CIFI Centro Interdipartimentale di Fluidodinamica e Idraulica
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CIFI Centro Interdipartimentale di Fluidodinamica e Idraulica Università degli studi di Udine Centro Interdipartimentale di Fluidodinamica e Idraulica Direttore: Prof. Alfredo Soldati Valutazione tecnica sul documento: “Progetto definitivo delle opere necessarie al trattamento dei fanghi provenienti dal dragaggio della Laguna di Grado e Marano” Alfredo Soldati1 e Leonardo Tognotti2 1 Università degli Studi di Udine 2 Università degli Studi di Pisa CFI-RT 03-05 VALUTAZIONE TECNICA Pag. 2 di 39 INDICE 1 PREMESSA.......................................................................................... 3 2 CONTESTO .......................................................................................... 4 3 CARATTERISTICHE DEI FANGHI DI DRAGAGGIO DELLA LAGUNA DI MARANO LAGUNARE E GRADO.............................................................. 6 3.1.1 Caratteristiche chimiche ......................................................... 6 3.1.2 Caratteristiche granulometriche............................................ 12 3.1.3 Risultati test di cessione ....................................................... 18 3.2 COMPLETEZZA DEI RISULTATI DELLA CARATTERIZZAZIONE .............. 20 4 SINTESI DEL PROGETTO PER IL TRATTAMENTO DEI FANGHI DI DRAGAGGIO DELLA LAGUNA DI MARANO LAGUNARE E GRADO .. 21 4.1 PROGETTO DI TRATTAMENTO DEI FANGHI DI DRAGAGGIO DELLA LAGUNA DI MARANO LAGUNARE E GRADO .................................................................. 21 4.1.1 Schema di Processo dell’Impianto di Trattamento ............... 25 4.1.2 Destinazione finale del materiale trattato ............................. 35 4.1.3 Bilanci di materia .................................................................. 35 4.2 ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL PROGETTO ..................................... 36 5 CONCLUSIONI................................................................................... 38 CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 3 di 39 1 PREMESSA Il presente Rapporto è stato redatto a seguito della richiesta da parte del Commissario delegato per la realizzazione degli interventi necessari per fronteggiare e risolvere la situazione di emergenza determinatasi nella laguna di Marano Lagunare e Grado, giusta Ordinanza n. 3217 del 3/6/2002 del Ministro dell’Interno delegato per il coordinamento della protezione civile. Lo scopo della richiesta è ottenere un parere in relazione al progetto definitivo delle Opere necessarie al trattamento dei fanghi di dragaggio della Laguna di Marano Lagunare e Grado. In questo documento, sulla base dei dati e delle informazioni che si sono resi disponibili dal momento della stesura del progetto definitivo ad oggi, verranno forniti al Commissario delegato indicazioni e suggerimenti per possibili ed eventuali variazioni e/o migliorie del processo di trattamento previsto. I suggerimenti derivano dall’analisi dettagliata del progetto proposto, dalla valutazione delle tecniche innovative più idonee e dall’analisi dei principali casi di studio. L’approccio utilizzato per l’analisi del progetto di dragaggio è stato il seguente: - Analisi critica delle caratteristiche dei fanghi di dragaggio, dal punto di vista chimico e dimensionale (granulometrico); - Analisi del processo proposto con verifica di alcuni significativi bilanci di materia; - Individuazione degli aspetti che necessitano di chiarimenti o approfondimenti; - Analisi, attraverso l’esame della letteratura scientifica, del destino del mercurio (principale sostanza contaminante presente nei fanghi) allo scopo di avere indicazioni sull’efficacia dei trattamenti proposti; - Analisi di alcuni significativi casi di studio ed esperienze analoghe già operative; - Considerazioni conclusive e suggerimenti per ulteriori approfondimenti. CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 4 di 39 2 