1 LA CENA soggetto per un cortometraggio sull`anima emiliano

Transcript

1 LA CENA soggetto per un cortometraggio sull`anima emiliano
LA CENA
soggetto per un cortometraggio sull’anima emiliano-romagnola
di
Michele Cogo Michele Mellara Alessandro Rossi
Personaggi
Marco Menozzi
Raquél Monteiro
Carlo Menozzi
Iolanda Peli
Ivo Fantuzzi
Luca Corsini
ingegnere informatico, attualmente web designer
dottoranda spagnola in poesia italiana del Trecento, morosa di Marco
padre di Marco
madre di Marco
zio di Marco, operaio meccanico
venditore di enciclopedie Zanichelli
1.
Un diploma di laurea attaccato brutalmente con lo scotch a una parete ricoperta di carta da parati a
fiori : Alma Mater Studiorum Bologna, Marco Menozzi, dottore in ingegneria informatica. Poco più
in là degli scaffali ricolmi di manuali per l’uso di programmi e libri degli autori più disparati:
Dostoevski, Ariosto, Ovidio, Manganelli, Eschilo, Aldo Nove, Max Aub, Mario Rigoni Stern,
Leopardi. E poi un grande divano ricolmo di cuscini e coperte, sopra al quale c’è una finestra. Fuori
è buio e si vedono i lampi di un temporale imminente.
Al centro della stanza, illuminata da una lampada azzurrina tipo neon, una scrivania con sopra un
computer enorme e tre schermi di varie dimensioni, scanner, stampanti e vari ammennicoli
tecnologici. Sotto la scrivania, un ragazzo conciato da dark armeggia con dei cavi elettrici reggendo
tra la spalla e l’orecchio un telefono cellulare. Dopo diversi secondi di silenzio il ragazzo risponde
all’interlocutore, da come parla si capisce che è un cliente, dicendo che ora ha risolto il problema e
ci guarda subito. Esce da sotto la scrivania e va a smanettare sul computer modificando la struttura
di un sito internet in corso d’opera.
Mentre sta lavorando il ragazzo sente una voce squillante di donna che dice: “Maaarcooo… vieni
che è pronto…”. Pausa, e poi di nuovo: “Maarcoo… mi hai sentito?…”. Ma il ragazzo non
risponde, continua a parlare di lavoro con il suo cliente.
Quando ha finito la telefonata il ragazzo chiude il telefono cellulare, spegne il computer e, prima di
uscire dalla stanza, si avvicina al divano e scuote i cuscini dicendo: “Raquelita… sveglia… è pronta
la cena”. Da sotto le coperte e i cuscini emerge una ragazza mora e assonnata che mugugna un
aspettami. Il ragazzo si ferma sulla soglia della porta. La ragazza si mette in ordine i capelli, si alza
e lo segue lungo il corridoio e giù dalle scale, rivolgendosi a lui con un marcato accento spagnolo:
“Marco, però dopo cena andiamo alla festa alla Casbah vero?”. Marco non pare molto convinto,
dice di sì, anche se non ama molto i locali africani. Si odono dei tonfi metallici.
I due ragazzi entrano nella prima porta a sinistra in fondo alle scale: un’enorme cucina di quelle
all’antica, con il camino gigante in mattoni rossi, i mobili in formica e la stufa a legna. Sdraiato a
terra sotto al lavello c’è un uomo corpulento di mezza età che continua a smazzare i tubi di scarico
del lavandino facendo un rumore d’inferno. La tavola è già apparecchiata.
“Eccoci mamma”, dice Marco, provando a farsi sentire dalla bassa e tarchiata signora ai fornelli.
Ma i tonfi metallici coprono quasi del tutto la sua voce. La madre ricambia il saluto con un cenno e
si rimette a cucinare, emanando densi vapori in tutta la stanza.
Poi Marco si avvicina a l’uomo steso a terra e urla: “Ciao zio Ivo!… anche tu sempre al lavoro
eh?”. L’uomo smette di smartellare e lo saluta. La madre ne approfitta per dire allo zio Ivo di
1
smetterla con quel caos. Lui dice che quando c’è una cosa che non va bisogna aggiustarla, perdio, a
me mi hanno insegnato così. Poi saluta anche Raquel, dicendo: “Ola senorita, que tal?”. Raquel si
mette a ridere. “Bravo… hai imparato proprio bene…”, risponde lei. E lui, alzandosi in piedi, inizia
una ramanzina sul fatto che lui non ha studiato ma le cose le capisce al volo, se no mica lavorerebbe
in una delle più importanti ditte di confezionamento meccanico al mondo… oggi per esempio ha
fatto una consegna di scatole di farmaci per il Giappone…
Per fortuna la porta di fronte a quella della cucina si apre di botto. Marco e la sua ragazza vedono il
padre di lui entrare con gli stivali tutti infangati e un cisternino metallico per il latte. È un uomo sui
settant’anni, dal viso sobrio e legnoso. Alle sue spalle, oltre la porta spalancata, s’intravede una fila
di mucche che ruminano fieno. Il padre di Marco appoggia il cisternino fuori dalla cucina e poi
torna indietro, spegne la luce nella stalla delle mucche, chiude la porta ed entra in cucina, andando
subito a lavarsi le mani. Poi si siede e si versa un bicchiere di vino bianco.
