Milano Finanza

Transcript

Milano Finanza
www.milanofinanza.it
TRIMESTRALI UTILI BOOM IN BANCA. È VERA GLORIA?
E L’INDUSTRIA MIGLIORA I MARGINI MA NON I DEBITI
€ 3,80
Uk £ 3,40 - Ch fr. 9,50 Francia € 7,60
Sabato 15 Novembre 2014 Anno XXVI - Numero 225
Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano
FOOD Sicuramente può dare un aiuto importante per la ripresa insieme a lusso e turismo
Tanto che ben tre fondi strategici hanno investito in Cremonini. Ed è solo l’inizio
Sarà il cibo a salvare
l’Italia?
Ecco tutte le opportunità
anche per gli investitori
ORSI & TORI
di Paolo Panerai
G
iura Jack Ma, fondatore di
Alibaba, nell’intervista a
Class Cnbc pubblicata su
MF-Milano Finanza di giovedì 13: «... Le banche sanno
che non possono ucciderci e che noi non
vogliamo uccidere loro... abbiamo spiegato (alle banche) che possiamo fare le
cose in modo più efficiente, economico e
veloce. Vogliamo aiutare le piccole
imprese e i consumatori che usano la
tecnologia. Le banche da sole non sono
in grado di farlo... Sì, è notorio, ho
incontrato poco tempo fa Tim Cook. È
sicuramente possibile che la nostra
Alipay e Apple Pay facciano una
partnership. Tutto è possibile. Apple è
una grande società che ha cambiato il
mondo specialmente nel mobile».
Capito signore banche e signori banchieri? La sfida è lanciata, anche se ora
Ma tenta (come nell’intervista) di gettare acqua sul fuoco, dopo anche le
rivelazioni di questo giornale sulla
decisione delle banche cinesi guidate
dal presidente di Bank of China,
Tian Guoli, di creare alternative ad
Alibaba proprio per il progetto di invasione di campo da parte di Ma non solo
con la fortissima Alipay, che non si
limita a incassare ma fa anche microcredito, bensì anche con il Fondo monetario lanciato durante l’ultimo Capodanno cinese e arrivato a raccogliere
140 miliardi di dollari, diventando il
secondo fondo monetario al mondo.
La piattaforma CCIG/Mall, di cui la
casa editrice che edita questo giornale
è il riferimento per l’Italia, è il frutto
della reazione in primo luogo delle banche cinesi. E alleata delle banche è il
leader dei pagamenti digitali, China
Union Pay. Quindi uno schieramento
forte al quale si potranno affiancare
banche di tutti i Paesi dove Alibaba
intende operare. Ma se si dovesse
scommettere punteresti per la vittoria
su Alibaba o sul sistema bancario?
Viene naturale rispondere che il sistema bancario internazionale è oggi straordinariamente più potente. Ma se ad
Alipay si unisse Apple Pay... la musica
potrebbe essere molto diversa. Anche
per un fondamentale motivo: mentre
Alipay, Apple Pay e tutti gli altri sistemi di pagamento dei colossi dell’e-commerce come Amazon o anche sei social
network hanno una libertà assoluta,
nessuna legge, nessun regolamento li
sta condizionando, il sistema bancario
internazionale e in particolare quello
europeo si trovano in una situazione di
paradossale stress da regolamento, non
pieno di una crisi che, per definizione
di quasi tutti gli economisti, sono allo
stesso tempo il cardine e il punto debole del sistema finanziario globale.
