Scarica il PDF - Settimanale Tempi

Transcript

Scarica il PDF - Settimanale Tempi
Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, NE/VR anno 18 | numero 49 | 12 dicembre 2012 |  2,00
settimanale diretto da luigi amicone
EDITORIALI
IL RILANCIO DEL “FONDO FAMIGLIA E LAVORO”
Dalla Chiesa di Milano un regalo che
fa compagnia all’uomo in recessione
«È
un tentativo umile ma concreto di dare una risposta a ciò che sta sotto la crisi
economica che è il travaglio dell’uomo nel nuovo millennio. Solo l’io in relazione ci porterà fuori dalla crisi. E questa iniziativa mettendo in relazione
la famiglia e il lavoro, cioè due aspetti fondamentali della vita, è un primo passo». Con
queste parole l’arcivescovo di Milano Angelo Scola ha lanciato “la seconda fase” dell’iniziativa di solidarietà creata dal suo predecessore Dionigi Tettamanzi. Due milioni di euro, per metà stanziati dall’8 per mille, l’altro milione raccolto dalle offerte dei privati, e
il “tesoretto” del Cardinale (135 oggetti preziosi ricevuti in dono durante il suo patriarcato a Venezia) messo all’asta (vedi il catalogo online sul sito www.fondofamiglialavoro.it) per dare un segno tangibile della “compagnia” che la Chiesa fa agli italiani in lotta
contro la recessione. Una lotta, dice il vescovo, che ha per legge fondamentale, appunto, l’“io in relazione”. Essere è comunione. E a immagine della Trinità, direbbe Scola, la
vita umana ha nel suo Dna il dinamismo della carità. Nessuno è un’isola. L’autodeterminazione è una fanfaluca. Dipendiamo – prova ne è la crisi globale – gli uni dagli altri.
Ecco, in questa epoca piena di “solidarietà” da star che insegnano a credere solo in se
stessi («ti mostrerò dove stanno gli uomini che credono solo in se stessi», disse una volta
Chesterton, «nei manicomi»), è notevole che
il gesto di un successore degli Apostoli sia ac- «Solo l’io in relazione ci
compagnato dalla spiegazione del senso che
porterà fuori dalla crisi»,
ha la “solidarietà”. Parola usata e abusata in
ogni spot. Ma la cui pregnanza ci restituisce ha detto il cardinale scola
non solo a un gesto di bontà, ma a un sano presentando il suo «umile
principio di vita esistenzialmente buona.
ma concreto tentativo»
LE PRIMARIE CIVICHE IN LOMBARDIA
I nostri auguri alla Kustermann
oggettivamente lontana dal Palazzo
D
unque, come da avverbio tipico di una certa storia
Occhio ai disperati.
Quando impazzano
protesta e paura non si
riaccende la fiducia del
popolo a colpi di slogan
S
e si analizzano i risultati
delle elezioni più recenti e
rilevanti nel mondo occidentale
– dalle presidenziali francesi al duplice
voto greco, a quello olandese, alle
presidenziali americane fino alla Catalogna – si nota come la paura, con
annesse esigenze di rassicurazione,
prevalga su aree pur non secondarie
di protesta, non prive in diversi casi di
punte di rabbia. Nei sistemi più solidi
– così nelle presidenzialiste Francia
e America – si riesce anche in larga
misura a integrare paura e protesta
evitando il formarsi di sacche popolari
non razionalmente rappresentate che
costituiscono sempre elemento di
disgregazione di una società e talvolta
di uno Stato. Queste tendenze dominanti rendono ancora più improbabile
qualsiasi iniziativa politica con aspirazioni statuali che punti essenzialmente
sulla protesta. Forme di iniziativa movimentistiche che propongano anche
prospettive di governo possono prevalere solo in fasi in cui vi siano margini
di ottimismo. Fatta questa considerazione bisogna anche riflettere come la
coppia protesta-paura, se non si riesce
a definire nuove prospettive, normalmente genera disperazione con tutte
le conseguenze politiche che questo
sentimento produce. E quindi non ci si
può arrendere alla pura manutenzione
rassicuratrice. Avendo la consapevolezza, però, che nuove speranze do- Franc
o
vranno avere una base razionale
più solida che nel
passato: riaccendere vera fiducia
popolare con promesse e slogan generici appare oggi
una scommessa
assolutamente
non credibile.
Lodovico Festa
is
|
| 12 dicembre 2012 |
3
Hollande
(i famosi amici/nemici “oggettivi” del socialismo reale), Umberto Ambrosoli si sente «oggettivamente lontano
dai partiti». Lo dice in una sciapita intervista all’Espresso e interpreta la parte per
conto del blocco mediatico-giudiziario che punta all’umiliazione dei nemici “oggettivi” (“Liquiderò l’era Formigoni”). Del profilo di questo quarantenne perbene che ha promesso di dimettersi dal Cda di Rcs (non prima però di aver sbrigato la formalità di vincere le primarie Pd per la Lombardia) ci occupiamo più avanti (a pagina 18). Qui ci si limita
a notare l’ammirevole sforzo di un avvocato che ha deciso di entrare in politica malgrado «un carattere introverso» – ha confessato Ambrosoli – «e che cercherò di correggere».
Inutile aggiungere che le premesse ci sono tutte per augurare alla sinistra di trovare un
candidato non “oggettivamente” portaparola dei poteri forti milanesi. Per esempio una
persona come Alessandra Kustermann, ginecologa della Mangiagalli e donna dalla passione politica autentica. Femminista della prima ora, negli anni ha dimostrato di non
rimanere irrigidita su una visione ideologica della realtà. Non è approdata alle posizioni pro-life, ma è vero che con altri colleghi medici, un tempo avversati come “bigotti” e
nemici delle donne, la Kustermann è giunta a riconoscere il valore di una presenza in
Mangiagalli come il Centro di aiuto alla vita
di Paola Bonzi (che purtroppo sta per chiudeDAI PIANI ALTI PROCEDE
re per mancanza di fondi). Insomma, mentre
l’onesto “mi manda
da Palazzo procede l’onesto “mi manda PicoPicone”, la vera società
ne”, la vera società civile mette in camcivile CANDIDA una donna po una donna di grande competenza
di grande competenza
e professionalità.
FOGLIETTO
SOMMARIO
06 PRIMALINEA SVEGLIA, VI RUBANO IL PRESENTE | CASOTTO
NUMERO
49
Poste italiane spa - spedizione in a. p. d.l. 353/03 (conv. l. 46/04) art. 1 comma 1, ne/Vr anno 18 | numero 49 | 12 dicembre 2012 |  2,00
settimanale diretto da luigi amicone
Non sono precarietà e crisi
a rovinare i giovani, ma il
conformismo dei loro padri
e l’ideologia dei diritti
LA SETTIMANA
Foglietto
Lodovico Festa.............................3
14 INTERNI LA LEGISLATURA BERSANI-GRILLO | AMICONE
Non sono d’accordo
Oscar Giannino........................ 13
Boris Godunov
Renato Farina............................ 21
Le nuove lettere di
Berlicche................................................ 31
Mamma Oca
Annalena Valenti................37
Post Apocalypto
Aldo Trento.................................. 44
18 CHI È CHI UMBERTO AMBROSOLI |
MOTTOLA
Sport über alles
Fred Perri.......................................... 46
Cartolina dal Paradiso
Pippo Corigliano.................. 47
Diario
Marina Corradi......................50
RUBRICHE
22 ESTERI SPAGNA, IDENTITÀ PERDUTA | CASADEI
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
settimanale di cronaca, giudizio,
libera circolazione di idee
Anno 18 – N. 49 dal 6 al 12 dicembre 2012
DIRETTORE RESPONSABILE:
LUIGI AMICONE
REDAZIONE: Emanuele Boffi, Laura Borselli,
Mariapia Bruno, Rodolfo Casadei (inviato
speciale), Benedetta Frigerio, Massimo Giardina,
Caterina Giojelli, Daniele Guarneri, Elisabetta Longo,
Pietro Piccinini, Chiara Rizzo, Chiara Sirianni
32 L’ITALIA CHE LAVORA CHEF PER PASSIONE
SEGRETERIA DI REDAZIONE:
Elisabetta Iuliano
DIRETTORE EDITORIALE: Samuele Sanvito
PROGETTO GRAFICO:
Enrico Bagnoli, Francesco Camagna
UFFICIO GRAFICO:
Matteo Cattaneo (Art Director), Davide Viganò
IN COPERTINA: Foto AP/LaPresse
FOTOLITO E STAMPA: Roto2000 S.p.A., Via L. da Vinci, 18/20, Casarile (MI)
DISTRIBUZIONE a cura della Press Di Srl
GESTIONE ABBONAMENTI:
Tempi, Corso Sempione 4 • 20154 Milano, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13
tel. 02/31923730, fax 02/34538074
[email protected]
EDITORE: Tempi Società Cooperativa, Corso Sempione 4, Milano
La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui
alla legge 7 agosto 1990, n. 250
SEDE REDAZIONE: Corso Sempione 4, Milano, tel.
02/31923727, fax 02/34538074, [email protected], www.tempi.it
Stili di vita........................................... 36
Per Piacere........................................ 39
Mobilità 2000.............................41
La rosa dei tempi..................42
Lettere al direttore.......... 46
Taz&Bao................................................48
CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITà:
Editoriale Tempi Duri Srl
tel. 02/3192371, fax 02/31923799
GARANZIA DI RISERVATEZZA
PER GLI ABBONATI: L’Editore garantisce la massima
riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: Tempi Società Cooperativa, Corso
Sempione, 4 20154 Milano. Le informazioni custodite
nell’archivio elettronico di Tempi Società Cooperativa
verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati
la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse
pubblico (D.LEG. 196/2003 tutela dati personali).
Non sono la precarietà e la crisi a rovinare la vita ai giovani italiani,
ma il conformismo dei loro padri e l’ideologia dei diritti. Educandoli
a pretendere un mondo in cui tutto è dovuto, li abbiamo annichiliti
Sveglia
Più che il futuro, vi rubano il presente
6
| 12 dicembre 2012 |
|
COPERTINA
a
ente
|
| 12 dicembre 2012 |
7
“A
il
futuro”. Nel mese in cui viene immancabilmente rispettata la liturgia delle occupazioni scolastiche e dei cortei studenteschi, il vertice del
giustificazionismo della “loro sacrosanta
rabbia” è in questa frase ripetuta come
un mantra: “Ai giovani abbiamo rubato il
futuro”. In Italia l’atteggiamento dei cinquantenni già “splendidi quarantenni”
nei confronti dei figli in piazza è duplice:
chi li compiange perché vittime del furto
di cui sopra e chi li detesta perché “figli di
papà che vogliono fare la rivoluzione con
la paghetta in tasca”.
A un gruppo di genitori che, anni fa,
andò a lamentarsi da lui per tutte le mancanze, le fesserie, gli errori e l’ingratitudine dei figli, don Luigi Giussani, dopo
aver ascoltato in silenzio le loro lamente-
8
i giovani abbiamo rubato
| 12 dicembre 2012 |
|
le, rispose: «Bisogna solo ringraziare Dio
che ci sono». Tutti tesi a conformarli a sé
(magari anche nello spirito sedicente anticonformista) i padri e le madri figli di
quell’epoca che solo per comodità chiamiamo Sessantotto (dibattito, no grazie!)
non hanno questa ultima semplicità di
sorprendersi per l’esserci dei loro figli. E
non ce l’hanno perché, fatto lo sconto a
tutte le parole sulla libertà, l’autostima,
l’indipendenza, l’autodeterminazione dei
figli, in fondo li considerano “cosa loro”. In
un bel libro Contro i papà. Come noi italiani abbiamo rovinato i nostri figli (Rizzoli),
Antonio Polito, che di quegli anni si considera pienamente erede, usa un’immagine
efficace: siamo come Crono, che divorava i
suoi figli, noi che da genitori siamo diventati i “sindacalisti dei nostri figli”, accudendoli, proteggendoli, scusandoli, non
correggendoli, è come se li mangiassimo
perché li consideriamo nostro possesso.
Diciamo che abbiamo loro rubato il futuro, in realtà non gli abbiamo mai concesso
il presente. Abbiamo teorizzato con Freud
che per essere se stessi avevano bisogno di
assassinare simbolicamente il padre, mentre per riconoscerli nel loro essere e nella loro libertà basta l’esperienza di quella madre che quando vide nascere il suo
primogenito disse: «Che impressione, era
appena nato e già capivo che andava via». I
figli sono fatti per altro, non per le nostre
soddisfazioni. E la risorsa per il futuro ce
l’hanno in se stessi, loro più della generazione dei loro padri hanno capito che
quando tutto sembra cospirare contro di te
è il segno che è «venuto il tempo della persona». Non sarà questo il sentimento della maggioranza, certo, ma allargava il cuore lo striscione innalzato da un gruppo di
studenti in corteo, di fronte a chi li compiangeva flagellandosi perché “vi abbiamo
rubato il futuro” hanno scritto: «Quando
Foto: AP/LaPresse
di Ubaldo Casotto
COPERTINA PRIMALINEA
IL LIBRO
CONTRO I PAPÀ
A. Polito
Autore
Editore
Rizzoli
160
Pagine
14 euro
Prezzo
Foto: AP/LaPresse
li che pensano che sia anche colpa nostra».
Non si tratta di schieramenti, ma di una
cosa più profonda, «noi italiani non siamo più d’accordo sull’essenziale». E l’essenziale è l’io, la persona, la sua responsabilità, la sua capacità di intrapresa e di
sorpresa. L’incapacità di sorpresa è inversamente proporzionale alla programmazione con cui abbiamo perseguito l’obiettivo figlio. Polito ha il coraggio di toccare un tabù, la contraccezione facile, e di
spezzare la catena che meccanicamente
lega il figlio “voluto” alla responsabilità:
«Da quando è comparsa la pillola a regolare maternità e paternità, i figli sono diventati tutti “voluti” (dei “non voluti”, d’altronde, non sappiamo molto perché tendono a non nascere). Un figlio “voluto” ha
uno status diverso da un figlio “venuto”. Il
figlio voluto deve avere tutto ciò per cui è
stato voluto». In questo trionfo dei diritti la
marxismo, al darwinismo e alla psicanalisi di cui ci siamo nutriti, dice Polito, abbiamo fatto credere ai nostri figli che «esiste
un diritto al benessere». E, soprattutto, che
sarà frutto non di conquista ma di lascito.
Tutto purché non facciano fatica
Ne sono la prova quei 20 giovani su 100
(15-24 anni) assolutamente inattivi, che
né studiano né lavorano o cercano lavoro.
In loro l’atteggiamento che prevale è quello dell’“eredità attesa”, direttamente proporzionale al patrimonio della famiglia
e inversamente proporzionale al numero dei figli: più case meno figli è la fotografia immobiliar-demografica del nostro
paese. Altro che giovani “affamati e folli”,
secondo l’auspicio del fondatore di Apple,
Steve Jobs, noi, scrive Polito, li preferiamo
“sazi e conformisti” con il nuovo perbenismo progressista che prevede anche l’accudimento della prole presso
la scuola occupata. «Noi papà
da genitori con un compito educativo che contempla
di oggi vogliamo fare i fratelanche lo scontro, cioè il confronto con la libertà
li, non i padri», loro saranno
“bamboccioni”, ma noi siamo
dei figli, ci siamo trasformati nei loro sindacalisti
“babboccioni”. «Siamo la prima
mai il futuro è stato una minaccia e non logica segue le premesse, ad esempio: «Se i generazione che ha disobbedito ai padri e
una promessa?». Sì, parafrasa l’aforisma di nostri figli hanno diritto a un lavoro, per- obbedito ai figli», consegnando loro oltre
uno scrittore americano, ma che importa? ché mai dovrebbero cercarselo?». Spiegava all’agiatezza un orizzonte di diritti che
all’Università di Torino negli anni Settan- esclude il concetto di fatica; interveniaÈ vero, e c’è chi l’ha capito.
