Cristo, nostra speranza, Risorge
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Cristo, nostra speranza, Risorge
ANNO XXIV NUMERO 1 Aprile Maggio Giugno -2014Rivista trimestrale d’Informazione e Dibattito Cristo, nostra speranza, Risorge Diacono Piero Piacentini Q uando parliamo di Cristo e chiediamo chi è, le risposte sono varie e tutte accettabili, qualcuno lo dice il Figlio di Dio, un altro l’amore fatto persona, ma ben pochi arrivano a chiamarlo semplicemente il Risorto, perché è proprio dalla Risurrezione che prende senso la nostra vita di fede. La morte è di tutti, la Risurrezione di uno solo, Cristo che vince la morte. La Risurrezione è un cambiamento di senso, che ti modifica dentro, dalla morte vai alla vita, dal buio con la forza della fede e la speranza esci dalla tua semplice logica umana e raggiungi la luce. Quando arrivi alla domenica di Pasqua, ti senti finalmente libero dal cammino quaresimale, hai attraversato anche tu Risurrezione del Mantegna un deserto come il Signore, hai provato ad essere più semplice, essenziale, a trovare più tempo per la preghiera e l’intimità col Padre e ti affidi alle parole della Sequenza pasquale. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa. «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?». «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea». Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza. Quando la leggiamo, ci sentiamo incoraggiati anche noi, come di fronte ad una nascita attesa e voluta e facciamo nostra una “rinascita” che vuole attenuare tristezze, delusioni, vuoti, perdite di persone e affetti per essere preludio alla gioia, alla speranza, al desiderio di continua in seconda 2 vita: occorre solo fidarsi del Signore e credere come la Maddalena. «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?»: e Maria di Magdala racconta del sepolcro vuoto e del suo incontro col Risorto all’alba del “giorno dopo il sabato”, la nostra “domenica”. Passa a Pietro la sua testimonianza e si fa messaggera della Pasqua con la notizia più bella per la nostra umanità stanca, sfiduciata, smarrita, perché anche noi, dopo più di duemila anni, possiamo arrivare a dire con la Chiesa “Cristo, mia speranza, è risorto… Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto”. Ecco allora che la nostra fede si rianima, e anche noi ci facciamo messaggeri del più grande degli annunci. COMUNITÀ Parrocchiale di Bondeno Direttore Responsabile Maurizio Vandelli Comitato di Redazione Don Marcello e don Andrea e il diacono Piero augurano a tutti una Santa Pasqua. Un saluto a Sergio Silvia Accorsi Stefano Gamberini Augusto Pareschi Romano Gamberini Ettore Campi Editore Pro Tempore don Marcellino Vincenzi Redazione e Amministrazione P.zza Garibaldi,87 Bondeno Tel.0532892340 Autorizzazione Tribunale Ferrara numero 4 del 15/2/1992 Stampa: Cartografica Artigiana (FE) Di questo numero sono state stampate 3000 copie. Visitate il sito della Parrocchia www.parrocchiabondeno.it M entre il numero di Natale di questo periodico era in tipografia per la stampa é improvvisamente mancato il nostro amico e collaboratore Sergio Galli. Persona molto conosciuta a Bondeno per il suo lungo ed intenso impegno nel sociale, nella politica locale e nel volontariato in parrocchia. Uomo apparentemente autoritario ed a tratti burbero ad un primo approccio svelava, immediatamente dopo, una sensibilità umana ed una generosità d’animo assai rare. Negli ultimi anni lo abbiamo visto particolarmente attivo nell’organizzazione di eventi a scopo benefico a favore della Parrocchia e, in qualità di responsabile del settore “Comunicazioni sociali” nel Consiglio Pastorale, propositivo nella diffusione di tematiche riguardanti l’impegno dei cristiani laici nella vita politica, culturale e sociale. Lo ricordiamo con affetto e gratitudine. 3 La Teologia di Papa Francesco ci indica la strada che porta alla gioia di don Andrea Pesci I l calcio d’inizio l’ha dato sicuramente il buon Dio fin dalla notte dei tempi, e i suoi giocatori in campo hanno cercato di far avanzare la palla verso la meta, verso il goal della vittoria certamente con qualche fallaccio e qualche pallonata restituita al portiere che con misericordia e amore e fiducia nei giocatori ha sempre rilanciato il pallone incitando e non facendo mancare mai il suo contributo e aiuto. Nell’ultimo secolo di punte fuoriclasse ne abbiamo avute da far impallidire anche un Ronaldo, un Totti o un Kaka e che sul calcio mercato varrebbero cifre inimmaginabili pari ad un bilancio