discutendo della questione omosessuale nella cina

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discutendo della questione omosessuale nella cina
DISCUTENDO DELLA QUESTIONE OMOSESSUALE NELLA CINA
MODERNA E CONTEMPORANEA
Il termine “omosessuale” appare in Europa solo nel 1890 per indicare un atto sessuale il
cui scopo finale non era la procreazione ma il piacere fisico che ne derivava. Nella Cina
contemporanea a questo comportamento venne dato il nome di “tongxinglian”1.
Sebbene sorgano sempre più siti web, night club e altri luoghi d’incontro gay friendly
soprattutto nelle grandi metropoli della Cina continentale, l’omosessualità è ancora avvertita
con diffidenza dalla grande maggioranza del popolo cinese. Percepita come un’aggressione
contro la sacra istituzione familiare, l’amore omosessuale, per sua natura incapace di procreare,
fu definitivamente bandito dalla società cinese con la caduta dell’impero Qing.
In netta contrapposizione con quanto accade oggi, l'omosessualità nella Cina imperiale
era socialmente accettata e talvolta incoraggiata, specie per quanto riguarda il lesbismo, ma,
dal XX secolo, con l’arrivo del regime Nazionalista e del successivo regime Comunista, la
tradizione omosessuale venne negata e l’ideale perbenista di stampo occidentale ebbe la
meglio. Secondo numerosi studiosi di genere è possibile ritrovare lo sviluppo di sentimenti
discriminatori verso pratiche omosessuali grazie al flusso sempre maggiore delle idee cristiane
fluite dai missionari nel XVIII secolo. Si può quindi affermare che a quel tempo tutte le attività
sessuali al di fuori della monogamia matrimoniale furono considerate immorali e dannose sia
per il fisico sia per la mente.
Conosciamo poco della vita omosessuale nella Cina della prima metà del ventesimo
secolo ma possiamo considerare, basandoci per esempio su quanto è stato rievocato dal famoso
film “Addio mia Concubina”2, che in determinati ambienti, quali il mondo del teatro, relazioni
di uomini o donne con persone dello stesso sesso erano possibili e diffuse.
Il governo Nazionalista condannò l’omosessualità come un “crimine ingiurioso per le
abitudini”3 sebbene non sia chiaro fino a che punto questo comportamento venne realmente
perseguito penalmente. Dopo il 1949, la Repubblica Popolare Cinese ritenne l’omosessualità
un atto di “teppismo” e durante la Rivoluzione Culturale gli omosessuali vennero classificati
come “cattivi elementi”4.
Tra gli anni ‘50-‘70 sia nei discorsi ufficiali sia nelle riviste dedicate ai giovani era
praticamente assente ogni riferimento all’omosessualità, ma tale atteggiamento non ne indicava
affatto l’inesistenza. Possiamo dire che questo tema era come uno spettro che aleggiava nella
società cinese, una presenza evidente della quale non si poteva parlare.
Solo con la politica di “Riforma ed apertura” del 1979, il regime iniziò ad allentare la sua
forte funzione di controllo su comportamenti di questo genere, nonostante la pratica
dell’omosessualità continuasse ad essere ritenuta diffamante ed associata ad uno stile di vita
dissoluto tipico dei regimi capitalistici.
Negli anni ‘80-‘90 i gay erano molestati, detenuti, interrogati e spesso arrestati per
periodi indeterminati, senza che vi fosse l’evidenza di un reato. Il solo possesso di profilattici,
ad esempio, assicurava la detenzione. A causa della mancanza di una legislazione in loro
favore, divennero capri espiatori della società; ma, nonostante ciò, proprio in quegli anni
cominciarono a proliferare opere che trattavano dell’omosessualità. I primi testi furono di
stampo medico e psichiatrico, magari volti a cercare una “cura” per un comportamento allora
considerato come una patologia sessuale (Hinsch). Queste opere furono un primo passo, seppur
timido, atto a sbloccare il lungo silenzio imposto dalla Cina socialista.
