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MOVIMENTO MARIANO BETANIA
LA MODA
Messaggi Celesti di Betania
ed insegnamento della Chiesa Cattolica sulla Moda
Quando si parla della moda, ed in particolare dello scandalo che essa provoca,
ciò non è gradito sia ai laici che ai sacerdoti.
I laici dicono: «Dio guarda il cuore, non l'abito»; i sacerdoti affermano:
«Dobbiamo annunciare Cristo! Basta con la predicazione moraleggiante, e poi, se si
richiamano i fedeli sulla moda non vengono più in Chiesa».
I sacerdoti hanno paura di richiamare perché non vogliono perdere il consenso
dei fedeli; il rispetto umano li rende cani muti;1 anch'essi hanno dimenticato il senso
del pudore: il silenzio pastorale ha aperto la porta alla moda scandalosa, la cristianità è
profanata dall'impudicizia.
Betania è un'opera che chiede il "santo comportamento" che tutto si compendia
nella carità, cioè nell'amore di Dio e nell'amore del prossimo.2
Lo scandalo è un peccato contro la carità; per questo i messaggi celesti più volte
ritornano sul dovere morale dei cristiani di vestire secondo le esigenze del pudore e
sulla responsabilità grave che hanno i pastori di evangelizzare questo valore
insopprimibile della persona e ancor più della dignità dei figli di Dio: il pudore non può
essere cancellato dall'etica naturale né, tanto più, dalla morale cristiana.
Messaggi sulla Moda3
(I Messaggi Celesti del Movimento Mariano Betania possiedono numerosi Nulla Osta ed Imprimatur
della Diocesi Suburbicaria di Palestrina)
«(Al sacerdote) Figlio, non puoi comprendere la durezza di tanti cuori. Non si
commuovono, vanno per le strade... come... bestie. Come bestie. Non voglio
guardare le bestie. Non mi conoscono, non mi conoscono nell'opera di bene. Non c'è
l'obbedienza alla mia parola. Un marciume, figlio! Si sporcano gli occhi che guardano
la terra! Ecco perché ho chiesto che la mia immagine deve essere vivente. Perché deve
essere vittima di tanti peccati.
Quanti occhi non possono rimanere puri per la feroce battaglia del maligno! Il
1 Is 56,10-11
2 cfr. Rm 13,9-10; Gal 5,14; Col 3,14
3 L'argomento della moda è stato presente nelle ultime parole del testamento spirituale di
Gianna Gelfusa, un ultimo discorso pubblico in cui ha richiamato anche sulla moda, sulle
novità, sull'uso dei pantaloni da parte delle donne premettendo che non sapeva se tali parole
sarebbero state gradite! Il presente documento è tratto appunto dal cap 13 della
pubblicazione integrale del testamento spirituale da parte del Movimento Mariano Betania.
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mio gruppo: gruppo di riparazione, gruppo di esempio. Non mi comprendono. Parla,
parla senza paura, parla chiaro.
Voglio che il mio gruppo sia la vera mia immagine se vuole essere gradito a mio
Padre: opere di bene in tutte le occasioni. Questo sarà il profumo che si getta su tanto
marciume. Questo è il mio aiuto, figlio del mio Cuore. "Al Padre riconciliaci, al Padre
raccomandaci, al Padre presentaci, mio Gesù!" » (messaggio di Gesù, 12 giugno 1967).
«Voglio essere amato, creduto, veduto in questo gruppo. Tutto deve cambiare in
voi. Non ci deve essere in voi più nulla che offende Iddio. Tutto deve essere puro. Nel
mondo, figli, non trovo più purezza, purezza! Figli miei, voglio i cuori puri, voglio
che si ami! Se mi si ama, si opera. [...]
Primo: purezza di cuore; secondo: di mente; terzo: di ogni azione.
Vestitevi! Se si vuole essere uniti alla Madonna, non si deve vestire come vuole
la moda di satana. Attenzione! Il male vuole entrare anche in voi. Siate unite alla
Mamma Celeste e vincerete questa dura battaglia di satana. Combattete per voi e per i
vostri cari. Siate forti. Avete con voi la Fortezza, la Vincitrice» (messaggio di Gesù, 25
luglio 1967).
