Vn.tcGnAToRn
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EdouardDelessert ClaudeAntoine Pasquin\/alery John \VarreTyndale Vn.tcGnAToRn DN SAR DE GNA I Presentazione di Antonio Romagnino Nota introduttiva a cura di StefaniaPineider DEMOS editore CaludeAntoine PasquinValery, Voyage en Corse,n I'ik d'Elbe et en Sardaigne, Versailles 1837 taduzione dal francese di AnnalisaDeiana Claude Antoine Yalerv, Viaggio in Sardrgn,t XCVI RANCrE.sts. Col,ttvt enctct. Alc HEno. Cerer.aNo. SoNrr t o AI GHr RLsE-rCoR,qr.Lo.MnRcai.LtoN Alghero fu fbndata dai Doria nel 1102. Fu poi occupata da una colonia catalanache, nel 1354, vi sostitui i Genovesi. Questa graziosacitri, pulita, comoda, ben costruira, ha conservatol'industria, I'attivit) e ia gioia, come la l i n g u a .d e l l a m a d r e - p a t r i r . Il catalano b un famo.sodialetto del medioevo, oggi rifugiatosi tra il popolo delle citti o tra i montanari, che allora brillo nelle corti, nelle carnpagne, ed ebbe la sua letteratura. Il XV b per il catalano il secolo di Luigi XIV: avevain quell'epocagrammatici, poeti, storici e viaggietori. Gil fin dal XIll secolo,iI maestro di Dante, Bmnetto Latini, citava questo idioma come il piil gradevolee il piir diffuso. Lltalia deve al catalano alcune delle sue espressionipiir poetiche: il bel sonetto del Petrarca,S'amor non ), che dunque i quel ch'io sento?tmitato da una troba (romanza) del giullare catalano cavalierMossen Jorge, poeta e storico delle sue imprese contro i Mori del reame di Valenza, che aveva suscitato la viva ammirazione dell'autore del Canzottiere.I trovatori provenzali, al dire di qualche storico italiano, appresero dai giullari catalani I'arte di versificaree di comporre una romanza. Il catalano,che ha preso vocaboli perfino alla lingua inglese,presentaun gran nurnero di parole fiancesi. Mi d stato letto ad Alghero un sonetto insieme francesee algherese,nello stile del Ronsard, che termina con questi versi: Mnngeant un.fruit cnfant Le paradis rcrrestrenousa.fait perdre Adam. Oggi il porto d'Alghero E molto rneno frequentato che un tempo, e il comrnercio vi appare diminuito dopo Io sviluppo preso da quello di Portotorres che ha molti rapporti con Genova. Il porto non b piir neppure visitato dai catalani,ed E frequentato ogni anno da una cinquantina di bastimenti sardi, fiancesi, napoletani e toscani. Le importazioni fornite in gran parte dalla 6era di Beaucaire,mostrano Ia mancanzad'industrie nel paese;si irnportano tele stampate,stofFe,seterie,cappelli, berrerti, calze,carta, derra- T82 Claude Antoine\/aler].,l/iaggioin Sardegna te coloniali,legname,ferro, cuoio, stoviglie.Lesportazioned costituitada fo.naggi, lane, pelli, grano,vi'i ottimi d'Algheroche gi.i si comincia'o a conoscere, sardine,acciughe,sugheroe coralli.Quest'ultimoarticoloforma ora la principalerisorsadel commerciodellacittl: avevaatiraro, nel 1828, centonovanta barchenapoletane,trentadueroscane,ventisettegenovesi,e i quarantunpescatoridi corallod'Nghero avevanoesporraroper 236.160lire. La pescadel corallo risalein Alghero al di l) del 1372. ll re don pietro d'Aragonaesenrbdal diritto che pagavano,per dedicarvisi,i provenzalie i catalani;inrerrotra non si sa perchddagli algheresi,giacchdil corallo vi abbo'da ed b uno dei niigliori del Medirerraneo,quesrapescafu ripresanel 1766da un ricco commerciante, e si credechepotrebbeessere perfezionata. Alla flne dell'inverno e al principio della primavera,si