CONTESTO Con il D.M. 18 settembre 2001 n. 468 – Programma Nazionale di Bonifica e Ripristino Ambientale di una parte del territorio della Laguna di Marano Lagunare e Grado, la Laguna di Marano Lagunare e Grado è stata identificata come sito di bonifica di interesse nazionale. Con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 maggio 2002 e la successiva ordinanza n.3217 – Disposizioni urgenti per fronteggiare l’emergenza socio-ambientale determinatasi nella Laguna di Marano Lagunare e Grado – è stato dichiarato lo stato di emergenza della laguna per un periodo di 12 mesi. Il decreto del 3 maggio 2002 viene emesso a seguito del decreto legislativo del 25 maggio 2001 n.265 recante le Norme di attuazione dello Statuto speciale della regione Friuli Venezia Giulia per il trasferimento di beni del demanio idrico e marittimo, nonché di funzioni in materia di risorse idriche e di difesa del suolo. Il 3 giugno 2002 la Presidenza del Consiglio dei Ministri emette l’Ordinanza n. 3217 relativa alle disposizioni urgenti per fronteggiare l’emergenza socioambientale nella Laguna di Marano Lagunare e Grado. L’Ordinanza dispone la nomina del Consigliere della Regione Friuli Venezia-Giulia Paolo Ciani, assessore all’ambiente alla protezione civile e al personale della Regione FriuliVenezia Giulia, a commissario delegato per la realizzazione degli interventi necessari per fronteggiare e risolvere la situazione di emergenza nella Laguna di Marano Lagunare e Grado. Il Commissario attua i seguenti interventi: 1. Caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica della aree inquinate; 2. Riduzione degli apporti in laguna; 3. Realizzazione del sistema di monitoraggio dinamico qualitativo e del sistema di gestione della Laguna; 4. Realizzazione di interventi finalizzati al raggiungimento di adeguate condizioni di sicurezza della navigazione nei canali della laguna, mediante il ripristino delle profondità necessarie, provvedendo alla corretta gestione dei sedimenti asportati. Per quanto riguarda il riutilizzo dei fanghi di dragaggio, l’ordinanza dispone quanto segue: 1. Il limite di inquinanti consentito per il collocamento dei sedimenti finalizzato alla formazione di barene è rappresentato dalla colonna A del “Protocollo recante criteri di sicurezza ambientale di escavazione, trasporto e reimpiego dei fanghi estratti dai canali di Venezia” dell’8 aprile 1993; 2. Il limite di inquinanti consentito per l’utilizzo dei sedimenti finalizzato alla costituzione di isole da destinare ad aree ad elevata valenza naturalistica ed al rafforzamento delle isole facenti parte del cordone di isole litoranee è rappresentato dalla colonna A della Tabella 1 del DM 471/99; 3. Il limite di inquinanti consentito per l’utilizzo dei sedimenti finalizzato alla CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 5 di 39 costituzione di casse di colmata ed al rafforzamento delle aree di colmata esistenti è rappresentato dalla colonna B della Tabella 1 del DM 471/99; 4. Le acque che residuano dalle operazioni di pompaggio sono rilasciate in laguna senza creare torbide e previa filtrazione; 5. La gestione dei sedimenti con livelli superiori a quelli di colonna B della Tabella 1 del DM 471/99 deve avvenire nel rispetto delle norme in materia di rifiuti, con l’obiettivo di ridurne la tossicità, di favorirne il recupero, di operarne lo smaltimento finale. Si osserva infine che nel giugno 2005 un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri proroga lo stato di emergenza nella laguna di Marano Lagunare e Grado ad Aprile 2006. Il fine della proroga è consentire il completamento delle attività commissariali in atto, anche in deroga alla normativa ambientale, e a consentire l’adempimento dell’attività contrattuale riguardante gli appalti pubblici di lavori, di servizi e di forniture. CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 6 di 39 3 CARATTERISTICHE DEI FANGHI DI DRAGAGGIO DELLA LAGUNA DI MARANO LAGUNARE E GRADO In questo paragrafo si riporta una sintesi dei valori riscontrati durante le campagne analitiche effettuate negli anni 1997 e 1998, in occasione dei dragaggi dei canali navigabili della laguna, per procedere alla richiesta di autorizzazione ministeriale ai sensi del D.M. 24/1/96 e la sintesi dei risultati del Piano preliminare di caratterizzazione della Laguna di Marano Lagunare e Grado che ha interessato esclusivamente le aree critiche ad eccezione della “cassa di colmata” Marano B. Le analisi del Piano di Caratterizzazione risalgono al periodo dal 13/01/03 al 16/04/03. 