relazione di Progettazione Strutture
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relazione di Progettazione Strutture
PROGETTAZIONE DI STRUTTURE AEROSPAZIALI Stabilizzatore SIAI MARCHETTI SF260 Elaborato di Andrea Bareggi Matr.634344 Oggetto dell’analisi Ciò che ci si propone di analizzare è lo stabilizzatore del SIAI MARCHETTI SF260. L’analisi verrà effettuata mediante modellazione a elementi finiti. I dati iniziali sono forniti dall’azienda produttrice mediante alcune tavole. Lo scopo dell’analisi è determinare lo stato globale di sforzo nella struttura quando sottoposta a determinate condizioni di carico e paragonare il risultato dell’analisi a elementi finiti col risultato ottenuto da un’analisi del corrispondente schema a semiguscio, comparando nei due casi la freccia massima e l’angolo di torsione. Per la fase di modellazione e di analisi dei risultati (pre&post processing) è stato utilizzato il codice FEMAP v7.01, mentre per la fase di calcolo MSC NASTRAN v70.7. Tutti i dati necessari alla definizione del modello e delle condizioni di carico sono stati forniti dall'azienda. • Disegno tecnico complessivo stabilizzatore [ SF260-06-01 ] • Disegno tecnico longherone principale [ SF260-06-17 ] • Disegno tecnico longherone anteriore [ SF260-06-11-(03) ] • Disegni centine e particolari correlati • Datasheet relativi ad ogni tavola Scelta della condizioni di carico Per la valutazione dello stato di sforzo occorre determinare una o più condizioni di carico che risultano essere particolarmente dimensionanti. In questo caso si sono scelte 2 condizioni: 1) raffica alla massima velocità di volo consentita a livello del mare 2) manovra verso l’alto con angolo di deflessione a 25° alla velocità massima consentita a livello del mare in quanto in queste due condizioni si suppongono essere massime le forze aerodinamiche che agiscono sullo stabilizzatore Scelta del sistema di riferimento E’ stato scelto un sistema di riferimento in cui l’asse z coincide con il longherone principale mentre, in relazione alla simmetria del pezzo, l’asse x è posto sul piano di mezzeria dello stabilizzatore Z 260 mm mm 1400 mm 1200 mm X 605 mm Azioni interne Vengono riportati i valori e i grafici per le azioni interne dovute alla manovra Z(metri) 0 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.2 1.35 1.5 Ty (Kg) -366.85 -293.04 -254.92 -220.02 -188.35 -159.91 -134.7 -112.71 -26.94 -12.56 0 Carichi in manovra Mx (Kgm) -235.69 -235.69 -180.95 -133.51 -92.73 -57.95 -28.55 -3.86 -3.86 -0.92 0 Mz (Kgm) 24.63 30.53 22.43 15.64 10.04 5.53 1.98 -0.72 2.71 1.18 0 Come si può notare ricorrono 2 differenti valori per z = 0 e z = 1,2 m. Questo perché a cavallo di questi valori si ha una discontinuità dell’azione interna dovuta alle reazioni vincolari. In particolare nella trattazione si terrà conto della sola discontinuità in z = 1,2 m, coordinata della cerniera di collegamento tra stabilizzatore ed equilibratore. Viene visualizzato il grafico delle azioni interne dalla radice fino alla cerniera. Esaminando i dati in tabella, si è deciso di interpolare le azioni interne con un polinomio di quarto ordine Carichi in manovra 100 Ty 50 0 -0.2 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 Mx -50 Mz -100 -150 Poli. (Ty) -200 Poli. (Mx) -250 -300 Poli. (Mz) -350 -400 Apertura (metri) T y = - 2 8 4 . 0 2 x 4 + 9 6 9 . 4 2 x 3 - 10 4 2 x 2 + 5 6 4 . 3 6 x - 3 3 0 . 