centrali idroelettriche Cella

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centrali idroelettriche Cella
LE CENTRALI IDROELETTRICHE
REALIZZATO DA PIETRO CELLA, DAVIDE CROTTO E FABIO SICILIANO
Una massa d’acqua in movimento possiede una certa quantità di energia cineticacapace di
compiere lavoro. Questo principio era già conosciuto nei secoli passati e con la sua applicazione
funzionano, ad esempio, i mulini ad acqua. Con la scoperta dei fenomeni elettrici è risultato molto
più conveniente trasformare l’energia posseduta da grandi masse d’acqua in energia elettrica: ciò
avviene nelle centrali idroelettriche.
COS’È UNA CENTRALE IDROELETTRICA?
Una centrale idroelettrica è infatti un insieme di opere di ingegneria idraulica posizionate in una
certa successione, accoppiate ad una serie di macchinari idonei allo scopo di ottenere la
produzione di energia elettrica da masse di acqua in movimento.
COME FUNZIONA?
•
Le centrali idroelettriche utilizzano la caduta delle acque dei fiumi e dei torrenti, raccolte in
grandi bacini artificiali, creati sbarrando le valli con le dighe.
•
L’acqua raccolta nel bacino artificiale viene convogliata, attraverso un canale deviatore, a
delle condotte forzate.
•
Il getto violentissimo dell’acqua, che esce sotto pressione dalle condotte, colpisce le pale di
una turbina, mettendola in rotazione.
•
A sua volta, la turbina è collegata per mezzo di un albero di trasmissione ad un generatore
di corrente elettrica: l’alternatore.
•
Questo è collegato al trasformatore, che, sfruttando il fenomeno dell’induzione magnetica,
abbassa l’intensità e aumenta i valori di tensione della corrente prodotta.
•
L’ energia elettrica viene convogliata ai tralicci, le linee di trasporto, per essere distribuita
e, una volta raggiunta la zona di utilizzo, la corrente passa attraverso un secondo
trasformatore, che ne alza l’intensità abbassandone la tensione per uso.
VARIE TIPOLOGIE D’IMPIANTO
Centrali ad acqua fluente
L'acqua viene convogliata in un canale di derivazione e attraverso questo inviata alle turbine che
ruotano grazie alla spinta dell'acqua. La velocità impressa dall'acqua alle turbine viene generata
attraverso una differenza di quota, detta "salto", che si traduce in pressione idrodinamica alla
quota in cui sono posizionate le turbine. Ogni turbina è accoppiata ad un alternatore che trasforma
l’energia meccanica di rotazione in energia elettrica.
Centrali a caduta
Sfruttano l'energia potenziale di notevoli masse d'acque poste ad altezza maggiore rispetto a
quella di presa. L'energia potenziale dell'acqua viene trasformata in energia cinetica facendo
confluire l'acqua in condotte forzate nelle quali l'acqua raggiunge notevoli velocità. L'acqua viene
poi fatta confluire in turbine collegate ad alternatori producendo così energia.
Centrali a bacino
In queste centrali viene creato un lago artificiale, detto bacino di carico,per mezzo dello
sbarramento di una gola fluviale con una diga, da cui partono delle condotte forzate, le quali
vengono arricchite da un pozzo piezometrico prima della turbina, che smorza ed evita gli effetti
dirompenti di enormi sovrappressioni dette colpo d’ariete, che si generano quando la turbina viene
fermata tramite la chiusa della condotta. A valle è presente un bacino di calma dove le acque
turbolente appena uscite dalla centrale vengono fatte placare prima della reimmissione nel flusso
normale del fiume.
Centrali con impianti ad accumulazione
Le centrali con impianti ad accumulazione sono dotate di un bacino di raccolta anche a valle:
l'acqua che ha generato energia elettrica durante il giorno passando nelle turbine può essere
riportata dal bacino di valle al bacino di monte durante le ore di minor richiesta di energia,
mediante un impianto di pompaggio, utilizzando per questa operazione l'energia elettrica in
eccesso prodotta dalle centrali di tipo "sempre acceso" e non diversamente accumulabile. In altre
parole il bacino di monte viene "ricaricato" durante la notte e le masse d'acqua riportate a monte
possono quindi essere riutilizzate nelle ore di maggiore richiesta energetica. In tali impianti ad
accumulazione si realizzano gruppi ternari di macchine, ossia la turbina, la pompa e il
macchinario elettrico che, essendo reversibile, funziona all'occorrenza da generatore o da motore.