«Il male vuole fare stragi sul mondo! Ecco perché combatte me. Un vero disastro
sta accadendo nel mondo. Non mi si ascolta, non mi si chiama, non mi si prega, non mi
si crede. I peccati hanno sorpassato i limiti! Dove, dove, figli miei, non si trova il
peccato? Dove? Non c'è più purezza in nessun posto. Dove si può guardare che non
ci sia scandalo? Anche nei posti più sacri si dà scandalo. Figli miei, tutto si mette a
tacere; tutto con la massima indifferenza. Nessuno prende iniziative per il modo
disastroso del vestire. Dove vogliono arrivare? Non c'è perdono per quelli che lasciano
tanta libertà. Non è questo un marciume? Il male avanza senza che sia impedito. Dove
sono i buoni? Come si può vincere senza combattere? Voglio che da qui parta questo
mio desiderio. Voglio che la Santa Chiesa si impegni a proibire questa moda del vestire
terribilmente sconcia. Voglio che in tutte le chiese si condanni questa grande offesa a
Dio che vi è presente. Non è gradito a Dio che si accetti nella sua casa un tale disordine.
In questo modo si va ad offendere Iddio. Non si può accettare nella casa di Dio chi si
presenta in tali condizioni.
Voglio che la mia santa parola arrivi al Papa. Voglio che il suo grido paterno si
diffonda in tutto il mondo. Che sia severamente proibito il vestito corto. Voglio che i
miei figli sacerdoti possano liberamente aprire gli occhi verso i loro fedeli. Non c'è più
rispetto per Iddio e per i suoi consacrati. Il male vuole arrivare fino all'altare!...
Figli miei, consolatemi con questa giaculatoria: "Mater purissima, prega per noi e
per il mondo intero".
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Non vi lascerò mai soli» (messaggio di Maria SS.ma, 19 marzo 1968).
«Quante figlie e figli non hanno cura della loro anima e nemmeno del loro corpo:
l'anima in perdizione, il corpo marcio. Quel corpo che deve essere puro tempio di Dio,
ne fanno come carne al pasto dei leoni. Quei figli che sono stati chiamati a far parte
della famiglia di Dio!
Figli miei, il mio Cuore vuole portare soccorso. Avanti figli, siatemi di aiuto, non
lasciatevi sfuggire nessuna occasione. Sul vostro cammino metterò delle anime che
hanno bisogno. Dite loro quanto conoscete che è bene. Siate puri, puri di cuore, puri
con le vostre parole, pure con le vostre azioni, puri in tutto. Coprite il corpo per il
rispetto, perché il corpo è tempio di Dio e degni sarete di portare Dio nel vostro cuore»
(messaggio di Maria SS.ma, 12 settembre 1968).
«Non mi si fa notte, non mi si fa giorno perché Io sono Luce, Luce eterna! Tutto
in questa terra è divenuto buio, notte. Notte... perché si ignora la Fonte della Luce. [...]
Tutto è male ciò che non è bene. Ciò che non è bene, è male, è male... anche quando
tutti fanno egualmente.
(Ad una presente). Cambia, figlia, cambia. Deve essere santo anche il tuo
vestito. Quando il cuore è santo, tutto deve essere santo. Risorgi in Dio! Un mondo
che si abbassa fino al livello delle bestie. Tutti uguali, tutti nudi come le bestie!
Questi sono cagione di tanti castighi, di tanto buio. Chi non è gradito a Dio è gradito al
mondo. Chi è gradito al mondo, non è gradito a Dio. Figli, figli, figli della Luce,
accettatela la mia Luce, riempite i vostri cuori. [... ]» (Spirito Santo, 10 gennaio 1969).
«Figlie, quanto male ha portato questa moda! I miei occhi non dovrebbero più
guardare la terra. Figlie, e come si segue! Con quanta attenzione! Come debbo farmi
capire? Figlie, non è giustificato questo peccato per il fatto che è di moda»
(messaggio di Maria SS.ma, 23 giugno 1969).
«Figli, con quanta disinvoltura si cammina nelle strade guardando ciò che è
proibito di vedere! Non voglio dirvi di più. Quanti occhi sono rimasti puri, se nelle
strade c'è tanto male da vedere? Come si può dubitare che non è male vedere ciò che è
male?
Mio Dio, pietà! Bisogna pur muoversi e fare un gruppo che si opponga a questi
gravi disordini. Figli miei, la moda non giustifica il peccato!
Figli, fate un'organizzazione con quei pochi sacerdoti che vi accompagnano e
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mandatela avanti, prima alla Chiesa. Bisogna intervenire con tutte le potenze divine
e umane e far cadere, distruggere questi disastri che si sono addirittura stabiliti in tutti i
luoghi, in tutto il mondo. Non è male solo per quelle che vanno in questo modo
sconcio, ma è male anche per quelli che le lasciano andare. E allora, a chi manca il
male?
Figli, non posso, non voglio tacere, non compirei la mia missione. Un Cuore che
ama deve operare sempre e in tutti i modi per fare del bene.
