Le forme dell`acqua - Il Verde Editoriale
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Le forme dell`acqua - Il Verde Editoriale
ESTRATTO DA PROGETTAZIONE FONTANE IN AMBITO URBANO ACER © IL VERDE EDITORIALE MILANO Le forme dell’acqua Testo e foto di Gilberto Oneto, architetto paesaggista L’ Specchio del paesaggio Nello spazio urbano l’acqua è innanzitutto elemento di transizione quando questo si affaccia su una riva o su una sponda: la superficie del mare, del lago o del fiume costituisce l’altra metà del paesaggio, una sorta di presenza speculare, di supporto e di arricchimento dei caratteri propri dello scenario urbano. In tale caso la scena acquista una direzionalità prevalente, si trasforma in una ▼ Superficie speculare, fonte di refrigerio, elemento dinamico e decorativo, l’acqua è un importante tassello del paesaggio urbano. Dal suo indiscusso potere evocativo alle difficoltà legate alla gestione di questo bene, una lettura del suo dialogo con la città acqua costituisce uno degli elementi fondamentali di qualificazione del paesaggio inteso in senso complessivo e conserva questa sua speciale valenza anche nella formazione dei caratteri fisici e percettivi del paesaggio urbano. In tale contesto essa ripropone gran parte dei suoi caratteri generali ma assume anche talune specialissime valenze collegate al particolare ambiente costruito in cui si pone. Carlo Galimberti Freschezza, dinamismo e musicalità tra le qualità che connotano l’acqua. 37 • ACER 3/2006 ESTRATTO DA ACER Anna Pisapia © IL VERDE EDITORIALE MILANO ▼ sorta di balconata sull’altro paesaggio che vi entra quasi esclusivamente quale elemento di percezione passiva: da guardare e, solo di rado, da cui guardare. La presenza della superficie d’acqua condiziona volumi, rapporti, ma anche colori e sensazioni del paesaggio “asciutto”. La presenza di uno specchio d’acqua “calma” di buone dimensioni porta anche un’atmosfera di quiete e di riflessione. Il senso di tranquillità di una superficie speculare dilata gli spazi sfalsando dimensioni, volumi e prospettive, e modifica radicalmente la percezione complessiva dell’ambiente con giochi di luci e di riflessi. Lo stesso effetto può essere ottenuto anche da specchi o vasche d’acqua di dimensioni relativamente limitate purché rispondano ad alcuni requisiti fisici basilari, come la sobrietà delle forme, la scarsa percettibilità visiva delle sponde e l’assenza di movimenti fastidiosi sulla superficie. Specularità e trasparenza dell’acqua esaltano e moltiplicano gli effetti della luce e dei colori, distorcendo i rapporti cromatici. Fonte di dinamismo Per contro, trova una straordinaria espressione di valore ambientale la presenza nel paesaggio costruito dell’acqua in forma dinamica: il suo movimento porta colore, sensualità, vitalità e caratterizzazione formale. Le proprietà visive e tattili dell’acqua giocata con opportuni movimenti e con studiate luminosità ne fanno un intrigante elemento che risulta fondamentale nella sensualità della percezione. La funzione vitale e vivificante dell’acqua sull’ambiente si rende evidente in mille modi: la sua trasparenza ravviva i caratteri propri dei materiali, il rumore drammatizza la percezione dei rapporti scenografici, la freschezza dà carattere al micropaesaggio circostante, il movimento catalizza e moltiplica l’attenzione, la musicalità completa il coinvolgimento sensuale e il gioco ripropone la fondamentale esperienza del paesaggio come divertimento. Lo studiato utilizzo dell’acqua, soprattutto di quel- Sopra, da sinistra, il Tevere, “altra metà del paesaggio”, e giochi di luci e riflessi di una fontana storica nel centro di Roma. la in movimento, possiede pure la straordinaria capacità di influire anche sul microclima urbano di contorno, sia in termini di più generale refrigerio dell’aria che in quello di fonte diretta di sollievo alle persone e agli animali. Scultura ambientale Fra i caratteri più specifici legati al paesaggio urbano ci sono anche quelli dell’acqua intesa come elemento decorativo, architettonico, scultoreo e simbolico. Nessun