il piede, che era solitamente di tela scadente.
Ol mocarööl dal spal è l’ampio fazzoletto, solitamente di seta che si porta sulle
spalle. Spesso anch’esso è finemente ricamato o presenta ricche stampe floreali
che si accordano con ol scosàal: un grembiule trattenuto in vita per mezzo di
un’alta fettuccia di seta, allacciata sul davanti a formare un grande fiocco.
Ol strasciööl è il fazzoletto quadrato, ampio a bianchissimo di circa 110 cm che si
portava sul capo durante delle funzioni in chiesa anche con il "cotóon". Era
solitamente ricamato dalla persona stessa che lo indossava.
La corèğe è una cintura di lana colorata e intrecciata che stringe il costume alla
vita.
Con il “morel” non potevano mancare i “corèi”: doppio giro di coralli provenienti da
Venezia (vedi "cotóon"), solitamente avuto in dono.
La pettinatura tradizionale con cui le donne di Premana si acconciavano indossando
il morèl era quella a trecce avvolte in un nastro (“gale”) e quindi affastellate sulla
nuca, ove erano trattenute da opposti spilloni, i güc da conscià. Era tradizione da
parte della novella sposa regalare “gal” a tutte le compagne di alpeggio.