mangianoin Alghero,come in altri luoghi della Sardegna,le grosseradici dei palmizi nani a ventagliosparsiper la rerra, come nella Sicilia,nella spagnae nel nord dell'Africa.Questeradici, che si chiamanoad Alghero rnargallion,eccitano moko a bere.Sostituer-rdo le patatein tempi di carestia, questonobile vegetale, la palma nana, d l) utile, popolare,come il preziosoruberodelle nostresocietld'agricoltura. XCVII INslcNervluN'ro. Lo FRRsso. Srl,rctr.r. MnxNcl Alghero,che pure ha quasisettemilaabiranti,non ha scuolepiir soddisfacenti che il resrodell'isola.Gli stuclidella nuova scuolanormalcnon sono proprio migliori di quelli dellepiccolescuoled'un tempo in cui si apprendeva solo a leggeree a scrivere,e non sono frequentatiche da trna sessantina di fancitrlli. Vi d pure una di quelleererneuscuolelatine, e di .belle lertcre,rroppo comuni in Sardegna, che convengonopoco a una citti commerciale. euesta malauguratascuolaha una cinquantinadi studenri.I modestisripendidei vari profbssorisono press'apoco al livello del loro insegnamenro; il meglio retribuito B un professore di chirurgia,assaipoco seguito,che gode d'uno stipendiodi duecentoscudisardi. Algherot patriadi uonrini illustri:il fbcondoe srranopoeraAntonio lo r [i3 Claude Antoine Yalerv, lliagqio in Sardegn Frasso,autoredi dieci 11611 Su/laFortunad'drtore,di cui b I'eroe,operacompresanella bibliotecadi Don Chisciottee cosi ammiratadal suo curato;il patrizio don Domenico Simon, grande giureconsultoerudito, deputaro neghstdmentinel 7793-94,ritiratosia vita privataallo scadere del mandato, per uno di quei suicidi politici che non s'osand approvarend biasimare, morro in esilio,settuager-rario, in una fiera povert).che gli fecerifiurare i socc o r s id e g l ia m i c i ;i d u e p o e t i ,t e n e r e m e n ul en i t i e c o n r e m p o r e n eDie. l i t a l ae Masala,e il dotto storicodellaSardegna, il baroneManno, uno degliscrirrori e degiiuomini di statochemaggiornlenre onoranooggi l'ltalia. XCVIII Calt-EoRalE. CAppELLA DELSANToSacRnHaEN-ro. MAUSoT.EO DELDUCA DI MONFERRATO.CORSANEI SACC,HI Le chiese d'Alghero sono molto interessanti e ben renute. La catredrale, bella e bene illurninata, presenta r-rnmiscuglio bizzarro d'architerrura anrica e moderna. Vi si nota un bell'altare di marmo bianco del Santo Sacramenro, della forma d'un tempietto, e il mausoleo del duca di Monferrato, fratello del re Vittorio Emanuele, morro ad Alghero nel 1799, governarore della citr) del capo di Sassari,principe stimato per il coraggiodimosrato nell'esercitosardo. I quadri troppo vantati della sala dei canonici sono molto mediocri e curiosi per l'irnproprietl dei costumi. Una reliquia i il crar-riodi uno deeli innocenti massacratida Erode, reliquia ingenua, porrara in processionenel giomo della festa, e offerta, non si sa in quale anno, da un oscuro cardinale Coionna, scampato da un naufragio, che approdb a porro Conre, presso Alghero. La piazzetta del palazzo vescovile, chiamata Vittoria dal nome del re Vittorio Emanuele, e graziosa.Fra le feste religiose d'Alghero, I'unica che abbia qualche caratteristicab quella del Crocefissoin cui si la la corsacoi sacchi, il 14 settembre. lJna ventina di ragazzi si chiudono Ie gambe dentro un saccoche fissanoalla vita, e cercano cosi di correre: sahellano, fanno dei balzi, e le lrequenti cadr.rteprovocano il riso della folla. Vengono distribuiti sei premi costituiti da berretti, fazzoletti,pezzi dt stoffe, e l'ultimo dei vincitori, il sesto,riceve per ironia una zucca. 