di uno stato occidentale. Mi riferisco in particolare a Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e II, Benedetto XVI e da ultimo Francesco ( senza numero) che scartando magistralmente ogni avversario stanno facendo avanzare la palla. Non è facile parlare di Papa Francesco senza riferirsi agli altri perchè è lui stesso a ritenersi frutto e continuatore del gioco di squadra iniziato dagli altri. Forse avrà uno stile e un modo di porsi originale e la sua semplicità colpisce il cuore; ma non è stato così anche per la prima volta che abbiamo visto Giovanni XXIII o i due Giovanni Paolo? La teologia di Francesco sembra avere un sapore nuovo, ma attenzione a quante parole e pensieri profondi che Paolo VI o Benedetto XVI hanno donato a noi uomini di buona volontà. Eh si! Lo Spirito Santo si sta dando un gran bel da fare! E noi? E noi ci lasciamo aiutare dalla sapienza e dalle parole di Francesco che con la sua Evangelii Gaudium sta indicando dove lanciare il pallone per arrivare bene e con gioia al goal dopo aver combattuto la buona battaglia anche contro i mali di oggi, uno in particolare che il Papa identifica nell’individualismo che porta l’uomo a non donarsi più a non spendersi più per gli altri, e quindi a perdere le coordinate della sua umanità e il senso del suo esserci. L’individualismo è frutto dell’egoismo e della ricerca del piacere reso apparentemente molto fruibile e immediato dalla società contemporanea, ma che alla fine non sazia e non dà gioia. Ed è proprio la gioia la caratteristica del cristiano secondo il Papa. Più volte ripete di non lasciarsi strappare la gioia dell’essere evangelizzatore, missionario in un continuo procedere verso il Signore. Il cristiano corre il rischio infatti di sviluppare “ una sorta di complesso di inferiorità” nei confronti del mondo e della cultura imperante e questo conduce a “relativizzare la propria identità cristiana e le proprie convinzioni. Si finisce così per non essere felici e con l’ansia di essere “come tutti gli altri” si soffoca la gioia della missione e la novità e freschezza di Cristo. Papa Francesco invita l’intera cristianità ad essere coraggiosa ed orgogliosa di vivere il Vangelo con determinazione e fedeltà anche tollerando con docilità “ qualche contraddizione, un apparente fallimento, una critica, una croce”. Parole sante e vere che il Papa rilancia a ciascuno di noi perché dobbiamo essere consapevoli che “l’apporto della Chiesa nel mondo attuale è enorme. Il nostro dolore e la nostra vergogna per i peccati di alcuni membri della Chiesa, non devono far dimenticare quanti cristiani danno la vita per amore…”. Bisogna spendersi di più, giocare fino in fondo la nostra partita: criticare un po’ meno e stimarsi di più reciprocamente; guardando poco a quello che non fanno gli altri e chiedendosi cosa posso fare io per Cristo e per gli altri; uscendo più spesso da noi stessi dal nostro egoismo per unirsi agli altri. Non è possibile come cristiani vivere un “Gesù Cristo senza carne”. Il cristiano per trovare la gioia deve servire come ha fatto Gesù, l’unico e irrinunciabile direttore tecnico della nostra meravigliosa squadra. 4 Gli operatori Parrocchiali riuniti a Torreglia Verso una Nuova Evangelizzazione dalla redazione F U O R M A Z I O N E na trentina di operatori parrocchiali si sono ritrovati, insieme a don Marcello, nella cornice dei colli Euganei, presso la Casa del Sacro Cuore di Torreglia, per riflettere sulla parte finale della esortazione apostolica di Papa Francesco “Evangelii Gaudium”. In particolare sono stati focalizzati due punti: “Motivazioni per un rinnovato impulso missionario” e “L’incontro personale con l’Amore di Gesù che ci salva”; in pratica la preghiera e l’azione. La preghiera è l’incontro personale con Cristo, con una persona che hai nel cuore. Questa persona che c’è in noi va accolta lasciandosi guidare, con grande umiltà, nell’ascolto della Parola e nella meditazione. La via privilegiata dalla Chiesa per entrare in comunicazione con il Signore è quella della “Lectio Divina”, un percorso che inizia dal mettere a proprio agio il nostro corpo, nel crearci attorno un ambiente di silenzio e tranquillità, nella lenta ripetuta lettura della Parola, nel meditarla chiedendone la comprensione, nell’abbandonarsi alla contemplazione, cioè accogliendo in sé il mondo di Gesù, lasciando che ci trasformi. Il Signore si comunica a noi mentre lo stiamo meditando, rendendo vera l’affermazione di Paolo “…non sono più io che vivo ma è Lui che vive in me”. Tutto questo