Cristo, nostra speranza, Risorge

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Cristo, nostra speranza, Risorge
ANNO XXIV
NUMERO 1
Aprile
Maggio
Giugno -2014Rivista trimestrale
d’Informazione e
Dibattito
Cristo, nostra speranza,
Risorge
Diacono Piero Piacentini
Q
uando parliamo
di Cristo e chiediamo chi è, le risposte sono varie e tutte
accettabili, qualcuno
lo dice il Figlio di Dio,
un altro l’amore fatto persona, ma ben
pochi arrivano a chiamarlo semplicemente
il Risorto, perché è
proprio dalla Risurrezione che prende
senso la nostra vita
di fede. La morte è di
tutti, la Risurrezione
di uno solo, Cristo
che vince la morte.
La Risurrezione è un
cambiamento di senso, che ti modifica
dentro, dalla morte vai
alla vita, dal buio con
la forza della fede e
la speranza esci dalla
tua semplice logica
umana e raggiungi
la luce. Quando arrivi alla domenica di
Pasqua, ti senti finalmente libero dal cammino quaresimale, hai
attraversato anche tu
Risurrezione del Mantegna
un deserto come il Signore, hai provato ad
essere più semplice,
essenziale, a trovare
più tempo per la preghiera e l’intimità col
Padre e ti affidi alle
parole della Sequenza
pasquale.
Il Signore della vita
era morto; ma ora,
vivo, trionfa.
«Raccontaci, Maria:
che hai visto sulla
via?».
«La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le
sue vesti.
Cristo, mia speranza,
è risorto; e vi precede
in Galilea».
Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.
Quando la leggiamo,
ci sentiamo incoraggiati anche noi, come
di fronte ad una nascita attesa e voluta e
facciamo nostra una
“rinascita” che vuole
attenuare tristezze,
delusioni, vuoti, perdite di persone e affetti
per essere preludio
alla gioia, alla speranza, al desiderio di
continua in seconda
2
vita: occorre solo fidarsi del
Signore e credere come la
Maddalena.
«Raccontaci, Maria: che hai
visto sulla via?»: e Maria di
Magdala racconta del sepolcro
vuoto e del suo incontro col Risorto all’alba del “giorno dopo il
sabato”, la nostra “domenica”.
Passa a Pietro la sua testimonianza e si fa messaggera
della Pasqua con la notizia
più bella per la nostra umanità
stanca, sfiduciata, smarrita,
perché anche noi, dopo più di
duemila anni, possiamo arrivare a dire con la Chiesa “Cristo,
mia speranza, è risorto… Sì,
ne siamo certi: Cristo è davvero risorto”. Ecco allora che la
nostra fede si rianima, e anche
noi ci facciamo messaggeri del
più grande degli annunci.
COMUNITÀ
Parrocchiale
di Bondeno
Direttore Responsabile
Maurizio Vandelli
Comitato di Redazione
Don Marcello e
don Andrea e
il diacono Piero
augurano a tutti
una Santa Pasqua.
Un saluto
a Sergio
Silvia Accorsi
Stefano Gamberini
Augusto Pareschi
Romano Gamberini
Ettore Campi
Editore Pro Tempore
don Marcellino Vincenzi
Redazione e Amministrazione
P.zza Garibaldi,87 Bondeno
Tel.0532892340
Autorizzazione Tribunale Ferrara
numero 4 del 15/2/1992
Stampa: Cartografica Artigiana (FE)
Di questo numero
sono state stampate 3000 copie.
Visitate il sito
della Parrocchia
www.parrocchiabondeno.it
M
entre il numero di Natale di questo periodico era in
tipografia per la stampa é improvvisamente mancato il
nostro amico e collaboratore Sergio Galli.
Persona molto conosciuta a Bondeno per il suo lungo ed
intenso impegno nel sociale, nella politica locale e nel volontariato in parrocchia.
Uomo apparentemente autoritario ed a tratti burbero ad un
primo approccio svelava, immediatamente dopo, una sensibilità umana ed una generosità d’animo assai rare. Negli ultimi
anni lo abbiamo visto particolarmente attivo nell’organizzazione di eventi a scopo benefico a favore della Parrocchia e,
in qualità di responsabile del settore “Comunicazioni sociali”
nel Consiglio Pastorale, propositivo nella diffusione di tematiche riguardanti l’impegno dei cristiani laici nella vita politica,
culturale e sociale.
Lo ricordiamo con affetto e gratitudine.
3
La Teologia di Papa Francesco
ci indica la strada
che porta alla gioia
di don Andrea Pesci
I
l calcio d’inizio l’ha dato sicuramente il buon
Dio fin dalla notte dei tempi, e i suoi giocatori in campo hanno cercato di far avanzare la
palla verso la meta, verso il goal della vittoria
certamente con qualche fallaccio e qualche pallonata restituita al portiere che con misericordia
e amore e fiducia nei giocatori ha sempre rilanciato il pallone incitando e non facendo mancare mai il suo contributo e aiuto. Nell’ultimo
secolo di punte fuoriclasse ne abbiamo avute
da far impallidire anche un Ronaldo, un Totti o
un Kaka e che sul calcio mercato varrebbero
cifre inimmaginabili pari ad un bilancio di uno
stato occidentale.