L’incertezza del futuro è stata la con- ta Emanuele Samek Lodovici, filosofo pre- mo quotidianamente per rimuovere ogni
dizione di tutte le generazioni, non è una maturamente scomparso, che il tarlo del- ostacolo gli si presenti sulla via del sucnovità. Nuova è stata la trasmissione del- la mentalità moderna è il concetto “nega- cesso. Così ci siamo trasformati da genitola convinzione che le cose non potevano tivo” di diritto che conduce alla derespon- ri con un compito educativo che contemche andare sempre meglio in virtù di un sabilizzazione. Se io penso che il diritto sia pla anche lo scontro, cioè il confronto con
assetto politico e sociale che si fa garante una disposizione positiva mi darò da fare la libertà dei figli, nei loro sindacalisti. A
di questo progresso, il tuo impegno non perché non mi venga negato: ho diritto al scuola i professori non sono più i collaboserve. E se le cose vanno male «à qui la fau- lavoro, quindi mi metterò a cercarlo. Se io ratori educativi, ma la controparte. Polite?», si chiedeva Jean-Paul Sartre negli anni penso che diritto è ciò che mi è dovuto, to cita il caso estremo del Consiglio di StaSessanta. Di chi è la colpa? Polito dice che aspetterò che altri lo realizzino per me: ho to che ha dichiarato illegittima l’esclusioda quarant’anni l’Italia è spaccata in due diritto al lavoro, qualcuno (lo Stato) me lo ne dall’esame di maturità di una ragazza
partiti: «Quelli che pensano che tutto ciò deve dare, ho diritto alla felicità, qualcuno colta in flagranza mentre copiava: troppa
che non va sia colpa della società, e quel- (lo Stato) me la deve assicurare. Grazie al severità, ha sancito la giustizia ammini|
| 12 dicembre 2012 |
9
PRIMALINEA COPERTINA
zione per la Sussidiarietà e nel suo La sfida
per il cambiamento, se i cervelli fuggono
è perché nonostante i suoi mali l’università italiana li produce. Non li sa trattenere
perché non investe in master e specializzazione, allora chi vuole di più perché sa che
quello in conoscenza e formazione è l’investimento migliore va all’estero. Ma non
è detto che sia in sé un male: meglio un
I falsi allarmi della stampa
cervello all’estero che produce risultati o
uno inutilizzato in patria? Meglio non fare
La stessa ansia di “sistemarli” ci assale nei
danni alla scienza in nome di un malinteconfronti del lavoro, complice una situaso patriottismo, risponde Polito. Ma il vanzione non certo favorevole ma artatamentaggio della circolazione dei cervelli, dice
te gonfiata dalle tendenze apocalittiche
ancora Vittadini, è che l’internazionalizzadella stampa. I dati sulla disoccupazione
zione della ricerca cui partecipano anche i
giovanile sono preoccupanti di loro, non
nostri laureati, se supportata da una rete
ha senso, se non per alzare il livello del
di rapporti, può tornare come ricchezza
piagnisteo, falsarli con operazioni indebiper il paese d’origine. In questo senso bisogna favorire che i
SI ACCUSA CHE Solo il 38 per cento dei giovani italiani
nostri giovani vadano all’estero,
è disposto a ESPATRIARE PER STUDIO O LAVORO. Ma se poi
magari dando corso al riconosi spostano perché piangere sulla “fuga di cervelli”?
scimento dei master e PhD che
frequentano, e attivarsi con inite (e ignoranti). L’ultima rilevazione Istat cative, dice Polito. Bisogna chiedersi per- ziative simili perché i giovani di altri paeparla del 36 per cento. La traduzione dei ché l’80 per cento degli universitari ita- si vengano in Italia. «Perché le nostre unigazzettieri semplifica dicendo che più di liani si laurea nella sua regione, frequen- versità chiudono alle sette di sera? Perché
1 giovane su 3 è senza lavoro, mostrando tando l’ateneo sotto casa e magari con d’estate sono offline? Perché, unico paese
che anche quando la scuola elementare una tesi in sociologia di qualche cosa. In del mondo civilizzato, la grande formazioitaliana era a livelli di eccellenza qualcu- un dibattito con Giorgio Vittadini il presi- ne aziendale e professionale in Italia vieno non ha capito che non si possono som- dente del Censis Giuseppe De Rita ricorda- ne fatta ovunque ma non in università?»,
mare mele con pere. Fatto 100 il numero va amaramente il tentativo di ridurre gli chiedeva Vittadini ai politici dell’Interdei giovani dai 15 ai 24 anni, 50 studiano, oltre 3.200 corsi riconosciuti dall’Univer- gruppo per la Sussidiarietà.
Perché, chiede analogamente Polito,
30 lavorano o cercano lavoro, 20 non fan- sità italiana, dopo estenuanti trattative ci
le famiglie italiane sono più propense a
no né l’uno né l’altro. Il 36 per cento di si arrese sopra quota 2.000.
investire sul mattone per lasciare una casa
disoccupati va riferito ai 30 “attivi”, non
ai figli che non sulla loro formazione nei
a tutti, dal che, secondo i calcoli del pro- Università chiuse alle sette di sera
fessor Luca Ricolfi, si deduce che sul totale Non ci si sposta per studiare, non si è pro- migliori atenei? Ora tutti parlano di capidei giovani non trova lavoro il 7-8 per cen- pensi a farlo neanche di fronte alla pos- tale umano, nei decenni passati sembrava
to (1 su 13 non 1 su 3), la stessa percentua- sibilità di un lavoro: «Solo il 38 per cento un’eresia. Ma dire investiamo sul capitale
le degli anni precedenti la crisi.
dei giovani italiani è disposto a farlo, con- umano può essere l’ultimo trasformismo
C’è poi un paradosso del quale prima o tro il 70 degli spagnoli, il 60 dei francesi, il di chi cerca di realizzare un assetto politipoi si dovrà venire a capo: i dati di 9 regio- 54 dei tedeschi», scrive Dario Di Vico citan- co, economico e sociale che dia per se stesni (le uniche che li hanno forniti) dicono do fonti Eurobarometro. Ma se poi si spo- so i frutti desiderati. Il capitale umano farà
che nel periodo ottobre 2010-settembre stano, protesta Polito, perché piangere sul- la fine della merce lavoro se non si arriva
2011 sono stati registrati circa 4 milioni di la “fuga di cervelli all’estero”? Innanzitut- al cuore educativo della persona: investire
contratti di lavoro, di cui 1 milione a tem- to, osserva Vittadini nei paper della Fonda- sull’io vuol dire educarlo. n
10
| 12 dicembre 2012 |
|
po indeterminato (qualcuno ricorda la promessa di Berlusconi?). Negli stessi mesi in
Veneto gli assunti a tempo indeterminato
sono stati 145.600 e quelli che hanno perso il posto di lavoro 34.000. Quattro contratti per ogni licenziato. Il che non può
consolare i licenziati, ma rivela una situazione meno apocalittica di quella descritta. Ancora: nello stesso periodo sono rimasti disponibili, perché nessuno si è presentato, 117.000 posti. Spesso non si trova lavoro perché non lo si cerca, o non lo si cerca
dove si trova, o non si viene a sapere dov’è
perché lo Stato non promuove gli strumenti per far incontrare domanda e offerta.
Il problema non origina nella politica
economica (ha evidenti conseguenze economiche) ma ha radici culturali ed edu-
Foto: AP/LaPresse
strativa, che non ha tenuto conto dello
“stato d’ansia” della maturanda. Ma ogni
preside sa cosa può comportare rimandare uno studente a settembre o non ammetterlo a un esame, con i genitori pronti al
ricorso, l’obbligo di fornire infinita documentazione, la ripetizione delle prove
d’esame… uno si chiede: chi me lo fa fare?
NON SONO
D’ACCORDO
di Oscar Giannino
I
l Pd è fantastico. È costruito su continue
IL PARTITONE ROSSO NON CAMBIA MAI
operazioni di marketing per adeguarsi
di volta in volta ai tempi, dalla gioiosa
ma pesante macchina da guerra di Occhetto
al nuovismo lieve veltroniano, dalle primarie
con Franceschini timido margheritino ma solido figlio di partigiani doc, a quelle di Matteo Renzi duro e puro rottamatore. Ma alla
fine il Pd resta come granitico scoglio intatto ai colpi dell’oceano. L’unico, grande pezzo
di storia politica italiana per il quale il Muro,
di fatto, non è mai caduto. Mentre vent’anni
fa morirono i suoi avversari della Prima Repubblica, e ora anche quelli della Seconda sono politicamente morti e sepolti, sebbene il
E ora? A oggi, l’unica maggioranza politica che si profila nei
signor Berlusconi e i signori del Pdl mettano
sondaggi in vista delle prossime elezioni è quella solidamente
in scena ogni giorno un’esasperante commeimperniata su un Pd allargato a Vendola, unica formazione vidia dei morti viventi. Il Pd no. Può aver perso,
cina o anche superiore al 30 per cento dei votanti (la percentuacome ha perso, un’elezione su due negli ultile sale col numero degli astenuti). Non sappiamo con quale legge
mi vent’anni, a cominciare dal 1994 quando
elettorale si voterà. Ma, a occhio, direi che all’ultimo secondo nel
pensava che bastasse star fermo con un po’ di
parlamento morente Pdl e Udc porranno una soglia per un minibelletto sul volto per ereditare il potere. Non
premio di maggioranza a una quota superiore a quella che il Pd
è mai riuscito a dar vita a un ciclo politico di
apparirà in grado di raggiungere da solo e con collegati, in mogoverno. Eppure il codice non scritto dei cuOscar Giannino
do da obbligarlo a governare con il centro. Bersani e Vendola sostodi del suo santo Graal resta lo stesso.
dopo il trionfo
no stati chiarissimi. Vogliono la patrimoniale. Aggiuntiva al preÈ un ordine cavalleresco laico, un’arcicon- di Bersani alle
lievo record attuale. Perché un centro Casini-Montezemolo possa
fraternita che a parole ogni volta cambia mol- primarie rinnova
opporsi, dovrebbe superare il 25 per cento dei suffragi. Mi pare asto, ma nei fatti del passato nulla ha sciolto. il suo appello
sai difficile. Gli italiani ci pensino bene. Non la evitano né stando
Il Pd è per alcuni versi la risposta occidenta- a «provare
radicare in
a casa, né votando per Grillo.
le al Pcc di Pechino. Il secondo controlla fer- aparlamento
Perde quota l’ipotesi Monti bis, appoggiata da Casini e Montereamente politica e società ma nel mercato si una alternativa
zemolo. La vittoria di Bersani tende a escludere che chi vince col
è convertito alle logiche private. Il primo con- seria» alla solita
trolla ferreamente il titolo ereditario dei pro- linea (bipartisan) 30 e più per cento si faccia poi da parte e ceda Palazzo Chigi a chi
non si sia presentato e non abbia preso di più. Non conterei troppri leader, e per questo riesce a essere insieme tassa-e-spendi
po sullo spread e sulle pressiocomunista e non comunista,
ni tedesche, perché alla Gersocialista e non socialista,
Bersani e Vendola sono stati chiarissimi.
mania che vota in autunno
cristiano e non cristiano, eliVogliono la patrimoniale. Aggiuntiva
2013 interessa che l’Italia non
tario e popolare, grandi banal prelievo record attuale. Gli italiani
riapra forti tensioni nell’euro,
chieri e piccoli artigiani, preci pensino bene. Non la evitano né stando
non il contrario. Un’Italia holcari non tutelati e statali che
a casa, né votando per Grillo
landizzata che mette la patrilo sono al massimo. Puoi
moniale appare compatibile
pensarla come vuoi, ma devi
stare con noi e obbedire a un capo ex rosso antico, è questa la leg- con l’interesse tedesco. Anche perché potrebbero vincere i socialge. La legge delle primarie in cui per la prima volta il santo Graal democratici. Monti può invece andare al Quirinale come garanè stato attentato. Ergo il partitone rosso ha risposto per le rime. Lo zia europea. Un centrista agli Esteri, all’Economia magari un techa messo nero su bianco, che se volevi da cittadino italiano parte- nico di garanzia ma grato alla sinistra, e il gioco è fatto.
Conseguenze. Per quanto improbabile, è ancora più necessacipare alle primarie dovevi giurare che votavi Pd in ogni caso, vinrio provare a radicare nel prossimo parlamento una pattuglia di
cesse Vendola oppure Renzi. Una cosa da non credersi.
Gli elettori di Renzi sono rimasti fuori, a centinaia di miglia- alternativa programmatica seria, per tenere in piedi l’Italia abia. Fuori al primo turno, di fronte a quell’incredibile pezzo di car- battendo il debito con gli attivi di Stato e abbassando spesa e tasta da firmare. E fuori al secondo, perché l’apparato ha fatto mu- se, per riorientare il welfare a favore di giovani, donne e famiglia,
ro. Renzi è stato molto coraggioso, ha posto i due problemi giusti. fuori dai vecchi partiti. Che anche a Roma un industriale come
La necessità di una discontinuità seria rispetto ai vecchi apparati, Alfio Marchini dichiari di candidarsi a sindaco alla testa di liste cifigli dell’evoluzione diretta dal Pci nella doppia matrice cultural- viche, e sciogliendo ex ante il suo conflitto d’interesse di costrutpolitica e organizzativista, e intorno ai quali si sono accampati tore, è un altro segno positivo. In pochissimo tempo bisogna capinel tempo anche i più degli ex margheritini, per rendita di po- re se davvero il dicembre in corso è percepito come quello non del
sizione. E un secco no alla patrimoniale di Bersani-Vendola, una 2012, ma del 1945. Come se di fronte a noi ci fosse il referendum
svolta per il merito anche nella pubblica amministrazione. Ma la per la Repubblica e la Costituente da eleggere. Senza un atto fonreazione degli stati maggiori del Pd è stata durissima. Conferma- dativo nuovo condiviso da milioni di italiani, la continuità del declino mi sembra più che probabile. Praticamente certa.
re in Bersani il principio dell’unzione mistica dall’alto.
Dopo la batosta di Renzi
chi crede ancora che si
possa fermare il declino?
|
| 12 dicembre 2012 |
13
INTERNI
UN QUADRETTO DELLA LEGISLATURA
E il popolo
delle libertà?
Dopo le brillanti primarie del Pd e il flop
di quelle del Pdl cosa può succedere? Quello
che è successo dal 1994 in avanti. Con una
piccola variazione sul tema Kim Il Silvio: la fine
del centrodestra e il bipolarismo Bersani-Grillo
|
DI LUIGI AMICONE
INTERNI UN QUADRETTO DELLA LEGISLATURA
L
e primarie convocate per il 16
dicembre da Angelino Alfano
sono lì. Nello splendore di
gazebo già approntati e che
resteranno lì. Vuoti, inutilizzati, buoni per la prossima stagione di saldi. Il Popolo delle libertà non
si disintegra. Semplicemente resta uno
straccio di bandiera piantata in un campo di patate dove si susseguono riunioni tra mezzadri che si credono generali.
Ma dov’è l’esercito che sfondò il Piave nel
2008? Dov’è lo stratega che mise la sinistra in rotta? E il comandante in capo chi
è? Ultimamente, il prescelto a raccogliere
il testimone di Kim Il Silvio doveva essere
proprio l’attuale segretario, fautore e organizzatore delle prime primarie Pdl. E invece il capo è sempre lui, quello del ’94 e del
’96. Quello che non va alla presentazione
del libro di Vespa ma, altro che padre nobile, altro che fare un passo indietro, avanti
o di fianco. D’altronde, come dargli torto,
chi ha il coraggio di sfidarlo a viso aperto e
correre il rischio di perdere il posto, l’amicizia, il lusso di un capo che “faccio-tuttomi”? E così, Silvio Berlusconi rischia di condannarsi a guidare l’ultima battaglia, il Pdl
a perderla e il prossimo governo a chiamarsi Governo Bersani. E Vendola? A lui tutti gli scranni di genere, e che scelga pure
tutti gli zapaterismi alla carta. Ma è sicuro, dicono agli alti comandi Pd: «A Nichi
niente stanza dei bottoni». È ai democratici (altro che Sel), che spetterà l’incomodo
(richiesto dalla cintura europea del fiscal
compact e dagli impegni presi con Merkel
per non fare innervosire lo spread) di convocare Mario Monti e pregarlo, a nome delle responsabilità civiche, nazionali e internazionali, di caricarsi sulle spalle il superministero dell’economia. Ciliegina sulla
torta dell’esecutivo che verrà, dicono ancora le voci di Palazzo, sarà Romano Prodi al
Quirinale. E con quest’altra polizza assicurativa, la partita della prossima legislatura
dovrebbe essere chiusa.
Dovrebbe. Perchè non sai mai cosa può
uscire dal bipolarismo Sinistre-Grillo. E
comunque, questo è il quadro politico-istituzionale che si profila all’indomani delle
prossime politiche: il partito-Stato a contenere malessere e spinte sociali. Le personalità cosiddette di “alto profilo istituzionale” a garanzia del debito pubblico e degli
impegni presi con l’Europa. E il nodo della
“magistratura combattente”? Si scioglierà?
E chi lo scioglierà? Un meeting del governo
Bersani con i vertici di Magistratura democratica? In tema di giustizia, assicura chi si
appresta a salire a Palazzo Chigi, le risorse
istituzionali saranno ben più cospicue di
quelle del centrodestra.
16
| 12 dicembre 2012 |
|
Cos’altro può succedere adesso? Può
succedere che nel fuoco attizzato dalla
pretesa berlusconiana di ottenere una legge elettorale che gli garantisca il listino
bloccato e l’election day per regionali e
politiche, prima di Natale salti il governo.
E sarebbe un’altra cataratta che si apre e
un ennesimo atout per Grillo, per l’astensionismo e, appunto, per il neo bipolarismo Democratici-Cinque Stelle. Insomma, roba da regalare all’Italia il Guinness
della piazza politica più pazza e masochista del mondo. In tutto questo bailamme un dato sembra comunque assodato:
la famosa lista Monti dei Montenzemolo
& C. sta andandosene a ramengo. Tant’è
che l’improvvido Andrea Olivero si trova
ora col cerino delle Acli in mano e per questo auspica «un’ampia alleanza con Bersani». Povero Olivero, purtroppo la politica
è geometria. Non c’è trippa per i romantici. Un seggio al buon presidente aclista
non lo negherà nessuno. Però, di un terzo polo che faccia da mediazione centrista
e postcasiniana tra l’egemonìa democrat
e l’opposizione antipolitica, non si vede
l’ombra. Nè si vede dove una Lista Monti
possa andare a prendere i voti.