Se Ma e Cook si alleeranno e approcceranno con determinazione il mercato
europeo, per le banche, e con esse le
varie economie nazionali saranno dolori. Infatti, Alipay e Apple Pay possono
introdurre una novità tecnologica al
giorno, non avendo strutture obsolete
alle spalle, mentre le banche hanno
vaste reti fisiche e soprattutto un
nuovo organismo di vigilanza europeo,
l’Eba, che assieme alle strutture che
hanno organizzato gli stress test ragiona su criteri drammaticamente rigidi e
ormai superati. Ma non solo: Eba,
dovendo vigilare su sistemi bancari
nazionali dell’area euro molto diversi
fra loro, sta creando squilibri e trappoloni volontari o involontari come quello
che ha portato Mps a subire l’onta
della bocciatura, mentre, come ha rivelato questo giornale una settimana fa,
l’accordo fra Banca d’Italia, Bce e
Commissione europea era di considerare la banca senese nella categoria
delle banche in ristrutturazione, da
valutare sul rispetto del piano quinquennale per il risanamento, e non
PENSIONI
alle pagine 30 e 31
OK SOLO RAI WAY
a pagina 21
ESCLUSIVO / TUTTI I PROGETTI PER BRUXELLES
a pagina 16
15 Novembre 2014
MILANO FINANZA
I FATTI SEPARATI
DALLE OPINIONI
Direttore ed editore Paolo Panerai (02-58.219.209)
Direttore ed editore associato Gabriele Capolino (02-58.219.227)
Direttore Pierluigi Magnaschi (02-58.219.207)
Condirettori Andrea Cabrini (coordinamento media digitali)
Vicedirettori Filippo Buraschi (02-58.219.205),
Antonio Satta (Capo della sede di Roma 06-69.760.847)
Caporedattore centrale Francesco Allegra (02-58.219.875),
Capiredattore Davide Fumagalli (Internet e Patrimoni 02-58.219.229),
Aldo Bolognini Cobianchi (Patrimoni 02-58219233),
Alessandro Wagner (MF Fashion 02-58.219.798)
Vicecapiredattore
Giuliano Castagneto (02-58.219.336), Lucio Sironi (02-58.219.228)
Capiservizio
Teresa Campo (02-58.219.471), Roberta Castellarin (02-58.219.260), Ester Corvi (ufficio
studi, 02-58.219.317), Stefania Peveraro (02-58.219.401), Stefano Roncato (MFF Magazine 02-58.219.225), Angela Zoppo (06-69.760.831, Roma)
Vicecaposervizio Marcello Bussi (02-58.219.392)
Redazione Chiara Bottoni (MF Fashion 02-58.219.446), Cristina Cimato (MF Personal
02-58.219.566), Andrea Di Biase (02-58.219.314), Manuel Follis (02-58.219.779), Gian
Marco Giura (02-58.219.460), Luca Gualtieri (02-58.219.757), Luisa Leone (02-58.219.388),
Anna Messia (06-69.760.865), Luciano Mondellini (02-58.219.592), Andrea Montanari
(02-58.219.316), Francesco Ninfole (02-58.219.238), Paola Valentini (02-58.219.475)
Redazione di New York Andrea Fiano (corrispondente, 001-212.447.7953)
diretto da
Giulia Pessani
diretto da
Giampietro Baudo
Capo economista Massimo Brambilla (02-58.219.495)
Impaginazione Alessandra Superti (responsabile), Marco Delise
(viceresponsabile), Daniela Asperges (pubblicità), Filomena Donofrio
Illustrazioni e grafici Lucrezia Alfieri, Monica Pegoraro
Segreteria Rosalba Pagano e Federica Troìa (Milano).
Barbara Alabiso e Tiziana Cioppa (Roma)
Milano Finanza Editori Spa
INTERNET: www.milanofinanza.it
E-MAIL: [email protected]
20122 Milano, via Marco Burigozzo 5, tel. 02- 58.219.1, fax 02-58.317.518 - 58.317.559.
00187 Roma, via Santa Maria in Via 12, tel. 06-6976.081 r.a., fax 06-69.920.373 - 69.920.374
--------------------------------- AI LETTORI ----------------------------------Tutte le informazioni contenute in queste pagine si basano su fonti che MF/Milano Finanza
ritiene attendibili. Le asserzioni espresse nei vari articoli dei collaboratori rispecchiano esclusivamente l’opinione degli autori. Nonostante l’estrema cura nel trattare la materia, MF/Milano Finanza non si assume responsabilità per quanto riguarda conseguenze derivanti da
eventuali inesattezze o imprecisioni dei dati e delle quotazioni. In particolare, l’investimento in
prodotti derivati (opzioni, futures, premi, warrant) offre la possibilità di ottenere elevatissime
performance ma anche correndo un rischio molto elevato. Nel caso più negativo, si può verificare anche la perdita totale del capitale investito. In un normale portafoglio, la quota da destinare a prodotti di questo tipo dovrebbe essere limitata.
3
Sommario
Anno XXVIII, numero 46, Sabato 15 Novembre 2014 - Nuova serie anno XXVI, numero 225
4
Visto & Previsto
8
News
8 Petrolio
Affari a 80 dollari
9 Nuove politiche
Se il Dragone rallenta
10 Giappone
Sayonara alla deflazione
11 Scenari
Se non svaluti, lavora
13 Tutti a tavola
Cibo salva-Italia
14 Investimenti
Tre sovrani per Inalca
15 Intervista
Soldi? Meglio relazioni
16 Investimenti
Ecco 40 mld per Juncker
18 Bilanci
Ma è vera gloria?
