Milano Finanza
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www.milanofinanza.it TRIMESTRALI UTILI BOOM IN BANCA. È VERA GLORIA? E L’INDUSTRIA MIGLIORA I MARGINI MA NON I DEBITI € 3,80 Uk £ 3,40 - Ch fr. 9,50 Francia € 7,60 Sabato 15 Novembre 2014 Anno XXVI - Numero 225 Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano FOOD Sicuramente può dare un aiuto importante per la ripresa insieme a lusso e turismo Tanto che ben tre fondi strategici hanno investito in Cremonini. Ed è solo l’inizio Sarà il cibo a salvare l’Italia? Ecco tutte le opportunità anche per gli investitori ORSI & TORI di Paolo Panerai G iura Jack Ma, fondatore di Alibaba, nell’intervista a Class Cnbc pubblicata su MF-Milano Finanza di giovedì 13: «... Le banche sanno che non possono ucciderci e che noi non vogliamo uccidere loro... abbiamo spiegato (alle banche) che possiamo fare le cose in modo più efficiente, economico e veloce. Vogliamo aiutare le piccole imprese e i consumatori che usano la tecnologia. Le banche da sole non sono in grado di farlo... Sì, è notorio, ho incontrato poco tempo fa Tim Cook. È sicuramente possibile che la nostra Alipay e Apple Pay facciano una partnership. Tutto è possibile. Apple è una grande società che ha cambiato il mondo specialmente nel mobile». Capito signore banche e signori banchieri? La sfida è lanciata, anche se ora Ma tenta (come nell’intervista) di gettare acqua sul fuoco, dopo anche le rivelazioni di questo giornale sulla decisione delle banche cinesi guidate dal presidente di Bank of China, Tian Guoli, di creare alternative ad Alibaba proprio per il progetto di invasione di campo da parte di Ma non solo con la fortissima Alipay, che non si limita a incassare ma fa anche microcredito, bensì anche con il Fondo monetario lanciato durante l’ultimo Capodanno cinese e arrivato a raccogliere 140 miliardi di dollari, diventando il secondo fondo monetario al mondo. La piattaforma CCIG/Mall, di cui la casa editrice che edita questo giornale è il riferimento per l’Italia, è il frutto della reazione in primo luogo delle banche cinesi. E alleata delle banche è il leader dei pagamenti digitali, China Union Pay. Quindi uno schieramento forte al quale si potranno affiancare banche di tutti i Paesi dove Alibaba intende operare. Ma se si dovesse scommettere punteresti per la vittoria su Alibaba o sul sistema bancario? Viene naturale rispondere che il sistema bancario internazionale è oggi straordinariamente più potente. Ma se ad Alipay si unisse Apple Pay... la musica potrebbe essere molto diversa. Anche per un fondamentale motivo: mentre Alipay, Apple Pay e tutti gli altri sistemi di pagamento dei colossi dell’e-commerce come Amazon o anche sei social network hanno una libertà assoluta, nessuna legge, nessun regolamento li sta condizionando, il sistema bancario internazionale e in particolare quello europeo si trovano in una situazione di paradossale stress da regolamento, non pieno di una crisi che, per definizione di quasi tutti gli economisti, sono allo stesso tempo il cardine e il punto debole del sistema finanziario globale. Se Ma e Cook si alleeranno e approcceranno con determinazione il mercato europeo, per le banche, e con esse le varie economie nazionali saranno dolori. Infatti, Alipay e Apple Pay possono introdurre una novità tecnologica al giorno, non avendo strutture obsolete alle spalle, mentre le banche hanno vaste reti fisiche e soprattutto un nuovo organismo di vigilanza europeo, l’Eba, che assieme alle strutture che hanno organizzato gli stress test ragiona su criteri drammaticamente rigidi e ormai superati. Ma non solo: Eba, dovendo vigilare su sistemi bancari nazionali dell’area euro molto diversi fra loro, sta creando squilibri e trappoloni volontari o involontari come quello che ha portato Mps a subire l’onta della bocciatura, mentre, come ha rivelato questo giornale una settimana fa, l’accordo fra Banca d’Italia, Bce e Commissione europea era di considerare la banca senese nella categoria delle banche in ristrutturazione, da