funzione in forza alla nostra fede: un germe che ci è stato donato e abbiamo dentro ma che dobbiamo coltivare e far crescere con la preghiera e la meditazione. La traduzione nel concreto della nostra fede, il lavoro al quale siamo tutti chiamati é quello dell’evangelizzazione. Ciò che amiamo veramente sentiamo il bisogno di comunicarlo; così è il Vangelo: un bene di cui la gente ha bisogno e che nell’intimo chiede. Comunicare il Vangelo inoltre è fare la volontà di Dio e contemporaneamente imitare Gesù con amore e passione verso i fratelli. L’imitazione di Gesù è proprio la chiave di accesso al regno dei cieli, essere dono di sé per gli altri così come Lui lo è stato alla massima espressione nella sua natura umana. Ogni volta che ci avviciniamo all’altro per aiutarlo facciamo un’esperienza di amore ed entriamo nel mondo di Dio ricevendo il dono di una Sua più profonda conoscenza. La nostra dimensione missionaria deve essere costitutiva dell’essere cristiani. La nostra azione di amore missionario non finisce con noi ma continua nel tempo e “a suo tempo” produrrà frutto. La conclusione della riflessione sulla “Evangelii Gaudium” ha riguardato Maria, colei che per prima ha accolto il “Verbo della Vita”. “È la di fede, che cammina nella fede, che si lascia condurre dallo Spirito attraverso un itinerario di fede verso un destino di servizio e fecondità…”. (287) 5 Riflessione sulla Quaresima di Ettore Campi I l Tempo Quaresimale non è l’unico in cui siamo invitati a scandagliare nelle sue pieghe più profonde la nostra coscienza, ma è senz’altro il più strutturato ed organico atto penitenziale, perché è iscrivibile nel grandioso progetto divino del Sacrificio, della Morte e della Resurrezione e appunto per questo prepara il nostro cuore ad accogliere la vera grazia di Dio, nello spirito della Comunione più profonda e della condivisione più fraterna della carità. È incredibilmente straordinario che ai nostri padri della Chiesa non sia sfuggito il nesso profondo che lega i termini Eucarestia e Carità che, inscindibilmente legati dalla comune discendenza etimologica dalla radice Chàris, ne sviluppano e ne approfondiscono tutte le implicazioni e le accezioni in aree semantiche e aspetti tra di loro complementari. Chàris è la grazia di Dio, l’Eucarestia è il Sacrificio di Ringraziamento di Cristo che unitamente alla Comunità riunita in assemblea offre a Dio il frutto essen- ziale del lavoro e della fatica dell’uomo. La Carità è un dono carismatico, che, come tutti i doni offerti dalla grazia di Dio, richiede che sia accolta liberamente e tradotta per il bene di tutti all’interno della Comunità cristiana che si fa carico delle istanze più urgenti e dei bisogni più elementari di tutti i fratelli. La “grazia” di chi dà qualcosa di “caro” si incontra fraternamente con la “gratitudine” di chi lo riceve e che soffre della carenza di qualcosa o di tutto. Nella Grazia di questo incontro fraterno e solidale con tutti, e in particolare con quanti soffrono, c’è il nostro Dio che si fa storia ogni giorno dentro la nostra coscienza. Sta a noi sentirlo e percepirne la presenza, e sta a noi ancora penetrare negli angoli più periferici della nostra esistenza in cui si annidano indifferenza e egoismo, che siamo chiamati a superare. In questo modo Dio nella sua infinità bontà e misericordia continua a compiere per noi e con noi il cammino della Passione per raggiungere la Resurrezione. Questa è la Grazia infinita di Dio che accoglie sull’altare i nostri piccoli sacrifici, quelli delle rinunce e delle privazioni, dei digiuni e delle astinenze, veri strumenti per riorientare la nostra vita alla Grazia. Il peso degli anni e dell’esperienza mi permettono di capire meglio il senso del mio impegno in associazioni caritative non solo parrocchiali e il valore fondante per la mia fede della rinuncia dell’essenziale (“caro”) oltre che del superfluo in favore di chi la storia umana, coloniale o meno, globalizzata o meno, imperialistica o meno, ha marginalizzato alle periferie geografiche ed esistenziali del nostro mondo. Nel sorriso appena accennato sul volto sofferente del vicino di casa e del migrante che ti chiede un euro scopro il segno profondo della grandezza di Dio, e il fascino irresistibile della speranza della eternità, il che è come dire della grande e vitale utopia cristiana di un mondo che Dio vuole libero dal bisogno, dal male e dalla sofferenza. 