altro elemento è carico di metafore e di implicazioni profonde come l’acqua, sia che venga contenuta in una geometria carica di sacralità sia che ne siano sfruttate le valenze naturalistiche. In quest’ottica risulta fondamentale la sua funzione nella definizione architettonica di Architetture d’acqua nei giardini storici uso dell’acqua quale elemento di decoro e utilità ha caratterizzato fin dalle origini parchi e giardini storici. Negli impianti medievali l’acqua è elemento centrale, simbolo di vita e di vita eterna: una fontana o un pozzo sono spesso collocati al centro del giardino, quasi sempre impostato su uno schema quadrangolare, suddiviso in quattro riquadri da vialetti perpendicolari. È però negli impianti formali dei giardini tardo rinascimentali che l’acqua assume un ruolo architettonico fondamentale, in relazione simbiotica con le decorazioni architettoniche. Su di essa si concentrano le attenzioni di ingegneri, architetti e scultori, impegnati a creare complessi sistemi di adduzione e smaltimento, fontane, vasche, peschiere, catene d’acqua, vere e proprie cascate che caratterizzeranno nei secoli i giardini formali. Dezailler d’Argenville, celebre trattatista francese, definisce nel 1739 l’uso dell'acqua nei giardini: “le fontane e le acque sono l’anima dei giardini, e ne costituiscono il principale ornamento; sono esse che li animano e per così dire li fanno rivivere. Un giardino, per bello che sia, se non contempla l’uso dell’acqua, sembra triste e tetro, e manchevole in una delle sue più belle componenti”. Nei siti a carattere formale, fontane, ninfei, giochi d’acqua, cascate, peschiere o bacini venivano collocati sugli assi principali e secondari del giardino geometrico, costituendo il fulcro visivo dell’impianto: il giardino della Villa d’Este di Tivoli o il parco della Reggia di Caserta esemplificano in modo eccezionale quanto l’acqua costituisse il fulcro dell’impianto, con vasche, cascate, fontane monumentali, zampilli scenografici. In Francia la realizzazione dei sogni di Luigi XIV e del grandioso progetto di Le Nôtre per i giardini della Reggia di Versailles fu possibile grazie alla costruzione di una pompa gigante, la “macchina di Marly” che prelevava acqua dalla Senna e, tramite un lungo acquedotto, riforniva le 1400 fontane che contribuirono a rendere Versailles un modello imitato in tutta Europa. Si tratta di siti spettacolari, capaci di suscitare meraviglia e ammirazione nel visi- tatore con colori, suoni, forme sempre mutevoli e inaspettate. L’acqua poteva formare arcobaleni artificiali e gallerie percorribili (all’asciutto), riproduceva suoni quali il canto degli uccelli o melodie musicali, o creava scherzi e occasioni di divertimento cui il visitatore, più o meno inconsapevolmente, partecipava e in cui il fontaniere manifestava tutta la sua fantasia e abilità. Nel XVI-XVII secolo i giochi d’acqua erano molto ricercati: famosi, in proposito, quelli recentemente restaurati del ninfeo della villa Litta di Lainate (MI) e rinomati quelli del parco di Villa Barbarigo a Valsanzibio (PD) o del Giardino segreto di Caprarola (VT). Con il diffondersi del giardino paesistico l’acqua rimane componente fondamentale, ma con un ruolo diverso: Ercole Silva nel suo trattato Dell’arte de’ giardini inglesi del 1801 scrive che essa “...collegata con altri oggetti produce effetti diversi e vantaggiosi. Dà un aspetto ridente all’om- Alberta Cazzani L’ Cascata della fontana di Eolo, nel parco della Reggia di Caserta. ACER 3/2006 • 38 ESTRATTO DA ACER PROGETTAZIONE © IL VERDE EDITORIALE MILANO volumi e di rapporti spaziali: essa può essere costruzione formale, gioco decorativo e vera e propria scultura ambientale. Questo genere di presenza all’interno dei paesaggi urbani avviene principalmente sotto forma di fontane e di vasche formalmente definite. Le fontane, indipendentemente dai loro caratteri specifici, sono gioco e decorazione, complemento e completamento dell’architettura o elementi a sé stanti. La storia del paesaggio urbano di qualsiasi epoca o luogo è anche una lunga teoria