Mi riferisco in particolare a Pio XII, Giovanni
XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e II, Benedetto
XVI e da ultimo Francesco ( senza numero)
che scartando magistralmente ogni avversario
stanno facendo avanzare la palla.
Non è facile parlare di Papa Francesco senza
riferirsi agli altri perchè è lui stesso a ritenersi
frutto e continuatore del gioco di squadra iniziato dagli altri. Forse avrà uno stile e un modo
di porsi originale e la sua semplicità colpisce
il cuore; ma non è stato così anche per la prima volta che abbiamo visto Giovanni XXIII o i
due Giovanni Paolo? La teologia di Francesco
sembra avere un sapore nuovo, ma attenzione
a quante parole e pensieri profondi che Paolo
VI o Benedetto XVI hanno donato a noi uomini
di buona volontà. Eh si! Lo Spirito Santo si sta
dando un gran bel da fare! E noi?
E noi ci lasciamo aiutare dalla sapienza e dalle
parole di Francesco che con la sua Evangelii
Gaudium sta indicando dove lanciare il pallone
per arrivare bene e con gioia al goal dopo aver
combattuto la buona battaglia anche contro
i mali di oggi, uno in particolare che il Papa
identifica nell’individualismo che porta l’uomo
a non donarsi più a non spendersi più per gli
altri, e quindi a perdere le coordinate della sua
umanità e il senso del suo esserci.
L’individualismo è frutto dell’egoismo e della
ricerca del piacere reso apparentemente molto
fruibile e immediato dalla società contemporanea, ma che alla fine non sazia e non dà
gioia.
Ed è proprio la gioia la caratteristica del cristiano secondo il Papa. Più volte ripete di non
lasciarsi strappare la gioia dell’essere evangelizzatore, missionario in un continuo procedere
verso il Signore. Il cristiano corre il rischio infatti
di sviluppare “ una sorta di complesso di inferiorità” nei confronti del mondo e della cultura
imperante e questo conduce a “relativizzare la
propria identità cristiana e le proprie convinzioni. Si finisce così per non essere felici e con
l’ansia di essere “come tutti gli altri” si soffoca
la gioia della missione e la novità e freschezza
di Cristo.
Papa Francesco invita l’intera cristianità ad
essere coraggiosa ed orgogliosa di vivere il
Vangelo con determinazione e fedeltà anche
tollerando con docilità “ qualche contraddizione, un apparente fallimento, una critica, una
croce”. Parole sante e vere che il Papa rilancia
a ciascuno di noi perché dobbiamo essere
consapevoli che “l’apporto della Chiesa nel
mondo attuale è enorme. Il nostro dolore e la
nostra vergogna per i peccati di alcuni membri
della Chiesa, non devono far dimenticare quanti
cristiani danno la vita per amore…”.
Bisogna spendersi di più, giocare fino in fondo
la nostra partita: criticare un po’ meno e stimarsi
di più reciprocamente; guardando poco a quello
che non fanno gli altri e chiedendosi cosa posso fare io per Cristo e per gli altri; uscendo più
spesso da noi stessi dal nostro egoismo per
unirsi agli altri.
Non è possibile come cristiani vivere un “Gesù
Cristo senza carne”. Il cristiano per trovare la
gioia deve servire come ha fatto Gesù, l’unico
e irrinunciabile direttore tecnico della nostra
meravigliosa squadra.
4
Gli operatori Parrocchiali riuniti a Torreglia
Verso una Nuova
Evangelizzazione
dalla redazione
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na trentina di operatori parrocchiali si
sono ritrovati, insieme a don Marcello,
nella cornice dei colli Euganei, presso la Casa
del Sacro Cuore di Torreglia, per riflettere
sulla parte finale della esortazione apostolica
di Papa Francesco “Evangelii Gaudium”. In
particolare sono stati focalizzati due punti:
“Motivazioni per un rinnovato impulso missionario” e “L’incontro personale con l’Amore
di Gesù che ci salva”; in pratica la preghiera
e l’azione.
La preghiera è l’incontro personale con Cristo,
con una persona che hai nel cuore. Questa persona che c’è in noi va accolta lasciandosi guidare, con grande umiltà, nell’ascolto della Parola e nella meditazione.
La via privilegiata dalla Chiesa per entrare in comunicazione con il Signore è quella
della “Lectio Divina”, un percorso che inizia dal mettere a proprio agio il nostro corpo,
nel crearci attorno un ambiente di silenzio e tranquillità, nella lenta ripetuta lettura
della Parola, nel meditarla chiedendone la comprensione, nell’abbandonarsi alla contemplazione, cioè accogliendo in sé il mondo di Gesù, lasciando che ci trasformi.
Il Signore si comunica a noi mentre lo stiamo meditando, rendendo vera l’affermazione di Paolo “…non sono più io che vivo ma è Lui che vive in me”.