19 Industriali
Ancora grandi pulizie
21 Piazza Affari
Perché l’ipo non si fa
22 Auto
Chi vince il Grand Prix
23 Pneumatici
Pirelli li mette ai margini
24 Ubi banca
La Leonessa ha appetito
25 Banche
Sportelli alla dieta 2015
26 Risparmio gestito
Vogliamo essere l’Anima
27 Classifica
Le banche al top
28 Riassetti
Saipem guarda al Golfo
29 Fondi immobiliari
Una sfida all’ultima opa
30 Welfare
Pensioni senza pil
32 Sanità
Polizze da codice rosso
33 Made in Italy
Quei ferri di lusso
35 Concorrenza
Salotti buoni? In soffitta
Rubriche
28 Imparare la Cina,
vendere ai cinesi
32 Considerazioni inattuali
33 Lombard Street
35 Il Punto di Mauro Masi
37 Mercato Globale
In cerca di strategie
41
45
Il Trader
51 Banche ancora sotto esame
53 Trading Focus
Supporto a quota 18.400
56 Nel Portafoglio
Gtech contromano
57 Cambi
Per l’euro scenario a 1,22
58 Bond Market
High yield al setaccio
59 Trading School
Arriva Larry Williams
Nel Mattone
61 Londra
Quotazioni al pit stop
64 Affitti ancora in calo
67
Personal
67 Tech
I tablet da mettere sotto l’albero
68 Orologi
Lancette per ogni tasca
68 Vini
Miscellanea un po’ magra
69 Arte
Dietro Warhol c’è il rischio bolla
I Vostri Soldi 72
Il Laboratorio
In Gestione
45 Fondi Scommesse alternative
47 La Boe si porta avanti
carretti. Nel terrore del ripetersi di una tale vicenda
drammatica, la Germania ha imposto che la Bce garantisse la stabilità dell’inflazione, cioè che la stessa non
salisse oltre una moderata percentuale. Nella sua
(pseudo) autonomia, la Bce ha fissato che il livello giucome tutte le altre banche, misurate sull’asset quality sto di inflazione deve essere il 2% e non di più. Ma non
review.
aveva messo nel conto che la
Nel numero della scorsa settimana, Francesco grande crisi in atto ormai da sei
Ninfole ha dimostrato che senza tenere conto di deri- anni potesse portare addirittura
vati che molte banche straniere hanno acceso, le ban- alla deflazione o comunque a
che italiane, molto più prudenti e
un’inflazione bassissima. Che è la
FTSE MIB DELLA SETTIMANA
tradizionali, sarebbero risultate le
realtà che stiamo vivendo. Nel suo
migliori d’Europa.
bollettino di pochi giorni fa la Bce ha
Insomma il Vecchio continente è
indicato che ci vorranno almeno cincaratterizzato da una babele banca- FTSE All Share -0,71 FTSE Mid Cap -0,92 que anni per arrivare a un tasso di
ria, che illusoriamente la vigilanza
inflazione del 2%, il minimo perché
MF ITALY40 Large cap
continentale della Bce potrà uniforl’economia possa ripartire, essendo
+0,62 l’inflazione nient’altro che un additi-0,05 Luxottica
mare. A essere in una situazione Atlantia
+12,70
Autogrill
+12,22 Mediaset
paradossale è infatti la Bce stessa. Azimut
-1,68 vo della crescita. Che cosa significa
-6,73 Mediobanca
-0,47 questa ammissione?
+1,93 Mediolanum
Basterà leggere il commento di A2a
+7,48
B Pop Milano -4,42 Moncler
Angelo De Mattia, su questo nume- Bco Popolare -10,20 Mps
+0,75 Un fatto molto grave e cioè che il più
+0,28 clamoroso violatore dei parametri
-9,46 Pirelli e C.
ro di MF-Milano Finanza, e di Bper
-5,13
Buzzi Unicem -0,19 Prysmian
Pierluigi Ciocca su L’Espresso di Campari
+0,63 stabiliti dal Trattato di Maastricht è
-5,48 Saipem
+1,50 proprio la Bce. E che cosa dovrebbe
Industrial -1,46 Snam
questa settimana, per capire quanto Cnh
+1,36
Enel
-3,40 Stm
la Banca centrale europea sia condi- Enel G. Power -2,27 Telecom Italia +4,16 fare la Bce per riportare l’inflazione
-2,73
-1,10 Tenaris
zionata dal potere al suo interno della Eni
+0,11 al 2% non in cinque anni, trascorsi i
Exor
+3,31 Terna
-4,71 quali la povertà delle economie euroGermania fino al punto da fare essa Ferragamo +10,61 Tod’s
-2,53
+12,60 Ubi Banca
stessa, simbolo più concreto dell’Unio- Fiat
-4,45 pee avrà creato altri milioni e milioni
Finmeccanica +0,94 Unicredit
+6,97 di disoccupati? Immettere liquidità
-0,31 UnipolSai
ne europea, fuori dai parametri del Generali
+3,93 World D. Free -1,12
Trattato di Maastricht, la carta fon- Gtech
+4,99 nel sistema perché esso riparta e
IntesaSanpaolo
- Yoox
damentale dell’Europa.
