Osteopatia
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Osteopatia
RIVISTA ITALIANA DI OMOTOSSICOLOGIA Dr. K. Prien Osteopatia: al punto di vista patofisiologico, D la colonna vertebrale rappresenta l’organo assiale. Essa costituisce il centro di rotazione per molte funzioni vegetative e può diventare il cardine di molti disturbi dell’equilibrio statico e dinamico con conseguenti anomalie della statica e il blocco della dinamica assiale. Molti disturbi della colonna vertebrale sono puramente funzionali; essi sono di origine neurofisiologica. Vanno presi in considerazione soprattutto disturbi vegetativi, dolori riflessi e, in particolare, i sintomi dolorosi pseudoradicolari. Questi ultimi sono straordinariamente frequenti e nella nostra prassi occupano il primo posto, mentre i dolori radicolari, in genere, vengono messi troppo in primo piano, eccessivamente in rapporto alla loro frequenza e importanza. Oggi ci occuperemo soprattutto dei sintomi pseudoradicolari. L’importanza di questi sintomi è stata sinora fin troppo trascurata nonostante che le sindromi dolorose pseudoradicolari occupino una posizione privilegiata tra i patomeccanismi artro-muscolari che non rispondono alle regole della propagazione segmentaria e tendono a strutturarsi. In primo luogo dobbiamo spiegare il termine “pseudoradicolare” ed analizzare esattamente le forme dolorose. Molte osservazioni inducono a pensare che oltre alla conduzione neurale (radicolare) devono esistere altri meccanismi di conduzione del dolore. Come si potrebbe spiegare altrimenti l’insorgere di dolori alla spalla e al braccio nei casi di blocchi radicolari visibili in discografia? Così si delinea già la centralità della colonna vertebrale come organo, perché da qui possono irradiarsi stimoli irritativi sia nella sfera funzionale che in quella strutturale. Un collegamento tra organo assiale e meccanismo dolorifico è rappresentato dal cosiddetto “segmento motorio” di Junghann, che comprende anche muscolatura, tessuto connettivo e sistema vegetativo, oltre a disco, vertebra e legamenti. Tutti questi singoli elementi regolarmente interattivi possono scatenare dei meccanismi riflessi, che interessano non solo le note proiezioni viscero-cutanee e i riflessi viscero-viscerali, ma tutte le strutture segmentarie interregolate. La tendenza all’irradiazione trans-segmentaria va sia nella direzione orizzontale che in quella verticale, a causa delle interconnessioni bio-cibernetiche. Abbiamo davanti a noi un sistema regolato interattivo molto complesso, che comprende anche il sistema limbico e la formazione reticolare. Questo spiegherebbe anche le reazioni psichiche, fino alle proiezioni psico-somatiche con manifestazioni segmentarie. Bergsman e Eder hanno raccolto questi contesti regolativi sotto la definizione riassuntiva di “complesso dei riflessi segmentari”, di cui ci occuperemo successivamente. Data la complessa interconnessione di tutti i sistemi regolatori, una definizione univoca dei meccanismi dolorifici è impensabile. Le forme dolorose devono piuttosto essere distinte in sindromi radicolari, sindromi pseudoradicolari, sindromi vegetative e dolori riflessi (referred pain). Pseudoradicolare significa che si tratta di una manifestazione dolorosa che sembra propagarsi per via radicolare, ma non tanto distintamente. Un confronto tra le sindromi dolorose radicolari e quelle pseudoradicolari evidenzia chiaramente che in queste ultime mancano tutti i criteri della forma radicolare. Ciò è comprensibile se teniamo presente che i dolori pseudoradicolari sono causati da patomeccanismi completamente’ diversi, cioè dal sistema artro-muscolare, il quale, va ribadito, comprende anche i legamenti e i fattori vegetativi, oltre ad articolazioni e muscoli. Il sintomo guida di tutti i disturbi