184 Claude Antoir.re Yalerv, Viagio in Sardegna XCIX INArcHERo C,qsa or Cauo QutNlo.Suosoc;ctoRNo In Alghero si conservaancora uno srorico ricordo del passaggioe del soggiorno di Carlo Quinto dopo la seconda spedizione d'Africa, tanto sfortunata quanto la prima fr-rbrillante. Fu ospitato nella bella e antica casaAlbis, ora Maramaldo della Minerva; esisteancora il balcone dal quale s'affaccidper vedere la citt) ma la finestra d stata murata per rispetto. Per lungo tempo, una catena sospesaa due pilastri dinanzi all'ingresso,significavacliera ttn rifugio per i perseguitatidalla giustizia poichd godevadel diritto d'asilo come una chiesa. Questa sosta di due giorni, mezzo festa e mezzo saccheggio,mostra con singolare fedelti I'indisciplina della soldatescadell'epoca,I'avidit) dei famigli e quella speciedi complicit) impotente del loro signore. Appena l'imperatore discesedalla galera, i soldati si slanciarono sul ponte e s'in-rpadronirono delle ricche appezzerte e dei paramenti che sembrava vi fossero stati messi non tanto per onore, quanto per essererubati; e tale scenaparve che divertisse molto il sovratro che guardava dalla riva. Nella citti, i soldati si dilettavano a tagliar la testa con le loro spadealle bestieche essendodestinate dal magistrato alla flotta, non poterono essereconsumate, altro svago di cui godette Carlo Quinto. Duecento vacche apparrenellti a privati furono uccise dagli spagnoli al loro sbarco. Uno degli ufEciali inferiori del palazz<> domandb a Sua Maesti se si potevano poltar via i bei drappi di seta che ornayano la casa di don Pietro de Ferrera dove albergava; I'irnperatore, voit a n d o s i v e r s o i l m a g i s t r a t o c h e l ' a c c o m p a g n a v a ,s ' a c c o n t e n t b d i d i r g l i : Jurado ntirad que no hagan dafio estoslocos(state attento che questi pazzi non rechino danni). In quest'armatav'erano probabilmente soldati del sacco di Roma. Da una pace simile si pud giudicare cosa fosse allora la guerra. I cornplimenti di Carlo Quinto alla citdr nel visitare le fortificazioni, e il cavalierato distribr-ritoad alcuni signori sardi, appaiono ben miseri compensi per tutte queste violenze. Sembra quindi strano quel brano del libro enfatico ed esagerato,intitolato La Sardegnaparaninfa della pace. Limperatore riconobbe tutte le belle qualit) di quest'isolae dei suoi abitanti... avendo goduto tutti i piaceri della vita con tanta soddisfazione, particolarmente ad Alghero, ni smetteredi parlarne. che non poteva nd staccarsene, 185 Claude Antoine Yalcrv, Viagic, in Sardcgua (ARsrxam. AN'ncur ARM,{r'uRF,. PolvrRt spAGNoLA.FclRlrFrcezrosr. MoRtar FRANCtsi.V. Sulrs La visita all'arsenaled'Alghero, che la cortesia dell'amrninistrazione sarda mi ha rcso possibile, m'interessb per le armature antiche e per i proiettili del bastione che risalgono alle guerre delXM secolo. Fino a questi ultimi anni fir conservataun po) di polvere spagnola,che era di ottima qualiti. Alghero, princrpalepiazzafbrtedella Sardegnasettentrionale, t difesa soprarrurro dalla parte del mare dai bassifondi che la circondano, ma b debole dal laro del retroterra. Nel 14i2, il visconte Alnerigo di Narbona, prerendente al giudicato d'Arborea, sorpresedi notte la cittl e s'impadroni d'una rorre; ma accorseil governatore,e i sassaresi e i francesiche componevano l'esercitodi Narbona furono respinti e disfatti. Le donne, che