6 9 M z = 4.6954x 3 + 2.5402x 2 - 32.44x + 27.841 M x= -30.932x3 - 25.236x2 + 264.78x - 234.92 Analogamente vengono presentati i valori e i grafici per la raffica Z(metri) 0 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.2 1.35 1.5 Ty (Kg) -290.1 -274.86 -227.55 -184.24 -144.94 -109.64 -78.34 -51.05 -33.43 -10.14 0 Carichi in raffica Mx (Kgm) -185.92 -185.92 -137.75 -94.63 -61.78 -36.39 -17.66 -4.79 -4.79 -1.14 0 Mz(Kgm) 83.78 84.99 64.54 47.4 33.29 21.9 12.95 6.14 6.84 2.97 0 Carichi Carichi in raffica -0,5 150 100 50 0 -50 0 -100 -150 -200 -250 -300 -350 Ty Mx Mz Poli. (Ty) 0,5 1 1,5 2 Poli. (Mx) Poli. (Mz) Apertura (metri) Ty = -74.158x4 + 245.94x3 - 296.79x2 + 332.15x - 282.77 3 Mz = -4.6568x + 41.971x2 - 108.67x + 84.439 Mx = 5.2212x3 - 102.87x2 + 266.6x - 186.05 Note le azioni interne passiamo a valutare le forze che la struttura esterna trasmette alle centine. Poiché la funzione della centina è quella di trasmettere ai longheroni la forza tagliante, solamente l’azione di taglio verrà considerata, conformemente a quanto prevede lo schema a semiguscio, in cui i diaframmi sono infinitamente rigidi nel loro piano, ma infinitamente cedevoli al di fuori di esso. Le forze esterne agenti su ogni diaframma non sono altro che la somma delle forze concentrate e di quelle distribuite sulla parte di struttura che compete al diaframma. Lo stabilizzatore risulta diviso in sei parti con piani immaginari in corrispondenza delle cinque centine. La procedura prevede la rimozione della reazione vincolare della cerniera. Verranno pertanto riscritte le equazioni polinomiali che interpolano il taglio in apertura depurandole del valore della reazione vincolare nota in z=1,2 m. Tale reazione verrà reintrodotta in fase di modellazione in corrispondenza dell’attacco stabilizzatoreequilibratore. Noto il valore del taglio a destra e a sinistra della coordinata z considerata otteniamo il valore della reazione vincolare come differenza tra i due valori del taglio nei rispettivi punti: Rv = -112,71-(-26,94) = -85,77 Kg Viene rappresentata i carichi di taglio privati di Rv Z(metri) 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.35 1.5 Carichi in manovra Ty(Kg) -207.27 -169.15 -134.25 -102.58 -74.14 -48.93 -26.94 -12.56 0 Si è scelto di interpolare il valore del taglio in apertura con un polinomio del quarto ordine Andamento del taglio in manovra 50.00 0.00 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 1.6 Carichi (Kg) -50.00 -100.00 -150.00 -200.00 -250.00 Apertura (metri) Ty = 0.0311x4 - 0.0728x3 - 40.29x2 + 198.68x - 207.27 Ty in manovra Noto l’andamento lungo l’apertura dello stabilizzatore, al fine di valutare il valore del taglio sulle sezioni, sono stati sostituiti ai parametri incogniti (x) del polinomio, le coordinate delle posizioni comprese tra i piani di mezzeria degli intervalli tra il diaframma e i due diaframmi adiacenti. Noto che lungo un pannello compreso tra due centine il carico si può ritenere costante si è determinato quello gravante sul diaframma come differenza tra il carico cui è soggetto il pannello nelle sezioni di mezzeria precedenti e successive alla centina considerata (andamento a gradino del taglio). Grafico a gradino del taglio in manovra 0 0 0,2 0,4 0,6 0,8 1 1,2 1,4 1,6 Carichi -50 -100 -150 -200 -250 Apertura (metri) Ty a gradino Ty Posizione Centine Nella tabella seguente vengono riportati i valori del taglio sulle 5 centine Taglio in manovra Punti di Integrazione Taglio sui pannelli Posizione Centine Taglio sulla centina 0.056 -196.270 0.112 -38.110 0.261 -158.160 0.410 -51.800 0.575 -106.360 0.740 -45.864 0.905 -60.496 1.070 -37.080 1.235 -23.416 1.400 -23.416 1.500 0.000 Per quanto riguarda la raffica, il procedimento non cambia: si calcola la reazione vincolare, si riscrive il taglio privato di essa, si calcolano i tagli sui pannelli e sulle centine. La reazione vincolare nel caso di raffica vale Rv = -51,05-(-33,43) = -17,62 Kg, mentre per i carichi in apertura si ha Z(metri) 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.35 1.5 Carichi in raffica Ty(Kg) -257.24 -209.93 -166.62 -127.32 -92.02 -60.72 -33.43 -10.14 0 Andamento del taglio in raffica 50 0 Carichi -50 0 0,2 0,4 0,6 0,8 1 1,2 1,4 1,6 -100 -150 -200 -250 -300 Apertura (metri) Ty = -21,381x 4 + 61,493x3 - 102,37x2 + 259,75x - 257,53 Ty raffica Sempre utilizzando le ipotesi di flusso costante lungo i pannelli, si ricava l’andamento a gradino del taglio lungo l’apertura Grafico a gradino del taglio in raffica 0 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 -50 Carichi -100 -150 -200 -250 -300 Apertura (metri) Ty a gradino Ty Posizione centine 1.4 1.6 e la relativa tabella Taglio in raffica Punti di Integrazione Taglio sui pannelli Posizione Centine Taglio sulla centina 0.056 -243.294 0.112 -47.580 0.261 -195.715 0.410 -63.048 0.575 -132.667 0.740 -57.604 0.905 -75.063 1.070 -48.279 1.235 -26.783 1.400 -26.783 1.500 0.000 Ora che sono noti i carichi di taglio, occorre determinare i punti in cui tali carichi sono applicati. Per trovare i valori del taglio da considerare basta sostituire la coordinata della centina nel polinomio interpolatore del taglio. Per trovare la posizione di applicazione del taglio si utilizzerà l’equazione di equilibrio ai momenti per ogni sezione, indicando con b il braccio di applicazione del taglio, che verrà calcolato prendendo come riferimento l’asse di cerniera, che dista 55 mm dal longherone principale. Occorre tenere conto della reazione vincolare, dividiamo pertanto la struttura in due tratti: 1) dalla centina 5 alla centina 4 vale M4-M5-T4*b4+T5*b5-a*R = 0 Da cui b4 = (M4-M5+T5*b5-a*R) / T4 2) dalla centina 4 alla centina 1 Mi+1-Mi-Ti+1*bi+1+Ti*bi = 0 Da cui bi = (Mi+1-Mi-Ti+1*bi+1) / Ti Perciò, utilizzando un procedimento che porta dalla punta alla radice, si individuano i punti di applicazione del taglio sulle sezioni. Naturalmente il procedimento non cambia tra le 2 condizioni di carico. I risultati ottenuti sono riportati nelle seguenti tabelle Manovra z (metri) Mz sezione Ty sezione Braccio 0.112 25.827 185.523 0.114 0.410 15.331 132.588 0.080 0.740 6.776 82.330 0.025 1.070 0.945 40.859 -0.092 1.400 0.749 8.167 0.092 z (metri) 0.112 0.410 0.740 1.070 1.400 Raffica Mz sezione 73.112 46.628 25.050 10.341 1.880 Ty sezione 229.639 164.607 102.866 49.495 7.926 Braccio 0.298 0.255 0.198 0.114 0.237 Vincoli L’attacco dello stabilizzatore alla fusoliera è stato effettuato grazie ad un sistema a “baionetta”. Si tratta di quattro perni facenti parte della fusoliera che si inseriscono in appositi fori sullo stabilizzatore. Degli spinotti montati su ogni perno bloccano lo stabilizzatore. Nel modello i vincoli sono stati riprodotti in modo fisico: si sono bloccate le tre traslazioni Tx, Ty, Tz e pure le rotazioni attorno agli assi che non sono paralleli all’asse del foro, Ry e Rz. Nella parte centrale del longherone anteriore vi sono 2 fori. Per riprodurre i vincoli sui fori sono stati bloccati i nodi attorno ai fori stessi con due vincoli del tipo nodal constraint. Per quanto riguarda il collegamento tra la flangia chiodata al longherone posteriore si è compiuta l’approssimazione di considerare la flangia come un elemento rigido. Infatti la parte di flangia che sporge dal longherone è stata modellata tramite gli elementi rigidi RBE2, usati spesso per rappresentare chiodature e elementi di dimensioni piccole rispetto a quelle degli altri elementi della struttura. Gli elementi RBE2 pongono vincoli opportuni, saturando i gradi di libertà di traslazione e rotazione su tutti i nodi su cui poggiano. Materiale Come si può notare dai datasheet forniti dalla casa produttrice la maggior parte della struttura, comprendente longheroni, centine, pannelli e piastre di rinforzo risulta costituita da lega di alluminio-rame 2024. Per quanto riguarda la rimanente parte di struttura, non si è singolarmente tenuto conto delle caratteristiche degli elementi di giunzione e di elementi minori, tuttavia alcuni elementi sono stati considerati nella creazione della