funzionali è il dolore. L’identificazione delle funzioni disturbate permette di distinguere esattamente la sindrome dolorosa. La diagnosi funzionale include l’esame della funzione articolare, della funzione muscolare, della statica, dei legamenti e della funzione vasomotoria. Prima di passare alla terapia devono essere escluse tutte le possibili alterazioni patologiche della colonna vertebrale. Lo stesso vale per i campi di disturbo, i quali, attraverso le vie nervose, possono provocare disturbi a distanza nelle regioni vertebrali. Come campi di disturbo sono da considerare soprattutto prostata, organi genitali femminili, seni paranasali e tonsille; ma va tenuto conto anche di tutte le cicatrici, specie quelle nei settori ornolaterali. Anche certi punti di agopuntura giocano un ruolo importante. Di tutto questo va tenuto conto nel piano terapeutico. Apparato artro-muscolare L’articolazione bloccata (nel linguaggio specialistico: la lesione * Relazione tenuta al Simposio Medico di Baden Baden, 25 ottobre 1986 10 RIVISTA ITALIANA DI OMOTOSSICOLOGIA osteopatica) è al centro delle nostre taria, che però non coincide con i derriflessioni. In un primo tempo, l’arti- matomeri. I dolori interessano esclucolazione presenta una limitazione sivamente quei muscoli che sono in della mobilità e un dolore spontaneo stretto rapporto funzionale con l’artinel settore della lesione. Da qui han- colazione malfunzionante. no origine poi le irradiazioni di dolori Ogni muscolo ha una sua tipica pseudoradicolari relativi all’articola- “configurazione” del dolore. Per la zione. nostra terapia è dunque di estrema Dalla neuralterapia sappiamo che importanza il luogo di origine del doqueste lesioni articolari possono esse- lore e la regione d’irradiazione. re originate anche da campi di disturIn caso di trattamento insufficiente bo: lo spasmo della muscolatura seg- si può giungere ad una generalizzamentaria originato dal campo di di- zione dei dolori pseudoradicolari. sturbo provoca una fissazione mu- Avremo così una “panalgesia”. Molscolare del segmento motorio e, quin- te sindromi dolorose definite riassundi, un blocco articolare. tivamente “reumatismo delle parti La capsula articolare è riccamente molli” sono riportabili a questa patoinnervata e funge da centro regolato- genesi. Abbiamo così delle connessiore del tono e della coordinazione del ni con i processi focali, che, stando gruppo muscolare collegato all’arti- all’esperienza, sono causa di un gran colazione. numero di sintomi pseudoradicolari. La nozione di tutti i fattori - dai disturbi basilari, statico-dinamici, alle alterazioni muscolari e connettivali, fino ai rapporti focali e psichici Tendinomiosi costituisce la base di una terapia mirata. Per proteggere l’articolazione viene intensificato il tono muscolare. Contraendosi, i muscoli fanno diminuire il carico articolare e attenuano Lassità legamentosa il dolore. Di riflesso hanno origine quelle tendinomiosi che limitano la mobilità. Si hanno modificazioni tisAltra causa dei disturbi pseudorasutali che possono condurre anche al- dicolari, oltre al blocco articolare, la calcificazione. Nei processi degene- può essere la lassità dei legamenti. rativi delle articolazioni vertebrali o Per esaurimento e debolezza dei legadelle anche si hanno sempre delle irri- menti si ha una instabilità delle artitazioni articolari; così anche a causa colazioni. La debolezza dei legamenti di tensioni anomale nella capsula ar- può essere in parte costituzionale, ma ticolare e specialmente in conseguen- può anche essere dovuta ad una lesioza di anomalie nella statica della co- ne da sforzo funzionale, ferite e dilonna vertebrale (cifosi, scoliosi, lor- storsioni. L’estendersi dell’irritaziodosi). Irritazioni articolari si possono ne e l’irradiazione del dolore