Sopravvivere allo sviluppo

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Sopravvivere allo sviluppo
BIOGRAFIA: VANDANA SHIVA. FILOSOFA DELLA SCIENZA
a cura di Laura Abballe matr. 161854
Vandana Shiva è nata nell’India del Nord a Dehra Dun nel 1952. Dopo aver
studiato nelle scuole inglesi e statunitensi, laureandosi in fisica nucleare, una volta
tornata nel suo paese ai piedi dell’Himalaya, rimase sconvolta dalla vista che si è
trovata di fronte. La costruzione di una diga su quel versante dell’Himalaya, e la
parallela costruzione di nuove strade, infatti, oltre ad aver un provocato disastro
ambientale aveva causato anche un cambiamento delle condizioni di vita della
popolazione che era costretta a vivere negli “slums” (quartieri di case povere e
malsane) e nella polvere, con un conseguente progressivo impoverimento del proprio
stato economico e sociale.
Per questo, nel 1982 Vandana Shiva ha fondato il “Centro per la scienza,
tecnologia e politica delle risorse naturali”, un’istituzione che affronta i più
significativi problemi di ecologia sociale attraverso la collaborazione con movimenti
sociali e organismi internazionali come l’ONU e la FAO. Nel suo primo libro scritto
nel 1990 intitolato “Sopravvivere allo sviluppo”, la Shiva illustra le conseguenze che
il “malsviluppo”, come lei definisce la cattiva poliatica economica, ha portato in
India e nel Terzo mondo. Secondo la scienziata, infatti, il cosiddetto “sviluppo
economico”, anziché risolvere i problemi, rispondendo ai bisogni essenziali del
mondo e della popolazione, minaccia la sopravvivenza del pianeta e degli esseri
viventi che lo abitano.
Questa apparente crescita economica, infatti, non ha creato nient’altro che disastri
ambientali ed ha provocato un forte indebitamento dei paesi in via di sviluppo che,
per creare delle basi adeguate per la loro crescita, tolgono risorse alla scuola e alla
salute pubblica.
Nel 1991 la Shiva ha fondato un istituto denominato “Navdinaya”.
Navdinaya è una parola indiana che vuol dire “nove semi”. L’idea di attribuire questo
nome alla fondazione è nata, come dice la stessa scienziata in un’intervista con la
giornalista Maria De Falco Marotta, osservando un coltivatore indiano, il quale in un
unico pezzo di terreno aveva piantato ben nove tipi di semi diversi; qusto tipo di
coltivazione, peraltro, è molto radicato nella tradizione indiana.
Prendendo spunto da questo, nacque l’intenzione della Shiva di fondare questo
istituto che spinge i contadini indiani a conservare in questa struttura i semi delle
proprie piante, ossia quei semi che le donne indiane dovono conservare di
generazione in generazione, definiti anche come “native seeds”.
Infatti una delle battaglie condotte più assiduamente dalla Shiva, è quella
contro quelle multinazionali, come la Monsanto in Asia, che vendono semi modificati
geneticamente capaci di resistere all’azione degli erbicidi che le stesse multinazionali
producono, ma che hanno lo svantaggio di generare piante sterili, ovvero che non
producono semi, costringendo i contadini a comprare di nuovo i semi necessari per
un nuovo ciclo di semina.
Vandana Shiva ha motivato la popolazione asiatica a non comprare questi
semi, che non sono affatto resistenti agli erbicidi, ma anzi sono ancora più soggetti
all’azione dei parassiti, la cui attività distrugge le piante. Oltre a vendere semi
geneticamente modificati, le multinazionali hanno anche brevettato i semi dei
contadini asiatici, portando quindi i contadini a comprare i loro stessi semi dalle
industrie, facendo pagare loro anche i diritti di brevetto.
Inoltre, un altro degli enormi danni apportati in India da queste multinazionali
è stata la cancellazione della biodiversità con l’istituzione di monoculture. Infatti,
mentre prima un terreno poteva dare più raccolti diversi, con questo metodo un
terreno viene indirizzato ad un'unica cultura. Questo porta ad un enorme
sfruttamento della terra che in questo modo non riesce a sopportare la stessa
coltivazione per molto tempo, rischiando dunque di dare dei raccolti insufficienti.
Per questo suo enorme impegno a favore della popolazione indiana e per la sua
lotta a favore dell’ambiente, Vandana Shiva nel 1993 è stata premiata con il Nobel
alternativo per la pace, detto “Right Livehood Award”.
