Caratterizzazione idromorfologica del fiume Astico tra

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Caratterizzazione idromorfologica del fiume Astico tra
IMPLEMENTAZIONE DI UNA STRATEGIA PARTECIPATA
DI RISPARMIO IDRICO E RICARICA ARTIFICIALE PER IL
RIEQUILIBRIO QUANTITATIVO DELLA FALDA DELL'ALTA
PIANURA VICENTINA
partner
coordinatore
PROVINCIA
DI VICENZA
codice azione
A.3
partner responsabile
titolo
CARATTERIZZAZIONE IDROMORFOLOGICA
DEL FIUME ASTICO TRA ZUGLIANO (VI) E
SANDRIGO (VI)
Provincia di
Vicenza
elaborato
a cura di
RELAZIONE
ECO
INGEGNO
STUDIO
am biente & territorio
01 15.07.2012
seconda emissione
R.Basileo
G. Gusmaroli
T. Muraro
00 22.02.2012
prima emissione
S.De Gaspari
G. Gusmaroli
T. Muraro
rev. data
descrizione revisione
redatto
verificato
approvato
coordinamento tecnico-scientifico
S T U D I O ECO
INGEGNO
am biente & territorio
SOMMARIO
1
PREMESSA ............................................................................................................................................................. 2
2
INQUADRAMENTO DEL FIUME ASTICO....................................................................................................... 4
2.1
2.2
2.3
2.4
2.5
2.6
3
INDICE DI QUALITA’ MORFOLOGICA (IQM)............................................................................................. 13
3.1
3.2
3.2.1
3.2.2
3.2.3
3.3
3.3.1
3.3.2
3.3.3
3.3.4
3.3.5
3.3.6
3.3.7
3.4
4
DEFINIZIONE E OBIETTIVI ...................................................................................................................... 13
STRUTTURA METODOLOGICA ............................................................................................................... 14
Riferimenti generali .................................................................................................................................. 14
Inquadramento e classificazione iniziale .................................................................................................. 14
Valutazione dello stato morfologico attuale.............................................................................................. 17
PASSI OPERATIVI ....................................................................................................................................... 19
Individuazione e raccolta dati e ricognizione iniziale .............................................................................. 19
Classificazione morfologica iniziale ......................................................................................................... 20
Delimitazione dei tratti ............................................................................................................................. 20
Acquisizione informazioni su opere ed interventi antropici...................................................................... 20
Scelta dei tratti ai quali applicare la seconda fase ................................................................................... 20
Analisi delle immagini telerilevate ........................................................................................................... 20
Rilievi sul terreno...................................................................................................................................... 21
STRUTTURAZIONE DELL’INDICE .......................................................................................................... 21
APPLICAZIONE E RISULTATI......................................................................................................................... 24
4.1
4.2
4.3
4.4
5
IL BACINO IDROGRAFICO ......................................................................................................................... 4
GEOLOGIA E LITOLOGIE PREVALENTI ................................................................................................... 6
GEOMORFOLOGIA ...................................................................................................................................... 7
IDROGEOLOGIA........................................................................................................................................... 9
CLIMA E REGIME IDROLOGICO.............................................................................................................. 10
USO DEL SUOLO......................................................................................................................................... 11
SUDDIVISIONE IN TRATTI........................................................................................................................ 24
RILIEVI IN CAMPO..................................................................................................................................... 25
EVOLUZIONE PLANIMETRICA DEI TRATTI.......................................................................................... 31
RISULTATI E DISCUSSIONE...................................................................................................................... 31
RIFERIMENTI ..................................................................................................................................................... 33
5.1
5.2
BIBLIOGRAFIA ........................................................................................................................................... 33
SITOGRAFIA ............................................................................................................................................... 34
1
1 PREMESSA
La presente relazione, redatta dallo Studio Ecoingegno di Venezia su incarico della
Provincia di Vicenza (Det. del 18/10/2011 n. 979), descrive la metodologia applicata ed i
risultati ottenuti nell’ambito dell’attività di “caratterizzazione idro-morfologica del fiume
Astico”, condotta nell’ambito del progetto europeo AQUOR (LIFE+ 2010 ENV/IT/380). Le
attività afferenti al presente studio sono state coordinate tecnicamente e scientificamente
dall’ing. amb. Giancarlo Gusmaroli, con la collaborazione della dott.ssa Rossana Basileo
(GIS e rilievi di campo) e della dott.ssa Silvia De Gaspari (inquadramento fisiografico e
assistenza all’applicazione dell’indice).
L’attività riguarda l’analisi e la descrizione delle caratteristiche geomorfologiche dei tratti
fluviali oggetto di studio ovvero compresi tra la sezione presso la presa del canale Mordini
(dx idrografica) in Comune di Zugliano e quella presso il ponte di Passo di Riva tra il
Comune di Dueville e il Comune di Sandrigo. Tali caratteristiche, valutate anche in
relazione alle modificazioni storiche intervenute, sono state poi utilizzate per l’analisi delle
tendenze evolutive. Tale analisi è finalizzata da un lato alla definizione dello stato di qualità
morfologica dei corpi idrici in esame e dall’altro a conseguire elementi utili alla
comprensione degli effetti dell’attuale derivazione idrica in essere presso la presa del
Canale Mordini in coincidenza con la sezione di monte del tratto indagato e a porre le basi
per una comprensione della relazione tra lo stato geomorfologico (forme e processi) e la
naturale capacità di infiltrazione del medesimo tratto fluviale.
Il tratto in esame è stato studiato anche dal punto di vista del regime idrologico. I dati
disponibili non hanno consentito un approccio quantitativo esaustivo alla caratterizzazione
idrologica, sebbene i risultati emersi presentino un accettabile grado di significatività.
Le indagini geomorfologiche sono state seguite le metodologie descritte e codificate da
ISPRA nell’“IDRAIM – Sistema di valutazione IDRomorfologica, AnalisI e Monitoraggio dei
corsi d'acqua. Manuale tecnico – operativo per la valutazione ed il monitoraggio dello stato
morfologico dei corsi d’acqua” di cui è uscita recentemente (marzo 2011) la “Versione 1” a
cura di Rinaldi M., Surian N., Comiti F. e Bussettini M. Quale testo di riferimento, sia per i
sopralluoghi sia per le valutazioni morfologiche, è stato inoltre adottato il manuale “Linee
2
guida per l’analisi geomorfologica degli alvei fluviali e delle loro tendenze evolutive”
(Surian N., Rinaldi M. e Pellegrini L. - 2009).