valutare sul rispetto del piano quinquennale per il risanamento, e non PENSIONI alle pagine 30 e 31 OK SOLO RAI WAY a pagina 21 ESCLUSIVO / TUTTI I PROGETTI PER BRUXELLES a pagina 16 15 Novembre 2014 MILANO FINANZA I FATTI SEPARATI DALLE OPINIONI Direttore ed editore Paolo Panerai (02-58.219.209) Direttore ed editore associato Gabriele Capolino (02-58.219.227) Direttore Pierluigi Magnaschi (02-58.219.207) Condirettori Andrea Cabrini (coordinamento media digitali) Vicedirettori Filippo Buraschi (02-58.219.205), Antonio Satta (Capo della sede di Roma 06-69.760.847) Caporedattore centrale Francesco Allegra (02-58.219.875), Capiredattore Davide Fumagalli (Internet e Patrimoni 02-58.219.229), Aldo Bolognini Cobianchi (Patrimoni 02-58219233), Alessandro Wagner (MF Fashion 02-58.219.798) Vicecapiredattore Giuliano Castagneto (02-58.219.336), Lucio Sironi (02-58.219.228) Capiservizio Teresa Campo (02-58.219.471), Roberta Castellarin (02-58.219.260), Ester Corvi (ufficio studi, 02-58.219.317), Stefania Peveraro (02-58.219.401), Stefano Roncato (MFF Magazine 02-58.219.225), Angela Zoppo (06-69.760.831, Roma) Vicecaposervizio Marcello Bussi (02-58.219.392) Redazione Chiara Bottoni (MF Fashion 02-58.219.446), Cristina Cimato (MF Personal 02-58.219.566), Andrea Di Biase (02-58.219.314), Manuel Follis (02-58.219.779), Gian Marco Giura (02-58.219.460), Luca Gualtieri (02-58.219.757), Luisa Leone (02-58.219.388), Anna Messia (06-69.760.865), Luciano Mondellini (02-58.219.592), Andrea Montanari (02-58.219.316), Francesco Ninfole (02-58.219.238), Paola Valentini (02-58.219.475) Redazione di New York Andrea Fiano (corrispondente, 001-212.447.7953) diretto da Giulia Pessani diretto da Giampietro Baudo Capo economista Massimo Brambilla (02-58.219.495) Impaginazione Alessandra Superti (responsabile), Marco Delise (viceresponsabile), Daniela Asperges (pubblicità), Filomena Donofrio Illustrazioni e grafici Lucrezia Alfieri, Monica Pegoraro Segreteria Rosalba Pagano e Federica Troìa (Milano). Barbara Alabiso e Tiziana Cioppa (Roma) Milano Finanza Editori Spa INTERNET: www.milanofinanza.it E-MAIL: [email protected] 20122 Milano, via Marco Burigozzo 5, tel. 02- 58.219.1, fax 02-58.317.518 - 58.317.559. 00187 Roma, via Santa Maria in Via 12, tel. 06-6976.081 r.a., fax 06-69.920.373 - 69.920.374 --------------------------------- AI LETTORI ----------------------------------Tutte le informazioni contenute in queste pagine si basano su fonti che MF/Milano Finanza ritiene attendibili. Le asserzioni espresse nei vari articoli dei collaboratori rispecchiano esclusivamente l’opinione degli autori. Nonostante l’estrema cura nel trattare la materia, MF/Milano Finanza non si assume responsabilità per quanto riguarda conseguenze derivanti da eventuali inesattezze o imprecisioni dei dati e delle quotazioni. In particolare, l’investimento in prodotti derivati (opzioni, futures, premi, warrant) offre la possibilità di ottenere elevatissime performance ma anche correndo un rischio molto elevato. Nel caso più negativo, si può verificare anche la perdita totale del capitale investito. In un normale portafoglio, la quota da destinare a prodotti di questo tipo dovrebbe essere limitata. 3 Sommario Anno XXVIII, numero 46, Sabato 15 Novembre 2014 - Nuova serie anno XXVI, numero 225 4 Visto & Previsto 8 News 8 Petrolio Affari a 80 dollari 9 Nuove politiche Se il Dragone rallenta 10 Giappone Sayonara alla deflazione 11 Scenari Se non svaluti, lavora 13 Tutti a tavola Cibo salva-Italia 14 Investimenti Tre sovrani per Inalca 15 Intervista Soldi? Meglio relazioni 16 Investimenti Ecco 40 mld per Juncker 18 Bilanci Ma è vera gloria? 