1
letteralmente indica un legame affettivo tra due persone dello stesso sesso (同性恋);
Addio mia concubina (霸王别姬) è un film del 1993, diretto da Chen Kaige e tratto dall’omonimo romanzo di Lilian Lee. Mentre nel libro il
rapporto omosessuale tra i due attori è esplicito, nel film l’omosessualità è trattata in maniera più velata;
3
Jia Yicheng, “Should China eliminate the diagnosis of homosexuality?”, in: Bulletin of mental health, 1 Agosto 1997, Zhejiang Province;
4
Cattivi elementi cioè la terza delle “cinque categorie nere” di persone che non dovevano essere difese da abusi o attacchi: proprietari terrieri 地主,
contadini ricchi 富农, controrivoluzionari 反革命, cattivi elementi 坏分子 ed elementi di destra 右派;
2
Ancora oggi nella Repubblica Popolare Cinese non sono state promulgate leggi esplicite
contro gli omosessuali o regolamenti che impediscano rapporti sessuali fra persone dello stesso
sesso, adulte e consenzienti, ma non compaiono neppure leggi che salvaguardino gli
omosessuali da eventuali discriminazioni, né esistevano, sino a pochi anni fa, sedi del
Movimento di liberazione omosessuale. In questo contesto la questione dei tongzhi a livello
governativo resta circoscritta nella regione delle cosiddette “tre negazioni”5: non approvo, non
disapprovo, non promuovo.6
Dagli anni ‘80, forse a causa del continuo via vai di notizie provenienti dall’Occidente, si
è risvegliata una sorta di coscienza gay cinese e determinati ambienti pubblici quali bar, parchi
e night club sono diventati luoghi di incontro destinati quasi esclusivamente all’incontro di gay
e lesbiche. All’inizio molti di loro si ritrovavano vicino il “muro della democrazia”, nell’area
di Xidan, a Pechino, ma molti altri luoghi ne seguirono. Questi spazi però presentano una
comune problematica: quanto più sono frequentati, tanto più sono afflitti dalla presenza dei
cosiddetti “moneyboys”, ragazzi cinesi che, spacciandosi per normali avventori, seducono altri
clienti per poi richiedere denaro in cambio di prestazioni sessuali.
Sebbene la situazione vari di regione in regione, non c’è un posto, in questo grande
Paese, dove ci si possa sentire davvero liberi di dichiararsi, ergo manifestazioni quali Gay
Pride o concorsi di bellezza gay sono spesso ostacolate. L’argomento è talora considerato dai
media come un tabù e la propria casa, infine, è il luogo meno appropriato dove poter fare
coming out. Le famiglie, infatti, sono solitamente all’oscuro di tutto e anzi spingono
quotidianamente i propri figli a sposarsi, ovviamente con un compagno di sesso opposto, e ad
avere figli per mettere al mondo dei discendenti. Non possedendo nella maggior parte dei casi
una dimora propria e non potendo portare a casa il proprio partner tali rapporti sono consumati
nei bagni pubblici dei locali o dei parchi.
Leggendo vari articoli sui numerosi siti internet dedicati all’argomento, è possibile
scoprire che in accordo con quanto detto dal Dott. Zhang Beichuan, l’80% degli uomini
omosessuali in Cina, sposa una donna perché costretto dalla società e dalla famiglia.
Nell’Agosto 2011 è stato creato il primo gruppo on-line di sostegno per le cosiddette “tongqi”7
o “mogli di gay”.8 Secondo Li Yinhe9, invece, le mogli di uomini gay sarebbero più di 16
milioni e ciò accade perché la cultura cinese pone grande attenzione al matrimonio e
all’esigenza della perpetuazione della specie. Il “modello eterosessuale” è promosso anche
indirettamente dalla società, poiché per un cittadino single è più difficile ottenere una casa,
entrare nel Partito, conseguire una promozione. Il dato impressionante è che ancora negli anni
Novanta, nel 25% dei casi, fattori quali la paura, le pressioni e i conflitti interiori portavano al
suicidio, mentre dati estrapolati da sondaggi riguardanti l’anno 2010 riportano che “a causa
delle discriminazioni subite, il 30-35% degli omosessuali ha forti tendenze al suicidio, il 9-13%
degli intervistati ha tentato di suicidarsi, il 67% di essi prova una “estrema solitudine”, il 63%
delle persone prova “una forte depressione”10 . A causa di queste incomprensioni, la loro
sofferenza si acuisce nei luoghi di lavoro e svago.
Se già nel 1992 la WHO11 depennò l’omosessualità dalla Classifica Internazionale delle
Malattie, fu solo nel 2001 che l’Associazione Psichiatrica Cinese 中 华 医 学 会 精 神 病 学
rimosse tale orientamento sessuale dalla CCMD12 dopo averla inserita nel 1989. Ancora nel
5
Tom Mountfortd, “The Legal Position and Status of Lesbian, Gay, Bisexual and Transgender People in the People’s Republic of China”,
24/03/2010, da: International Gay and Lesbian Human Rights Commission, http://www.iglhrc.org/cgibin/iowa/article/takeaction/resourcecenter/1107.html
6
Bu zhichi, bu fandui, bu tigao (不支持, 不反对, 不提高);
7
Moglie di un omosessuale (同妻);
8
da: “Gay wife phenomenon in China”, in: Pink Alliance 粉紅同盟, http://tcjm.org/2011/12/22/gaywife-phenomenon-in-china/;
9
Li Yinhe (李银河 1952- ): sessuologa, sociologa e attivista per i diritti della comunità LGBT nella Repubblica Popolare Cinese, è una delle figure
centrali nella lotta per la liberazione sessuale nel Paese;
10
兜兜钱多多, “关于中国同性恋现状及应对的研究”, 18/12/2010, in http://wenku.baidu.com/view/d3cd3509763231126edb1101.html;
11
World Health Organization;
1991, gli psichiatri non riconoscevano l’omosessualità come un semplice orientamento
sessuale e per questo usavano un approccio “curativo”, in accordo con quanto letto:
“Quando gli omosessuali vengono trattati per quello che molti dottori cinesi vedono come
malati mentali, sono sottoposti a dolorosi elettroshock per scoraggiare pensieri erotici. Un
approccio alternativo è somministrare medicine naturali che inducano il vomito. In entrambi i
casi, l’idea è di stimolare una reazione estremamente sgradevole che sarà poi associata a
pensieri erotici e quindi ridurrà l’ardore del paziente.”13
La sodomia invece fu decriminalizzata nel 1997, quando il “reato di teppismo” 14 venne
rivisto. Seppur considerato come un gran passo avanti verso l’apertura completa, la
decriminalizzazione è stata seguita dal silenzio ufficiale e ciò ha portato numerosi problemi per
l’incolumità del popolo LGBT il cui comportamento viene ancora ritenuto come anormale.