Tutto questo funzione in forza alla nostra fede: un germe che ci è stato donato e
abbiamo dentro ma che dobbiamo coltivare e far crescere con la preghiera e la
meditazione.
La traduzione nel concreto della nostra fede, il lavoro al quale siamo tutti chiamati
é quello dell’evangelizzazione. Ciò che amiamo veramente sentiamo il bisogno di
comunicarlo; così è il Vangelo: un bene di cui la gente ha bisogno e che nell’intimo
chiede. Comunicare il Vangelo inoltre è fare la volontà di Dio e contemporaneamente
imitare Gesù con amore e passione verso i fratelli. L’imitazione di Gesù è proprio la
chiave di accesso al regno dei cieli, essere dono di sé per gli altri così come Lui lo
è stato alla massima espressione nella sua natura umana.
Ogni volta che ci avviciniamo all’altro per aiutarlo facciamo un’esperienza di amore
ed entriamo nel mondo di Dio ricevendo il dono di una Sua più profonda conoscenza.
La nostra dimensione missionaria deve essere costitutiva dell’essere cristiani. La
nostra azione di amore missionario non finisce con noi ma continua nel tempo e “a
suo tempo” produrrà frutto.
La conclusione della riflessione sulla “Evangelii Gaudium” ha riguardato Maria, colei
che per prima ha accolto il “Verbo della Vita”. “È la di fede, che cammina nella fede,
che si lascia condurre dallo Spirito attraverso un itinerario di fede verso un destino
di servizio e fecondità…”. (287)
5
Riflessione sulla
Quaresima
di Ettore Campi
I
l Tempo Quaresimale
non è l’unico in cui siamo
invitati a scandagliare nelle
sue pieghe più profonde
la nostra coscienza, ma è
senz’altro il più strutturato
ed organico atto penitenziale, perché è iscrivibile nel
grandioso progetto divino
del Sacrificio, della Morte
e della Resurrezione e appunto per questo prepara il
nostro cuore ad accogliere
la vera grazia di Dio, nello
spirito della Comunione più
profonda e della condivisione più fraterna della carità.
È incredibilmente straordinario che ai nostri padri della Chiesa non sia sfuggito il
nesso profondo che lega i
termini Eucarestia e Carità
che, inscindibilmente legati
dalla comune discendenza
etimologica dalla radice
Chàris, ne sviluppano e
ne approfondiscono tutte
le implicazioni e le accezioni
in aree semantiche e aspetti
tra di loro complementari. Chàris è la grazia di Dio,
l’Eucarestia è il Sacrificio
di Ringraziamento di Cristo
che unitamente alla Comunità riunita in assemblea
offre a Dio il frutto essen-
ziale del lavoro e della fatica
dell’uomo.
La Carità è un dono carismatico,
che, come tutti i doni offerti dalla
grazia di Dio, richiede che sia
accolta liberamente e tradotta
per il bene di tutti all’interno della Comunità cristiana che si
fa carico delle istanze più urgenti
e dei bisogni più elementari di
tutti i fratelli. La “grazia” di chi
dà qualcosa di “caro” si incontra
fraternamente con la “gratitudine” di chi lo riceve e che soffre
della carenza di qualcosa o di
tutto.
Nella Grazia di questo incontro
fraterno e solidale con tutti, e in
particolare con quanti soffrono,
c’è il nostro Dio che si fa storia
ogni giorno dentro la nostra
coscienza. Sta a noi sentirlo e
percepirne la presenza, e sta a
noi ancora penetrare negli angoli più periferici della nostra
esistenza in cui si annidano indifferenza e egoismo, che
siamo chiamati a superare. In
questo modo Dio nella sua infinità bontà e misericordia continua
a compiere per noi e con noi il
cammino della Passione per
raggiungere la Resurrezione.
Questa è la Grazia infinita di Dio
che accoglie sull’altare i nostri
piccoli sacrifici, quelli delle
rinunce e delle privazioni,
dei digiuni e delle astinenze, veri strumenti per
riorientare la nostra vita alla
Grazia.
Il peso degli anni e dell’esperienza mi permettono di
capire meglio il senso del
mio impegno in associazioni caritative non solo
parrocchiali e il valore fondante per la mia fede della rinuncia dell’essenziale (“caro”) oltre che del
superfluo in favore di chi la
storia umana, coloniale o
meno, globalizzata o meno,
imperialistica o meno, ha
marginalizzato alle periferie
geografiche ed esistenziali
del nostro mondo.
Nel sorriso appena accennato sul volto sofferente
del vicino di casa e del migrante che ti chiede un euro
scopro il segno profondo
della grandezza di Dio, e
il fascino irresistibile della
speranza della eternità, il
che è come dire della grande e vitale utopia cristiana
di un mondo che Dio vuole libero dal bisogno, dal
male e dalla sofferenza.
6
PROSEGUE IL CICLO “BEATI CHI?”