19 Industriali Ancora grandi pulizie 21 Piazza Affari Perché l’ipo non si fa 22 Auto Chi vince il Grand Prix 23 Pneumatici Pirelli li mette ai margini 24 Ubi banca La Leonessa ha appetito 25 Banche Sportelli alla dieta 2015 26 Risparmio gestito Vogliamo essere l’Anima 27 Classifica Le banche al top 28 Riassetti Saipem guarda al Golfo 29 Fondi immobiliari Una sfida all’ultima opa 30 Welfare Pensioni senza pil 32 Sanità Polizze da codice rosso 33 Made in Italy Quei ferri di lusso 35 Concorrenza Salotti buoni? In soffitta Rubriche 28 Imparare la Cina, vendere ai cinesi 32 Considerazioni inattuali 33 Lombard Street 35 Il Punto di Mauro Masi 37 Mercato Globale In cerca di strategie 41 45 Il Trader 51 Banche ancora sotto esame 53 Trading Focus Supporto a quota 18.400 56 Nel Portafoglio Gtech contromano 57 Cambi Per l’euro scenario a 1,22 58 Bond Market High yield al setaccio 59 Trading School Arriva Larry Williams Nel Mattone 61 Londra Quotazioni al pit stop 64 Affitti ancora in calo 67 Personal 67 Tech I tablet da mettere sotto l’albero 68 Orologi Lancette per ogni tasca 68 Vini Miscellanea un po’ magra 69 Arte Dietro Warhol c’è il rischio bolla I Vostri Soldi 72 Il Laboratorio In Gestione 45 Fondi Scommesse alternative 47 La Boe si porta avanti carretti. Nel terrore del ripetersi di una tale vicenda drammatica, la Germania ha imposto che la Bce garantisse la stabilità dell’inflazione, cioè che la stessa non salisse oltre una moderata percentuale. Nella sua (pseudo) autonomia, la Bce ha fissato che il livello giucome tutte le altre banche, misurate sull’asset quality sto di inflazione deve essere il 2% e non di più. Ma non review. aveva messo nel conto che la Nel numero della scorsa settimana, Francesco grande crisi in atto ormai da sei Ninfole ha dimostrato che senza tenere conto di deri- anni potesse portare addirittura vati che molte banche straniere hanno acceso, le ban- alla deflazione o comunque a che italiane, molto più prudenti e un’inflazione bassissima. Che è la FTSE MIB DELLA SETTIMANA tradizionali, sarebbero risultate le realtà che stiamo vivendo. Nel suo migliori d’Europa. bollettino di pochi giorni fa la Bce ha Insomma il Vecchio continente è indicato che ci vorranno almeno cincaratterizzato da una babele banca- FTSE All Share -0,71 FTSE Mid Cap -0,92 que anni per arrivare a un tasso di ria, che illusoriamente la vigilanza inflazione del 2%, il minimo perché MF ITALY40 Large cap continentale della Bce potrà uniforl’economia possa ripartire, essendo +0,62 l’inflazione nient’altro che un additi-0,05 Luxottica mare. A essere in una situazione Atlantia +12,70 Autogrill +12,22 Mediaset paradossale è infatti la Bce stessa. Azimut -1,68 vo della crescita. Che cosa significa -6,73 Mediobanca -0,47 questa ammissione? +1,93 Mediolanum Basterà leggere il commento di A2a +7,48 B Pop Milano -4,42 Moncler Angelo De Mattia, su questo nume- Bco Popolare -10,20 Mps +0,75 Un fatto molto grave e cioè che il più +0,28 clamoroso violatore dei parametri -9,46 Pirelli e C. ro di MF-Milano Finanza, e di Bper -5,13 Buzzi Unicem -0,19 Prysmian Pierluigi Ciocca su L’Espresso di Campari +0,63 stabiliti dal Trattato di Maastricht è -5,48 Saipem +1,50 proprio la Bce. E che cosa dovrebbe Industrial -1,46 Snam questa settimana, per capire quanto Cnh +1,36 Enel -3,40 Stm la Banca centrale europea sia condi- Enel G. Power -2,27 Telecom Italia +4,16 fare la Bce per riportare l’inflazione -2,73 -1,10 Tenaris zionata dal potere al suo interno della Eni +0,11 al 2% non in cinque anni, trascorsi i Exor +3,31 Terna -4,71 quali la povertà delle economie euroGermania fino al punto da fare essa Ferragamo +10,61 Tod’s -2,53 +12,60 Ubi Banca stessa, simbolo più concreto dell’Unio- Fiat -4,45 pee avrà creato altri milioni e milioni Finmeccanica +0,94 Unicredit +6,97 di disoccupati? Immettere liquidità -0,31 UnipolSai ne europea, fuori dai parametri del Generali +3,93 World D. Free -1,12 Trattato di Maastricht, la carta fon- Gtech +4,99 nel sistema perché esso riparta e IntesaSanpaolo - Yoox damentale dell’Europa. quindi, sotto la pressione di una magwww.milanofinanza.it/mfitaly Eloquentemente Ciocca, ex alto dirigiore domanda, i prezzi di prodotti e gente di Bankitalia, al pari di De Mattia, scrive: «Per servizio riprendano a salire aggiustando più aspetti favore, facciamo più debiti». E l’invito è proprio rivolto negativi: per esempio l’indebitamento