Teatro, musica e libertà: ora metto in scena Orwell

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Teatro, musica e libertà: ora metto in scena Orwell
l'intervista »
Tim Robbins
«Teatro, musica e libertà:
ora metto in scena Orwell»
\»
Vattore presenta a Spoleto «Arlequinho» e «1984>
«Sono innamorato della Commedia dell'arte italiana»
Paolo Scotti
• Si può essere una star di
Hollywood e desiderare di fuggir via da Hollywood. Ma al di
là della retorica con cui film e
romanzi hanno mitizzato il
controsenso, qualcosa di vero
dev'esserci, se perfino Tim
Robbins - ex marito di Susan
Sarandon, premio oscar per
Mystic Riuer e regista di Dead
Man Walking - vive parte
dell'anno lontano dagli studios. Anzi: addirittura fuori del
cinema. Ma sempre dentro allo spettacolo. Come dimostra
la sua presenza al Festival di
Spoleto, dove si presenta come
regista di due spettacoli e interprete di uno show musicale.
Molti divi Usa coltivano
un'attività estranea al cinema,
«Per me Hollywood è un posto che costringe a molti compromessi. Il teatro, invece, mi
fa tornare alla fonte della mia
creatività. In scena sono libero
di creare».
Quindi non è un caso che la
sua compagnia, l'Actor's
Gang, sia nata prima che lei
diventasse Tim Robbins?
«No, certo. Nel 1982 ero solo
uno studente dell'università di
Los Angeles, appassionato di
punk e rock. Il teatro mi attraeva solo per i suoi contenuti sociali. Così cominciammo a leggere i classici - Cechov, Ibsen,
Shakespeare, Brecht - ma ispirandoci ai Sex Pistols e ai Cla-
sh... Volevamo portare quella
stessa energia nei nostri spettacoli. Il successo fu tale che, 34
anni dopo, siamo ancora qui».
Un successo colto non solo
nei teatri. L'Actor's Gang si
esibisce infatti anche nelle
prigioni, nei riformatori...
«È un progetto cui teniamo
molto, e per il quale siamo stati ricevuti alla casa Bianca. Io
ed alcuni degli attori che sono
qui a Spoleto proponiamo laboratori teatrali nei penitenziari dell California. Il teatro aiuta
persone che hanno commesso
crimini ad indirizzare positivamente la propria rabbia. Dà loro qualcosa di cui andare finalmente fieri. E infatti tra i detenuti si riscontra un significativo calo di episodi di violenza.
Lavoriamo anche con adolescenti delle aree difficili di Los
Angeles».
Anche 1' Harlequino che lei
porta al Festival, ispirato alla Commedia dell'Arte, è
passato dietro le sbarre?
«Nasce da un workshop del
Theatre du Soleil che seguii negli anni '80. Così ho spinto i
detenuti ad esprimersi impersonando Arlecchino, Pantalone, Brighella... La vostra Commedia dell'Arte mi affascina
moltissimo! In quell'epoca fare l'attore voleva dire rischiare
molto; la vita stessa, pur di raccontare ciò che non piaceva al
potere. Abbiamo il resoconto
MEDIA
di un processo in cui un Duca
italiano mise a morte tre attori. Allora mi sono chiesto:
cos'era che scatenava le risate
del pubblico e l'ira dei potenti? Il nostro Harlequino è un
tentativo di risposta".
Una star del cinema hollywoodiano che si misura con
la più italiana delle tradizioni teatrali...
«Ne ho parlato con Dario Fo.
Lui mi ha incoraggiato. Ora sono curioso di vedere come reagirà il pubblico».
La sua seconda proposta al
festival è 1984, da George
Orwell. Un testo ancora attuale?