La madre di Marco porta a tavola un’enorme fiamminga stracolma di tortellini in brodo, dicendo
d’iniziare pure a mangiare, che intanto lei finisce d’impanare le cotolette per domani. Fuori dalla
finestra la pioggia aumenta, così come i lampi e i rombi di tuono.
2.
La famiglia Menozzi è tutta a tavola che mangia con gusto. L’unica che parla è la madre, sta
dicendo che da qualche giorno ha male alla schiena, ha scaricato troppi ballini di fieno, e deve
trovare il tempo di andare dal dottor Corsini. Marco dice che gliel’ha detto tante volte che le visite
gliele può prenotare lui con il computer, c’è un servizio del comune che… Lo so, lo so, dice la
madre, e poi aggiunge anche che non si fida molto dei computer e preferisce andare dal dottor
Corsini.
Lo zio Ivo, dopo essersi versato un bel bicchiere di lambrusco, dice che anche lui non sopporta i
computer, anche se hanno reso le macchine da inscatolare ancora più perfette e quindi…
Due colpi di clacson interrompono il discorso dello zio e una luce di fari d’automobile illumina la
finestra della cucina dall’esterno. Il padre si alza senza dire nulla, s’infila la giacca ed esce dalla
cucina rientrando nella stalla delle mucche.
Tutti gli altri continuano a mangiare senza scomporsi, mentre dalla finestra, sotto una pioggia ormai
scrosciante, si vede la fiancata di un camioncino a forma di mucca pezzata bianca e nera con scritto
sopra Consorzio Parmigiano Reggiano. Un uomo con il colbacco di pelo in testa scende di fretta dal
camioncino e saluta con la mano la famiglia Menozzi. Tutti ricambiano il gesto.
Mentre la madre continua ad armeggiare ai fornelli, Raquél si mette a raccontare a Marco che oggi
l’ha chiamata un tipo di San Giovanni in Persiceto che vorrebbe fare degli spettacoli per bambini
utilizzando le storie di Bertoldo e Bertoldino di Giulio Cesare Croce. Intanto dalla finestra si
vedono passare avanti e indietro il padre di Marco e l’uomo del camion con i cisternini del latte, per
caricarli sul camion.
A Marco piace l’idea degli spettacoli per bambini, le chiede se la pagano anche. Mentre lo zio Ivo
armeggia per mettere una zeppa sotto una delle gambe del tavolo, Raquel dice che anche a lei piace,
e il problema non è quello dei soldi, pare che il comune di San Giovanni finanzi l’attività perché
Giulio Cesare Croce è nato a San Giovanni, il problema è che lei non si sente molto adatta perché è
una studiosa di poesia del Trecento e non del Seicento, e poi Bertoldo non è poesia.
Marco le dice di non essere così rigida, che se il tipo l’ha chiamata si vede che a lui va bene così e
poi…
Lei lo interrompe un po’ infastidita, dicendo che invece è importante, non si possono fare le cose
così a caso, senza competenze. Se no allora che cosa serve studiare tutto ‘sto tempo se poi ognuno si
sente in grado di poter fare qualsiasi cosa?
Marco non risponde, prende degli altri tortellini. E Raquél insiste, dicendo, in maniera più calma,
che lei invece gli ha proposto di mettere in scena le Rime di Cecco Angiolieri, sai quello di “S’i’
fosse fuoco, arderei ‘l mondo… S’i’ fosse vento, lo tempesterei… S’i’ fosse Papa, allor sarei
giocondo, che tutti cristiani imbrigarei…”, eccetera eccetera?
2
“Bravo ‘sto Cecco”, dice la madre, continuando a cucinare, “è di San Giovanni anche lui?”.
Marco le risponde di no, che non è di San Giovanni. A quel punto interviene anche lo zio Ivo,
estraendo dalla tasca un piccolo busto di Lenin e mettendolo sul tavolo: “Altro che il
Papa… guardate questo qua… è l’ultimo che ho fatto con la fresatrice, vi piace?”.
Raquel sorride, bello. Poi Marco dice che Cecco non gli pare molto educativo per i bambini,
soprattutto quando dice: “S’i’ fosse Cecco, come i’ sono e fui, torrei le donne giovani e leggiadre: le
zoppe e vecchie lasserei altrui”, e se la ridacchia.
