Layout jsemini - Euno Edizioni

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seconda stella a destra
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seconda stella a destra
collana a cura di Livio Sossi ed Emilio Barbera
© copyright 2013
Euno Edizioni
94013 Leonforte - Via Mercede 25
Tel. 0935 905300 - Fax 0935 901672
www.eunoedizioni.it
[email protected]
ISBN: 978-88-97085-51-5
Finito di stampare nel luglio 2013
da Fotograf - Palermo
Matteo Abbate
CAIO LO SPAVENTAPASSERAIO
(e altre storie)
illustrazioni di Carlotta Cicci
A Emilio,
Livio e Carlotta,
miei compagni di viaggio
Caio lo Spaventapasseraio
C
aio lo Spaventapasseraio viveva a Campilandia, l’isola del grano. A Campilandia, di spaventapasserai se ne trovavano sempre meno, mentre il grano cresceva come prima, e gli uccelli diventavano sempre più ghiotti. Solo due vecchiarelli, ormai, sapevano costruire gli spaventapasseri;
due vecchiarelli e Caio, che aveva vent’anni, una
moglie graziosa, Lara, e un bebé in arrivo.
Gli altri giovani preferivano le professioni moderne e di grido, come l’avvocato, lo stilista, l’astronauta o il manager.
“Sì, ma se l’avvocato, lo stilista, l’astronauta o il
manager non trovassero più il pane?”, pensava Caio.
E poi... poi... a Caio il futuro interessava poco,
ecco! Preferiva il passato! Per lui fu una vera gioia
apprendere il mestiere dal più anziano artigiano di
Campilandia, che lo aveva appreso dal padre, che
lo aveva appreso dal nonno, che lo aveva appreso
dal bisnonno, che... Come viaggiare a ritroso nel
tempo. Come far rivivere persone di un migliaio di
anni prima, attraverso l’intreccio prezioso di fra7
sche e canne e paglia da cui nasceva lo spaventapasseri.
Quando anche gli ultimi due vecchiarelli, tra cui
il maestro di Caio, morirono, il giovane restò l’unico sull’isola a difendere i campi dall’assalto devastatore dei volatili. I contadini gli offrivano qualsiasi
somma pur di accaparrarselo e, per parecchi anni, il
nostro Caio non si lamentò mai del destino e della
fortuna, e a Lara e al bebè non mancò mai nulla.
Finché... finché... finché Caio non divenne troppo bravo! Quando divenne troppo bravo cominciarono i problemi. I suoi spaventapasseri, così
belli e colorati e profumati, invece di spaventare
gli uccelli, li attiravano. Qualsiasi forma essi avessero, di
drago, di cagnone, di libellula, di saetta o di tromba
d’aria, qualsiasi forma avessero, gli spaventapasseri di
Caio erano costruiti con
una precisione e minuzia
tali da sembrare vivi e da
suscitare lo stupore di contadini e massaie, di autorità e
poverelli e... e degli uccelli, appunto. I
quali, adesso, beccavano più grano di
prima, sdraiati comodi sulle spighe gialle
come su poltroncine da cinema, a godersi lo spettacolo di quei fantocci.
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– Impegnati di meno! – lo esortava Lara. – Nessuno cerca
più i tuoi spaventapasseri. Impegnati di
meno. Falli più brutti.
Come sfameremo il
nostro figlio senza il
tuo lavoro? Falli più
brutti!
Caio provò e riprovò a
disimparare, ma l’abilità
raggiunta non gli consentiva di tornare indietro, e
neanche volendo sarebbe riuscito a creare uno
spaventapasseri che non fosse perlomeno... perlomeno... splendido!
Ormai da un anno Caio non lavorava più. E da
un anno, ormai, a Campilandia non si coltivava
più il grano. Si mangiavano soltanto le verdure e
le... le pillole.
Pillole al sapore di pane e di pasta.
Gli scienziati di Campilandia garantivano che
fosse come mangiare cibo vero. Ma volete mettere
la croccante consistenza del pane vero che profuma di spighe e di forno a legna!?
In più, Lara abbandonò Caio, ritenendolo responsabile delle loro disgrazie. E portò via anche il
figliolo.
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– Diamine! Che ci vuole a farli più brutti? – ripeté
sulla soglia prima di chiudersi con forza la porta
alle spalle.
Il giovane si era deciso a tapparsi in casa fino a
morire d’inedia e di fame e di dolore. Così nessuno
avrebbe più sentito parlare di Caio lo Spaventapasseraio.Nessuno ne avrebbe più sentito parlare se il
Gran Consiglio dei Piumati non avesse inviato il
Pappagallo Nunzio da Caio a chiedergli di partecipare alla prossima udienza, sotto il Castagno-dalle-Cento-Radici.
– Non verrò! – si incaponì Caio, disteso a terra,
con il viso nascosto tra le braccia. – Non mi importa più nulla...
– Ma... – azzardò il Pappagallo.
– Non verrò! Voglio morire in pace.