«Profetico addirittura. In un
mondo in cui il perpetuarsi
della guerra è giustificato dalla
lotta al terrorismo, e la libertà
di parola è talvolta solo un ricordo, Orwell ha ancora molto
da insegnarci. Per questo l'abbiamo ambientato in un ring:
per immergerci dentro il pubblico, tenendolo avvinto ai
suoi temi. E anche per ridurre
scenografia e costumi all'osso:
i nostri spettacoli viaggiano in
valigia».
Ma la vera sorpresa è stato
vedere Tim Robbins imbracciare la chitarra, cantare
canzoni proprie ma anche
celebri ballate di Billie Holiday o Woody Guthrie, in
uno show sulla musica d'impegno sociale.
«Mio padre era un musicista; come anche mio fratello e
mio figlio: entrambi hanno
suonato con me a Spoleto.
Amo la musica, incido dischi,
e cerco di esibirmi dal vivo. Anche questo è un modo di espri-
mermi».
Quando tornerà al cinema?
«Prima tornerò al teatro. Sto
lavorando ad uno spettacolo
intitolato Refugees. L'America
è nata grazie ai rifugiati. Noi
siamo tutti rifugiati. E io trovo
che l'Italia stia dimostrandosi
terra di grande umanità,
nell'accogliere tanti rifugiati».
m
Passione
Amo suonare
il folk, il rock,
così come
mio padre,
mio fratello
e mio figlio
Solidarietà
Porto i miei
spettacoli
nelle carceri
per dare
sostegno
ai detenuti
ECLETTICO
Tim Robbins e una scena
del suo «Arlequinho» in
questi giorni a Spoleto.
L'attore presenta anche
l'orwel Nano «1984»
MEDIA
26I ALBUM
Venerdì 8 luglio 2016
'intervista » Tini Robbins
Paolo Scotti
• Si può essere una star di
Hollywood e desiderare di fuggir vìa da Hollywood. Ma al di
là della retorica con cui film e
romanzi hanno mitizzata il
controsenso, qualcosa di vero
dev'esserci, se perfino Tim
Robbins - ex marito di Susan
Sarandon, premio oscar per
Mystic River e regista di Dead
Man Walking - vive parte
dell'anno lontano dagli studios. Anzi: addirittura fuori del
cinema. Ma sempre dentro allo spettacolo. Come dimostra
la sua presenza al Festival di
Spoleto, dove si presenta come
regista di due spettacoli e interprete di uno show musicale.
Mold divi Usa coltivano
un'attività estranea al cinema,
«Per me Hollywood è un posto che costringe a mold compromessi. 11 teatro, invece, mi
fa tornare alla fonte della mia
creatività. In scena sono libero
di cmare».
Quindi non è un caso che la
sua compagnia, l'Actor's
Gang, sia nata prima che lei
diventasse Tim Robbins?
«Xòj certo. Nel 1982 ero solo
mio studente dell'università di
Los .Angeles, appassionato di
punk e rock. TI teatro mi attraeva solo per i suoi contenuti sociali. Così cominciammo a leggere i classici - Cechov, Ihsen.
Shakespeare. Brecht- ma ispirandoci ai Sex Pistols e ai flash... Volevamo portare quella
stessa energia nei nostri spettacoli. Il successo fu tale che, 34
anni dopo, siamo ancora qui».
Un successo colto non solo
nei teatri. L'Actor's Gang si
«Teatro, musica e libertà:
ora metto in scena Orwell»
L'attore presenta a Spoleto «Arlequinho» e «1984»
«Sono innamorato della Commedia dell'arte italiana»
I
Passione
Amo suonare
il folk, il rock,
così come
mio padre,
mio fratello
e mio figlio
Porto i miei
spettacoli
nelle carceri
perdare
sostegno
ai detenuti
ECLETTICO
Tim Robbins e una scena
dsl suo ^Arlcquinho^ in
questi giorni a Spoleto.
L'attore presenta anche
l'orwelliano «1984*
esibisce infatti anche nelle
prigioni, nei riformatori...