di pagine gloriose di realizzazione di fontane, dalle più “classiche” e famose fino alle mille reinterpretazioni moderne e postmoderne, magari anche lontane dalle più tranquille consuetudini formali, ma rispondenti alle stesse eterne funzioni. Tutte hanno, infatti, in comune la robusta attrattività percettiva, la forza di immagine preminente, e la carica di identificazione e di riconoscibilità: tra tutti gli elementi che compongono lo scenario urbano, le fontane possiedono in misura maggiore la dote di riuscire a connotare lo spazio in cui si collocano. Quasi inevitabilmente una piazza, uno slargo o un brano di città vengono identificati, anche toponomasticamente, con la fontana presente in quello spazio. Rovesciamento delle leggi della fisica in questa fontana a Osaka (Giappone). Evocazione ▼ Un’ulteriore peculiarità dell’acqua è fornita dalla sua capacità di conservare valori simbolici, e a volte anche pratici, sotto forma di surrogato dipinto, scolpito o addirittura solo bra, e cambia un deserto in deliziosa regione; aumenta la sembianza selvaggia delle difformi roccie e dé dirupi, e sparge altresì la serenità e il bello su questi oggetti”. Muta la logica d’impiego dell’acqua: bandite le forme regolari e rettilinee e le rigide simmetrie, si abbandona l’artificiosità dei manufatti architettonici e scultorei del giardino formale. L’acqua si esprime in stagni, laghi, laghetti, fiumi, torrenti, ruscelli, cascate, disegnati in forma libera a imitazione di quelli naturali. Questi nuovi manufatti erano tanto più apprezzati quanto più riproducevano fedelmente forme e disposizioni naturali, celando gli accorgimenti tecnici necessari alla loro creazione e sussistenza. Vengono progettate scene che, come brani di natura, riproducono laghi dalle rive curvilinee, torrenti circondati da rocce, cascate che superano ripidi dislivelli, come se il paesaggio entrasse nel sito progettato. Molti sono in proposito i parchi paesistici che nel corso del XIX secolo si sviluppano in Italia spesso sostituendo o affiancandosi a precedenti impianti formali: nel parco Gallarati Scotti di Oreno (MI) al settecentesco La macchina di Marly riforniva d’acqua le 1400 fontane di Versailles. 39 • ACER 3/2006 canale con ninfeo, fulcro dell’impianto del giardino, si affianca un lago di forma sinuosa su cui affacciano alberi dal portamento pendulo e una coffee house. Anche gli ampliamenti del parco della Reggia di Caserta permettono di confrontare le nuove forme dell’acqua: viene allestita la scena del Bagno di Venere con un romantico stagno circondato da grotte e specie esotiche e rare e viene creato un lago con isola e tempietto, tra i principali momenti compositivi di nuova concezione. I parchi che invece vengono realizzati ex novo, secondo il gusto del “giardino all’inglese”, come la Villa Reale di Monza, presentano impianti in cui l’acqua, quale elemento naturalistico, possiede un importante ruolo percettivo, ma anche architettonico e utilitario. La presenza del fiume Lambro e di rogge che riforniscono le colture agricole suggerisce al Piermarini e poi al Canonica la creazione di un laghetto delimitato da rocce artificiali, costeggiato da piante pregiate e caratterizzato da un’isola con tempietto, una delle più significative scene del parco. L’artificiosità degli elementi idrici dei giardini comporta grande impegno nella gestione e nella manutenzione, come già osservava il barone Ernouf agli inizi del XIX secolo “un ruscello di acqua corrente progettato con intelligenza, un elemento idrico ben disegnato, ben mantenuto, possono contribuire grandemente alla bellezza di un giardino o di un parco. Ma, se le acque non sono oggetto di cure attente e continuative, cessano di essere un piacere per divenire una calamità”. Purtroppo, sottovalutare i necessari interventi di manutenzione degli impianti idrici ha innescato processi di degrado che hanno implicato l’alterazione o la perdita di elementi di grande importanza compositiva: gli alti costi di gestione hanno spesso comportato l’interramento dei laghi artificiali (come è successo