Così, in via straordinaria, la successiva riunione
del Gran Consiglio dei Piumati si tenne a casa di
Caio lo Spaventapasseraio.
Parteciparono tutti: pettirossi, beccacce, allodole, passeri, rondini, cardellini, aquile, colibrì, sparvieri, polli e galline, fagiani e pavoni, gufi e civette.
A tutti stava a cuore la faccenda. È vero che soltanto alcuni di quegli uccelli vivevano beccando il
grano e che agli altri la questione non sarebbe interessata per nulla. Ma tra gli uccelli non funziona
come per gli uomini. Tra i volatili, il problema di
uno diviene problema per ognuno, e ci si impegna
per risolverlo. Niente spaventapasseri, niente gra10
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no per gli umani, ma niente grano anche per molti
uccelli.
Immaginatevi la congerie di cinguettii e versi e fischiarelli che regnava in casa di Caio, il quale se
ne restava nella stessa posizione in cui il Pappagallo Nunzio l’aveva lasciato. Disteso a terra, con la
testa nascosta tra le braccia.
Dopo che ciascuno disse la propria in uccellese
antico, una sorta di greco o latino degli uccelli,
che permetteva loro di comprendersi pur appartenendo a famiglie diverse, dopo che ciascuno disse
la propria e si raggiunse il verdetto unanime, il Pollo fu incaricato di conferire con Caio. Proprio lui,
il Pollo, perché era il migliore imitatore di volatili,
dopo il Pappagallo. Ma il Pappagallo era assente
per motivi di salute, e al Pollo, che era l’unico in
grado di imitare il Pappagallo che imitava l’uomo,
al Pollo toccò l’incombenza di conferire con Caio.
Così, col petto di pollo in fuori per darsi un contegno, bandì, a mo’ di araldo: – Signor Caio Spaventapasseraio, il Gran Consiglio dei Pennuti in seduta plenaria, ad eccezione del Pappagallo, assente per motivi di salute, promette solennemente, da
ora in avanti, di non consumare più grano del dovuto, e inoltra a vossignoria, unico Spaventapasseraio del paese, la richiesta di riprendere l’attività
che vi ha reso prima famoso e poi disgraziato!
Gli altri uccelli seguivano intimoriti e trepidanti
lo sviluppo degli eventi. Non capivano una becca12
ta dei suoni emessi dal Pollo, però si intuiva dal
contegno che il suo doveva essere un discorso aulico, pieno di salamelecchi verbali.
... prima famoso e poi disgraziato.
Si attendeva la reazione di Caio. Silenzio. Silenzio. Silenzio. Mugolio. Silenzio. Mugolio più breve. Silenzio.
Cioè.
Silenzio.
Silenzio.
– Ormai è inutile!
Silenzio.
– Inutile.
Silenzio.
I mugolii erano, per gli uccelli, le incomprensibili parole umane.
Silenzio.
Mugolio breve.
Silenzio.
Mugolio.
Mugolio.
Cioè. Silenzio.
– Perché inutile?
Silenzio.
– Perché nessuno crederà che in casa mia, i pennuti hanno deciso di non beccare più il grano. Mi
prenderanno per matto.
Il Pollo non sapeva cosa ribattere. Migliore imitatore dopo il Pappagallo, sì, ma in quanto a inventi13
va... Cosi svolazzò sulla finestra che illuminava il
soggiorno e tradusse in uccellese per gli altri Pennuti, i mugolii scambiati con Caio. Si riaccese il
frastuono di fischiarelli e cinguettii, alla ricerca
della soluzione più giusta. Finché il possente verso
dell’aquila zittì il guazzabuglio velleitario di opinionisti in becco, penne e piume. E, nella quiete
sopraggiunta, un secondo acuto, e il terzo definitivo. L’aquila aveva deciso!
Allora il Pollo si riavvicinò a Caio e ripresero i
mugolii misteriosi in dialetto umano.
– Comincia tu a coltivare un pezzo di terra a grano. Poi posizioni il tuo spaventapasseri. Gli altri
contadini vedranno il grano crescere indisturbato,
e crederanno che i tuoi spaventapasseri funzionino
di nuovo. Così...
A Caio parve una buona idea, si decise a non morire più per almeno altri cento anni, si rimboccò le
maniche, e fece ciò che l’aquila aveva suggerito.
Campilandia tornò a gialleggiare di spighe. Gli
spaventapasseri di Caio tornarono in piena e smagliante attività e, in più, attirarono tanti turisti e studiosi e appassionati d’arte.
Molti (solo qualcuno, in verità) comprarono gli
spaventapasseri di Caio a prezzi vertiginosi soltanto per il vezzo di abbellire il salotto con un autentico Caio Spaventapasseraio! Da non crederci!
Stavolta Caio divenne davvero ricco, ma ricco
ricco ricco!
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E Lara e il figlio?
Caio li riportò a casa, e non volle sentire parlare
di perdono.
– Uno Spaventapasseraio senza te, Lara – le sospirò pieno d’amore – è come me senza coraggio,
cuore e linfa.
E Lara comprese che l’aveva perdonata.
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