mesh. Proprietà E ( Kg/ mm2) 7200 del materiale Densità (Kg/mm3) σtraz (Kg/mm2) σcomp (Kg/mm2) 2700 46,43 26,7 τ ( Kg/ mm2) ν 28,8 0,33 Geometria e modellazione Nella definizione della geometria del modello a elementi finiti ci si è basati sulle tavole e sui datasheet forniti dalla casa produttrice, elencati nel primo paragrafo di questo elaborato. Lo stabilizzatore è formato da due longheroni, cinque centine (in semiapertura) e rivestimento. Gli elementi minori, presenti nelle tavole, non sono stati riportati fisicamente nel modello a elementi finiti, ma il loro contributo compare nella definizione degli elementi principali della struttura, che verranno di seguito analizzati singolarmente con la finalità di descrivere gli accorgimenti che sono stati usati nella modellazione Rivestimento I pannelli hanno uno spessore variabile tra 0,64 mm, in corrispondenza degli elementi posizionati nella zona del bordo d’attacco (ad elevata curvatura), e 0,81 mm, relativo agli elementi che si estendono dal longherone anteriore a quello posteriore. Nel modello sono stati utilizzati elementi di tipo plate. Gli elementi sono stati distribuiti automaticamente sulla superficie dal preprocessore. Il numero di elementi presenti nel rivestimento costituisce vincolo per le creazioni delle mesh di centine e longheroni. È quindi opportuno scegliere il numero di elementi in corda sufficiente a descrivere in modo corretto la mesh delle centine senza ricorrere a elementi molto distorti. Invece per quanto riguarda il numero di elementi in apertura, questo è determinato dall’esigenza di avere elementi più piccoli della lunghezza di diffusione, in modo che si riesca a descrivere in modo sufficientemente dettagliato la soluzione d’estremità. Si è scelto quindi di utilizzare 14 elementi in corda e 8 in apertura (tra una centina e l’altra, per un totale di 40 elementi in apertura) per quanto riguarda il rivestimento tra i due longheroni, di spessore 0,81 mm. Invece si è scelto di usare 4 elementi in corda e sempre 8 in apertura per quanto riguarda il rivestimento al bordo d’attacco, spesso 0,64 mm. Nella modellazione del rivestimento si è scelto di trascurare il contributo dovuto alla verniciatura. Infatti la verniciatura è un’operazione che viene eseguita sia internamente che esternamente al rivestimento, aumentando il suo spessore di 0,1 mm; una volta nota la superficie del rivestimento è possibile calcolare il volume di vernice necessario, ma poiché il peso per unità di volume della vernice è molto piccolo, si può assumere che il contributo della vernice sia trascurabile rispetto a quello della massa strutturale. In figura viene rappresentato il rivestimento: in blu gli elementi al bordo d’attacco, spessi 0,64 mm; in grigio gli altri elementi, spessi 0,81 mm Longherone anteriore Parte dalla mezzeria e si estende per 740 mm sino alla terza centina. E’ caratterizzato in semiapertura da 5 fori di alleggerimento di differente diametro. In altezza presenta una rastremazione lineare. Il suo spessore è di 1,6 mm e presenta un corrente con sezione a “L”, interno alla struttura e rivolto verso il longherone posteriore, come si può notare dall’esame della tavola SF260-06-11. La modellazione del pezzo. L’anima è stata modellata con elementi piani di tipo plate (4 elementi), mentre i risvolti con elementi lineari tipo beam (22 elementi in semiapertura). La mesh è stata realizzata definendo una boundary e raffinando poi la mesh con elementi quadrangolari aggiunti attorno ai fori per tener conto dei gradienti di sforzo in corrispondenza di questi. Sono presenti inoltre i due fori rinforzati dove entrano gli spinotti di attacco alla fusoliera. Sui nodi in corrispondenza di questi fori sono stati posti dei vincoli del tipo nodal constraint, come dettato dalle condizioni di vincolo. Poiché