quindi, sotto la pressione di una magwww.milanofinanza.it/mfitaly
Eloquentemente Ciocca, ex alto dirigiore domanda, i prezzi di prodotti e
gente di Bankitalia, al pari di De Mattia, scrive: «Per servizio riprendano a salire aggiustando più aspetti
favore, facciamo più debiti». E l’invito è proprio rivolto negativi: per esempio l’indebitamento degli Stati, il cui
alla Bce. La quale, in base al suo statuto, derivante dal peso si riduce in relazione al prodotto interno lordo (pil)
Trattato di Maastricht che l’ha istituita, ha come com- che con l’inflazione sale di più. Proprio leggendo il bolpito fondamentale la regolamentazione dell’inflazione, lettino della Bce si scopre invece che dal 2012, quando
di cui in Germania si temono gli effetti negativi, in era ancora possibile evitare la deflazione o la quasi
maniera ossessionante, dalla Repubblica di Weimar in deflazione, il bilancio consolidato della Bce e dell’Europoi, quando per comprare un chilo di pane i cittadini sistema si è contratto di 1/3 (1.000 miliardi) e la base
dovevano trasportare il denaro necessario con valigie o monetaria posseduta dalle banche si è anch’essa con-
ORSI & TORI
MFF
F
New York rivoluziona
le sue sfilate
48 Etf Più fiducia negli States
49 Pronti alla volatilità
tratta di 650 miliardi, con un effetto tutt’altro che
espansivo sull’economia, scrive Ciocca.
Già lo statuto della Bce imposto dalla Germania conteneva limiti enormi alla possibilità di una politica monetaria capace di smuovere l’economia reale. A questi
limiti si aggiunge ora la constatazione che la Bce non è
riuscita, per l’impedimento della
Germania che ne è l’azionista
principale, a rispettare i parametri che essa stessa si era imposta.
E poi ci si meraviglia che la crisi continui e sempre peggiore. A Francoforte la Germania ha finora imposto al
presidente Mario Draghi e al Consiglio una politica
assurda di austerità. Recentemente Draghi ha dichiarato di essere pronto a lanciare i Qe, cioè l’acquisto di
titoli anche di Stato stampando moneta proprio per
raggiungere il più rapidamente possibile il parametro
di inflazione del 2% che si è posta come ideale, anche se
ideale non è. La miopia tedesca impedisce di far vedere
anche a Draghi e al Consiglio che la situazione si è
ribaltata rispetto alla paura di una eccessiva inflazione.
Che Draghi fornisca ai componenti del Consiglio i
paper scritti dal suo predecessore in Bankitalia,
Antonio Fazio, che spiega con cristallina lucidità
come il cancro peggiore dell’economia è proprio la deflazione, che rende poveri i cittadini e le nazioni.
Ma il fatto che la Bce non stia rispettando il parametro
discendente da Maastricht ha un altro effetto drammatico: sminuisce in maniera decisiva l’autorevolezza
della banca centrale e rende più che legittima qualsiasi
violazione dei parametri posti agli Stati. Anche per una
ragione per così dire costituzionale: mentre il parametro dell’inflazione al 2% è un vincolo assoluto discendente dal Trattato, che è la Carta costituzionale del
sistema economico finanziario dell’Unione, frutto di un
processo tipico delle carte costituzionali, come dice e
scrive il professor Giuseppe Guarino, il più autorevole giurista di diritto pubblico vivente, i parametri che
dovrebbero essere rispettati dagli Stati sono frutto di
-0,68%
(continua a pagina 4)
15 Novembre 2014
MILANO FINANZA
4
Visto &
L’ULTIMA SETTIMANA
E ORA L’OPERAZIONE SARÀ COMPLETATA ENTRO FINE ANNO
ORSI & TORI
Alitalia-Etihad, c’è l’ok Ue
segue da pagina 3
accordi fra i governi e quindi, per così dire, norme di
secondo livello rispetto alla
Costituzione. In più secondo il
professor Guarino, in particolare il Fiscal compact imposto
dalla Germania nel momento
più acuto della crisi per garantirsi una politica di austerità,
è fuori dai principi sanciti dal
Trattato di Maastricht e quindi illegittimo.
