i anniversario della biblioteca popolare del cat

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i anniversario della biblioteca popolare del cat
APRILE/MAGGIO
2013
UN ANNO DI LETTURA:
I ANNIVERSARIO DELLA BIBLIOTECA POPOLARE DEL CAT
a cura della RedAzione
E’
passato
un
anno
dall’inaugurazione della nostra/
vostra Biblioteca Popolare del
CAT.
Il progetto, partito un po’ per gioco, un po’ per scherzo, un po’ per
dare una “scossa culturale” alla
popolazione torrese, un po’ per
creare un piacevole diversivo per
l’impiego del tempo libero… ha
attraversato questo primo anno di
attività raggiungendo un discreto
successo.
Sono, infatti, più di un centinaio, i
prestiti
effettuati
dall’aprile
dell’anno scorso: una cifra da non
sottovalutare considerando che
siamo un paese che, a fatica, raggiunge i mille abitanti.
La sfida è stata accettata di buon
grado dai cittadini di Torrebruna:
molti di loro hanno contribuito
mettendo a disposizione i loro libri, aiutandoci a raggiungere il traguardo
di
ben
550
testi
(organizzati in diverse categorie:
letteratura, saggistica, poesia, letteratura per ragazzi…) e tantissimi
hanno apprezzato il nostro progetto usufruendo del nostro servizio
prestiti.
Ci fa piacere anche constatare che,
negli ultimi tempi, alcuni volontari
- ragazze e ragazzi delle scuole superiori – ci danno una mano nella
gestione del servizio, contribuendo
a tenere aperta la biblioteca e a
coinvolgere sempre nuove persone
(un ringraziamento speciale va a
loro perché, anche grazie alla loro
disponibilità, il nostro progetto
può crescere e andare avanti…)
Questo è un altro "effetto collaterale" positivo del progetto, che ci
permette, tra l'altro, di perseguire
quell'obiettivo senza il quale il
CAT non avrebbe motivo di esistere: coinvolgere sempre più gente
nella gestione e nella cura della
cosa pubblica, consapevoli del fatto che ciò che può fare un'amministrazione pubblica, a qualsiasi
livello, non può bastare a migliorare la qualità della vita dei cittadini.
Certo, si può decidere anche di
rimanere con le mani in mano,
guardare quei pochi che cercano
di fare qualche piccola cosa, ma
concreta, e magari criticare e basta, perché è sempre stato più
semplice distruggere che costruire, ma con questa "strategia" demenziale si contribuisce solamente a distruggere la comunità in cui
si vive...
Tonando al progetto Biblioteca, la
formula adottata la conoscete già:
i volumi prestati resteranno dei
donatori – liberi di riprenderli
quando vogliono – e il CAT si
pone
semplicemente
come
l’intermediario che gestirà il
servizio prestiti.
La nostra, dunque, vuole essere
una sorta di “biblioteca diffusa”
al centro della quale c’è soprattutto il desiderio di mettere a
disposizione di tutti i libri, togliendoli dagli scaffali impolverati, per promuovere la diffusione di sapere e cultura.
Inutile ricordare che, per le attività della Biblioteca, il CAT ha
messo a disposizione la sua piccola sede in via Sant’Antonio
Abate… dunque, approfittando
del ritorno della primavera e
delle stupende giornate di sole,
invitiamo tutti voi a fare una
passeggiata e a farci visita, magari per prendere in prestito un
libro, o per leggere insieme
qualcosa, oppure, semplicemente per fare due chiacchiere.
Vi aspettiamo!!!!
QUELLA
PREFERITA
di un ex astemio
Allora io praticamente adesso ho questo
passo un po' mongolo, che son messo in
un modo che la notte non si sa quale sogno faccio per primo e il giorno invece
niente, manco per sbaglio, che faccio un
sogno, manco a pagarlo. Che prima forse
ero più giovane mi venivano facili facili,
questi sogni diurni, delle volte se non sbaglio ci facevo addirittura partire i treni,
coi miei bei sogni diurni, e invece adesso
niente, mi toccan solo quelli notturni,
quelli che escono a casaccio. E' l'età che
avanza, probabilmente. Che se fosse solo
questo il problema non sarebbe niente,
che oltre a questo periodo un po' così dei
sogni, ora ci si son messe anche le voci.
Loro ci mancavano. Che fin dai tempi
dell'asilo ci son delle voci che orbitano
sopra la mia testa, vanno avanti e indietro
alla fine mi dicono e ridicono sempre la
stessa cosa, e cioè che io sono una merda.
E era da un po' non si facevan sentire, si
vede adesso son tornate alla carica, queste voci, che stanno lì e premono e premono, convinte di entrare, e invece io resisto, le tengo fuori, che attualmente ci
limitiamo a degli scontri dialettici, io e le
voci, ma continuar così potrei pure
“scionnarmi” a mazzate fare un vocicidio
da un momento all'altro.
