Temperamento, carattere e personalità
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Temperamento, carattere e personalità
La finestra sulla mente La finestra sulla mente Temperamento, carattere e personalità di Gaia Vicenzi Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale I termini “temperamento”, “carattere” e “personalità” sono entrati a far parte del linguaggio comune e spesso sono considerati come sinonimi. Inoltre, l’associazione tra questi termini e l’idea che siano qualcosa di immodificabile e innato (“sono fatto così: se uno nasce tondo non diventa quadrato”) è molto stretta. In realtà i tre concetti si riferiscono a tre diverse dimensioni dell’essere 42 | GENNAIO • FEBBRAIO 2013 umano. Il nostro temperamento è, tendenzialmente, già determinato geneticamente e, dunque, più difficilmente modificabile. Esso è la base innata ancorata alla struttura biologica della persona, legata alla neurochimica del cervello, e ne caratterizza le tendenze istintive, i bisogni, le disposizioni impulsive. In particolare, il temperamento (già visibile nei primi giorni di vita), si definisce su quattro aree. La prima riguarda l’evitamento del danno, ovvero la tendenza a preoccuparsi per le possibili conseguenze delle proprie azioni, quanto si è cauteli, apprensivi. La seconda riguarda la dipendenza dalla ricompensa, ovvero la sensibilità ai segnali sociali e l’attenzione alla reazione delle altre persone al proprio comportamento. La terza rimanda alla persistenza, ovvero la tendenza alla determinazione, alla costanza, la resistenza alla frustrazione. Infine, la quarta si riferisce alla ricerca di novità, ovvero la tendenza all’esplorazione, all’entusiasmo per il nuovo e alla facilità di annoiarsi per il vecchio. La differenza tra “carattere” e “personalità”, invece, è più sfumata. Il carattere è frutto dell’iniziativa personale, “è ciò che noi facciamo di noi stessi intenzionalmente” (Cloninger, 1996). Esso si manifesta concretamente attraverso un tipico comportamento, un costante modo di reagire agli stimoli dell’ambiente. La personalità, invece, si riferisce ad una struttura interna all’individuo, andata costruendosi nel corso dell’evoluzione di vita e sempre passibile di modificazione (fino all’età adulta, assolutamente cangiante). Con il termine “personalità”, si intende l’insieme delle caratteristiche psichiche e delle modalità comportamentali che definiscono il nucleo delle differenze individuali, nella molteplicità dei contesti in cui la condotta umana si sviluppa. Nella storia della psicologia si sono succedute diverse teorie sulla personalità. Nel 1930 è stata formulata una teoria che prende il nome di Lexical Hypothesis. I ricercatori pensarono di poter trovare i tratti di personalità base tracciando e analizzando la lista di aggettivi presenti nel dizio- nario. Trovarono un numero vertiginoso di aggettivi: ben 18.000 ma si accorsero che la lingua non permetteva di cogliere molti aspetti. Successivamente, trovando che alcuni aggettivi si presentavano spesso in combinazione, suddivisero la lista in 5 categorie principali: nevroticismo-stabilità emotiva (indica la stabilità emotiva, la capacità di gestire le emozioni negative), estroversione-introversione (indica l’inclinazione a passare del tempo in compagnia altrui), apertura-chiusura mentale (indica la curiosità intellettuale sulla vita e sull’universo), coscienziosità-negligenza (indica il grado di responsabilità e di controllo sulla propria vita), gradevolezza-scontrosità (indica la predisposizione alla cooperazione e ad aiutare gli altri). La personalità evolve, modificandosi. Essa subisce una grande metamorfosi in adolescenza, a seguito dell’esposizione ai modelli dei coetanei. Durante questa fase del ciclo di vita si stabilizzano dei tratti che nel corso dell’età adulta possono permanere in modo più o meno stabile. Sicuramente durante l’adolescenza i giovani tendono ad uniformarsi al gruppo, mentre solo successivamente va prendendo forma una dimensione sempre più autonoma del proprio sé. Quando uno pensa a sé e alla propria personalità, deve prendere in considerazione molti fattori e dimensioni, anche in relazione ai diversi contesti in cui opera. Modificare la propria personalità, se vi sono aspetti disfunzionali, è possibile. Un primo passo, comunque, è iniziare a prendere in considerazione l’idea di accettarsi e quella non tanto di modificare se stessi in toto ma di modificare la propria autostima, ovvero l’idea che abbiamo di noi stessi. GENNAIO • FEBBRAIO 2013 | 43