degli Stati, il cui alla Bce. La quale, in base al suo statuto, derivante dal peso si riduce in relazione al prodotto interno lordo (pil) Trattato di Maastricht che l’ha istituita, ha come com- che con l’inflazione sale di più. Proprio leggendo il bolpito fondamentale la regolamentazione dell’inflazione, lettino della Bce si scopre invece che dal 2012, quando di cui in Germania si temono gli effetti negativi, in era ancora possibile evitare la deflazione o la quasi maniera ossessionante, dalla Repubblica di Weimar in deflazione, il bilancio consolidato della Bce e dell’Europoi, quando per comprare un chilo di pane i cittadini sistema si è contratto di 1/3 (1.000 miliardi) e la base dovevano trasportare il denaro necessario con valigie o monetaria posseduta dalle banche si è anch’essa con- ORSI & TORI MFF F New York rivoluziona le sue sfilate 48 Etf Più fiducia negli States 49 Pronti alla volatilità tratta di 650 miliardi, con un effetto tutt’altro che espansivo sull’economia, scrive Ciocca. Già lo statuto della Bce imposto dalla Germania conteneva limiti enormi alla possibilità di una politica monetaria capace di smuovere l’economia reale. A questi limiti si aggiunge ora la constatazione che la Bce non è riuscita, per l’impedimento della Germania che ne è l’azionista principale, a rispettare i parametri che essa stessa si era imposta. E poi ci si meraviglia che la crisi continui e sempre peggiore. A Francoforte la Germania ha finora imposto al presidente Mario Draghi e al Consiglio una politica assurda di austerità. Recentemente Draghi ha dichiarato di essere pronto a lanciare i Qe, cioè l’acquisto di titoli anche di Stato stampando moneta proprio per raggiungere il più rapidamente possibile il parametro di inflazione del 2% che si è posta come ideale, anche se ideale non è. La miopia tedesca impedisce di far vedere anche a Draghi e al Consiglio che la situazione si è ribaltata rispetto alla paura di una eccessiva inflazione. Che Draghi fornisca ai componenti del Consiglio i paper scritti dal suo predecessore in Bankitalia, Antonio Fazio, che spiega con cristallina lucidità come il cancro peggiore dell’economia è proprio la deflazione, che rende poveri i cittadini e le nazioni. Ma il fatto che la Bce non stia rispettando il parametro discendente da Maastricht ha un altro effetto drammatico: sminuisce in maniera decisiva l’autorevolezza della banca centrale e rende più che legittima qualsiasi violazione dei parametri posti agli Stati. Anche per una ragione per così dire costituzionale: mentre il parametro dell’inflazione al 2% è un vincolo assoluto discendente dal Trattato, che è la Carta costituzionale del sistema economico finanziario dell’Unione, frutto di un processo tipico delle carte costituzionali, come dice e scrive il professor Giuseppe Guarino, il più autorevole giurista di diritto pubblico vivente, i parametri che dovrebbero essere rispettati dagli Stati sono frutto di -0,68% (continua a pagina 4) 15 Novembre 2014 MILANO FINANZA 4 Visto & L’ULTIMA SETTIMANA E ORA L’OPERAZIONE SARÀ COMPLETATA ENTRO FINE ANNO ORSI & TORI Alitalia-Etihad, c’è l’ok Ue segue da pagina 3 accordi fra i governi e quindi, per così dire, norme di secondo livello rispetto alla Costituzione. In più secondo il professor Guarino, in particolare il Fiscal compact imposto dalla Germania nel momento più acuto della crisi per garantirsi una politica di austerità, è fuori dai principi sanciti dal Trattato di Maastricht e quindi illegittimo. Secondo lo stato dell’arte il Fiscal compact dovrebbe diventare operativo dal prossimo anno, fissando per esempio obblighi di riduzione dei debiti degli Stati in rapporto al pil assolutamente irraggiungibili con il perdurare dell’assenza di crescita. Seguendo idealmente il pensiero del professor Guarino, bene quindi ha fatto la Francia ad annunciare che non rispetterà il parametro del deficit annuo inferiore al 3%. Se addirittura è la Bce a non rispettare per prima il parametro che discende dalla costituzione economico finanziaria