1 Forma di Jordan

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1 Forma di Jordan
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Forma di Jordan
Sia V uno spazio vettoriale complesso a dimensione finita e T : V −→ V
un’applicazione lineare. In questa nota vogliamo brevemente spiegare come
sia possibile, scegliere una base di V in modo che la matrice associata ad f
in tale base sia in una forma particolarmente semplice: la Forma di Jordan.
In base a cio’ che abbiamo studiato sulle applicazioni lineari e sulle matrici
ad esse associate una volta fissata una base di V , l’affermazione precedente
equivale al fatto che ogni matrice a coefficienti complessi e’ simile ad una
matrice in forma di Jordan. Vediamo l’enunciato di tale risultato, per la
dimostrazione completa si faccia riferimento al testo di Lang “Algebra”.
Teorema 1.1. (Teorema di Jordan). Sia A ∈ Mn (C). Allora esiste una
matrice invertibile P ∈ Mn (C) (corrispondente al cambio di base) tale che


J1 . . . 0

.. 
P −1AP =  ...
.
0 . . . Jr
ove Ji sono matrici quadrate del tipo:


λi 1 . . . 0
.. 
 ..
.
 . λi
Ji =  .

 ..
0
1
0 ...
λi
λ1 . . . λr sono gli autovalori di A (non necessariamente distinti). Le matrici
Ji si dicono blocchi di Jordan. Inoltre tale forma e’ unica a meno dell’ordine
dei blocchi di Jordan.
Corollario 1.2.
1. Siano A, B ∈ Mn (C). B e’ simile ad A se e solo se ha
la stessa forma di Jordan (a meno dell’ordine in cui appaiono i blocchi
di Jordan).
2. Sia V spazio vettoriale complesso di dimensione n. Se T : V −→ V e’
una applicazione lineare associata ad A in una base fissata (la stessa
in dominio e codominio) allora esiste una base B in cui la matrice
associata all’applicazione T e’ in forma di Jordan.
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Non procederemo alla dimostrazione di questo risultato, di cui il corollario
e’ una conseguenza abbastanza immediata, ma ci concentreremo invece sul
problema concreto di come trovare la forma di Jordan di una matrice data e
la matrice P (cambio di base) dell’enunciato del teorema. Esiste un algoritmo
preciso per trovare P e la forma di Jordan, ma vogliamo capire prima con
alcune osservazioni e qualche esempio come si arriva a tale algoritmo una
volta che assumiamo il teorema di Jordan.
Sia A ∈ Mn (C) e sia T : Cn −→ Cn l’applicazione lineare associata ad A
fissata la base canonica. Il teorema di Jordan ci garantisce l’esistenza di una
base B = {v1 , . . . , vn } con la seguente proprieta’:
T (v1 ) = λ1 v1
T (vr1 +1 ) = λ2 vr1 +1
T (v2 ) = λ1 v2 + v1
T (vr1 +2 ) = λ2 vr2 +2 + vr1 +1
..
.
..
.
T (vr1 ) = λ1 vr1 + vr1 −1
...
T (vr2 ) = λ2 vr2 + vr2 −1
Concentriamo la nostra attenzione su di un blocco di Jordan, cioe’ supponiamo che A abbia la forma di Jordan che consiste di un solo blocco (il caso
generale sara’ una piccola variazione). Se λ e’ l’autovalore, allora stiamo
cercando una base B = {v1 , . . . , vn } tale che
T (vi ) = λvi + vi−1
cioe’
(T − λI)vi = vi−1
Vediamo cosa implica questa catena di uguaglianze.
(T − λI)v1 = 0, cioe’ v1 ∈ Ker(T − λI). (T − λI)v2 = v1 , da cui (T −
λI)2 v2 = (T − λI)v1 = 0, dunque v2 ∈ Ker(T − λI)2 . Si noti che anche
v1 ∈ Ker((T − λI)2 ). Continuando a procedere nello stesso modo arriviamo
vn ∈ Ker((T − λI)n = Cn . A questo punto, scegliamo vn a piacere, purche’
vn ∈
/ span{v1 , . . . , vn−1 } (v1 , . . . , vn dovranno formare una base!) e troviamo
gli altri vettori della base B tramite la formula (T −λI)vi = vi−1 . Il teorema di
Jordan ci garantisce che questo procedimento, qualora vi sia un solo blocco
di Jordan, ci da’ la base B in cui la matrice associata a T e’ in forma di
Jordan.
Vediamo concretamente come si procede con un esempio.
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Esempio 1.3. Sia
2 −3
A=
3 −4
Abbiamo un unico autovalore λ = −1 e l’autospazio V−1 = span{(1, 1)}.
0 0
3 −3
2
.
,
(A + I) =
A+I =
0 0
3 −3
Scegliamo v2 = (1, 0) (ogni altra scelta con v2 ∈
/ span{(1, 1)} e’ accettabile)
e a questo punto dobbiamo prendere v1 = (A + I)v2 = (3, 3). Notiamo
che prendere v1 = (1, 1) non e’ corretto! Infatti ogni multiplo di (1, 1) e’
autovettore di autovalore 2, tuttavia solo (3, 3) = (A + I)v2 . Notiamo inoltre
che (A + I)v2 risulta automaticamente un autovettore: cio’ ci e’ garantito
dal teorema di Jordan.
La forma di Jordan di A e’ pertanto data da:
3 1
2 −3
0 1/3
−1 1
=
3 0
3 −4
1 −1
0 −1
Vediamo cosa accade nel caso in cui sia presente piu’ di un blocco di
Jordan con autovalori distinti per ciascun blocco. Il procedimento e’ del
tutto analogo.
Esempio 1.4. Consideriamo la matrice:


2
0
0
0
 −1 2
0
0 

A=
−3/2 0 −1/2 1/2 
3/2 0 −1/2 −3/2
Il suo polinomio caratteristico e’:
det(A − λI) = (λ + 1)2 (λ − 2)2
Per ciascun autovalore abbiamo dim(ker(A − λI)) = 1. Osserviamo pero’
che dim(ker(A + I)2 ) = 2 cioe’ tale dimensione coincide con la molteplicita’
algebrica dell’autovalore λ = −1. Dal teorema di Jordan sappiamo che tale
molteplicita’ algebrica e’ proprio la dimensione del blocco di Jordan di autovalore λ = −1 (nell’ipotesi di autovalori distinti per ciascun blocco). Pertanto
procediamo per l’autovalore −1 come in precedenza e calcoliamo:
Ker(A + I)2 = span{(0, 0, −2, 0)}
Ker(A + I) = span{(0, 0, 1, −1)},
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prendiamo v2 = (0, 0, −2, 0) e per v1 = (A + I)v2 = (0, 0, 1, −1).
Analogamente dim(ker(A − 2I)2 ) = 2, e 2 e’ proprio la molteplicita’
algebrica dell’autovalore λ = 2, cioe’ la dimensione del blocco di Jordan di
λ = 2. Come prima calcoliamo:
Ker(A − 2I) = span{(0, 1, 0, 0)},
Ker(A − 2I)2 = span{(−2, 0, 1, −1)}
e prendiamo v4 = (−2, 0, 1, −1) e per v3 = (A − 2I)v4 = (0, 2, 0, 0).
ove
Abbiamo ottenuto che:


−1 1 0 0
 0 −1 0 0
 = P −1 AP

0
0 2 1
0
0 0 2

0
0 0 −2
0
0 2 0

P =
 1 −2 0 1 
−1 0 0 −1

Ragionando su questi esempi siamo in grado di dare l’algoritmo per
trovare la base B, e dunque la matrice del cambio di base P , e la forma
di Jordan di una matrice A nel caso particolare in cui gli autovalori di blocchi di Jordan diversi siano diversi.
Algoritmo per trovare la forma di Jordan: caso particolare di
autovalori distinti per blocchi di Jordan distinti
Sia A ∈ Mn (C).
1. Calcoliamo gli autovalori λ1 , . . . , λr di A, con le rispettive molteplicita’
algebriche m1 , . . . , mr , m1 + · · · + mr = n, ciascuno di molteplicita’
geometrica 1 (il fatto che la molteplicita’ geometrica sia 1 equivale al
fatto che blocchi distinti hanno autovalori distinti).
2. Sia λ un autovalore con molteplicita’ algebrica m. Calcoliamo Ker(A−
λI)k per k = 1, 2 . . . m.
3. Scegliamo vm ∈ Ker(A−λI)m , vm ∈
/ Ker(A−λI)k , ∀k < m. Definiamo
la base
B = {vm , vm−1 = (A−λI)vm , vm−2 = (A−λI)2 vm , . . . v1 = (A−λI)m−1 vm }
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4. La forma di Jordan di A e’ P −1 AP ove P e’ la matrice del cambio di
base tra la base canonica e B ed ha per colonne le coordinate dei vettori
v1 = (A − λI)m−1 vm , v2 = (A − λI)m−1 vm , . . . , vm .
Nella prossima sezione discutiamo l’algoritmo nella sua generalita’.
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Algoritmo per costruire la forma di Jordan
di una matrice data
Cominciamo con un esempio per spiegare quali possano essere le complicazioni nel caso che si abbia uno stesso autovalore che appare in blocchi di
Jordan diversi.
Esempio 2.1. Sia


2 4 −8
4
A = 0 0
0 −1 4
Abbiamo un unico autovalore λ = 2 e l’autospazio V2 = span{(1, 0, 0), (0, 2, 1)}.
Il fatto che Ker(A − 2I) abbia dimensione 2 ci fa immediatamente capire che
l’autovalore 2 appartiene a due blocchi di Jordan distinti. Poiche’ Ker(A −
2I)2 = 0 possiamo scegliere v3 a piacere (purche’ linearmente indipendente
con i vettori di V2 perche’ dovranno formare una base!). Ad esempio prendiamo v3 = (0, 1, 0). Abbiamo allora:

   
0 4 −8
0
4
(A − 2I)v3 = 0 −2 4  1 = −2
0 −1 2
0
−1
Definiamo v2 = (4, −2, −1). Si noti che v2 ∈ V2 come infatti la teoria ci
garantisce. Infine prendiamo v1 = (1, 0, 0), scegliendolo in V2 linearmente
indipendente con v2 . Abbiamo pertanto la seguente forma di Jordan per A:

 


−1 
2 0 0
2 4 −8
1 4 0
1 4 0
0 2 1 = 0 −2 1 0 0
4  0 −2 1
0 0 2
0 −1 4
0 −1 0
0 −1 0
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Algoritmo per trovare la forma di Jordan: caso generale
Sia A ∈ Mn (C).
1. Calcoliamo gli autovalori λ1 , . . . , λr di A, con le rispettive molteplicita’
algebriche m1 , . . . , mr e molteplicita’ geometriche n1 . . . nr (dunque ci
saranno n1 blocchi di Jordan per λ1 , n2 per λ2 etc.).
2. Sia λ un autovalore con molteplicita’ algebrica m e geometrica r. Questo
autovalore corrisponde a r blocchi di Jordan. Per costruirli calcoliamo
Vλk =def Ker(A − λI)k per k0, 1, . . . fino a che dim(Ker(A − λI)s = m.
In generale s < m, perche’ s = m se e solo se abbiamo un solo blocco
di Jordan.
3. Sia {v1 , . . . vm } base di Ker(A − λI)s . Definiamo la base:
B = {v1 , (A − λI)v1 , . . . (A − λI)s−1 v1 ,
v2 , (A − λI)v2 , . . . (A − λI)s−1 v2 , . . .
vm , (A − λI)vm , . . . (A − λI)s−1 vm }
[Nota: non necessariamente si hanno tutti i termini sino a (A−λI)s−1 vi ,
si veda l’esempio precedente.]
4. La forma di Jordan di A e’ data da P −1AP ove P e’ la matrice che ha
per colonne le coordinate dei vettori della base B.
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