Nel caso l'impianto sia dotato esclusivamente di un bacino di monte e un bacino di valle, senza
dunque un fiume, la centrale viene detta centrale idroelettrica a ciclo chiuso o anche stazione di
pompaggio.
Centrali in condotte idriche
Una interessante possibilità, solo di recente presa in considerazione, sono gli impianti inseriti in un
canale o in una condotta per approvvigionamento idrico.
L’acqua potabile è approvvigionata ad una città adducendo l’acqua da un serbatoio di testa
mediante una condotta. Solitamente, in questo genere di impianti, la dissipazione dell’energia
all’estremo più basso della tubazione in prossimità dell’ingresso all’impianto di trattamento acque o
alla rete di distribuzione viene conseguito mediante l’uso di apposite valvole.
Un’ alternativa interessante è quella di inserire una turbina che recuperi l’energia che altrimenti
verrebbe dissipata. Si ha così un recupero energetico, che può essere effettuato anche in altri tipi
di impianti: sistemi di canali di bonifica, circuiti di raffreddamento di condensatori, sistemi idrici vari.
CLASSIFICAZIONE IN BASE ALLA POTENZA
La produzione di energia e la potenza di un impianto dipendono da due fattori principali, la caduta
o salto o prevalenza (head) e la portata d’acqua (flow rate).
Si definisce salto lordo o geodetico la differenza di altezza tra la quota a cui è disponibile la risorsa
idrica da sfruttare ed il livello nella sezione del corso d’acqua dove il flusso è restituito.
Il salto netto o motore è la caduta effettivamente utilizzata alla turbina, ossia il salto lordo meno le
perdite che si verificano all’opera di presa e quelle dovute al sistema di trasporto dell’acqua.
Si definisce portata il volume d’acqua che attraversa una determinata sezione del corso d’acqua
nell’unità di tempo e si esprime in m3/s.
In base alla potenza nominale, si distinguono:
•
microimpianti: potenza < 100 kWp;
•
mini-impianti: 100 kWp – 1 MWp
•
piccoli impianti: 1 – 10 MWp
•
grandi impianti: potenza > 10 MWp.
Gli impianti possono essere classificati anche in base alla caduta o salto (H):
•
Bassa caduta: H < 20 m
•
Media caduta: H = 20–100 m
•
Alta caduta: H = 100–1000 m
•
Altissima caduta: H > 1000 m
Infine, possono essere classificati in portata (Q)
•
Piccola portata: Q < 10 m³/s
•
Media portata: Q = 10–100 m³/s
•
Grande portata: Q = 100–1000 m³/s
•
Altissima portata: Q > 1000 m³/s
ALTRI IMPIANTI
Impianti mini-idro
Le maggiori possibilità di nuove installazioni idroelettriche sono attualmente su piccola scala,
attraverso il ricorso a impianti classificabili come mini-idro, cioè con taglia inferiore a 10 MW.
Alcuni fattori che rendono interessante questa categoria di impianti sono:
•
Copertura della domanda elettrica nazionale. Pur essendo di limitata potenza unitaria,
possono diventare complessivamente molto numerosi, e quindi apportare un contributo non
trascurabile. Nell’attuale contesto di liberalizzazione del mercato elettrico contribuiscono
inoltre positivamente alla generazione distribuita e all’ampliamento del mix energetico;
•
Salvaguardia dell'ambiente. Gli impianti idroelettrici di piccola taglia sono caratterizzati da
modalità costruttive e organizzative di scarso impatto sul territorio; inoltre possono essere
gestiti, almeno per l'ordinario funzionamento, anche da piccole comunità ed anche integrati
in un uso plurimo ed equilibrato della risorsa acqua;
•
Tutela del territorio: la presenza di piccoli impianti sul territorio induce all'osservazione e
manutenzione del territorio;
•
Tecnologia: i mini-idro sono impianti idroelettrici che si basano sulle tecnologie consolidate
degli impianti maggiori; nel caso delle taglie “micro” le tecnologie sono più innovative e
stanno mostrando ampi margini di sviluppo;
•
Costi di installazione e tempi di ritorno di investimento competitivi rispetto alle altre
fonti di energia rinnovabili, grazie anche alle forme di incentivazione.
Configurazione di impianti mini-idro
La suddivisione per taglia degli impianti idroelettrici è basata sulla potenza installata, che è
proporzionale al prodotto tra portata e salto idrico. Di conseguenza, gli impianti mini-idro non sono
tutti quelli con i più bassi livelli di caduta o i più bassi livelli di portata. Ad esempio, un impianto di
potenza prossima di 10 MW può essere realizzato sfruttando cadute medie e portate piccole,
oppure cadute basse e portate medie.