strutturalmente ininfluenti, si è deciso di trascurare i fori per il passaggio dei comandi per il piano di coda. In figura è rappresentato metà longherone anteriore. Si possono notare in corrispondenza della zona in mezzeria gli elementi dotati di nodal constraint per l’attacco alla fusoliera. Gli elementi intorno ai fori, più piccoli per evitare grandi distorsioni, in quanto in questa zona sono presenti alti gradienti di sforzo dovuti agli intagli, sono stati modificati col comando mesh-interactive Longherone posteriore E’ il longherone principale e si estende per tutta l’apertura dello stabilizzatore. Posto 345 mm a valle del longherone anteriore, presenta anch’esso una rastremazione lineare in altezza. Lo spessore dell’anima è di 1,6 mm. Sono presenti 2 rinforzi, uno in mezzeria, nella zona d’attacco dell’equilibratore, che è lungo 170 mm; l’altro è compreso tra la quarta e la quinta centina, tratto in cui si ha la reazione vincolare. Vi sono 2 tipi di correnti, il primo, che si estende dalla mezzeria sino a una distanza di 510 mm, è interno alla struttura ed ha uno spessore di 3 mm; il secondo si estende per tutta la lunghezza del longherone, è posto esternamente alla struttura e ha uno spessore variabile da 2,9 mm a 1,6 mm. Nel modello questa variazione di spessore è stata trascurata, considerando uno spessore costante di 2,9 mm. Entrambi i tipi di corrente hanno profilo ad “L”. Nel modello il longherone risulta diviso in 3 zone differenti: la zona di mezzeria, la zona centrale e la zona di estremità. In mezzeria è presente un rinforzo che nel modello è stato rappresentato con un aumento di spessore dell’anima, che da 1,6 mm diventa 2 mm. Vi è inoltre un ulteriore rinforzo imbullonato alla struttura, dello spessore di 3 mm. Per rendere tale rinforzo nel modello si è aumentata la lunghezza dei correnti interni, che ha spessore 3 mm. In corrispondenza della mezzeria si possono notare i due elementi rigidi RBE2, che modellano i due attacchi con l’equilibratore. La zona centrale è interessata dalla sovrapposizione di 3 componenti: il corrente esterno da 2,9 mm, quello interno da 3 mm e l’anima da 1,6 mm. La zona di estremità, cioè il tratto che va dalla quarta centina alla punta, è caratterizzata da uno spessore risultante dalla somma dello spessore dell’anima (1,6 mm) e di quello del corrente (2,9 mm). E’ visibile il punto in cui viene applicata la reazione vincolare della cerniera: in corrispondenza di tale punto vi è un elemento rigido RBE2, elemento che permette di introdurre nella struttura i carichi provenienti dall’equilibratore, distribuendoli su quei nodi a cui l’elemento RBE2 è collegato. La mesh del longherone principale risulta semblice in quanto esso è privo di fori di alleggerimento. Come per il longherone anteriore, si utilizzano per l’anima elementi di tipo plate, mentre per i correnti elementi di tipo beam Vista in semiapertura del longherone principale. Si possono notare la piastra di rinforzo imbullonato alla zona di mezzeria, così come due elementi RBE2, uno nella zona di mezzeria e uno all’estremità, tra la quarta e la quinta centina Centine Nello stabilizzatore vi sono 5 centine. La prima centina è inclinata rispetto al piano di simmetria di un angolo di 9,05°. Questo fatto non è stato considerato nella scrittura dei carichi sulle centine e nel calcolo della posizione del taglio sulle sezioni. Per semplificare i calcoli infatti, si è supposto che la prima centina fosse dritta e posta a una coordinata z = 0.112 m. Data la piccola entità dell’angolo di inclinazione della centina, questa semplificazione non comporta errori significativi. Tutte le centine tranne la prima sono forate e hanno uno spessore di 0,64 mm. Nel modello l’anima della centina è costituita da un elemento di tipo plate, mentre i risvolti, dalla sezione