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Beaubourg
Il Centre Pompidou, luogo d’incontro di giovani artisti e
performer, musicisti e skater, presta il nome alla collana di
Edizioni Clichy che dà voce allo spirito della cultura pop, in
tutte le sue espressioni: dalla musica al cinema alla danza,
alla narrativa postmoderna che sappia venire incontro ai
lettori più diversi. Un percorso aperto, curioso, che si apre
a ogni tipo di espressione, compresa la graphic novel, e che
esplora senza snobismi quello che si muove intorno a noi.
Luciana Manzo
Conosci Torino?
Tutto quello che devi
assolutamente sapere
© 2015 Edizioni Clichy - Firenze
Edizioni Clichy
Via Pietrapiana, 32
50121 - Firenze
www.edizioniclichy.it
Isbn: 978-88-6799-185-3
Edizioni Clichy
Indice
Prefazione di Bruno Gambarotta
Conosci Torino?
Indice dei Nomi, dei Luoghi, degli
Oggetti
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Conosci Torino?
Tutto quello che devi assolutamente sapere
Prefazione
di Bruno Gambarotta
Contempli gli scaffali di libri su Torino e
pensi che non ci sia più niente di nuovo da
dire sulla nostra città. Errore. Da cinquanta
anni leggi e rileggi quei libri e pensi di sapere tutto. Vediamo se sai rispondere a queste
domande: chi erano gli spinettai? Chi introdusse l’omeopatia? Perché il giardino Luigi
Martini è conosciuto come piazza Benefica?
Di che colore era la prima maglia della Juventus? Chi ha inventato la frase «Piove, governo ladro»? (Casimiro Teja in una vignetta
sul Pasquino per commentare una riunione di
mazziniani andata deserta a causa della pioggia). Luciana Manzo ti attira nella sua trappola di domande e se ti va bene riesci a dare
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Luciana Manzo
il 10% di risposte giuste. Ti consoli scoprendo che la stessa percentuale di risposte giuste
alle domande contenute nel libro di Raymond
Queneau, Connaissez-vous Paris?, da cui questo trae ispirazione, concedeva al lettore il
diritto di considerarsi un buon conoscitore
di Parigi. Questo libro è un gioco che dà dipendenza, siete avvertiti, una volta catturati
farete molta fatica a uscirne. Torino si presta
magnificamente a entrare in questo labirinto
degli specchi; dalla metà del Cinquecento,
da quando diventa la capitale del ducato, le
trame da seguire sono due, la dinastica e la
comunale, che s’intrecciano e spesso si trovano in contrasto. E quando i Savoia saranno
costretti all’esilio, un’altra dinastia prenderà il
loro posto nell’immaginario dei torinesi, la famiglia Agnelli. Da quando diventa una capitale, Torino è doppia in tutto: la città dei santi
sociali versus il positivismo, la massoneria e
l’anticlericalismo risorgimentale; la devozione
per la Sacra Sindone (di proprietà dei Savoia)
versus quella comunale per la Consolata alla
quale i torinesi chiedono protezione contro le
pestilenze e le guerre; la città politecnica versus la città magica; la città capitale dell’industria metalmeccanica versus la coetanea capi10
Conosci Torino?
tale dello stile Liberty. Città amata o detestata
all’eccesso dai visitatori stranieri. Organizza
l’esposizione universale del 1884 per far sapere
a tutti che, non potendo più essere la capitale
politica si candida con successo a diventare la
capitale dell’industria; e cosa lascia ai posteri
come ricordo dell’evento? Il Borgo Medievale
che riproduce con minuzia filologica edifici
piemontesi e valdostani tutti rigorosamente
del Quattrocento.