Gli impianti mini-idro di potenza compresa tra 100 kW e 10 MW hanno configurazione simile agli
impianti di taglia superiore.
La piccola taglia degli impianti impone che, per essere economicamente convenienti, i seguenti
costi siano minimi:
•
Investimenti iniziali;
•
Costi dei macchinari e delle attrezzature;
•
Costi di gestione e di manutenzione;
Microimpianti
Per quanto riguarda il "microidro“, cioè gli impianti al di sotto dei 100 kW di potenza, il pregio non
consiste tanto nel contributo energetico che possono dare al fabbisogno elettrico nazionale, quanto
piuttosto nella valorizzazione della risorsa idrica a livello locale. Gli impianti microidroelettrici
rappresentano una modalità di sfruttamento di una fonte energetica rinnovabile, che altrimenti
andrebbe dispersa, con un bassissimo impatto ambientale.
I principali vantaggi sono i seguenti:
•
sfruttano le risorse idriche minori, disponibili in molteplici siti, e la loro installazione è molto
semplice
•
necessitano di una limitata risorsa idrica per produrre energia elettrica
•
producono energia elettrica vicino alle utenze attraverso una generazione distribuita
•
sono poco ingombranti e relativamente semplici da trasportare.
Centrale che sfrutta le maree
Le maree sono movimenti alterni e periodici causati dai fenomeni di attrazione della luna e del
sole.
Dal 1996 è in funzione una centrale che sfrutta questo fenomeno sull’estuario del fiume Range
sulla Manica in Francia.
TURBINE
Le condizioni ideali per lo sfruttamento dell’energia dell’acqua richiedono grandi altezze di caduta
o grandi volumi d’acqua. Si possono così sfruttare sia le acque dei bacini montani che
precipitano per centinaia di metri, sia le enormi masse d’acqua dei grandi fiumi che “cadono” da
pochi metri. Diverse altezze di caduta richiedono diversi tipi di turbine.
Le turbine idrauliche sono macchine che trasformano l’energia potenziale posseduta da una
massa d’acqua che precipita da una certa altezza, in energia meccanica di rotazione di un albero.
Le turbine idrauliche sono costituite fondamentalmente da due organi:
il distributore, che è fisso, e fa assumere all’acqua particolari caratteristiche di velocità e
di direzione;
la girante, o ruota mobile, munita di pale, in cui avviene la trasformazione dell’energia
posseduta dall’acqua in energia meccanica.
Un parametro importante per una turbina è il numero di giri caratteristico Ns che trova la sua
origine teorica nelle leggi di similitudine idraulica ed esprime la velocità di rotazione che avrebbe
una turbina qualora, rimanendo idraulicamente simili a se stessa, funzionasse, con le idonee
dimensioni, sotto un salto netto di 1 m sviluppando una potenza di 1 kW.
Le turbine si dividono in due tipologie:
Turbine ad azione (Pelton)
Turbine a reazione (Francis, Kaplan, ad elica, altre)
o La turbina Pelton, adatta per alte cadute (dai 400 m ai 2000 m) e piccole portate d’acqua.
L’acqua arriva alla girante attraverso una condotta forzata e un distributore, munito di una
spina spostabile che consente la regolazione della portata. La girante è munita di pale a
forma di doppio cucchiaio, in modo da dividere in due parti il getto d’acqua che le investe.
o La turbina Francis, adatta per medie cadute (dai 20 m ai 400 m) a grandi portate (da 20 a
300 m3/s). Dalla camera forzata a spirale l’acqua arriva al distributore attraverso una
camera a spirale, di sezione man mano decrescente. Il distributore è formato da una serie
di pale fisse disposte lungo una circonferenza; queste pale sono orientabili in modo da
poter regolare la portata d’acqua che colpirà le pale della girante. Quando l’acqua giunge
alla girante, costituita da una serie di pale fisse, si verifica la trasformazione dell’energia
potenziale idrica in energia meccanica. La ruota è costituita da due corone concentriche,
l’una esterna e l’altra interna, che trascina l’alternatore.
o La turbina Kaplan, adatta per basse cadute (da 2 m a 20 m) e grandissime portate
(superiori ai 300 m3/s). La girante ha la forma di una grande elica: le pale sono regolabili
per ottenere sempre il massimo rendimento anche con cadute e portate variabili.
