Alberta Ferrari Vallisneri

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Alberta Ferrari Vallisneri
Le donne della famiglia Vallisneri
Alberta Ferrari Vallisneri
La storia delle famiglie, come pure le genealogie, normalmente
vengono declinate al maschile; poco spazio infatti viene dedicato
alle donne, siano mogli, madri, figlie o, in certi casi, capostipiti.
Per questo vorrei iniziare con alcune “finestre” sulle donne
Vallisneri, che secondo una tradizione tramandata, ma anche
per mia personale cognizione, hanno tratti comuni che le
caratterizzano. Quelli della bellezza, della signorilità, del
coraggio e della generosità di donne più propense a dedicarsi agli
altri che a sé stesse. Con la conseguenza che le loro storie sono state spesso più segnate da momenti
di dolore che di felicità.
Comincio quindi con Alberta Vallisneri Ferrari, riprendendo il discorso sulla nostra famiglia dalle
parole di Maria Luisa, quando ricordava che
“il N. H. Ferdinando Va!isneri, bri!ante u"ciale di cava!eria, sposò la contessina
Teresa Bonini il 4 febbraio 1889. La nuova famiglia si stabilì ne!'antico Palazzo
Zoboli in via De Amicis 10 #ora Via Roma$, alternando i so%iorni estivi ne!a be!a
&i!a di S. Pe!egrino di proprietà Bovini. Ferdinando voleva al più presto un ered'
maschio. Vennero invece cinque figlie: Elena, morta bambina, Alberta nel 1890,
Maria nel 1892, Margherita nel 1893, Guglielmina detta Mimina nel 1894”.
Nel 1909, Alberta Vallisneri, appena diciottenne, incontrò e sposò il
giovane ingegnere Camillo Ferrari. Lei aveva tutti i tratti delle Vallisneri,
sia per bellezza che per signorilità; innamoratissima del marito, lo
sostenne con a"etto per tutta la vita, superando di#coltà e dolori. Lui,
La Contessina
dotato di una brillante intelligenza, si a"ermò subito per le sue capacità
Teresa Bonini
professionali, ma anche per la passione politica. Fu infatti con Prampolini
tra i fondatori del Partito socialista, partecipò alla Resistenza con i figli Alberto e Gianfranco, ricoprì
importanti incarichi come Presidente della Provincia di Reggio Emilia e poi come Presidente
dell’Acea a Roma, dove contribuì come esperto alla costruzione della Metropolitana. Al di là della
prestanza fisica, era riconosciuto come un impenitente dongiovanni, anche se l’amore della moglie
alla fine aveva la meglio su ogni avventura.
Quando bambino e poi ragazzo trascorrevo d’estate un mese alla villa di S. Pellegrino, era per me una
festa l’arrivo di zia Alberta. Allora le giornate si trasformavano: il pranzo terminava con i classici
“perini alla crema” $non siamo più riusciti a ripetere la sua ricetta%, iniziavano i giochi di società che
lei organizzava con la figlia Lina per i suoi nipoti, le partite di Mercante in fiera, il suono della
pianola&uno strumento che mi sembrava magico, perché i tasti si muovevano senza toccarli quando
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si inseriva il rullo con la musica. Allora veniva
riaperto il “chiesolino”, e preparato con i fiori
per la messa che il parroco don Cocconcelli
veniva talvolta a celebrare. Ricordo ancora il
profumo delle bouganvilles e dei pini, le mele
rosse dell’orto, che a seconda dei periodi era
occupato da piccoli vagoncini, residuati di
guerra, o da anfore romane ritrovate negli
scavi. Lo zio Camillo mi faceva una certa
soggezione, anche se da lui ho imparato i
giochi enigmistici, in
La villa di S. Pellegrino
particolare i primi rebus,
e il solitario “imperatore”. Quando ritornava a sera era sua abitudine stendere
le carte sul grande tavolo nero della sala, poi cominciava il gioco restando
sempre in piedi, facendo una camminatina intorno alla tavola prima di ogni
mossa. A lui devo anche il primo viaggio nella “balilla nera” e il primo
approccio con la terra rossa degli appennini a Ligonchio. Il ricordo di Alberta
meriterebbe altre testimonianze, e credo che Maria Luisa, che la frequentò
anche a Roma negli anni successivi, potrebbe arricchirlo; ma penso che per
parlare della famiglia Ferrari sia più titolata la nipote Donatella, che vedendo
il sito dei Vallisneri mi ha scritto la bella lettera che riporto.