s'erano straordinariamenredistinte nella battaglia, tentarono anche di bruciare il nemico nella torre. Allora gli Algheresi fbcero voto di solennizzaretutri gli anni la festa di San Giovanni Evangelista,ante port/lru latinam, al quale attribuivano la loro virtoria. Si svolgevauna processionepomposa, e, dopo il vangelo, si leggevadal pulpito [a relazioneprecisa della giornata in forma di panegirico; un fanroccio che rappresentavaun soldato francese veniva bn-rciato in pubblico alle grida d'una canzone ingiuriosa per i francesie i sassaresi, origine delf inimicizia e della rivaliti che a lungo hanno regnato fra Sassaried Alghero. La cerimonia g r o s s o i a n ad e l l ' i n c e n d i o d e l f a n t o c c i o d s t a t a : r b b a n d o n a r a ,e s i c e l e b r a ormai solo la messadi San Giovanni a ricordo della vittoria liberatricc. Le fortificazioni sono insieme opera dei pisani che hanno costruito la torre dello Sperone,degli spagnoli e della casadi Savoia.Nel fare il giro delle fbrrificazioni ho trovato, nel bastione della Maddalena, che E uno dei tre piir forti, un bel mortaio preso nell'isola della Maddalena dalla spedizione di cui faceva parte Napoleone e probabilmente caricato da lui stesso.Lartiglieria di questa spedizione fu abbandonara sulla spiaggia, nonostante gli ordini e le grida del Bonaparte, perchd Ie barche condotte per trasportarli sulla nave furono appena sufEcienti per i soldati. Questo mortaio, proveniente da Bonifacio, i staro fuso a Bourges nel 1788; porta la corona di Francia e l'iniziale di Luigi X\4. Nel bastione dello Sperone vi E un altro bel morraio fuso a Lione nel 1704, che r86 Claude Antoine Yalery, Viagio in Sardegna mostra il sole radioso e I'iniziale di Luigi XIV e proviene forse dalla stessapiazz^forrc del primo. Queste armi francesi, questi trofei tolti a Luigi XIV e a Napoleone e destinati alla dilesa d'una piccola piazzafortedella Sardegna,questi ricordi di Carlo Quinto, di Luigi XIV ai Napoleone in un angolo di un isola poco visirata, mi suscitarono una impre-ssioneprofonda, perchd era veramente strano trovare rruniti l) gli avanzi della sfortuna di questi grandi. La torre dello Sperone, lodata.da Carlo Quinto, si chiarna ar-rchetorre di Vincenzo Sulis,perchdli fu tenuto in catenenel primo perioclodei suoi venridue anni di prigionia questo capo popolo che fu potente durante i torbidi del 1794, oratore del sobborgo di Stampace, il sobborgo di Sant'Anronio di Cagliari. Il Sulis, s:rrdo, di qran cuore, irveva rifiutato di associarsialle mene della propagandarepubblicanadella Francia;allorchd nel 1799la sua popolariti. trarnonto, il duca dei Genevesedette ordine di farlo arrestarecome cospiratore! e fu venduto per cinquecento scr.rdidal padrone cl'un bastin-rentonapoletano che lo derubb anche di tutto cid che possedeva.Per molti anni il Sulis riusci cosi abilmente a simulare d'essereparalitico, che i carcerierivi credettero e indirizzarono una domanda in suo firvore a Torino; nel lrattempo riuscl a evadere,ma sul punto di giungere in Corsicl, si ricostitui prigioniero per non compromettere le persone che si erano interessatealla sua sort€ e :rlla sua finta inlermit). Nei 1821 la prigione gli fu commutata nell'esilio nell'isola della Maddalena, dove mori dopo pochi anni, pir) che ottuagenario. CI PoRToCoxrl.. Bxr"raclm.Sa.Ntttr,tesNtn. M,qooNNaDrVALVERT)E. AN lrcnlra. GRcvrtnDrr fAnARE La chiesadella madonna di Valverde,a un'ora da