Senza le primarie il Pdl
non è che si disintegra.
Semplicemente resta
una bandiera piantata
in un campo di patate
dove si susseguono
riunioni di mezzadri
che si credono generali.
Ma dov’è l’esercito che
sfondò il Piave
nel 2008? Dov’è lo
stratega che mise
la sinistra in rotta?
E il comandante in
capo chi è?
Scoppole di qua e di là
Com’è noto, spremere sangue dalle rape
non si può. Come non si possono nemmeno fermare le
sembra che il Cavaliere
onde di burrasca. L’onda del
popolo del pubblico impiego,
sia tentato dal suicidio
del posto sindacalizzato e del
politico per “legittima
disoccupato del sud, che in
questa crisi tremenda corre a
difesa”. Così, la sentenza
ripararsi sotto le ali del partiruby gli sarà più lieve.
to-Stato. E quella degli antipartito che si fanno partito a forE forse 564 milioni (in
za di ululati anticasate e storparte) torneranno a casa
piature fascistoidi degli istituti della democrazia parlamentare. A forza di “non statuti” e di “parla- media del 5-6 di Lega, centristi, Sel, menmentarie”. La protesta grillina interessa tre Di Pietro è dato per morto), di Kim Il
l’intero paese, viene rafforzata dai berlu- Silvio si può dire tutto. Eccetto che non
sconiani delusi ed è organizzata in forme sappia fare di conto. Già, perso per perso,
giovaniliste, spavalde, borghesi; pianifi- chi è in grado di sfidarlo a casa sua, dopo
cata dai Casaleggio della rete, dai giorna- che si è capito che Alfano è bravo ma non
li manettari, quanto dai Rotary e No Tav ce la fa proprio a seguire il Capo come se
club. In aggiunta a tutto ciò, autentico e fosse il suo clone? Non c’è un euro in giro
spesso terzo polo, c’è il malessere per l’im- per fare comizi come Dio comanda e metpoverimento generale che spinge l’onda di tono alla campagna elettorale di ogni canrigetto totale, il vaffa generalizzato a tutto didato pure il tetto massimo di spesa di 80
e tutti: si manifesterà (come già accaduto mila euro. L’unico che ha risorse finanziain Sicilia) in una valanga di astensioni? Se re che mobilitino militanti, indotto telequesta è la sostanza del panorama politico visivo, giornali, gigantografie da smuoveattuale (per cui si spiegano le oscillazioni re il voto, è lui, il padrone di casa Pdl. Chi
tra il 30 e il 34 per cento dei consensi atte- altri, al di là dei Montezemolo che ci possi per il Pd, M5S stabilmente secondo par- sono mettere i denari degli imprenditori
tito al 18-20 per cento e quel che resta del e gli avvisi a pagamento sui giornali (ma
Pdl tra il 13 e il 16, tutto il resto sta nella nemmeno una virgola fuori dal ruolo e
se sbarra la strada ad alfano
e paralizza il Pdl, berlusconi si
condanna all’ultima battaglia.
E a Perderla. il prossimo governo
si chiamera’ “governo Bersani” e
non commetterà l’errore di fare
entrare vendola nella stanza
dei bottoni. Monti andrà
all’economia e Prodi al Quirinale
dallo stipendio da Ferrari), ha la forza di
mettere la faccia e sostenere una campagna elettorale in condizioni strategiche
da copertura in ritirata? E via da Berlusconi, dove vanno i “nominati”? Sono bastate un paio di interviste del mite - ma ferocissimo quando comandato- Sandro Bondi a far capire l’antifona e a far squagliare
il coraggio ai capitani coraggiosi. Scoppole a destra e a manca.
Rivivere antiche emozioni
Da Formigoni alla Roccella. Da Quagliariello a Sacconi. Dice che quelli sono i pidiellini più capaci politicamente e anche umanamente più leali. E allora? È la famosa
storia di quando il gioco si fa duro. Dunque, Berlusconi attende una condanna
per Ruby e, soprattutto, una sentenza del-
la Cassazione sui 564 milioni che Fininvest ha dovuto gentilmente depositare nelle casse dell’Editoriale Repubblica-Espresso per sentenza di un giudice monocratico
del tribunale di rito ambrosiano. Quel malloppo da capogiro giace ora immobilizzato
in una banca, ben consapevole l’Ingegnere
che l’Alta Corte potrebbe ribaltare il verdetto. O per lo meno ridimensionare il conto
debenedettiano. E volete che non sia teso a
recuperare almeno un po’ di quei denari e
a salvaguardare gli altri beni al sole? Volete
che le campagne elettorali trascorrano normali e lievi (c’è pure la Lombardia, imperdibile, pena una lunga stagione di ferie alle
Bahamas) senza che lui, Silvio, carta e penna alla mano, non stia lì a calcolare e ricalcolare che a farsi da parte sempre lì finisce il conto, a zero? Prepariamoci perciò a
rivivere le antiche emozioni. Perché, poi,
l’alternativa quale sarebbe? L’alternativa
sarebbe quella che dalla Lombardia consiglia Formigoni rilanciando la candidatura
Alfano. Il Governatore uscente dice di avere avuto un lungo colloquio col Cavaliere.
Spera di averlo convinto a non battezzare una sua ridottta di amazzoni e fedelissimi alla Bondi. Dice «sono un fautore della ricomposizione dell’unità del Pdl, non
credo che l’ipotesi dello spacchettamento
sia positiva, credo invece che un Pdl guidato da Angelino Alfano sia capace di attrarre di nuovo molti elettori». Sui “molti elettori” forse Formigoni si sbilancia un po’.
Però, con quel poco vento a favore che ha
il centrodestra, con Alfano, c’è caso che il
Pdl ritrovi vitalità e futuro. Invece di cadere, d’autunno, come cadono le foglie.
|
| 12 dicembre 2012 |
17
CHI È CHI
IL PRESCELTO
Umberto
Ambrosoli
La sinistra lombarda ha “costruito” il
suo avvocato. Che conta sull’appoggio
del Corriere e della procura di Milano
18
| 12 dicembre 2012 |
|
Foto: Fotogramma
C
O forse è meglio dire dal nulla. Del- | DI LORENZO MOTTOLA
le qualità dell’avvocato Umberto Ambrosoli, infatti,
poco si sapeva prima della candidatura alle primarie-farsa che il centrosinistra si prepara a lanciare
in Lombardia. Lo stratagemma di definirle “consultazioni civiche” le ha trasformate in un autentico
pro forma: le segreterie dei partiti hanno cortesemente fatto capire a tutti gli sfidanti “credibili” che non erano più graditi. Serviva
il vuoto per spianare la strada al figlio di Giorgio, l’eroe borghese,
commissario liquidatore della Banca Privata Italiana assassinato
nel 1979 da un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona.
DICE di essere sempre stato da quella
Sulle ottime origini del figlio Umberparte. Chi lo conosce, tuttavia, giura che
to non si discute. Né si discute il suo ruolo
nelle associazioni che combattono quoti- la sua svolta DEMOCRAT è avvenuta SOLO
dianamente la malavita organizzata. Sulle DI RECENTE in chiave antiberlusconiana
sue qualità politiche, invece, pesano forti
dubbi. Ha ottime conoscenze, come dimo- di istituto. I toni della sinistra non lo han- aver sì votato a sinistra, ma solo «alle ultistra la sua presenza nel consiglio d’ammi- no mai convinto, tanto che ha mantenu- me elezioni». Pochi giorni fa si è corretto,
nistrazione di Rcs: incarico che, nonostan- to contatti con i vecchi compagni di batta- spiegando di essere sempre stato da quella
te le polemiche, ha annunciato di voler glie per anni, fino a diventare avvocato di parte. Chi lo conosce, tuttavia, giura che il
lasciare solo quando la sua candidatura molti notabili lombardi del Pdl. La politi- ripensamento è avvenuto in chiave squisidiventerà ufficiale perché «non ho influen- ca, tuttavia, non era il suo pane.
tamente antiberlusconiana. La settimana
Chiuso con le avventure giovanili, scorsa ha cercato di aggiustare ancora il
za sulla linea del Corriere». Gode, inoltre,
di molte simpatie anche in procura, come Ambrosoli si è infatti dedicato esclusi- tiro prendendo posizioni marcatamente di
testimonia la presenza di Gherardo Colom- vamente al lavoro in tribunale con otti- sinistra, come quella contro i medici obietbo, ex pm del pool di Mani pulite, tra i suoi mi risultati. È stato nominato dalla Ban- tori di coscienza sull’aborto.
La stessa composizione del suo “comisostenitori più accaniti. Due punti di for- ca d’Italia in tre comitati di sorveglianza
za che sono sembrati più che sufficienti al in procedure di rigore relative a istituti e tato” per le elezioni, d’altra parte, lascia
centrosinistra per lanciare in politica una società lombarde. Poi nel 2009, dopo l’usci- intendere quale sia la matrice di questa
ta del suo libro sul padre, Qualunque cosa candidatura. Si va dall’ex ministro leghipersona che resta molto distante.
Nato nel 1971, viene da una famiglia succeda, il Pd ha deciso che sarebbe sta- sta Giancarlo Pagliarini al curatore della
cattolica e di stretta fede monarchica. Una to perfetto anche per le amministrazioni campagna elettorale del vendoliano Pisadottrina che, tuttavia, lui ha sconfessato, pubbliche. Una tesi che lui stesso ha con- pia. Poi c’è Marco Vitale, economista libespiegando di averla giudicata anacronisti- futato. Alle prime avance degli uomini di rale con cattedra in Bocconi già assessore
ca già negli anni Settanta, anche se ha fat- Pier Luigi Bersani aveva risposto di non ave- al Bilancio a Milano con Formentini. Scorto parte dell’Ordine cavalleresco dei san- re il tempo per mettere insieme una squa- rendo la lista, inoltre, si trovano anche ex
ti Maurizio e Lazzaro fino al 2006, anno dra di esperti nelle materie di competenza candidati della lista civica di Letizia Moratin cui Vittorio Emanuele di Savoia è sta- regionale. Serviva gente che sapesse di cosa ti, un pizzico di vecchia Dc e una spolverato arrestato per l’inchiesta di Potenza. Al si stesse parlando, perché lui non ne ave- ta di socialismo. Una brigata in grado di
liceo, quindi, si era spostato a sinistra. Ma va idea. Per di più, non aveva alcuna inten- vincere forse perfino contro un candidato
solo un po’. In molti a Milano ricordano il zione di correre per dei partiti verso i qua- “pesante” come Gabriele Albertini. Goversuo passato nella “gioventù liberale”, con li non sembra provare grande simpatia. In nare una Regione, tuttavia, non è facile
la quale al liceo era stato eletto in consiglio una intervista a Repubblica ha spiegato di come trionfare alle primarie “civiche”.
alato dall’alto.
Foto: Fotogramma
|
| 12 dicembre 2012 |
19
BORIS
GODUNOV
di Renato Farina
Q
ui si tratta di un tema tremendo.
L’ince- UNA LEGGE È SEMPRE PEDAGOGICA
sto. Ma ci arrivo per gradi. Come si dice oggi, fornisco la narrazione.
Boris ritiene che la politica ormai non serva a niente. A dire la verità – sostiene lo zar e
ribelle russo – non hanno nessuna utilità neppure i tecnici. Basta guardare le prime pagine
dei giornali. Essi dicono: il Pil dell’Italia retrocederà di due punti l’anno prossimo, poi un
po’ meno. La disoccupazione crescerà e il reddito si abbasserà di un tot virgola tot. Se tutto è già deciso dalle leggi bronzee della economia e della storia, che discutono a fare destra
e sinistra, Monti e Brunetta, Fassina e Giavazzi? Ormai qui si richiedono soltanto scienziati che misurano il futuro, e se sbagliano: in
galera! Vale per i terremoti e perché non dovrebbe valere per il portafogli privato e statale? La politica dunque – sostiene Godunov – è
fanfaluca per asini spelacchiati, è retorica per
volpini con il cimurro incazzoso. Del resto,
non è certo casuale che l’ideologo di Grillo sia
un signore, il dottor o ingegner Casaleggio, la
cui produzione scientifica è una
previsione di guerre e numero mettendo fuori causa il genitore snaturato
di morti. Dunque, siccome tutto si TRASFORMA il bambino in oggetto di una
è già deciso, tanto vale andare al
decisione presa da chi gli ha violentato la
potere, godendosi gli eventi con
le chiappe appoggiate sul mor- mamma. SI inietta nel pensiero collettivo un
bido burro del successo e del di- virus FOLLE, che sconvolge l’idea di famiglia
nero. Questo dice Boris.
Ho risposto a Boris così. Non è vero che la politica non conti più nulla. Essa fa le
leggi. Ed esse registrano sì i cambiamenti del sentimento popolare, ma sono anche
proposte di una forma di civiltà. Da Aristotele in poi le norme hanno una funzione
pedagogica. Per cui, forse sul breve la politica non riesce a condizionare i numeri della deriva economica, di certo però può moltiplicare o ridurre il numero dei dolori
personali, può sanare o allargare ferite. Per questo non possiamo abbandonarla. La
prova? L’incesto. No, non è che il Parlamento ha detto che va bene l’incesto. Non ancora almeno. Ma la strada è tracciata in questa dittatura del relativismo dove la resistenza la fa quasi solo il Papa con il suo manipolo sciagurato di peccatorissimi. Non
l’incesto, ma la sua normalizzazione legale, attraverso la concessione del diritto di riconoscimento della prole da parte del genitore incestuoso. Il disfacimento dell’idea
essenziale di famiglia è diventato legge nel tripudio generale, con soli 31 voti contrari. All’interno della legge che – sacrosantamente – equipara i diritti di qualunque figlio, naturale o legittimo che sia, si nasconde infatti il diavolo. Ripeto: si dà la facoltà
al padre o (ma accade assai più raramente) alla madre, e dunque al papà/nonno o alla mamma/nonna o zio/papà eccetera, di riconoscere come suo il bambino e di dargli
il nome. La scusa è che in tal modo il piccino non perderebbe l’eventuale eredità et similia. Una panzana gigante. Già adesso questa tutela esiste. In realtà mettendo fuori
causa il genitore snaturato si umilia il bambino fino a trasformarlo in oggetto di una
decisione presa da chi gli ha violentato la mamma (con il tenue velo di un giudice che
acconsenta). Questo inietta nella legislazione e nel pensiero collettivo un virus pazzeBoris Godunov
sco. Proprio pazzesco, folle, che sconvolge l’idea originaria di famiglia.
(alias Renato Farina)
Siccome sono molto colto (ma va’ là) citerò Michel Foucault. Egli fa la storia delha votato contro la
legge che equipara i
le teorie sull’incesto come tabù su cui si regge la società. Da Emile Durkheim a Claufigli naturali ai figli
de Lévi-Strauss. È la grande questione della devianza. Foucault sostiene che la socielegittimi perché un
tà oggi si regge sull’esclusione non più degli incestuosi ma dei folli, dei pazzi. Ecco,
emendamento apre
allora noi siamo pazzi! Siamo contro il nuovo fascismo della normalità conformial riconoscimento
sta. Mi bacia Boris: “Ma certo: è il tempo degli jurodivye di Dostoevskij, dei folli per
dei bambini nati da
rapporti incestuosi
Cristo, dei pazzi di Dio”. Twitter: @RenatoFarina
La politica conta zero?
Se non altro può ancora
fare danni. Vedi l’incesto
|
| 12 dicembre 2012 |
21
ESTERI
LE RAGIONI DI UN DISASTRO
Cercasi
identità
perduta
Disoccupazione e debito pubblico alle stelle.
Ma anche calo demografico, emigrazione,
spinte secessioniste e disorientamento
dei partiti. La crisi spagnola non è solo
finanziaria. È il venire meno di un popolo
|
DI RODOLFO CASADEI
ESTERI LE RAGIONI DI UN DISASTRO
L
oggi. Il tasso di risparmio sta scendendo, e
sono state uno psicodramma ormai 300 mila famiglie dove nessun comcollettivo che alla fine ha ponente lavora dipendono per la sopravvilasciato tutti i protagonisti venza dalla pensione dei nonni: cose viste
con l’amaro in bocca: sia chi, finora solo nei paesi dell’Est dopo la caducome Artur Mas e tanti catala- ta del Muro. E l’anno prossimo la Spagna
nisti, le aveva volute nell’illusione di poter- dovrà trovare sui mercati 270 miliardi di
ne sfruttare i risultati per mettersi alla gui- euro per rifinanziare il suo debito.
da di un movimento di “liberazione” della Catalogna dal suo vincolo con la Spa- Non è solo questione di soldi
gna, e da quei risultati è rimasto cocente- Qualche buona notizia non manca, ma
mente deluso; e sia chi, come il quotidia- sempre accompagnata da una sfumatuno El Mundo che ha portato pesanti attac- ra negativa: quest’anno per la prima volchi personali ai leader del nazionalismo ta dal 1998 la bilancia dei pagamenti con
catalano e tanti fautori della Spagna costi- l’estero è tornata in attivo, ma più per il
tuzionale, subito dopo essersi compiaciuto crollo delle importazioni che per l’aumendella modesta performance elettorale del to (che pure c’è stato) delle esportazioni. La
partito di Artur Mas si è accorto che il par- settimana scorsa Bruxelles ha dato via libelamento catalano rimane però affollato di ra agli aiuti finanziari per 37 miliardi di
eletti intenzionati a condurre la regione a euro per il salvataggio di quattro banche
spagnole (Bfa-Bankia, Ncg Banun referendum per l’indipenco, Catalunya Banc e Banco de
denza da Madrid.