Secondo lo stato dell’arte il
Fiscal compact dovrebbe diventare operativo dal prossimo
anno, fissando per esempio obblighi di riduzione dei debiti
degli Stati in rapporto al pil
assolutamente irraggiungibili
con il perdurare dell’assenza
di crescita. Seguendo idealmente il pensiero del professor
Guarino, bene quindi ha fatto la Francia ad annunciare
che non rispetterà il parametro del deficit annuo inferiore
al 3%. Se addirittura è la Bce
a non rispettare per prima il
parametro che discende dalla
costituzione economico finanziaria dell’Unione, perché gli
Stati dovrebbero rispettare
parametri che sono stati posti in violazione del Trattato
di Maastricht?
O comincia la Bce a rispettare i
parametri o diversamente liberi
tutti. Draghi non può permettere che per la miopia tedesca
la Banca centrale venga ridotta
al rango di una istituzione che
viola le norme. Quindi sarà bene che non aspetti oltre almeno
a reimmettere nel sistema i
mille miliardi che mancano al
patrimonio della banca, anche
a costo di arrivare a un voto solo maggioritario nel Consiglio.
Allo stesso modo, di ritorno
dal G20 in Australia, il presidente Matteo Renzi ha un
elemento in più per puntare
i piedi rispetto all’arroganza di Francoforte e Bruxelles.
La riprova dell’arroganza è la
risposta del pencolante JeanClaude Juncker, amico degli
evasori come è stato accertato
per la sua attività come primo ministro del Lussemburgo,
agli stimoli per una politica di
crescita lanciati dal presidente Renzi. Come vi permettete
di parlare, voi italiani, che avete il debito più alto del mondo.
Appunto il debito al 134% del
pil. L’unico punto debole, il
tallone di Achille del sistema
italiano. Va abbattuto, con un
colpo netto come suggeriscono da anni gli economisti de
L’Italia c’è. Renzi ne conosce
la ricetta e deve cercare di attuarla al più presto. Ma non
perché Juncker fa lo spiritoso e cerca di mettere l’Italia
nell’angolo. Deve attuarla perché l’Italia, in questo contesto,
non può che salvarsi da sola.
E ha le risorse per farlo. C’è
chi si illudeva o si illude che
la Bce possa salvare l’Europa.
Sperare questo è come sperare che a salvare l’Europa sia
la Germania. Ma almeno che
la Bce si metta in regola, altrimenti dovranno essere le
banche centrali dei vari Paesi
ad aprire nei suoi confronti una
procedura di infrazione.
P.S. Fabrizio Saccomanni,
ex direttore generale di
Bankitalia ed ex ministro
dell’Economia, è un banchiere di altissimo livello, come ho
imparato a conoscerlo durante molte assemblee del Fondo
monetario italiano, quando era il braccio destro di
Carlo Azeglio Ciampi e di
Lamberto Dini in tutte le
importanti negoziazioni che
si svolgevano a Washington.
Posso dire di essere anche
suo buon amico, conoscendone la lucidità di analisi. Mi
ha quindi particolarmente
sorpreso quanto ha risposto
alle domande dei giornalisti
di Class Cnbc nel corso della
trasmissione Report di venerdì
14. Jole Saggese e Gabriele
Capolino gli hanno chiesto
come mai, da ministro dell’Economia, non avesse mai messo
mano a un taglio secco del debito con la vendita a un Fondo
degli italiani di 300 o 400 miliardi di immobili passati dallo
Stato a Comuni e Regioni, che
è la ricetta che Renzi ha sul
tavolo. «Perché temevamo che
i creditori internazionali vedessero un indebolimento delle
garanzie, per esempio venden-
do, faccio per dire, il Ponte di
Rialto», ha risposto in maniera
assolutamente sorprendente. Eppure ha fatto anche il
banchiere operativo come vicepresidente della Banca per la
ricostruzione nei Paesi dell’Est.
In primo luogo nella ricetta de
L’Italia c’è non sono previsti
conferimenti nel Fondo degli
italiani di monumenti ma di
palazzi, palazzi che oggi rappresentano nel 90% dei casi un
costo per gli enti locali che li
hanno ricevuti; enti che concorrono al debito pubblico secondo
Eurostat per 400 miliardi circa. Conferendo quei beni al
Fondo degli italiani e lanciando il collocamento di quote del
Fondo fra gli italiani in cambio
di titoli di Stato non si fa altro che ridurre il debito totale.
Perché mai i restanti creditori
dovrebbero rammaricarsene,
se il valore di cessione è quello
reale. Potrebbero risentirsi se
gli immobili fossero svenduti.