INCONTRO CON DON
ALBINO BIZZOTTO
di Alessandro Baccilieri
C
i ha fatto volare due ore
come un lampo Don Albino
Bizzotto raccontandoci la sua
storia di vita, una vita spesa da
non violento nei conflitti balcanici e sfociata oggi nel vivere nella
sua Padova alla ricerca d’armonia con il creato ed il territorio
che ci circonda.
Dobbiamo trovare dieci minuti
del nostro tempo per visitare
il sito www.beati.org che riassume bene il percorso fatto da
Don Albino ed i suoi seguaci,
percorso che infatti mette in
fila disarmo e decrescita, come
anelli di una stessa catena che
mira a legare i popoli sotto una
stessa bandiera, quella della
pace e del rispetto universale.
Volevo fargli una domanda
durante l’incontro ma era un
fiume in piena don Albino, volevo chiedere se secondo lui
siamo destinati all’estinzione
a causa dell’agire umano o se
ancora vi è una speranza. Ha
comunque risposto alla mia non
domanda portando due testimonianze che hanno fatto vibrare
le corde di tutti i presenti in sala.
La prima è una lettera di Josè
“Pepe” Mujica, presidente
dell’Uruguay, rivolta ai potenti
del mondo in occasione di un
G20. Cosa succederebbe se tutto il mondo prendesse a modello
il consumismo occidentale e
pretendesse di consumare allo
stesso modo? “Rimarrebbe aria
da respirare?” si chiede Mujica,
ma specie “È possibile parlare
di fratellanza e dello stare tutti
insieme, in un’economia basata
su una competizione così spie-
tata?”. L’uomo sembra correre
senza armonia con il creato,
spremendo il pianeta come un
limone, senza preoccuparsi che
rimanga succo anche per le
generazioni che verranno. Tutto
questo correre genera “competitors” non fratelli...
La seconda testimonianza è una
“Lettera del capo indiano Seattle al presidente Usa Franklin
Pierce” in occasione della vendita delle terre che furono dei
suoi avi, terre “conquistate”
dall’uomo occidentale che se ne
appropria incurante del legame
che da secoli si era creato tra
le popolazioni indigene ed il
territorio che li ospitava, “Come
è possibile comperare cose che
nemmeno ci appartengono?”
dice il capo indiano, Il calore
della terra, il profumo dell’aria
o lo scintillio delle acque non
sono beni acquistabili perchè
non appartengono all’uomo ma
al creato. “Se vi vendiamo le
nostre terre, voi dovrete ricordarvi, e insegnarlo ai vostri figli,
che i fiumi sono i nostri e i vostri
fratelli e dovrete dimostrare per i
fiumi lo stesso affetto che dimostrerete a un fratello”. Il discorso
del capo indiano non va confuso
con le teorie animiste, anzi,
al contrario sembra ricordarci
che solo chi sa riconoscere il
disegno del Creatore in tutte le
cose ci circondano saprà veramente comprendere che uno
solo è Padre di tutti e di tutto.
Per i cristiani l’ecologia significa
difesa del creato. Il Signore ci
ha affidato la terra con tutti gli
esseri viventi (e non) che la popolano. Così come gli è piaciuta
l’ha affidata a noi, riscoprire la
bellezza dell’armonia del creato
è come guardare in faccia il volto del Padre che l’ha generata. Ecosostenibilità significa per
il credente cercare l’equilibrio
che permetta al progetto di Dio
di continuare, è partecipare alla
creazione. Il nostro contributo,
per quanto piccolo, è parte di
quel motore chiamato vita!
Dopo questo bellissimo incontro
il ciclo “Beati chi?” avrà come
ospite Ugo Panella, fotogiornalista da sempre impegnato a documentare le realtà più nascoste e sconosciute del mondo.
Particolarmente attento alla vita
nelle zone di guerra e di conflitto
tra gli uomini, Panella ha una
lunga carriera ed una esperienza che ne fanno uno dei più autorevoli fotografi italiani, autore
di reportage per i più importanti
giornali ed autore di numerosi
libri. Mostrerà le sue fotografie
scattate in Bangladesh, in India,
Afghanistan, a Nirobi, in Romania e parlerà della sua scelta di
documentare la vita dei diseredati e dei dimenticati per conservarne il valore e la dignità.
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Pianeta
Giovani
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FOLLIE DEL WEB
DALLA NEKNOMINATE
ALLA BOOKNOMINATION
intervista di Stefano Gamberini
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eknominate (nek, collo della bottiglia) è l’ ultima moda folle e pericolosa che da un po’ di tempo
spopola su facebook. Consiste nel bere senza freni in poco tempo grandi quantità di alcolici riprendendosi con la webcam e affidando le immagini alla rete. Poi si nominano altre persone, sfidandole
a fare altrettanto o di meglio se credono di esserne capaci. Questo fenomeno, partito dall’ Australia
si sta ormai diffondendo in tutto il mondo; coinvolge ragazzi e ragazze, giovani e giovanissimi ed ha
già portato a diverse morti, oltre che a sbronze seriali. A volte basta poco, solo un po’ di fantasia ed
un’idea diversa di cosa voglia dire essere unici ed avere delle cose da fare e da dire per trasformare
una moda demenziale in un’occasione per incontrarsi, anche in rete e condividere delle idee e delle
emozioni. Così Diego, un giovane di Cento che era stato invitato alla “sbronza in diretta” ha rilanciato
con la sua idea: Ubriachi sì, ma di parole.