Valencia), ma alle solite conA riportare l’attenzione
dizioni draconiane: gli istitudegli uni e degli altri a quePER CENTO ti dovranno ridurre del 60 per
stioni un po’ più concrete e a
è il tasso di disoccucento il giro d’affari, licenziadistrarli dall’irrealtà delle illupazione registrato nel
re 10 mila dipendenti, vendere
sioni identitarie e dei rancori
2012. La situazione
filiali e partecipate, rinunciare
che le nutrono ci ha pensato il
peggiorerà nel 2013
quando il tasso arria fare le banche d’investimenrapporto dell’Ocse che settimaverà a toccare il 26,9
to. Gli aiuti non vanno dai fonna scorsa ha richiamato tutti
per cento, che signifidi europei alle banche, come
al dato oggettivo della crisi ecoca più di 6 milioni di
chiedeva Madrid, ma dai fonnomico-finanziaria che avvollavoratori a spasso
di allo Stato che poi li gira alle
ge la Spagna tutta. Se il 2012
è stato un anno tremendo per gli spagno- banche, come ha preteso Berlino: significa
li, il 2013 sarà anche peggio: più recessio- appesantire la posizione debitoria pubbline, più disoccupazione, più debito. Il tasso ca. Si capisce bene perché Rajoy continui a
di disoccupazione, che un anno fa stava al traccheggiare e rinviare una richiesta ufficiale di aiuto all’Unione Euro21,6 per cento, quest’anno tocpea in stile greco.
cherà il 25 per cento e alla fine
Ma leggere la crisi spagnodel 2013 arriverà al 26,9 per
la esclusivamente attraverso i
cento, che significa più di sei
MILA
dati finanziari ed economici è
milioni di lavoratori a spasso.
il numero delle familimitativo: quello che succede
Il Pil andrà peggio del previglie dove nessuno
sto (-1,3 per cento quest’anno e lavora e che sopravvi- oggi è stato preceduto dal crevono con la pensione
scendo di una crisi identitaria
-1,4 l’anno prossimo) e le mandei nonni, come nei
e politica che, pur non avendo
cate entrate fiscali faranno sì
paesi dell’Est dopo la
i tratti deformati che i nazioche, nonostante i giganteschi
caduta del Muro
nalismi regionali le attribuitagli alla spesa sociale e amministrativa, il governo fallisca di nuovo il scono, non è meno reale. Prima che le cresuo obiettivo di ridurre il deficit. Quest’an- scenti rivendicazioni localistiche, il sintono doveva essere del 6,3 per cento e invece mo più forte del venir meno di un poposarà dell’8,1; Madrid ha promesso ai part- lo è l’inverno demografico abbattutosi da
ner europei di tornare dentro al parame- tempo sulla penisola iberica. I forti tastro del 3 per cento entro il 2014, ma secon- si di immigrazione dai paesi extracomudo l’Ocse a quella data il deficit sarà anco- nitari nel primo decennio di questo secora del 5,9 per cento. Di conseguenza il lo l’avevano finora occultato, ma il riendebito pubblico continuerà ad aumenta- tro in patria di molti stranieri a causa delre: alla fine del 2014 sarà quasi pari al Pil, la crisi economica e la ripresa di un fenoovvero 97,6 per cento; appena un anno fa meno emigratorio autoctono che si credeera il 69,3 per cento: 28 punti in più nel va finito quarant’anni fa l’ha portato alla
giro di tre anni. Nel settore privato sono luce. L’anno scorso per la prima volta dal
andati perduti fra un milione e mezzo e 1973 il saldo migratorio è stato negativo di
due milioni di posti di lavoro fra il 2009 e circa 50 mila unità. Quest’anno, secondo
e elezioni catalane anticipate
25
Le elezioni catalane hanno
lasciato i protagonisti
con l’amaro in bocca. Artur
Mas (nella foto grande)
sperava di sfruttarne i
risultati per guidare un
movimento di “liberazione”
della Catalogna; chi si è
compiaciuto dell’esito
del voto, si è poi accorto
che il parlamento catalano
rimane comunque affollato
da indipendentisti.
A destra, il premier
spagnolo Mariano Rajoy
LA Settimana scorsa
Bruxelles ha dato
via libera agli aiuti
finanziari per 37
miliardi di euro per
il salvataggio di 4
banche spagnole
300
24
| 12 dicembre 2012 |
|
le stime, andrà peggio: nel paese alla fine
risulteranno entrate 376 mila persone, ma
ne saranno uscite 558 mila; e la tendenza
dovrebbe permanere tale per il resto del
decennio. Altro record negativo: quest’anno per la prima volta dal 1971 la popolazione spagnola risulterà diminuita di
numero, da 46,3 a 46,2 milioni di abitanti. L’impetuoso aumento da 40 a 46 milioni era avvenuto grazie all’arrivo di circa
5 milioni di immigrati nel decennio alle
nostre spalle. Gli immigrati hanno anche
rialzato il numero di figli per donna, ma
non di molto: erano 1,24 per donna nel
2001, sono 1,36 per donna oggi. Con la loro
per la prima volta dal 1971
la popolazione spagnola
è diminuita da 46,3 a 46,2
milioni di persone.
L’aumento dell’emigrazione
rende anche evidente che
la Spagna non è più in grado
di garantire un costante
rimpiazzo generazionale
Foto: AP/LaPresse
partenza apparirà evidente che la Spagna
non è più in grado di garantire il rimpiazzo generazionale. A partire dal 2018 a livello nazionale i decessi supereranno le nascite, e questo accade già oggi in alcune regioni: Galizia, Castilla y Leon, Asturie, Paesi
Baschi, Aragona, Estremadura, Cantabria.
Chi ha governato per ventuno anni
Per quanto riguarda la componente politica della crisi, il fattore più importante
è rappresentato dalle vicende del Psoe, il
partito socialista spagnolo. La crisi identitaria spagnola è stata preceduta e in parte alimentata dalla crisi di identità di que-
sto partito, che dopo la fine del franchismo e della transizione (1978) ha governato il paese per 21 anni su 34. Lo spiega bene il politologo Jorge Del Palacio: «Il
Psoe attuale è molto distante dal partito
che, negli anni Ottanta, si assunse il compito di modernizzare il paese per stabilire un progetto nazionale. Attualmente il
Psoe si trova scisso fra un socialismo del
nord e un socialismo del sud, per i quali
l’idea di Spagna corrisponde soltanto a un
riferimento geografico. Per quanto riguarda il socialismo del nord, il Partito socialista catalano, il Partito socialista basco e
il Partito socialista galiziano hanno fatto
proprio il discorso dei nazionalisti e scommettono apertamente su un progressismo
catalanista, galiziano e basco il cui corollario è il riconoscimento di Catalogna, Galizia e Paesi Baschi come nazioni. Il socialismo del sud, invece, guarda con sospetto alle intese fra socialisti e nazionalisti.
La sua idea di progresso non è identitaria,
ma sociale. Dal suo punto di vista l’attuale forma dello stato-nazione è percepita
come il miglior strumento per garantire la
coesione nazionale ed evitare che il principio di autonomia regionale si collochi
al di sopra del principio di uguaglianza di
tutti gli spagnoli». Negli anni del premie|
| 12 dicembre 2012 |
25
LE RAGIONI DI UN DISASTRO ESTERI
José Miguel Oriol,
fondatore della casa
editrice Encuentro
e presidente onorario
della Compagnia delle
Opere spagnola
Foto: AP/LaPresse
rato di Luis Rodriguez Zapatero è prevalso l’opportunismo che ha spinto i socialisti a occupare tutti i posti di potere anche
a livello locale, a costo di scendere a compromessi coi nazionalismi. Così sono andate in crisi insieme l’identità del Psoe e quella della Spagna. «Non bisogna andare molto indietro nel tempo per capire dove la
politica degli accordi coi nazionalisti periferici ha portato il socialismo spagnolo. Si
è dimostrato che l’alleanza coi nazionalisti
è una via che permette al Psoe di costruire una nuova maggioranza ampliando la
base elettorale della sinistra. Tuttavia è
altrettanto certo che l’intesa coi nazionalisti conduce, prima o poi, a rimettere in
questione l’esistenza stessa della Spagna
come nazione a favore di una visione plurinazionale dello stato».
Nostalgie franchiste
Sul versante della destra le cose non vanno
molto meglio, a causa dell’impossibilità di
appellarsi alla tradizione storica spagnola
senza essere accusati di nostalgie franchiste. Spiega lo storico Ricardo Garcia Cárcel, fresco vincitore del Premio nazionale di storia: «Siamo stati cresciuti nei miti
più rancidi della storia spagnola, e quando siamo arrivati all’università negli anni
Sessanta ci siamo lanciati alla caccia e alla
demolizione di tutta questa mitologia, che
mettevamo in discussione da capo a piedi
in quanto la identificavamo con la storia
ufficiale prodotta dal franchismo». Il furore iconoclasta, però, ha lasciato dei vuoti
di simbologia che qualcun altro si è occupato di riempire: «Noi abbiamo spazzato via le icone, ma di fronte a questa piazza pulita i nazionalismi locali non hanno alcun complesso di inferiorità nel continuare a riesumare i loro punti di riferimento». La maturità porta al ripensamento: «Forse è necessario passare attraverso gli estremi per trovare la giusta verità
e comprenderne il valore». Sperando che
non sia troppo tardi. n
L’EDITORE JOSÉ MIGUEL ORIOL
Ma già si vedono
i segni della ripresa
«Investimenti esteri e turismo sono in aumento.
E i nazionalismi si sono dimostrati vicende irreali.
Economia e cultura per ripartire dopo il 2013»
«N
La cri- mo in un mondo dominato dal virtuale».
si economica e le proteste José Miguel Oriol è uno dei protagonisti
sociali possono aggravarsi della vita culturale spagnola, presidenancora un po’, ma solo nel breve termi- te e fondatore della casa editrice Encuenne. Il governo sta facendo ciò che era tro di Madrid: oltre 1.700 titoli in 34 anni
necessario, considerati il debito spagno- di esistenza, 842 dei quali tuttora in catalo accumulato e i vincoli con l’Europa. logo. Autori come Luigi Giussani e Angelo Scola, Hans Urs von BalLa disoccupazione aumentethasar e Joseph Ratzinger, C.
rà ancora a causa dei licenziaS. Lewis e Georges Bernanos.
menti nel settore bancario, il
È anche presidente onorario
2013 sarà un altro anno difMILA
della Compagnia delle Opere
ficile, ma poi ci sarà la ripresono gli emigranti nel
spagnola.
sa. I segnali ci sono già: il turi2012 contro le 376
smo dall’estero tiene, gli inveDon José Miguel, ma allora
mila persone entrate
stimenti esteri diretti sono in
la Spagna è già fuori periin Spagna. Tendenza
aumento, Renault e Ford stancolo, nonostante i numeri
che rimarrà tale per
almeno un decennio
no trasferendo o ampliando
poco confortanti e il rompiimpianti di produzione autocapo catalano?
mobilistica in Spagna. E la chimera dei
Senta, i veri pericoli, quelli di cui si
nazionalismi catalano e basco si mostra parla poco, sono altri due. Uno è la mangià per quello che è: una vicenda irreale, canza di senso di responsabilità, sopratuna fantasia che sarebbe durata meno del tutto nel sistema dei media. C’è la critroppo che è stata in scena se non vivessi- si anche per loro, e allora per vendeon sono così pessimista.
558
|
| 12 dicembre 2012 |
27
ESTERI LE RAGIONI DI UN DISASTRO
Sono trecentomila
le famiglie dove nessun
componente lavora
e che sopravvivono con
la pensione dei nonni.
C’è chi si affida
ai negozi dei “compro
oro” per far quadrare
il bilancio familiare
e chi tenta la fortuna
nelle ricevitorie dove
si formano spesso
lunghe code di attesa
re puntano tutto sullo scandalismo e lavaggio del cervello, che oltre alla scuosull’enfatizzazione dei problemi dovuti la ha coinvolto il sistema dei media locaalla crisi economica. È giusto approfondi- li, i nazionalisti di tutte le varietà, dai
re le questioni della corruzione politica, moderati ai radicali, non sono più del 60
ma la realtà, come possono testimonia- per cento in Catalogna e del 50 per cento
re le persone come me che hanno vissu- nei Paesi Baschi. Il tormentone catalano è
to molti momenti della storia spagnola, sorto per un equivoco: le proteste sociali
è che il fenomeno odierno è molto meno per la crisi economica e i tagli del goverpervasivo della situazione di 40-50 anni no sono stati interpretati come una volonfa, verso la fine del franchismo e nei pri- tà di spallata all’unità della Spagna. Ma il
mi anni della democrazia. Il secondo peri- voto ha dimostrato che la lettura era parcolo è rappresentato dalla situazione di ziale: Ciu, il partito che ha voluto le eleprofondo disagio dei giovani: manca loro zioni anticipate per potere meglio gestiun progetto di vita, non vedono un futuro re una nuova fase politica che doveva porper sé anche quando hanno ricevuto una tare al referendum per l’indipendenza,
formazione di buono o di alto livello. Così ha perso moltissimi voti perché gli eletquello che succede è che una quota cre- tori lo considerano responsabile dei tagli
scente di giovani molto qualificati abban- alla spesa regionale che il governo cataladona la Spagna e si trasferisce là dove tro- no è stato costretto a fare. In Spagna stiava occasioni e lavoro confacenti alle loro aspettative:
«si fanno ascoltare sempre
Australia, Finlandia, America latina, Stati Uniti. Un
più commentatori della
tempo gli spagnoli emigradestra laica e cattolica.
vano per fare i braccianti
in Francia o i metalmeccanascono nuove case editrici
nici in Germania e in Bele centri culturali legati al
gio; adesso emigrano i giovani architetti: se ne sono
tradizionalismo spagnolo.
andati già 5 mila che hanno trovato lavoro in Cina e
E la tv comincia a cambiare»
in paesi europei.
mo assistendo al fenomeno descritto da
Lei sembra prendere sotto gamba la
Vaclav Belohradsky, secondo cui «gli staminaccia nazionalista catalana e basca.
ti si programmano i cittadini, le induNon è un errore?
Il nazionalismo ha fatto breccia nel- strie i consumatori, le case editrici i letle giovani generazioni di quelle regioni tori». Cioè una minoranza attiva è in graperché i governi centrali sono stati ecces- do di orientare politicamente la massa, di
sivamente permissivi nei riguardi delle imporre gusti e preferenze, opinioni polipolitiche dell’educazione che i governi tiche e abitudini. È un caso che andrebbe
regionali hanno attuato dopo il passag- studiato. Comunque l’ossessione identitagio delle competenze in materia. Nazio- ria distaccata dalla realtà prima o poi prenalisti baschi e catalani hanno trasfor- senta il conto, e questo sta già avvenenmato l’educazione in propaganda, e ora do: ci sono imprese che si trasferiscono
il governo Rajoy avrà il suo da fare per da Barcellona, capitale industriale della
riprendere in mano la situazione alme- Spagna, a Madrid per sfuggire alle norme
no un po’. Ma nonostante trent’anni di regionali che impongono di etichettare i
28
| 12 dicembre 2012 |
|
prodotti e di stendere tutta la documentazione amministrativa in catalano oltre
che in castigliano. Per molte imprese, che
davanti a sé hanno l’immenso mercato
latinoamericano, si tratta di un costo inutile che non vogliono più sostenere.
C’è una crisi dell’identità spagnola, così
come di altri paesi europei, che richiederebbe non solo ricette economiche. Cosa
si sta facendo dalle parti di Madrid?
Rajoy ha puntato tutto sull’economia, da parte del governo non è che arrivino tante risposte su questa materia. A
me tuttavia non dispiace: ad affrontare la crisi dell’identità spagnola devono
essere principalmente gli intellettuali e
gli artisti. E a questo riguardo qualche
segnale incoraggiante c’è: dopo la sconfitta elettorale gli intellettuali socialisti
che ragionano solo in termini di diritti civili si sono azzittiti, mentre si fanno
ascoltare sempre più commentatori di
tutte le varietà della destra, da quella laica a quella cattolica, dai moderati ai radicali, spesso ex socialisti o ex comunisti.
Uomini come Ignacio Camacho, Jon Juaristi, Edurne Uriarte, Salvador Sostres,
Santiago Gonzales e molti altri ancora,
che si possono leggere sulle pagine di El
Mundo, Abc, La Razon, La Gaceta. Inoltre
nascono nuove case editrici e centri culturali imparentati col conservatorismo
anglosassone e il tradizionalismo spagnolo. Anche la tv comincia a cambiare: “Isabel”, il serial storico sulla regina Isabella la Cattolica, sta ottenendo un successo
clamoroso. Tre anni fa l’avrebbero dovuto
interrompere alla seconda puntata, oggi
invece fa il pieno di ascolti. [rc]
LE NUOVE LETTERE
DI BERLICCHE
EXTRA LEGEM NULLA SALUS
Con la logica del caso Ilva
sequestreremo l’Italia intera
M
io caro Malacoda, la tua bassa produttività è insopportabile. C’è un paese intero, aziende, amministratori,
uomini delle istituzioni, ministri, scienziati…
da mettere sotto accusa, da avvisare con garanzia di sputtanamento mediatico, da intercettare, da inquisire… Insomma, tu e le tue
schiere di magistrati potreste scatenare l’inferno e vi accontentate dell’Ilva? Ma dov’è finita la giustizia in Italia?