a “L”, hanno una lunghezza di 15 mm, un’altezza di 5 mm e spessore di 1,5 mm. I fori nelle centine introducono un picco di sforzo sul bordo dei fori stessi. Si è deciso quindi di utilizzare elementi piccoli e poco distorti senza utilizzare un numero fisso di nodi per discretizzare il bordo dei fori. La mesh è stata raffinata utilizzando il mesh-interactive per inserire gli anelli quadrangolari lungo i contorni dei fori, di modo da poter meglio valutare l’allungamento e la distorsione degli elementi in corrisponza dei fori di alleggerimento. Vista della seconda centina. Come per i fori nel longherone anteriore, la mesh è stata raffinata utilizzando il mesh-interactive per inserire gli anelli quadrangolari lungo i contorni dei fori, di modo da poter meglio valutare l’allungamento e la distorsione degli elementi in corrisponza dei fori di alleggerimento. Chiodature, bullonature e attacchi equilibratore La maggior parte delle chiodature è stata eseguita sui rinforzi a “L” e sui risvolti di centine e longheroni (elementi beam). Il fatto che le chiodature agiscano prevalentemente su elementi beam ha permesso di determinare una massa media per unità di lunghezza delle chiodature da associare agli elementi chiodati di tipo beam, cosa che non sarebbe stato possibile fare in caso di pannelli chiodati, in quanto i pannelli sono modellati con elementi di tipo plate, che avrebbero reso necessaria la determinazione di una massa di chiodatura per unità di superficie. I datasheet riportano che il peso medio di un chiodo è 2,1753e-4 kg. Si è stimato inoltre un passo medio della chiodatura a 25 mm, quindi si è un fattore peso per unità di lunghezza di 8,7012e-6 kg/mm. Per quanto riguarda le bullonature, si può dire che esse sono presenti prevalentemente sulle piastre di rinforzo, motivo per cui la massa delle bullonature è stata inserita nelle proprietà degli elementi di tipo plate in forma di massa per unità di superficie. Infatti sapendo che il peso di ciascun bullone è pari a 0,033 kg, si sommano i pesi di tutti i bulloni presenti su una piastra e si divide tale peso per la superficie della plate, per ottenere così il peso per unità di superficie della bullonatura. Gli attacchi sono costituite da lega di alluminio 7075, più rigida della 2024. La densità di tale lega è pari a 2,8e-6 Kg/mm3. Dalle tavole si ricava un peso di 4,86e-2 Kg per gli attacchi esterni e 7,80e-2 Kg per l’attacco centrale. Questi componenti sono stati però modellati con elementi RBE2, che non consentono di introdurre masse non strutturali, quindi si è resa necessaria un’approssimazione. Si è operato considerando la superficie della plate sulla quale il supporto viene imbullonato e dividendo il peso del supporto per l’area della plate. In tal modo si è trovato un peso per unità di superficie da inserire nelle proprietà della plate interessata Certificazioni Ora che il modello è pronto è opportuno chiedersi, prima di effettuare l’analisi a elementi finiti, se il modello rispecchia la realtà. Fermo restando che “nessuno potrà mai convincere una struttura a comportarsi come il suo modello matematico”, è bene fare un confronto tra un’elaborazione del programma che stiamo utilizzando, Nastran, e i risultati ottenuti con un altro metodo di calcolo. Nulla potrà mai sostituire le prove sperimentali, in quanto un modello matematico è sempre, per quanto detto prima, affetto da errori, tuttavia, quando non è possibile effettuarne, è compito dell’ingegnere capire se la soluzione fornita dal calcolatore è accettabile. In questo caso verrà effettuata un’analisi della struttura grazie a uno schema a semiguscio. Tutti i calcoli saranno svolti a mano. Quindi in questo caso non si pretende di trovare una soluzione che si avvicini a quella trovata da Nastran, in quanto le grandi semplificazioni