PULP JOB - VaralloPop
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PULP JOB Un racconto di Paolo Parachini Il punto è questo, uccidere non fa più guadagnare da vivere. E se vuoi trovarti un lavoro l’essere stato un killer equivale a non avere mani e piedi. Che cazzo volete sappia fare un tizio che nella sua vita ha solo ucciso? Uccidere, ovviamente. Eh sì, ci vuole fantasia per campare al giorno d’oggi. Fantasia. Bella parola vero? E che cazzo di fantasia volete che abbia un tizio che nella sua vita ha solo ucciso? Fantasia nell’uccidere. Voi direte, anzi, non so se lo direte, uccidere con fantasia è bello. Per me è bello uccidere. La fantasia è un’altra, la fantasia non sta nell’uccidere, sta nel pensare a come uccidere. Perciò ecco cosa sa fare un tizio che nella sua vita ha solo ucciso, pensare a come uccidere. E se lo fa con fantasia il risultato è, come dire, più apprezzabile. Ma che c’è di apprezzabile nell’uccidere? C’è tutto. Al di là dell’aspetto cinico, dark, perverso di cui non me ne fotte un cazzo, c’è l’aspetto registico letterario. Uccidere è come fare un film o scrivere un libro. Bisogna guardare la scena da fuori per capire se è il modo migliore di farlo. Per questo dico che ci vuole fantasia. Il regista e lo scrittore di successo hanno fantasia, quindi l’assassino deve avere fantasia se vuole fare successo. Io ho fatto successo. Quindi ho fantasia. E allora perché dovrei cambiare lavoro, vi chiederete voi. Perché non lo si può fare tutta la vita. Al di là del luogo comune “chi ha esperienza è più affidabile” bisogna capire una cosa, che per continuare a fare le cose con fantasia bisogna anche che il fisico e la mente stiano al passo con la fantasia. Ritrovarsi in ballo sudando freddo, con le gambe che tremano e le braccia senza forza potrebbe compromettere troppo. Certo, io non ho ancora di questi problemi, ma non vorrei che sorgano nel momento sbagliato, mi capite vero? In totale la mia carriera di killer è terminata, morta e sepolta. E nonostante tutto un lavoretto temporaneo me lo sono trovato. Non ci crederete mai, guido un pulmino. Esatto, un pulmino, quelli delle scuole. Quelli gialli pieni di marmocchi sudati, sporchi e rompicazzo. Si fanno discorsi interessanti con loro quando salgono. <<Ciao nanetto.>> <<Ciao.>> <<Vai a sederti.>> <<Dove?>> <<Ma dove cazzo vuoi stronzetto.>> <<La mamma dice che quelle parole non bisogna dirle.>> <<Tua madre le dice sempre mentre me la sbatto.>> <<Cosa vuol dire che te la sbatti?>> <<Da grande lo scoprirai.>> <<Stronzo.>> <<Ehi nanetto, non avevi detto che non si dicono quelle parole?>> <<Sì, ma io posso.>> <<Va a sederti cazzo. Va a sederti.>> <<Ok.>> Fanno domande del cazzo, non si arrabbiano se li insulti e se ti insultano loro non puoi nemmeno riempirli di botte. Questo sì che è un lavoro. Lo so, di sicuro vi state chiedendo come è possibile che un killer, ex killer, riesca a farsi assumere come autista di un pulmino della scuola. Semplice, basta scoparsi chi ti deve assumere. Un giorno stavo camminando per strada quando passo davanti alle scuole e vedo parcheggiato il pulmino. Ero fatto come un cammello e non capivo assolutamente nulla, perciò mi sono messo a fissarlo e ho cominciato a fantasticare sul fatto che lo guidavo e che ad ogni fermata ritrovavo un sacco di mammone sexy con i loro marmocchi per mano. I marmocchi scomparivano, le mammone apparivano in intimo provocante e un secondo dopo io me le fottevo. Cazzo, questa sì che è vita. Ho aspettato qualche ora che la scimmia scendesse e poi sono andato a parlare con la dirigente scolastica. Tra parentesi, i killer non si drogano e non bevono, io non lo sono più e sto recuperando il tempo perso. Sono entrato nell’ufficio e mi sono seduto su una sedia in pelle finta che cigolava in maniera esagerata. <<Buongiorno.>> <<Buongiorno.>> <<Desidera parlare? E’ il genitore di un alunno?>> <<No no ca... ehm... accidenti, non sono nemmeno sposato.>> <<Cosa vuole allora?>> <<Non è che avete bisogno di qualcuno che guidi il pulmino?>> <<Di quello c’è sempre bisogno. C’è solo Willy, il bidello, che deve fare tutto. E mentre è via a guidare quel rottame se qui c’è bisogno di qualcosa non si sa che fare.>> <<Bene! Sono assunto?>> <<Mi spiace, signor…?>> <<Lubitsch.>> Che cazzo, non mi chiamo così, però è il primo nome che m’è venuto in mente. Ernst Lubitsch, famoso regista tedesco che ha lavorato dal 1914 fino al 1923 in Germania e fino al 1946 a Hollywood. Sì, sono un appassionato di cinema. <<Lubitsch?>> <<Piacere, Ernst Lubitsch. Mio padre era tedesco e mia madre austriaca.>> <<Non si direbbe.>> <<No?>> Sono stato un cretino, proprio un nome tedesco dovevo tirar fuori. <<No, ha occhi e capelli scuri.>> <<Mio nonno era italiano e mia nonna messicana. Mio padre è cresciuto in Germania e ha conosciuto mia madre, figlia di spagnoli, durante un viaggio di lavoro in Austria.>> <<Ma allora perché ha un cognome tedesco?>> <<Perché il mio bisnonno era tedesco e si è trasferito in Italia quando ha messo incinta la mia bisnonna.