Booknominate, quindi. Abbiamo contattato Diego per sapere qualcosa di più.
D- Diego, di te sui giornali si è saputo soltanto il nome, oltre naturalmente, l’ idea che hai
avuto.
R- Mi chiamo Diego Balboni, 29 anni, di Cento. Sono sposato da maggio dell’anno scorso con Anna.
Sono impiegato e capo scout nell’ AGESCI.
D- Come ti è venuta l’ idea della booknomination? Quando è successo?
R- Domenica 23 febbraio sono stato “nominato” da uno dei miei ragazzi degli scout. Ho quindi cercato di capire come rispondere: non volevo sottrarmi alla “sfida”, ma al tempo stesso, il vedere da
tempo su Facebook svariati ragazzi che conoscevo, scout e non, tra i 16 ed 20 anni, partecipare a
questo “gioco”, mi aveva sempre trasmesso una gran tristezza. Essendo in quel momento di fianco
alla libreria, l’idea della citazione è arrivata rapidamente.
D- Che accoglienza ha avuto l’iniziativa?
R- L’iniziativa ha avuto un’elevata risonanza e questo mi ha sorpreso molto. A parte i “mi piace” su facebook
ho ricevuto molti complimenti, e da quel momento la cosa ha cominciato a diffondersi, prima tra i miei amici
e poi anche tra ragazzi più giovani (anche se in questo caso l’idea fa più fatica ad attecchire). Una giornalista
ha visto un video di booknomination ed ha diffuso la cosa. So che sta girando anche all’ estero, non so in che
misura. Non ho ricevuto, invece, messaggi di scherno o peggio. Solo qualche battutina da amici che mi dicevano
che adesso mi monterò la testa…
D- Quale è la cosa che credi più importante circa la booknomination?
R- Non credo che la nomination alcolica sia stata spezzata: chi l’ha fatta, la rifarebbe probabilmente
ancora, e chi non l’ha fatta, probabilmente non l’avrebbe fatta neanche senza la booknomination.
Non credo di essere una persona “bigotta”, perchè la birra mi piace e condividerla con gli amici credo
sia un buon pretesto per ritrovarsi, ma la cosa che mi dava tristezza in tutto
questo era la mancanza di condivisione. Il bere una birra diventava il fine
ultimo e non un pretesto per stare insieme, senza esagerare. Sembrava
uno di quei tipici riti di appartenenza al gruppo ai quali si deve sottostare
per evitare di essere tenuto fuori, o etichettato come “sfigato”. Insomma,
dovendo riflettere su qual’è la cosa più importante della booknomination
direi il cercare di essere sè stessi e non ciò quello gli altri vogliono: “Possiamo passare la vita a farci dire dal resto del mondo cosa siamo: sani
di mente o pazzi, stinchi di santo o sessodipendenti, eroi o vittime,
oppure possiamo scegliere da noi (Chuck Palahniuk).
8
CUSTODIRE IL CREATO
Il Corpo Forestale
dello Stato a Bondeno
di Augusto Pareschi
C
oltivare il creato e custodirlo,
difenderlo e farlo crescere:
cittadino e istituzioni, persona
e comunità. Una responsabilità
che parte dal comune senso
civico ma che si estende anche
a chi è preposto istituzionalmente alla salvaguardia e alla
tutela di esso. Per lo sviluppo
di una maggior sicurezza e di
una maggior sensibilità verso le
tematiche ambientali e del territorio anche in ottica preventiva
e non solo repressiva.
Dev’essere accolto con un
plauso, pertanto, il decreto del
capo del Corpo Forestale dello
Stato del 16 ottobre scorso che
ha deliberato l’apertura di quattordici nuovi presidi territoriali,
di cui dodici in Emilia Romagna.
Tra questi anche le stazioni
di Argenta e Bondeno che si
aggiungeranno a quelle già
presenti a Ferrara e Comacchio,
oltre al distaccamento di Bosco
Mesola.
Martedì 25 marzo, la presentazione ufficiale presso la Pinacoteca Civica dinanzi le autorità
locali, amministrative e militari,
dell’ordine pubblico e della
protezione civile. “La collaborazione con i Forestali si è intensificata durante l’emergenza
terremoto durante la quale ci è
stata prospettata la possibilità
di aprire una stazione anche a
Bondeno”. Sono le parole del
primo cittadino, Fabbri, che a
nome di tutta la comunità ha
dato il benvenuto ai Forestali.
Il colonello Ernesto De Rosa,
comandante provinciale vice
questore aggiunto, ha confermato che il progetto ha avuto
seguito anche per la disponibilità di un bene demaniale sito in
via Marconi, zona Santissimo,
che consentirà di alloggiare al
piano superiore il personale del
presidio (un ispettore, un sovrintendente e due agenti, come da
pianta organica).