Mentre il loro credito ridotto
continuerà a essere garantito da altri beni, quelli che non
saranno alienati. Piuttosto
i creditori non potranno che
rallegrarsi del risparmio di
interessi che lo Stato italiano
farà e dal fatto del riequilibrio fra fatturato (il pil) e il
debito, che tutti, perfino l’inquietante Juncker, invoca. C’è
una sola spiegazione alla posizione di Saccomanni: l’aver
incamerato una visione burocratica del debito, tipica di una
situazione ordinaria e della
burocrazia finanziaria italiana, per non voler pensare a
una sudditanza dei circoli finanziari della City, che più che
interessati a una garanzia del
debito sono sicuramente interessati a un debito precario e
quindi a più alto rendimento
di ogni altro. Si stenta a capire
che la par conditio creditorum
è caso mai in pericolo per il rischio di un default non per un
atto che può togliere all’Italia
il primato del debito e quindi
il permanente pericolo di un
nuovo attacco come quello di
quattro anni fa. (riproduzione riservata)
Paolo Panerai
L’Antitrust Ue ha dato il suo via libera all’alleanza Alitalia-Etihad,
con tre giorni di anticipo sulla scadenza del 17 novembre (si veda anche MF-Milano Finanza del 7 e del 14 novembre scorsi).
Semaforo verde, quindi, all’acquisizione da parte della compagnia
emiratina del 49% della newco che resterà per il 51% in mano agli
attuali azionisti di Alitalia. «La Commissione europea», si legge
nella nota di Bruxelles, «ha autorizzato la proposta di acquisizione del controllo comune di New Alitalia da parte di Alitalia Cai ed
Etihad. La decisione è subordinata, in particolare, all’impegno assunto da Alitalia Cai ed Etihad di liberare fino a due coppie di slot
giornaliere a favore di nuovi operatori presso gli aeroporti di Roma
Fiumicino e di Belgrado». La Commissione ha concluso che su tutte
le rotte interessate, «l’operazione non solleva gravi preoccupazioni in materia di concorrenza, soprattutto a causa delle pressioni
competitive esercitate dagli altri vettori». Nell’indagine sono stati esaminati anche gli interessi detenuti da Etihad in Airberlin,
Darwin Airline e Jet Airways. A questo punto le nozze italo-emiratine potranno essere celebrate entro la fine dell’anno.
Banche. Il Financial Stability
Board (Fsb) ha varato le regole
sull’assorbimento
delle perdite per i 30 maggiori istituti bancari al mondo. Unicredit è
l’unica banca italiana coinvolta. I
gruppi in questione dovranno detenere riserve pari al 16-20% degli
attivi. L’obiettivo è renderle autonome in caso di crisi, mandando
in soffitta il too-big-to-fail.
LUNEDÌ
10
Club Med. Investindustrial di
Andrea Bonomi
ha lanciato una
contro-opa su
Club Med. Alleatosi con Kkr, Bonomi ha rilanciato a 23 euro per
azione, valutando l’equity del
gruppo turistico francese 874 milioni di euro e sorpassando i 22
euro per azione offerti dalla conglomerata cinese Fosun.
MARTEDÌ
11
Borsa. Continuano le vendite dei
titoli delle banche
italiane innescate dagli hedge
fund subito dopo l’esito degli
stress test. In 13 sedute l’indice
del settore bancario a piazza Affari ha perso il 13%.
MERCOLEDÌ
12
Ferrari. Fca incasserà da
Maranello 2,25
miliardi di dollari tra dividendi e
liquidità prima della separazione della Ferrari dal Lingotto.
L’operazione servirà a riequilibrare la posizione finanziaria
delle due società.
GIOVEDÌ
13
VENERDÌ
14
Ftse Mib +0,97%.
In luce UnipolSai
(+8,9% a 2,178
euro) grazie ai
conti trimestrali,
CHIEDE 1,5 MILIARDI PER LA RISTRUTTURAZIONE DI ALEXANDRIA
Mps contro Nomura
Il Monte dei Paschi di Siena chiede il conto a Nomura. L’istituto
guidato dall’ad Fabrizio Viola ha chiesto un risarcimento danni
di1,5 miliardi di euro alla banca giapponese per la ristrutturazione di Alexandria, il prodotto strutturato che portò allo
scandalo derivati. A Londra, dov’è stato trasferito il procedimento su richiesta del colosso giapponese, i legali di Mps hanno
ribadito l’accusa secondo cui la banca straniera avrebbe «occultato» il contratto stipulato con loro per la ristrutturazione del
derivato Alexandria, realizzata tra luglio e ottobre del 2009.