Le considerazioni idrologiche si sono basate sugli esiti di due recenti studi promossi dalla
Provincia di Vicenza, relativi rispettivamente al “calcolo del DMV attraverso il metodo IFIM
nei fiumi Astico e Tesina” (2010) a cura di Aquaprogram srl e alla definizione del bilancio
idrico nell’ambito dello “studio per l’avvio del Contratto di Fiume dell’Astico-Tesina” (2011)
a cura di Beta Studio srl.
3
2 INQUADRAMENTO DEL FIUME ASTICO
2.1 IL BACINO IDROGRAFICO
Il fiume Astico-Tesina ha uno sviluppo complessivo di circa 83 km ed una pendenza media
del 17‰ (ARPAV, 2010). Il suo bacino idrografico ricopre una superficie complessiva di
circa 740 km2 e si trova prevalentemente all’interno della Provincia di Vicenza e in misura
minore (circa il 10%) nella Provincia Autonoma di Trento.
Figura 1 – Bacino del fiume Astico (www.vicenzanatura.org – Contratto di fiume Astico-Tesina)
4
Figura 2 – Bacino del fiume Astico (estratto da AA.VV., 200X)
L'Astico nasce fra il Sommo Alto ed il Monte Plaut a quota 1.441 m. Nel suo tratto iniziale
scorre per circa 7 Km verso Nord e Nord-Est sino alle Buse, presso Lavarone. Da qui si
5
dirige verso Sud-Est passando da Lastebasse e Casotto, e ricevendo sulla destra i torrenti
Val Civetta, Val Roa e Val Longa, ed in sinistra il Rio Torto che scende dall'Altipiano di
Lavarone. In località Casotto il corso d'acqua riceve il contributo del torrente Torra e
dirigendosi verso Sud, discende a Pedescala, dopo aver ricevuto in destra il torrente
Valpegara e in sinistra i torrenti Val dei Mori e Val Rigoglioso. A Pedescala confluisce in
sinistra l'importante torrente Assa che raccoglie i contributi del vasto bacino imbrifero
dell'Altopiano dei Sette Comuni. Dopo Pedescala, l'Astico procede il suo corso in direzione
meridiana sino a Seghe di Velo, dove le sue portate si arricchiscono dei contributi idrici del
Posina, importante affluente che scende col nome iniziale di Val del Lovo dal Monte
Borcoletta, riceve a sua volta gli affluenti Zara e Rio Freddo in sinistra, ed attraversa la
cittadina di Arsiero prima di scaricarsi nel fiume principale. Da Seghe di Velo l'Astico, con
direzione Nord-Ovest, Sud-Est passa per Meda e si dirige con sviluppo tortuoso verso il
suo sbocco in pianura passando da Piovene Rocchette, Caltrano, Calvene e Lugo. In
questo tratto l'Astico, riceve in destra il Rivo Narotti ed in sinistra la Val Chiavona. A valle di
Lugo le acque del fiume sono deviate al Canale Mordini mediante una briglia di
sbarramento, che fa si che il letto del torrente rimanga all’asciutto in fase di magra sino
quasi a Lupia, dove riceve in sinistra il Tesina che dà il nome all’asta principale.
Il Tesina è un corso di risorgiva originato ed alimentato da polle che sgorgano a monte di
Sandrigo, da dove scende
verso Sud ricevendo gli apporti dei Torrenti Laverda e
Chiavone provenienti dal Monte Bertiaga e dal Monte Frolla.
2.2 GEOLOGIA E LITOLOGIE PREVALENTI
Nella prima parte del suo percorso il fiume Astico scorre in un ambiente alpino-dolomitico.
In particolare nel tratto compreso nella Provincia di Trento e nella porzione più
settentrionale del suo percorso veneto il fiume è confinato in una valle alpina prettamente
calcarea. Essa è delimitata infatti in destra alveo dal massiccio dell’Altopiano di Tonezza, e
in sinistra idrografica dall'Altopiano dei Sette Comuni. Il primo è composto da calcari e
dolomie incarsiti, che formano un acquifero sotterraneo esteso da cui si originano, ai piedi
del rilievo, diverse sorgenti. Il secondo è formato anch'esso da rocce dolomitiche e
calcaree che determinano la formazione di un acquifero che va ad alimentare il fiume
Astico.
Nel tratto che inizia a valle di Arsiero il fiume attraversa i materassi alluvionali e morenici
ghiaiosi e ciottolosi della pianura.
6
2.3 GEOMORFOLOGIA
La conformazione fisica del territorio della Val d’Astico ha origine dalla sovrapposizione
degli effetti della tettonica alpina neozoica e dei processi geomorfologici avvenuti nel corso
dell'ultima era glaciale. Il fiume infatti scorre inizialmente tra i rilievi alpini, lungo una valle
che segue importanti lineamenti tettonici regionali. Più a valle, libero di defluire nella
pianura, l'Astico ha seguito in tempi diversi le linee di massima pendenza generate dalle
dislocazioni e deformazioni tettoniche, con una graduale migrazione verso est (in origine
l'Astico aveva probabilmente il suo sbocco tra Caltrano e Piovene Rocchette), come
mostrato in Figura 1.2 (ARPAV, 2010). Le forme che caratterizzano la Val d’Astico sono
caratterizzate inoltre dal modellamento glaciale, come testimoniano la morfologia a “U”
della valle, caratterizzata da fianchi ripidi e fondo alluvionale largo e pianeggiante, e la
presenza diffusa di apparati morenici (ARPAV, 2010).
Figura 3 – Deviazioni del corso di pianura del T. Astico secondo L. Miliani.: a) corsi dell’epoca preistorica; b) corso
dell’epoca etrusco romana; c) corsi del Medio Evo; d) corso attuale (ARPAV, 2010).
Il corso antico in essere fino all’epoca medioevale è stato modificato dai Veneziani al fine
di mettere in sicurezza la città di Vicenza, allora sotto il loro dominio e periodicamente
afflitta dalle piene del sistema dell’Astico. La modifica è intervenuta in periodi successivi
all’altezza di Montecchio Precalcino, mediante la realizzazione di opere idrauliche atta a
deviare l’alveo del fiume verso sud-est. Le immagini che seguono testimoniano l’opera dei
7
Veneziani sul medio corso del fiume Astico e quanto resta dei cosiddetti “Murazzi
Veneziani” presso il centro abitato di Montecchio Precalcino (VI) oggi residui in ambito
extra-arginale.