dell’Unione, perché gli Stati dovrebbero rispettare parametri che sono stati posti in violazione del Trattato di Maastricht? O comincia la Bce a rispettare i parametri o diversamente liberi tutti. Draghi non può permettere che per la miopia tedesca la Banca centrale venga ridotta al rango di una istituzione che viola le norme. Quindi sarà bene che non aspetti oltre almeno a reimmettere nel sistema i mille miliardi che mancano al patrimonio della banca, anche a costo di arrivare a un voto solo maggioritario nel Consiglio. Allo stesso modo, di ritorno dal G20 in Australia, il presidente Matteo Renzi ha un elemento in più per puntare i piedi rispetto all’arroganza di Francoforte e Bruxelles. La riprova dell’arroganza è la risposta del pencolante JeanClaude Juncker, amico degli evasori come è stato accertato per la sua attività come primo ministro del Lussemburgo, agli stimoli per una politica di crescita lanciati dal presidente Renzi. Come vi permettete di parlare, voi italiani, che avete il debito più alto del mondo. Appunto il debito al 134% del pil. L’unico punto debole, il tallone di Achille del sistema italiano. Va abbattuto, con un colpo netto come suggeriscono da anni gli economisti de L’Italia c’è. Renzi ne conosce la ricetta e deve cercare di attuarla al più presto. Ma non perché Juncker fa lo spiritoso e cerca di mettere l’Italia nell’angolo. Deve attuarla perché l’Italia, in questo contesto, non può che salvarsi da sola. E ha le risorse per farlo. C’è chi si illudeva o si illude che la Bce possa salvare l’Europa. Sperare questo è come sperare che a salvare l’Europa sia la Germania. Ma almeno che la Bce si metta in regola, altrimenti dovranno essere le banche centrali dei vari Paesi ad aprire nei suoi confronti una procedura di infrazione. P.S. Fabrizio Saccomanni, ex direttore generale di Bankitalia ed ex ministro dell’Economia, è un banchiere di altissimo livello, come ho imparato a conoscerlo durante molte assemblee del Fondo monetario italiano, quando era il braccio destro di Carlo Azeglio Ciampi e di Lamberto Dini in tutte le importanti negoziazioni che si svolgevano a Washington. Posso dire di essere anche suo buon amico, conoscendone la lucidità di analisi. Mi ha quindi particolarmente sorpreso quanto ha risposto alle domande dei giornalisti di Class Cnbc nel corso della trasmissione Report di venerdì 14. Jole Saggese e Gabriele Capolino gli hanno chiesto come mai, da ministro dell’Economia, non avesse mai messo mano a un taglio secco del debito con la vendita a un Fondo degli italiani di 300 o 400 miliardi di immobili passati dallo Stato a Comuni e Regioni, che è la ricetta che Renzi ha sul tavolo. «Perché temevamo che i creditori internazionali vedessero un indebolimento delle garanzie, per esempio venden- do, faccio per dire, il Ponte di Rialto», ha risposto in maniera assolutamente sorprendente. Eppure ha fatto anche il banchiere operativo come vicepresidente della Banca per la ricostruzione nei Paesi dell’Est. In primo luogo nella ricetta de L’Italia c’è non sono previsti conferimenti nel Fondo degli italiani di monumenti ma di palazzi, palazzi che oggi rappresentano nel 90% dei casi un costo per gli enti locali che li hanno ricevuti; enti che concorrono al debito pubblico secondo Eurostat per 400 miliardi circa. Conferendo quei beni al Fondo degli italiani e lanciando il collocamento di quote del Fondo fra gli italiani in cambio di titoli di Stato non si fa altro che ridurre il debito totale. Perché mai i restanti creditori dovrebbero rammaricarsene, se il valore di cessione è quello reale. Potrebbero risentirsi se gli immobili fossero svenduti. Mentre il loro credito ridotto continuerà a essere garantito da altri beni, quelli che non saranno alienati. Piuttosto i creditori non potranno che rallegrarsi del risparmio di interessi che lo Stato italiano farà e dal fatto del riequilibrio fra fatturato (il pil) e il debito, che tutti, perfino l’inquietante Juncker, invoca. C’è una sola spiegazione alla posizione di Saccomanni: l’aver