effettuate nell’analisi col semiguscio introdurranno notevoli errori. Si ci si aspetta però che la soluzione del semiguscio sia dello stesso ordine di grandezza di quella che Nastran ha calcolato. La prova consisterà nel calcolare le due soluzioni del problema semplificato, ossia utilizzando una forza di 100 kg posta all’estremità dello stabilizzatore, invece dei carichi di manovra e raffica, e andando a valutare lo spostamento in direzione y nei due casi Realizzare uno schema a semiguscio significa innanzitutto realizzare una discretizzazione delle masse della struttura (aree, in apertura), masse che andranno a concentrarsi nei correnti. Una volta detetrminate aree e posizioni dei correnti si potranno calcolare i momenti di inerzia J, che terranno conto degli spessori di centine, longheroni, rivestimento, risvolti, ma ignorando le chiodature per semplicità; invece verrà tenuto conto delle bullonature sovrastimando il contributo delle piastre di rinforzo imbulllonate, in quanto queste molto più pesanti di una normale giunzione chiodata. Poiché i momenti d’inerzia risentono della variazione di sezione in apertura è opportuno dividere lo stabilizzatore in tre parti. Ogni parte verrà considerata come fosse incastrata a un estremo e libera all’altro, ma risentirà delle azioni interne trasmesse dagli altri tratti. Il calcolo pertanto partirà dal terzo tratto per finire al primo, anche se nella trattazione i tratti considerati e i risultati trovati dalle analisi parziali verranno presentati in ordine inverso. Il primo tratto si estende dall’asse di simmetria della struttura sino alla prima centina inclinata. La lunghezza di tale tratto è stata stimata pari a 165 mm. Il momento di inerzia è J 1 = 2226556mm 4 q1 = -3,62 q2 = 2,14 q3 = 4 q4 = 2,14 q5 = -3,12 q6 = -8,38 N1 = 4,76 z + 5878 N2 = 5,26 z + 6496 N3 = 1,87 z + 2309 N4 = -1,87 z - 2309 N5 = -5,26 z - 6496 N6 = -4,76 z -5878 Il secondo tratto viene approssimato con una sezione bicella. Si estende dalla prima alla terza centina e la sua lunghezzè pari a 575 mm. Il momento d’inerzia è J 2 = 1622965mm 4 q1 = -3,73 q2 = 2,66 q3 = -1,64 q4 = -0,39 q5 = -1,64 q6 = -3,48 q7 = -9,87 q8 = -7,84 q9 = 6,14 N1 = N2 = N3 = N4 = N5 = N6 = N7 = N8 = 4,12 z + 2719 6,39 z + 4217 1,84 z + 1214 1,24 z + 822 -1,24 z - 822 -1,84 z - 1214 -6,39 z - 4217 -4,12 z - 2719 Il terzo tratto torna ad essere una sezione mono cella. Si estende dalla terza centina sino alla quinta, cioè all’estremità dello stabilizzatore. La sua lunghezza è pari a 660 mm. Il momento d’inerzia è J 3 = 664453mm 4 . Esso diminuisce molto in quanto viene a mancare il contributo del longherone anteriore q1 = -5,9 q2 = 4,9 q3 = 9,7 q4 = 10 q5 = 9,7 q6 = 4,9 q7 = -5,9 q8 = -12,1 N1 = N2 = N3 = N4 = N5 = N6 = N7 = N8 = 6,21 z 10,8 z 4,75 z 0,33 z -0,33 z -4,75 z -10,8 z -6,21 z Si utilizza ora il principio dei lavori virtuali per trovare lo spostamento in direzione y: [ Gt ]⋅ {q '}dz + ∫ {N 1 ⋅ s = ∫ {q f }⋅ L L f L f }⋅ 1 ⋅ {N '}dz EA f Occorre applicare il PLV ad ognuno dei tre tratti. Lo spostamento per L = 1400 mm risentirà sia degli spostamenti dei tre tratti che delle rotazioni negli estremi del primo e secondo tratto. Gli spostamenti risultano s1 = 1,63 mm, s2 = 4,63 mm, s3 = 2,11 mm Sfruttando la teoria della deformata elastica si ha EJ y’’ = M. Disponendo dei momenti di inerzia e dei momenti applicati agli estremi “liberi” del primo e secondo tratto si ha y’(L1) = 0,0012 e y’(L2) = 0,0032 a questo punto lo spostamento totale è STOT = s1 + s2 + s3 + y’(L1)*(L2 + L3) + y’(L2)*L3 = 13,4 mm Dall’analisi a elementi fini risulta uno spostamento di 9,423 mm Come si può notare i risultati hanno lo stesso ordine di grandezza, quindi la verifica allo spostamento risulta soddisfatta Verifichiamo che imponendo un momento di 100 kg mm all’estremo libero