nel parco della Villa Gallarati Scotti a Oreno o al parco della Reggia di Racconigi), con la compromissione di scene di particolare valore paesistico, mentre la mancanza di una continua manutenzione agli impianti idraulici di fontane e giochi d’acqua ha impoverito molti dei significati simbolici e dei valori percettivi di importanti composizioni architettoniche. Alberta Cazzani e Mariacristina Giambruno architetti, Politecnico di Milano ESTRATTO DA ACER PROGETTAZIONE © IL VERDE EDITORIALE MILANO La parola all’esperto Alla ricerca dei segreti di bellezza delle fontane, da sempre elementi di richiamo percettivo e intellettuale in tutte le culture del mondo reziosi tasselli del paesaggio urbano, le fontane costituiscono un universo molto vario e spesso a sé stante. Quali sono, per esempio, le considerazioni da fare in fase di progettazione e, soprattutto, i fattori che ne condizionano modalità e costi di manutenzione? Risponde a questi interrogativi Arrigo del Taglia, direttore marketing e amministratore di un’importante azienda toscana, operativa nel settore dell’irrigazione e delle fontane dal 1985. Lo supporta in questo compito Sonia Pecchioli, architetto e responsabile tecnico del settore fontane, fornendo una testimonianza dettagliata delle difficoltà legate alla gestione e alla manutenzione di questi delicati ecosistemi. P Quali sono i principali problemi delle fontane? Sin dall’inizio dell’iter progettuale, le fontane richiedono una fase di raccolta dati molto chiara e definita. Deve essere, infatti, stabilito da subito, un budget realistico sia per la realizzazione che per la manutenzione, onde evitare cattive sorprese. È possibile realizzare comunque una fontana, ma certamente occorrerà ottimizzare le risorse economiche stabilendo delle priorità rispondenti alle reali condizioni ambientali. Una fontana è un ecosistema che non ha possibilità di tutelarsi da solo: l’introduzione all’interno del bacino di pesci o di vegetazione porta a un accumulo di sostanza organica che favorisce lo sviluppo di alghe e mucillagini come pure la mancanza di ossigeno, provocata dal surriscaldamento dell’acqua per la ridotta profondità del bacino e la mancanza di corretto ricircolo. È difficile, e forse poco funzionale a un inquadramento delle esigenze manutentive, suddividere in categorie di appartenenza le fontane. Anche perché i fattori che influiscono sui costi di manutenzione sono perlopiù esterni e legati a condizioni ambientali ricorrenti. Il vandalismo, la presenza di alberi a foglia caduca nelle vicinanze, la realizzazione in aree ventose, la presenza di polveri o sabbia, può peggiorare notevolmente la situazione con accumulo di sporco nel bacino che non può essere rimosso se non vuotando la vasca. Non esiste, per il fabbisogno di manutenzione, una sensibile differenza tra fontane storiche e moderne se non la maggior cura da dedicare ai gruppi scultorei. Nel caso si realizzi invece una fontana a raso, con getti inseriti nella pavimentazione e griglie di raccolta verso la cisterna di accumulo, si potranno contenere i costi di manutenzione potendo diradare nel tempo gli interventi di pulizia della cisterna e inserendo un sistema di filtraggio sull’aspirazione. Quali sono i principali sistemi di pulizia? Dovendo ipotizzare la migliore delle situazioni possibili, si dovrebbe equiparare una fontana a una piscina con lo scopo di mantenere la stessa qualità dell’acqua. Occorre tuttavia ricordare che in una fontana, soprattutto quando vi siano dei getti d’acqua schiumogeni, il cloro si disperderà molto più rapidamente, perciò, più che un dosaggio in continuo, si opterà per macrodosaggi giornalieri da farsi nelle ore notturne quando la fontana sarà spenta. È utile precisare che generalmente non si prevedono programmi adeguati di manutenzione per le fontane, o se si prevedono in fase di realizzazione, in un secondo momento vengono abbandonati a causa dei costi elevati. Dovendo schematizzare gli interventi di trattamento dell’acqua necessari occorrerà prevedere pompe dosatrici per il cloro e per il controllo