incamerato una visione burocratica del debito, tipica di una situazione ordinaria e della burocrazia finanziaria italiana, per non voler pensare a una sudditanza dei circoli finanziari della City, che più che interessati a una garanzia del debito sono sicuramente interessati a un debito precario e quindi a più alto rendimento di ogni altro. Si stenta a capire che la par conditio creditorum è caso mai in pericolo per il rischio di un default non per un atto che può togliere all’Italia il primato del debito e quindi il permanente pericolo di un nuovo attacco come quello di quattro anni fa. (riproduzione riservata) Paolo Panerai L’Antitrust Ue ha dato il suo via libera all’alleanza Alitalia-Etihad, con tre giorni di anticipo sulla scadenza del 17 novembre (si veda anche MF-Milano Finanza del 7 e del 14 novembre scorsi). Semaforo verde, quindi, all’acquisizione da parte della compagnia emiratina del 49% della newco che resterà per il 51% in mano agli attuali azionisti di Alitalia. «La Commissione europea», si legge nella nota di Bruxelles, «ha autorizzato la proposta di acquisizione del controllo comune di New Alitalia da parte di Alitalia Cai ed Etihad. La decisione è subordinata, in particolare, all’impegno assunto da Alitalia Cai ed Etihad di liberare fino a due coppie di slot giornaliere a favore di nuovi operatori presso gli aeroporti di Roma Fiumicino e di Belgrado». La Commissione ha concluso che su tutte le rotte interessate, «l’operazione non solleva gravi preoccupazioni in materia di concorrenza, soprattutto a causa delle pressioni competitive esercitate dagli altri vettori». Nell’indagine sono stati esaminati anche gli interessi detenuti da Etihad in Airberlin, Darwin Airline e Jet Airways. A questo punto le nozze italo-emiratine potranno essere celebrate entro la fine dell’anno. Banche. Il Financial Stability Board (Fsb) ha varato le regole sull’assorbimento delle perdite per i 30 maggiori istituti bancari al mondo. Unicredit è l’unica banca italiana coinvolta. I gruppi in questione dovranno detenere riserve pari al 16-20% degli attivi. L’obiettivo è renderle autonome in caso di crisi, mandando in soffitta il too-big-to-fail. LUNEDÌ 10 Club Med. Investindustrial di Andrea Bonomi ha lanciato una contro-opa su Club Med. Alleatosi con Kkr, Bonomi ha rilanciato a 23 euro per azione, valutando l’equity del gruppo turistico francese 874 milioni di euro e sorpassando i 22 euro per azione offerti dalla conglomerata cinese Fosun. MARTEDÌ 11 Borsa. Continuano le vendite dei titoli delle banche italiane innescate dagli hedge fund subito dopo l’esito degli stress test. In 13 sedute l’indice del settore bancario a piazza Affari ha perso il 13%. MERCOLEDÌ 12 Ferrari. Fca incasserà da Maranello 2,25 miliardi di dollari tra dividendi e liquidità prima della separazione della Ferrari dal Lingotto. L’operazione servirà a riequilibrare la posizione finanziaria delle due società. GIOVEDÌ 13 VENERDÌ 14 Ftse Mib +0,97%. In luce UnipolSai (+8,9% a 2,178 euro) grazie ai conti trimestrali, CHIEDE 1,5 MILIARDI PER LA RISTRUTTURAZIONE DI ALEXANDRIA Mps contro Nomura Il Monte dei Paschi di Siena chiede il conto a Nomura. L’istituto guidato dall’ad Fabrizio Viola ha chiesto un risarcimento danni di1,5 miliardi di euro alla banca giapponese per la ristrutturazione di Alexandria, il prodotto strutturato che portò allo scandalo derivati. A Londra, dov’è stato trasferito il procedimento su richiesta del colosso giapponese, i legali di Mps hanno ribadito l’accusa secondo cui la banca straniera avrebbe «occultato» il contratto stipulato con loro per la ristrutturazione del derivato Alexandria, realizzata tra luglio e ottobre del 2009. La vicenda Alexandria ha portato in Italia, a fine ottobre, alla condanna in primo grado per gli ex vertici di Mps per ostacolo all’autorità di vigilanza. (riproduzione riservata) Claudia Cervini 15 Novembre 2014 MILANO FINANZA 5 Previsto L’ULTIMA SETTIMANA che hanno battuto nettamente le previsioni degli analisti. Stesso discorso per Unipol (+2,98% a 