Scheda storico-artistica dal catalogo
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Scheda storico-artistica dal catalogo
42. Fabrizio Pipino (Francesco Pedone?) (L’Aquila, 1581 - post 1668) Croce processionale prima metà del XVII secolo tecnica/materiali lamina d’argento dorata, sbalzata, cesellata e montata su struttura lignea dimensioni 56 × 48 cm iscrizioni nel recto, in alto: «INRI» monogramma «FP» scheda Andrea Bangrazi, Antonella Lopardi restauro Antonio Mignemi (MIMARC s.r.l. L’Aquila) con la direzione di Lucia Arbace provenienza Magliano dei Marsi (L’Aquila), chiesa di Santa Lucia collocazione Celano (L’Aquila), Museo d’Arte Sacra della Marsica, Castello Piccolomini La croce, come attestato da Pietro Piccirilli nel suo inventario del 1904, era conservata all’interno della sagrestia della chiesa di Santa Lucia di Magliano dei Marsi (Piccirilli 1904, p. 5), originariamente intitolata a San Martino, vescovo di Tours. L’edificio ecclesiale, risalente al periodo compreso tra il XIII e il XIV secolo, fu realizzato presumibilmente dalle medesime maestranze borgognone cistercensi (Moretti 1972, p. 429) che lavorarono alla costruzione della vicina Santa Maria della Vittoria di Scurcola Marsicana, monumentale abbazia costruita tra il 1274 e il 1282 e andata in rovina a causa del suo abbandono nel Cinquecento, a seguito di ripetuti eventi sismici (Moretti 1972, p. 428). Secondo la suggestiva ricostruzione dello studioso Paolo Fiorani (Fio- Prima del restauro, recto e verso rani 1978), la chiesa di Santa Lucia fu edificata sui resti di un tempio dedicato a Giove Statore; l’attributo Stator, «colui che tiene fermo», è da porre in relazione alla leggenda secondo cui il re degli dei, invocato da Romolo nel corso della battaglia del lago Curzio, fermò i Romani che stavano fuggendo di fronte ai Sabini. L’intitolazione a Santa Lucia compare per la prima volta in un documento del 1536 dove si fa riferimento a un compromesso tra le famiglie Caponi e Gatti «sopra il iuspatronato di una cappella sita in la Ecclesia de S. Lutia di Magliano medesmo» (Scipioni 1935). La chiesa subì seri danni a causa degli eventi sismici del 1655 e del 1703. Nel 1820 fu interessata da un restauro di cui, purtroppo, non si hanno precise notizie (Moretti 1972, p. 428). Si conoscono invece i nomi delle maestranze maglianesi che, alla fine dell’Ottocento, contribuirono al rifacimento dell’apparato decorativo: Cesidio Ringegni e Vincenzo Cianciarelli, allievo di Domenico Morelli (Scipioni 1935, p. 20), pittore napoletano attivo nel pieno dell’Ottocento. Il terremoto che il 13 gennaio 1915 distrusse completamente la città di Avezzano e molti altri centri della Marsica, provocò il crollo della parte superiore della facciata, della cupola, del campanile, delle pareti della navata centrale e di quella laterale destra; rimase in piedi solo una parte della navata sinistra con le arcate e le finestre (De Girolamo 1987, p. 68; Scipioni 1935, p. 5). Recuperata tra le macerie, la croce è stata custodita all’interno del Castello dell’Aquila a partire dagli anni 1949-1950, quando venne esposta alla prima mostra ufficiale del Museo Nazionale d’Abruzzo, realizzata dal soprintendente Umberto Chierici. Attualmente è esposta nel Museo Nazionale di Arte Sacra della Marsica, all’interno del Castello Piccolomini di Celano, nella sezione dedicata all’oreficeria sacra. L’opera è ben rappresentativa della produzione orafa regionale, che fin dagli esordi predilige oggetti di natura devozionale, quali croci processionali, reliquiari, ostensori, chiaro segno della forte religiosità abruzzese e di una committenza orientata a soddisfare le esigenze legate alla liturgia. Se ogni opera è portatrice di una forte valenza religiosa e simbolica, quasi apotropaica, al contempo mostra inequivocabilmente l’abilità raffinata degli artisti delle varie scuole locali. I primi a documentare la ricchezza e la vastità di questo patrimonio regionale salvatosi da spoliazioni, eventi distruttivi, avventate rifusioni o vendite scriteriate furono, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, eruditi come Leopold Gmelin e Pietro Piccirilli. Contribuirono ad alimentare l’interesse le esposizioni, tra cui la celebre Mostra di antica arte abruzzese tenutasi a Chieti nel 1905, che stimolò una