Nel 1995 Vandana Shiva ha pubblicato un libro dal titolo “Monoculture della mente.
Biodiversità, biotecnologia e agricoltura scientifica”. Esso è costituito da una raccolta
di 5 saggi che aiutano a riflettere sulle cause della scomparsa della biodiversità e
sulle sfide che devono essere affrontate per contrastarla. Nei capitoli che trattano di
biodiversità e biotecnologia, scritti anche per la conferenza delle Nazioni Unite, la
scienziata tenta di dimostrare come dietro le nuove biotecnologie vi sono soprattutto
interessi di natura, economica, che non tengono affatto conto della biodiversità e
della tradizione delle popolazioni.
Oltre a questo libro, nello stesso anno ha
pubblicato, insieme all’economista tedesca Maria Meis, un saggio intitolato
“Ecofeminism”. Esso nasce dal fatto che nella visione della Shiva la riproduzione
femminile ha lo stesso valore della riproduzione dei semi, ed entrambi dovrebbero
dunque essere sottratti alla mercificazione. Ma come le donne sono state espropriate
del loro corpo dalla società maschile così le donne contadine, le quali erano incaricate
di conservare i semi, sono state espropriate dei loro semi. Le donne indiane, infatti,
sono considerate come le custodi della tradizione agricola.
Per sostenere quasta battaglia a favore delle donne indiane, la Shiva decise di
appoggiarsi al movimento Chipko di cui fanno parte quelle donne che da molti anni
lottano contro la distruzione delle foreste himalayane e contro l’aumento della salinità
lungo varie coste a causa dell’allevamento industriale di gamberetti.
Per questo con questo libro la Shiva vuole dimostrare come sia possibile per due
donne appartenenti a culture diverse collaborare per raggiungere uno scopo comune,
senza che insorgano problemi causati dalle loro differenze di pensiero.
Nel 1999 la Shiva ha scritto il libro “Biopirateria”, in cui la scienziata descrive come
le multinazionali sono riuscite a penetrare nelle limitate risorse sanitarie dei paesi del
terzo mondo.
Infatti, l’80% della popolazione indiana risolve i suoi problemi con piante
medicinali che possono facilmente coltivare all’interno dei giardini delle proprie case,
oppure possono trovarle nelle foreste raccogliendole liberamente senza dover pagare
alcun che. Invece con la brevettazione, sistema di cui la Shiva tratta anche nel suo
volume scritto nel 2002 “Il mondo sotto brevetto”, di ciascuno di questi farmaci il
popolo indiano sarà così costretto a pagare ciò che prima poteva avere gratuitamente.
Questo sistema dei brevetti ormai secondo la scienziata è utilizzato per tutte le
industrie, le quali in questo modo riescono ad appropriarsi di prodotti della natura,
traendone poi i profitti.
Come per le piante medicinali, ormai le industrie hanno il controllo su qualsiasi
prodotto della terra, la quale per questo motivo risulta sfruttata oltre qualsiasi misura.
Questo problema viene sollevato dalla Shiva nel libro “Terra madre” scritto
anch’esso nel 2002. Ultimamente inoltre la Shiva si è anche affiancata al movimento
dei “new global” il quale lotta per la revisione dell’accordo del Trips affinché tenga
conto del tema sui brevetti della vita e sulla salvaguardia della biodiversità.
Un altro tema molto caro a Vandana Shiva è quello che riguarda l’uso di alcune
sostanze chimiche, in particolare quelle utilizzate per la sintesi di farmaci per
contrastare molte malattie. Questa sua avversità si basa sul fatto che le malattie
causate dalle cure mediche sono diventate in alcuni paesi del mondo la quarta causa
di morte acausa degli effetti tossici che queste sostanze hanno sull’organismo umano,
che spesso non sono rilevati dalle prove di tossicità, che la Shiva ritiene, per questo
motivo, inattendibili.
Questo è solo un breve sunto dell’attività svolta da questa scienziata la quale non ha
ancora smesso di svolgere il proprio lavoro, per far sì che la natura e le antiche
tradizioni vengano rispettate e tenute lontano dagli sviluppi della tecnologia.
SITOGRAFIA:
- www.Erewhon.ticonuno.it/riv/società/Shiva/Vandana/html
- www.universitàdelledonne.it/shiva/html
-www.lists.peacelink.it/ecologia/msg 02200.html
-www.dilangder.libero.it/navdinaya/semi.html
-www.lists.peacelink.it/news/msg 07467.html