MODULO 1 – LEZIONE 7 – L`APPRENDIMENTO Contenuti
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MODULO 1 – LEZIONE 7 – L’APPRENDIMENTO Contenuti - Definizione - come s’impara - le condizioni di apprendimento - alcuni tipi di apprendimento - le strategie di apprendimento - dall’associazionismo all’unità TOTE - I Piani per l’apprendimento Definizione: “l’apprendimento è il processo con cui si origina o si modifica un’attività, reagendo ad una situazione incontrata, ammesso che le caratteristiche del cambiamento dell’attività non possono essere spiegate sulla base delle tendenze a rispondere innate, di maturazione o di stati temporanei dell’organismo (fatica, droghe, ecc.). ATTENZIONE PERCEZIONE ATTIVAZIONE EMOZIONI APPRENDIMENTO MEMORIA Le inestricabili interazioni tra attivazione, attenzione e percezione. Ulteriori se ne possono rilevare nei confronti di questi processi ed altri come l’apprendimento, la memoria, le emozioni, il pensiero e l’intelligenza. Quando, a proposito di attenzione, parliamo di traccia (o modello nervoso), ci riferiamo inevitabilmente all’avvenuto processo di memorizzazione, ossia di apprendimento e di ritenzione. In realtà si tratta di processi implicanti il (e resi possibili dal) funzionamento del cervello che, così facendo, si struttura e si ristruttura (ottica cognitivista). Come si impara imparare può significare: 1. raggiungere un miglioramento della performance tramite l’esercizio e tenendo presente un modello di eccellenza; 2. operare una ristrutturazione percettiva o insight (v. l’esperimento di Koeler con la scimmia Sultano); 3. apprendere sequenze di numeri, di lettere o di frasi, tramite un processo di memorizzazione (ecco che tornano le interazioni). Lo scienziato, sulla base delle leggi dell’apprendimento (che descrivono come s’impara), cerca di spiegare perché avviene l’apprendimento, formula delle teorie, o tentativi spesso creativi di spiegare, oltre al “in cosa consiste”, anche come funziona e perché avviene. Le condizioni di apprendimento • Ebbinghaus, dal 1876, ebbe modo di accertare che la ripetizione di continue prove (esercizio massivo), contrariamente a quanto ci sarebbe stato da aspettarsi, rallentava l’apprendimento, che invece si giovava di una pausa tra una prova e l’altra (esercizio distribuito). • Underwood, nel 1961, ha confermato questi dati, soprattutto per quel che riguarda la ripetizione di prove a carattere percettivo - motorio. • Nelle prove di apprendimento verbale sembra invece esserci un effetto molto più ridotto. Inoltre, se si considera il tempo complessivo impiegato (comprese le pause), l’esercizio distribuito si rileva meno efficace di quello massivo. L’apprendimento globale e per parti Le prime ricerche condotte si pronunciavano a favore dell’apprendimento globale. I dati erano confutati da successive ricerche, a loro volta messe in discussione sotto il profilo della correttezza metodologica. due modalità di apprendimento per parti: a) il metodo puro b) quello progressivo. (a) viene ripetuta ogni frazione del materiale da apprendere, fino al raggiungimento del criterio di apprendimento stabilito; (b) si apprende la prima frazione; poi la seconda; poi la prima più la seconda; poi la terza; poi la prima più la seconda più la terza; e così via. L’effetto worm-up e l’apprendimento ad apprendere L’effetto worm-up (il riscaldamento degli sportivi) consiste nel: miglioramento, durante l’apprendimento di una prova, favorito dall’effettuazione, prima della medesima prova, di adeguati esercizi preparatori. Thune, nel 1951, cercando di provarne il ruolo, aveva fatto rilevare l’influenza probabile, oltre che del worm-up, anche dell’apprendimento ad apprendere, cioè: “l’acquisizione di abitudini strumentali che favoriscono l’apprendimento di nuovi compiti” (Kanizsa et al., p. 291). Strategie per l’apprendimento ad apprendere L’apprendimento ad apprendere consisterebbe in una serie di strategie che possono essere utilizzate quando si evidenziano delle caratteristiche comuni tra differenti prove ad apprendere. Queste strategie favoriscono il processo di apprendimento e di memorizzazione. In campo sportivo tale fenomeno è conosciuto come transfer di apprendimento: un pugile impostato in guardia normale (sinistra), che impara a boxare in guardia destra applica una modalità di transfer di apprendimento. Altre modalità di apprendimento, quali quello incidentale e quello seriale, non hanno raggiunto formulazioni teoriche sufficientemente esplicative. Le posizioni degli associazionisti Esse sembrano svilire la complessità delle implicazioni dell’apprendimento umano riducendolo ad un insieme di operazioni meccaniche. Le posizioni rigorosamente meccanicistiche dei propugnatori dell’associazionismo sono state in parte corrette con l’introduzione: del comportamento intenzionale (Tolman,1932) e dei learning sets (Harlow, 1959) o imparare ad imparare. Dall’asssociazionismo alla cibernetica In seguito, si è consolidato il tentativo di avvicinare l’approccio associazionistico a quello cognitivo. Il dibattito scientifico ha riguardato: (a) Le risposte mediatrici: di attenzione, che funzionano da impulso, che riguardano lo studio del significato (Osgood); (b) Le interpretazioni del rinforzo e dell’impulso; (c) Risposte che agiscono da rinforzo, fino alla prospettiva cibernetica (il ruolo del feedback nell’apprendimento) che si presta a descrivere meglio ogni comportamento finalizzato. Infatti, secondo Miller, Gallanter e Pribram, “i processi di stimolazione non devono essere concepiti come se precedessero la risposta, ma piuttosto come se la guidassero a una riuscita eliminazione dell’incongruenza. Stimolo e risposta vanno, dunque, considerati aspetti di un circuito a feedback.” (Miller et al. 1985, p. 46). L’Unità TOTE Nel 1960 , G. A. Miller, E. Gallanter e K. H. Pribram, alla Stanford University di Palo Alto, partono da un’ipotesi cibernetica: “la fondamentale pietra da costruzione del sistema nervoso è il circuito a feedback” per arrivare a una interpretazione alternativa al riflesso e per descrivere il comportamento, e quindi l’apprendimento. Assumono l’Unità TOTE (Test - Operate - Test - Exit), come descrizione dei processi di controllo in gioco. Dal cervello viene esercitato un confronto tra lo stimolo in arrivo, recepito dal recettore periferico e il pattern dello stesso elaborato centralmente: il risultato o test rappresenta lo stimolo a cui l’organismo è sensibile. Schema del TOTE Da un blocco ad un altro può scorrere: energia, informazione e controllo. L’energia scorre lungo vie discrete e rappresenta un riflesso semplice o un servomeccanismo. L’informazione (concetto preferito dagli psicologi) scorre lungo le frecce. TEST USCITA OPERAZIONE Anche il controllo scorre lungo le frecce, ma non rappresenta un’operazione sul contenuto, bensì sulla sua congruità: se sezionare con un bisturi un’idea non è giudicato pertinente, il controllo non viene trasferito alla fase operativa. I Piani L’Unità Tote rappresenta, per ammissione degli autori, un’ipotesi (p. 46), ma anche il fondamento logico della relazione tra Immagine (che Neisser preferisce definire “Icone”) e azione. Inoltre, rappresenta lo schema di base con cui vengono costruiti i Piani d’azione, che sono dei tentativi di descrivere (p. 27): “come le azioni siano controllate dalla rappresentazione interna che l’organismo ha del suo universo”. Cioè come siano organizzate in schemi. E’ necessario fornire il modo con cui si costruisce una mappa della rappresentazione cognitiva dello schema di attività appropriato. La sequenza dei movimenti scorre con la stessa facilità con cui il soggetto corre, nuota, parla etc., quindi il problema è come costruire la famosa mappa della rappresentazione cognitiva dello schema. La mappa della rappresentazione dello schema Può essere organizzata in livelli gerarchici o piani, non può limitarsi alla individuazione della sequenza delle semplici unità molari dell’azione (composte di unità molecolari) seguita da quella delle singole unità molecolari, ma deve essere fatta simultaneamente a tutti i livelli (p. 28). Perchè non è la semplice sequenza che determina il significato dell’enunciato, ma l’organizzazione e il controllo su ogni livello e fra i diversi livelli (Piani), come nella frase: “they are flying planes.” Il Piano è inteso come gerarchia di istruzioni: “Un Piano è ogni processo gerarchico nell’organismo che può controllare l’ordine in cui può esser eseguita una sequenza di azioni” (p. 32).