Che ogni due per tre parte il ronzio:”Ma
te” mi fanno queste voci “chi ti credi di
essere, che sei soltanto una merda?” Girate a largo, ci faccio io, sempre con questa
storia inventatevi almeno qualcosa di
nuovo, ogni tanto. “Sei una merda secca
oppure liquida, scegli tu, ma sempre inequivocabilmente merda, sei” insistono
loro. Non vi sento, ci rispondo alle voci,
che sto facendo dell'altro, sto fumando
qui tranquillo, lasciatemi in pace. “Ma
cosa vuoi fare?” ci rifanno loro “che sei
sempre qui in casa che fumi e fumi non
combini mai niente?” Dove volete che vada, ci dico alle voci, che non ho neanche
gli occhi per piangere? Andateci voi in
giro, che in giro c'è della gente con una
testa così sgombra che magari vi dà anche retta, andate da loro a dir queste cose che io sono veramente stufo.
“Ti piacerebbe” mi dicon le voci “e invece
no, sei tu la nostra merda preferita”.
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UN FATTO E QUALCHE
CONSIDERAZIONE…
di Luigi D’Ettorre
Questo piccolo contributo prende le mosse da un fatto di cronaca politico-amministrativa accaduto qualche giorno fa a Francavilla al mare.
L'amministrazione comunale, con una delibera di giunta, ha deciso di abbattere 55 tigli lungo uno dei viali della città. Motivazione: gli alberi danneggiavano il marciapiede e rendevano impraticabile (o quasi) il passaggio delle persone, con ovvi problemi di sicurezza.
A questo provvedimento si è subito opposto un Comitato di
cittadini costituitosi ad hoc, che a onor del vero era composto
da pochi cittadini. Alla fine l'opera si è fatta e gli alberi sono
stati abbattuti.
Questo è un classico caso di conflitto che si viene a creare tra
una amministrazione pubblica e un gruppo di cittadini che ne
contestano l'operato. Di primo acchito uno è portato a sposare la causa del Comitato e a battersi per la conservazione delle
piante. Ma andando a guardare meglio la faccenda emergono
altre considerazioni da fare per ricostruire e capire la questione.
1) un comitato di cittadini che si batte per qualche cosa, anche
contro una decisione amministrativa come il taglio degli alberi,
ha un senso se è composto da un numero adeguato di cittadini,
quindi se ha un minimo di rappresentanza: se esso è composto
da pochissime persone (nel caso preso in esame quindici-venti)
in relazione alla popolazione complessiva (20mila cittadini) non
ha e non può avere nessun diritto, nè potere di fermare una
decisione presa da un sindaco che è stato votato dalla maggioranza dei cittadini; 2) il legno ricavato dall'abbattimento degli
alberi lo si potrebbe vendere, darlo in beneficenza a qualche
istituto per poveri, etc. L'amministrazione comunale di Francavilla ha deciso di piantare nuovi alberi, ma non 55, come quelli
abbattuti, bensì circa il triplo, ossia 150, in un parco biologico
che rappresenterà un vero e proprio polmone verde della città;
3) l'opera ha degli oggettivi benefici per l'arredo urbano e la
manutenzione e messa in sicurezza del marciapiede, quindi questo va a tutto vantaggio dei privati; 4) ci si lamenta tanto (e giustamente) del fatto che la disoccupazione sia alta, che è sempre
più difficile trovare lavoro in giro, poi quando qualche amministrazione riesce a crearlo (anche se minimo), c'è qualcuno che
protesta. Con ciò non si intende asserire che bisogna creare
lavoro e spendere soldi pubblici a tutti i costi, arrivando a distruggere addirittura l'ambiente, ma, in base all'insegnamento
keynesiano, che sta riemergendo in questo periodo di crisi,
dopo che è stato fatto oggetto di critiche feroci e spesso faziose, è importante che il pubblico faccia qualcosa di utile e concreto per redistribuire il reddito; 5) il taglio degli alberi non è
qualcosa di irreversibile; si possono sempre piantarne di nuovi
e infatti l'amministrazione comunale ha deciso di farlo. In questo modo il danno ambientale è azzerato.
The Scream of the Butterfly...
di Dende
PRESIDENZIALI 2013. L’hanno
“buttata in caciara” per un paio di
giorni, tanto per far finta, tanto
per dare l’impressione di metterci
un po’ d’impegno. Ma la puzza si
sentiva lontano un miglio: il silenzio del PdL, durante le prime giornate di voto, profumava di marcio
da chilometri.