Figura 4 – Mappa (1673) recante esondazione a Montecchio P. (BCBVI, Montecchio P. XVIII, b.4, in AA.VV., 2006)
Figura 5 – Copia (1779) dei rilievi (1736) sull’Astico post piena (BCBVI, Astico XVIII, dis. 2, in AA.VV., 2006)
Figura 6 – Rotte del Ghebo Magiore in mappa del XVI sec. (BCBVI, Astico XVI, b. 1, in AA.VV., 2006)
8
Figura 6 – Antico murazzo veneziano (1532) a Montecchio Precalcino (foto: Studio Ecoingegno, 2012)
2.4 IDROGEOLOGIA
Dal punto di vista idrogeologico il fiume Astico attraversa verso valle due diversi settori:
- il settore intravallivo dalla diga di Leda a Breganze, dominato da rilievi dolomiticicalcarei e calcareo-marnosi dell’era mesozoica e da rocce sedimentarie e vulcaniche
dell’era terziaria, ricoperti nel fondovalle da depositi gravitativi di versante, depositi
fluvio-glaciali e fluviali quaternari;
- il settore di pianura da Breganze fino alla linea delle risorgive, formato da una potente
coltre indifferenziata di depositi alluvionali quaternari. Questo settore appartiene alla
zona di ricarica degli acquiferi, caratterizzata da un potente strato di materiali ghiaiosi
molto permeabili a contatto diretto con la superficie del suolo e sostenuti dal substrato
roccioso relativamente impermeabile del basamento Terziario. Più a sud, l'acquifero si
differenzia in una struttura a più orizzonti sovrapposti consentendo l'esistenza di un
sistema artesiano multifalda (Figura 1.3).
9
Il limite fra i due assetti idrogeologici è determinato approssimativamente dalla fascia delle
risorgive, dove viene meno il livello superficiale delle ghiaie che lascia il posto a orizzonti
meno permeabili che costringono la falda libera ad emergere nei punti topograficamente
più depressi, originando appunto i fontanili o risorgive (ARPAV, 2010).
Figura 7 – Schema idrogeologico dell’Alta e Media pianura veneta (www.vicenzanatura.org)
L’alimentazione degli acquiferi ghiaiosi in quest'area è assicurata prevalentemente dalle
dispersioni in alveo dell'Astico (portata disperdente 3.5-4 m³/s) e del Leogra (portata
disperdente 4 m³/s), dall’infiltrazione delle acque irrigue nelle estese aree irrigate a
scorrimento, dall’infiltrazione diretta degli afflussi meteorici. La portata complessiva dei
fontanili tra Astico e Brenta è stimabile in 15-20m3/s, e mantiene attiva un'importante rete
idrica di risorgiva (www.vicenzanatura.org).
2.5 CLIMA E REGIME IDROLOGICO
Il bacino del fiume Astico appartiene in generale alla zona di clima temperato continentale
ed umido. Nel bacino si possono distinguere tre zone climatiche:
- la regione alpina a clima montano di tipo centro-europeo, con inverni rigidi, forti
escursioni termiche diurne e piogge meno abbondanti rispetto alla fascia prealpina;
- la zona prealpina e pedemontana dove il clima è generalmente meno continentale, con
precipitazioni più abbondanti e distribuite in modo un po’ più uniforme nell’arco
dell’anno. La fascia pedemontana gode di un clima più temperato, soprattutto durante
l’inverno, grazie ai fattori altimetrici e di esposizione che favoriscono una maggior
10
insolazione e pongono l’area sottovento rispetto alle correnti fredde settentrionali;
- la pianura veneta, prevalentemente continentale, con inverni relativamente rigidi e
nebbiosi ed estati calde e afose.
Quanto al regime pluviometrico, si possono distinguere le seguenti fasce:
- la fascia alpina, dove la precipitazione media annua varia dai 1000 mm ai circa 800
mm;
- la fascia prealpina, ovvero quella di maggiore apporto idrico per il bacino, con
piovosità media annua compresa tra 1400 e 1800 mm;
- la fascia collinare e di alta pianura che registra valori medi di precipitazione annua tra
i 900 e 1400 mm;
- la fascia costiera e di bassa pianura: è la zona meno piovosa del bacino, con media
annua compresa tra i 700 e 900 mm (Autorità di Bacino dell'Adige, Autorità di Bacino
dei fiumi dell'Alto Adriatico, 2010).
Per quanto riguarda il bilancio idrologico sono stati studiati i dati di portata misurati nelle
due stazioni idrometriche presenti presso il Posina a Stancari, alla sezione di chiusura del
bacino del Posina e presso l'Astico in località Pedescala, alla sezione di chiusura del
bacino
dell’Alto Astico.
I
dati
delle
due
stazioni
idrometriche
permettono
la
caratterizzazione dei deflussi dell’intero bacino montano dell’Astico. In particolare i dati
disponibili appartengono alle serie storiche relative ai periodi 1950-1965 e 1986-2007 per
il bacino dell’Alto Astico, e per i periodi 1950-1957 e 1986-2007 per il bacino del Posina. I
valori di portata media annua risultano pari a 3.93 m³/s a Pedescala, 3.36 m³/s a Stancari.
L’andamento delle portate mensili per le due stazioni è pressoché il medesimo: i picchi di
portata sono concentrati nella stagione primaverile ed autunnale mentre i deflussi minori
sono riscontrabili nel mese di agosto (www.vicenzanatura.org).
2.6 USO DEL SUOLO
Nella Tabella 1 sono riassunti gli usi del suolo nel bacino dell'Astico-Tesina. La fonte dei
dati è il Piano di gestione dei bacini idrografici delle Alpi Orientali - Bacino dei fiumi Brenta
e Bacchiglione (Autorità di bacino dei fiumi dell’Alto Adriatico, 2010). I dati sono riportati in
percentuale rispetto all’intera area. Le superfici artificiali sono prevalentemente distribuite
11
sui territori di fondovalle e pianura, spesso in occupazione di aree in prossimità del corso
d’acqua.
Per approfondire la conoscenza degli usi del suolo nel bacino del fiume Astico risulta utile
la consultazione della carta dell'uso del suolo contenuta nel Quadro Conoscitivo del
Contratto di Fiume Astico-Tesina, alla quale si rimanda per gli approfondimenti del caso
(scaricabile al sito www.vicenzanatura.org).
Codice
sottobacino
N003/03/01
Nome
Brenta: Astico-Tesina
Superfici
Superfici
Territori boscati o
artificiali
agricole
ambienti semi-
(%)
(%)
naturali (%)
6,26
22,14
71,30
Aree umide
Acque
(%)
(%)
-
0,30
Tabella 1 – Uso del suolo nel bacino del fiume Astico. (Piano di gestione dei bacini idrografici delle Alpi Orientali Bacino dei fiumi Brenta e Bacchiglione - Autorità di bacino dei fiumi dell’Alto Adriatico, 2010, modificata).