Io con voi, voi con me nell'opera di bene, per voi, per tutti» (messaggio di Maria
SS.ma, 12 novembre 1969).
«I vostri cuori affidateli alla divina Provvidenza. Iddio sa di che cosa deve
riempire i vostri cuori. Non fateli riempire dal mondo marcio, marcio e schiavo della
moda!
La moda... la moda... non c'è altro da fare che piangere, piangere, piangere per le
anime e anche per i corpi. Tutto è disprezzato, anime e corpi.
(Al sacerdote) Figlio, come si può accogliere con benevolenza un'anima che
segue la moda? Come posso portarla al mio fianco? Se non si distacca dal male non può
seguire il bene. Parla, figlio, parla, tutto deve essere regolato come vuole Iddio, non
come vuole il mondo della moda. (Alle giovani) È lo stesso che vi guarda e che vi
disprezza, che vi guarda e vi disprezza! Il maligno spinge e accusa.
Cuori liberi, puri, siate contente, fiduciose. Fatevi amare dai buoni; i buoni
cercano le buone. Vestitevi fino al punto di farvi guardare, guarderanno con
ammirazione, non con disprezzo. Siate forti nell'interno e nell'esterno. Questi sono i
veri onori, la vera grandezza. Non mai si dica con la vostra bocca: "Si deve andare
così, questa è la moda". È si la moda, ma non è la moda di Dio (sulle ginocchia
scoperte di una giovinetta seduta, la persona strumento stende un velo bianco).
Figlie del mio Cuore Immacolato, sono contenta di potervelo dire. E come, come
sarò contenta se ciò che Io vi dico voi lo farete! Che cosa vi potrebbe mancare se Io
fossi tanto tanto tanto contenta di voi? Voi dovete comportarvi nel modo che siete
gradite a Dio e Lui sa come farvi felici. Il mondo, la moda, non possono farvi felici; e
se non possono farvi felici che cosa fanno? Che cosa fa il mondo con la sua moda
scandalosa, terrorizzante non solo all'occhio di Dio, ma all'occhio del mondo stesso?
[...] Il mare è tanto bello ed è... tanto sporco. Si va a godere il mare e a
offendere crudelmente il Donatore. Con i doni che dà, viene offeso » (messaggio di
Maria SS.ma, 22 luglio 1970).
«Che cosa rimane di buono in una creatura che non sente più nemmeno la
vergogna di camminare senza vestiti come la bestia? [...] Bisogna vestirsi all'interno
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e all'esterno. All'interno la grazia e all'esterno il vestito decente. Come si può essere
graditi all'occhio di Dio?» (messaggio di Gesù, 13 novembre 1970).
«In Cielo non c'è moda e non si giustifica il peccato perché va di moda. Iddio,
la sua parola, non cresce, non diminuisce. Così è tutto ciò che è Dio. Bontà, Amore,
Misericordia, camminano sempre nello stesso modo. Se tutto cammina nello stesso
modo, anche la Giustizia non è mai stata ingiustizia; è sempre rimasta quella che era.
Non ci sono modi di pensare, non c'è una mezza misura; il male è male, bisogna
combatterlo, bisogna liberarsene.
Per esserci il bene bisogna che non ci sia il male. Non si può rispettare la propria
coscienza quando la propria coscienza non vuol conoscere, riconoscere che la Verità è
soltanto colui che è la Verità. Bisogna conoscere le sue parole, approfondirle e
praticarle. Non si può, non si deve prenderne una parte e scartarne un'altra. Le sue sante
parole vanno tutte praticate. Non si deve dire: "Questo sì, ma quest'altro no" »
(messaggio di Maria SS.ma, 25 novembre 1970).
«(la persona strumento fa cenno a due presenti in abbigliamento non gradito e le
allontana. Carezza il sacerdote sospirando con profonda sofferenza) Come debbo
parlare, per farmi capire? Non ci sono mezze misure, non si deve seguire il mondo, se
si vuole seguire Iddio. Non ci si deve vestire come vuole il mondo; ci si deve vestire
come vuole Iddio. Figli miei, sono sorpassati i limiti, il male straripa dappertutto. Non
c'è nessuno che si batte per fermarlo, si lascia libero, se non ci si va addirittura dietro.
[...] Nella mia Chiesa passano tutti liberamente. Dove sono i miei seguaci?
Misericordia sì, ma mai sola, è sempre al suo fianco la santa giustizia. Santa sì,
ma giustizia. Ci si lascia portare dalla corrente, la corrente del mondo: aggiornamenti.