A dissolvere la percezione che
questo corpo con compiti di “polizia” non sia associato soltanto
alle funzioni di tutela ambientale
nelle comunità montane ha
provveduto lo stesso colonnello
allorquando ha delineato le svolte di un processo di trasformazione organizzativa: su tutti la
legge 431 del 1985 sulla tutela
dei beni paesaggistici e ambientali ovvero “il passaggio da un
concetto in cui l’ambiente non
dev’essere protetto semplicemente perché bello ma perché
fondamentale per la vita dell’uomo” e il decentramento della
potestà legislativa in materia di
ambiente e territorio dallo Stato
alle Regioni (fine anni Novanta).
Quindi funzioni nelle aree della:
sicurezza ambientale (difesa
del suolo e tutela paesaggio,
attività illecite nel ciclo dei rifiuti, inquinamento, tutela flora,
fauna e verde pubblico, controlli
stradali su autotrasporto merci),
tutela ambientale e pubblica
sicurezza, attività per la sicurezza agroalimentare e agroambientale, protezione civile, oltre
alla prevenzione, repressione
incendi in aree naturali.
Come hanno specificato sia
Donatello Cirillo, vice comandante e responsabile nucleo
investigativo, e l’ispettore Carlo
Tesè, quando si sono addentrati
sulla realtà locale. Tutto ciò sarà
operativo, probabilmente a fine
anno.
9
Incontrando Maria a Medjugorje
di Laura e Piero
Siam venuti, Madre cara,
da ogni parte della terra,
S
ono le parole dell’inno alla
Vergine che ti diventa immediatamente familiare quando
vai a Mediugorje, che fanno un
tutt’uno con i tuoi pensieri e continui a ripetere a casa, quando le
senti risuonare, anche se nessuno canta, forse solo il tuo cuore.
Andare a Mediugorje è rispondere a un richiamo. Non t’importa
il riconoscimento ufficiale della
Chiesa, ti preme solo partire per
trovare silenzio, guardarti dentro,
liberarti dal di più che ti fa male,
ascoltare un violino che ti parla
a nome di Maria e pregare, pregare, pregare.
A Mediugorje vai per questo, ti
ritrovi subito con un rosario in
mano, magari di pietra, come
tutto è pietra lì. Le tue ore fin
dal lungo viaggio, sono scandite
dalla preghiera e partecipi alla
Messa anche in croato, corri per
essere presente all’Adorazione,
vivi per qualche giorno in una
dimensione diversa. Cerchi di
fare tutto quello che la Madonna fin dal 1981 ti ha chiesto.
Ti metti in lunghe file in attesa
di un sacerdote che spesso è
un pellegrino come te e come
te ha sentito una chiamata e ti
confessi. La Gospa, la Madonna,
ti portiam le nostre pene,
con le gioie e le speranze.
O Regina della Pace,
il Tuo sguardo ci consoli,
su noi posa le Tue mani,
supplicando il Divin Figlio.
si sta già prendendo cura di te,
con una maternità sempre più
intensa, analoga a quella che ha
vissuto per suo Figlio, perché ti
fa capire che il tuo pellegrinaggio
deve partire proprio dalla conversione, dalla riconciliazione col
Padre, poi Messa, Eucarestia,
Adorazione,Via Crucis, tanto
tanto rosario, salita alla collina
delle apparizioni, dove te la
senti vicina, sui sassi con te. Se
cela fai e il tempo, le gambe o
un semplice, rustico bastone, ti
danno una mano provi a salire, in
preghiera, adorando silenziosamente la Croce sul Krizèvac. La
Madonna non ti chiede l’impossibile, ti chiede solo di cercarla,
di pregarla, di ascoltarla, anche
attraverso la voce dei veggenti
sempre pronti a riferirti i suoi
messaggi che ancor oggi continuano o le testimonianze di chi
a Mediugorje vive, ha sofferto
guerre, regimi, miseria e ha con-
cretizzato la fede nell’esperienza
quotidiana e nel servizio.
Ti piace fare tuoi i suoi messaggi,
tutti un invito come in quello del
25 marzo alla lotta contro il peccato, alla confessione, alla scelta
della santità. Senti parlare ogni
volta di amore di Dio, di pace, di
benedizione. La Madonna della
pace ti conferma la sua intercessione, ti mette una mano sulla
spalla per riportarti a casa con
gli altri che hanno viaggiato con
te per cinque giorni, con cui ti sei
trovata o ritrovata, che ora a Bondeno saluterai in modo nuovo e
sentirai il desiderio di un nuovo
viaggio, sempre ripetendo in te
un messaggio e un invito. Maria
cammina anche sulle nostre
strade, sui nostri argini, ci aiuta
a ricucire le ferite del terremoto
e dal centro “Regina della pace”
ci dà la sicurezza quotidiana
della sua maternità, ci aspetta
con la tenerezza delle mamme.