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3 INDICE DI QUALITA’ MORFOLOGICA (IQM)
3.1 DEFINIZIONE E OBIETTIVI
La conoscenza delle condizioni morfologiche dei corsi d’acqua e delle alterazioni di forme
e processi morfologici in atto è un elemento fondamentale per la gestione e la
riqualificazione fluviale e per la definizione di strategie di recupero morfologico dei fiumi. I
processi idromorfologici quali l’espansione delle piene, il trasporto solido, la dissipazione
dell’energia della corrente, gli scambi d’acqua, materia ed energia con la piana inondabile
e con la zona iporreica e in generale il mantenimento e il rinnovamento delle forme e dei
processi fluviali infatti, sono essenziali per la salvaguardia delle comunità biotiche e la
conservazione di elevati livelli di biodiversità, nonché per la sicurezza idraulica (Rinaldi et
al., 2011).
La Direttiva Quadro Europea “Acque” (Direttiva 2000/60 o Water Framework Directive,
WFD) si propone di prevenire il deterioramento, migliorare lo stato delle acque e
assicurare un utilizzo sostenibile basato sulla protezione a lungo termine delle risorse
idriche disponibili. Per far ciò essa individua una serie di obiettivi tra i quali l’ampliamento
della protezione delle acque superficiali e sotterranee, il raggiungimento dello stato
“buono” per tutti i corpi idrici entro il 2015, l’indipendenza dalle strutture amministrative
nella gestione dei bacini idrografici e delle risorse idriche, l’interazione tra limiti delle
emissioni e standard di qualità (European Commission, 2000). La direttiva introduce inoltre
gli aspetti idromorfologici come elementi da valutare, oltre a quelli fisico-chimici relativi alla
qualità dell’acqua e agli aspetti biologici, per giungere ad una classificazione dello stato
ecologico dei corsi d’acqua. In Italia la WFD è recepita con il decreto legislativo 3 aprile
2006, n. 152, recante norme in materia ambientale, successivamente modificato dal
decreto 8 novembre 2010, n. 260. Regolamento recante i criteri tecnici per la
classificazione dello stato dei corpi idrici superficiali (Ministero dell’ambiente e della tutela
del territorio e del mare, 2006 e 2011). Tale Decreto indica per ciascun elemento di qualità
(biologica, chimico-fisica e idromorfologica) le metodologie di valutazione e classificazione
dello stato dei corpi idrici e precisa che la valutazione dello stato idromorfologico dei corpi
idrici fluviali avvenga per integrazione della componente idrologica (valutata mediante
13
applicazione dell'Indice di Alterazione del Regime Idrologico IARI) con quella morfologica.
Per la valutazione dello stato morfologico dei corsi d’acqua e la comprensione dei processi
e delle cause che lo determinano si è pertanto ritenuto utile sviluppare un sistema di
indagine, valutazione e classificazione morfologica dei corsi d’acqua, che ha portato tra il
2009 e il 2011 alla creazione dell’Indice di Qualità Morfologica (IQM).
3.2 STRUTTURA METODOLOGICA
3.2.1 Riferimenti generali
La procedura di applicazione dell'indice IQM, illustrata nel Manuale tecnico – operativo per
la valutazione ed il monitoraggio dello stato morfologico dei corsi d’acqua (Rinaldi et al.,
2011) si basa sulla valutazione dello scostamento delle condizioni morfologiche attuali del
corso d'acqua rispetto ad uno stato di riferimento definito come insieme di condizioni
idromorfologiche che caratterizzerebbero il corso d'acqua, nelle attuali condizioni del
bacino, in assenza di influenza antropica in alveo, nelle zone riparie e nella pianura
adiacente. La valutazione dello stato morfologico prevede un approccio integrato di due
metodologie di studio geomorfologico: le analisi GIS da telerilevamento ed il rilevamento
sul terreno. Il metodo prevede che per giungere alla definizione dello stato morfologico di
un corso d'acqua si proceda per fasi: l’inquadramento e la classificazione iniziale, la
valutazione dello stato morfologico attuale, il monitoraggio.
3.2.2 Inquadramento e classificazione iniziale
La prima fase della procedura fornisce un inquadramento delle condizioni fisiche del corso
d’acqua delineando i caratteri principali del bacino, e permette una prima suddivisione in
segmenti e tratti relativamente omogenei, funzionale alle analisi successive. Questa fase
può essere suddivisa in quattro passi:
(1) inquadramento e definizione delle unità fisiografiche;
(2) definizione del grado di confinamento;
(3) definizione della morfologia dell’alveo;
(4) suddivisione in tratti.
14
Si procede innanzitutto alla descrizione del bacino, definendone la collocazione geografica
e l'area, fornendo indicazioni sulla geologia, le litologie prevalenti, sul clima e il regime
idrologico, sull'uso del suolo. Sulla base di questa prima raccolta di informazioni, vengono
individuate e descritte le principali unità fisiografiche attraversate dal corso d’acqua,
ovvero le macro-aree omogenee all’interno del bacino per caratteristiche morfologiche e
fisiografiche. Dall’intersezione delle unità fisiografiche con il reticolo idrografico si
definiscono poi i segmenti. Il secondo step permette di caratterizzare più in dettaglio le
condizioni di confinamento procedendo ad una suddivisione dei segmenti in tratti
provvisori di lunghezza compresa tra 1 e 5 km. Per ciascun tratto si valutano:
- il Grado di confinamento Gc, ovvero la percentuale di lunghezza del corso d’acqua con
sponde non a contatto con la pianura, ma con versanti o terrazzi antichi;
- l'Indice di confinamento Ic, dato dal rapporto tra larghezza della pianura e larghezza
dell’alveo misurata in senso trasversale all'asse dell'alveo su determinate sezioni.
Sulla base di questi due valori si definisce la Classe di confinamento di ciascun tratto
distinguendo tra tratti ad alveo confinato, semiconfinato e non confinato, come mostrato in
Tabella 2.1.
CLASSE DI
DESCRIZIONE
CONFINAMENTO
Confinati
Semiconfinati
Non confinati
Tutti i casi con grado di confinamento > 90%
Grado di confinamento compreso tra 10% e 90% e indice di confinamento ≤ 1.5
Grado di confinamento compreso tra 10% e 90% e indice di confinamento > 1.5
Grado di confinamento < 10% e indice di confinamento ≤ n
Grado di confinamento < 10% e indice di confinamento > n
Tabella 2 – Definizione delle classi di confinamento (Rinaldi et al., 2011). Il valore di n, che permette di separare alvei
semiconfinati e confinati è definito a seconda della morfologia fluviale: n = 5 per alvei a canale singolo o transizionali
sinuosi a barre alternate; n = 2 per alvei a canali intrecciati o transizionali wandering.