La vicenda Alexandria ha portato in Italia, a fine ottobre, alla
condanna in primo grado per gli ex vertici di Mps per ostacolo
all’autorità di vigilanza. (riproduzione riservata)
Claudia Cervini
15 Novembre 2014
MILANO FINANZA
5
Previsto
L’ULTIMA SETTIMANA
che hanno battuto nettamente
le previsioni degli analisti. Stesso discorso per Unipol (+2,98%
a 3,732 euro). Acquisti su Autogrill (+8,84% a 5,785 euro), che
è stata promossa da Kepler
Cheuvreux (da hold a buy) e da
Equita Sim (da reduce a hold).
Denaro su Finmeccanica
(+3,85%), sostenuta dalle indiscrezioni di stampa giapponesi
secondo cui Hitachi avrebbe offerto 1,4 miliardi di euro per la
divisione trasporti di Finmeccanica (Ansaldo Breda e Ansaldo
Sts). Nonostante i dati macroeconomici solidi, a Wall Street è
prevalsa la cautela e gli indici
hanno chiuso intorno alla parità. Il Dow Jones ha lasciato sul
terreno lo 0,19%, mentre l’S&P
500 si è apprezzato dello 0,03%
e il Nasdaq dello 0,18%.
Italia. Il pil è sceso dello 0,1%
nel terzo trimestre rispetto al secondo e dello 0,4% tendenziale,
tornando così in recessione. Si
tratta del tredicesimo trimestre consecutivo senza
crescita e il pil è tornato ai
livelli del 2000.
Eurolandia. Nel terzo
trimestre il pil è cresciuto dello 0,2% rispetto al
secondo e dello 0,8% su
base annua. La Germania
ha registrato un aumento congiunturale dello 0,1%, la Francia
dello 0,3%. A crescere più di tutti
è stata la Grecia (+0,7%).
Risanamento. La società immobiliare ha archiviato i nove
mesi con un patrimonio netto di 327,5 milioni e un utile
netto di 228,1 milioni, a fronte di un rosso di 36,7 milioni
dello stesso periodo del 2013.
Quest’ultimo risultato beneficia della cessione miliardaria
del portafoglio francese della
società a Chesfield-Olayan. Ora
uno dei primi obiettivi è uscire
dalla procedura: l’addio al 182bis si definirà a dicembre.
Italmobiliare. Nei primi nove
mesi dell’anno, la società ha riportato una perdita netta in calo
a 55,9 milioni di euro dai -131,1
milioni dello stesso periodo del
2013 2013. I ricavi sono diminuiti del 2,4% a 3,34 miliardi di
euro, l’ebitda è cresciuto a 495,89
milioni da 458,66 milioni.
Generali. La compagnia assicu-
IL NET ASSET VALUE DELLA HOLDING SALE A 8,9 MILIARDI
PRIMA DEL MATRIMONIO L’AUMENTO E NIENTE STRUMENTI IBRIDI
Exor, utile netto a 142 mln
Carige dice no all’Ente
Exor ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con un utile consolidato di 142 milioni, in calo rispetto all’analogo periodo del
2013 quando la holding di casa Agnelli aveva registrato un utile netto consolidato di 1,7 miliardi. La variazione negativa, ha
sottolineato la società venerdì 14 novembre, deriva principalmente dalle minori plusvalenze realizzate nel periodo e
dai minori dividendi incassati. In particolare nei primi nove
mesi del 2013 Exor aveva realizzato una plusvalenza netta
di 1,5 miliardi in seguito della cessione dell’intera partecipazione nella società svizzera di certificazione Sgs, da cui aveva
incassato dividendi per 55,7 milioni. Nel terzo trimestre di
quest’anno, invece, l’utile consolidato è 84,6 milioni rispetto ai
71,6 milioni del 2013. Al 30 settembre scorso il Net Asset Value
della holding è di 8,9 miliardi e ha evidenziato un incremento di 39 milioni (+0,4%). Nell’esercizio 2014 Exor prevede un
risultato positivo. A livello consolidato ci si aspetta infatti risultati positivi che dipenderanno in larga misura dall’andamento
delle principali società controllate dalla holding.
Nessuna emissione di strumenti ibridi a supporto del capitale, la ricapitalizzazione fino a 650 milioni come prima mossa per far fronte
al deficit di patrimonio da 814 milioni riscontrato dalla Bce in fase
di stress test, e l’esclusione della cessione di un ulteriore pacchetto
di sportelli. Sono questi i punti cardine della risposta che il management di Banca Carige ha inviato alla Fondazione, primo azionista
col 19%, in una missiva che ha deciso di rendere pubblica.