nuova attenzione da parte degli studiosi verso questo peculiare settore artistico (Mattiocco 2004, p. 33), che è stato coltivato e studiato approfonditamente in tempi recenti da Ezio Mattiocco, tra i cui apporti più significativi è la classificazione, attraverso una periodizzazione molto precisa, dei diversi bolli rinvenuti nei vari centri orafi, individuandone all’Aquila ben sette e segnalando i diversi casi di falsificazione. La croce sia da un punto di vista materiale che iconografico ben si iscrive nella tradizione orafa abruzzese a partire dalle croci di tipo arcaico: l’orefice la realizza con un’anima in legno a terminazione triloba, ricoperta da una sottile lamina in argento, cesellata e sbalzata con particolare cura, ponendo attenzione a nascondere attentamente i Dopo Il restauro, recto e verso La chiesa di Santa Lucia prima e dopo il sisma del 13 gennaio 1915 punti di congiunzione. L’iconografia tradizionale, che prevede Cristo crocifisso sul recto all’incrocio dei bracci, con la Vergine e san Giovanni nei trilobi ai lati del Cristo, e l’immagine del pellicano e della Maddalena nei bracci superiore e inferiore, con il Redentore sul verso contornato dalle figure degli evangelisti, è alterata da un rimontaggio effettuato nel corso di un restauro risalente al 1932 e, soprattutto, dalla presenza – in luogo del Redentore benedicente – dell’immagine della santa titolare della chiesa. L’opera, per caratteri stilistici, è senz’altro da collocare nel Seicento. La mancanza di punzonature, di cui si andava ormai perdendo l’u- so, ha impedito di collegarla a una delle scuole di oreficeria attestate nel territorio tra il XIII e il XVIII secolo, che fanno capo a Sulmona, Chieti, Teramo e L’Aquila. La scuola più antica è senz’altro quella sulmonese, attiva già alla fine del Duecento con le prime corporazioni di orafi, che ne consentirono il perdurare fino al pieno Cinquecento. Agli albori del Quattrocento, grazie a Nicola da Guardiagrele (Gmelin 1891), uno dei padri dell’oreficeria abruzzese, quest’antica tradizione prende piede con successo anche nella provincia di Chieti. Teramo viene nominata tra i centri di eccellenza abruzzesi nella produzione orafa, ma la limitatezza di testimonianze documentarie e la scarsità di oggetti materiali non ne restituiscono appieno l’importanza. La città dell’Aquila presenta una storia a sé perché nel Trecento è una civitas nova, sorta da neanche cinquanta anni. All’inizio gli aurifices aquilani non riescono, anche a causa di una richiesta sempre crescente della committenza, a soddisfare la domanda e si rivolgono quindi, all’occorrenza, agli artisti sulmonesi; la stessa produzione dei maestri aquilani risulta fortemente contaminata da elementi di scuola sulmonese. Già dal 1355 però, è attiva a L’Aquila la Magistratura delle Cinque Arti, comprendente anche i Quinque Metallorum, gruppo che riunisce tutti gli esperti dei metalli presenti in quel tempo in città (Mattiocco 2004, pp. 18-20). È nel Quattrocento che si cominciano a definire delle personalità locali di spicco in campo orafo, forse in concomitanza all’elaborazione di norme comuni, frutto di consuetudini consolidate, riguardo la composizione delle leghe metalliche da utilizzare. In quel periodo gli orefici aquilani si riuniscono per la prima volta in una vera corporazione con una propria sede (Piccirilli 1907, p. 3), scegliendo una cappella della chiesa dei francesi, intitolata a San Ludovico da Tolosa e poi, dal 1488, dedicata alla Concezione, figura Interni della chiesa di Santa Lucia dopo la ricostruzione Interni della chiesa di Santa Lucia prima del sisma, dove si intravede l’apparato decorativo caratterizzato da stucchi e pitture precedenti al terremoto della Marsica protettrice della categoria degli orefici e degli argentieri (Mattiocco 2004, pp. 20-22). Molte opere di area marsicana sono senza dubbio da ricondurre alla scuola aquilana, in base ai caratteri formali e stilistici, prendendo a riferimento in primis la croce processionale di Giovanni Rosecci, orafo attivo all’Aquila nella seconda metà del XVI secolo. Questa croce, proveniente dalla chiesa di Santa Maria Paganica all’Aquila e oggi custodita nel Museo di Arte Sacra della Marsica di Celano, firmata e datata 1575, presenta soggetti differenti ma numerose analogie con la croce