Per l’amore, o Madre cara, che su noi hai riversato, promettiam di diventare più ferventi che in passato. O Regina della Pace, il Tuo sguardo ci consoli, su noi posa le Tue mani, supplicando il Divin Figlio
10
Proseguono gli incontri pubblici finalizzati alla
Promozione della Salute
di Franco Menghini
di Franco Menghini
P
romozione della salute : è un obiettivo perseguibile ?La promozione della salute, concetto già
teorizzato in passato, è stato codificato nel 1986 dalla Carta di Ottawa e costituisce tuttora dopo
quasi 30 anni un documento attuale per lo sviluppo di politiche orientate alla salute. Secondo la
Carta, sottoscritta dagli stati che aderiscono alla Organizzazione mondiale della Sanità(OMS), essa
viene definita come il processo che consente alle persone di esercitare un maggiore controllo sulla
propria salute e di migliorarla. Per realizzare questo obiettivo così ambizioso bisogna agire sia su
macroelementi come ad esempio: gli ambienti di vita e di lavoro favorendone una maggiore sicurezza, il riorientamento dei servizi sanitari in modo da renderli adeguati ad interagire con gli altri settori
della vita sociale, realizzando quell’ approccio intersettoriale oggi definito come “la promozione della
salute in tutte le politiche “ma anche su microelementi come possono essere le nostre abitudini ed
il cosidetto stile di vita. Così se il compito principale spetta alle istituzioni a partire da quella che ci
rappresenta a livello nazionale fino a quella comunale, nondimeno anche gli individui ed i gruppi possono diventare soggetti attivi nel perseguimento di un buono stato di salute quando sono in grado di
individuare e di intercettare correttamente i fattori determinanti della salute e di favorirne la diffusione.
La promozione della salute mira soprattutto a raggiungere l’eguaglianza nelle condizioni di salute,
attraverso l’eliminazione o quantomeno la riduzione delle differenziazioni ancora oggi molto evidenti
nella “stratificazione sociale della salute”, offrendo a tutti eguali opportunità e risorse per conseguire
il massimo potenziale di salute possibile. Questo comprende: la disponibilità di un ambiente accogliente e salutare, l’accesso alle informazioni, le competenze necessarie alla vita e la possibilità di
compiere scelte adeguate per quanto concerne la propria salute. Oggi il perseguimento di questo
obiettivo diventa sempre più indifferibile anche e soprattutto tenuto conto delle evidenze scientifiche
che numerosi ed accreditati studi internazionali hanno fornito riguardo alla stima quantitativa dell’impatto di alcuni fattori sulla longevità delle comunità, utilizzata come indicatore della salute. I fattori
socio-economici e gli stili di vita contribuiscono per il 45- 50%; lo stato e le condizioni dell’ambiente
per il 20%; l’eredità genetica per un altro 20-30%, ed i servizi sanitari per il restante 10-15%. Come
si pone in questo ambito l’iniziativa avviata da alcuni anni a Bondeno? …È un progetto velleitario
come potrebbe essere giudicata da qualcuno? La motivazione è stata in realtà, alla luce delle considerazioni sopra esposte, il desiderio -da parte di addetti ai lavori, in stretta collaborazione con l’ente
comunale-di attivare un processo di comunità, opportuno e per certi versi doveroso, di riflessione,
di informazione e sperabilmente di correzione di alcune delle condizioni che impattano sullo stato di
salute. Gli argomenti trattati hanno riguardato lo studio di:
“Fattori di rischio”, cioè di quelle condizioni che statisticamente rendono più probabile il verificarsi di eventi morbosi;
Malattie neoplastiche, con riguardo a quelle per cui è previsto un programma di screening a
livello nazionale;
Malattie cardiovascolari;
Danni da abitudini voluttuarie e dipendenze; Crediamo nella opportunità di iniziative di questo
genere ma al di là di considerazioni riguardanti possibili e forse auspicabili aggiustamenti e
miglioramenti rimane indubitabile che la loro giustificazione risiede principalmente in un elemento: il coinvolgimento della comunità.
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la Coralina come espressione di preghiera in musica, di qualità.
Il
canto è per tutti
di Silvia Accorsi
“
Dacci il LA, giglio!” incitava la rosa del giardino di Alice nel paese delle meraviglie, e
un coro di fiori di ogni varietà intonava sapientemente il suo canto, reso bello proprio dalla
diversità degli interventi di ciascuna pianta, o
bocciolo, o corolla...
Così mi piace vedere un coro: persone di età
ed esperienze differenti che si uniscono nel
comune piacere di cantare creando qualcosa
che rallegri e soddisfi, se stessi e magari anche
l’uditorio.
Così mi piace vedere la CORALINA della parrocchia di Bondeno e attraverso queste righe voglio
invitare chiunque lo desideri a parteciparvi.
Il nome è sorto per distinguersi dalla “sorella” Corale Polifonica Matildea (per gli amici “Coralona”). Si
tratta di due cori, nati all’interno della nostra comunità in tempi ed esigenze differenti, che animano
le Sante Messe nei momenti liturgici più importanti dell’anno, vivificano matrimoni o creano eventi in
collaborazione, come concerti di musica sacra e profana e il recente Gran Galà della Lirica.