6 PROSEGUE IL CICLO “BEATI CHI?” INCONTRO CON DON ALBINO BIZZOTTO di Alessandro Baccilieri C i ha fatto volare due ore come un lampo Don Albino Bizzotto raccontandoci la sua storia di vita, una vita spesa da non violento nei conflitti balcanici e sfociata oggi nel vivere nella sua Padova alla ricerca d’armonia con il creato ed il territorio che ci circonda. Dobbiamo trovare dieci minuti del nostro tempo per visitare il sito www.beati.org che riassume bene il percorso fatto da Don Albino ed i suoi seguaci, percorso che infatti mette in fila disarmo e decrescita, come anelli di una stessa catena che mira a legare i popoli sotto una stessa bandiera, quella della pace e del rispetto universale. Volevo fargli una domanda durante l’incontro ma era un fiume in piena don Albino, volevo chiedere se secondo lui siamo destinati all’estinzione a causa dell’agire umano o se ancora vi è una speranza. Ha comunque risposto alla mia non domanda portando due testimonianze che hanno fatto vibrare le corde di tutti i presenti in sala. La prima è una lettera di Josè “Pepe” Mujica, presidente dell’Uruguay, rivolta ai potenti del mondo in occasione di un G20. Cosa succederebbe se tutto il mondo prendesse a modello il consumismo occidentale e pretendesse di consumare allo stesso modo? “Rimarrebbe aria da respirare?” si chiede Mujica, ma specie “È possibile parlare di fratellanza e dello stare tutti insieme, in un’economia basata su una competizione così spie- tata?”. L’uomo sembra correre senza armonia con il creato, spremendo il pianeta come un limone, senza preoccuparsi che rimanga succo anche per le generazioni che verranno. Tutto questo correre genera “competitors” non fratelli... La seconda testimonianza è una “Lettera del capo indiano Seattle al presidente Usa Franklin Pierce” in occasione della vendita delle terre che furono dei suoi avi, terre “conquistate” dall’uomo occidentale che se ne appropria incurante del legame che da secoli si era creato tra le popolazioni indigene ed il territorio che li ospitava, “Come è possibile comperare cose che nemmeno ci appartengono?” dice il capo indiano, Il calore della terra, il profumo dell’aria o lo scintillio delle acque non sono beni acquistabili perchè non appartengono all’uomo ma al creato. “Se vi vendiamo le nostre terre, voi dovrete ricordarvi, e insegnarlo ai vostri figli, che i fiumi sono i nostri e i vostri fratelli e dovrete dimostrare per i fiumi lo stesso affetto che dimostrerete a un fratello”. Il discorso del capo indiano non va confuso con le teorie animiste, anzi, al contrario sembra ricordarci che solo chi sa riconoscere il disegno del Creatore in tutte le cose ci circondano saprà veramente comprendere che uno solo è Padre di tutti e di tutto. Per i cristiani l’ecologia significa difesa del creato. Il Signore ci ha affidato la terra con tutti gli esseri viventi (e non) che la popolano. Così come gli è piaciuta l’ha affidata a noi, riscoprire la bellezza dell’armonia del creato è come guardare in faccia il volto del Padre che l’ha generata. Ecosostenibilità significa per il credente cercare l’equilibrio che permetta al progetto di Dio di continuare, è partecipare alla creazione. Il nostro contributo, per quanto piccolo, è parte di quel motore chiamato vita! Dopo questo bellissimo incontro il ciclo “Beati chi?” avrà come ospite Ugo Panella, fotogiornalista da sempre impegnato a documentare le realtà più nascoste e sconosciute del mondo. Particolarmente attento alla vita nelle zone di guerra e di conflitto tra gli uomini, Panella ha una lunga carriera ed una esperienza che ne fanno uno dei più autorevoli fotografi italiani, autore di reportage per i più importanti giornali ed autore di numerosi libri. Mostrerà le sue fotografie scattate in Bangladesh, in India, Afghanistan, a Nirobi, in Romania e parlerà della sua scelta di documentare la vita dei diseredati e dei dimenticati per conservarne il valore e la dignità. 7 Pianeta Giovani L’ I N T E R V I S T A FOLLIE DEL WEB DALLA NEKNOMINATE ALLA BOOKNOMINATION intervista di Stefano Gamberini N eknominate (nek, collo della bottiglia) è l’ ultima moda folle e pericolosa che da un po’ di tempo spopola su facebook. Consiste nel bere senza freni in poco tempo grandi quantità di alcolici riprendendosi con la webcam e affidando le immagini alla rete. Poi si nominano altre persone, sfidandole a fare altrettanto o di meglio se credono di esserne capaci. Questo fenomeno, partito dall’ Australia si sta ormai diffondendo in tutto il mondo; coinvolge ragazzi e ragazze, giovani e giovanissimi ed ha già portato a diverse morti, oltre che a sbronze seriali. A volte basta poco, solo