ha un avere anche nel corso di comuni ma- andamento simile a quello già descritlattie, come scarlattina, angina, epa- to, ma la terapia dev’essere completatite, gotta, ecc. mente diversa, come vedremo in seNella tendinomiosi è presente un guito. aumento “tetanoide” del tono del Le inserzioni ossee dei legamenti muscolo dolente, con caratteristico appaiono instabili. Dato che proprio peggioramento del dolore dovuto al- in quei punti si trovano numerosi rel’attivazione del muscolo - senza cettori sensitivi, si può capire la doloche sia reperibile un substrato pato- rosità di un legamento leso. Perciò è anatomico. importante, in caso di lesione dei leIl muscolo è in genere dolente per gamenti per distorsione o frattura, tutta la sua lunghezza, ma in partico- fare delle infiltrazioni con un anestelare nel punto di transizione nei tendi- tico locale e un rimedio antiomotossini o nelle interserzioni ossee. Questi CO e immobilizzare l’articolazione. punti “scatenanti” (trigger points) I pazienti con lassità legamentosa sono ricchi di recettori sensitivi, da sono soggetti soprattutto a sacralgie, cui si originano specifiche irradiazio- dovute in genere a posizioni troppo ni dolorose. In un primo momento si statiche e che si attenuano rapidapensa ad una coordinazione segmen- mente col movimento. Anche qui il dolore locale s’irradia in periferia. Perciò è facile confondersi e ipotizzarre una lesione radicolare. Un aumento od anche una diminuzione delle curvature fisiologiche della colonna vertebrale sono spesso causa di sindromi dolorose pseudoradicolari, specie quando i muscoli e i legamenti vengono sforzati in modo anomalo o sovraffaticati, disturbando la statica del bacino. Dalla statica anomala del bacino possono risultare altri disturbi, come un blocco sacroiliaco, una torsione del bacino, una differenza nella lunghezza delle gambe, con tutte le manifestazioni associate. Fortunatamente non sempre una differenza di lunghezza delle gambe comporta dei disturbi, perché il corpo dispone di meccanismi compensatori nell’articolazione sacroiliaca e nei segmenti motori inferiori. Solo quando la muscolatura viene costretta ad un’attività anomala si hanno manifestazioni dolorose. In questi casi ha un ruolo importante il tratto lombo-sacrale. Si manifestano lombalgie da blocco, che interessano generalmente i segmenti L4/L5 e le articolazioni sacro-iliache. Naturalmente i dolori possono essere anche di origine discale e si può facilmente equivocare. 1 veri disturbi pseudoradicolari sono facilmente riconoscibili: in questo caso mancano le tipiche deficienze muscolari e le disriflessie, e specialmente il segno di Lasegue. Conseguentemente anche la terapia sarà diversa. Nelle sindromi dolorose pseudoradicolari da blocco s’interviene, in primo luogo, con una manipolazione sbloccante. Poi, dopo attenta palpazione per individuare le zone del dolore, si fanno delle infiltrazioni appropriate nelle zone “trigger”. Nelle forme dolorose da lassità legamentosa è categoricamente sconsigliata la terapia manipolativa. Di questo parleremo più avanti. Veniamo adesso alle singole forme dolorose pseudoradicolari della colonna vertebrale, cominciando dalla testa. La nevralgia occipitale è un esempio classico di questo genere di disturbi. L’irradiazione del dolore corrisponde al segmento C2. La causa non può dunque essere di natura radicolare, dato che tra atlante ed epistrofeo non v’è disco intervertebrale. Spesso una precisa manipolazione delle articolazioni cervicali permette di eliminare i disturbi istanta11 RIVISTA ITALIANA DI OMOTOSSICOLOGIA neamente. Questo dimostra che i disturbi sono di origine articolare e che si tratta di dolori pseudoarticolari. Tutta la regione cervicale costituisce per noi un importante campo d’operazione, perché qui si manifestano