Gentile dott. Va!isneri,
chi le scrive è Donate!a Ferrari, e ho gioito #e per questo la ringrazio$ per(il(sito internet su!a famiglia Va!isneri.
Sono la terza ed ultima figlia di Gian)anco Ferrari, un suo cugino, purtroppo scomparso già da quasi sette anni, il
12 ma%io 2002. Papà era il terzo figlio di Alberta Va!isneri; io(non ho conosciuto la nonna, che è morta quando
avevo pochi giorni, ma ho conservato dei filmini amatoriali presi da mio padre a!'inizio degli anni '60, in cui
ancora appare nonna Alberta #tra l'altro, ne!a be!issima vi!a di S. Pe!egrino da lei menzionata ne!a storia dei
Va!isneri$. Le ultime immagini di mia nonna sono custodite in un filmino girato in occasione del mio battesimo,
celebrato in casa proprio per le precarie condizioni di salute de!a nonna, che è poi deceduta dopo pochi giorni.
Se può farle piacere le posso dire ciò che conosco riguardo ai
discendenti di nonna Alberta. Alberta sposò, come lei sa, l'ing.
Cami!o Ferrari, con cui ebbe 6 figli:
I.
Lina #mia zia, tuttora vivente a!a be!a età di 98 anni
compiuti$, che sta a Bologna
II. Alberto #mio zio, è stato il quarto )ate!o a morire nel 1984$
III. Gian)anco #papà$
IV. Italino #morto a pochi mesi per una gastroenterite$
V. Luciana #mia zia che viveva a Roma, la terza a morire, la
prima da adulta, nel 1982; non si è sposata$
VI. Ferdinando #detto "Didi", morto a 13 anni di leucemia$
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Nonna Alberta con Gianfranco,
Lina e Alberto (dicembre 1915).
Riccione, 1923.
Da sinistra:
Gianfranco,
Luciana, Lina
e Alberto
Ferrari.
Lina Ferrari
sposa il conte Sforza $del ramo emiliano
degli Sforza% e ha 3 figli:
Francesco Sforza, nato nel 1938, a sua
volta si sposa con Giovanna. Hanno due
figli: Francesca e Federico Sforza $anche
Francesca è sposata, e ha un figlio di pochi
anni%
Angela Sforza, nata nel 1940, sposata
con Renzo Laschi $morto nel 1981%, ha
avuto 3 figlie negli anni '60 $tutte più o
meno mie coetanee%:
• Daniela Laschi $ha una figlia, Rebecca%
• Claudia Laschi $ha tre figli: Annalisa,
Maria Elena e Leonardo; attualmente vive
a Milano%
• Cristina Laschi $ha due figli, ma non li ho
conosciuti%
Biancamaria Sforza, nata nel 1944, si
sposa con Aldo Martelli, non ha figli
Alberto Ferrari
sposa Carla Vivi e vanno a vivere a Reggio
Emilia; hanno due figli:
Guido Ferrari, sposato con Cristina, ha
due figli, Marco e Chiara;
Franco Ferrari, sposato con Enrica, ha
a vuto due figlie: Elena $sposata con
Riccardo, ha il piccolo Leonardo% e Federica,
sposata con Manuele.
Il matrimonio di zio Alberto e zia Carla.
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Forte dei Marmi, 1953 (?). Da sinistra
Luciana, Gianfranco, Bianca Maria (figlia
di Lina), Lina, e Angela (figlia di Lina).
Gian)anco Ferrari
nato il 3 marzo 1914 e morto a 88 anni, il 12
maggio 2002; si era sposato il 18 settembre
1958 con Maria Grazia Bonati. Hanno
sempre vissuto a Roma e hanno avuto tre
figli:
Emanuela Ferrari, nata il 4 dicembre
1959, è sposata con Ali $un palestinese%, vive
in Giordania e non ha figli;
Ferdinando Ferrari, nato il 1 maggio 1961
e purtroppo morto in giovane età'$38 anni
non ancora compiuti%, il 31 marzo 1999;
Donatella Ferrari, cioè io, nata il 28
maggio 1963, ho sempre vissuto a Roma, nel
1992 mi sono sposata con Stefano Vesprini,
e ho due figli: Laura, nata nel 1994, ed Eric,
un bambino nato nel 2003 in Madagascar
che abbiamo adottato due anni fa e che è
venuto ad aggiungere gioia alla nostra
famiglia.