3,732 euro). Acquisti su Autogrill (+8,84% a 5,785 euro), che è stata promossa da Kepler Cheuvreux (da hold a buy) e da Equita Sim (da reduce a hold). Denaro su Finmeccanica (+3,85%), sostenuta dalle indiscrezioni di stampa giapponesi secondo cui Hitachi avrebbe offerto 1,4 miliardi di euro per la divisione trasporti di Finmeccanica (Ansaldo Breda e Ansaldo Sts). Nonostante i dati macroeconomici solidi, a Wall Street è prevalsa la cautela e gli indici hanno chiuso intorno alla parità. Il Dow Jones ha lasciato sul terreno lo 0,19%, mentre l’S&P 500 si è apprezzato dello 0,03% e il Nasdaq dello 0,18%. Italia. Il pil è sceso dello 0,1% nel terzo trimestre rispetto al secondo e dello 0,4% tendenziale, tornando così in recessione. Si tratta del tredicesimo trimestre consecutivo senza crescita e il pil è tornato ai livelli del 2000. Eurolandia. Nel terzo trimestre il pil è cresciuto dello 0,2% rispetto al secondo e dello 0,8% su base annua. La Germania ha registrato un aumento congiunturale dello 0,1%, la Francia dello 0,3%. A crescere più di tutti è stata la Grecia (+0,7%). Risanamento. La società immobiliare ha archiviato i nove mesi con un patrimonio netto di 327,5 milioni e un utile netto di 228,1 milioni, a fronte di un rosso di 36,7 milioni dello stesso periodo del 2013. Quest’ultimo risultato beneficia della cessione miliardaria del portafoglio francese della società a Chesfield-Olayan. Ora uno dei primi obiettivi è uscire dalla procedura: l’addio al 182bis si definirà a dicembre. Italmobiliare. Nei primi nove mesi dell’anno, la società ha riportato una perdita netta in calo a 55,9 milioni di euro dai -131,1 milioni dello stesso periodo del 2013 2013. I ricavi sono diminuiti del 2,4% a 3,34 miliardi di euro, l’ebitda è cresciuto a 495,89 milioni da 458,66 milioni. Generali. La compagnia assicu- IL NET ASSET VALUE DELLA HOLDING SALE A 8,9 MILIARDI PRIMA DEL MATRIMONIO L’AUMENTO E NIENTE STRUMENTI IBRIDI Exor, utile netto a 142 mln Carige dice no all’Ente Exor ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con un utile consolidato di 142 milioni, in calo rispetto all’analogo periodo del 2013 quando la holding di casa Agnelli aveva registrato un utile netto consolidato di 1,7 miliardi. La variazione negativa, ha sottolineato la società venerdì 14 novembre, deriva principalmente dalle minori plusvalenze realizzate nel periodo e dai minori dividendi incassati. In particolare nei primi nove mesi del 2013 Exor aveva realizzato una plusvalenza netta di 1,5 miliardi in seguito della cessione dell’intera partecipazione nella società svizzera di certificazione Sgs, da cui aveva incassato dividendi per 55,7 milioni. Nel terzo trimestre di quest’anno, invece, l’utile consolidato è 84,6 milioni rispetto ai 71,6 milioni del 2013. Al 30 settembre scorso il Net Asset Value della holding è di 8,9 miliardi e ha evidenziato un incremento di 39 milioni (+0,4%). Nell’esercizio 2014 Exor prevede un risultato positivo. A livello consolidato ci si aspetta infatti risultati positivi che dipenderanno in larga misura dall’andamento delle principali società controllate dalla holding. Nessuna emissione di strumenti ibridi a supporto del capitale, la ricapitalizzazione fino a 650 milioni come prima mossa per far fronte al deficit di patrimonio da 814 milioni riscontrato dalla Bce in fase di stress test, e l’esclusione della cessione di un ulteriore pacchetto di sportelli. Sono questi i punti cardine della risposta che il management di Banca Carige ha inviato alla Fondazione, primo azionista col 19%, in una missiva che ha deciso di rendere pubblica. In sostanza l’istituto presieduto da Cesare Castelbarco Albani ha risposto picche alle richieste della Fondazione presieduta da Paolo Momigliano che, in una lettera indirizzata nei giorni scorsi al cda della banca ligure, si dimostrava scettica circa il capital plan messo a punto (e al momento al vaglio dell’Eurotower) e chiedeva ulteriori misure per il rafforzamento patrimoniale. In cima alle sollecitazioni mosse dall’ente