Avevi giurato di perseguire la giustizia,
solo la giustizia e nient’altro che
la giustizia e ti ritrovo invece al- ti preoccupI DI lavoro, DI Pil… Ma che ti frega?
la prese con preoccupazioni co- avanti! NEL PAESE Ci sono 18 impianti industriali
me il posto di lavoro, il Pil… Ma “fuorilegge” COME QUELLO DI TARANTO. CHE ASPETTI?
che ti frega? Fiat iustitia et peretutto i 18 impianti di cui sopra. Abbiamo il
at mundus. L’Italia, invece, è ancora viva.
E allora avanti! Ci sono 18 impianti indu- precedente del terremoto dell’Aquila, una
striali che per l’Europa sono “fuorilegge”. Ri- intera commissione di esperti condannata.
corda: “Extra legem nulla salus”, chi non ri- Non ci basta per mettere sotto inchiesta anspetta il codice non merita di essere salvato. che questa?
Ma non vorrei sembrarti monomaniaco
Chi non ha ottenuto l’Autorizzazione integrata ambientale va chiuso, i suoi vertici de- con l’ambiente e la salute, parliamo di carcenunciati, se possibile incarcerati. La raffineria ri. Per aperta ammissione di tutti gli operadi Gela, ad esempio, non ce l’ha, ha in com- tori pubblici che se ne interessano, dal minipenso 500 dipendenti e un indotto di altri stro della Giustizia in giù, dalle Corti europee
all’ultimo militante radicale, le carceri ita3.000 lavoratori. Che aspetti?
E non hanno l’Aia nemmeno le centrali liane sono fuorilegge. Detengono più persotermoelettriche di Porto Torres, Vado Ligure, ne di quante ne possano ospitare e le trattaMirafiori e La Spezia, l’impianto chimico di no in modo disumano, non per cattiveria dei
Portoscuso, le acciaierie Lucchini di Piombi- carcerieri, strutturalmente (al proposito, una
no, l’impianto Versalis di Priolo (Eni) e quel- considerazione: quel cappellano milanese salo della Tessenderlo a Verbania. I certificati rà un malacarne, ma chi si sottometteva aldovevano essere rilasciati entro il 30 ottobre le sue voglie lo faceva in cambio di un po’ di
del 2007. Da allora sono tutti “fuorilegge”. shampoo; non c’è altro modo di procurarsi
Che aspettano i pm? E che cosa aspettano lo shampoo a San Vittore?), contravvenendo
i pm che dovrebbero controllare la legalità a non so quante leggi e al dettato della Costidell’operato dei loro colleghi a denunciarli tuzione. Che cosa aspettano i magistrati a seper omissione di atti di ufficio? O ti devo ri- questrarle e a chiuderle? (Oltretutto lo Stato i
cordare io che in Italia l’azione penale è “ob- secondini non li licenzia).
E poi vogliamo individuare l’“oggettiva”
bligatoria”?
Ma c’è di più: al 22 ottobre 2012, 160 Aia responsabilità politica e “quindi” criminale
nazionali giacevano in fase istruttoria alla (Ingroia docet) dei vari governi e governanti
Commissione Ippc del ministero (23 persone: che non hanno posto rimedio a tutto quandocenti universitari, magistrati, fisici, inge- to su detto? Insomma, un avviso anche a logneri, geologi, chimici…), a fronte di 153 già ro no? Dici che esagero? Vista l’aria che tira
concesse. Vanno ancora regolarizzati 121 ag- non mi sembra.
giornamenti, 4 riesami, 13 rinnovi e soprat- Tuo affezionatissimo zio Berlicche
|
| 12 dicembre 2012 |
31
L’ITALIA
CHE LAVORA
Imprenditore
del gusto
Poca voglia di studiare e il desiderio di iniziare
a mantenersi hanno portato Luca sui banchi
della scuola alberghiera. Poi quel mestiere s’è fatto
passione al punto da generare uno spazio nuovo.
Dove ogni sosta è un’esperienza semplice e raffinata
«P
erché ho deciso di imparare a cucinare? Era il modo più veloce per iniziare a
guadagnare e a mantenermi da solo». Trentanovenne, milanese con origini
sarde, Luca Marongiu da bambino aveva altro da fare che non immaginarsi con un cappello da cuoco in testa. Aveva, per esempio, da vendere le merendine ai
compagni di classe. Le comprava a un ingrosso di corso Garibaldi con gli spiccioli messi da parte e poi le rivendeva singolarmente ai bambini insoddisfatti, come lui, delle
merende portate da casa. E faceva concorrenza al “focacciaro” della sua scuola elementare. E ci guadagnava, ovviamente. «Ogni tanto vendevo anche il panino che mi preparava mia madre. Cosa vuoi, la focaccia mi piaceva di più». Le scuole erano quelle frequentate dai rampolli dell’alta società milanese. Non puoi fare diversamente se abiti in una
delle zone più belle e ricche della città. Luca e la sua famiglia vivevano infatti nei locali della portineria di un palazzo signorile della zona, dove papà e mamma facevano i
custodi. «E lo fanno ancora oggi che dovrebbero essere in pensione». Così mentre i genitori lavorano, Luca e suo fratello, i figli dei custodi, frequentano i figli delle famiglie del
palazzo. Con queste frequentazioni di persone ricche e generose, Luca si è girato l’italia: dalla Sardegna d’estate alle località sciistiche più esclusive d’inverno. Sempre ospite di qualche amico o vicino di casa. Così, quando si è trattato di scegliere cosa studiare,
l’obiettivo era semplice e dichiarato: poter finalmente mantenersi da solo, permettersi
le cose belle che aveva sempre visto e conosciuto e non pesare più sui genitori. La scelta cade sulla scuola alberghiera, garanzia per imparare un mestiere in grado di procu-
32
| 12 dicembre 2012 |
|
Dopo dieci anni
da chef nell’alta
ristorazione e una
prima esperienza
in proprio, Luca
Marongiu, 39 anni,
ha aperto Calù:
un bistrot
gastronomia a due
passi dall’Arco
della Pace di Milano
per sperimentare
una nuova formula
per pausa pranzo,
take away
e catering
per eventi
rargli in fretta un lavoro. Luca non immaginava che
più che un lavoro la cucina sarebbe diventata presto
una vocazione. «Ancora oggi quando entro qui dentro – spiega Luca indicando la cucina del suo piccolo
Calù, bistrot gastronomia milanese – tutte le beghe
restano fuori, sono a casa, contento e rilassato qualunque cosa succeda. Un piatto preferito? No, non riesco a dirlo. Quello che mi piace è proprio creare un
menù intero, un’esperienza, un insieme di elementi
che si armonizzano».
Le stagioni estive a lavorare sono un appuntamento fisso durante gli studi e poi, per arrotondare,
ci sono le serate a cucinare nelle case private. Una di
quelle sere, Luca ha poco più di diciotto anni, si sta
occupando dell’ennesima festa in una bella casa per
ottanta persone. A un certo punto gli si para davanti
lo chef del St. Andrews, allora uno dei ristoranti più
rinomati in città. «Hai fatto tutto tu qui? Perché non
facciamo due chiacchiere?». È l’occasione, «il colpo di
fortuna che non potevo farmi scappare. Arrivo per il
colloquio e mi guardo intorno. Non avevo la minima
idea di dove stavo andando, un posto di alto livello,
tutti vestiti benissimo. Sono tornato di corsa a casa a
cambiarmi e pettinarmi, non potevo presentarmi coi
capelli lunghi con cui andavo in giro di solito». Inconvenienti estetici a parte, il colloquio va bene e il ragazzo diventa parte dello staff. Nei dieci anni in cui resta
lì compie tutto il percorso in cucina fino a diventare
chef. Quando il locale chiude si lancia con alcuni soci
in un’impresa nuova. «Cinquecento metri quadrati su
due livelli, zona Brera, ristorante e locale insieme».
Un’altra avventura che dura per sei anni. E sono anni,
come quelli prima al St. Andrews, in cui la vita inizia
quando gli altri vanno a letto. «Si guadagnava bene
e infatti a un certo punto sono riuscito a comprarmi
la casa, ma vivere era impossibile». Intorno a sé Luca
vede una città che cambia, ritmi sempre più veloci in
ambito lavorativo ma un’attenzione crescente delle
persone a ritagliarsi spazi di tranquillità e buon vivere, a cominciare dai momenti dedicati al cibo. L’alta
ristorazione gli ha dato tanto e gli ha insegnato a lavorare, ma ora è il momento di qualcosa di nuovo. Qualcosa che sia di facile fruizione, easy, nella proposta
e nei prezzi. La genesi del Calù bistrot gastronomia
è già in atto, anche se la storia non è così semplice.
Reinventare i sapori di una volta
Trova un locale a Milano in via Cagnola, a due passi dall’Arco della Pace. Zona residenziale rinomata a
due passi dal parco Sempione, spesso location di pubblicità, servizi di moda e casting di modelle. Insomma una zona in cui capitano tanto i lavoratori della
pausa pranzo, quanto le signore con figli al seguito e
disperato bisogno di un menù da servire in tavola. Per
entrambe le tipologie di cliente sono fondamentali la
velocità e ovviamente la qualità del cibo. «Il locale che
avevo adocchiato, molto piccolo, era occupato da una
gastronomia che non andava per niente bene. Il pro|
| 12 dicembre 2012 |
33
L’ITALIA CHE LAVORA
Il locale, che
nello spazio di via
Cesariano propone
una pausa pranzo
genuina al giusto
prezzo, offre
anche servizi
di banqueting
per famiglie
ed eventi aziendali
prietario è stato felicissimo quando mi sono offerto di subentrare nell’affitto a patto che lasciasse subito libero lo spazio». Così Luca comincia l’avventura di
Calù, che altro non è che l’anagramma del suo nome.
Mantiene le attrezzature del vecchio locale, un bancone, uno spazio con tavolini per appoggiarsi in piedi. Nel weekend gli amici aiutano a imbiancare e portare i primi arredi. Già in questa sua prima versione
Calù mostra una spiccata attenzione non solo al cibo
ma anche alla cura dei locali e alla presentazione del
servizio. Scaduto il subaffitto con il vecchio inquilino
Luca vuole andare avanti, ma non potendo comprare
l’immobile è costretto a chiudere e guardarsi intorno
in cerca di un altro posto. Cerca uno spazio con affaccio su una piazzetta pedonale o qualcosa del genere,
un ambiente in cui sia possibile anche disporre tavoli e sedie. Non vuole trasformare Calù in un ristorante, ma mettere insieme la gastronomia e il piccolo
bistrot. Lo spazio lo trova a pochi passi dalla vecchia
sede. Così oggi Calù bistrot, con i suoi piccoli tavoli parigini, si affaccia sulla piazzetta pedonale di via
Cesariano, tra l’Arco della Pace e China Town.
stagioni estive durante gli studi e poi le serate
a cucinare nelle case private. Una di quelle sere
arriva per caso uno chef importante. «Hai fatto
tutto tu qui? Dobbiamo fare due chiacchiere»
I mesi di stop sono mesi di lavori e poi permessi,
autorizzazioni. «Quese incombenze non lasciano tregua. L’altro grande problema è il costo del personale. È importante per un locale come il nostro avere
abbastanza personale, altrimenti non possiamo assicurare la velocità che è così importante per chi arriva qui spesso nell’ora della pausa pranzo». Oltre a
Luca, Calù impiega 6 persone. Servono tutte per far
funzionare un locale, che, pur avendo una di ventina posti a sedere, fa circa 180 coperti al giorno, per
la stragrande maggioranza distribuiti nella fascia del
pranzo. Qui l’idea è di permettere, in maniera agile, un’esperienza di pausa diversa dal solito: un piatto genuino, sapori di stagione alternati secondo il
buon senso e senza l’etichetta del biologico, «un falso
mito», secondo Luca. Allora tante verdure, dalle zucchine al timo alla caponata leggera di verdure, gratin di basilico, pomodori e spinaci. Tra i primi pennette alla norma, farfalle alla sorrentina, cavatelli al
34
| 12 dicembre 2012 |
|
pesto, lavagnette di verdure. Tra i secondi sul bancone di Calù non mancano mai cous cous, bocconcini
di pollo in crema di curry, filetti di pollo al pistacchio, cotoletta alla milanese.
È come entrare in una cucina di casa, dove i piatti
tradizionali non mancano ma di tanto in tanto vengono rinnovati con contaminazioni esotiche. Quello dei clienti in loco è solo un piccolissimo pezzo del
giro d’affari del locale. Tutto il resto è banqueting.
Piccoli e grandi ricevimenti. La formula “easy chic” si
è dimostrata in grado di rispondere tanto alle esigenze di clienti raffinati quanto a quelle delle famiglie.
Così il cibo che si prepara per l’esterno finisce negli
eventi per case di moda come Vuitton, Armani e Prada (tutti clienti di Calù) ma anche nei ricevimenti in
famiglia per battesimi e compleanni.
E adesso i dolci
Il momento in cui gli affari vanno bene è anche il
momento degli investimenti, infatti è in dirittura
d’arrivo un altro progetto, che completerà l’offerta
di Calù, con uno spazio dedicato alle merende pomeridiane. Pasticceria? «No, non lo chiamerei pasticceria, anche se sì, i dolci saranno protagonisti. Lo spazio sarà aperto dalle 15 alle 18, quando il locale principale rimane chiuso e la piazzetta si riempie di bimbi che escono dalla scuola. Inoltre servirà ad ampliare anche la sala principale nell’ora così frequentata del pranzo. Due spazi comunicanti, a dividerli c’è
un muro che si apre come un’immensa porta grazie
a una ruota di bicicletta fissata alla base. Dal verde
salvia si passa a un ambiente color malva. Ci hanno
messo mano gli architetti che hanno collaborato sin
dall’inizio a rendere così essenziale eppure completo il locale, con la domotica che permette di governare tutti i dispositivi elettronici e gli elettrodomestici
anche con un iPhone e il wi-fi gratuito. «Quando si
è trattato di iniziare a progettare li ho invitati tutti
a casa mia a vedere il mio modellino». Una sorta di
casa delle bambole realizzata alla meglio in termini
di misure e proporzioni, ma impeccabile nell’elencare gli elementi necessari per organizzare lo spazio: la
disposizione dei tavoli, il bancone, la seconda cucina, la cella freezer nel seminterrato integrata in quella frigorifera. «L’avevo sempre sognata». Dai tempi in
cui il mestiere s’era trasformato in passione.
Laura Borselli
GREEN ESTATE
CINEMA
la trattoria righini di Battista forni
Il paradiso della convivialità
Moonrise Kingdom.
Una fuga d’amore,
di Wes Anderson
Nel mondo fragile
degli adolescenti
di Tommaso Farina
P
è possibile organizzare una bella tavola conviviale e ghiotta, una “pacciada” alla Gianni Brera, e per giunta nelle stesse zone dove nacque il grande giornalista sportivo. Inverno e Monteleone (Pavia)
sembra un nome barzelletta: invece è un minuscolo paesino agricolo in quel lembo di pianura dove si intersecano le provincie di Pavia, Milano e Lodi. Qui Battista
Forni manda avanti la Trattoria Righini, il locale di famiglia, che accende i fuochi
ormai da 150 anni. Iniziate a studiarvi bene gli orari d’apertura, e prenotate sempre: il contesto familiare di queste salette rustiche, decorate coi poster dell’Inter e
con le vecchie réclame del Fernet, è assai ambito dai buongustai.
Non c’è carta. Si pagano 37 euro fissi, per un gran menù fisso. Si comincia assaggiando nell’atrio il lardo stupendo fatto da Battista, assieme alla raspadura di
Grana grattata al momento e a un calice di vino bianco frizzante. Poi ci si siede,
e comincia la sarabanda di antipasti: cipolline e peperoni sotto vetro; alta frittata alle zucchine o altre verdure; mini polpettine di carne; salame crudo e salamino fatti in casa (eccezionali); cotechino (idem); coppa (come sopra); battuta di carne marinata in salsa verde. Poi, i primi, generosamente serviti in sequenza dalle
cameriere: strepitosi, casalinghi ravioli di erbette, poi quelli di brasato, indi risotto al radicchio, per finire con maccheroni conditi con cipolle e scorze di limone.
Avanti poi coi secondi: coniglia (femmina) all’aceto; coppa di maiale alle mele cotogne; tenerissima anatra al vino; scamone di manzo all’inglese. Il tutto con patate e insalata. Poi, sorbetto casalingo di ananas, cui segue il carrello della polenta,
servita, a scelta, con funghi, lumache, Gorgonzola o, sentite un po’, fichi brasati
(splendidi). Si chiude con una torta di nocciole con mascarpone e salsa di cioccolato caldo. Poi grappa e caffè. Nel prezzo sono compresi acqua e vini, di varie tipologie, tutti prodotti da Battista nella sua azienda poco lontana.
ure in questi tempi tristanzuoli
Durante una vacanza
scout avviene un’imprevista fuga d’amore.