Nel terzo step si procede ad una definizione delle tipologie morfologiche presenti,
utilizzando criteri diversi a seconda che si tratti di alvei confinati oppure semiconfinati e
non confinati. Per la distinzione delle morfologie dei corsi d’acqua non confinati e
semiconfinati in ciascun tratto si valutano tre misure:
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- l'Indice di sinuosità (Is), ovvero il rapporto tra lunghezza misurata lungo il corso d’acqua
e lunghezza misurata per lo stesso tratto seguendo la direzione del tracciato
planimetrico complessivo del corso d’acqua (lunghezza della valle);
- l'Indice di intrecciamento (Ii) definito come numero di canali attivi separati da barre;
- l'Indice di anastomizzazione (Ia) che indica il numero di canali attivi separati da isole.
Sulla base dei tre precedenti indici e di altre osservazioni di tipo qualitativo viene definito il
pattern morfologico come nella Tabella che segue:
TIPOLOGIA
Rettilinei (R)
Sinuosi (S)
Meandriformi (M)
INDICE DI
INDICE DI
INDICE DI
SINUOSITÀ
INTRECCIAMENTO
ANASTOMIZZAZIONE
1÷1.5 (di norma pari o
1÷1.5 (di norma pari o
prossimo ad 1)
prossimo ad 1)
1÷1.5 (di norma pari o
1÷1.5 (di norma pari o
prossimo ad 1)
prossimo ad 1)
1÷1.5 (di norma pari o
1÷1.5 (di norma pari o
prossimo ad 1)
prossimo ad 1)
1 ≤ Is <1.05
1.05 ≤ Is <1.5
≥ 1.5
Sinuosi a barre alternate (SBA)
< 1.5
Prossimo ad 1
Prossimo ad 1
Wandering (W)
< 1.5
1< Ii <1.5
1< Ia <1.5
Canali intrecciati (CI)
Qualunque (basso)
≥ 1.5
< 1.5
Anastomizzati (A)
qualunque (anche > 1.5)
1÷1.5
≥ 1.5
Tabella 3 – Definizione delle tipologie morfologiche sulla base del valore degli indici di sinuosità, intrecciamento e
anastomizzazione (Rinaldi et al., 2011).
Ulteriori caratteristiche concorrono alla definizione delle tipologie geomorfologiche, come
indicato nella seguente tabella.
Altre caratteristiche distintive
Rettilinei (R) o sinuosi (S)
Rispetto ai SBA/W: Presenza discontinua (o assenza) di barre laterali (lunghezza
barre laterali < 80%)
Sinuosi a barre alternate (SBA)
Rispetto ai R/S: Presenza continua o quasi di barre laterali (lunghezza barre
laterali di norma > 80%). Rispetto ai W: alveo relativamente più stretto; assenza
(o limitata presenza) di intrecciamento e anastomizzazione.
Wandering (W)
Rispetto ai R/S: Presenza continua o quasi di barre laterali (lunghezza barre
laterali di norma > 80%). Rispetto ai SBA: alveo relativamente più largo;
16
presenza significativa di fenomeni di intrecciamento e/o anastomizzazione
Tabella 4 – Definizione delle tipologie morfologiche sulla base di altre caratteristiche distintive (Rinaldi et al., 2011).
Per i corsi d’acqua confinati il criterio di classificazione si differenzia a seconda che essi
siano a canali multipli o transizionali wandering, oppure a canale singolo. Nel caso di
canali multipli o wandering, valgono gli stessi criteri di classificazione visti in precedenza,
distinguendo le seguenti tipologie: alvei wandering, a canali intrecciati o anastomizzati. Nel
caso di alvei a canale singolo (inclusi i transizionali sinuosi a barre alternate), non sono
previste ulteriori suddivisioni, alle quali si potrà comunque procede eventualmente nella
fase di valutazione sul terreno.
Stabilita la tipologia morfologica di ciascun tratto, la morfologia può essere ulteriormente
definita distinguendo la configurazione del fondo tra alvei in roccia, alvei colluviali, alvei a
fondo mobile (con presenza di un letto alluvionale) e alvei a fondo artificiale.
A questo punto si giunge alla definizione finale dei tratti tenendo conto, oltre che del
confinamento e della morfologia dell’alveo, di altri fattori quali presenza di affluenti
significativi, pendenza dell’alveo, artificializzazione, variazioni di larghezza o granulometria
dei sedimenti, dimensioni della pianura, eventuali discontinuità.
3.2.3 Valutazione dello stato morfologico attuale
La valutazione delle condizioni morfologiche attuali del corso d'acqua avviene, come già
accennato, determinandone lo scostamento rispetto alle condizioni di riferimento. In
generale lo stato di riferimento viene ad identificarsi con le condizioni di piena funzionalità
dei processi geomorfologici che caratterizzano una determinata morfologia fluviale,
assenza di artificialità e assenza di variazioni significative di forma, dimensioni e quota del
fondo dell’alveo nell’arco temporale degli ultimi 50 o 100 anni.
In termini pratici ciò si traduce nell'analisi, per alcuni tratti selezionati, di tre componenti: la
funzionalità geomorfologica, l'artificialità e le variazioni morfologiche.
Tali aspetti vengono studiati attraverso l’ausilio di apposite schede di valutazione, che
consentono
un’analisi guidata attraverso lo studio di immagini telerilevate in ambiente GIS, e
rilevamenti sul terreno (Rinaldi et al., 2011). Le schede si differenziano, per alcuni
17
indicatori, a seconda che si riferiscano ad alvei confinati, o ad alvei semi-non confinati.
Ciascuna scheda è composta di un certo numero di indicatori che descrivono gli aspetti
analizzati.
Il metodo prevede un sistema di valutazione a punteggi, nel quale si
assegnano agli indicatori punteggi proporzionali all’importanza che ciascun indicatore
assume nella valutazione complessiva. Per ogni indicatore sono definite nella maggior
parte dei casi tre possibili risposte (per alcuni indicatori se ne prevedono due o più di tre):
(A) condizioni inalterate o alterazioni poco significative; (B) condizioni intermedie; (C) forti
alterazioni (Figura 8).
Figura 8 – Indicatore F1 come appare nella Scheda di Valutazione dello Stato morfologico dei corsi d'acqua.