spesso forme dolorose di ogni genere. In tali casi possiamo riscontrare sintomi artro-muscolari accanto a segni d’irritazioni di altre strutture segmentarie, e in entrambi i casi sussiste una certa affinità col sistema vegetativo. Questo ci rende la diagnosi molto più difficile e, alla fine, anche più incerta, specialmente tenendo conto del coinvolgimento funzionale della meccanica del cingolo scapolare e dei collegamenti delle articolazioni cervicali con meccanismi regolatori endocranici. In queste situazioni troviamo molte forme miste di irradiazione radicolare e pseudoradicolare del dolore. Le irritazioni acromio-clavicolari e sternoclavicolari dovrebbero comunque essere di natura puramente pseudoradicolare. Sono interessati: tutta la muscolatura della nuca, il muscolo sternocleidomastoideo, trapezio e bicipite, serrato anteriore ed event. anche gli scaleni. Ne risulta la sindrome spallabraccio, che riscontriamo con tanta frequenza. Il dolore può irradiarsi fin nell’articolazione cubitale e perfino in quella del polso, e ci troviamo così di fronte al quadro di una epicondilite o di una stiloidite. Per avere dei buoni risultati terapeutici, dobbiamo eseguire una diagnosi funzionale molto precisa, che ci permetta di individuare i singoli collegamenti artromuscolari e la regione vertebrale corrispondente. Dobbiamo anche fare un preciso esame palpatorio della localizzazione del dolore. Scendendo lungo la colonna vertebrale arriviamo alla regione interscapolare. Le irritazioni che si manifestano qui sono in genere collegate alla regione cervicale, ma è coinvolta anche la muscolatura sottoscapolare. Perciò parliamo di una sindrome scapolo-costale. L’irradiazione del dolore ha carattere pseudo-radicolare; interessa però un quadrante, quindi dipende dal sistema vegetativo. La sindrome “del quadrante” è uno stato d’irritazione del sistema simpatico, i cui sintomi si manifestano principalmente sulla superficie di un quadrante del corpo. L’origine delle dolenzie in questa regione va ricercata non soltanto nel12 la colonna vertebrale. Si possono manifestare anche dolori riflessi di organopatie, distribuiti secondo la configurazione segmentaria. L’angolo della e costola presenta il maggiore numero di punti dolorosi, facilmente reperibili mediante palpazione. La nostra terapia dovrà essere adattata alle singole circostanze. Se esistono blocchi nel tratto cervicale, questi vanno sciolti mediante intervento manipolativo. Se la causa risiede in una organopatia, questa va curata con farmaci e la cura più appropriata è quella con preparati antiomotossici. Se la sindrome dura già da lungo tempo v’è da supporre che i punti dolorosi siano già diventati autonomi, costituendo un di disturbo. Allora si rende una terapia infiltrativa, ovvero un’anestesia paravertebrale. Se sussiste una marcata sintomatologia vegetativa si deve operare su di un blocco del ganglio stellato. Un gran numero di sindromi pseudoradicolari è in genere sostenuto o provocato dall’osteoporosi. Questa patologia si estende a tutta la colonna vertebrale e si manifesta in numerose varianti. Dalla totalità dei processi deformanti derivano svariate alterazioni dell’organo assiale. La situazione vertebrale risulta alterata sia a causa degli incurvamenti patologici che a causa della posizione incongrua tra le facce articolari delle vertebre. Spesso ne consegue una forte contrattura del muscolo erettore del tronco. Le alterazioni osteoporotiche della colonna vertebrale sono causate da un disturbo nel metabolismo del calcio, cui seguono alterazioni strutturali dei muscoli e delle ossa. I dolori che ne derivano si riflettono nelle relative tendionomiosi e, attraverso la forzata inattività da essi causata, sostengono il circolo vizioso patologico descritto all’inizio. Sul piano