c’era, innanzitutto, un’aggregazione con un altro istituto bancario prima dell’aumento di capitale, strategia che avrebbe garantito alla Fondazione qualche margine di manovra in più nell’obiettivo di mantenere un peso consistente nella governance (per esempio attraverso la stipula di un patto parasociale). La banca guidata dall’ad Piero Montani, nella lettera pubblicata venerdì 14, fa sapere che non ha intenzione di emettere sul mercato gli AT1 perché, a suo avviso, la misura sarebbe giudicata «poco credibile ed esposta al rischio di non accoglimento della Bce». «Inoltre», prosegue la banca, «l’emissione di tali strumenti sarebbe di difficile collocamento sul mercato» a causa dell’onerosità derivante dall’elevata remunerazione. La posizione del management dell’istituto è, a dir poco, tranchant in merito alla richiesta di matrimonio con un altro istituto di credito. «Solo successivamente al perfezionamento delle misure del capital management che verranno ritenute idonee allo scopo, le autorità di vigilanza procederanno a valutare l’idoneità di eventuali strategie di rafforzamento patrimoniale di tipo aggregativo». Il motivo risiede, anche, nei tempi tecnici imposti dalla Bce che non consentirebbero un processo di aggregazione in tempi brevi. Per concludere, la banca dice no anche alla dismissione di ulteriori pacchetti di sportelli che non siano già previsti dal piano industriale. Gli asset messi sul mercato per far fronte al deficit di patrimonio rimangono quindi il private banking (Cesare Ponti) e il credito al consumo (Creditis). In merito ai dubbi sollevati dall’ente in merito al ruolo giocato da Mediobanca (che si è impegnata a pre-garantire l’aumento fino a 650 mln) l’istituto comunica che «la tempestività della comunicazione si è resa necessaria anche per evitare possibili ripercussioni sulla trattativa in corso» con il fondo Apollo per la cessione del ramo assicurativo. Ora si rimane in attesa di una risposta da parte della Fondazione che arriverà, verosimilmente, arriverà nel corso della prossima settimana in occasione del board. (riproduzione riservata) Claudia Cervini rativa ha collocato titoli perpetui per 1,5 miliardi di euro, dopo aver raccolto ordini sull’emissione pari a 3,1 miliardi. Il nuovo bond ibri- milioni in calo da 168,7 milioni. Ima. La società ha archiviato i primi nove mesi dell’anno con un utile prima delle imposte a 49,3 milioni, in crescita IL ROMPISPREAD dai 48,9 milioni dello stesIl sindaco Marino è andato so periodo 2013. Ricavi a finalmente a Tor Sapienza. 571 milioni (+15%), menAnche perché in centro tre l’ebitda si è attestato a ormai parcheggi solo in sosta vietata. 75 milioni (+11,8%). do, con prima data di rimborso nel novembre 2025, è stato prezzato alla pari con cedola 4,596% e 350 punti base sopra il midswap. Tiscali. La società ha archiviato i primi nove mesi con un risultato netto negativo per 9,5 milioni di euro, rispetto al dato negativo di 3,3 milioni nei primi nove mesi del 2013. I ricavi del Gruppo Tiscali si sono attestati a 158,8 Fullsix. La società ha chiuso i primi nove mesi con una perdita netta di competenza pari a 0,365 milioni di euro, rispetto alla perdita di 0,279 milioni dello stesso periodo del 2013. I ricavi netti consolidati sono saliti del 3,4% a 14,195 mln. Rcs. Lunedì 17, in occasione del Gazzetta Day, sarà lanciata in edicola la nuova release della Gazzetta dello Sport in 1 milione di copie. OGGI SU MILANOFINANZA.IT La strategia di Anima sgr 5 giorni sui mercati Le notizie più lette I mercati sono molto volatili. Ecco la strategia dei money manager di Anima sgr sulle borse Usa e di Eurolandia, le valute, il Giappone e l’Italia. «Eurozona in stallo, Italia nel mirino?» Domenica alle ore 8 e lunedì alle ore 10 analisi e commenti in onda su Class Cnbc (507 Sky) e in streaming su www.milanofinanza.it www.milanofinanza.it Mib future: spunti operativi per venerdì 14 novembre 1Ftse big oil che possono crescere più del 35% 2Sette Mib poco mosso in attesa pil Ue, ancora acquisti su Mps 3Ftse