In alcuni casi l’oggettiva mancanza di dati o informazioni precise può rendere la risposta
assegnata incerta, ed è possibile pertanto, ad ogni indicatore, attribuire oltre alla risposta
anche un giudizio sul grado di confidenza distinguendo tra livello di confidenza alto, medio
e basso. In questo modo è possibile ottenere una stima del range di variazione del
punteggio finale.
Alle schede è abbinata una “Guida alle risposte” che spiega nel dettaglio ogni indicatore e
fornisce indicazioni pratiche per l’assegnazione della risposta.
Assegnata una risposta a ciascun indicatore si procede alla valutazione finale, calcolando
l'Indice di Alterazione Morfologica (IAM), dato dal rapporto tra lo Scostamento Totale Stot
(ottenuto dalla sommatoria dei punteggi attribuiti a tutti gli indicatori) e lo Scostamento
massimo Smax ottenibile per la tipologia d’alveo in esame:
IAM = Stot / Smax
(EQ. 1)
Tale indice assume valore nullo se non vi sono alterazioni, ed è pari a 1 in caso si
massima alterazione. Infine si arriva alla definizione dell’Indice di Qualità Morfologica
(IQM) come complementare del precedente, ovvero:
18
IQM = 1 – IAM
(EQ. 2)
L'Indice di Qualità Morfologica presenta di conseguenza sempre valori compresi tra 0 e 1,
e al contrario del precedente assume valore 0 quando si verifica la massima alterazione, e
1 nel caso di raggiungimento delle condizioni di riferimento (massima funzionalità, minima
artificialità e minime variazioni) (Rinaldi et al., 2011). A seconda dei punteggi ottenuti
dall'applicazione di IQM ciascun tratto analizzato ricade in una delle cinque Classi di
qualità morfologica, definite come segue:
IQM
CLASSE DI QUALITÀ
0.0 ≤ IQM < 0.3
Pessimo o Cattivo
0.3 ≤ IQM < 0.5
Scadente o Scarso
0.5 ≤ IQM < 0.7
Moderato o Sufficiente
0.7 ≤ IQM < 0.85
Buono
0.85 ≤ IQM < 1.0
Elevato
Tabella 5 – Classi di qualità morfologica (Rinaldi, 2011)
3.3 PASSI OPERATIVI
In termini pratici è possibile definire la successione generale delle fasi di lavoro, partendo
da quelle relative alla fase di inquadramento e suddivisione in tratti, fino alla compilazione
delle schede per la valutazione dello stato attuale del corso d'acqua in esame.
3.3.1 Individuazione e raccolta dati e ricognizione iniziale
Si tratta essenzialmente di acquisire il materiale necessario all'inquadramento del bacino e
del corso d'acqua, tra cui carte topografiche a diversa scala, carte geologiche, informazioni
sull'uso del suolo, ecc. Oltre al materiale cartografico risulteranno utili le foto aeree
19
dell'intero bacino o delle aree prossime all'alveo, e l'eventuale materiale bibliografico
relativo al corso d'acqua in esame. Può essere utile in questa fase anche una prima
ricognizione speditiva all’interno del bacino per l’individuazione delle unità fisiografiche
presenti e la delimitazione dei segmenti (Rinaldi et al., 2011).
3.3.2 Classificazione morfologica iniziale
Dall’osservazione delle caratteristiche del corso d’acqua da immagini satellitari, carte
geologiche, carte topografiche e foto aeree si procede alla delimitazione delle unità
fisiografiche e i segmenti. Stabilendo poi i limiti dei tratti in forma provvisoria si procede
alla definizione del confinamento e alla misura dei parametri necessari alla classificazione
delle morfologie dell’alveo, giungendo alla definizione delle tipologie fluviali.
3.3.3 Delimitazione dei tratti
Considerate le variazioni di tipologia, la presenza di discontinuità, l'immissione di affluenti,
l'esistenza di dighe o traverse, l' artificializzazione, le variazioni di larghezza dell’alveo, e il
profilo longitudinale, si procede alla suddivisione definitiva in tratti, che rappresentano
l’unità di base funzionale alle analisi successive.
3.3.4 Acquisizione informazioni su opere ed interventi antropici
È necessario conoscere alcuni dati relativi alle opere e agli interventi presenti e passati
presso gli enti responsabili della gestione dei corsi d’acqua quali comunità montane,
consorzi di bonifica, genio civile, ecc.
3.3.5 Scelta dei tratti ai quali applicare la seconda fase
In base alle esigenze e alle finalità dello studio si sceglieranno tratti rappresentativi delle
diverse tipologie fluviali distribuiti in tutte le unità fisiografiche se si vuole analizzare l'intero
corso d'acqua, o in uno o più segmenti definiti se si intende studiare soltanto una porzione
del corso d'acqua.
3.3.6 Analisi delle immagini telerilevate
Si analizzano le immagini telerilevate del tratto in esame e si effettuano mediante GIS le
misure di alcuni parametri richiesti dalla scheda. Durante questa fase si predispone la
scheda di valutazione in formato cartaceo e la si compila in alcune parti, evidenziando gli
20
eventuali punti critici e le informazioni mancanti da verificare sul terreno. Tra gli indicatori
di funzionalità ad esempio, potranno già essere compilati, salvo poi verificare sul terreno le
condizioni individuate dalle foto aeree, l'ampiezza e continuità della fascia erodibile e della
vegetazione perifluviale. Per gli indicatori di artificialità si integrano le informazioni raccolte
durante la prima fase con l'eventuale individuazione di opere sulle immagini disponibili.
Per gli indicatori di variazione planimetrica si procede sia a recuperare le foto aeree del
volo IGM GAI del 1954 e a confrontarle mediante analisi GIS con le foto aeree più recenti,
sia alla ricerca di eventuali dati e informazioni sulle variazioni altimetriche.
3.3.7 Rilievi sul terreno
Il lavoro di campo per essere efficace dovrà essere accuratamente programmato negli
aspetti logistici e tecnici. Definito il tratto da analizzare è necessario avere ben chiare le
osservazioni necessarie a completare la Scheda di valutazione ma anche i siti accessibili
lungo il tratto, e quali tempistiche di spostamento richiedano per essere visitati con la
dovuta attenzione in termini di sicurezza e ed efficacia per il raggiungimento degli obietti
prefissati. I materiali che verranno utilizzati saranno essenzialmente questi:
- livelletta, per la stima della differenza di quota tra superfici (valutazione dell’incisione);
- metro di legno “a stecche”;
- fotocamera digitale;
- altimetro;
- materiale cartaceo: la scheda di valutazione dello stato morfologico dei corsi d’acqua, la
Guida alle Risposte, annotazioni sulle informazioni acquisite sul tratto, un elenco delle
informazioni critiche da ricercare durante il sopralluogo, le stampe delle ortofoto recenti
e della carta tecnica regionale del tratto e dell’area circostante alle scale 1:10000 e
1:5000.
