La mia esperienza nella scuola d`infanzia
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La mia esperienza nella scuola d`infanzia
LA MIA ESPERIENZA NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA di Maria Rosaria Varriale Insegno da 23 anni e per i primi dieci anni sono stata insegnante di scuola primaria. L’immissione in ruolo arriva quando ero incaricata annuale nella scuola dell’infanzia. I primi due anni sono stati duri, era un lavoro completamente diverso da quello svolto fino a quel momento. Devo “Ricominciare” pensai e iniziai a chiedere aiuto a colleghe della scuola dell’infanzia che vantavano 20, 30 anni di esperienza in quell’ordine di scuola. La mia richiesta di aiuto non è stata accolta, la scuola dell’infanzia era ed è considerata dalle famiglie e, purtroppo, da molte colleghe, come un posto dove i genitori possono “Depositare” i loro Pacchi/figli e le maestre … sorveglianti !. Mi sono ribellata da subito a questa idea di scuola dell’infanzia. La mia ” Maestra di Vita” come insegnante e non solo è stata Maria Montessori. IL bambino non è tabula rasa ha delle capacità sommerse e compito dell’insegnante è portarle in superficie. Non ho avuto e non ho vita facile ma, poco importa, ancora nessuno ha dimostrano con i fatti che le mie idee, il mio modo di impostare il lavoro è errato, quindi, procedo per la mia strada senza presunzione ma, sempre desiderosa di condividere scelte e idee. Ho deciso da subito che i dieci anni “spesi” nella scuola primaria non dovevano e non potevano finire nell’oblio, troppi sacrifici, troppe battaglie, non era giusto cancellare tutto con un colpo di spugna. Mi sono rimboccata le maniche e ho iniziato a mettermi in discussione, ho cercato a tutti i costi le risposte a quelle domande che mi ero posta per dieci anni : perché l’ingresso dei bambini nella scuola primaria e così traumatico? Perché non sono scolarizzati ? Perché non sono educati all’ascolto? Perché la concentrazione ha dei tempi minimi? La logica dove è finita ? Perché i rapporti di relazione non si sono evoluti ? Perché non hanno strumenti di base sui quali è possibile continuare a costruire ? Perché la manualità fine e i movimenti in genere sono compromessi ? Le domande sopra riportate sono quelle che hanno richiesto maggior tempo per essere rielaborate e chiarite. Sono contraria alle anticipazioni di qualsiasi tipo ma, ho sempre seminato per “Incrementare” la curiosità dei bambini. La pesca è stata sempre “Miracolosa” per quasi tutti i bambini. Per qualche bambino più restio a lasciare il limbo, mi siedo sulla riva del fiume e aspetto !. Per i bambini diversamente abili oltre a combattere con i mulini a vento( le insegnanti di sostegno) , se non hanno a loro carico deficit cognitivi e fisici significativi, attivo strategie che coinvolgono comunque tutti i bambini della sezione. In questo modo, con i miei bambini posso spaziare, proporre diverse attività ma, quelle privilegiate o meglio che hanno avuto in tutti questi anni la precedenza, sono quelle necessarie a sviluppare e consolidare l’ascolto, la concentrazione, la manualità fine e la conoscenza/percezione del corpo attraverso il movimento( psicomotricità). Tutto ovviamente con attività prevalentemente ludiche ma, mirate al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Le principali attività di supporto per raggiungere obiettivi quali: ascolto, concentrazione, sviluppo della manualità fine e della coordinazione oculo- manuale, sono queste che elenco di seguito : Lettura quotidiana di storie Esprimere il proprio parere su quanto è stato letto rispettando i turni Riproduzione o grafica (disegno libero delle storie lette ) o con materiale diverso ( riciclo) ; lo svolgimento richiede lo sviluppo di diverse tecniche quali : scelta del materiale da assemblare, ritagliare, incollare .Per queste attività è molto importante fornire i bambini di materiale adeguato quali forbici ( attenzione per i mancini che se non adoperano quelle adatte a loro, il ritagliare sarà un’impresa impossibile ), colori , tempere, pennelli. Rappresentazione della storia possibilmente con l’uso di travestimenti. La psicomotricità, per coordinare i movimenti e “Sciogliere” quelli che non hanno superato le normali fasi come per esempio gattonare o strisciare, praticata con calzini antiscivolo. Quest’attività serve anche a raggiungere obiettivi come: l’autonomia personale, slacciare e allacciare le scarpe, infilare i calzini, sbottonarsi e abbottonarsi il grembiule. Rivalutare il disegno libero che oggi è molto penalizzato per l’uso di libri operativi troppo strutturati che non consentono, a mio avviso, al bambino di esprimere la sua creatività. Inoltre questi testi diventano un modo per sperimentare l’insuccesso perché prevale la netta percezione che il disegno realizzato in piena libertà non sarà mai “Bello” e perfetto come quello del libro. Per questo ed altri motivi ( come la difficoltà,dopo l’uso prolungato di testi strutturati, di gestire lo spazio su di un normale foglio A4) non adotto più libri operativi di nessuna casa editrice). Pastelli, matite e i pennarelli (che faccio usare molto raramente perché non permettono al bambino di abituarsi a gestire la forza giusta,pressione, da imprimere al mezzo scrittorio, devono avere il diametro di una “Normalissima “ matita o penna biro. Un diametro maggiore, non orientano il bambino allo stadio successivo cioè, superare la fase palmare e passare a quella digitale . Altro mio punto di riferimento sono le nove intelligenze multiple di H. Gardner perché mi permettono di lavorare superando delle barriere senza avere come obiettivo finale un sapere, una conoscenza “Meccanica”, statica e fine a se stessa. Il disegno anche nella fase primordiale e già attività grafica libera e come tale deve essere rispettata. Pertanto deve essere solo oggetto di attenta osservazione e non di giudizio per poter poi elaborare delle attività utili a insegnare al bambino il modo giusto per passare dal disegno al segno(pregrafismo) e in fine alla scrittura. Molte attività di preparazione a questo passaggio, spesso vengono ignorate perché ritenute non attinenti e questo errore costa caro agli alunni che percepiscono la scrittura come qualcosa difficile da imparare. La fantasia deve essere protagonista, le lettere sono forme che si combinano tra loro e danno vita alle parole ; righi, quadretti, sono spazi dove si“Parcheggiano” le forme-lettere possibilmente in modo ordinato per non creare confusione!. Per insegnare a gestire lo spazio e il gesto grafico ritengo necessario insegnare prima a ritagliare, incollare, allacciare le scarpe, a vestirsi da solo, perché sono gesti che richiedono attenzione, precisione, controllo dei movimenti della mano ma, soprattutto, delle dita. Ho sintetizzato molto ma spero che queste poche righe possano far comprendere quanto sia fondamentale il ruolo della scuola dell’infanzia nel percorso evolutivo del bambino.