Nel mini-idro si utilizzano turbine concettualmente simili a quelle per impianti maggiori, progettate
con opportuni accorgimenti.
o La microturbina Pelton ad asse orizzontale o verticale è molto simile alle turbine
utilizzate negli impianti di taglia maggiore. Per il numero di giri relativamente basso, è
adatta per impianti con salti d’acqua di qualche centinaio di metri. Di costruzione semplice
e robusta, con ingombro ridotto ed un ottimo rendimento, lavora a pressione atmosferica e
non pone problemi di tenuta. Generalmente tutte le principali parti meccaniche sono
realizzate in acciaio inox.
o La microturbina Turgo ha un’azione simile alla Pelton ed è adatta a salti da 30 a 300 m. È
adatta per situazioni con notevoli variazioni di afflussi d’acqua e per acque torbide.
o La microturbina a flusso radiale o incrociato è utilizzata per impianti di piccola potenza,
poiché è adatta per salti da pochi metri fino a 100 metri e per portate da 20 a 1000
litri/secondo. L’ingresso dell’acqua è radiale, con la particolarità di una doppia azione del
fluido sulle pale. La trasmissione del moto al generatore è affidata ad una cinghia dentata.
Il rendimento delle turbine a flusso incrociato è minore delle turbine Pelton, ma hanno una
maggiore facilità costruttiva ed una migliore adattabilità ai piccoli salti.
o La miniturbina Francio è una turbina a reazione valida per centrali con potenza attorno ai
100 kW. La concezione costruttiva è molto simile alle turbine per impianti di taglia
maggiore. Il vantaggio di questa macchina consiste nello sfruttamento di tutto il salto
disponibile, fino al canale di scarico. La costruzione complessa, l’alta velocità di rotazione
che provoca attrito e usura, e taluni problemi di tenuta, rendono problematica l’installazione
di queste turbine nei piccoli impianti.
o La turbina a coclea (o vite di Archimede)funziona sul principio “inverso” della chiocciola
di Archimede, brevettata di recente come turbina idroelettrica. È particolarmente adatta per
operare in presenza di detriti, semplicità di installazione e manutenzione, bassi costi di
impianto e gestione, possibilità di operare anche con portate minime d’acqua, quindi in
corsi d’acqua con portata discontinua. Le turbine a coclea sono utilizzate per salti da 1 a 10
metri e portate d’acqua da 0,5 a 5,5 m³/s.
o
La turbina VLH (VeryLow Head) è una turbina che si rivolge prevalentemente ad una
ristretta gamma di salti (da 1,4 a 3,4 m) e portate (da 10 a 27 m³/s), è prevista anche una
versione rinforzata per salti fino a 4,5 m. Ciò si traduce in una gamma di potenza per unità
da 100 a 500 kW. Questo tipo di installazione è particolarmente efficiente in siti dove è
necessario sviluppare un impianto a basso impatto ambientale, turbina e generatore sono
infatti sommersi, con una riduzione sostanziale delle opere civili e la salvaguardia dei pesci.
VANTAGGI DELLE CENTRALI IDROELETTRICHE
• Il principale vantaggio delle idroelettriche è che, una volta costruite, offrono energia a costi
molto competitivi e non richiedono combustibili o materie prime;
• sono una fonte di energia totalmente rinnovabile e illimitata;
• Possono irrigare o rifornire d’acqua potabile intere regioni;
• Un ulteriore vantaggio è legato al fatto che la variazione della produzione di energia può
avvenire in maniera molto più rapida rispetto ad una centrale termoelettrica o nucleare,
variando la quantità di acqua che viene convogliata alla turbina, le centrali idroelettriche
possono infatti essere attivate o disattivate in pochi minuti con l’immediata apertura o
chiusura delle saracinesche idrauliche.
