CS_3 Zena el Khali_B#35C5BD

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Zena el Khalil
Beirut, I Love You - A Work in Progress
parte del progetto It’s Not The End Of The World promosso da Artissima 19
a cura di Maria Centonze
9 novembre 2012 - 6 gennaio 2013
inaugurazione sabato 10 novembre ore 12
Fondazione Merz, Via Limone 24 Torino
La Fondazione Merz presenta la video installazione Beirut, I Love You - A Work in Progress dell’artista
Zena el Khalil in collaborazione con il regista Gigi Roccati, parte del progetto ideato da Artissima 19
It’s Not The End Of The World.
Il lavoro è frutto dei tre anni di collaborazione nell'adattamento dell'omonimo romanzo pubblicato da
Zena el Khalil nel 2008, in un film lungometraggio ancora da realizzare, per la regia di Gigi Roccati.
Il video presentato alla Fondazione Merz svela l'approccio poetico di el Khalil ai temi e ai personaggi
del film attraverso immagini documentarie, archivi familiari e una messa in scena filmata tra Beirut e
New York.
L'installazione è complemento alla sfaccettata natura del progetto Beirut, I Love You e racconta una storia
universale di amore tra due migliori amiche, ambientata sulla linea dei conflitti globali, nel crepuscolo
del secondo millennio. In un atto di resistenza che rivendica la bellezza contro la costante minaccia
della guerra, Zena narra la storia della sua amica Maya, morta poco dopo la fine dell'invasione israeliana
del Libano, nel 2006 . Con questo progetto el Khalil mira a rompere stereotipi, costruendo metaforici
ponti tra Oriente e Occidente, attraverso il suo approccio unico e umano sul Medio Oriente oggi.
Durante l'invasione israeliana del Libano nel 2006, Zena el Khalil iniziò a tenere un blog;
beirutupdate.blogspot.com. Nel suo blog, Zena scriveva un resoconto quotidiano della vita sotto le
bombe e la stampa internazionale presto la definì la Anna Frank del Libano. Zena fu uno dei primi
blogger molto seguiti del Medio Oriente, quasi ad anticipare quello che sarebbe più tardi divenuto il
citizen journalism, e l'uso di internet nella primavera araba. Nel suo blog Zena non raccontava solo
dell'invasione, ma anche della sua famiglia e della sua migliore amica Maya, alla quale era stato
recentemente diagnosticato un cancro. "La prima notte in cui sono cadute le bombe ho iniziato un
blog. Se dovevamo morire di una morte senza senso, volevo assicurarmi che il mondo intero sapesse
come e perché. Non volevo che diventassimo un altro numero... un'altra statistica senza nome. Ho
scritto tutti i giorni e proprio come Sharazade, credevo che condividere le nostre storie potesse tenerci
in vita." Dopo molte pressioni internazionali l'invasione si concluse, ma poche settimane dopo Maya
perse la sua battaglia contro il cancro. Come processo di guarigione, Zena ha continuato a scrivere e
due anni dopo è nato il libro di memorie dal titolo "Beirut, I Love You". Da allora, el Khalil ha iniziato
la collaborazione con il regista italiano Gigi Roccati, per adattare il suo libro in un film lungometraggio.
In questo processo, i due hanno partecipato a numerosi laboratori internazionali di scrittura, vincendo
tutti e tre i premi di produzione del prestigioso TFL - Torino Film Lab Framework Awards, e
aggiudicandosi anche il sostegno del Fondo Europeo allo sviluppo cinema di MEDIA.
It’s Not the End of the World è un progetto concepito e prodotto da Artissima in collaborazione con
i principali musei e istituzioni per il contemporaneo del territorio torinese: Castello di Rivoli Museo
d’Arte Contemporanea, GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Fondazione Merz,
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e Palazzo Madama (che ospita il progetto curato da Artissima).
It’s Not the End of the World è un percorso unico che riunisce cinque progetti espositivi di cinque
rinomati artisti internazionali selezionati da ciascuna delle istituzioni coinvolte: Paola Pivi, Valery
Koshlyakov, Zena el Khalil, Ragnar Kjartansson e Dan Perjovschi.
Il titolo, riferimento alla profezia Maya sulla fine del mondo nel dicembre 2012, vuole essere una
risposta ottimistica e attiva nei confronti della difficile situazione economica attuale e dei suoi risvolti
sulla cultura in generale. Seppur non legati allo stesso tema, i progetti sono accomunati dal desiderio di
affrontare in modi diversi l’attuale contesto storico e socio-politico e la posizione dell’opera d’arte
rispetto ad esso.
Zena el Khalil è nata a Londra il 27 aprile 1976, vive a Beirut. Artista visiva, scrittrice e attivista culturale, lavora
con una varietà di formati che vanno dalla pittura all'installazione alla performance, dalla tecnica mista al collage,
alla scrittura. I temi centrali del suo lavoro includono la questione della violenza e quella della sessualità,
utilizzando materiali trovati nella sua città, Beirut. Immagini fotocopiate di miliziani e donne, di civili e familiari
sono impreziositi da fiori di plastica, glitter e brillantina, stringhe di luci, keffiyehs colorate, soldatini di plastica,
AK-47 giocattolo, arabeschi, perline, tessuti e altri oggetti che possono meglio trasmettere la diversità e il caos
della sua città musa e fonte d'ispirazione.
El Khalil ha esposto a livello internazionale a New York, San Francisco, Miami, Londra, Parigi, Tokyo e Dubai.
Con mostre personali a Lagos, Londra, Monaco, Torino e Beirut. Il suo lavoro è stato anche esibito presso
istituzioni come il Mori Art Museum, in Giappone; Institute du Monde Arabe, Parigi, la Fondazione Boghossian,
Bruxelles, il Royal College of Art, Londra, la National Gallery di Bosnia ed Erzegovina, Sarajevo; la Barajeel Art
Foundation, Emirati Arabi Uniti, l'Institut für Auslandsbeziehungen, Berlino, White Box, Monaco di Baviera e la
Fondazione Merz di Torino.
La mostra è prodotta da
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