terapeutico bisogna convincersi che i pazienti affetti da queste malattie in nessun caso devono portare un corsetto ortopedico. Al contrario, essi devono praticare molto sport o ginnastica medica. Una particolare attenzione meritano le articolazioni delle anche. La coxartrosi allo stadio iniziale può simulare sintomi ischialgici. Per una diagnosi esatta è necessario un’attento esame funzionale. I muscoli adduttori e il psoas pre- sentano delle contratture che possono ostacolare l’estensione nell’articolazione dell’anca. Attraverso meccanismi di compensazione contribuiscono a creare un’irritazione nell’articolazione iliosacrale, diventando così un campo di disturbo. I dolori nei glutei e nella regione inguinale sono in genere indizi di una irritazione dell’articolazione dell’anca, causata da una tendinomiosi del muscolo medio gluteo, dell’ilio-psoas e dell’obliquo esterno. L’estensione della coscia risulta limitata. Il paziente cammina con le ginocchia leggermente flesse. Questo comporta un vizio statico della colonna vertebrale e quindi un sovraccarico dell’apparato assiale. Un carico anomalo delle articolazioni sacroiliache, derivante da anomalie statiche della colonna vertebrale, provoca spesso sacralgie, dovute anche ad una insufficienza dei legamenti. Il corpo cerca di compensare il vizio posturale. Il forte apparato legamentoso sacroiliaco può farlo senza risentirne troppo; non così i deboli legamenti della sinfisi. Alla fine si arriva ad una irritazione della sinfisi, associata a tendinomiosi nella regione iliaca, che non di rado simula una ischialgia. Il dolore da compressione interessa soprattutto i muscoli erettori del bacino. I dolori possono però irradiarsi anche nell’ipogastrio, fin nel piccolo bacino, e simulare così una malattia addominale. Lo stato d’irritazione della sinfisi gioca un ruolo centrale nelle sindromi dolorose lombari e deve sempre essere curato in queste sindromi, perché la sinfisi è un centro di regolazione nervosa e può condizionare, in senso tonificante e coordinante, tutte le forze muscolari che agiscono, direttamente o indirettamente, sul bacino; per cui può influenzare anche le articolazioni dell’anca e della colonna vertebrale lombare. Sono molti i casi in cui dobbiamo constatare che una lombalgia può essere guarita solo dopo aver eliminato lo stato di irritazione della sinfisi. Anche dolori nella muscolatura delle gambe e delle anche possono essere di tipo pseudoradicolare. Essi si manifestano per lo più a causa di un lieve piede piatto valgo. Il corpo cerca di compensare il vizio statico. Questo comporta carichi anomali ed eccessivi e quindi alterazioni tendino- RIVISTA ITALIANA DI OMOTOSSICOLOGIA miotiche di certi gruppi muscolari. Oltre a certi campi di disturbo, anche un sovraccarico professionale o sportivo può provocare una ipertonia e anche una contrattura cronica dolorosa di singoli muscoli. Anche la catena funzionale relativa al muscolo contratto risulta disturbata e i dolori s’irradiano in più vaste regioni del corpo. Queste sindromi sono molto frequenti negli sportivi professionisti, specie tra i calciatori. Particolarmente soggette alle tendinomiosi sono le persone con elevato livello uricemico. Queste persone accusano spesso dei disturbi alla colonna vertebrale che non sono limitati soltanto alle articolazioni, ma si manifestano anche in strutture extrarticolari come muscoli e borse. In generale possiamo dire che in molti casi di lesioni dei legamenti, specie nei casi di instabilità costituzionale delle articolazioni, il dolore s’irradia nelle regioni periferiche simulando, per esempio, un’ischialgia o una lesione radicolare. Le affezioni degli organi femminili si manifestano non soltanto con disturbi ginecologici locali, ma provocano anche delle tipiche sacralgie che si