Alghero, in una vafiata fresca ma insalubre, passa per ur-radelle piir er:rziosechiese di campagna della Sardegna.Sull'altaredi marmo, fu messasolennementenel 1560 la statua della Vergine, trovata sotto un pilastrcl dell'antica chiesa distrutta, che ora, come i nruri, E coperta di ex voto della folla dei pellegrini accorsi. Sulla discesadella Scalapiccadavi era un tempo il villaggio di Valverde, distrutto, che ora si tenta di fhr risorgere. A sette miglia da Alghero vi b porto Conte, rrn gollo vero e proprio e dei 187 i ii Claude Antoine Yalery, I4agio in Sarulegna piir sicuri del Mediterraneo; b celebreper la battaglia combatnrta fra la ilotta veneto-aragonesee quella genoveseche fu sconfitta e dovette cedereAighero. Ma la cittl insorse ben presto somo I'incitamento del giudice d'Arlrorea; i catalani furono nassacrati, ad eccezione del ioro capitano barone Gispert di Castelet. Invano l'anno successivoil re don Pietro IV d'fuagona, chiamato ii Cerimonioso, principe di grande valore ma di poche virtil, buono storico delle guerre intraprese dal padre e da lui per cinquant'anni, accorsedinanzi ad Alghero per sedarequesta ribellione: I'accompagnavanonobili awenturieri di Germania e d'lnghilterra, e aveva novanta vascelli e dodicimila fanti. Obbligato ad arrendersi al giudice d'Arborea, l'abile don Pietro ottenne tuttavia di occupareAlghero per la colonia catalanache vi si era perpetuirta. In fondo al porto Conte e ai piedi del monte Timidone, nel punto detto Santimbenia, vi sono le vaste rovine d'una cittl che si crede il Nlmphaeus portus di Tolorneo. Il lido ha qua e lh. pezzi di rozzi mosaici, e i resti mostrano ancora la solidit) delle antiche costrr-rzioni. Sulla costa, nel pendio d'una scoglieraa picco, vi d la grotta deli'Altare, cosl chiamata perchd vi fu trovato un altare quando la riscoprirono nel 1832, giacchd lo stessoaltare prova che gil doveva essereconosciuta. Vi si vedono ancora i resti di questo altarino che sembra debba esserestato dedicato a Sant'Erasmo,di cui il promontorio aveva il nome. La curiositir piii interessantedi questa grotta b un gruppo colossaledi stalagrniti, alte piir di sei metri, d'un verde cupo, che sembrano cipressi;monumento funebre che pare in armonia con le rovine dell'altare.Questa grotta interessante,sebbene di caratterediverso,b un degno preludio alla grotta di Nettuno. CII LAGO. TrueuN,A. RoroNoa. GRolrR Dr NE'nuNo. VES'IrBOLO. It.t-utr,cNaztoNE A ciAs Peccatoche la posizione, all'estremit) del capo Caccia a dodici miglia da Alghero, presso l'isoleta di Foradada, e l'impeto delle correnti rendano cosi poco accessibilela grotta di Nettuno; non mi b stato possibilevisitarla, mi i stato detto, che due volte nel 1833, e per piir della metl dell'anno non si pub nemmeno sognare d'arrivarvi. Dopo tre notti d'attesa, anche nel mese di giu- 188 Claude Antoine Yttlery, Viagio in Sardegna gno, che con quelli di luglio e d'agosto € uno dei piil favorevoli, dopo aver soffbrto I'agonia del mal di mare, e aver bivaccato un'intiera giornata nella costa vicina, esposti alla pioggia o al piil ardente sole, non potemmo entrate. Se, come la maggior parte degli altri turisti, io non potei vedere Ia grotta, potei ammirare la fresca e inesauribile allegria catalana della nostra numerosa brigata composta di signore, artisti. commercianti, militari, e dell'ottimo intendente d'Alghero, awocato don Efisio Lostia di Santa Sofia, allegria che aveva incominciato a