Raquél sta per replicare, quando rientra il padre di Marco, si toglie la giacca e anche la camicia,
rimane in canottiera bianca, accende la televisione sul Tg e si risiede a tavola.
La madre a questo punto porta a tavola un bel piattone di carni bollite con le salsine verdi, mentre
dalla finestra, dopo aver dato due colpi di clacson, si vede il camion a forma di mucca andarsene
sotto l’acquazzone. La madre dice di servirsi, e tutti prendono, ascoltando in silenzio le notizie del
Tg. Parlano della guerra in Cecenia, e il padre di Marco, dopo un po’, chiede a suo figlio dovè la
Cecenia e anche di spiegargli che cosa sta succedendo.
Mentre il padre continua a mangiare il bollito, Marco gli spiega che la Cecenia è poco sotto la
Russia, anzi ne è parte, e poi gli spiega anche le ragioni del conflitto. Si vede che Marco spiega con
gusto a suo padre, e anche tutti gli altri stanno ad ascoltare con interesse. “Quindi lo fanno per il
petrolio?”, dice suo padre. E Marco continua con la spiegazione. Intanto suo padre ha finito di
mangiare, sposta il piatto, si appoggia con i gomiti sul tavolo reggendosi la testa con le mani.
Mentre parla Marco si accorge che gli occhi di suo padre iniziano a chiudersi dalla stanchezza, ma
non smette. Poco dopo suo padre incrocia le braccia e vi appoggia la testa sopra, crollando in un
sonno pesante di fine giornata.
Nessuno si scompone per questa cosa, non la notano nemmeno. Si capisce che è una cosa
quotidiana. Continuano con i loro discorsi, mentre la televisione è sempre accesa e dalla finestra i
lampi e i rombi di tuono si fanno sempre più potenti.
3.
Mentre il padre continua a dormire appoggiato al tavolo, tutti gli altri sono ormai all’insalata. Lo zio
Ivo chiede a Raquél come si dice olio e aceto in spagnolo. Lei gli dice che olio si dice aceite e lui se
la ride: “Cazzo… l’avete fatto apposta eh?”. La madre lo riprende perché ha detto una parolaccia.
In quel momento da fuori si sente fortissimo il rombo di un tuono, come se fosse caduto dietro casa.
Pochi attimi dopo la cucina rimane al buio, e così anche tutto il resto della casa. Un buio pressoché
totale, se non fosse per le fiamme dei fornelli chissà perché ancora accesi. La madre si alza, apre la
finestra e guarda fuori, ma non si vede nulla. Tutto completamente buio. C’è solo il rumore della
pioggia. Dice che dev’essere saltata la luce a tutti. Non ci sono luci per chilometri. La madre, senza
scomporsi, prende delle candele e inizia ad accenderle, come se fossero abituati a quella situazione.
Nessuno infatti si è alzato, anche il padre continua a dormire.
Mentre la madre continua ad accendere candele, Marco si alza dicendo che va un attimo in bagno.
Non appena ha chiuso la porta, la madre si avvicina a Raquel e le chiede con una certa ansia
secondo lei come sta Marco, è un po’ preoccupata, non riesce mai a parlargli davvero, lui lavora
sempre oppure esce e torna tardi. Lei ogni tanto le chiede come vai? dove va?, ma lui se la ride e
dice che va benissimo, che esce e va a drogarsi al parco dei tossici.
A Raquel viene un po’ da ridere a vedere che la madre è davvero angosciata per quello che dice
Marco, non sa che dire, secondo lei sta bene… e per questa storia della droga è solo che fa lo
stupido, non si deve preoccupare. Se si drogasse davvero mica glielo direbbe.
4.
La cucina è illuminata dalle candele e la famiglia Menozzi è ormai al dolce.
3
“Che bello mamma”, dice Marco, “è tanto che non mi facevi la torta di mele… che bello… come
quando ero bambino!”. La mamma si mette a tagliare le fette di torta tutta contenta.
Come fosse un film dell’orrore, un lampo improvviso staglia la sagoma di un uomo in piedi al di
fuori della finestra della cucina con un ombrello in mano. Raquel si spaventa e fa un urletto.
L’uomo bussa sul vetro e Marco si alza per andare e vedere di chi si tratta. Apre la finestra e l’uomo
un po’ imbarazzato gli dice: “Piacere Luca Corsini… Enciclopedia Zanichelli… avevamo un
appuntamento verso le sette, ma poi sa… questa pioggia ha ritardato il giro con gli altri clienti…
ormai ero da queste parti… comunque se crede torno un’altra volta…”.
Marco non fa in tempo a rispondere perché alle sue spalle la madre dice che non c’è problema, entri
pure. L’uomo, che evidentemente non aspettava altro, scavalca agilmente il parapetto della finestra
e saluta i presenti con una stretta di mano e ripetendo a tutti il suo nome. Tutti a parte il padre,
ovviamente, che continua a dormire.