diffondono dalla cresta iliaca posteriore al sacro, all’inguine, fin nella coscia e sono accompagnate da dolori in una zona dell’ipogastrio. Possibili “trigger” di sindromi pseudoradicolari sono non soltanto i disturbi funzionali della colonna vertebrale o i blocchi articolari ileo-lombari, sternoclavicolari o acromiclavicolari, ma anche certe organopatie che proiettano sensazioni dolorose nelle corrispondenti regioni segmentarie. Questo tema è però troppo vasto per essere trattato in questa sede. Basti dire che la diagnosi richiede una grande esperienza e sia la palpazione che la terapia richiedono notevoli capacità. Diagnostica palpatoria Siamo così arrivati alla terapia, alla cui base sta principalmente l’esplorazione palpatoria di zone cutanee disturbate. La palpazione permette di scoprire i punti cutanei irritati per riflesso e dolenti alla compressione. La zona disturbata presenta sempre ipereste- sia cutanea, aumento di radiazione IR, marcato dermografismo, alterazioni circolatorie dei grandi vasi sanguigni, rigonfiamento del connettivo, contratture dei muscoli e diminuzione della resistività cutanea. Quando sintomi e segni clinici di una malattia causata da focolaio a campo di disturbo sono prevalentemente omolaterali e interessano la stessa regione corporea, allora parliamo di “concordanza laterale”. In questa regione si può riscontrare una ipersensibilità e iperreattività di tutte le funzioni vegetative. Tutte queste alterazioni connettivali, da identificare con un’attenta palpazione, inducono sia disturbi motori di tutta la colonna vertebrale che disturbi funzionali delle piccole articolazioni vertebrali. Ne risultano sia disturbi di origine discale che sintomi pseudoradicolari. Di questi ultimi intendiamo ora definire le possibilità diagnostiche e terapeutiche. L’approccio diagnostico si articola in 3 momenti: anamnesi, esame esterno, palpazione. Purtroppo nella medicina moderna l’impiego intensivo di apparati diagnostici ha fatto trascurare l’apprendimento della tecnica palpatoria. Eppure è così facile palpare con le nostre mani il turgore del tessuto connettivo e rilevare le singole alterazioni strutturali cutanee e sottocutanee, ed anche l’aumento del tono muscolare. Inoltre, una precisa palpazione permette di controllare subito gli effetti positivi di una terapia appropriata, potendo rilevare la normalizzazione delle alterazioni palpate precedentemente, ancor prima che il paziente stesso possa esprimersi al riguardo. Con un dito o con una mano si può essere in grado di riconoscere qualsiasi variazione di consistenza nei tessuti. La pressione da esercitare dipende dallo strato che si vuol esplorare. Per prima, con lieve pressione, si esplora la cute; poi, con un leggero aumento di pressione, lo strato sottocutaneo. Per sondare la muscolatura, si esercita una pressione ancora più forte, come per mettere in rilievo il muscolo palpato. La pressione non deve mai essere tanto forte da provocare dolore, altrimenti il muscolo si contrae per reazione, falsando il quadro diagnostico. La tecnica palpatoria comprende 3 metodi principali. Il miglior modo di palpare la cute consiste nello scivola- re lungo la pelle con uno o due dita e con una pressione minimale, tale che davanti al dito non si formino grinze. Sulle zone critiche, il polpastrello si blocca, come farebbero gli sci in una zona senza neve. La palpazione del connettivo sottocutaneo va eseguita facendo scorrere tutto l’indice dal basso in alto sulla pelle, premendo leggermente, in modo che davanti all’indice - cioè dal lato del pollice - corra un’onda, la quale sparisce quando si giunge su di una zona disturbata, dove si percepisce un’indurimento. La parte più importante di questi esami è la cosiddetta “piega cutanea di Kibler”. Il paziente vien fatto sdraiare