mezzanotte nel caffb dell'appuntamento, e si protrasse senza interruzione fino alla mattina di due giorni dopo, nonostante tutti i contrattempi di terra e di mare dei quali fummo vittime. Fra i cantori e suonatori dilettanti vi era un giovane abate, figlio d'un professoredi violino, che eseguivamolto bene la musica della Cenerentolae ie principali arie di Rossini, Bellini e Donizetti, che in quei due giorni furono tutte suonate. Bisognerebbe fare un passaggioattraverso la montagna per rendere accessibileIa grotta: un attento esame all'interno renderebbe probabilmente facile questo lavoro a un ingegnere. La grotta d'Alghero I il migliore monumento della Sardegnae meriterebbe questa spesache sola pub darle la fama di cui b degna. Nonostante la mia disavventura, non esito a descriverequesta grotta, tanto neile trentasei ore d'attesa ne ho udito parlare, in rnodo particolare dal giovane F. Peretti, nipote del nostro console, che precedentementeera stato pit fortunato e aveva fatto una bella relazione della sua visita. La mia descriz.ione, molto f-edele,ricorder) un po' quella di quel taie turista inglese che, cieco, poti cos) bene dipingere la cupola di San Pietro per le impressioni e Ie c s c l a m a z i o ndi e i s u o i c o m p a g n i . Il vesdbolo della grotta, unampia sala,un antro inrmenso, si presentacon una tale magnificenza che, se non si E awertiti, si potrebbe prendere questo pronao per il tempio. Le stalattiti bianche che pendono dalla volta e le incrostazioni dei muri sono diverse da quelle della grotta, e la luce che solo vi peneta a mezzogiorno ie rende d'un rnirabile verde-azzurrcr.Nel vestibolo sono le colonne mutilate per ben due volte, sia per la cupidigia d'un intendente d'Alghero venuto dal continente, che tentb di strapparnequalcuna per decorare la sua villa pressoNizza, sia per la barbarie di quel capitano inglese' I'oscuro e stupido Morosini che, contrariato di non poter penetrare nella grotta, lancib contro quelle colonne di questo Partenone della natura alcune cannonate. Llna r89 ClaudeAntoineYalery,Viagio ln Sardegna stalagmite sfuggi miracolosamente a questa distruzione, e si eleva isolata nel c€ntro della superba sala: su questa colonna bianca che ha sfidato il cannone britannico, cade senzaposa una goccia d'acqua che la scavae ne fa una magnifica coppa d'alabastro dove si dissetanoi colombi annidati nelle fessurevicine. Questo stillicidio pietroso produce un bicchierino d'acqua ogni ora. Una targa di marmo con Lrnaiscrizione, postavi dal consiglio comunale d'Alghero, ricorda la visita fhtta nel 1829 dal principe di Carignano, che, incantato, dissein francese:nE superbo, d nragnificolue, invece d'incidervi grossolanamer-rte il suo nome come tanti turisti, vi scrissereneramentequello di sua moglie. Mentre i viaggiatori visitano il vestibolo, la grotta s'illumina. Quesra illuminazione dura almeno un'ora; i marinai che vi prowedono corrono veri pericoli nell'arrampicarsifra le rocce per disporvi abilmente le torce senza lasciare al buio alcun angolo. Allora si scende nella barca che, dopo essere stata trascitrata attraverso il vestibolo e gettata nel laghetto salato profondo circa sei piedi, viene introdotta nella grotta, barca che i turisti <classici,non mancano di paragonarea quella di Caronte, citando il sestolibro dell'Eneide che a proposito ricorda l'oscuro passaggioe l'acqua del lago salato battuta dal remo. Leffetto dell'illuminazione della