In sostanza l’istituto presieduto da Cesare Castelbarco Albani ha
risposto picche alle richieste della Fondazione presieduta da Paolo
Momigliano che, in una lettera indirizzata nei giorni scorsi al cda
della banca ligure, si dimostrava scettica circa il capital plan messo
a punto (e al momento al vaglio dell’Eurotower) e chiedeva ulteriori
misure per il rafforzamento patrimoniale. In cima alle sollecitazioni mosse dall’ente c’era, innanzitutto, un’aggregazione con un altro
istituto bancario prima dell’aumento di capitale, strategia che avrebbe garantito alla Fondazione qualche margine di manovra in più
nell’obiettivo di mantenere un peso consistente nella governance
(per esempio attraverso la stipula di un patto parasociale).
La banca guidata dall’ad Piero Montani, nella lettera pubblicata venerdì 14, fa sapere che non ha intenzione di emettere sul mercato
gli AT1 perché, a suo avviso, la misura sarebbe giudicata «poco credibile ed esposta al rischio di non accoglimento della Bce». «Inoltre»,
prosegue la banca, «l’emissione di tali strumenti sarebbe di difficile
collocamento sul mercato» a causa dell’onerosità derivante dall’elevata remunerazione. La posizione del management dell’istituto è,
a dir poco, tranchant in merito alla richiesta di matrimonio con un
altro istituto di credito. «Solo successivamente al perfezionamento
delle misure del capital management che verranno ritenute idonee
allo scopo, le autorità di vigilanza procederanno a valutare l’idoneità
di eventuali strategie di rafforzamento patrimoniale di tipo aggregativo». Il motivo risiede, anche, nei tempi tecnici imposti dalla Bce che
non consentirebbero un processo di aggregazione in tempi brevi.
Per concludere, la banca dice no anche alla dismissione di ulteriori
pacchetti di sportelli che non siano già previsti dal piano industriale. Gli asset messi sul mercato per far fronte al deficit di patrimonio
rimangono quindi il private banking (Cesare Ponti) e il credito al consumo (Creditis). In merito ai dubbi sollevati dall’ente in merito al ruolo
giocato da Mediobanca (che si è impegnata a pre-garantire l’aumento
fino a 650 mln) l’istituto comunica che «la tempestività della comunicazione si è resa necessaria anche per evitare possibili ripercussioni
sulla trattativa in corso» con il fondo Apollo per la cessione del ramo
assicurativo. Ora si rimane in attesa di una risposta da parte della
Fondazione che arriverà, verosimilmente, arriverà nel corso della prossima settimana in occasione del board. (riproduzione riservata)
Claudia Cervini
rativa ha collocato titoli perpetui
per 1,5 miliardi di euro, dopo aver
raccolto ordini sull’emissione pari
a 3,1 miliardi. Il nuovo bond ibri-
milioni in calo da 168,7 milioni.
Ima. La società ha archiviato i
primi nove mesi dell’anno con un
utile prima delle imposte
a 49,3 milioni, in crescita
IL ROMPISPREAD
dai 48,9 milioni dello stesIl sindaco Marino è andato
so periodo 2013. Ricavi a
finalmente a Tor Sapienza.
571 milioni (+15%), menAnche perché in centro
tre l’ebitda si è attestato a
ormai parcheggi solo in sosta vietata.
75 milioni (+11,8%).
do, con prima data di rimborso nel
novembre 2025, è stato prezzato
alla pari con cedola 4,596% e 350
punti base sopra il midswap.
Tiscali. La società ha archiviato
i primi nove mesi con un risultato netto negativo per 9,5 milioni
di euro, rispetto al dato negativo
di 3,3 milioni nei primi nove mesi del 2013. I ricavi del Gruppo
Tiscali si sono attestati a 158,8
Fullsix. La società ha
chiuso i primi nove mesi
con una perdita netta di competenza pari a 0,365 milioni di euro,
rispetto alla perdita di 0,279 milioni dello stesso periodo del 2013.
I ricavi netti consolidati sono saliti del 3,4% a 14,195 mln.
Rcs. Lunedì 17, in occasione
del Gazzetta Day, sarà lanciata in edicola la nuova release
della Gazzetta dello Sport in 1
milione di copie.
OGGI SU MILANOFINANZA.IT
La strategia di Anima sgr
5 giorni sui mercati
Le notizie più lette
I mercati sono molto volatili. Ecco la
strategia dei money manager di Anima sgr
sulle borse Usa e di Eurolandia, le valute,
il Giappone e l’Italia.
«Eurozona in stallo, Italia nel mirino?»
Domenica alle ore 8 e lunedì alle ore 10
analisi e commenti in onda su Class Cnbc
(507 Sky) e in streaming su
www.milanofinanza.it
www.milanofinanza.it
Mib future: spunti operativi
per venerdì 14 novembre
1Ftse
big oil che possono crescere
più del 35%
2Sette
Mib poco mosso in attesa pil Ue,
ancora acquisti su Mps
3Ftse