La storia locale è una prateria sulla quale
scorrazzano liberamente i volenterosi compilatori di centoni, occupati a copiarsi l’un l’altro, non di certo a controllare le fonti di bufale
e leggende che si tramandano di generazione
in generazione. È un fenomeno comune sotto
tutte le latitudini. Scrive Raymond Queneau
nella prefazione del suo libro: «Poche sedute
alla Biblioteca nazionale furono sufficienti a
farmi capire che la maggior parte dei libri su
Parigi si copiavano l’un l’altro, che continuavano a perpetuarsi antichi errori per quanto
segnalati da anni, che un minimo di “metodo
storico” era sufficiente a far sparire vani fantasmi e stantie inesattezze». Luciana Manzo, per la sua lunga militanza di funzionario
all’Archivio Storico della Città di Torino, è
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un solido argine contro questo dilettantismo.
Un’altra bella famiglia di storici locali è quella dei falsari, qui rappresentata da Vincenzo
Malacarne, autore di una lettera di Torquato
Tasso a Giovanni Botero nella quale il poeta
ferrarese scriveva di essersi ispirato al Regio
Parco per il giardino di Armida.
Sono quasi 500 le domande e altrettante
le risposte che spaziano in tutti gli ambiti:
chiese, palazzi, quartieri, imprese sportive,
leggende, toponomastica, storia antica e recente, mercati, curiosità, miracoli, ristoranti,
negozi, primati, cinema, teatro, fiumi, ponti,
eroi, furfanti, ecc. ecc. Il tutto rimescolato
in allegro disordine, così non sai mai cosa ti
aspetta alla domanda successiva. Il libro è un
invito a nozze per quei torinesi che aggiornano puntigliosamente l’elenco dei tanti primati
di Torino città laboratorio. Qui ne troveranno
almeno uno che ignoravano: la prima sparatoria fra tifosi, nel 1925, a Porta Nuova, fra
quelli del Bologna e quelli del Genoa dopo
l’incontro per il primo posto nel campionato
del Nord. Esistono poi i torinesi che godono
nel puntualizzare, nel confutare, nel notare le
inesattezze e da questi Luciana dovrà guardarsi, consolandosi col pensiero che è una
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sorte comune a chi si inoltra sul terreno minato della storia locale. Un episodio recente: il
quotidiano «La Stampa» pubblica un servizio
sul completamento del grattacielo di Intesa
San Paolo scrivendo che il progettista Renzo
Piano si è fermato a un metro meno dell’altezza della Mole Antonelliana, rispettando il
desiderio della comunità torinese. Il giorno
seguente la rubrica «Specchio dei tempi» pubblica la lettera firmata di un lettore che puntualizza: non è vero che il grattacielo di Renzo
Piano è più basso perché bisogna tener conto
del fatto che il terreno su cui poggia la Mole
si trova a un’altitudine inferiore di 20 metri
rispetto a dove sorge il grattacielo.
Parliamo della maggior parte dei lettori
che non nutrono velleità revansciste o manie
da inquisitori. Costoro troveranno nel gioco
di domande e risposte una continua fonte di
sorprese. Vi dico le mie. La ghigliottina innalzata al centro di piazza Carlina, durante
l’occupazione francese ha tagliato 423 teste.
Tenuto conto che i francesi sono stati a Torino quindici anni, fa in media un’esecuzione
capitale ogni quindici giorni e un abitante su
200 di Torino è finito lì sopra. Ancora: non
avrei mai immaginato che nel 1901 a Torino
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coesistessero ben tre diversi modi per illuminare le vie, con lampade elettriche, fanali a
olio e fanali a gas. Leggo che nel 1942 nello
spazio antistante Porta Susa, sul lato sinistro
di via Cernaia, fu allestita una grande conigliera su iniziativa delle Massaie Rurali per incoraggiare piccoli allevamenti sui balconi in
tempo di guerra. Su quel terreno è poi sorto
il grattacielo della Rai; ecco spiegato il motivo
per il quale fra il DNA di molti dirigenti della
tivù di Stato e quello del coniglio non c’è una
grande differenza.