SVANTAGGI E IMPATTO AMBIENTALE
•
È difficile ottenere le varie autorizzazioni che le amministrazioni locali richiedono prima di
realizzare il progetto;
•
I costi possono essere molto elevati;
•
Lo sfruttamento dell’energia idrica richiede la costruzione di opere imponentiquali dighe,
laghi di deposito, canali di derivazione, installazione di grandi turbine e generatori elettrici;
•
La costruzione di una centrale idroelettrica può causare gravi dissesti idrogeologici: in
passato, per la mancanza di adeguate analisi geologiche, si sono verificate terribili
catastrofi;
•
L'estrazione di energia cinetica rallenta il corso d'acqua, aumentando la velocità di
sedimentazione;
•
Nel tempo i bacini di accumulo vanno progressivamente incontro all’interramenmto;
•
Soprattutto le centrali a caduta, che richiedono un intervento edilizio di enormi proporzioni
per la realizzazione di laghi artificiali per fungere da invasi, hanno un impatto ambientale di
grandi proporzioni, sia nella fase costruttiva delle opere, sia a posteriori nell'impatto visivo
ed estetico;
•
Il fatto di alterare la portata e la distribuzione delle acque fluviali porta ad un cambiamento
del microclima locale, per la maggiore umidità ed evaporazione portata dal lago che funge
anche da serbatoio di calore, livellando le temperature fra giorno e notte. Questo porta in
genere a variazioni nella flora e fauna locale; nel caso di bacini montani, si può avere un
impatto anche su eventuali ghiacciai nelle vicinanze;
INNOVAZIONE TECNOLOGICA
La sfida che si deve affrontare è quella di adottare e combinare tecniche già esistenti oppure di
ideare nuove soluzioni per progettare opere civili sempre più adeguate. Le soluzioni attuali
comprendono:
•
Impianti sommersi;
•
Componenti in plastica o gonfiabili;
•
Utilizzo di materiali diversi dal cemento;
•
Schemi a sifone, per aumentare l’aerazione dell’acqua in modo da migliorare la vita
acquatica del corso d’acqua.
Per quanto riguarda l’ottimizzazione delle turbine le soluzioni sono:
•
Maggiore sperimentazione in vasti campi di variazione di salto e portata;
•
Utilizzo di materiali in plastica nella costruzione, per aumentare l’efficienza e ridurre la
manutenzione;
•
Gruppi sommersi turbina-generatore, utilizzo di migliori materiali isolanti per il generatore.
È possibile controllare e far funzionare a distanza un impianto idroelettrico con il massimo
beneficio economico ed il minimo rischio tecnico. L’utilizzo di un sistema di controllo a distanza può
inoltre aiutare a ridurre l’impatto ambientale.
Le applicazioni più rilevanti sono:
•
Sistema di controllo e monitoraggio a distanza, tramite radio, linee telefoniche o la stessa
linea di trasmissione dell’energia;
•
Turbine a velocità variabile, attraverso dispositivi di controllo elettronici del carico;
•
Funzionamento isolato di generatori asincroni.
Ci sono molte aree di ricerca che analizzano l’impatto dell’impianto sulla biosfera locale:
•
Sistemi di guida acustici o a campo elettrico per pesci, per controllare e deviare i pesci
lontano dalle centrali;
•
Passaggi e scale per pesci, allo scopo di controllare il loro percorso;
•
Relazione tra misure di protezione ambientale, ecologia e idrodinamica per minimizzare le
possibilità di inquinamento.
POTENZIALITÀ E DIFFUSIONE DELL’ENERGIA IDROELETTRICA
Si stima che l’energia idroelettrica prodotta sia solo una piccola parte (di poco superiore al 10%)
dell’energia potenzialmente ottenibile.
I maggiori potenziali risultano localizzati nei paesi in via di sviluppo mentre nell’Europa occidentale
il potenziale residuo è limitato a circa il 30%.
La produzione totale di energia idroelettrica potrebbe essere potenzialmente incrementata fino a 5
volte quella attuale, in pratica l’energia idroelettrica potrebbe soddisfare l’attuale richiesta di
energia elettrica.
È la Cina a possedere il numero maggiore di centrali idroelettriche al mondo e a detenere il
primato della potenza installata. La più grande centrale idroelettrica è la Diga delle Tre Gole sul
fiume Yangtze. La diga è larga 2.3 km e alta 185 m.
La più grande centrale idroelettrica degli Stati Uniti è la Diga della Grand Coulee sul fiume
Columbia nella parte settentrionale dello stato di Washington. Più del 70% di elettricità prodotta
nello Stato di Washington è fornita da impianti idroelettrici.
LA SITUAZIONE IN EUROPA
L’idroelettrico costituisce la più importante e tradizionale fonte di energia rinnovabile in Europa e
ad oggi copre circa l’11% della produzione complessiva di energia elettrica. Tuttavia, le diverse
politiche di sfruttamento e la disomogenea disponibilità della risorsa si riflettono sui dati di potenza
installata e di produzione nei diversi stati europei.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
L’energia
idroelettrica
ha
accompagnato
la
storia
del
nostro
Paese
dall’inizio
dell’industrializzazione ad oggi. E lo dovrà accompagnare anche per il futuro, stante il ruolo
fondamentale che l’idroelettrico svolge per la gestione del servizio elettrico e il contributo
prevalente che esso ha nel contesto delle energie rinnovabili. Nuovi grandi impianti elettrici assai
difficilmente potranno ancora essere costruiti in Italia, per cui un contributo alla produzione di
energia può essere dato solamente da piccole centrali.