3.1.1 Caratteristiche chimiche La caratterizzazione dei sedimenti della laguna di Marano Lagunare e Grado è stata condotta attraverso l’analisi chimica su 4310 campioni di sedimenti prelevati attraverso il prelievo di 1263 carote nelle aree considerate “critiche” e attraverso l’analisi del bioaccumulo in mitili nativi, mitili trapiantati e cuori eduli nativi prelevati in 204 stazioni di campionamento. Un elemento di valutazione globale del livello di inquinamento dell’area è dato dai risultati delle analisi chimiche eseguite sulle 1263 carote, riassunti in Tabella 2.1.1-a. I risultati relativi a 1260 carote presentano almeno un parametro con valori superiori ai limiti della Tabella A (Suoli ad uso Verde pubblico, privato e residenziale) del DM 471/99. Per 597 carote si trovano invece valori superiori ai limiti imposti dalla Tabella B (Suoli ad uso Commerciale o Industriale). 3.1.1-a Caratterizzazione delle carote prelevate confrontate con i valori limite stabiliti dal DM 471/99 Carote con valori Area critica Aussa Corno Banduzzi Foce Aussa Corno Canale Molino Canale Marano Cassa di Colmata Marano A Canale Taiada Canale Belvedere Canale Barbana Canale Cialisia Canale Coron Canale Lovato Canale Videra-Porto Casoni n. carote 599 194 8 82 73 40 18 35 55 100 57 2 Nella norma 1 0 0 0 2 0 0 0 0 0 0 0 Superiori Tabella A DM 471/99 598 194 8 82 71 40 18 35 55 100 57 2 CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA Superiori Tabella A inferiori Tabella B DM 471/99 239 96 7 63 53 8 1 2 45 98 49 2 Superiori Tabella B DM 471/99 359 98 1 19 18 32 17 33 10 2 8 0 UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 7 di 39 Carote con valori Area critica totale carote n. carote 1263 Nella norma 3 Superiori Tabella A DM 471/99 1260 Superiori Tabella A inferiori Tabella B DM 471/99 663 Superiori Tabella B DM 471/99 597 Scendendo più nel dettaglio, sui 4310 campioni analizzati, 3993 (cioè il 92,6% del totale) presentano almeno un parametro con valori superiori ai limiti della Tabella A del decreto suddetto e di questi ben 1078 (il 25% del totale) superano i limiti imposti dalla Tabella B, come si può vedere in Tabella 2.1.1-b. 3.1.1-b Caratterizzazione dei campioni analizzati confrontate con i valori limiti stabiliti dal DM 471/99 Campioni con valori Area critica Aussa Corno Banduzzi Foce Aussa Corno Canale Barbana Canale Belvedere Canale Cialisia Canale Coron Canale Lovato Canale Marano tratto I Canale Marano tratto II Canale Marano tratto III Cassa di Colmata Marano A Canale Taiada Canale Videra-Porto Casoni Canale Molino Totale campioni n. campioni analizzati 1859 763 105 72 220 300 228 24 18 214 389 80 6 32 4310 Nella norma 31 34 9 11 4 26 22 4 0 25 103 0 0 12 317 Superiori Tabella A DM 471/99 Superiori Tabella A inferiori Tabella B DM 471/99 1828 729 96 61 180 274 206 20 18 189 286 80 6 20 3993 1152 577 16 13 170 272 198 20 18 164 283 37 6 19 2915 Superiori Tabella B DM 471/99 676 152 80 48 10 2 8 0 0 25 3 43 0 1 1078 Nella Figura 2.1.1-a inoltre sono state rappresentate le percentuali di campioni caratterizzati da valori di concentrazione di contaminanti che rientrano nella norma e quelli che invece superano i limiti del D.M. 471/99. CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE Arsenico CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA Cadmio Cianuri Mercurio Nichel Cromo VI Cromo totale Canale Barbana Foce Aussa Corno Aussa Corno Banduzzi Canale