>> <<Ah. Capisco. Lasciando perdere il suo albero genealogico le stavo per dire che mi spiace ma prima deve passare dalla dottoressa Monroe, la psicologa della scuola per vedere se lei è idoneo. Se mi darà la conferma lei è assunto. Anzi, assunto per modo di dire. Sarò franca, la scuola non ha molti fondi perciò se dovesse essere lavorerà in nero. Tanto mio marito è sovrintendente scolastico di zona e quindi non ci saranno problemi.>> <<Ok, l’ufficio della dottoressa Contreau?>> <<Monroe, dottoressa Monroe. In fondo al corridoio a sinistra.>> <<Perfetto, la ringrazio.>> Mi sono fiondato dalla dottoressa Contreau, Monroe o come cazzo si chiama con l’ossessione delle mammone sexy in testa, cercando di convincere il mio cervello a sembrare una persona il più normale possibile. Sta di fatto che in quell’ufficio mi trovo una trentenne da favola. Appena sono entrato ricordo che mi ha guardato nella maniera più porca che ricordi. <<Buongiorno.>> <<Buongiorno, mi manda qua la direttrice. Devo fare un colloquio per poter essere assunto come autista del pulmino.>> <<Si sieda.>> <<Piacere, Ernst Lubitsch.>> <<Come il regista? Secondo me lei mente.>> Un minuto dopo me la stavo fottendo come non ricordavo da tempo. Dopo due ore e tre orgasmi sono uscito da quell’edifico come il nuovo autista del pulmino della scuola. Unica clausola tornare ogni mattino dopo il primo viaggio a scoparmi la dottoressa Monroe. E quando ho scoperto che di mammone sexy non ne esistono, non me ne sono curato più di tanto. Alla fine guadagno una misera ma lavoro tre ore scarse al giorno e scopo come un diavolo ogni mattina. Questo significa essere appagati ed avere un sacco di tempo libero. Giusto per specificare nel corso di questi lunghi anni ho guadagnato abbastanza bene da poter vivere anche con un lavoro da due soldi. Comunque ti vada a cambiar stile di vita ne risente il fisico e la mente. Sono ingrassato e la mia mente si sta inaridendo, perciò nel tempo libero alimento la mia fantasia repressa da questo periodo di inattività scrivendo sceneggiature per film pulp. Aspetto che Tarantino mi chieda di collaborare con lui e sogno il mio futuro di regista amato dalla critica e da un pubblico colto. Per il resto guardo film tutto il giorno, e tutta la notte. Anche un po’ di tv, a volte. Per esempio l’altro giorno stavo scanalando e mi vedo su “Guinnes World Record Primetime” un tizio che se ne sta sospeso attaccato a dei ganci infilati sotto la pelle della sua schiena. Cazzo! “Ichi The Killer”! Per chi non lo sapesse “Ichi The Killer” è un film di Takashi Miike, uno dei miei registi preferiti che vi consiglio caldamente. Nel suo film un tizio viene torturato in questa maniera e in più gli versano sulla schiena dell’olio bollente usato per friggere dei gamberetti. Fantastico. Comunque questo è un film, mentre quel tizio completamente fuori è entrato nel Guinnes per esser rimasto sospeso ad un solo gancio per più due minuti. Pazzo. Completante fuori. Altra attività che sollazza il mio ego da cinelover è aver aperto con un mio vecchio amico di scorribande delinquenziali un blog. Sapete quei siti internet scarni e merdosi in cui scrivi quel che ti pare. Ecco, quelli. Noi ci scriviamo stronzate su film e altre cose da cinefili spocchiosi. Andate a farci un salto e lasciate qualche commento che non fa mai male. L’indirizzo è cineroom.splinder.com In fin dei conti me la spasso. Se ho bisogno qualcosa il mio passato decoroso e magnanimo mi garantisce qualche favore da parte di qualche vecchio amico o cliente. E se c’è qualcuno che ci prova ancora a chiedermi di far saltare la testa a qualcuno io gli rispondo che ho di meglio da fare. L’altra sera un tizio mi ha chiesto di tagliar la gola a sua madre, una vecchia stronza rompicazzo che crede di essere un boss mafioso perché è stata moglie di Don Homer, un cazzo di boss ciccione del posto. Don Homer l’ha scaricata perché si è reso conto di quanto rompesse il cazzo, e per farla stare calma al posto di mandargli gli alimenti le fa gestire un bordello. A Don Homer di sto poveretto non gliene importa nulla, prima di tutto perchè è frocio, e secondo perché non è figlio suo. Sta di fatto che la madre lo costringe a lavorare nel bordello e voi capite che esser froci e lavorare in un bordello dove ci sono solo troie da due sacchi a botta non è il massimo della vita. In più lo pesta in continuazione. Vi dico la verità, mi fa pena, poveretto. Non ha il coraggio di farla fuori lui, perciò a chiesto a me, visto che gli ho ammazzato il padre quando lui aveva dieci anni. Sono un po’ il suo eroe perché quel deviato schifoso di suo padre se lo fotteva tutte le sere. In totale gli ho dato una boccetta di veleno potentissimo che causa semplicemente un arresto cardiaco dicendogli che se voleva avrebbe potuto arrangiarsi senza sporcarsi troppo le mani. Si è lamentato come solo i froci sanno fare perché voleva che stanotte andassi io a sgozzarla mentre lui si guastava la scena. Ho dovuto liquidarlo in malo modo. Con queste cose ho chiuso, lo sa bene anche lui. E poi stanotte passano “Zozza Mary Pazzo Gary” e a seguire “Punto Zero”. Chi cazzo volete che se li perda due film così? Io no di certo. FINE