del Ph. In alternativa o a integrazione, è possibile ricorrere ad antialghe, meno aggressivi ma più persistenti. Ultimamente si vanno sempre più diffondendo i dispositivi a raggi UV. Avendo provveduto a eliminare le alghe l’acqua andrà filtrata, allo scopo di evitare sedimenti sul fondo. Normalmente è preferibile separare i circuiti di trattamento dell’acqua e di ricircolo per i getti sia per ridurre la dimensione dei filtri sia per poter garantire il trattamento anche quando le condizioni ambientali sconsiglino l’accensione dei getti. Esiste un segreto per mantenere l’acqua limpida e libera dalle alghe? Purtroppo non esiste, ma è necessario avere buona volontà, costanza e ricordare, come scrisse Eugène Viollet-le-Duc, celebre architetto francese del XIX secolo, che “gli architetti non devono mai perdere di vista il fatto che lo scopo dei loro sforzi è la conservazione di questi manufatti e che la via per raggiungere tale fine è la cura messa nella manutenzione”. Trattare una fontana come una piscina significa prevedere skimmer per raccogliere le foglie e tutto ciò che galleggia in superficie, evitando che appesantiti si depositino sul fondo. Significa prevedere prese di fondo per ricircolare e trattare tutta l’acqua della fontana e stabilire interventi regolari con frequenza variabile in relazione alle problematiche specifiche di un sito e di un impianto. Nel caso si tratti di fontane per parchi pubblici e aree gioco per bambini si dovrà procedere con maggior cura poiché non si può escludere che i piccoli possano toccare l’acqua e portarsi le mani alla bocca. Negli ultimi tempi si tende a utilizzare prodotti di origine biologica perfettamente atossici e di lunga persistenza, ma il loro impiego deve essere supportato da una attenta valutazione delle condizioni ambientali. Si possono quantificare i costi di manutenzione di una fontana? È difficile stabilirlo, dato che questi valori dipendono dalle dimensioni della vasca, dalla tipologia dei getti e dalle condizioni ambientali: in genere potrebbe essere sufficiente un intervento per settimana con costi variabili tra 50 e 250 Euro. Tuttavia non si può escludere, per fontane più complesse, formate da molti getti con fori di uscita piccoli più facilmente otturabili, anche costi di manutenzione di 500 Euro alla settimana. La scarsità di risorse idriche incide sulle fontane? In genere, se la fontana è correttamente progettata e studiata per un determinato contesto ambientale i consumi d’acqua sono molto contenuti e si limitano alla normale evaporazione superficiale. Se, per contro, il getto è troppo alto rispetto alla dimensione della vasca o se la zona è molto ventosa è possibile che vada persa una grande quantità d’acqua che deve essere reintegrata. Inoltre se il bacino non è stato realizzato correttamente o se non si prevedono interventi di manutenzione frequenti a garantire l’impermeabilizzazione è possibile raggiungere elevati consumi d’acqua che non saranno, comunque, mai equiparabili a quelli delle fontane storiche, alimentate con acqua a perdere. A.R. Costi di manutenzione contenuti per le fontane a raso come questa, a Monaco (D). ACER 3/2006 • 40 ESTRATTO DA ACER PROGETTAZIONE Arianna Ravagli © IL VERDE EDITORIALE MILANO A sinistra, in alto, un velo d’acqua per una fontana di Lione (Francia) e sotto, una darsena. Sopra, acqua nebulizzata per un’immediata sensazione di freschezza a Boston (Usa). ▼ simboleggiato a sua volta: vero, quasi paradossale, “simbolo del simbolo”. Specchi d’acqua imitati con pavimentazioni, scene e panorami acquatici dipinti sulle pareti degli edifici riescono quasi a restituire lo stesso effetto, in termini di mera percezione visiva, dell’acqua “vera”. Il significato e il valore ambientale dell’acqua possono così anche essere semplicemente evocati con surrogati, con finzioni e con divertenti richiami che riescono comunque a conservarne parte delle valenze, sia pur mediandole con linguaggi anche stravaganti. Per contro, nulla è più desolante e negativo agli effetti della percezione complessiva, ma anche della qualità