bocconi; per compensare la lordosi lombare si pone un cuscino sotto la pancia. Con pollice e indice di entrambe le mani si rileva una piega cutanea e, cominciando all’altezza del bacino, si avanza lungo la colonna vertebrale verso l’alto, cercando di non perdere la plica. In corrispondenza della zona riflessoria disturbata, la piega cutanea va perduta, perché in quel punto il connettivo è molto teso, indurito. Per il rilevamento delle “gelosi” bisogna palpare più in profondità, con movimenti circolari e aumentando la pressione. La pelle deve essere ben unta per poter distinguere al tatto le gelosi. Le tecniche qui descritte si impiegano principalmente su tutta la lunghezza della colonna vertebrale, ma anche sulle estremità, dove palpiamo soprattutto la muscolatura per rilevare le contratture muscolari a cominciare dalla periferia e proseguendo in direzione prossimale. I medicinali più indicati Per cominciare distinguiamo la colonna vertebrale in due tronchi, divisi da una linea che la attraversa fra il tratto toracico e quello lombosacrale. Per tutto il tronco superiore, il rimedio di base è Cimicifuga-Homaccord. In caso di disturbi nelle regioni cervicali e cefaliche si aggiungono Gelsemium-Homaccord e Spigelon. Per il tronco toracico si aggiungono Ranunculus-Homaccord e ChinaHomaccord. Il rimedio d’elezione per il tronco 13 RIVISTA ITALIANA DI OMOTOSSICOLOGIA inferiore è Colocynthis-Homaccord, specie quando i dolori s’irradiano nelle estremità inferiori. Anche qui possiamo fare una ulteriore suddivisione: gli stati dolorosi nelle regioni lombari richiedono l’impiego di Ammonium muriaticumInjeel e Traumeel; inoltre trovano impiego Neuralgo-Rheum-Injeel, Spascupreel e Discus compositum. Per i dolori negli arti superiori sono indicati Ferrum-Homaccord, Graphites-Homaccord e Rhododendron-Injeel, anche come iniezione mista. I preparati summenzionati sono particolarmente efficaci per i disturbi da osteoporosi. Per le contratture muscolari paravertebrali individuate mediante palpazione si fanno infiltrazioni a ponfi ai due lati della linea mediana. Se questo risulta insufficiente, bisogna fare infiltrazioni più profonde, con un ago più lungo, da far penetrare perpendicolarmente. Se i dolori s’irradiano principalmente nel petto, simulando una stenocardia o un’angina pectoris, si usano iniezioni di Cralonin e Spigelia-Injeel nei corrispondenti punti del cuore. Una correzione del portamento sec. Alexander sarà di valido sostegno alla nostra terapia. Nei casi di lassità legamentosa si infiltra sia nelle sedi d’inserzione che nel punto d’origine dei legamenti interessati. Si inietta Arnica-Injeel, GraphitesHomaccord e Traumeel. Questi preparati sono sufficienti nella maggioranza dei casi. In caso di cronicità o resistenza alla terapia si deve interporre necessariamente una iniezione intramuscolo di Coenzyme compositum e Ubichinon compositum, Funiculus umbilicalis suis e Cartilago suisInjeel. Gli stati dolorosi delle articolazioni delle anche simulano spesso, inizialmente, una sindrome ischialgica. Le zone dolorose da palpare sono di regola in posizione craniale rispetto al trocantere e in posizione distale e laterale rispetto alla sinfisi; inoltre lungo la cresta angolare. Qui si può procedere in tre modi: 1) iniezione nell’articolazione dell’anca, riservata solo agli esperti; 2) ponfi nei punti dolorosi individuati con la palpazione, infiltrando 14 Traumeel, Placenta compositum, Causticum-Injeel e Discus compositum; 3) inoltre una iniezione di Kalmia compositum, perpendicolarmente sul trocantere. Le iniezioni vanno ripetute 2 volte la settimana. Ricordiamo, inoltre, che può essere necessario anche agire su di un blocco del nervo otturatorio. Particolarmente importanti possono essere in questo contesto le affezioni focali, che