E poi, manco a dirlo, “eccaaaallà”
e “te pareva”...ancora una volta,
per l’ennesima volta, mi tocca
dire “eccaaallà” e “te pareva”:
scene viste e riviste, situazioni
che non si evolvono, anzi… lo
spirito di autoconservazione di
certi meccanismi – che a stento
potremmo definire “democratici” –
ci fanno tornare indietro, ricordandoci che "...Se vogliamo che tutto
rimanga come è, bisogna che
tutto cambi” (cit. “Il Gattopardo” –
G. Tomasi di Lampedusa).
E, giunti alla fine della singolar
tenzone, lui se la ride. Ride sornione il nano malefico... sotto,
dentro e attorno ai baffi, anzi…
ride intorno alle sbavature di un
sistema che sempre più a fatica,
si fa chiamare "democratico". Ride. E la sua è una risata lunga
venti anni buoni. Una risata che ci
ha già seppellito. Non ci resta che
riposare in pace.
ABUSO
DI
PAROLE.
“Responsabilità”, “Responsabile”:
due parole che, negli ultimi tempi,
sono state abbondantemente usate ed ABusate, utilizzate e forse anche un po’ stuprate… e costantemente in bocca a personaggi che, secondo me, non ancora ne capiscono appieno il significato.
TIFOSERIA ITALIOTA. Scontri
tra forze dell’ordine e tifoserie,
mezza Roma bloccata, accoltellamenti, cariche della polizia, lacrimogeni, quartieri devastati e esercizi commerciali con le serrande abbassate: bisognerebbe osservare un minuto di silenzio per
ogni brandello di dignità gettato
nel cesso quando un incontro di
calcio viene - ostinatamente e ipocritamente – fatto giocare, nonostante i suddetti scenari da guerra
civile.
I  AQ. Sono passati quattro anni
e poco o nulla è cambiato: chi
quella notte rideva, continua beatamente a spanciarsi, chi invece
piangeva non ha ancora ritrovato
le forze per tornare a sorridere.
DISTURBI COMPULSIVI DA
STRESS POST-ELETTORALE.
Si possono quasi capire perfettamente le motivazioni del voto di
protesta, di cambiamento, di rivolta (chiamatelo un po’ come vi pare…) per il Movimento 5 Stelle; si possono
capire facilmente le
motivazioni dei compagni che oggi schifano il PD; con uno
sforzo – manco tanto
impegnativo – si possono addirittura capire le motivazioni di
chi ha scelto di non
recarsi alle urne.
Ma non si può tollerare chi, ancora una
volta, ha scelto la disonestà, la mafia, gli
interessi personali, la
mignottocrazia, le olgettine, la compravendita di voti in Parlamento…
Ogni volta che uscite
di casa, ricordatevi
che uno su quattro
dei vostri interlocutori
ha votato per Berlusconi. E’ bene tenerlo
presente, è un atto di
coraggio verso voi
stessi… almeno avrete la consapevolezza
di sapere con chi avete a che fare.
DIMESSO UN PAPA SE NE FA
SEMPRE UN ALTRO. Grandioso
tam-tam mediatico per le dimissioni di Ratzinger, per il successivo conclave e per l’elezione del
nuovo Papa Francesco.
E così, anche questa volta, possiamo tranquillamente affermare
che tira più una conferenza stampa del Vaticano che un carro di
buoi pieno di disoccupati e giovani precari.
DULCIS IN FUNDO. E quindi…
come dare torto al mio amico Paolino quando scrive: “L’Italia è
un paese che va da Padre
Pio al Pulcino Pio. In mezzo,
qualche raro lampo di genio”.
Qui ad Atene noi facciamo così
di Elisabetta Cicchillitti
Il termine democrazia deriva dal greco δῆμος (démos): popolo e κράτος (cràtos): potere, ed etimologicamente significa governo del popolo. Il concetto di democrazia non è cristallizzato in una sola versione o in
un'unica traduzione, può trovare ed ha trovato la sua espressione storica in diverse espressioni ed applicazioni, tutte caratterizzate per altro dalla ricerca di una modalità capace di dare al popolo la potestà effettiva di governare. L’Atene del 431 era la culla del pensiero democratico, nonostante attorno alla figura di
Pericle ci siano state accuse di demagogia, più che sulla sua figura vi invito a soffermarmi su ogni punto di
questo discorso che sicuramente è molto attuale. Nel leggerlo subentra una certa rabbia dovuta al fatto
che nel 431 a.C avevano già rintracciato i capisaldi del vivere democratico, capisaldi che oggi sono andati
perduti e che chi si appresta ad occupare un posto nella cosa pubblica dovrebbe fare propri! “Atene è la
scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo.”
Qui noi facciamo così?
ATENE 431 a.C.
”Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo
mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma
non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro
e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non
dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento
di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in
pochi siano in grado di dare vita ad
una politica, beh tutti qui ad Atene
siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla
via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della
libertà, ma la libertà sia solo il
frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è
la scuola dell’Ellade e che ogni
ateniese cresce sviluppando in sé
una felice versatilità, la fiducia in
se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per
questo che la nostra città è aperta
al mondo e noi non cacciamo
mai uno straniero.
Qui ad Atene noi facciamo così.”
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