In Italia, la prima centrale è stata costruita nel 1890. A questa sono seguite centrali di varie
dimensioni, installate in particolare nelle regioni alpine ed appenniniche, in generale da privati. Nel
corso di oltre un secolo l’energia idroelettrica ha contribuito allo sviluppo del Paese con modalità
che sono variate nel tempo. Fino agli anni ’50 l’energia elettrica in Italia è stata sostanzialmente
tutta di origine idroelettrica. Ancora nel 1960 l’idroelettrico forniva l’80% della produzione totale.
L’idroelettrico ha quindi rappresentato l’esclusivo asse portante dell’industrializzazione del paese,
della ripresa dopo la seconda guerra mondiale e del forte sviluppo economico degli anni ’50 e ’60.
Dagli anni ’60 in poi la sempre crescente domanda di energia venne soddisfatta con produzione
termoelettrica e lo sviluppo dell’idroelettrico praticamente si arrestò, per varie ragioni: costi
crescenti, lunghi tempi di ritorno degli investimenti, ripercussioni del disastro del Vajont, e altri
motivi. Oggi la potenza idroelettrica efficiente installata in Italia è di quasi 22 GW, di cui ca. 6 GW
in pompaggio, la maggior parte della quale installata nelle regioni dell’arco alpino. Oltre 2700 sono
le centrali idroelettriche in esercizio, con prevalenza al nord, seguito dal centro e dal sud.
L’idroelettrico offre oggi ca. 54.000 GWh/anno, il 18% dell’energia elettrica complessivamente
prodotta in Italia. Esso rappresenta la larga maggioranza del contributo complessivo delle energie
rinnovabili, in un contesto che conta prevalentemente sul contributo termoelettrico. A riferire i dati è
Terna, la società responsabile in Italia della trasmissione e del dispacciamento dell'energia
elettrica sulla rete ad alta e altissima tensione su tutto il territorio nazionale. La lettura del puro dato
di produzione non deve però far pensare che l’idroelettrico abbia oggi un valore secondario. In
passato gli impianti idroelettrici furono costruiti per fornire energia di base, come ancora oggi
avviene nei paesi dove l’idroelettrico rappresenta la parte prevalente della produzione elettrica. Ma
nella maggioranza dei paesi sviluppati, nei quali altre tecnologie di produzione sono state
introdotte e forniscono oggi la maggioranza dell’energia di base, il contributo dell’idroelettrico è
minoritario in termini quantitativi ma fondamentale per il bilanciamento tra domanda e offerta e per
il corretto funzionamento del servizio elettrico. Gli impianti idroelettrici sono quindi gli strumenti
ideali per bilanciare domanda e offerta, facendo fronte anche a rapide fluttuazioni per picchi di
domanda o interruzioni di altre fonti di produzione.
Le varie fasi della produzione idroelettrica italiana possono quindi essere divise nei seguenti
passaggi:
- gli inizi, fino alla prima guerra mondiale;
- il grande sviluppo, dagli anni ’20 agli anni ’60, con l’ovvia pausa della seconda guerra mondiale;
- l’arresto dello sviluppo idroelettrico, verso gli anni ’70;
- la fase attuale, caratterizzata da aggiornate sensibilità ambientali e dall’elevata anzianità delle
opere in esercizio.
Oggigiorno, con l’attenzione crescente al problema delle emissioni, collegato ai temi dell’effetto
serra e del clima, si è avuta una rivalutazione della fonte idroelettrica, componente largamente
prevalente nel contesto delle rinnovabili, ferma restando ovviamente la sua modesta capacità
residua di incremento. Alla luce dell’elevata anzianità di servizio degli impianti in esercizio, la cui
età media è superiore ai 60 anni, l’attenzione è oggi soprattutto rivolta al mantenimento del
patrimonio esistente e all’ottimizzazione della gestione delle risorse idriche in un contesto di
sopraggiunte nuove esigenze, spesso tra loro conflittuali.
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
Libro di tecnologia sull’energia e le sue applicazioni della scuola secondaria di 1°
www.didattica.unitus.it
www.idrotecnicaitaliana.it
www.treccani.it
www.terna.it