Non c’è un’audizione per entrare nel nostro coro; la maggior parte di chi già lo frequenta non sa
leggere le note di uno spartito; alcune nozioni base s’imparano nel tempo e per ogni incertezza ci si
affida alla direttrice, che invece è un’insegnante, diplomata al Conservatorio.
Ogni voce ha un proprio registro, cioè un intervallo di note in cui lavora meglio, per questo nel coro
c’è una suddivisione in quattro gruppi principali: soprani e contralti per le voci femminili, tenori e bassi
per quelle maschili. In tal modo i brani che vengono eseguiti acquisiscono un effetto più corposo e
inoltre si garantisce una maggiore intonazione generale.
Spesso ci si definisce stonati, ma solo perché non si sta cantando nella giusta tonalità per il proprio
timbro di voce; in un coro si può affinare il proprio modo di cantare e trarne più intensa soddisfazione.
Occorre imparare ad armonizzarsi con gli altri: non dev’esserci una voce che primeggia, a meno che
non sia deciso che sarà un solista; occorre imparare a respirare insieme, quindi educarsi ad una
reciproca convivenza per ottenere un risultato sorprendente!
Nella Coralina eseguiamo canti liturgici tratti da differenti raccolte o compositori: Gen Rosso, Gen
Verde, Rinnovamento nello Spirito…, ma anche Mozart, Kedroff, Schubert…; e ci sperimentiamo in
brani profani spaziando dal Cinquecento all’età contemporanea. Ci accompagniamo con tastiera e
chitarra, ma in qualche occasione anche con flauto traverso e percussioni. Di norma il nostro raggio
d’intervento è Bondeno e provincia, ma nel Natale 2012, per raccogliere fondi a seguito del terremoto,
abbiamo tenuto un concerto a Pisignano di Cervia.
Ci pregiamo inoltre di una esibizione con la cantante ghanese di fama internazionale Ranzie Mensha,
che accettò di partecipare ad una serata solidale per la missione di Padre Silvio Turazzi.
Non siamo dei puristi del canto, riteniamo però che la voce sia una risorsa, innanzitutto per noi
stessi e per fortuna anche per gli altri. Saremo felici se vorrete partecipare, dai 15 ai 99 anni di
età!
Le prove si tengono ogni MERCOLEDI’ dalle 21:15 alle 22:45 circa.
per ulteriori info: [email protected]
Calendario
Calendario
delle principali attività parrocchiali
delle principali attività parrocchiali
A p r i l e
Domenica 6
V Domenica di Quaresima
Ore 10.30 Santa Messa animata dai ragazzi (Duomo)
Ore 17.30 Inizio Quarantore di Adorazione - ore 18.30 Santa Messa (Duomo)
Lunedì 7 e Martedì 8 Ore 8.00 S. Messa e inizio Adorazione Eucaristica (Duomo)
Ore 17.30 Ora di Adorazione guidata (Duomo)
Ore 18.30 S. Messa con predica e benedizione
(Duomo)
Mercoledì 9
Ore 8.00 S. Messa e inizio Adorazione Eucaristica (Duomo)
Ore 17.30 Ora di Adorazione guidata (Duomo)
Ore 18.30 S. Messa - Processione solenne - Benedizione (Duomo)
Percorso: via Mazzini e Piazza Aldo Moro
Domenica 13
Domenica delle Palme
Ore 10.00 Processione delle Palme (Duomo)
Ore 11.15 Processione delle Palme (Centro Maria Regina della Pace)
Giovedì 17
Giovedì Santo - Ore 18.30 Celebrazione Cena del Signore (Duomo)
Venerdì 18
Venerdì Santo - Ore 18.30 Celebrazione Passione del Signore ( Duomo)
Ore 21.00 Via Crucis presso il Centro Maria Regina della Pace
Sabato 19
Sabato Santo - Ore 9.00-12.30 e 15.00-19.30 Confessioni (Duomo)
Ore 22.30 Veglia Pasquale e S. Messa di Risurrezione (Duomo)
Domenica 20
Pasqua di Risurrezione - SS Messe orario festivo (Duomo)
Lunedì 21
Lunedì dell’Angelo - SS Messe orario festivo (Duomo)
M A G G I O
Giovedì 1
Festa di S. Giuseppe lavoratore.
Ore 10.00 S. Messa (Duomo)
Dal lunedì al venerdì Fioretti di Quartiere
Domenica 4
Ore 10.30 Consegna del Credo ragazzi di V elementare (Duomo)
Ore 18.00 Celebrazione S.Cresima (Duomo)
Domenica 11
Ore 10.00 Celebrazione della Prima Confessione (Duomo)
Domenica 18
Ore 10.00 Celebrazione Prima Comunione(Duomo)
Domenica 25
Festa Madonna della Misericordia.
Ore 10.30 Chiusura Anno Catechistico (Duomo)
Ore 21.00 Processione per P.zza Garibaldi e V.le Repubblica,
partenza e ritorno in Duomo