La moda non è giustificata dalla misericordia, deve passare dalla giustizia. Ecco
perché bisogna combatterla» (messaggio di Gesù, 18 aprile 1971).
«In Chiesa, chi c'è in Chiesa? Si sa chi c'è, c'è Dio, vivo, vero, e come ci si deve
presentare? E come ci si deve preparare per riceverlo nel cuore? Come possono essere a
posto, preparati nell'interno, se sono tanto sconci nell'esterno? Mascherati, nudi, ci si
presenta a Dio?
Figlio mio, i suoi ministri indulgenti, figlio, indulgenti, lasciano via libera! Tutto
è giustificato anche per la Chiesa; i sacerdoti giustificati. Sulla moda del maligno anche
loro sono d'accordo! Sono ministri fedeli questi che giustificano il male con tanta
facilità?
Figlio mio, Io non debbo giustificarlo; debbo gridare, combattere, difendere le
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anime che sono come gli agnelli in bocca al lupo.
O figlio mio, non posso dirti di più. Molto, molto, figlio, dovrei dirti. Se spesso
ricordassero le sue parole (la persona strumento indica il Crocifisso): "Questa è casa di
Dio; ne avete fatto una spelonca di ladri!"
Figlio mio, non basta, non basta combatterlo soltanto nelle Chiese il male:
bisogna combatterlo in tutti i luoghi. Questa è la missione del buono e santo sacerdote»
(messaggio di Maria SS.ma, 9 febbraio 1971).
«Figli miei, non è poco l'errore che si sta propagando nella Chiesa santa.
Come mi si rispetta, se non mi si fa rispettare? Anche le Chiese sono aperte alle...
(sembra non poter dire ciò che pur vuole dire)... donne da teatro, alla carne che deve
dar pasto al leone. Figli miei, se non si sollecita questo riparo sarò costretto a far
chiudere la mia Chiesa fin che non vi si entra con il dovuto modo di rispetto alla mia
Casa. È Casa di preghiera, non Casa di scandalo. Vi prego di intervenire con tutte le
vostre forze. Non abbia paura chi deve difendere Me» (messaggio di Gesù, 27 giugno
1971).
«Che cosa ho fatto per dare alla donna la mia dignità? Mi sono io prima
comportata nel modo come alla donna tocca. E come è avvenuto tanto cambiamento,
tanta differenza fra me e le donne di questo tempo? Come si può usare il nome di
cristiana, se da cristiana non ci si comporta in nessun modo? Non voglio che in questo
luogo si entri indecentemente vestiti.
Non basta che il cuore sia buono, bisogna che tutto sia buono, interno ed esterno»
(messaggio di Maria SS.ma, 22 giugno 1973).
«Non può mancare il male interno, quando c'è il male esterno. È un vero assurdo
pensarlo e credersi buoni nel cuore, se non si è buoni in tutti i modi. Quando il male è
sulla pelle, fa presto a entrare in tutto il corpo. Il veleno non avvelena soltanto quando
si beve a sorsi e si manda nell'interno. Il veleno avvelena anche quando si porta
nell'esterno.
Devi tu, figlio, spiegare questo mio pensiero, questo mio dire. Non voglio io
spiegarlo in altri modi. Non può passare dalla mia bocca più di questo.
Bisogna fare attenzione se si vuole la salvezza dell'anima e la mia protezione»
(messaggio di Maria SS.ma, 29 luglio 1973).
«Figlie, siate semplici, belle come le colombe, vestitevi bene, ma come tocca a
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voi, non come tocca a loro (la persona strumento indica gli uomini). Figlie, tutto
deve funzionare bene, dovete essere donne come siete, buone, sante figlie. Se io vi dico
figlie, voi dovete dirmi Mamma e se Io sono Mamma, come potrei essere contenta di
avere figlie che seguono il mondo e non Me?» (messaggio di Maria SS.ma, 24 ottobre
1970).
«Figli miei, come posso in un cuore, posso in tutti i cuori; ma bisogna volermi e
darmi e mettersi nel modo che Io possa mostrarmi per mezzo vostro.
Come posso mostrarmi per mezzo vostro, se voi siete del mondo? Come posso
mostrarmi in pantaloni? Imitarmi per possedermi! Figli miei, ecco perché vi ho detto
che sono la mendicante, perché quando mi si dà non mi si dà tutto! Io voglio tutto per
potermi manifestare anche per mezzo vostro. Come posso mostrare in voi la mia
presenza, se tutto non è adeguato alla mia presenza?» (messaggio di Maria SS.ma, 31
luglio 1973).