Il pregio forse ancora più grande di questo
libro consiste nel fatto che numerosi quesiti
sono il germe di microstorie che il lettore è
libero di sviluppare per conto suo. Come la
vicenda relativa all’intitolazione di corso Fiume. Il tratto di corso Vittorio Emanuele II,
dal ponte Umberto I fino a piazza Crimea, fu
intitolato a Thomas Woodrow Wilson, presidente degli Stati Uniti, in sosta a Torino il 6
gennaio 1919 durante il viaggio verso Parigi
per prendere parte alla conferenza di pace.
Poiché non sostenne le richieste territoriali
dell’Italia, nel 1921 quel tratto di strada divenne corso Fiume, che il trattato aveva assegnato alla Jugoslavia. Un romanzo intero
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meriterebbe la storia di Sebastiano Contrario,
uno scaltro imbroglione che ha dato il nome
a un tipo, colui che fa sempre ciò che non dovrebbe, il Bastian Contrari. Lo sapevate voi?
Io no e già questo solo regalo merita il posto
d’onore riservato a questo libro nella mia biblioteca.
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1. Perché la fontana di piazza Solferino che
rappresenta le quattro stagioni si chiama Angelica?
In memoria di Angelica Cugiani, madre
di Paolo Bajnotti che per testamento lasciò al
Comune di Torino un legato di 150.000 lire
per la realizzazione di una fontana monumentale in memoria dei genitori.
2. Chi ha introdotto il cioccolato a Torino?
Secondo la tradizione fu Emanuele Filiberto di Savoia a portare a Torino, nella seconda
metà del Cinquecento, le prime fave di cacao
dalla Spagna, dove aveva vissuto a lungo alla
corte dell’imperatore Carlo V: qui aveva già
preso piede l’uso di consumare una bevanda
denominata «cioccolata» ottenuta unendo ai
semi di cacao zucchero, vaniglia e cannella.
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3. Qual è il corso più corto di Torino?
Corso Ciro Menotti, lungo solo 60 metri, compreso tra via Paolo Borsellino e corso
Francesco Ferrucci.
4. Quando è stata costruita la Mole Antonelliana?
La posa della prima pietra risale al 1863.
L’edificio doveva diventare la sinagoga di Torino e secondo il progetto iniziale di Alessandro
Antonelli raggiungere 47 metri di altezza. Ma
quando la comunità israelitica torinese si rese
conto che l’architetto, abbandonata l’ipotesi
di partenza, mirava a costruire la sinagoga più
alta d’Europa per farne il monumento all’emancipazione degli ebrei, e che di conseguenza i costi salivano in proporzione all’altezza
della costruzione, la vendette al Municipio di
Torino che la destinò a sede del Museo del
Risorgimento Nazionale, inaugurato ufficialmente il 18 ottobre 1908.
5. Quale monumento sorge sull’area un tempo occupata dal tiro a segno militare?
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Il monumento commemorativo della spedizione di Crimea (1854-1856), nella piazza omonima.
6. Dove abitava Antonio Fogazzaro durante
il suo soggiorno a Torino?
In piazza Castello. Lo scrittore si trasferì
a Torino con la famiglia nel 1860, dove frequentò la facoltà di giurisprudenza con risultati modesti.
7. Quando cominciarono a essere illuminate
le vie di Torino?
Fu Madama Reale Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours che, preoccupata dai
crimini che avvenivano di notte con il favore
delle tenebre, nel 1675 ordinò al Municipio di
provvedere all’illuminazione delle strade della
città. Agli incroci furono collocate lanterne a
olio appese a esili pertiche e coperte di tela
cerata. La spesa dell’olio, che doveva essere ripartita tra la Città e i proprietari delle case, in
seguito alle proteste di questi ultimi finì con
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il ricadere interamente sull’amministrazione
civica.
8. Dove avvenne la prima proiezione cinematografica pubblica a Torino, il 7 novembre
1896?