Film carino, naif, con due
(giovanissimi) interpreti bra-
vissimi, più bravi anche del
gruppo degli adulti: Edward
Norton in testa e poi Bill
Murray, Frances McDormand, Bruce Willis. È una
commedia romantica e avventurosa di Wes Anderson,
quello de I Tenenbaum (il
suo film migliore) e Fantastic Mr Fox. Lo spunto è bellissimo: raccontare l’amore
tra due ragazzini ma senza
HOME VIDEO
Cena tra amici,
di Alexandre de La Patellière,
Matthieu Delaporte
Una commedia doc
Si ritrovano a una cena per
una bella notizia. Ma gli equivoci non mancheranno.
Per informazioni
Trattoria Righini
Via Miradolo, 108
Inverno e Monteleone (Pavia)
Tel. 038273032
Aperto mercoledì a pranzo,
venerdì sera, sabato pranzo e cena,
domenica solo pranzo
alcune delle opere di compensazione ambientale previste dalla
Convenzione siglata il 30 novembre tra Brebemi e l’Ente Parco
Adda Nord. Previsti contributi
anche per i tre parchi fluviali attraversati dal nuovo collegamento autostradale Brescia-Milano.
Brebemi ha già sottoscritto infatti una Convenzione con l’Ente Parco del Serio nel 2010 (un
contributo di 1,4 milioni di euro) e a breve sottoscriverà quella
con il Parco Oglio Nord (1,5 milioni di euro). Per opere compensative e di mitigazione Brebemi
spenderà complessivamente circa 400 milioni di euro, che cor-
HUMUS IN FABULA
lo sviluppo di brebemi
Quattrocento milioni
in opere ambientali
Un contributo di 1,5 milioni di
euro: è quanto riceverà da Brebemi il Parco Adda Nord per interventi nei Comuni di Cassano
d’Adda, Truccazzano e Casirate
d’Adda per la costruzione della
“ciclovia azzurra”, del Parco Olistico “Il Raggio Verde” e della ciclovia di connessione alla grande foresta di pianura: sono solo
36
| 12 dicembre 2012 |
|
Splendida commedia degli
equivoci, adattamento da un
testo teatrale firmato dai registi. È una specie di Carnage in
chiave più leggera: stessa cattiveria, stessa ironia, gusto per
lo sberleffo. Al centro dell’equivoco una gaffe sul nome di un
bimbo (da cui il titolo originale): seguirà un gioco al massacro. Grandi attori, sceneggiatura formidabile, grasse risate.
rispondono al 25 per cento del
costo dell’autostrada stessa, ed
erogherà direttamente agli enti territoriali contributi per oltre 10 milioni così come previsto
nella delibera di approvazione
del progetto definitivo e nel piano finanziario dell’autostrada.
i premi di e.on
Marchese Antinori,
etichetta sostenibile
Si è distinta per la creazione di
cantine eco-sostenibili fornite
con energia 100 per cento rinnovabile e per aver adottato so-
luzioni come la nuova cantina
ipogea, inaugurata a Bargino di
San Casciano Val di Pesa (Fi)
che mantenendo al suo interno
una temperatura naturale di 17
gradi e umidità all’85 per cento, evita l’uso di impianti di condizionamento e di energia per la
maturazione e lo stoccaggio dei
vini. Per questo Marchese Antinori, tra i principali viticultori e
produttore di vini italiani ha ricevuto l’E.ON Energia Awards,
nel corso dell’evento Sette Green
Awards lo scorso 29 novembre.
Premiati, insieme ad Antinori,
Bridgestone Centro Tecnico Europeo e San Gabriele Spa.
pop-up da leggere coi grandi
sesso, solo purezza di cuore unita alla goffaggine tipica dell’età delle scuole medie. L’ambientazione, i colori
e i paesaggi sembrano tratti da una fiaba così come
la narrazione in cui il punto di vista dei due ragazzini
si sovrappone a quello dello
spettatore. È un film gentile
e grazioso con cui si cerca di
raccontare anche per meta-
fore il mondo dell’adolescenza, stretto tra fragilità dell’età
e desiderio di autonomia. Non
è male ma non è un capolavoro. Qua e là fa capolino un
certo manierismo e il mondo degli adulti è affrontato in
modo piuttosto ovvio. visti da Simone Fortunato
SPORTELLO INPS
In collaborazione con
DOMANDA & RISPOSTA
Tutto quello che
bisogna sapere
Requisiti per la pensione
Controllando su inps.it risulta che
non ho riscosso una rata della
pensione di mia madre deceduta
nel luglio del 1993. Posso essere
liquidato? Inoltre sono titolare di
una pensione che percepisco dal
1.11.2012. Avendo compiuto 66
anni a marzo, quale sarà il valore
degli arretrati spettanti da marzo
invia il tuo quesito a
[email protected]
Sculture
tra le pagine
Il regista
Wes Anderson
di Annalena Valenti
A
ncora libri, libri speciali, fatti
per stupire, per vedere i bambini, e non solo, sgranare gli
occhi, libri magici. In una parola, popup. Vere e proprie opere d’arte, artistiche sculture che sfidano la gravità
si elevano all’apertura delle pagine,
leggere figurine di carta si muovono e
danzano aprendo il libro, e poi tasche
segrete, linguette che muovono i personaggi, mostri tridimensionali che
sembra prendano vita. Ma il pop-up
non è solo questo. Non rinunciate a
prenderli, anche se pensate che in mano a vostro figlio farebbero una brutta fine. Avete probabilmente ragione,
ecco perché il pop-up, come tutti i libri più preziosi, dovrebbe avere una
sua collocazione nella libreria di casa, inaccessibile al bambino, ed essere guardato, letto, visto e rivisto agire, con un grande. Si crea un rito, un
legame a tre, cui uno rimarrà affezionato per sempre. Gli ultimi titoli editi
sono La Bella e la Bestia di Robert Sabuda (Mondadori), uno dei maghi del
pop-up, che rivisita questa bellissima
fiaba. È un vero e proprio incanto che
continua nel suo libro Magia dell’inverno (Gallucci editore), senza parole,
bianco e innevato, ricami e angeli che
escono dalle pagine. Il primo pop-up
entrato in casa mia, Il primo Natale di
Tomie de Paola (Jaca Book), da più di
vent’anni troneggia lassù in cima alla
libreria, ha creato legami, li crea ancora in tante case.
mammaoca.wordpress.com
a ottobre? Lo stesso vale per mia
suocera, deceduta nel 2003.
Gianfranco e Mariella C.
Gli importi delle rate di pensione maturate e non riscosse, che
avete notato nella vostra sessione pagamenti, vi sono state pagate a loro tempo. Quella
sezione evidenzia soltanto i pagamenti già effettuati dall’Istituto nei confronti dei suoi utenti.
È da sottolineare che, comunque, il diritto alla percezione di
questi ratei di pensione è sicuramente prescritto. A riguardo occorre distinguere tra ratei di pensione maturati ma non
L’indennità di maternità spetta a
lavoratrici e lavoratori iscritti alla gestione separata Inps, tenuti
a versare alla gestione il contributo con l’aliquota maggiorata prevista dalla legge per finanziare le prestazioni di maternità/
paternità. Il diritto all’indennità di maternità/paternità spetta a condizione che nei 12 mesi precedenti il mese di inizio del
congedo di maternità/paternità
risultino accreditati alla gestione separata almeno 3 contributi mensili comprensivi della predetta aliquota. Nel suo caso, così
come descritto, ci sono i presupposti per richiedere l’indennità.
ancora liquidati e ratei di pensione già liquidati e non riscossi. Nel primo caso si applica la
prescrizione quinquennale, nel
secondo la prescrizione è triennale (legge438/92). Riguardo
agli arretrati richiesti dal signor
Gianfranco, se dovuti, saranno liquidati automaticamente senza
bisogno di ulteriori domande.
Ho lavorato l’ultima volta da settembre 2011 a giugno 2012 con
un contratto a progetto; ora non
lavoro e partorirò il mio terzo figlio a marzo 2013. Ho diritto a
una forma di tutela di maternità?
Maria S.
|
| 12 dicembre 2012 |
37
PER PIACERE
UN LIBRO CHE COMMUOVE E INTRIGA
Totò Cuffaro racconta
il suo primo anno a Rebibbia
AMICI MIEI
DVD
Dante per le massaie,
il Sommo Poeta letto
da Franco Nembrini
Una grande novità è disponibile
da oggi su itacalibri.it. Si tratta
di El Dante, 4 dvd e 1 cd audio,
racchiusi in un elegante cofanetto, nati dalle serate dedicate al
Sommo Poeta tenute da Franco Nembrini al teatro Out Off di
Milano. La Vita Nova, l’Inferno, il
Purgatorio e il Paradiso letti dal
professor Nembrini, che in questi anni ha incontrato migliaia
di persone in tutta Italia, riproponendo l’attualità di Dante come figura emblematica dell’uomo che si cimenta con le grandi
domande sull’esistenza. Un prodotto di valore da regalare a Natale al prezzo di 20 euro. Perché El Dante? Perché le letture
di Franco Nembrini nascono ironicamente come “Dante per le
massaie”, cioè per chi non ha
studiato ma capisce che il percorso della Divina Commedia è
ancora attualissimo.
TEATRO
Paolo Cevoli per Avsi
e Finale Emilia
Paolo Cevoli torna in teatro per
raccogliere fondi per la nuova scuola Sacro Cuore di Finale
Emilia e per i progetti di Avsi nel
mondo. Mercoledì 12 dicembre
alle ore 21 al teatro Dal Verme
di Milano (MM Cairoli) va in scena l’ultimo monologo La penultima cena in cui il comico veste
i panni del cuoco romano Paulus Simplicius Marone. Saltando
di palo in frasca e da un fornello all’altro parla di cucina, di religione, di amore, di politica. Una
performance teatrale ben oltre
le apparizioni cabarettistiche televisive. Il ricavato dell’iniziativa,
realizzata in collaborazione con
FederlegnoArredo e Advanta-
di Alessio Falsavilla
D
i questi tempi chi mai prenderebbe in considerazione un libro
scritto da un politico della casta, decaduto e condannato a
sette anni di prigione per favoreggiamento aggravato delle
attività mafiose, e che insiste a proclamarsi innocente dopo i canonici tre gradi di giudizio? Eppure Il candore delle cornacchie
(Guerini e Associati, 400 pagine, 18,50 euro), il racconto del primo anno di carcere di Totò Cuffaro, il presidente della Regione Sicilia detenuto a Rebibbia dal 22 gennaio 2011, commuove e intriga. Intenerisce la prosa infantile, l’ingenuità dei pensieri, gli
allineamenti di parole da tema delle medie inferiori: «È brutto ma
non è cattivo il carcere di per sé. È brutto, è cattivo il muro che
separa la cella che condivido con i miei tre compagni dalla cella
dei miei vicini. Sono brutte e cattive le sbarre di ferro della finestra che mi separano dall’azzurro del cielo, sono brutte e cattive
le sbarre della porta che mi vietano la libertà». Stupiscono i lirismi improvvisi e altissimi: «Ho strasciscato tutto il giorno la mia
carne e il mio essere, ho strasciscato il pensiero e ho strasciscato
persino l’assenza della mia mente. Senza respiro è la mia fatica e
senza fiato è il mio respiro».
Il libro nasce da una triplice esigenza: ribadire il rispetto per
la giustizia e l’accettazione socratica della sentenza di condanna;
ribadire la propria innocenza (alle pagine 337-56); ma soprattutto far sì che i detenuti non siano dimenticati: «Se racconto di loro,
vivono. Noi detenuti osserviamo, ci interessiamo e desideriamo il
mondo e speriamo che il mondo possa ricordarsi, interessarsi e osservare noi. Essere ricordati in carcere è tutto».
Apre il testo una prefazione di monsignor Rino Fisichella, già
cappellano del parlamento, che scrive: «Ho sofferto per la sua condanna e ho ammirato la sua dignità. All’amicizia, che non può
mai venire meno quando è sincera, si aggiunge
la preoccupazione per i giorni, i mesi e gli anni
che sono carichi di incertezza su come l’animo
esce da questa drammatica esperienza».
Averne, di sacerdoti come questo, per di più
vescovo e presidente del Pontificio Consiglio
per la Nuova Evangelizzazione, col coraggio di
esporsi per un amico e personaggio pubblico incarcerato con gravissime accuse.
ge Financial, andrà a favore delle attività della Fondazione Avsi
e per la costruzione della nuova scuola Sacro Cuore di Finale
Emilia, il nuovo complesso scolastico che FederlegnoArredo
sta realizzando in uno dei paesi
maggiormente colpiti dal sisma
del maggio 2012. Per Info e prenotazioni biglietti: ticketone.it.
NATALE 2012
I progetti del Pime
La crisi economica non molla la presa e c’è il rischio che anche persone e famiglie che han-
del progetto promosso da padre
Giuseppe Marchesi, missionario
a Macapá, nell’Amazzonia brasiliana. L’obiettivo dell’iniziativa
è organizzare attività formative e ludiche e costruire una palestra per i ragazzi nella periferia
sud di Macapá. Con tale struttura, la parrocchia Jesus Bom Samaritano potrà accogliere al meglio bambini e adolescenti per
seguirli nel doposcuola e sottrarli così alle insidie della strada e della malavita. Al progetto
ha contribuito anche il trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo che
hanno aperto le porte a un gruppo di amici del Pime per una delle prove del loro nuovo spettacolo Ammutta muddica. L’incasso
della serata è stato interamente
devoluto a questo progetto.
TELEVISIONE
Sky per i bambini
In una società sempre più multirazziale, dove gli immigrati residenti in Italia hanno raggiunto
i 5 milioni, e dove oltre la metà degli studenti italiani di 6-17
anni ha in classe più di un compagno straniero, l’offerta di Sky
si inserisce con programmazioni che valorizzano le tematiche multiculturali, privilegiando
contenuti e canali che aiutano a
mantenere vivo un aspetto sociale rilevante. Per questo motivo a fianco di Babel Tv – canale che ha appena compiuto due
anni di vita – è nato Planet Kids,
un canale dove i contenuti sono
in doppia lingua (italiana e originale). Pensato per bambini dai
6 ai 10 anni, la programmazione
è composta da cartoni animati, mini corsi di lingua straniera,
serie tv per ragazzi e Kids News
(rubriche di attualità).
no sempre dato un contributo
per i poveri taglino la voce “solidarietà” del loro bilancio. Ma la
risposta alla crisi non può essere un ripiegamento, bensì un coraggioso “prendersi carico” di chi
più fatica a sopravvivere. «Guai
se la spending review di casa la
facessimo sulle spalle dei più deboli!»: è l’appello della Fondazione Pime Onlus, espressione del
Pontificio Istituto Missioni Estere. Per il Natale 2012 la Fondazione Pime onlus in Brasile ha
lanciato un progetto di sviluppo per sottrarre i ragazzi alla
droga e alla criminalità. “Giocare per crescere”, questo il titolo
|
| 12 dicembre 2012 |
39
BUON NATALE E BUON 2013
ABBÒNATI A TEMPI PER UN ANNO, L’UNICO MODO PER AVERE UN REGALO NUOVO OGNI SETTIMANA
A Natale puoi abbonarti a Tempi a soli 50 € e ricevere a casa tua o in ufficio tutti i 49 numeri del prossimo anno
Compilare il modulo qui sotto e spedire in busta chiusa allegando
la copia della ricevuta di pagamento a:
Tempi Società Cooperativa
Corso Sempione, 4 - 20154 Milano
o inviare via fax allo 02 34538074
Servizio abbonamenti: [email protected] - 02 31923730
DI NESTORE MOROSINI
MOBILITÀ 2000
LOS ANGELES: NUOVE SPORTIVE PORSCHE
Cayman e CaymanS
con il 6 cilindri boxer
I
l salone di Los
Angeles, che si chiuderà domenica 9 dicembre, ha tenuto a
battesimo la nuova Porsche Cayman,
giunta alla terza generazione. Un po’ più
grossa ma anche un po’ più leggera, più
performante sebbene più sobria: il nuovo modello, al pari dei precedenti, si presenta con una personalità marcata frutto
dell’attuale corso stilistico della Porsche.
Cayman è resa grintosa dalle dimensioni dei tratti del padiglione e della parte posteriore della carrozzeria, dalle prese d’aria frontali e laterali, nonché dalle
nervature che irrobustiscono le fiancate.
In sostanza, la definizione del padiglione e il suo raccordo con la coda della Cayman imprime alla vettura un aspetto che
sembra distaccarsi con decisione da quello della Boxster.
