ET Prof. Breglio
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ET Prof. Breglio LEZIONE 1. introduzione, Modulazione FM...................................................................................... 3 LEZIONE 2. Presentazione programma .............................................................................................. 6 LEZIONE 3. (L’amplificatore: analisi lineare e non lineare) .............................................................. 8 LEZIONE 4. Compressione, moltiplicatore di frequenza, filtri antirisonanti, rumore. ..................... 18 LEZIONE 5. Rumore Flicker e burst, rumore in ingresso, figura di rumore, circuiti in cascata. ..... 28 LEZIONE 6. fattore di rumore e sua minimizzazione in un BJT ..................................................... 32 LEZIONE 7. linee di trasmissione, trasporto, Coefficiente di rifl., Return loss, Ros ....................... 39 LEZIONE 8. Adattamento, fattore Q, Coefficiente di riflessione, carta di Smith. ............................ 44 LEZIONE 9. Carta di Smith, Filtri LNA ........................................................................................... 54 LEZIONE 10. Parametri di qualità di un LNA, Moltiplicatore, Cella di Gilbert .............................. 61 LEZIONE 11. mixer reiezione di immagine e sfasatore................................................................... 70 LEZIONE 12. Moltiplicatore, oscillatore .......................................................................................... 76 LEZIONE 13. Oscillatori. .................................................................................................................. 79 LEZIONE 14. VCO, Filtri. ................................................................................................................ 86 LEZIONE 15. Filtri. ........................................................................................................................... 91 LEZIONE 16. Filtri, Capacità commutate. ........................................................................................ 98 LEZIONE 17. PPL ........................................................................................................................... 103 LEZIONE 18. PLL........................................................................................................................... 111 LEZIONE 19. PLL: cattura e mantenimento. .................................................................................. 115 LEZIONE 20. Demodulatore del PLL, Convertitori A/D, frequenza Niquist. ................................ 123 LEZIONE 21. Campionamento, quantizzazione. ............................................................................ 129 LEZIONE 22. Criticità del campionamento reale ........................................................................... 137 LEZIONE 23. Errori di quantizzazione ........................................................................................... 142 LEZIONE 24. Convertitori D/A modelli a confronto ...................................................................... 146 LEZIONE 25. Modelli convertitori D/A 2 ...................................................................................... 151 LEZIONE 26. Introduzione agli amplificatori di potenza ............................................................... 158 LEZIONE 27. Amplificatori di Classe A, Classe B, Classe AB ..................................................... 160 LEZIONE 28. Amplificatori di Classe C ........................................................................................ 167 LEZIONE 29 (adattamento amplificatori di classe C, Classe E).................................................... 174 LEZIONE 1. introduzione, Modulazione FM. Telecomunicazione: comunicazione a distanza (parola composta da un elemento greco “tele” che significa lontano e da uno latino “comunicare” che significa condividere). Ambito di studio: ricezione e trasmissione del segnale elettromagnetico prescindendo dal canale di trasmissione (etere, linea elettrica, fibra ottica). Ci concentriamo su oggetti (radio o cellulare) che trasmettono e ricevono attraverso antenne un segnale che viaggia nell’area. Il segnale in ingresso viaggia frequenze di gigaherz. Per poterne estrarre l’informazione contenuta deve essere manipolato. Innanzitutto captato in maniera selettiva in modo da discernere fra tutti i segnali in viaggio nella zona di ricezione dell’antenna quello di interesse. Nota storica: la prima trasmissione radio fu realizzata da Marconi che utilizzando onde a bassa frequenza ed elevata lunghezza d’onda sfruttava l’effetto rimbalzo della troposfera per comunicare tra zone della terra non a vista. Successivamente la ricerca cercò di implementare altre forme di codificazione dell’informazione passando dalla comunicazione in modulazione di ampiezza, AM, l’informazione con relativa limitazione dei canali trasmissibili e limitazione della distanza di comunicazione. Con la FM è possibile sfruttare lo stesso canale per più messaggi contemporaneamente. Approfondiremo la comunicazione AM ed FM come ambito paradigmatico degli altri processi comunicativi (GSM, satellitare..). In tutti i casi l’articolazione tecnologica dello strumento di ricezione/trasmissione è lo stesso. Varia la frequenza di trasmissione che ad esempio