«(Prima di parlare guarda a lungo il gruppo delle giovani; quasi tutte
indossano i pantaloni. L'atteggiamento e l'espressione del volto esprimono dolore).
Figli miei, sono venuta prima di tutto per voi, figli miei sacerdoti. Il vostro cuore
è buono, ma non è buono come è buono il Cuore della Mamma!
La Mamma non ha potuto più tacere di fronte a questa terribile sconcezza (la
persona strumento indica il modo di vestire delle giovani). La Mamma non ha paura di
chiamare e richiamare i suoi figli che stanno camminando sull'orlo dell'abisso. Se non
si fa presto a mettere riparo... non ci si salva.
(rivolta ai sacerdoti) Nonostante la vostra bontà, non c'è ancora il vero coraggio,
il vero amore per gridare apertamente che bisogna mettersi nella via giusta. Figli miei,
ecco perché io sono qui pellegrinante ad ogni paese, ad ogni città; perché il male si è
infiltrato dovunque, ha infettato tutti i luoghi» (messaggio di Maria SS.ma, 24 agosto
1973).
Note di dottrina e del Magistero della Chiesa
IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA (CCC), parlando dello
scandalo, insegna che esso: «è l'atteggiamento o il comportamento che induce altri a
compiere il male. Chi scandalizza si fa tentatore del suo prossimo. Attenta alla virtù
e alla rettitudine; può trascinare il proprio fratello nella morte spirituale. Lo scandalo
costituisce una colpa grave se chi lo provoca con azioni o omissioni induce
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deliberatamente altri in una grave mancanza» (CCC 2284). «Lo scandalo può essere
provocato dalla legge o dalle istituzioni, dalla moda o dall'opinione pubblica» (CCC
2286). Dunque Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma apertamente che una delle
cause dello scandalo può essere la moda!
Già nel 1943 1'Arcivescovo di Milano, il CARDINALE SCHUSTER, con
lettera pastorale ammoniva: «E quello che più ci addolora è che taluni si fanno una
coscienza amorale, non convinti di far male; così che non pochi hanno poi l'audacia di
frequentare la casa di Dio e di accostarsi perfino ai santi sacramenti. Quante volte, in
Chiesa, davanti a certe procaci nudità, si è tentati di ricorrere allo staffile di Nostro
Signore contro i profanatori della Casa del Padre Celeste».
L'EPISCOPATO DEL LAZIO, in occasione della quaresima del 1949, con
Lettera Pastorale lamentava: «La moda si fa sempre più audace ad insidiare coscienze
e a rovinare innocenze; dilaga ovunque nelle strade, nei ritrovi, nei teatri: valica le
Porte del Tempio e si spinge fino all'altare ad insultare Gesù in Sacramento. Si fa della
moda una legge a cui si deve obbedire ciecamente».
Ai nostri tempi la situazione si è aggravata ulteriormente. In molte Chiese donne
con abiti scandalosi ricevono tranquillamente la Santa Comunione o vanno all'Ambone,
cioè al luogo dal quale viene annunciata la Parola di Dio. A proposito di questa usanza
ormai diffusa, scrive il Domenicano contemporaneo PADRE RAIMONDO SORGIA,
sotto lo pseudonimo di Jean De la Maioson: «Temo che, a dispetto di ogni ottimismo,
le reazioni e i pensieri di quanti occupano la navata centrale o le cappelle con vista sul
presbiterio non debbano essere altrettanto elevati e spirituali» (Un po' di galateo (anche
in Chiesa) non guasta, Elledici, 1996).
Contro l'indifferenza dei pastori di fronte al male alza la sua voce autorevole S.
GREGORIO MAGNO, uno dei più zelanti pontefici e tra i maggiori padri della
Chiesa Occidentale: «Dovere del Pastore d'anime è [...] correggere con grande
severità e zelo quei mali morali dei sudditi che non possono essere trattati con
irresponsabile leggerezza. Scagliarsi, infatti, contro certe colpe, con un impegno
inferiore al dovuto, significa diventare, in radice, complici delle colpe di tutti»
(La regola pastorale, O.c., pp. 179-180).
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Il BEATO lLDEFONSO SCHUSTER così continua nella sua lettera pastorale:
«I buoni, scandalizzati e nauseati, vanno ripetendo: "Ma perché l'Autorità Ecclesiastica
non interviene? Perché essi debbono permettere di queste sconcezze in Chiesa?"».
