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PER F&F Francesca è, nei racconti di Michela, la giovinetta laureanda che durante una lezione di linguistica dei primi anni Duemila sfidò i molesti suonatori di bonghi sotto le finestre dell’aula 16 di Palazzo Nuovo: “stiamo cercando di fare lezione, cazzo!”. Non ne ricavò nulla: quelli la invitarono con premura a pensare ai fatti suoi, ma usando un linguaggio più vernacolare, e continuarono a manifestare con le percussioni il loro disappunto verso la società. Francesca è anche quella che al nostro matrimonio ha investito il suo tempo, quello di sua madre e di una zia, oltre a parte dei frutti del suo giardino, per comporre quei centro tavola che son tanto piaciuti a tutti. Francesca è inoltre la prescelta proprietaria di un gatto rosso, oggi praticamente ottantenne, in arrivo dalla cucciolata della nonna. Il che, diciamolo, ci rende praticamente parenti. Fabio… beh Fabio si può dire che ha sfidato un temporale torinese per accorrere a una degustazione di polpette. Cosa non di poco conto. Nemmeno per chi ha avuto modo di fare esperienza dei monsoni di altre latitudini. Se siete arrivati fin qui significa che il peggio è passato. Il peggio sono le settimane che precedono il sì, quelle settimane in cui chiunque, dai genitori ai lontani cugini, tenta di infliggervi ansie, preoccupazioni, problemi impertinenti, la propria visione di quel che avreste dovuto o non dovuto fare. Direi che ve la siete cavata. Per il vostro matrimonio, questo sposalizio in cui gli invitati portano in dono i loro talenti, ci siam guardati un attimo e pensato: Beh Michi tu che sai fare? Le foto? Un account instagram non fa di te Annie Leibovitz Ah già. Potrei cantare Vuoi che la festa finisca anzitempo? Mh, hai ragione. Tu sai cucinare Sì, magari li invitiamo a cena un’altra volta però Potrei dare dei consigli su come si sopravvive a un coinquilino previsto per legge Sei molto competente in materia? Pi ù o meno quanto te Ottimo. Procediamo Consiglio n.1. Lo stendibiancheria Vi sembrerà impossibile ma litigi inverosimili si consumano attorno a questioni di apparente semplicità legate al vivere comune e alla gestione del quotidiano. Cara Francesca, so che sei seguace della chiesa “se lo stendi per bene, non servirà stirarlo”, di cui anche Michela è un’adepta appassionata. Ma è bene, se ancora non ne sei provvista, che ti procuri il contatto di una lavandaia di fiducia presso la quale far sparire nottetempo quei capi che proprio non è possibile indossare appena tolti dallo stendibiancheria. In caso fossi in difficoltà, ce n’è una davvero ottima, veloce e soprattutto discreta sotto casa nostra. Consiglio n. 2. Una donna triste Fabio, conosci Francesca da abbastanza tempo per sapere che, anche se la vedi così dinamica, indipendente, ricca di sorrisi e di entusiasmi, non è immune da qualche periodica crisi di malinconia ossessiva. Succede a tutte le donne, anche le insospettabili e tu, uomo, non puoi fare niente, solo aspettare che passi e assecondarla. Assecondarla normalmente significa concederle una serie di iniziative moleste sulla tua persona. Far finta che sia colpa tua insomma. E anche se in tutta coscienza puoi dire di non aver fatto niente di sbagliato sappi che qualcosa la si trova sempre. Chiederle ripetutamente “cos’hai?”, ormai l’avrai imparato, è il modo migliore per alimentarne la depressione e, in certi casi, la furia. Assecondarla, dunque. Il che potrebbe significare anche restare al buio in mansarda a fissare un tablet spento per due ore. In tal caso troverà la tua presenza irritante. Ma la tua assenza la offenderà a morte. Consiglio n. 3. La pancia degli uomini Attorno all’adipe, o presunto tale, si consumano dibattiti di coppia millenari. Fabio mi sembra molto lontano dal problema. Moltissimo. Ma non conosco uomini immuni: non ho mai saputo di un uomo che, varcato la soglia dell’alcova, non avesse un rapporto conflittuale con la propria pancia, anche quella che non possiede. Nemmeno una donna per la verità. Ma l’uomo sviluppa con il proprio adipe, per quanto infimo, un conflitto che non assomiglia ad altri. Perché ci si identifica. Si sovrappone alla sua identità: egli non è più uomo. Egli è pancia. Ho visto uomini fare la fame accanto a donne onnivore e gaudenti, ne ho visti altri spiare con rancore copertine alla moda recanti primi piani di addominali carapaci. Non ho mai conosciuto un uomo che non sentisse il bisogno di giustificarsi per la propria pancia. Né ho mai conosciuto un uomo che non abbia letto almeno una volta le istruzioni d’uso dei fanghi guam o studiato con perizia i benefici effetti di un’alimentazione ricca di fibre. L’ideale nel ménage di coppia, a guardar bene, è quando il minestrone di stagione te lo prepara lui. Consiglio. 4. Le cose che indosso soltanto in casa È un tranello in cui cadiamo tutti, nel chiuso delle nostre capanne d’amore. Parlo di abbigliamento, di quello nascosto, quello cui accedono soltanto gli intimi: l’abbigliamento di casa. Sì, perché tra le mura domestiche avvengono le metamorfosi più interessanti. Non importa quanto là fuori siate alla moda, di tendenza e sempre raggianti e presentabili. Dentro casa, oh, dentro casa accadono cose incredibili: felpe macchiate, pantaloni sventrati, maglie infeltrite, calzettoni, babbucce, pinzette tra i capelli e tshirt del novantadue. Per non parlare dell’abbigliamento notturno. Diciamolo: quante donne dormono in guepiere? Nessuna. Non credo che Fran faccia eccezione: passata la fase del “ma certo che non ho freddo, dormo solo con un copricapezzoli di swarowski” cominciano a comparire vestagliette della nonna, pigiamoni fiorati, magliette della salute in flanella. Rosa. O a rombi. Lo fa per te Fabio. Fidati. Lo fa per evitare di svegliarti una notte di febbraio cacciandoti due piedi ghiacciati sotto ai polpacci. Potremmo continuare altre sei ore ma non avete bevuto abbastanza per sopportarlo. Per concludere, non abbiamo idea di come far funzionare un matrimonio. Vorremmo però fare riferimento a uno dei nostri filosofi di fiducia, Clint Eastwood, che fa dire a uno dei protagonisti del suo ultimo film qualcosa tipo “L’amore? Non so cosa sia, ma non è il matrimonio. Il matrimonio sei tu che ti fai la barba in bagno mentre tua moglie seduta sul cesso si taglia le unghie dei piedi”. Ecco, no. L’obiettivo di questo sodalizio tendenzialmente duraturo che chiamiamo ‘matrimonio’ sarebbe di smentire, almeno per la maggior parte del tempo, la scena evocata da questa drammatica immagine. Quindi, ultimo Consiglio. Il segreto per un buon matrimonio non lo sappiamo ma non smettete mai di tenervi per mano, contendervi il divano, stappare una bottiglia pregiata per una cena qualunque del martedì sera. Fate in modo, anche se indossate la felpa infeltrita del novantadue, di sentirvi bellissimi, insieme.