della struttura i risultati ottenuti con Nastran siano confrontabili con i risultati ottenuti mediante il medesimo schema a semiguscio. Gli angoli di torsione per unità di lunghezza sono misurati in rad/mm. Si procede quindi calcolando i flussi circolanti in ogni tratto: - primo tratto: con l’equilibrio alla rotazione si ricava un flusso circolante . q = 1,72*10 , che provoca una rotazione ϑ = 1,02 ⋅ 10 -2 −8 Integrando sulla lunghezza si ottiene l’angolo di torsione media • . ϑ1 = ∫ ϑ ⋅ dz = 1,68 ⋅ 10 −6 rad L1 - secondo tratto: si hanno due celle, pertanto oltre all’equilibrio alla rotazione occorre anche l’equazione di congruenza che impone rotazioni delle celle uguali. Si trovano così due flussi circolanti q1 = 1,743*10-2 e q2 = 1,076*10-2 . che provocano una rotazione ϑ = 1,22 ⋅ 10 −8 . • −6 L’angolo di torsione media vale ϑ2 = ∫ ϑ ⋅ dz = 7,01 ⋅ 10 rad L2 - terzo tratto: con l’equilibrio alla rotazione si ricava un flusso circolante -2 q = 2,87*10 . −8 , che provoca una rotazione ϑ = 2,98 ⋅ 10 , ∫ • . −5 mentre l’angolo di torsione media è ϑ3 = ϑ ⋅ dz = 1,97 ⋅ 10 rad L3 L’angolo di torsione totale non è altro che la somma degli angoli di torsione dei −5 singoli tratti ed è ϑtotale = 2,847 ⋅ 10 rad Nel modello a elementi finiti il momento torcente è stato applicato alla quinta centina con un elemento rigido RBE2 connesso a tutti i nodi della centina L’angolo di torsione totale valutato da Nastran vale 3,38 * 10-5 rad, valore che si discosta poco da quello trovato col semiguscio, indice che il modello è ben funzionante. A questo punto il modello è stato certificato e si può effettuare l’analisi della struttura nelle due condizioni di carico di manovra e raffica Analisi Verranno visualizzati i risultati ottenuti dall’analisi a elementi finiti della struttura nelle due condizioni di carico considerate, manovra e raffica. Le analisi effettuate riguardano gli sforzi di von Mises, espresso in kg/mm2 , sulle parti principali della struttura (centine, longheroni e rivestimento) e spostamento, espresso in mm, in direzione y. Per quanto riguarda il rivestimento, verranno effettuate due visualizzazioni per ogni tipologia di analisi, infatti ci si aspetta un comportamento differente tra rivestimento superiore ed inferiore, in quanto il rivestimento superiore lavora a trazione, quello inferiore a compressione. Lo stato di sforzo più dimensionante sarà quello di compressione, in quanto lo sforzo critico di instabilità per compressione delle leghe di alluminio è inferiore allo sforzo di snervamento. Se stessimo riprogettando il pezzo e trovassimo un problema di instabilità si potrebbe risolvere la cosa utilizzando per il rivestimento inferiore una lega 7075, più rigida, e spesso utilizzata proprio in questi casi. Sforzo di von Mises su centine e longheroni in manovra Sforzo di von Mises su centine e longheroni in raffica Sforzo di vin Mises sul rivestimento superiore in manovra Sforzo di von Mises sul rivestimento inferiore in manovra Sforzo di von Mises sul rivestimento superiore in raffica Sforzo di von Mises sul rivestimento inferiore in raffica Spostamento in manovra Spostamento in raffica Conclusioni 1) In entrambe le condizioni di carico il modello si comporta in modo flessionale. La flessione tuttavia non è di entità tale da poter rappresentare un problema in termini di operatività della struttura, in quanto lo spostamento massimo in direzione y è piccolo e vale al più 11, 28 mm. 2) Gli sforzi risultano più gravosi in manovra che raffica. Ci si poteva aspettare questo risultato in quanto le forze aerodinamiche in questo caso sono maggiori. Si registra un picco negli sforzi in corrispondenza del vincolo di mezzeria sia in manovra che in raffica. Nel solo caso della manovra si ha un aumento locale di sforzo nella zona di attacco dell’equilibratore