Proseguendo la sua lettera pastorale, risolutamente afferma: «A Noi sembrerebbe
di tradire il Nostro ufficio di Pastore d'anime, se ancora una volta non richiamassimo
tutti i fedeli dell'Arcidiocesi ad una seria considerazione di questo nostro monito, e se
non adoperassimo altresì tutti quei mezzi che sono a nostra disposizione per impedire
tanto male: almeno in Chiesa, possiamo e dobbiamo intervenire noi!». E dopo aver
elencato severe disposizioni per far cessare tanto scandalo così prosegue:
«Diminuiranno i fedeli in Chiesa? Può accadere che queste nostre disposizioni
allontanino dalla Chiesa, e forse anche dai sacramenti, parecchie persone, ostinate nella
loro cattiva abitudine. Ma ognuno comprende che è molto meglio per la Chiesa
amputare le membra cancrenose per salvare almeno le sane. [...] Ora, non è chi non
vede che questi cristiani che si ostinano a seguire una moda scandalosa e pagana,
non solo non hanno niente di eroico, ma sono del tutto indegni di appartenere alla
Chiesa [...]. Abbiamo impartite queste disposizioni per la Casa del Signore perché
almeno in Chiesa è il Vescovo che deve comandare con autorità. Però preghiamo e
scongiuriamo i fedeli a seguirle anche fuori di Chiesa, memori che il corpo nostro è
Tempio dello Spirito Santo.
SAN PIO DA PIETRELCINA, apostolo del sacramento della penitenza, non
accettava al confessionale le donne che non avessero la gonna lunga sotto il ginocchio.
SAN TOMMASO D'AQUINO afferma che lo scandalo è il peccato dei peccati
perché provoca la rovina spirituale del prossimo e si oppone direttamente alla carità
(Summa Th., II-II, q.169, a. 2) che invece ne esige la salvezza eterna.
Nel Vangelo, GESÙ risolve il problema morale dell'abito in forma diretta, anche
se implicita, quando parla dello sguardo impudico: «Avete inteso che fu detto: Non
commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già
commesso adulterio con lei nel suo cuore» (Mt 5,27-28). Lo sguardo, accompagnato da
desiderio impuro, verso qualsiasi donna è colpevole come l'adulterio. Qui occorre fare
una decisiva distinzione. Se la donna è vestita decentemente e ha un atteggiamento
ispirato a onestà e modestia, la colpa del desiderio impuro è imputabile soltanto alla
malizia dell'uomo, che l'ha guardata e desiderata. Ma se la donna è vestita in modo
immodesto tale da provocare l'uomo, c'è una colpevolezza anche nella donna che è
appunto il peccato di scandalo. La donna è responsabile del peccato dell'uomo che l'ha
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guardata con concupiscenza. Ella lo ha indotto al male, facendosi strumento di
tentazione. Gesù nel passo evangelico, dove condanna lo sguardo concupiscente
dell'uomo, condanna altresì l'abbigliamento scandaloso della donna che lo ha
provocato!
Note sull'uso dei Pantaloni da parte delle donne
Il Boerio (Dizionario del dialetto veneziano, Venezia, 1829) così definisce i
pantaloni: "voce qui introdottasi e naturalizzata dopo la rivoluzione politica, e vale
calzoni alla marinara, cioè calzoni lunghi e larghi che ricoprono tutta la gamba, e che
poi passarono in uso presso che comune".
Il Dizionario della Lingua Italiana Garzanti (1976) definisce i calzoni un
"indumento maschile che copre la persona dalla cintola alle caviglie".
La qualifica dei pantaloni o calzoni come indumento propriamente maschile si è
conservata per lunghissimo tempo. Infatti, fin dall'antichità l'uomo e la donna hanno
sempre indossato abiti inerenti al sesso e quindi ben diversi l'uno dall'altra. Gli abiti
maschili e femminili si sono sempre distinti tra di loro; questa consuetudine è una
costante che manifesta il sentire comune degli uomini e di tutte le culture, civiltà e
religioni. Tale senso comune afferma la legge naturale che distingue i due sessi,
maschile e femminile, ed esige che tale distinzione sia manifesta e significata anche
dalle fogge del vestire.
La storia dei costumi dalle origini fino agli inizi del '900 sta a testimoniare la
diversità delle forme dei vestiti tra i due sessi. Tale distinzione è una legge iscritta nella
persona umana e un sentimento dettato dall'ordine naturale fondato sulla diversità
sessuale dell'uomo e della donna.
Questo sentimento universale si è sempre rifiutato di dare abiti uguali ai due
sessi, sia per salvaguardare la loro diversità sia per valorizzare la loro identità e
complementarietà.