3.4 STRUTTURAZIONE DELL’INDICE
L'analisi approfondita dei risultati dell'applicazione dell'IQM rende possibili una serie di
considerazioni sulle condizioni morfologiche del corso d'acqua, utili a rendere la
valutazione funzionale alle successive fasi di gestione ed eventuale riqualificazione del
corso d'acqua stesso. Lo studio e l'interpretazione dei dati ottenuti permettono infatti di
21
elaborare un quadro conoscitivo della qualità morfologica del corso d'acqua (o della
porzione di corso d'acqua) che sarà supportato da tabelle, grafici e carte tematiche.
Considerazioni generali sul fiume possono essere effettuate ad esempio definendo il
range di variazione di valori di IQM ottenuti, verificando l'eventuale dominanza di una
classe di qualità, e ricavando il punteggio medio dell'indice. Risulta certamente utile
l'elaborazione di una carta di sintesi della qualità morfologica dei tratti studiati, che
consente tra l'altro di visualizzarne l'andamento lungo il corso d'acqua e di stimare i
segmenti in cui si verifica maggiore scostamento rispetto alle condizioni di riferimento.
Oltre alle valutazioni complessive sul corso d'acqua infatti è possibile scomporre i risultati
ottenuti sia in termini spaziali osservando le variazioni di qualità morfologica nelle unità
fisiografiche, sia in termini qualitativi ricercando le componenti maggiormente penalizzanti.
Il Manuale di riferimento fornisce in questo senso un interessante strumento che aiuta ad
identificare qualità e limiti dei tratti studiati: i sub-indici, ovvero dei valori parziali ottenuti
dalle scomposizioni dell’Indice di Alterazione Morfologica e dell’Indice di Qualità
Morfologica. Si possono identificare 6 sub-indici, divisi in verticali ed orizzontali, come
mostrato in Tabella 2.4.
SUB-INDICI
FUNZIONALITÀ
verticali
ARTIFICIALITÀ
VARIAZIONI MORFOLOGICHE
CONTINUITÀ
longitudinale
laterale
orizzontali
MORFOLOGIA
configurazione morfologica
configurazione della sezione
struttura e substrato dell'alveo
VEGETAZIONE
Tabella 6 – Riepilogo dei sub-indici
22
I sub-indici verticali rappresentano le tre componenti già chiaramente individuate dalle
schede di valutazione: Funzionalità, Artificialità e Variazioni morfologiche. Ciascuno di essi
è calcolato considerando tutti e soli gli indicatori relativi alla componente in esame. I subindici orizzontali invece studiano le categorie Continuità (che permette di valutare la
continuità longitudinale e quella laterale), Morfologia (considera la configurazione
morfologica, la configurazione della sezione, la struttura e il substrato dell'alveo) e
Vegetazione. In questo caso ciascun sub-indice è calcolato su descrittori provenienti dalle
diverse componenti: la categoria Vegetazione, ad esempio, considera due indicatori di
funzionalità e uno di artificialità. L'indagine dei valori assunti da ciascuna componente e
categoria esaminata dai sub-indici
permette di individuare gli aspetti che influiscono
maggiormente sullo scostamento dallo stato morfologico di riferimento.
Per rendere ancor più mirata questa analisi è possibile studiare il comportamento dei
singoli indicatori sui tratti esaminati ricavando osservazioni specifiche sulle frequenze con
cui ciascun descrittore risulta penalizzante. Da questo punto di vista è possibile prevedere,
sulla base delle attuali conoscenze dello stato morfologico dei corsi d’acqua italiani, che
risultino fortemente penalizzanti gli indicatori relativi alla morfologia e alla dinamica
fluviale. Il prelievo di sedimenti dagli alvei, la costruzione di dighe, e gli interventi di
canalizzazione sono infatti considerati fattori determinanti nelle variazioni subite dagli alvei
in termini di trasformazione morfologica, con passaggio a tipologie morfologiche differenti ,
restringimento e incisione dell’alveo. D'altra parte però l'accurata calibrazione delle
risposte e l'elevato numero di indici di cui è composta la scheda permettono di
approfondire ulteriormente le cause e le variazioni d'entità di queste situazioni su scala
locale.
23
4 APPLICAZIONE E RISULTATI
4.1 SUDDIVISIONE IN TRATTI
L’ambito di indagine coincide con un unico corpo idrico secondo la classificazione adottata
dal Piano di Gestione dei fiumi dell’Alto Adriatico ed è stato suddiviso in tratti omogenei
secondo gli indirizzi definiti dalla metodologia IDRAIM. In particolare i limiti dei tratti sono
stati definiti in corrispondenza delle principali opere trasversali che determinano
un’interruzione parziale o totale della continuità fluviale (con evidenti effetti sull’assetto
morfologico a valle) ovvero sugli attraversamenti (ponti stradali). Come ulteriore criterio è
stato adottato quello introdotto dalla stessa metodologia IDRAIM relativa all’estensione
ottimale dei tratti omogenei non superiore a 5 km circa. Tutti i tratti considerati ricadono
nell’area fisiografica dell’Alta Pianura Vicentina.
CODICE DA (monte)
A (valle)
ESTENSIONE
AS_01
presa canale Mordini
ponte Zugliano – Fara Vicentino
ca. 1.000 m
AS_02
ponte Zugliano – Fara Vicentino
ponte Sarcedo - Breganze
ca. 3.500 m
AS_03
ponte Sarcedo - Breganze
ponte “Gasparona”
ca. 2.300 m
AS_04
ponte “Gasparona”
Passo di Riva
ca. 4.700 m
Tabella 7 – delimitazione dei tratti omogenei
Con riferimento alla tabella di cui sopra, i tratti AS_01 e AS_02 risultano da parzialmente
confinati a confinati tra i propri terrazzamenti alluvionali, il tratto AS_2 risulta arginato nel
tratto distale della sponda sinistra, i tratti AS_3 e AS_04 risultano arginati su ambo le
sponde. Il corpo idrico oggetto di studio risulta inoltre interessato dalle seguenti specificità:
24
- presenza di una unica derivazione idrica significativa in testa del tratto AS_1 (presa
irrigua e microidroelettrica del canale Mordini in gestione del Consorzio di Bonifica Alta
Pianura Veneta);
- assenza di restituzioni idriche e confluenze naturali significative;
- presenza di n. 20 interruzioni della continuità longitudinale mediante traverse fluviali in
calcestruzzo armato;
- presenza di n. 4 ponti con pile e soglia al piede o immediatamente a valle (vedi tabella
sopra) e di n. 1 guado carrabile al servizio di cava in area perifluviale (in corrispondenza
della traversa n. 15).