In via Po 33, in una sala dell’ex Ospizio di
Carità denominata «Cinematografo Lumière».
La proiezione, alla presenza del sindaco e delle
autorità cittadine, comprendeva L’arrivo del treno alla stazione. Le rappresentazioni proseguirono per alcuni mesi tutti i giorni dalle 20 alle
23, il giovedì e festivi anche al pomeriggio dalle
14 alle 18. Lo spettacolo durava 20 minuti; in
programma, oltre ai film dei Lumière, anche
brevi documentari realizzati da Vittorio Calcina, l’organizzatore delle proiezioni.
9. Quando esordirono i granata nello storico
stadio Filadelfia?
Il 17 dicembre 1926.
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10. Quando compare per la prima volta Torino nella Storia?
Nel 218 a.C. quando, secondo Polibio, i
Taurini, gli antenati dei torinesi, si opposero
ad Annibale che, varcate le Alpi con tanto di
elefanti, si stava dirigendo su Roma. Naturalmente i Taurini, malgrado il loro coraggio,
ebbero la peggio, e per quasi due secoli di loro
non se ne seppe più nulla.
11. Che cos’ è il bicerin che Alexandre Dumas definì una delle cose indimenticabili di
Torino?
Nella forma classica è una bevanda a base
di caffè, cioccolato e fior di latte, ma esisteva
anche nella variante pur e for, solo con caffè e
latte, oppure pur e barba (caffè e cioccolato).
Divenne di gran moda nell’Ottocento; nei
caffè era servito bollente in un bicchiere con
il manico di metallo, il bicerin, ossia «piccolo
bicchiere», accompagnato da biscotti secchi.
12. Come è intitolata la cancellata che deli-
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mita l’ ingresso del Teatro Regio, realizzata da
Umberto Mastroianni nel 1994?
Odissea musicale.
13. A chi è dedicato il monumento in piazza
Statuto?
Al «Trionfo della Scienza, del Progresso e
delle tecnologie sulla Natura bruta». Eretto per
celebrare la realizzazione del traforo del Frejus,
portato a termine nel 1871 in meno di quattro
anni grazie all’uso di perforatrici ad aria compressa. La costruzione del monumento richiese
un anno e mezzo. Il genio alato che sovrasta la
piramide di massi originali del Frejus, simbolo
della scienza trionfante, è rappresentato con la
penna in mano, nell’atto di scrivere sulla pietra i nomi dei tre ingegneri che progettarono e
diressero i lavori: Germano Sommeiller, Sebastiano Grandis e Severino Grattoni.
14. Quale corso fu intitolato per un breve
lasso di tempo al presidente americano Thomas
Woodrow Wilson?
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La prosecuzione di corso Vittorio Emanuele II, nel tratto compreso tra il ponte Umberto I e piazza Crimea, fu in un primo tempo
intitolato a Thomas Woodrow Wilson, presidente degli Stati Uniti dal 1913 al 1921. In
viaggio alla volta di Parigi per partecipare alla
Conferenza di Pace, il presidente fece sosta a
Torino il 6 gennaio 1919, dove, primo presidente americano in carica a visitare la città, fu
accolto calorosamente, gli fu conferita la cittadinanza onoraria e intitolata una strada. Poiché nel corso della Conferenza Wilson deluse
le aspettative dell’Italia, non sostenendo le sue
rivendicazioni territoriali, per ripicca nel 1921
il corso fu intitolato alla città di Fiume che il
trattato aveva assegnato alla Jugoslavia.
15. In quali circostanze la guglia della Mole
Antonelliana crollò, almeno in parte?
L’11 agosto 1904 un uragano abbatté la statua del genio alato collocata in cima alla guglia
nel 1889, in seguito sostituita con una stella.
Il 23 maggio 1953 un temporale violentissimo
infierì nuovamente sulla Mole e 47 metri di cuspide precipitarono nel cortile sottostante.
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