un po’ di fantasia ed un’idea diversa di cosa voglia dire essere unici ed avere delle cose da fare e da dire per trasformare una moda demenziale in un’occasione per incontrarsi, anche in rete e condividere delle idee e delle emozioni. Così Diego, un giovane di Cento che era stato invitato alla “sbronza in diretta” ha rilanciato con la sua idea: Ubriachi sì, ma di parole. Booknominate, quindi. Abbiamo contattato Diego per sapere qualcosa di più. D- Diego, di te sui giornali si è saputo soltanto il nome, oltre naturalmente, l’ idea che hai avuto. R- Mi chiamo Diego Balboni, 29 anni, di Cento. Sono sposato da maggio dell’anno scorso con Anna. Sono impiegato e capo scout nell’ AGESCI. D- Come ti è venuta l’ idea della booknomination? Quando è successo? R- Domenica 23 febbraio sono stato “nominato” da uno dei miei ragazzi degli scout. Ho quindi cercato di capire come rispondere: non volevo sottrarmi alla “sfida”, ma al tempo stesso, il vedere da tempo su Facebook svariati ragazzi che conoscevo, scout e non, tra i 16 ed 20 anni, partecipare a questo “gioco”, mi aveva sempre trasmesso una gran tristezza. Essendo in quel momento di fianco alla libreria, l’idea della citazione è arrivata rapidamente. D- Che accoglienza ha avuto l’iniziativa? R- L’iniziativa ha avuto un’elevata risonanza e questo mi ha sorpreso molto. A parte i “mi piace” su facebook ho ricevuto molti complimenti, e da quel momento la cosa ha cominciato a diffondersi, prima tra i miei amici e poi anche tra ragazzi più giovani (anche se in questo caso l’idea fa più fatica ad attecchire). Una giornalista ha visto un video di booknomination ed ha diffuso la cosa. So che sta girando anche all’ estero, non so in che misura. Non ho ricevuto, invece, messaggi di scherno o peggio. Solo qualche battutina da amici che mi dicevano che adesso mi monterò la testa… D- Quale è la cosa che credi più importante circa la booknomination? R- Non credo che la nomination alcolica sia stata spezzata: chi l’ha fatta, la rifarebbe probabilmente ancora, e chi non l’ha fatta, probabilmente non l’avrebbe fatta neanche senza la booknomination. Non credo di essere una persona “bigotta”, perchè la birra mi piace e condividerla con gli amici credo sia un buon pretesto per ritrovarsi, ma la cosa che mi dava tristezza in tutto questo era la mancanza di condivisione. Il bere una birra diventava il fine ultimo e non un pretesto per stare insieme, senza esagerare. Sembrava uno di quei tipici riti di appartenenza al gruppo ai quali si deve sottostare per evitare di essere tenuto fuori, o etichettato come “sfigato”. Insomma, dovendo riflettere su qual’è la cosa più importante della booknomination direi il cercare di essere sè stessi e non ciò quello gli altri vogliono: “Possiamo passare la vita a farci dire dal resto del mondo cosa siamo: sani di mente o pazzi, stinchi di santo o sessodipendenti, eroi o vittime, oppure possiamo scegliere da noi (Chuck Palahniuk). 8 CUSTODIRE IL CREATO Il Corpo Forestale dello Stato a Bondeno di Augusto Pareschi C oltivare il creato e custodirlo, difenderlo e farlo crescere: cittadino e istituzioni, persona e comunità. Una responsabilità che parte dal comune senso civico ma che si estende anche a chi è preposto istituzionalmente alla salvaguardia e alla tutela di esso. Per lo sviluppo di una maggior sicurezza e di una maggior sensibilità verso le tematiche ambientali e del territorio anche in ottica preventiva e non solo repressiva. Dev’essere accolto con un plauso, pertanto, il decreto del capo del Corpo Forestale dello Stato del 16 ottobre scorso che ha deliberato l’apertura di quattordici nuovi presidi territoriali, di cui dodici in Emilia Romagna. Tra questi anche le stazioni di Argenta e Bondeno che si aggiungeranno a quelle già presenti a Ferrara e Comacchio, oltre al distaccamento di Bosco Mesola. Martedì 25 marzo, la presentazione ufficiale presso la Pinacoteca Civica dinanzi le autorità locali, amministrative e militari, dell’ordine pubblico e della protezione civile. “La collaborazione con i Forestali si è intensificata durante l’emergenza terremoto durante la quale ci è stata prospettata la possibilità di aprire una stazione anche a Bondeno”. Sono le parole del primo cittadino, Fabbri, che a nome di tutta la comunità ha dato il benvenuto ai Forestali. Il colonello Ernesto De Rosa, comandante provinciale vice questore aggiunto, ha confermato che il progetto ha avuto seguito anche per la disponibilità di un bene demaniale sito in via Marconi, zona Santissimo, che consentirà