di Magliano, ad esempio nei motivi ornamentali dello sfondo a cesello e nella realizzazione plastica delle figure aggettanti alle estremità dei bracci, con l’immagine centrale del Cristo cesellata e con una resa similare dei dettagli anatomici. Senza dubbio l’autore della croce di Magliano si inserisce sulla scia degli artisti di scuola aquilana del Seicento e può essere avvicinato, per analogie compositive, a Berardino Coletti (1612) o a Francesco Novelli, che eseguì nel 1629 la croce processionale della chiesa di San Francesco a Loreto Aprutino, marchiata con il bollo «TER». Pur non presentando il bollo della scuola orafa di appartenenza, la croce di Magliano mostra un interessante segno distintivo forse riferibile alle iniziali dell’autore, cioè il monogramma «FP». Secondo Mario Moretti, che leggeva unicamente la lettera «F», omettendo la «P», il marchio risulta di difficile interpretazione (Moretti 1968, p. 113). Nel primo documento ufficiale che riporta una descrizione accurata, conservato all’Aquila presso la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio dell’Abruzzo, tra le carte dell’archivio Verlengia, si legge «Opera di orafo abruzzese del secolo XVII, attardato negli schemi dell’oreficeria regionale del medioevo e del rinascimento. La cesellatura delle parti decorative rivela, invece, il gusto seicentesco al quale l’oggetto cronologicamente appartiene». Per tentare di risalire a un’attribuzione plausibile circa l’autore della nostra croce, sono stati analizzati i verbali delle assemblee generali degli iscritti all’Arte degli Orefici, risalenti al XVII secolo, dai quali sono emerse numerose figure di maestri, soci, discepoli e garzoni di bottega. In particolare all’Aquila ci troviamo di fronte a circa una dozzina di laboratori a cui è possibile attribuire la croce, basandosi sull’indagine stilistica e sulle iniziali «FP», che potrebbero richiamare i nomi di Fabrizio Pipino e Francesco Pedone (o Petano). Risulta, dagli studi dello storico aquilano Raffaele Colapietra, che Fabrizio Pipino nasce nel 1581 e nel 1668 dimora in prossimità di San Domenico, oltre a possedere la propria bottega all’inizio di via Sassa (Colapietra 1978). Eletto console all’interno dell’Arte degli Orefici aquilani per ben dieci volte, il Pipino risulta essere una delle figure più rappresentative e rispettate all’interno della corporazione nella prima metà del Seicento. Per limiti temporali l’opera rientra nella fase che precede il graduale declino dell’arte orafa abruzzese, messa in forte crisi dalla diffusione della produzione napoletana. A partire dalla fine del XVII secolo, infatti, l’oreficeria regionale va incontro a un graduale processo di isolamento, con una provincializzazione delle manifatture artistiche. Per quanto concerne la cronologia dei restauri effettuati, la croce di Magliano è stata oggetto del citato restauro del 1932, a seguito del suo recupero dalle macerie del sisma del 1915, in occasione del quale è stata erroneamente mal ricomposta, con l’immagine della Vergine spostata sul verso della croce al posto dell’evangelista Matteo (Mattiocco 1987, pp. 94-96). Durante lo stesso intervento, sono stati, con ogni probabilità, applica- Durante il restauro, particolare con la punzonatura dell’orefice Jacopo Lauro, Ieronimo Pico Fonticulano, Mappa della città dell’Aquila, 1600. L’esemplare fotografato, di proprietà dei Frati Minori Cappuccini d’Abruzzo, si conservava, fino al sisma del 6 aprile 2009, nel convento di Santa Chiara. Nella visuale a volo d’uccello si scorge contrassegnata con il numero 55, la chiesa della Concezione dove si trovava la cappella degli Orefici scelta anche per la vicinanza al ‘forno degli orefici’. In basso, in prossimità di piazza Duomo, all’inizio di via Sassa, era collocata la bottega del presunto autore della croce di Magliano dei Marsi. Archivio di Stato dell’Aquila, Libro dei Parlamenti dell’Arte degli Orefici aquilani, verbale dell’assemblea del 15 dicembre 1626 (cfr. E. Mattiocco, Orafi e argentieri d’Abruzzo dal XIII al XVIII secolo, Lanciano 2004, p. 19) ti gli inserti in ferro che ancorano la lamina d’argento all’anima lignea, elementi spuri che, in una fotografia del 1934, non mostravano ancora segni di ossidazione. Prima del restauro attuale la croce rivelava la presenza di dorature