bisogna prendere sempre in considerazione. Secondo le statistiche, i focolai incidono nella patogenesi delle malattie nelle regioni lombari, pelviche e iliache secondo le seguenti percentuali: foci odonto-mascellari 60%, tonsille 27%, organi pelvici 10,8%. Possiamo dunque renderci conto dell’importanza che riveste la guarigione dei foci dentari. Perciò in questi casi si fanno sempre iniezioni di Xilocaina in corrispondenza del dente del giudizio che è strettamente correlato all’articolazione dell’anca. Si inietta sopra e sotto il dente. Facendo un ponfo tra margine labiale e plica, come descritto da Gleditsch, si hanno spesso effetti sorprendenti. Se il dente del giudizio manca, si iniettano anche i nosodi Kieferostitis e Granuloma dentis nei pressi della zona. La coccigodinia ha un ruolo non trascurabile come punto di partenza di lombalgie croniche di tipo pseudoradicolare. Il punto d’attacco della nostra terapia è l’estremità del coccige e il plesso coccigeo. Qui si infiltra preferibilmente un cocktail di Traumeel e Procainum compositum. Per finire, ancora alcune indicazioni relative alle sindromi dolorose cervicali. Blocchi articolari nel tratto cervicale provocano in prevalenza sindromi pseudoradicolari, come cervicobrachialgie, torcicollo acuto, cefalea vertebragena e vertigine, emicrania cervicale e nevralgia occipitale. Nella terapia predomina l’intervento manipolativo, associato a iniezioni locali, nei punti Trigger individuati mediante palpazione, di China-Homaccord e Spascupreel fiale. Le sindromi dolorose di origine legamentosa e muscolare - come sindrome spalla-braccio, epicondilite, sindrome acromio-clavicolare, pe- riartrite scapolomerale, sindrome del canale carpeo - rispondono soprattutto al trattamento locale. Si possono usare i preparati summenzionati, insieme a Neuralgo-Rheum-Injeel, Zeel e Discus compositum. Nel caso della sindrome del canale carpeo si fa una iniezione di Traumeel e Lymphomyosot sotto il legamento trasverso; nella periartrite si fa una iniezione in corrispondenza delle tuberosità piccola e grande dell’omero. I più frequenti punti d’attacco terapeutico nei segmenti cervicali sono: le inserzioni muscolari lungo la linea nucale, l’angolo mediale della scapola, gli epicondilomi dell’omero e il legamento trasverso del corpo. Tutti questi punti sono molto accessibili alla terapia antiomotossica. Nei casi di epicondilite si inietta localmente Acidum benzoicum-Injeel, Staphisagria-Injeel e Traumeel. Sull’angolo scapolare si inietta Zeel fiale. Il legamento nucale viene infiltrato con Procainum compositum ed Engystol. A tutti questi preparati possono essere associati altri rimedi complessi in gocce o compresse, a seconda dei sintomi, come Osteoheel compresse o Ranunculus-Homaccord gocce. La scelta del trattamento più appropriato, tra le numerose alternative possibili, resta affidata all’esperienza e alla bravura del terapeuta. Molto dipende da una corretta palpazione. Una volta individuata la zona cutanea disturbata, questa viene evidenziata e in essa va poi iniettato il farmaco indicato. L’esattezza della diagnosi e della terapia è segnalata da una rapida attenuazione dei disturbi. In caso contrario è necessario un esame più attento. In ogni caso, qualunque sia la sindrome pseudoradicolare, non si deve mai dimenticare di aggiungere all’iniezione Lymphomyosot e Procainum compositum. Nelle zone cutanee disturbate, dove il connettivo è rigonfio, Lymphomyosot migliora il flusso della linfa, Procainum compositum contribuisce a sciogliere il linfangiospasmo. Entrambi questi preparati devono semplicemente far parte di ogni terapia. Se, infine, frizioniamo il dermatomero disturbato con Traumeel pomata (la regione cervicale col “massaggio di Dominik”), possiamo conseguire un optimum di terapia efficace.