È ben noto che la censura nella Repubblica Popolare Cinese sia molto dura, difatti i
media vengono visti come strumenti ad hoc per educare ed instillare determinati principi etici
nel popolo cinese. Come affrontare quindi il tema dell’omosessualità?
Il Ministero della Televisione, della Radio e della Cinematografia15 ha promulgato, nel
1997, la Film Censorship Regulation nella quale si vietava la messa in onda di programmi
televisivi o cinematografici contenenti scene di violenza, diffamatorie, minanti l’ordine
pubblico ecc e nell’art. 10.5 si vieta la programmazione di scene nelle quali compaiono:
descrizioni particolarmente licenziose, violenza sessuale, prostituzione, omosessualità16.
Ad oggi il luogo principale dove i cinesi possono esprimere il loro orientamento sessuale
in maniera relativamente libera è il web. Grazie ad Internet, infatti, con le dovute cautele e
nascondendo la propria persona dietro un nickname, si possono trovare numerosi siti per
incontri gay, gruppi di ascolto e avvocati che contribuiscono a ridurre l’isolamento di milioni
di giovani e offrono la possibilità di facilitare gli incontri omosessuali in sicurezza. Dal Giugno
del 2000 sono nati più di 300 siti dedicati a questo tema che vengono quotidianamente visitati
da più di cinquantamila lettori. La comunità gay online è vastissima e dalla metà del 2005 si è
triplicata grazie alla maggiore accessibilità ad Internet, si stima, infatti, che proprio in
quell’anno il 15.7% degli uomini cinesi che aveva accesso ad Internet era gay o bisessuale17.
La censura però si fa sentire anche in questo campo ed il Great Firewall18 non perdona: nel
maggio 2011, infatti, il famoso sito internet dedicato ai problemi di omosessuali giovani e non
(www.gaychinese.net) è stato oscurato per un breve periodo forse a causa delle ripetute
richieste, da parte dei visitatori, di una legge che li proteggesse. Attualmente questo sito
continua ad essere visitato da migliaia di utenti cinesi.
In definitiva si può facilmente evincere che la situazione attuale nella più vasta nazione
del continente asiatico è complessa, multi sfaccettata. In base alle ricerche svolte è possibile
dedurre che, con l’apertura economica e culturale della Cina, numerose città costiere sono
rifiorite, a tal punto è doveroso citare il caso di Shanghai o Guangzhou, dando il via a un
processo di prolificazione dei luoghi di ritrovo, svago e scambio di idee. È in questo quadro di
transizione e tolleranza che è possibile collocare la fioritura di associazioni omosessuali,
campagne di prevenzione dell’ HIV nelle comunità gay e programmi di educazione al sesso
sicuro. La Cina ovviamente non è ancora diventata un eden per l’amore omosessuale ma ogni
anno che passa la liberalizzazione dei rapporti interpersonali raggiunge nuovi traguardi. In tal
clima di positività ovviamente è opportuno collocare gli sforzi degli scrittori cinesi
12
Classificazione Cinese dei Disordini Mentali (中国精神疾病分类方案与诊断标准), tratto da: http://www.chinadaily.com.cn/english/doc/200512/26/content_506676.htm,
13
Nicholas D. Kristof, “China Using Electrodes To <<Cure>> Homosexuals”, Speciale del The New York Times, 29 gennaio 1990, da:
http://www.nytimes.com/1990/01/29/world/china-using-electrodes-to-cure-homosexuals.html
14
Liumangzui (流氓罪);
15
广播电影电视部令;
16
Trad.: 具体描写淫乱、强奸、卖淫、嫖娼、同性恋等;
17
da: “Censura in Cina, Scure su web e cinema”,16 dicembre 2011, in: RAI Giornale Radio, http://www.grr.rai.it/dl/grr/notizie/ContentItem274332b1-6991-44ba-8d05-e927a565c81b.html?refresh_ce;
18
da: “Essere Gay in Cina”,03 dicembre 2011, Gay.tv, http://www.gay.tv/news/attualita/essere-gay-in-cina/;
contemporanei che, soprattutto sulle pagine dei propri blog ed anche sulle pagine stampate
nelle librerie, raccontano la propria vita, privata e non, con partner dello stesso sesso.
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