di alloggiare al piano superiore il personale del presidio (un ispettore, un sovrintendente e due agenti, come da pianta organica). A dissolvere la percezione che questo corpo con compiti di “polizia” non sia associato soltanto alle funzioni di tutela ambientale nelle comunità montane ha provveduto lo stesso colonnello allorquando ha delineato le svolte di un processo di trasformazione organizzativa: su tutti la legge 431 del 1985 sulla tutela dei beni paesaggistici e ambientali ovvero “il passaggio da un concetto in cui l’ambiente non dev’essere protetto semplicemente perché bello ma perché fondamentale per la vita dell’uomo” e il decentramento della potestà legislativa in materia di ambiente e territorio dallo Stato alle Regioni (fine anni Novanta). Quindi funzioni nelle aree della: sicurezza ambientale (difesa del suolo e tutela paesaggio, attività illecite nel ciclo dei rifiuti, inquinamento, tutela flora, fauna e verde pubblico, controlli stradali su autotrasporto merci), tutela ambientale e pubblica sicurezza, attività per la sicurezza agroalimentare e agroambientale, protezione civile, oltre alla prevenzione, repressione incendi in aree naturali. Come hanno specificato sia Donatello Cirillo, vice comandante e responsabile nucleo investigativo, e l’ispettore Carlo Tesè, quando si sono addentrati sulla realtà locale. Tutto ciò sarà operativo, probabilmente a fine anno. 9 Incontrando Maria a Medjugorje di Laura e Piero Siam venuti, Madre cara, da ogni parte della terra, S ono le parole dell’inno alla Vergine che ti diventa immediatamente familiare quando vai a Mediugorje, che fanno un tutt’uno con i tuoi pensieri e continui a ripetere a casa, quando le senti risuonare, anche se nessuno canta, forse solo il tuo cuore. Andare a Mediugorje è rispondere a un richiamo. Non t’importa il riconoscimento ufficiale della Chiesa, ti preme solo partire per trovare silenzio, guardarti dentro, liberarti dal di più che ti fa male, ascoltare un violino che ti parla a nome di Maria e pregare, pregare, pregare. A Mediugorje vai per questo, ti ritrovi subito con un rosario in mano, magari di pietra, come tutto è pietra lì. Le tue ore fin dal lungo viaggio, sono scandite dalla preghiera e partecipi alla Messa anche in croato, corri per essere presente all’Adorazione, vivi per qualche giorno in una dimensione diversa. Cerchi di fare tutto quello che la Madonna fin dal 1981 ti ha chiesto. Ti metti in lunghe file in attesa di un sacerdote che spesso è un pellegrino come te e come te ha sentito una chiamata e ti confessi. La Gospa, la Madonna, ti portiam le nostre pene, con le gioie e le speranze. O Regina della Pace, il Tuo sguardo ci consoli, su noi posa le Tue mani, supplicando il Divin Figlio. si sta già prendendo cura di te, con una maternità sempre più intensa, analoga a quella che ha vissuto per suo Figlio, perché ti fa capire che il tuo pellegrinaggio deve partire proprio dalla conversione, dalla riconciliazione col Padre, poi Messa, Eucarestia, Adorazione,Via Crucis, tanto tanto rosario, salita alla collina delle apparizioni, dove te la senti vicina, sui sassi con te. Se cela fai e il tempo, le gambe o un semplice, rustico bastone, ti danno una mano provi a salire, in preghiera, adorando silenziosamente la Croce sul Krizèvac. La Madonna non ti chiede l’impossibile, ti chiede solo di cercarla, di pregarla, di ascoltarla, anche attraverso la voce dei veggenti sempre pronti a riferirti i suoi messaggi che ancor oggi continuano o le testimonianze di chi a Mediugorje vive, ha sofferto guerre, regimi, miseria e ha con- cretizzato la fede nell’esperienza quotidiana e nel servizio. Ti piace fare tuoi i suoi messaggi, tutti un invito come in quello del 25 marzo alla lotta contro il peccato, alla confessione, alla scelta della santità. Senti parlare ogni volta di amore di Dio, di pace, di benedizione. La Madonna della pace ti conferma la sua intercessione, ti mette una mano sulla spalla per riportarti a casa con gli altri che hanno viaggiato con te per cinque giorni, con cui ti sei trovata o ritrovata, che ora a Bondeno saluterai in modo nuovo e sentirai il desiderio di un nuovo viaggio, sempre ripetendo in te un messaggio e un invito. Maria cammina anche sulle nostre strade, sui nostri argini, ci aiuta a ricucire le ferite del terremoto e dal centro “Regina della pace” ci dà la sicurezza quotidiana della sua maternità, ci aspetta con la tenerezza delle mamme. Per l’amore, o Madre cara, che su noi hai riversato, promettiam di diventare più ferventi che in