4.2 RILIEVI IN CAMPO
Il primo tratto è caratterizzato in testa dalla presenza della presa del canale Mordini (Qmax
= 5,5 mc/sec) in destra idrografica, dove tre traverse significative determinano un
importante salto di quota localizzato, e dall’oasi Molini o Selgea in sinistra idrografica (ex
cava dal 1979 fino al recente progetto di recupero ambientale, precedentemente ansa
dell’Astico oggetto di taglio naturale di meandro negli anni ’60 del secolo scorso).
Ù
Figura 9 – primo tratto omogeneo (fonte: google earth)
25
Il corso d’acqua risulta naturalmente confinato con difese spondali al piede delle esistenti
scarpate alluvionali. L’alveo attivo presenta segni di dinamismo (buche e raschi, barre
laterali) e l’esile piana sondabile laterale presenta evidenti segni di interazione (depositi di
materiale grossolano, segni sugli alberi, scouring).
Figura 10 – secondo tratto omogeneo (fonte: google earth)
A valle del ponte tra Zugiano e Fara Vicentino si trova una traversa che determina il
termine del tratto. A valle l’Astico mantiene lo stato di confinamento naturale e assume un
andamento sostanzialmente rettilineo con morfologia wandering. Si rileva la presenza di
isole vegetate e di barre alte e basse, nonché di segni evidenti di interazione con la –
seppur limitata e discontinua – piana esondabile. Localmente si notano manifestazioni
dinamiche come lingue di materiale grossolano in avanzamento e alberi di media
grandezza parzialmente sepolti dal sedimento. L’alveo si allarga fino a raggiungere i 150
26
metri circa di larghezza. Diverse zone industriali si affacciano all’ambito fluviale. Si
segnalano isolati elementi di Large Woody Debris. La parte distale del tratto, come già
evidenziato sopra, presenta un corpo arginale in sinistra idrografica a difesa della
retrostante area residenziale e produttiva.
In alveo si rilevano segni di fruizione da parte di motocicli da cross e di transito di ovini.
Sporadica presenza di materiale legnoso grossolano. Presente qualche formazione
boschiva di interesse naturalistico.
ARGINE
Figura 11 – secondo tratto omogeneo (fonte: google earth)
Il terzo tratto si presenta sostanzialmente rettificato con argini su ambo i lati. L’alveo attivo
offre un andamento lievemente sinuoso tra le golena infra-arginali inerbite. Si segnala la
27
presenza di diverse cave attive in ambito perifluviale. Qualche raro detrito legnoso
permane incastrato al piede delle traverse presenti lungo il tratto.
Figura 12 – terzo tratto omogeneo (fonte: google earth)
Da qui in avanti il corso d’acqua si presenta rettificato e arginato, con alveo attivo in forte
restringimento e incisione a causa dell’alterazione morfologica a monte.
28
Figura 13 – terzo tratto omogeneo (fonte: google earth)
Figura 14 – terzo tratto omogeneo (fonte: google earth)
29
Figura 15 – quarto tratto omogeneo (fonte: google earth)
Figura 16 – quarto tratto omogeneo (fonte: google earth)
30
4.3 EVOLUZIONE PLANIMETRICA DEI TRATTI
L’analisi dell’evoluzione planimetrica di alveo attivo e piana sondabile è riportata nella seguente
tabella.
ALVEO ATTIVO
1954 (m2)
tratto 1
115.471,00
57.469,00 -
58.002,00
-50%
tratto 2
554.079,00
225.685,59 -
328.393,41
-59%
tratto 3
361.606,00
131.279,00 -
230.327,00
-64%
tratto 4
773.786,00
204.920,00 -
568.866,00
-74%
1.804.942,00
619.353,59 -
1.185.588,41
-66%
tratto 1
32.230,00
28.476,00 -
3.754,00
-12%
tratto 2
259.691,00
197.733,41 -
61.957,59
-24%
TOT
PIANA ESONDABILE
DELTA
2006 (m2)
tratto 3
-
192.423,00
192.423,00
n.c.
tratto 4
131.942,00
630.389,00
498.447,00
378%
TOT
423.863,00
1.049.021,41
625.158,41
147%
Tabella 8 – evoluzione planimetrica dei tratti omogenei
4.4 RISULTATI E DISCUSSIONE
L’applicazione dell’indice di qualità geomorfologica ha condotto ai risultati di cui alla tavola 5 e
riportati in sintesi nella seguente tabella (con riferimento alla tabella di cui sempre alla tavola 5).
Tabella 9 – risultati finali
31
Dai dati esposti risulta evidente la marcata alterazione del corpo idrico in esame e le penalizzanti
conseguenze su forme e processi di natura geomorfologica. La successiva fase di lavoro prevede:
-
predisposizione di schede esplicative per ogni tratto con descrizione puntuale dei rilievi
e risultati specifici dell’applicazione del metodo IQM
-
approfondimento delle considerazione idrologiche
-
analisi correlata di aspetti geomorfologici e idrologici e definizione di un modello
interpretativo del comportamento idromorfologico del corpo idrico in esame;
-
definizione di indicazioni e prescrizioni per l’implementazione di una strategia di
riequilibrio delle risorse idriche sotterranee, con particolare riferimento alle tecniche di
ricarica artificiale.
32
5 RIFERIMENTI
5.1 BIBLIOGRAFIA
AUTORITÀ DI BACINO DELL'ADIGE, AUTORITÀ DI BACINO DEI FIUMI DELL'ALTO
ADRIATICO (2010). Piano di gestione dei bacini idrografici delle Alpi Orientali - Bacino dei
fiumi Brenta e Bacchiglione.
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del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale,
predisposto ai sensi dell’articolo 75,
comma 3, del medesimo decreto legislativo. Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n.
30 del 7/02/2011.
PROVINCIA DI VICENZA, 2010. Studio per il calcolo del DMV attraverso il metodo IFIM
33
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PROVINCIA DI VICENZA, 2011. Studio per l’avvio del Contratto di Fiume dell’AsticoTesina. A cura di Beta Studio srl.
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5.2 SITOGRAFIA
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www.arpa.veneto.it
www.vicenzanatura.org
34