Mentre Marco richiude la finestra sua madre dice al rappresentante di sedersi, che gli danno anche
una fetta di dolce. L’uomo dice che non vuole disturbare, rimane in piedi, preferisce spiegare la
nuova proposta di enciclopedia a Marco e poi togliere il disturbo. Aggiunge che intanto loro
possono continuare a fare le loro cose senza problema, come se non ci fosse. Poi apre la valigetta ed
estrae dei fogli illustrativi con figure a colori, pagine esemplificative della nuova enciclopedia
Zanichelli appena conclusa. È venuto fin qua perché il suo data base gli ha segnalato che Marco
quand’era piccolo ha comprato una delle loro enciclopedie per bambini, insomma è un loro cliente
affezionato.
La madre non si trattiene: “Ah sì sì… gliel’ho comprata io… e l’ha usata tanto sa?… proprio
tanto… fino alla laurea…”.
Il rappresentante dice che la Zanichelli è molto orgogliosa di avere formato giovani validi e colti
come il suo Marco. Giovani che si fanno strada nella vita. E poi continua dicendo che ora, visto che
Marco è un vecchio cliente, gli propongono l’enciclopedia da adulti a un prezzo di favore, e si mette
a spiegarne tutti pregi, mentre loro mangiano il dolce e il padre continua a dormire. Raquél osserva
divertita la situazione.
5.
Quasi mezz’ora dopo la spiegazione del rappresentante è ormai conclusa, e siamo alla fase del
contratto. L’uomo sottopone a Marco i fogli con le condizioni. Marco non le legge nemmeno, dice
che non ha dubbi, quell’enciclopedia le piaceva tantissimo. Compra anche l’aggiornamento.
Il rappresentante dice di essere molto contento per Marco, ha fatto un grande investimento. La
madre dice ancora una volta al rappresentante di sedersi e prendere una fetta di torta. L’uomo dice
no grazie davvero, anche perché, aggiunge, c’è il suo collega in macchina che l’aspetta.
La madre, lo zio Ivo e Raquél si guardano con aria interrogativa e divertita. La madre insiste
dicendo di andare a chiamare il suo collega, che fuori piove, poverino. L’uomo declina anche
questo invito, deve andare. Ma la madre insiste, dicendo che almeno qualcosa da bere non lo può
rifiutare. Apre il frigo, estrae una bottiglia di spumante e l’appoggia sul tavolo. Poi scuote suo
marito per svegliarlo e gli dice che è mezzanotte, di svegliarsi, che dopo i ragazzi devono andare
alla festa.
Il padre si sveglia a fatica. Mezzo assonnato si guarda attorno, vede l’uomo vestito in giacca e
cravatta in piedi di fianco a Marco. L’uomo si presenta come se fosse in pieno giorno in un ufficio
di Milano: piacere Luca Corsini, stringendogli la mano.
“Corsini?”, dice il padre, “come il nostro medico… siete parenti?”.
L’uomo dice che pensa di no, lui è di Bologna, però non si sa mai, forse…
Ma il suo discorso viene interrotto da un rumore improvviso all’esterno, come se fosse caduto
qualcosa di pesante, e poi si sente anche il berciare isterico delle galline.
4
Il padre lentamente si è alza, apre un armadietto accanto al tavolo di cucina ed estrae un fucile. Il
rappresentante lo guarda molto preoccupato. Il padre apre la finestra, carica il fucile e spara tre colpi
in alto.
Da fuori si sente l’allarme di un’auto che inizia a ululare. Il rappresentante, ancora impaurito e con
le mani sulle orecchie, dice che gli dispiace, dev’essere la sua auto…
Il padre non se ne preoccupa e lentamente ripone il fucile nell’armadietto. La madre si avvicina al
rappresentante e gli dice di scusare suo marito, sa… è stato partigiano…
Il padre si risiede al suo posto e inizia a stappare la bottiglia, poi si ferma e guardando la sua
famiglia dice: “Buon anno”.
6.
Il giorno dopo, poco dopo l’alba, si capisce già che sarà una bellissima giornata di sole. L’aria e
tersa e pulita come solo dopo un temporale. Una macchina gialla percorre la stradina sterrata. La
macchina svolta nel cortile di una casa. Marco e Raquél scendono con la faccia mezza assonnata e
stravolta dalla nottata di bagordi, si fermano un attimo a guardare il padre di Marco che in fondo
alla stalla butta i ballini di fieno alle mucche. Poi aprono la porta e spariscono all’interno della casa,
mentre il sole si staglia nell’azzurro terso del cielo, riversandosi sulla pianura padana, facendo
brillare ogni dettaglio invernale. L’erba pare di vetro e là in fondo s’intravedono anche le Alpi.
.
5