passato. O Regina della Pace, il Tuo sguardo ci consoli, su noi posa le Tue mani, supplicando il Divin Figlio 10 Proseguono gli incontri pubblici finalizzati alla Promozione della Salute di Franco Menghini di Franco Menghini P romozione della salute : è un obiettivo perseguibile ?La promozione della salute, concetto già teorizzato in passato, è stato codificato nel 1986 dalla Carta di Ottawa e costituisce tuttora dopo quasi 30 anni un documento attuale per lo sviluppo di politiche orientate alla salute. Secondo la Carta, sottoscritta dagli stati che aderiscono alla Organizzazione mondiale della Sanità(OMS), essa viene definita come il processo che consente alle persone di esercitare un maggiore controllo sulla propria salute e di migliorarla. Per realizzare questo obiettivo così ambizioso bisogna agire sia su macroelementi come ad esempio: gli ambienti di vita e di lavoro favorendone una maggiore sicurezza, il riorientamento dei servizi sanitari in modo da renderli adeguati ad interagire con gli altri settori della vita sociale, realizzando quell’ approccio intersettoriale oggi definito come “la promozione della salute in tutte le politiche “ma anche su microelementi come possono essere le nostre abitudini ed il cosidetto stile di vita. Così se il compito principale spetta alle istituzioni a partire da quella che ci rappresenta a livello nazionale fino a quella comunale, nondimeno anche gli individui ed i gruppi possono diventare soggetti attivi nel perseguimento di un buono stato di salute quando sono in grado di individuare e di intercettare correttamente i fattori determinanti della salute e di favorirne la diffusione. La promozione della salute mira soprattutto a raggiungere l’eguaglianza nelle condizioni di salute, attraverso l’eliminazione o quantomeno la riduzione delle differenziazioni ancora oggi molto evidenti nella “stratificazione sociale della salute”, offrendo a tutti eguali opportunità e risorse per conseguire il massimo potenziale di salute possibile. Questo comprende: la disponibilità di un ambiente accogliente e salutare, l’accesso alle informazioni, le competenze necessarie alla vita e la possibilità di compiere scelte adeguate per quanto concerne la propria salute. Oggi il perseguimento di questo obiettivo diventa sempre più indifferibile anche e soprattutto tenuto conto delle evidenze scientifiche che numerosi ed accreditati studi internazionali hanno fornito riguardo alla stima quantitativa dell’impatto di alcuni fattori sulla longevità delle comunità, utilizzata come indicatore della salute. I fattori socio-economici e gli stili di vita contribuiscono per il 45- 50%; lo stato e le condizioni dell’ambiente per il 20%; l’eredità genetica per un altro 20-30%, ed i servizi sanitari per il restante 10-15%. Come si pone in questo ambito l’iniziativa avviata da alcuni anni a Bondeno? …È un progetto velleitario come potrebbe essere giudicata da qualcuno? La motivazione è stata in realtà, alla luce delle considerazioni sopra esposte, il desiderio -da parte di addetti ai lavori, in stretta collaborazione con l’ente comunale-di attivare un processo di comunità, opportuno e per certi versi doveroso, di riflessione, di informazione e sperabilmente di correzione di alcune delle condizioni che impattano sullo stato di salute. Gli argomenti trattati hanno riguardato lo studio di: “Fattori di rischio”, cioè di quelle condizioni che statisticamente rendono più probabile il verificarsi di eventi morbosi; Malattie neoplastiche, con riguardo a quelle per cui è previsto un programma di screening a livello nazionale; Malattie cardiovascolari; Danni da abitudini voluttuarie e dipendenze; Crediamo nella opportunità di iniziative di questo genere ma al di là di considerazioni riguardanti possibili e forse auspicabili aggiustamenti e miglioramenti rimane indubitabile che la loro giustificazione risiede principalmente in un elemento: il coinvolgimento della comunità. 