La nuova Porsche è proposta con motori 6 cilindri boxer a iniezione diretta di
benzina di 2,7 litri con 275 cavalli e di 3,4
litri con 325 cavalli (sono quelli della Boxster potenziati di 10 cavalli) che, rispettivamente, generano la Cayman e la CaymanS. Sono proposte, rispettivamente, a
prezzi di 53.075 e di 66.610 euro. La prima è in grado di raggiungere i 266 ora-
La terza generazione
della Cayman, offerta
in due versioni, è più
grintosa e con personalità
marcata. I prezzi vanno
da 53.075 a 66.610 euro
ri e di accelerare da 0 a 100 all’ora in 5,7
secondi; mentre la seconda tocca i 283
all’ora e raggiunge i 100 orari in 5 secondi. Valore che scende a 4,7 se si opta per
il cambio a doppia frizione a 7 marce al
posto del manuale a 6 marce o per il Pack
Sport Chrono, disponibili anche per la
Cayman. Entrambe le versioni sono dotate di accorgimenti destinati a contenere i
consumi, come lo Start/Stop e i dispositivi per il recupero dell’energia in frenata,
il servosterzo elettrico e l’attivazione intelligente dei servizi ausiliari.
A richiesta, insieme alle sospensioni
attive e altri sofisticati dispositivi, le nuove
Cayman possono montare anche l’Adaptive Cruise Control, il Burmester Sound System e il sistema keyless Entry & Drive.
|
| 12 dicembre 2012 |
41
LA ROSA DEI TEMPI
DOVE TIRA IL VENTO
Occhio, la fine del mondo si avvicina
C’è casino in Russia, ora che si avvicina il 21 dicembre 2012. Sarebbe quella, secondo una leggenda metropolitana, la data della fine del
mondo annunziata dagli antichi Maya, e nel paese di Putin si segnalano scene di isteria collettiva, psicosi di massa e corse ad accaparrarsi i viveri. Mentre tra gli allocchi vanno a ruba i kit di sopravvivenza
e altre patacche del gePANICO Visto il rischio che il panico si diffonda,
nere. È dovuto intervenil’Italia è corsa preventivamente ai ripari. Tempi
re il governo per tentare
si pregia di pubblicare in anteprima il comunicadi placare il caos. «Avento della presidenza del Consiglio: «Non dispodo avuto accesso a infornendo di informazioni certe circa l’asmazioni e monitoraggio
serito giorno del giudizio, il governo
del comportamento delaugura comunque alla cittadinanla Terra – ha fatto sapere
za un buon armageddon. Inoltre
il ministro delle Situazioci sembrava carino avvertini di emergenza – possiare che, nel dubbio, il pagamo assicurare che il mondo non finirà a dicembre». mento della prima rata
dell’Imu 2013 è anticipato al 20 dicembre».
PR
EZ
OF
Diversi giornali tra i quali Repubblica Milano hanno riferito che gli attivisti di
“Centopercentoanimalisti” sono andati nottetempo nella sede della Lego a
Lainate (Mi) e hanno appeso striscioni di denuncia contro le costruzioni che riproducono il circo e lo zoo. «Ci chiediamo come la Lego possa aver partorito
l’idea di produrre costruzioni diseducative di questo livello», si legge nel forum
online dell’associazione. «I bambini penseranno che sia “naturale” per gli animali essere strappati alla loro natura per
OLTRE Nel far nostre le sagge riflessioni di
finire detenuti in uno
“Centopercentoanimalisti” sulla diseducativizoo» o «rinchiusi nelle
tà di codesta iniziativa, chiediamo anche noi
gabbie e costretti con
alla Lego che «faccia un passo indietro, si renla violenza a esibirsi».
da conto dell’enorme danno che fa agli animali e ritiri dal mercato le confezioni aberranti».
Anzi, in quanto a impeto educativo, ci spingeremmo anche oltre. Chiederemmo ai vari organi di stampa tra i quali Repubblica di
astenersi un domani dal pubblicare notizie demenziali di questo livello. Altrimenti i bambini
penseranno che sia “naturale” per certe persone uscire dalle gabbie ed esibirsi in pubblico.
ZOO/1
Animalisti indignati per il circo della Lego
Trovata la tana del liocorno
«Gli archeologi dell’Istituto di storia dell’Accademia
delle scienze sociali della Corea del Nord hanno scoperto i resti di una tana del liocorno cavalcato da re Tongmyong, fondatore di Koguryo, il primo impero feudale della
Corea». Sì, proprio così: un unicorno. L’animale mitologico, dal corpo di cavallo e con un corno sul muso, non è
esistito solo nelle leggende o nei cartoni animati, ma anche nella realtà. La nota riferisce che la tana è stata localizzata a 200 metri
ACCORRETE Capito bambini? Hanno rintracciada un tempio a nord delto il liocorno che Noè si è dimenticato giù dall’arca!
la capitale. All’entrata era
Un po’ come a un certo punto, dopo ore di affannoesposta una pietra rettansa ricerca, l’uomo qualunque si imbatte all’Esselunga
golare con la scritta “Taproprio nella crema idratante che voleva sua moglie.
na del Liocorno”. L’iscriE dire che c’era pure un cartello che segnalava la Tazione permetterebbe di
na del Liocorno. Fonti vicine al regime nordcoreano
datare il sito tra il 37 a.C.
specificano per altro che il ritrovamento è avvenuto
e il 668 d.C.
in un’area tutt’altro che sconosciuta, tra il Caffè della Nana Barbuta e il Beauty Center di Raperonzola.
ZO
O/
2
42
| 12 dicembre 2012 | | IE
Ecco il cioccolato
che resiste al caldo
INV
EN
INVIDIA Protestano, comprensibilmente, i consumatori
britannici, offesi dalla discriminazione. Né basterà la giustificazione buttata là dalla Cadbury, secondo la quale «la
barretta ha un sapore meno
buono del cioccolato “normale”». Impossibile non invidiare
comunque i popoli delle regioni
torride che, soli, potranno godersi questa leccornia dal vago
sapore di mattonella. Del resto
riuscite a immaginare qualcosa di meglio, nella canicola
del deserto del Sahara, quando il sole ti spacca in quattro,
di una bella tazza di cioccolata
calda fumante? Solida però.
Gli abili ricercatori della inglese Cadbury hanno inventato il cioccolato
che rimane solido anche se esposto
per tre ore consecutive a 40 gradi centigradi. Considerato che normalmente le altre barrette iniziano
a sciogliersi già a 34 gradi, il gruppo americano Kraft, che possiede
la Cadbury, ha deciso che potrà
utilmente impiegare questo cioccolato nei paesi più caldi come India e Brasile. Non
lo commercializzerà invece nel
Regno Unito.
ZI
ON
I/
1
INVENZIONI/2
CO
A
AT
ERR
R
GE
I
R
imperdibile
godibile
inutile
fetido
Il teletrasporto non è più fantascienza
Altro che Star Trek e il capitano Kirk. Il teletrasporto esiste veramente.
L’ultima novità sul tema arriva da un team di scienziati che grazie alle leggi della Meccanica Quantistica sarebbe riuscito a “teletrasportare” piccole quantità di informazioni sullo stato quantistico di un sistema fisico, ad
esempio sugli stati di eccitazione dei suoi atomi. Dal momento che questo
sistema si basa sulle leggi della
FORZA RAGAZZI Avanti così. È veMeccanica Quantistica, l’inforro che, come risulta chiaramente dalmazione non viene rappresenla spiegazione fornita a lato, per ora
tata dai bit usati nei dispositisi tratta solo di un teletrasporto di sevi elettronici classici. In questo
condo grado. Ma questo significa che
caso si sfrutta il qbit, che in soben presto, grazie alle semplici e comstanza, spiegano gli esperti, è il
prensibilissime leggi della Meccanica
“cugino” quantistico del bit.
Quantistica, potremo teletrasportare gli stati di eccitazione degli atomi
femminili che si generano guardando C’è posta per te sfruttando il conosciutissimo chebit, ovvero il nonno
della sorella del cugino quantistico del
bit. Anche noto come anvedi.
Scusate, c’era un refuso
nell’editoriale del nr. 48
Avrete notato che con il numero 48 Tempi ha ringiovanito la sua veste grafica.
Ora abbiamo un giornale molto più raffinato. Con tutto quel bianco che fa molto
chic. Molto Time. Più peso alle immagini,
più cura del rapporto tra foto e testo, più
autorevolezza. Modestamente.
Insomma, siamo dei gran fichi.
COLPA MIA Gentli letotri, sucsate, è colpaCiò detto (ma si potrebbe anmia. “Desterto” al posot di “desterto”: maccodare avanti ore e ore), dobbiame si fa’? Mo rendo conto ceh Ultimanemte oh
mo porgervi le nostre scuse per
ababssato il vilello di gurdia e la cualità de lsetun grave refuso rimasto nel titinanale ne a risentito. Dal’tronde comè si fà ha
tolo di un editoriale proprio nel
fàre un gionarle sensa il cotterrore fdi bozze?
numero 48: “La ‘festa della dehAvete raggione, e anc’io l’oso che il mio e unmocrazia’ somiglia alla danza
ru olo id repsonasbilità. MA GUarate che micdella pioggia in un desterto”.
ca mì sono allnontanatoto epr famri i catsi mie.
ho fattto una cosa mportante: ero il capo edlla
capmanga dele priamarie di Tabacci.
| | 12 dicembre 2012 |
43
POST
APOCALYPTO
IL SALUTO DI PADRE PAOLINO ALLA PARROCCHIA SAN RAFAEL
Che dolore abbandonarvi.
Ma che letizia scoprire
che Dio è sempre con me
Q
uando le circostanze della vita si presentano gravide di difficoltà e problemi, ecco che al-
lora la realtà ci appare negativa. Dentro questa drammaticità la cosa più grande che ci può
accadere non è tanto la risoluzione di tutti i problemi (ci sarà sempre qualcosa che non funziona), bensì quella di trovare una compagnia di amici, volti precisi che ti aiutano dentro le circostanze a scoprire la vera consistenza del tuo io. Molte volte crediamo che Dio debba alleviare al
cristiano le fatiche e risolvergli i problemi; pensiamo che Cristo entrando nella storia ci volesse risparmiare la Croce. Ma questa non è la storia del cristianesimo e neppure quella del mondo; ed è
un fatto grande che ci siano sulla nostra strada amici che ce lo ricordino. Cristo non è venuto per
cambiare il mondo ma per cambiare ognuno di noi.
Nella mia esperienza questa dinamica del Mistero è stata sempre evidente. Nel corso della mia vita ho incontrato persone affette da malattie terribili, gente che ha perso il lavoro o che non ha
avuto successo nella vita; gente che ha lasciato tutto quello che stava facendo e che ha dovuto sperimentare l’esilio (esattamente come il popolo di Israele) abbandonando affetti, casa, amici.
Eppure di fronte a tutto questo sono rimasti in piedi. Perché? Perché Cristo ha generato un luogo
che sa donarti una tale consistenza che ti permette di affrontare tutto, perfino la sconfitta, l’ingiustizia o l’esilio. La certezza nasce dall’appartenenza: io sono tuo, sono di Cristo. Le circostanze vissute così, invece che una “fregatura”, diventano la possibilità di una purificazione (di cui abbiamo
sempre bisogno) che ci fa sperimentare la nostra vera consistenza e ci fa diventare più coscienti del destino. Il mio io, quello di ognuno, deve trovare il suo approdo in quel luogo che è la Chiesa.
Non mi viene evitata la Croce, l’oscurità, ma dentro l’amicizia cristiana io divento “creatura nuova”, capace di stare in piedi davanti a qualunque circostanza. Quando tutto va bene ci sembra di
non aver bisogno degli amici che Cristo ci dona per la conversione; quando vanno male e le circostanze diventano dure, se siamo semplici andiamo a cercare l’unico appoggio solido per non soccombere: la Sua presenza reale dentro la fragilità dei chiamati.
Cristo, facendoci affrontare qualunque circostanza, vuole generare creature nuove, capaci di stare in piedi perfino davanti al dramma ultimo:
quante volte ci meravigliamo vedendo come
«In paraguay avevo
affrontano la morte i nostri amici della Clinica.
tutto: comodità, gente
Con questa premessa desidero offrire ai lettori la testimonianza di padre Paolino, attualeducata, giovani che
mente in Italia. Sono scritti semplici che demi seguivano, padre
scrivono la vita quotidiana e che ci aiutano a
capire cosa significa la verifica della fede denAldo. era l’anticamera
tro la realtà. Padre Paolino descrive ciò che
del paradiso. perché
abbiamo vissuto in questi 10 anni in Paraguay,
testimoniando la modalità con cui da sempre
cristo mi ha inviato
abbiamo cercato di educare il nostro popolo
altrove? Tutto mi è
a toccare con mano la bellezza del cristianesimo, vissuto in ogni dettaglio. «Con Gesù il quostato tolto perché
tidiano diventa eroico e l’eroico diventa quotiimparassi ad avere il
diano», affermava Giovanni Paolo II.
vero tutto che è Gesù»
[email protected]
44
| 12 dicembre 2012 |
|
Dopo dieci anni
al fianco di don
Aldo Trento,
padre Paolino
saluta
la missione
ad Asunción e
torna in Italia
D
a dove viene la gioia di essere cristia-
ni e la certezza che la realtà è sempre
positiva? Desidero che sappiate questo: io nella parrocchia San Rafael di Asunción
avevo tutto: c’erano comodità, un popolo ben
educato, giovani che ti seguivano, un bellissimo coro polifonico. Per non tacere della grande amicizia con padre Aldo. Mi sono stati donati molti amici e regalate tantissime occasioni
per abbracciare Cristo sofferente, insieme a infinite possibilità di praticare la carità. Ho abitato in una bella casa parrocchiale, c’era perfino un “caffè letterario” e una pizzeria. Direi che
questo inimmaginabile contesto era veramente
l’anticamera del Paradiso.
Allora perché il Signore ha deciso di inviarmi
da un’altra parte togliendomi da un luogo così
corrispondente alle mie attese e alle mie umane esigenze? Perché non mi accontentassi!
Infatti, il grande rischio che sempre posso correre è quello di ridurre il mio desiderio, che è
infinito, a queste cose che sono molto buone e
belle, facendomi bastare tutto ciò.
Invece la circostanza che mi è toccato vivere in questi mesi è stata la possibilità che mi
ha permesso di non vivere sugli “allori”. Ho potuto contare su amici autentici che sapevano
bene quale fosse la mia vera necessità. Alcuni
mi hanno detto: «Guarda che la tua esigenza
di pienezza è più grande di quello che hai, della giustizia che potresti ottenere, di quello che
di Aldo Trento
potresti fare. La tua necessità di pienezza è
più grande della tua fame di pane. Ciò che hai
non è sufficiente per alzarti la mattina, per affrontare le difficoltà! Solo se lasci entrare Cristo come risposta alla tua necessità di uomo
potrai affrontare tutto con allegria».
Avere al mio fianco amici così è un’esperienza
che mi esalta e mi commuove. Questi compagni di viaggio non mi hanno risparmiato niente,
ma hanno amato il mio destino: io appartengo
a Cristo e non alla missione, a ciò che ho fatto.
Ringrazio tutti voi, amici cari, per avermi aiutato a non cedere alla mia misura, mostrandomi
che la vera gioia nasce dall’appartenere a Cristo e che la vita è bella perché Lui si rende presente attraverso la nostra compagnia.
La lotta che ci tiene svegli
È molto facile per noi sacerdoti pensare che
stiamo lavorando bene, che ci impegniamo per
la Gloria di Dio, perché vediamo i bei frutti del
nostro lavoro pastorale fatto di moltissimi impegni che ci mantengono occupati tutto il giorno. Poi d’improvviso accade qualcosa. Ti chiamano, ti dicono di lasciare tutto e di andare in
un altro posto… a riposare un po’. C’è un primo
contraccolpo: sembra che, per il fatto che il sacerdote ora non ha più i suoi tanti impegni di
prima, gli venga tolta l’opportunità di vivere la
propria fede con pienezza. Non ho più cose da
fare, allora come faccio a lavorare per la Gloria
di Dio? Questa tentazione esiste, come se fosse
una intensa attività pastorale ciò che definisce
l’essenza della nostra vocazione.
C’è una frase di don Giussani che dice: «Le circostanze per le quali Dio ci fa passare sono
fattori essenziali della nostra vocazione (…) Le
circostanze come tali non danno la consistenza al nostro io, ma ci aiutano a scoprire il contenuto della nostra autocoscienza: io sono relazione con Cristo». La circostanza quotidiana,
la realtà di ogni giorno, è dove io mi manifesto,
dice Gesù. Sono presente nelle cose ordinarie e
straordinarie. Anche nel riposo e nelle piccole
cose del vivere quotidiano Tu ci sei e io mi percepisco amato da Te. Con la coscienza che la
realtà è il Corpo di Cristo.
Come è grande scoprire questo, perché la vita,
anche senza tanti impegni, diventa cammino
verso il destino attraverso ogni occasione. Aiutando per esempio mia madre, che è anziana,
negli acquisti al supermercato, accompagnandola poi a trovare sua sorella e pranzando con
lei dopo ben 19 anni che questo non accadeva! Facendo cose semplici come belle camminate in mezzo alla natura, guardando la bellezza della creazione e recitando il Santo Rosario;
oppure leggendo certi libri che ti aiutano a conoscere come il Mistero ha agito e agisce nella storia degli uomini; poi visitando gli amici che ti sostengono nel cammino e che sono
ora la continuazione di quei volti di Cristo che
mi hanno accompagnato per 10 anni in Paraguay. Sono stato anche invitato a testimoniare
ciò che il Signore ha fatto nella Parrocchia San
Rafael. In questo modo sono grato di poter
continuare ad aiutare il mio amico e compagno al Destino, padre Aldo. La mia preghiera si
è fatta più intensa così come il fare silenzio. Di
grande conforto sono state le parole che don
Carrón mi ha rivolto e cioè che ora devo vivere
la missione diversamente: quello che il Signore
mi sta chiedendo ora è la mia missione.