sensoriale, di uno spazio urbano di una vasca o di una fontana disattiva, vuota, sporca oppure mal tenuta. In simili situazioni, sarebbe piuttosto preferibile che non vi fosse nulla. ■ Abstract The forms of water There is a multitude of forms of water, just like the ways with which it interacts with the landscape, though retaining its catalyst role in the various situations. Whether a mirror surface, a dynamic and sound element, or ornamental and plastic, water not only features strong perceptive attraction, but it is also able to physically characterize space, by transferring water’s identity to it. The interpretation of the role of water in the urban fabric and in landscape over time and with the passing of cultures and fashions is suggested in this pages. 41 • ACER 3/2006 Glossario delle architetture d’acqua Bacino: specchio d’acqua, di norma rotondo o poligonale con bordi in materiale lapideo. Canale: elemento regolare, sviluppato in lunghezza, con bordi paralleli. Talvolta terminava con una fontana, una grotta o una cascata. Se di ampie dimensioni poteva essere destinato al nuoto. I canali potevano essere utilizzati anche come peschiere per l’allevamento di pesci o molluschi d’acqua dolce. Cascata: salto del corso d'acqua provocato da un dislivello artificiale o naturale del terreno, spesso ornata negli impianti formali con conchiglie, rocce, statue di divinità marine. Evoluzione della cascata è la catena d'acqua, tipica dei giardini formali, costituita da una concatenazione di decorazioni in materiale lapideo poste in pendenza, su cui scorre l’acqua. Darsena: costruzione edificata in vari stili architettonici sulle rive di specchi d’acqua naturali o artificiali per il ricovero delle imbarcazioni. Fiume/ruscello/torrente: differenti per quantità d’acqua, regolarità del corso e impetuosità. Nel parco paesistico le entrate e le uscite di questi elementi dovevano essere celate alla vista. Le rive di fiumi, ruscelli e torrenti potevano essere variate nel disegno e arricchite con oggetti di ogni sorta, così come il loro corso poteva stringersi e allargarsi o formare rami diversi. Fontana: costruzione di carattere ornamentale o utilitario per raccogliere e distribuire l’acqua di sorgenti naturali o condotti. Di svariate forme o dimensioni, le fontane erano ornate da statue o decori di foggia marina, arricchite da getti d’acqua capaci di elevarsi notevolmente. Giochi d’acqua/scherzi d’acqua: gioco fonta- niero destinato a sorprendere i visitatori, costituito da complessi artifici idraulici per manovrare getti d’acqua nascosti, azionandone apertura e chiusura in momenti prestabiliti. Isola: elemento decorativo di bacini e laghi realizzata, negli impianti formali, in materiale lapideo e ornata di statue e, nei siti a carattere paesaggistico, con forme naturali e spesso ornata con elementi quali tempietti o statue e da specie arboree e arbustive rare ed esotiche. Lago: elemento artificiale che riproduceva i laghi naturali. Se lo specchio d’acqua era molto vasto le rive erano rialzate e ospitavano elementi architettonici sopraelevati che lo delimitavano. Se le dimensioni erano ridotte, le sponde erano ribassate e gli edifici venivano posizionati in modo degradante, per ampliare l’orizzonte dello sguardo. Il disegno delle rive era curvilineo. Al suo interno vi potevano essere isole artificiali. Negli impianti formali il termine lago indicava bacini e vasche di elevate dimensioni. Ninfeo: edificio dedicato alle Ninfe e dotato di fontane, getti d’acqua, ruscelli. Poteva essere edificato come grotta naturale o edificio sopraelevato rispetto alla quota del terreno. Le decorazioni raffiguravano concrezioni o conchiglie. Scala d’acqua: cascata artificiale in cui il dislivello del terreno è coperto da una serie di gradini sui quali scorre l’acqua. Torre delle acque: costruzione eretta in forma di torre, destinata a contenere un serbatoio per l’alimentazione degli elementi idrici, collocato in cima. L’acqua vi veniva convogliata tramite un complicato sistema di ruote e ingranaggi mossi da forza animale.