è: ˗ 87-108 MHz per le onde radio FM ˗ 2,5 Giga Hz per i GSM ˗ 10 GigaHz per la comunicazione satellitare Modulazione FM Nella modulazione FM il segnale trasmesso subisce continue variazioni di frequenza dovute alla modulante. Apparentemente dalla formula di un processo di modulazione sembrerebbe che a variare sia la fase piuttosto che la frequenza. In realtà la frequenza è la derivata della fase e ad una variazione della legge che caratterizza la fase corrisponde una variazione della frequenza. La variazione della frequenza è analiticamente la derivata della variazione della fase. t u(t ) = Ac cos 2π fct + 2π k f ∫ m(t )dτ 0 Ampiezza Portante Segnale modulato Frequenza Portante Constante di Modulazione Per comprendere meglio la formula appena espressa si può partire dalla definizione di frequenza istantanea di un segnale modulato in frequenza che si può scrivere come f i (t ) = f c + k f m(t ) , dove: • • • k f è una costante che viene detta fattore di sensibilità in frequenza del modulatore m(t) è il segnale modulante f c è la frequenza della portante non modulata La fase istantanea del segnale modulato si può scrivere come: t t 0 0 θ i (t ) = 2π ∫ f i (τ )dτ = 2πf c t + 2πk f ∫ m(τ )dτ t In definitiva il segnale modulato avrà quindi proprio la forma Ac cos 2πf c t + 2πk f ∫ m(τ )dτ o 0 equivalentemente: Ac cos 2π [( f c + ∆f )t + θ 0 ] con ∆f variazione della frequenza introdotta dalla modulazione proporzionale a m(t) Comunicazione stereofonica La comunicazione in FM consente una ottimizzazione dell’impiego della banda passante disponibile. Questa viene anche utilizzata per trasmettere segnali stereofonici grazie ad un procedimento di multiplexing che permette di manipolare i segnali relativi ai due canali della stereofonia e di trasmetterli sotto forma di un segnale di somma (sinistro + destro) e un segnale di differenza (sinistro - destro). Il segnale di differenza viene traslato con un particolare procedimento al di sopra della banda udibile. In questa maniera si ha la compatibilità con i ricevitori monofonici che riproducono il solo segnale di somma, mentre i ricevitori stereofonici riescono a rigenerare gli originali segnali stereo. F{m(t)} Tono pilota L+R 15 19 23 L-R 38 RDS 53 57 f, KHz Nella figura i contenuti denominati RS in trasmessi in alta frequenza corrispondono alle informazioni digitali associate alla trasmissione del canale radiofonico (immagino quelle che consentono alla radio di visualizzare sul display il nome del canale captato). Rapporto distanza/bitrate sistemi di telecomunicazione a confronto Le differenti famiglie tecnologiche nell’ambito delle telecomunicazioni possono essere classificate in base alle distanze che riescono a coprire e alla velocità di bitrate che possono garantire. Il 3 G garantisce elevato bitrate perché utilizza 3 canali contemporaneamente. Il sistema GPS lavora su grandi distanze ma si limita a comunicare i pochi dati inerenti l’identificazione del satellite e l’orario di trasmissione in modo che, incrociando le informazioni di 4 satelliti (3 per la localizzazione sulla superficie sferica supposta piatta ed uno per l’altimetria). LEZIONE 2. Presentazione programma Schema di radiotrasmettitore Nel nostro corso fra tutti, possibili strumenti di rice-trasmissione, concentreremo l’attenzione su un sistema radiofonico a medie frequenze. Dall’immagine è abbastanza immediato osservando la direzione delle frecce individuare due principali sub - articolazioni dedicate appunto alla ricezione e alla trasmissione. I simboli dei blocchi presenti in ciascuna delle due sub articolazioni, pur identici, identificano sistemi circuitali completamente differenti a seconda che operino in trasmissione o in ricezione. I due blocchi sono progettati in modo completamente autonomo l’uno dall’altro. I differenti colori utilizzati (trasversali alle due articolazioni principali) identificano la frequenza di lavoro. Nella modulazione FM si trasmette un segnale che nasce nell’intervallo fra 5 e 20KHz , ma che viene trasmesso e ricevuto nell’ambito dei Mega Hz per poi tornare alla frequenza media dei 10 KHz. Per ogni range di frequenza i dispositivi assumono configurazioni peculiari impiegando dispositivi e materiali differenti. Il cuore del sistema è il PLL. Una fra le principali evoluzioni in ambito radiofonico è stata l’introduzione della ricezione a supereterodina che ha consentito l’ottimizzazione di impiego della banda di trasmissione e l’aumento di canali. Un ulteriore evoluzione altrettanto importante è stata l’introduzione della codifica digitale. Le due sub-articolazioni principali funzionano in modo alternato. La frequenza di alternanza è inferiore alla soglia di discontinuità percepita dall’orecchio umano e viene gestita da un elettronica dedicata che switcha in continuazione il collegamento all’antenna fra le due articolazioni. In trasmissione l’intensità e la qualità del mio segnale dipende dal mio sistema. In ingresso il segnale sarà condizionato dalle condizioni ambientali di ricezione. Può determinarsi, ad esempio, il fenomeno del FAILING: il segnale in arrivo è la sommatoria di repliche dello stesso segnale che, rimbalzando sugli ostacoli frapposti tra emittente e ricevente, seguono percorsi e distanze differenti, giungendo in tempi diversi al ricevente configgendo fra loro. LNA Il segnale in ingresso di solito ha potenza