Come già ti avevo accennato, non ho purtroppo conosciuto
nonna Alberta, che è morta quando io non avevo ancora u*
mese. Di lei so, per racconti di mio padre, che era una donna
da!a bontà e pazienza davvero straordinarie: non soltanto
sopportava, come ricordi tu, le numerose scappate!e del
marito, ma addirittura lo consolava quando qualcosa no*
andava bene tra lui e la sua amante di turno. Ammoniva
inoltre i suoi figli maschi che se avessero fatto so+ire i*
Riccione, luglio 1946. I tre figli di Lina
qualsiasi modo le loro mogli, lei avrebbe preso le parti di
con la mamma. Da sinistra: Franco,
queste ultime. Anche mia madre la ricorda come “persona
Angela e Bianca Maria Sforza.
angelica ed eccezionale”.
Ritorno a casa: Il tuo racconto mi ha fatto ripensare con nostalgia a!'
Gianfranco
&acanze estive che anche noi trascorrevamo a San Pe!egrino
(ancora scapolo) con il nonno, la zia Lina e lo zio Cesare, vedendo quasi
va a trovare la
quotidianamente anche zio Alberto, zia Carla e i “cuginetti”
mamma a San
Guido e Franco.
Pellegrino.
Ricordo i giochi di società e di carte che zia Lina ci
insegnava, il Mercante in fiera, il Machiave!i, e anche il
solitario Imperatore #che noi chiamavamo Napoleone$.
Ricordo bene anche il chiesolino, che veniva aperto '
addobbato una sola volta d’estate, quando veniva celebrata
la messa con la partecipazione di tutto il vicinato. Di do*
Cocconce!i non ho un ricordo diretto, ma mio padre lo ha sempre ricordato co*
profondo a,etto. So che durante la guerra aveva avuto un ruolo important'
ne!’aiutare i partigiani.
La vi!a di San Pe!egrino è poi stata venduta, poco dopo la morte di nonno Cami!o: la casa aveva, infatti,
grosse lesioni strutturali, causate principalmente da un terremoto #c’erano pavimenti imbarcati; alcun'
parti del piano di sopra erano inagibili già quando andavamo noi d’estate, '
in seguito sono pe%iorate ulteriormente$. Erano necessari troppi soldi per la
ristrutturazione e gli eredi decisero quindi di
&enderla.
Sono ritornata a San Pe!egrino nel 1997
insieme a mio padre, in occasione di una visita
con i miei genitori, mio marito e mia figlia ai
parenti di Bologna e Re%io; la proprietaria ci
ha fatto gentilmente visitare la casa. Ci ha
fatto entrare, tra l’altro, ne!a stanza de!a
pianola, e mi sono commossa nel sentire lo
stesso odore che sentivo da piccola. Poi ci ha
fatto visitare il giardino sul retro e con molto
dispiacere ho constatato che hanno raso al
suolo il be!issimo orto e )utteto per far posto a
!
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San Pellegrino, agosto 1958. Gianfranco
presenta la sua futura sposa al resto della
famiglia. Nella foto a sinistra è con Maria Grazia
e con la cognata Carla; a destra ha in braccio i
nipotini Guido e Franco.
una piscina. Quando eravamo piccoli uno dei nostri passatempi preferiti era que!o di arrampicarci sugli
alberi da )utto, e fare merenda direttamente lì con la )utta colta da!’albero.
Purtroppo non ho molte altre notizie da darti, oltre que!e che già ti avevo inviato ne!a prima lettera; ho
però de!e fotografie #e qualche filmino amatoriale girato da mio padre quando eravamo piccoli$.
Un saluto a,ettuoso e a presto,
Donate!a
Molti anni dopo… Giordania, giugno
2002. Io e Stefano, durante una visita a
mia sorella Emanuela (fatta insieme a
mamma e a Laura)
Madagascar, maggio 2007. Con Stefano ed
Eric, quando siamo andati a prenderlo.
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Agosto 2006. Vicino Roma, io ed
Emanuela in visita in Italia
Novembre 2007: ci prepariamo per il
battesimo di Eric. Alle sue spalle, Laura.