volta e dei maestosi scompartimenti, riflessanel lago, d prodigioso e non b possibile descriverlo.Sopra il lago, una colonna enorne, la pii grossadella grotta, pende come se fosse radicata sulla volta; questa colonna, pit antica di ture quelle trionfali erette dall'arte, sembra un simbolo della creazione,poichd la goccia d'acqua misteriosa che I'ha iniziata dovette esserlecontemporanea.La contemplazione di questastraordinariameravigliapresentain quel momenro all'occhio e all'irnmaginazione [e file di colonne scannellate,leggeri e trasparenri panneggiamenti, splendori di cristallo, statue, foreste, animali, uccelli, scolpiti dalla natura. La cupola poggia su quattro alti e forti pilastri. Ciascuno crede di riconoscerenel magico recinto gli ogeetri dei suoi srudi o delle sue affezioni, e i'archeologo pub ritrovarvi la via delle rombe corle a Pornpei. Dal punto detto la ufiibuna, si gode lo spettacolopiii completo, piii stupendo, poichd vi d una disposizionegradualedi questo incanto. Fra le diversebrillanti stanze delle grotta, la piir incantevoleb la parte chiamata la uRotonda), vera sala da ballo, che rassomigliaalla rnaggior parte delle meraviglie gii ammirate, e brilla, corne in qualche punto della grotta, di perle e di diamanti. 190 Clarrde Antoine Yiler:,, Viagio in Sardegn,t Un illustre inglese,il duca di Buckingham,grandeamatoredi grotte, feceun viaggioappostaper visitarequestad'Alghero,ed ebbela fantasiadi illurninarla a gas,effetto ch'io udii vantaremolto, ma del quale diffido. Mi sembraanzi,aI contrario,che la lucesmortadel fluido carboniconon dovess e a d a t t a r s ia l l ' a l a b a s t r od e l l e s t a l a t t i t i e d e l l e s t a l a g m i t i .I l d u c a d i Buckingham che pure avevavisitato le due grotte di Parose d'Antiparos, quella di Fingal,e diversealtre delle AJpi, nonostantel'amore per le cose patrie,non esitba darela palmaallagrottasarda. CIII SoRso.CasrrlsRnoo. FoRl'tFICAZroNI. CalrtnR,qr-8.SEt\4rNARro. BIsco'rrr. CnNzoNr. PaNonarra.SaN'raManm Dr TERCIU Dopo esseretornato a Sassari,per andarea Castelsardoattraversaiil ricco e attivo villaggiodi Sorso,in una vastapianura,che ha quattromila abitanti, principalmenteagricoltori,che si dedicanoalla coltivazionedel tabaccoe delle palme che produconogli aspri margaillortd'Alghero. Il grandestagnodi Platarnona, vicino, d molto riccodi pesce,ma rende poco, perchdgli abitati preferisconoassaipiil i loro lavori agricolia quelli dellapesca. Castelsardo, sopra una rupe all'imboccaturadel Frisano,fondato dai Doria versoil 1102,t starosuccessivamente Castelgenovese, poi aragonese, finchdebbe,nel 1769, dal gran re Carlo EmanueleIII, il nome nazionaledi sardo,che deve sfuggirealle mutazionidella politica e della conquisra. Questa piazzaforte,forte solo per la sua posizionesul rnare,che ad eccezione d'uno strettoistmo, la circondad'ogni parte,ha le fortificazioniin rovina: non viene piil riparataperchdnon ne vale la pena.Le stradescoscese sono veri precipizi.Come a Sassari e in tutto il Logudoro,la stradaprincipale,o meglioil meno strettodi questiabissi,si chiamaimpropriamente la Piazza. La cattedrale, dedicataa Sant'Antonioabate,per quallto di un'architettura mediocre,b adornadi marmi, magnificenza che si rimane sorpresidi trovarein mezzoa tante pietre e a tante rocce. Il seminarioha nove allievi,le cui lezioni,t vero, non vanno al di li dellagrammatica,ma sonoaccessibili a tutti quelli che possonoandarvi. 191