molto piccola (nel caso della comunicazione GSM il satellite trasmette un segnale che parte a 10 watt e percorre migliaia di km abbatendosi in ragione del quadrato della distanza). Il segnale captato dovrà quindi essere amplificato. E’ necessario, però, che il circuito dedicato non produca rumore elettronico che rischierebbe di rendere inintellegibile un segnale cosi debole. Allo scopo vengono impiegati gli LNA (Low Noise Amplifier). Tali dispositivi oltre a non caricare il segnale di rumore aggiuntivo devono avere ampia dinamica: adattarsi alla potenza in ingresso in condizioni di vicinanza o lontananza dall’antenna trasmittente (nel caso di un ricevente in movimento). Segue presentazione sintetica dei dispositivi che caratterizzano il circuito ricetrasmittente e che costituiscono i vari argomenti del programma: ˗ Amplificatori con transistori ˗ Rumore nei sistemi elettronici ˗ Oscillatori ˗ Mixer ˗ Filtri Attivi o Di rilievo solo l’accenno alla differenza di implementazione di filtri in alta frequenza (che non tratteremo e che di solito consistono in filtri risonanti) ed in bassa frequenza. Questi ultimi lavorando a frequenze più basse, per mantenere un fattore di qualità Q elevato devono avvalersi di dispositivi ad elevata induttanza. Utilizzeremo un circuito con operazionale che garantisce elevate prestazioni da induttore senza richiedere ingombri particolari. ˗ Carta di Smith ˗ Adattamenti ˗ PLL ˗ Conversione Analogica/Digitale ˗ Simulatori LEZIONE 3. (L’amplificatore: analisi lineare e non lineare) Analisi del funzionamento di un circuito di amplificazione a singolo resistore Dalla polarizzazione (analisi statica) all’analisi in frequenza (analisi dinamica) B IB βIB C E Nella figura osserviamo una possibile rappresentazione schematizzata del circuito in funzionamento statico. Si assume la polarizzazione del transistore in regione attiva diretta (VBE > 0,6V e VBC < 0V ): il diodo rappresenta la caduta di tensione tra base ed emettitore ed il generatore costante di corrente comandato in corrente esemplifica una delle caratteristiche salienti del funzionamento statico del transistore. Il BJT si comporta come generatore di corrente: iniettando una corrente in base ne scorrerà un’altra beta (β = guadagno di corrente ad emettitore comune in forward-diretta) volte più grande fra collettore ed emettitore Analisi circuito per piccolo segnale (approfondendo la simbologia delle slide del prof) Analizziamo il comportamento dell’amplificatore schematizzandolo in termini di doppio bipolo: Una possibilità è, ad esempio, data dallo scegliere come variabili indipendenti v1 ed i2 mentre come variabili dipendenti v2 ed i1. In tal caso i coefficienti della matrice di legame hanno dimensioni che possono essere sia di impedenze, sia di ammettenze, sia numeri puri. Per questa ragione tali coefficienti vengono definiti ibridi (hybrid) ed indicati con la lettera “h”: Applicando tale schematizzazione alle tre possibili configurazioni per i circuiti a transistori, emettitore comune (CE), base comune (CB), collettore comune (CC), si hanno tre distinte possibilità di definizione del set dei parametri ibridi. Si adotta quindi la convenzione di porre due pedici di identificazione dei parametri h, il primo col significato di designare il tipo di legame: ˗ “i” (input) ossia tra le due grandezze di ingresso ˗ “o” (output) ossia tra le due grandezze di uscita ˗ “f” (forward) ossia una grandezza di uscita rispetto ad una grandezza di ingresso ˗ “r” (reverse) ossia una grandezza di ingresso rispetto ad una grandezza di uscita il secondo pedice con il significato di designare il tipo di configurazione circuitale: ˗ “e” (emitter) valido per la connessione ad emettitore comune ˗ “b” (base) valido per la connessione a base comune ˗ “c” (collector) valido per la connessione a collettore comune Nel caso particolare della tipologia del circuito ad emettitore comune, per la quale: Dalla definizione stessa dei parametri ibridi può essere ricavato il circuito equivalente di un transistore. Nel caso della tipologia ad emettitore comune, ad esempio, per la quale valgono le relazioni riportate nella prima equazione del sistema, la tensione di ingresso vbe è pari alla somma delle tensioni hie ib ed hre vce, che formano perciò delle tensioni poste in serie. La corrente di uscita ic è pari invece alla somma delle due correnti hfeib ed hoevce, che formano perciò il parallelo di correnti. Trascurando gli apporti di hre vce e hoevce si ottiene il modello per piccolo segnale proposto dalle slide del prof Con D’Aliento, invece il nostro modello assumeva queste altre nomenclature: Per un rapido confronto fra i due modelli si evince che hie = rπ hfeib = gmVπ A ben vedere hfe corriponde proprio al parametro β (guadagno di corrente ad emettitore comune). Parametro a cui, invece gm è legata attraverso la relazione: β = gm ⋅ rπ Determinazione del punto di lavoro; Sia per motivi legati ai margini di errore nel processo teconologico di produzione dei transistor che per la forte dipendenza del funzionamento di questi ultimi dalle condizioni ambientali è preferibile attuare schemi circuitali che rendano più controllabile il punto di lavoro dell’amplificatore. Un circuito a quattro resistori mi consente di sganciarmi dalla dipendenza dai parametri ibridi in continua del circuito (o equivalentemente dal parametro β)