lungo le estremità quadrilobate che ospitano le figure, nonché sui panneggi, sui dettagli dei capelli e sulle ali dell’aquila. Questa rifinitura, realizzata con la tecnica dell’amalgama a mercurio, appariva meno evidente a causa della copertura dovuta a depositi atmosferici e a prodotti di lucidatura applicati nel tempo. L’opera è stata sottoposta a smontaggio integrale, con la separazione di tutti gli elementi costitutivi, così da poter intervenire in modo differenziato in base alla natura materica e allo stato di conservazione delle varie parti. Su ogni elemento sono state eliminate le ossidazioni ed è stato effettuato il ripristino formale delle deformazioni e degli schiacciamenti. Questi interventi, insieme al consolidamento delle fratture ben visibili sulla struttura anche a causa dei precedenti restauri, hanno permesso di ridonare nuova luce a questa opera che risulta di grande L’opera in una foto del 1934 Durante il restauro, anima lignea della croce dopo lo smontaggio Durante il restauro, particolare di una formella raffigurante san Giovanni con il suo simbolo di riferimento, l’Aquila, mentre è intento nella stesura di uno dei quattro Vangeli, prima e durante la pulitura importanza nel panorama dell’oreficeria sacra della Marsica. Bibliografia Archivio schede storiche, Croce processionale Magliano dei Marsi, scheda Verlengia n. 37, Museo Nazionale d’Abruzzo; Gmelin 1891; Piccirilli 1904, p. 5; Scipioni 1935, p. 20; Moretti 1968, p. 113; Moretti 1972, p. 429; Colapietra 1978; Fiorani 1978; De Girolamo 1987, p. 68; Mattiocco 1987, pp. 94-96; Mattiocco 2004, pp. 18-22. Bibliografia di riferimento Archivi Archivio di Stato dell’Aquila, Libro dei Parlamenti dell’Arte degli Orefici aquilani, verbale dell’assemblea del 15 dicembre 1626. Archivio fotografico della S.B.S.A.E., La Croce processionale e la chiesa di S. Lucia a Magliano dei Marsi, 1934. Archivio Diocesano dei Marsi, fondo C/ busta 96, fascicolo 2398. Archivio schede storiche, Croce processionale Magliano dei Marsi, Scheda Verlengia n. 37, Museo Nazionale d’Abruzzo. Opere a stampa 1954 M. Chini, Silvestro Aquilano e l’Arte in Aquila nella II metà del sec. XV, L’Aquila 1954. 1978 R. Colapietra, L’Aquila dell’Antinori. Strutture sociali ed urbane della città nel Sei e Settecento, Antinoriana II, III, L’Aquila 1978. 1988 R. Cucchiarelli, Chiesa di Santa Lucia, Magliano dei Marsi, Cambiano, 1988. 1987 G. De Girolamo, La chiesa di Santa Lucia in Magliano de’ Marsi. Arte e fede di un popolo, Roma 1987. 1978 P. Fiorani, Una città romana. Magliano dei Marsi dalle origini al Medioevo, Roma 1978. 1891 L. Gmelin, L’oreficeria abruzzese negli Abruzzi, Teramo 1891. 2013 La bellezza inquieta. Arte in Abruzzo al tempo di Margherita d’Austria, catalogo della mostra (Ortona, 2013), a cura di L. Arbace, Torino 2013. 1999 E. Mattiocco, Bibliografia per la Storia dell’arte orafa in Abruzzo, Sulmona 1999. 1997 E. Mattiocco, Gli antichi marchi dell’oreficeria abruzzese, Sulmona 1997. 1987 E. Mattiocco, L’oreficeria sacra nella Marsica, in Architettura e Arte nella Marsica, II, 1984-1987, L’Aquila 1987, pp. 94-96. 2004 E. Mattiocco, Orafi e argentieri d’Abruzzo dal XIII al XVIII secolo, Lanciano 2004. 1972 M. Moretti, Architettura Medioevale in Abruzzo, Roma 1972. 1968 M. Moretti, Museo nazionale d’Abruzzo nel castello cinquecentesco dell’Aquila, L’Aquila 1968. 1972 V. Pace, Per la storia dell’oreficeria abruzzese, in «Bollettino d’arte», 2, Roma, 1972. 1915 P. Piccirilli, Il terremoto della Marsica, in «Pagine d’arte», anno III, 4, febbraio 1915, pp. 32-34. 1904 P. Piccirilli, La Marsica. Appunti di Storia e d’Arte, Trani 1904. 1917 P. Piccirilli, L’Oreficeria aquilana nei secoli XVI,XVII,XVIII, in, «L’Arte», Milano 1917. 1907 P. Piccirilli, Su gli Appunti intorno alla scuola d’oreficeria aquilana del Cav. Avv. V. Balzano, estratto dalla «Rivista Abruzzese di Scienze, Lettere ed Arti», Anno XXII, Fasc. II, Teramo, 1907, p. 3. 1982 Croce processionale Magliano dei Marsi, Sovrintendenza B.A.A.A.S., L’Aquila, 1982. 1935 D. Scipioni, Brevi Notizie storico-artistiche sulla chiesa di S. Lucia in Magliano dei Marsi, Roma1935, p. 20. 2015 A. Tangredi, E. Di Cristofano, Magliano de’ Marsi 13 Gennaio 1915. Storia di un sisma tra vita quotidiana, arte e solidarietà, Magliano dei Marsi 2015.