Mi alzo ogni giorno contento, con la coscienza
che niente è banale e insignificante, ma tutto
ci è dato per la nostra maturità, perchè la nostra fede sia purificata e cresca la nostra autocoscienza nel riconoscere che Dio ci vuole
bene, non per quello che facciamo, bensì per
quello che siamo veramente. E io sono di Cristo, «io sono Tu che mi fai».
Perciò ringrazio Dio per questo “bel tempo”
di grandi difficoltà, perché sperimento che le
dure circostanze mi stanno mantenendo sveglio e “affamato” di Cristo. Tutto mi è stato
tolto perché imparassi ad avere il vero “tutto” che è Gesù. Sia lodato il Signore per tutti
gli amici che mi hanno aiutato a non annegare nella prova che mi è stata data, insegnandomi a non inseguire la gloria di questo mondo, o la giustizia degli uomini, ma a obbedire
a Cristo attraverso la realtà quotidiana.
Padre Paolino
|
| 12 dicembre 2012 |
45
LETTERE
AL DIRETTORE
Monti non fa macelleria
sociale e Sallusti merita
un “bavaglio buono”
L
leggere su Tempi che le indagini si sono concluse attestando, al di là di ogni
ragionevole dubbio, il mio comportamento corretto e trasparente. Claudio Scajola
2
a ringrazio per l’attenzione
che sta riservando a Finmeccanica e anche alle vicende per cui vengo indebitamente chiamato in causa. Ancora una volta Tempi si
dimostra capace di andare controcorrente scrivendo la pura e semplice verità. Nello specifico, dando seguito al vostro
numero in edicola un paio di settimane fa, dal titolo “Bombe
su Finmeccanica”, l’ex ministro della Difesa brasiliano Nelson Jobim, tra i giuristi più insigni del suo paese, ha potuto dalle colonne di Tempi ricostruire con chiarezza la natura
istituzionale delle relazioni tra i governi italiano e brasiliano, smentendo categoricamente qualsivoglia ipotesi di
trattative che avessero finalità di indebito arricchimento personale. Le parole di Nelson Jobim si aggiungono alle
ben tre dichiarazioni agli atti dell’inchiesta che confermano da un lato la
mia estraneità alle accuse e dall’altro il
mio interessamento tecnico al di fuori
di qualunque sospetto. Nella mia attività di ministro dello Sviluppo economico mi sono impegnato al massimo per
sostenere le imprese italiane, piccole,
medie o grandi, perché si affermassero
nel mercato estero. Questo era il mio
compito, che ho svolto con passione e
con tutte le mie energie, agendo sempre con una trasparenza riconosciuta
da interlocutori, amici e avversari, che
ho incontrato durante il mio impegno
da ministro. Sto attendendo di essere
interrogato dai pubblici ministeri della procura di Napoli e mi auguro che la
magistratura faccia chiarezza il più rapidamente possibile su questa vicenda.
Confido di potere il più presto possibile
Ma in quale tipo di paese ci tocca vivere? Per quante volte in questi anni abbiamo visto la sinistra scendere
in piazza – lancia (e caschi) in resta –
perché «Berlusconi imbavagliava la libertà di stampa». Ma nessun giornalista è stato mai arrestato. Anzi sono
sempre stati liberi di pubblicare un vasto campionario di insulti e offese! Oggi arrestano Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, e nessuno (oltre alla
finta ed emetica solidarietà penosa
dietro la propria scrivania) scende in
piazza per questo oltraggio alla democrazia. Oggi, 1 dicembre 2012, è una
data importante: è l’inizio ufficiale della dittatura magistratocratica. Vincenzo Mangione via internet
Se penso poi a come hanno manganellatto il direttore del Giornale le
guardie del penitenziario che sollevò popoli dei fax e dei post it, delle donne in bianco e degli indignati a lutto, viene da ridere a pensare
quanto è vuoto e impagliato il famoso “giornalismo democratico”.
2
Ho letto che più di 43 mila imprese del
Centro-Nord nei primi mesi del 2012
hanno chiuso e sono “emigrate” altrove. I motivi sono ben noti: esercizio
burocratico costosissimo, energia alle
stelle e concorrenza sleale (vedi Cina
in Italia). Il signor Monti nello stesso
tempo ricorda che lui non ha nessuna colpa. Bellissimo esempio di assunzione di responsabilità. Altro esempio
di come la Bocconi sia una maestra
nell’insegnare a sbagliarle tutte e nello
stesso tempo sentirsi i “migliori”. Eh sì,
ormai gli italiani sono un “non” popolo
bisognoso di essere guidato da chi con
sprezzante sicurezza ci indica… la fine!
Mauro Mazzoldi via internet
Con Berlusconi l’avrebbero chiamata “macelleria sociale”. Anche per
questo hanno cominciato col mandare avanti D’Alema e Fini a far
fuori il Cavaliere in quell’autunnoinverno 2010 (non è strano che nessuno abbia ripreso la notizia confermata dallo stesso Monti a questo
giornale?) e hanno finito il lavoro
con Ruby e Spread.
2
Dopo aver letto l’ultimo articolo di
Oscar Giannino sul suo (nostro) coraggioso settimanale, prendo spunto per
comunicarle una riflessione. Finalmente, come nel famoso “bel giorno” (mi
scuso per il presuntuoso paragone),
dopo sincera applicazione, sono giunto a una mia conclusione sul fenomeno
Renzi, del quale anche alcuni miei amici sembrano essere affascinati. Leggendo e ragionando su un volantino,
avuto da suoi militanti in una piazza di
Ancona, in cui in 10 punti vengono sintetizzate le intenzioni programmatiche
dello sfidante di Bersani, ho capito che
questa presunta novità, non ha nessuna novità! In questi 10 punti non si dice una sola cosa diversa dalle solite teorizzazioni-intenzioni degli altri leader
del centrosinistra. Organizzazione deldi Fred Perri
CHI VI RICORDA GLIK?
S
abato sera guardavo il derby di Torino davanti alla televisione e ho riflettuto sul fatto che questo mondo è pieno di situazioni simili. Insomma ho partorito una metafora. Tu stai facendo la tua
partita, ti impegni, magari pure contro un avversario più forte (fa più figura, ma comunque anche con
uno normale è lo stesso), riesci a sistemarti bene in
46
| 12 dicembre 2012 |
|
campo, fai le cose per bene. Gli uomini stanno tutti,
apparentemente, al posto giusto, tutti motivati, tutti
precisi. L’avversario arranca, è in difficoltà. C’hai addirittura l’occasione giusta ma sbagli. Vabbè, succede. Avanti, via, siamo pur sempre in partita, anche se
non si possono sprecare queste opportunità. Poi, improvvisamente, uno perde la testa. Fino a un secondo
Foto: AP/LaPresse
Per vanificare una bella squadra
basta un singolo attimo di follia
[email protected]
lo Stato, welfare, lavoro, pensioni, crisi economica, eccetera: giungendo alla fine, mi attendevo da un momento
all’altro, da uno tra l’altro considerato non ostile alla cultura cristiana, che
su scuola, famiglia, matrimono, sussidiarietà, vita, giovani eccetera, tirasse
fuori qualche proposta originale (magari tipo quelle fatte dal Papa durante
la conversazione con alcuni intervenuti alla Veglia del Sabato sera a Milano
durante l’Anno internazionale della Famiglia o qualcosa sul necessario risveglio dell’umano per un grande compito
di testimonianza senza tante chiacchiere al quale siamo stati invitati dal
Sinodo dei vescovi appena celebrato).
Invece nulla. Solo il solito appiattimento sulle posizioni del potere culturale
dominante. E allora? Allora perché con
Giannino – cui non nascondo la mia
profonda stima – avrei dovuto sperare che Renzi si prendesse il Pd? In fondo dove si vede la sua diversità culturale da Bersani? All’anagrafe? Troppo
poco! Sinceramente ho fatto il tifo per
quegl’altri e non per questo democristiano mascherato, che vuole andare a
dettare legge a casa dei comunisti. Viva Bersani (in queste primarie del Pd).
Rolando Rocchetti Ancona
Se rileggerà i nostri editoriali da
un mese a questa parte, non abbiamo mai avuto dubbi su chi avrebbe
vinto le primarie. Però Renzi ha una
freschezza antropologica autentica.
Lasci stare i programmi. Non ce n’è
uno buono. Comunque, de gustibus
non disputandum. E poi ha vinto lei
e il nostro pronostico, si contenti.
2
L’INFANZIA DI GESÙ
Grazie al libro del Papa quest’anno
i nostri presepi prenderanno vita
CARTOLINA DAL PARADISO
di Pippo Corigliano
S
L’infanzia di Gesù di Joseph Ratzinger e non ho dubbi nel consigliare
questo libro come miglior regalo di Natale. Ci troviamo alla vigilia della festa
dell’Immacolata e il libro mi aiuta a entrare nella psicologia di Maria, di Zaccaria, di Giuseppe in modo vivo: quest’anno il Presepe sarà per me più animato del
solito. Grazie a Ratzinger potrò meglio dire ai pastori e agli altri personaggi: so cosa
state pensando e mi unisco a voi. Nel secondo capitolo Ratzinger si sofferma sull’Annunciazione, segue i tre momenti della risposta di Maria: il turbamento, il “come”
avverrà questo ed “ecco l’ancella del Signore”. Oggi a mezzogiorno, nel recitare l’Angelus, mi è sembrato di assistere alla scena che questa preghiera mi propone. «E il
Verbo si fece carne». Ogni volta il contemplare quell’evento mi provoca un senso di
vuoto. Mi sembra incredibile questa storia immensa e nello stesso di famiglia: Maria,
mia madre, è colei che ha ricevuto Gesù, il Dio fatto uomo. È incredibile e nello stesso tempo credibile, perché Dio stesso me lo spiega, lo testimonia, lo conferma con i
“segni” che, nel linguaggio di san Giovanni, sono i miracoli. Ratzinger ci aiuta a credere perché, assieme agli evangelisti, risale alla promessa del regno eterno di Davide. Una promessa di Dio che sembra disattesa perché il regno materiale di Davide si
è dissolto. E invece no, il discendente di Davide regna eternamente sui nostri cuori.
Dio mantiene le promesse. L’Angelus: preghiera dell’Anno della fede.
to leggendo
Mi piacerebbe tanto farti conoscere
la realtà della scuola “Giulio Salvadori” delle suore oblate della Sacra Famiglia di Roma. Una scuola nata dalla cultura, dalle ricchezze materiali
e dal cuore di madre Elisa Salvadori,
che donò tutta se stessa per regalare
ai bambini del Dopoguerra una scuola di qualità GRATUITA. Ancora adesso l’istituto vive di Provvidenza: le famiglie dei bambini che possono farlo
partecipano alle spese con un piccolo
contributo mensile, le altre no. Bambini di ogni paese e di tutte le estrazioni sociali. Non è questa l’Italia che
vogliamo? È uno spettacolo nel senso letterale del termine, se l’Imu alle
scuole paritarie non vorrà strozzarla.
Giulia Giannarelli Roma
Ma la Salvadori eviterà la forca. Alle scuole gratuite o con rette simboliche l’Imu infatti non si applica.
Direte voi: “E ci mancherebbe!”.
Foto: AP/LaPresse
SPORT ÜBER ALLES
prima è una persona normale, uno tranquillo, che fa
il suo lavoro, le sue cose, anche bene, chiude gli spazi, tiene a bada gli avversari. Un secondo dopo è mister Hyde, arriva come un pazzo, come un assatanato e pianta i tacchetti nella caviglia di un avversario
a centrocampo, intervenendo con il piede a martello. Rosso diretto, senza dubbi, senza scampo. E tutto quello che di buono è stato fatto va a ramengo in
un attimo, tutti i piani sono scombussolati e l’avversario, che stava soffrendo, torna a respirare e alla fine
vince pure, tre a zero. Rischia perfino di rifilarti una
goleada. Un suicidio. Non so a voi, compagni e amici,
ma a me è venuto in mente il Pdl.
|
| 12 dicembre 2012 |
47
taz&bao
48
| 12 dicembre 2012 |
| Andy Warhol, Flowers
Isabella.
O del popolo
Capita di rado che un articolo di giornale faccia spuntare i lucciconi. A me è successo con la storia raccontata da Laura Bogliolo sul Messaggero. In apparenza
parla di una signora di 34 anni, Isabella Viola, morta
domenica 18 novembre per un malore sulla banchina
della stazione Termini a Roma. In realtà dentro quella
donna c’è tutto. C’è la pendolare che si sveglia alle 4
ogni mattina per andare a preparare le brioche in un
bar del quartiere Tuscolano. C’è l’orfana precoce che
la vita ha costretto a crescere in fretta, come se già
sapesse di non poterle concedere troppo tempo per
esprimere i propri talenti. C’è la mamma di quattro
figli che sulla sua pagina Facebook scrive: «Una donna
il suo gioiello più prezioso non lo indossa, lo mette al
mondo». C’è la sognatrice che fantastica di aprire un
forno tutto suo per le brioche. C’è la sgobbona di cuore che risparmia per i regali di Natale dei ragazzini e si
agita per trovare casa a tre cani randagi. C’è la malata
che da tempo non si sente bene, ma non può smettere
di alzarsi alle 4 – a Torvaianica, in faccia a un mare
che non vede mai – per prendere un bus e due linee di
metropolitana fino al bar del Tuscolano. C’è una vita
dura. E una persona vera, completa.
Da qualche giorno accanto al bar è spuntata una cassetta con la scritta: «Aiutiamo i figli di Isabella». Giovani, casalinghe, impiegati e pensionati sfilano come in
una processione, togliendosi magri spicci dalle tasche.
Non è un’elemosina. È l’omaggio a una regina.
Massimo Gramellini la Stampa, 28 novembre 2012
DIARIO
UN SEGNO DI USURA SUL MARMO
Quei passi
di un secolo fa
di Marina Corradi
È
percorrendo esattamente i soliti abituali passi,
può succedere di vedere qualcosa che non hai notato mai. L’altro giorno
per esempio, nella portineria di casa, mi è caduto lo sguardo sul gradino
che divide l’androne dalla guardiola del portinaio. Bene, questo gradino di marmo, non me me ero mai accorta, mostra il segno di un’usura, al centro, dove il
bordo si fa visibilmente più sottile.
Per smussare così il marmo, occorre una infinita serie di passi; ripetuti, innumerevoli passi, avanti e indietro, avanti e indietro ogni giorno. Ragazzi che vanno a scuola e casalinghe con la spesa; e impiegati puntuali, che escono e tornano
ogni mattina e ogni sera, per anni e anni, esattamente alla stessa ora. Ma nemmeno questo andirivieni basterebbe ad assottigliare il marmo, se non si ripetesse da cent’anni. Già, perché – considero fra me, mentre aspetto il nostro pigro
e asmatico ascensore – questa casa non ha meno di un secolo. E dunque i primi
passi sul gradino sono del 1910; e se fra i primi inquilini c’erano dei vecchi, erano nati attorno al 1840, sudditi, dunque, ancora, del Lombardo Veneto. Quanto ai bambini che in quell’inizio di secolo passavano per questo portone in cerco di calcolare quanti possono essere
carrozzina, se non hanno cent’anni so- stati, per cent’anni, i passi suL GRADINO.
Mi piacerebbe POTERLE convocare tutte,
no ormai morti da un pezzo.
Non sono sempre stati uguali, i pas- queste ignote generazioni di inquilini
si sul gradino. C’è stato forse un giovane fante richiamato sul Piave, che è uscito da questa casa per andare al fronte; e
chissà, poi, se è tornato. E com’erano i passi negli anni dell’ultima guerra, quando Milano era sotto le bombe? Mi accorgo ora che le case dall’altra parte della
via sono tutte recenti: un lato della strada risparmiato, l’altro completamente in
macerie. Com’erano dunque i passi quando di notte l’allarme suonava? Quando
si correva affannati giù per la stretta scala della cantina, qui sotto, dove ancora
una freccia sbiadita sul muro dice: rifugio.
E mentre l’ascensore con un cigolio artritico arriva e si ferma, cerco di calcolare quanti possono essere stati, per cent’anni, i passi sul marmo. Mi piacerebbe
poterle convocare tutte, queste ignote generazioni di inquilini: vederli in faccia,
ascoltarne le storie. Intanto l’ascensore si apre e ne esce un vicino di cui non so,
naturalmente, il nome. Ci si scambia un indifferente buongiorno. Io salgo, lui,
di fretta, sfiora con un passo veloce il mio gradino.
Normale. Nessuno è più estraneo che il tuo dirimpettaio, sul pianerottolo di
un palazzo di città. Ma perché io ho questa fame e quasi avidità di storie di uomini che nemmeno ho mai visto? È che confusamente mi sembra che nessuno
mi sia completamente estraneo; che tutti siamo, in fondo, come frammenti di
un uno, in un tempo remoto andato infranto.
50
| 12 dicembre 2012 |
|
strano come una mattina,