11 la Coralina come espressione di preghiera in musica, di qualità. Il canto è per tutti di Silvia Accorsi “ Dacci il LA, giglio!” incitava la rosa del giardino di Alice nel paese delle meraviglie, e un coro di fiori di ogni varietà intonava sapientemente il suo canto, reso bello proprio dalla diversità degli interventi di ciascuna pianta, o bocciolo, o corolla... Così mi piace vedere un coro: persone di età ed esperienze differenti che si uniscono nel comune piacere di cantare creando qualcosa che rallegri e soddisfi, se stessi e magari anche l’uditorio. Così mi piace vedere la CORALINA della parrocchia di Bondeno e attraverso queste righe voglio invitare chiunque lo desideri a parteciparvi. Il nome è sorto per distinguersi dalla “sorella” Corale Polifonica Matildea (per gli amici “Coralona”). Si tratta di due cori, nati all’interno della nostra comunità in tempi ed esigenze differenti, che animano le Sante Messe nei momenti liturgici più importanti dell’anno, vivificano matrimoni o creano eventi in collaborazione, come concerti di musica sacra e profana e il recente Gran Galà della Lirica. Non c’è un’audizione per entrare nel nostro coro; la maggior parte di chi già lo frequenta non sa leggere le note di uno spartito; alcune nozioni base s’imparano nel tempo e per ogni incertezza ci si affida alla direttrice, che invece è un’insegnante, diplomata al Conservatorio. Ogni voce ha un proprio registro, cioè un intervallo di note in cui lavora meglio, per questo nel coro c’è una suddivisione in quattro gruppi principali: soprani e contralti per le voci femminili, tenori e bassi per quelle maschili. In tal modo i brani che vengono eseguiti acquisiscono un effetto più corposo e inoltre si garantisce una maggiore intonazione generale. Spesso ci si definisce stonati, ma solo perché non si sta cantando nella giusta tonalità per il proprio timbro di voce; in un coro si può affinare il proprio modo di cantare e trarne più intensa soddisfazione. Occorre imparare ad armonizzarsi con gli altri: non dev’esserci una voce che primeggia, a meno che non sia deciso che sarà un solista; occorre imparare a respirare insieme, quindi educarsi ad una reciproca convivenza per ottenere un risultato sorprendente! Nella Coralina eseguiamo canti liturgici tratti da differenti raccolte o compositori: Gen Rosso, Gen Verde, Rinnovamento nello Spirito…, ma anche Mozart, Kedroff, Schubert…; e ci sperimentiamo in brani profani spaziando dal Cinquecento all’età contemporanea. Ci accompagniamo con tastiera e chitarra, ma in qualche occasione anche con flauto traverso e percussioni. Di norma il nostro raggio d’intervento è Bondeno e provincia, ma nel Natale 2012, per raccogliere fondi a seguito del terremoto, abbiamo tenuto un concerto a Pisignano di Cervia. Ci pregiamo inoltre di una esibizione con la cantante ghanese di fama internazionale Ranzie Mensha, che accettò di partecipare ad una serata solidale per la missione di Padre Silvio Turazzi. Non siamo dei puristi del canto, riteniamo però che la voce sia una risorsa, innanzitutto per noi stessi e per fortuna anche per gli altri. Saremo felici se vorrete partecipare, dai 15 ai 99 anni di età! Le prove si tengono ogni MERCOLEDI’ dalle 21:15 alle 22:45 circa. per ulteriori info: [email protected] Calendario Calendario delle principali attività parrocchiali delle principali attività parrocchiali A p r i l e Domenica 6 V Domenica di Quaresima Ore 10.30 Santa Messa animata dai ragazzi (Duomo) Ore 17.30 Inizio Quarantore di Adorazione - ore 18.30 Santa Messa (Duomo) Lunedì 7 e Martedì 8 Ore 8.00 S. Messa e inizio Adorazione Eucaristica (Duomo) Ore 17.30 Ora di Adorazione guidata (Duomo) Ore 18.30 S. Messa con predica e benedizione (Duomo) Mercoledì 9 Ore 8.00 S. Messa e inizio Adorazione Eucaristica (Duomo) Ore 17.30 Ora di Adorazione guidata (Duomo) Ore 18.30 S. Messa - Processione solenne - Benedizione (Duomo) Percorso: via Mazzini e Piazza Aldo Moro Domenica 13 Domenica delle Palme Ore 10.00 Processione delle Palme (Duomo) Ore 11.15 Processione delle Palme (Centro Maria Regina della Pace) Giovedì 17 Giovedì Santo - Ore 18.30 Celebrazione Cena del Signore (Duomo) Venerdì 18 Venerdì Santo - Ore 18.30 Celebrazione Passione del Signore ( Duomo) Ore 21.00 Via Crucis presso il Centro Maria Regina della Pace Sabato 19 Sabato Santo - Ore 9.00-12.30 e 15.00-19.30 Confessioni (Duomo) Ore 22.30 Veglia Pasquale e S. Messa di Risurrezione (Duomo) Domenica 20 Pasqua di Risurrezione - SS Messe orario festivo (Duomo) Lunedì 21 Lunedì dell’Angelo - SS Messe orario festivo (Duomo) M A G G I O Giovedì 1 Festa di S. Giuseppe lavoratore. Ore 10.00 S. Messa (Duomo) Dal lunedì al venerdì Fioretti di Quartiere Domenica 4 Ore 10.30 Consegna del Credo ragazzi di V elementare (Duomo) Ore 18.00 Celebrazione S.Cresima (Duomo) Domenica 11 Ore 10.00 Celebrazione della Prima Confessione (Duomo) Domenica 18 Ore 10.00 Celebrazione Prima Comunione(Duomo) Domenica 25 Festa Madonna della Misericordia. Ore 10.30 Chiusura Anno Catechistico (Duomo) Ore 21.00 Processione per P.zza Garibaldi e V.le Repubblica, partenza e ritorno in Duomo