Al sentimento innato e naturale che fa sentire l'uomo sessualmente diverso dalla
donna, si unisce il senso universale del pudore che spinge la persona a coprirsi con
indumenti diversificati tra i due sessi.
In uno dei primi libri della Bibbia già si trova una legge che proibisce
severamente la promiscuità dell'abbigliamento fra uomo e donna: «La donna non si
metterà un indumento da uomo né l'uomo indosserà veste da donna; perché
chiunque fa tali cose è in abominio al Signore» (Dt 22,5).
Questa legge è la prima di una serie di leggi che proibiscono usanze culturali in
contrasto con l'ordine naturale e che potevano attirare gravi sventure sul colpevole (cfr.
Von Rad, Study in Deuteronomy, 19). "Questa norma è nel quadro della concezione
generale della divisione o distinzione, su cui, secondo gli israeliti, si fonda l'ordine
dell'universo" (la Bibbia, Ed. Marietti, 1980, p.440).
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In verità, l'ordine universale costituito da Dio è incentrato sull'uomo, re
dell'universo. Per "uomo" a immagine e somiglianza di Dio, la Bibbia intende la
creazione di due persone, con pari dignità, distinte e complementari tra di loro in
quanto esseri sessuati, e cioè maschio e femmina: «Dio creò l'uomo a sua immagine; a
immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò» (Gn 1,27).
La sublime regalità dell'uomo è cantata dal Salmo: «O Signore, che cos'è l'uomo
perché tu te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco
meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato; gli hai dato potere sulle opere
delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi; tutti i greggi e gli armenti, tutte le
bestie della campagna» (Sal 8, 5-9).
L'uomo, infatti, creato da Dio a sua immagine e somiglianza, è superiore a tutte
le creature e su di esse deve esercitare il suo dominio: «E Dio disse: "Facciamo l'uomo
a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare, sugli uccelli del
cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla
terra» (Gen 1,26).
Con la creazione dell'uomo, Dio corona la sua opera. A differenza di tutte le
creature, l'umanità (uomini e donne) è creata secondo l'immagine e la somiglianza di
Dio: per tale proprietà l'uomo, unità di anima e di corpo, è rivestito di bontà, sapienza,
bellezza, gloria, fasto, vigore, splendore, come Dio stesso. La superiorità spirituale e
fisica dell'essere umano lo rende il luogotenente di Dio nel mondo, il governatore della
natura, il dominatore delle creature. Fra tutte l'uomo è il simbolo vivo di Dio, come
afferma S.Ireneo: "La gloria di Dio è l'uomo vivente"; egli è il re universale, il vicario
del Gran Re!
Dalla Divina Rivelazione emergono due verità principali: la dignità della persona
umana e l'insopprimibile distinzione del sesso maschile da quello femminile; questi due
fondamentali valori esigono di essere rigorosamente conservati e manifestati in ogni
comportamento, anche nella scelta dell'abbigliamento.
Le forme del vestire sono dettate da diversi fattori quali il clima, l'ambiente,
l'estetica e soprattutto la dignità e il decoro della persona, la diversificazione dei sessi e
il senso del pudore.
Così l'abito diventa un segno distintivo e manifestativo dell'individuo.
L'inosservanza delle leggi naturali che dettano la scelta dell'abbigliamento sta a
significare: decadenza dei costumi, disordine morale, degrado della persona, confusione
dei sessi, ribellione al disegno creazionale di Dio.
La perversione dei valori nella società contemporanea a raggiunto il caos: non si
distingue più la destra dalla sinistra! (cfr. Gn 4,11). ... Anche gli abiti maschili, in
particolare i pantaloni, indossati dalle donne sono un segno dei tempi.
L'azione della Chiesa nel passato ha impedito il diffondersi di tale costume,
aiutata in questo dalla cultura del tempo, che, anche quando ostile alla morale cattolica,
ancora conservava universalmente la distinzione delle fogge del vestire tra uomini e
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donne, accompagnate anche da un certo senso del pudore.
Solo a partire dalla metà dell'800 le donne hanno cominciato ad indossare i
pantaloni. Tale moda si è poi diffusa rapidamente nel '900, dagli anni 60, in quasi tutte
le società contemporanee fino ad assumere proporzioni smisurate: ora dilaga al punto
che una gran parte del sesso femminile li indossa in varie forme, come abito più in uso.