«È un prugeLLo cui Leniamo
molto, e per il quale siamo stali ricevuti alla casa Bianca. Io
ed alcuni degli attori che sono
qui a Spoleto proponiamo laboratori teatrali nei penitenziari dell California. Il teatro aiuta
persone che hanno commesso
crimini ad indirizzare positiva-
ra
mente la propria rabbia. Dà loro qualcosa di cui andarefinalmente finii. E inl'aLLi da i deienud si riscontta un significativo calo di episodi di violenza.
Lavoriamo anche con adolescenti delie aree diilìcdi di Los
Angeles".
Anche I' Harlequino che lei
porta al Festival, ispirato alla Commedia dell'Arte, è
passato dietro le sbarre?
coniare dò che non piacerà al
<'Nasce da un workshop del potere. Abbiamo il resoconto
Thealre du Soleil che SHguii ne- di un processo in cui un Duca
gli anni '80. Così ho spinto i italiano mise a morte de attodetenuti ad esprimersi imper- ri. Allora mi sono chiesto:
sonando Arlecchino, Pantalo- cos'era che scatenava le risate
ne, Brighella... La vostra Com- dtl pubblico e l'ira dei polenmedia dell'Arte mi affascina ti? D nostro Harlequino è un
moltissimo! hi quell'epoca fa- tentativo di li sposta".
re l'attore voleva dire rischiare
Una star del cinema hollymolto; la vita stessa, pur di i acwoodiano che si misura con
Peai'l, u n ' a g e n t e delie forze speciali femminili inglesi, h a u n a missione; infiltrarsi in F r a n c i a per
c o o r d i n a r e le operazioni dei vari a g e n t i dell'intelligence sotto c o p e r t u r a . Alla vigilia del D-Da.y s a r à
a capo di 3 0 0 0 combattenti, t r a soldati r e g o l a r i e partigia,ni. Porte, combattiva, d e t e r m i n a t a , n a sconde nel s u o c u o r e l ' a m o r e p e r H e n r i Corni oley. il fidanzato p a r i g i n o che aderì alla resistenza.
S a r à p r o p r i o il s u o esempio che s p i n g e r à Pearl a sfidare la g u e r r a e Le terribili t o r t u r e della Gestapo.
Da martedì 12 in edicola con i l Giornale a € 8,50*
MEDIA
la più italiana delle tradizioni teatrali...
«Ne ho parlato con Dario Fo.
Lui mi ha incoraggiato. Ora sono curioso di vedere come reagirà U pubblico».
La sua seconda proposta al
festival è 1904, da George
Orwell. Un testo ancora attuale?
«Profetico addirittura, hi un
mondo in cui il perpetuarsi
della guerra è giustificato dalia
lotta al ten-orismo, e la libertà
di parola è talvolta solo un ricurdo, Orwell ha ancora molto
da disegnarci. Per questo l'abbiamo ambientato in un ring:
per immergerci dentro il pubblico, tenendolo avvinto ai
suoi temi. E anche per ridurre
scenografia e cosuirni all'osso:
i nostri spettacoli viaggiano in
valigia».
Ma la vera sorpresa è stato
vedere Tim Robbins imbracciare la chitarra, cantare
canzoni proprie ma anche
celebri ballate di Billie Holiday o Woody Guthrie, in
uno show sulla musica d'impegno sociale.
«Mio padre era un musicista; come anche mio fratello e
mio figlio: entrambi hanno
suonato con me a Spoleto.
Amo la musica, incido dischi,
e cerco di esibirmi dal vivo. Anche questo è un modo di esprimermi».
Quando tornerà al cinema?
«Prima tornerò al teatro. Sto
lavorando ad lino spPLlaculu
intitolato Refugees. L'America
è naia grazie ai rifugiali. Noi
siamo tutti rifugiati. E io trovo
che l'Italia stia dimostrandosi
terra di grande umanità,
nell'accogliere tanti rifugiati».