Ma la consuetudine non abolisce i limiti imposti dalla morale. Sant'Alfonso,
dottore della Chiesa ed eminente autore di teologia morale, insegna che il dovere di
proteggere noi e gli altri dal cadere in pensieri e in desideri contro la purezza comporta
l'obbligo della modestia nel vestire e nel comportamento (cfr. Istruzione pratica per i
confessori, 4,29; 9,8-10; Teologia morale 2,55). L'autorevole moralista afferma ancora
che una limitata misura dell'immodestia può cessare di essere occasione di caduta grave
per quanti vi sono abituati. Tuttavia ci sono limiti oltre i quali l'abitudine non toglie
l'occasione di cadere gravemente (Teologia morale 2,55).
Il sommo Pontefice Pio XII ammonisce coloro che in nome della consuetudine
vogliono togliere ogni limite alla moralità dei costumi: "I sofismi più insidiosi, che
sogliono ripetersi per giustificare l'impudicizia, sembrano essere i medesimi
dappertutto. Uno di essi fa leva sull'antico detto "Ab assuetis non fit passio" (tr. Dalla
consuetudine non nasce passione) allo scopo di dare per superata la sana ribellione
degli onesti contro fogge troppo ardite. Occorre forse dimostrare quanto sia fuor di
luogo l'antico detto in tale questione? Già abbiamo accennato, parlando dei limiti
assoluti da salvare nel relativismo della moda, all'infondatezza anche di un'altra fallace
opinione, secondo cui la modestia non si confà più all'epoca contemporanea" (Discorso
sulla moda, 8 novembre 1957).
San Tommaso d'Aquino, commentando il passo della Bibbia che vieta abiti
maschili per le donne (Dt 22,5), così insegna: "Perciò di suo è peccaminoso che una
donna si vesta da uomo e viceversa; specialmente perché questo può essere causa di
lussuria" (S.Th. II-II, q.169, a.2).
Il Magistero della Chiesa si è pronunciato sempre a salvaguardia del pudore e
della distinzione dei sessi. Già nel '700 Sant'Alfonso Vescovo diffidava una donna
della sua diocesi che indossava i pantaloni. La lettera del santo Vescovo è conservata
nel monastero di S.Scolastica, in Subiaco.
Il Beato Guido Maria Conforti, fondatore dei Saveriani, in sintonia con il Papa
e con i Vescovi della regione emiliana, della cui Conferenza fa parte, si fa portavoce a
Parma per combattere la battaglia a difesa del pudore e dell'inversione del portamento
della natura che ha fatto diversi i due sessi. Il santo Vescovo afferma e denuncia che
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"tale inversione non di rado ha origine in una latente sensualità e come è spregevole
per l'uomo essere effeminato, lo è altrettanto per la donna il prendere pose, aria e
atteggiamenti maschili" (22 giugno 1927).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC), commentando il nono
comandamento, parla della "lotta per la purezza". In tale contesto è sottolineata la
valenza insopprimibile del pudore. Si riportano i passi più significativi relativi
all'abbigliamento.
"Il pudore preserva l'intimità della persona. Consiste nel rifiuto di svelare
ciò che deve rimanere nascosto. È ordinato alla castità, di cui esprime la delicatezza.
Regola gli sguardi e i gesti in conformità alla dignità delle persone e della loro unione"
(CCC 2521).
"Il pudore è modestia. Ispira la scelta dell'abbigliamento" (CCC 2522).
"Esiste non soltanto un pudore dei sentimenti, ma anche del corpo. Insorge, per
esempio, contro l'esposizione del corpo umano in funzione di una curiosità
morbosa in certe pubblicità, o contro la sollecitazione di certi mass-media a
spingersi troppo in là nella rivelazione di confidenze intime. Il pudore detta un
modo di vivere che consente di resistere alle suggestioni della moda e alle pressioni
delle ideologie dominanti" (CCC 2523).
"La cosiddetta permissività dei costumi si basa su un'erronea concezione della
libertà umana. La libertà, per costruirsi, ha bisogno di lasciarsi educare preliminarmente
dalla legge morale" (CCC 2526).
Da quanto esposto fino qui, risulta evidente che la donna che indossa i
pantaloni assume un comportamento contrario alla dignità femminile e alla
morale.
Nel primo caso perché incentiva la confusione dei sessi; nel secondo caso perché
provoca lo scandalo nei confronti degli uomini. In realtà i pantaloni indossati dalle
donne, molto spesso, sono spudoratamente attillati ed così aderenti da profilarne le
fattezze e le forme, e ciò equivale a svelare "ciò che deve rimanere nascosto" (CCC
2521) e infrange il senso del pudore che "insorge contro l'esposizione del corpo umano"
(CCC 2523).
Movimento Mariano Betania
Ed. seconda - 8 giugno 2014 - solennità di Pentecoste
(V2.2 - Ultimo aggiornamento 16 giugno 2014)
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