Barbana Foce Aussa Corno Aussa Corno Banduzzi Canale Barbana Foce Aussa Corno Aussa Corno Banduzzi superiori Tabella A inferiori Tabella B DM 471/99 Canale Barbana Foce Aussa Corno Aussa Corno Banduzzi Canale Barbana Foce Aussa Corno Aussa Corno Banduzzi Canale Barbana Foce Aussa Corno Aussa Corno Banduzzi Canale Barbana Foce Aussa Corno Aussa Corno Banduzzi Canale Barbana Foce Aussa Corno nella norma Aussa Corno Banduzzi Canale Barbana Foce Aussa Corno Aussa Corno Banduzzi Canale Barbana Foce Aussa Corno Aussa Corno Banduzzi Canale Barbana Foce Aussa Corno Aussa Corno Banduzzi VALUTAZIONE TECNICA Pag. 8 di 39 Figura 3.1.1-a Percentuali di campioni con valori nella norma, superiori alla tabella A DM 471/99, superiori tabella B DM 471/99 Superiori Tabella B DM 471/99 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% IPA PCB Idrocarburi Idrocarburi sommatoria sommatoria > C12 < C12 UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 9 di 39 Dalla Figura emerge che l’inquinamento più rilevante è quello da Mercurio, presente in concentrazioni superiori ai limiti imposti dal DM 471/99 in un numero significativo dei campioni prelevati in tutte le stazioni di campionamento. In particolare, nelle tre stazioni principali di campionamento, Aussa Corno Banduzzi, Foce Aussa Corno e Canale Barbana, il Mercurio è presente in concentrazioni superiori anche ai limiti imposti dalla Tabella B del DM 471/99, relativa ai suoli ad uso Commerciale o Industriale. Si segnala inoltre che presso il sito di campionamento Canale Barbana i campioni con valori di Mercurio superiori ai limiti stabiliti dalla Tabella B rappresentano quasi l’80%. Fonti rilevanti di inquinamento sono anche Cianuro e Cromo VI. Nello specifico, sono state misurate concentrazioni di Cianuri con valori superiori ai limiti stabiliti dalla Tabella A del DM 471/99 in oltre il 95% dei campioni analizzati prelevati presso la stazione di Aussa Corno Banduzzi, in quasi il 90% dei campioni della Foce di Aussa Corno e nel 60% dei campioni del Canale Barbana. L’inquinamento da Cromo VI appare più rilevante per la stazione di Aussa Corno Banduzzi, dove oltre il 60 % dei campioni presenta concentrazioni superiori ai limiti della Tabella A mentre alcuni campioni superano i limiti previsti dalla tabella B. Un'altra fonte di inquinamento rilevante è quella da Idrocarburi > C12, in tutte e tre le stazioni considerate, ma in particolar modo nella stazione di Aussa Corno Banduzzi, dove il numero di campioni che presentano concentrazioni superiori ai limiti imposti dalla Tabella A del DM 471/99 sfiorano il 70% dei campioni totali analizzati. E’ al contrario irrilevante la contaminazione da Idrocarburi C<12. Altro inquinamento rilevante è quello da PCB (sommatoria), anche in questo caso i sedimenti che rivelano una contaminazione più estesa sono quelli della stazione di Aussa Corno Banduzzi, dove la percentuale di campioni che presentano concentrazioni superiori ai limiti imposti dalla Tabella A del DM 471/99 è prossima al 50% dei campioni totali analizzati. Si rilevano poi in un numero ridotto di campioni elevate concentrazioni di Cadmio, Nichel e Arsenico in tutte e tre le stazioni considerate e di Cromo nella stazione di Aussa Corno Banduzzi. La presenza di IPA (sommatoria) nei campioni analizzati appare irrilevante in Figura 2.1.1-a. Anche la contaminazione da pesticidi organoclorurati, non riportati in figura, non appare rilevante. Pochi sono i campioni che presentano valori superiori ai limiti imposti dalla Tabella A del DM 471/99 e concentrati principalmente nella stazione di Aussa Corno Banduzzi. In nessun caso è stata rilevata la presenza di campioni con concentrazioni superiori ai limiti stabiliti dalla Tabella B. Altre contaminazioni, di minore rilevanza, non riportate in tabella, riscontrate dalle analisi chimiche sono quelle da Rame, Zinco, Piombo. Le analisi di bioaccumulo hanno evidenziato una situazione migliore rispetto alle analisi chimiche, ma comunque hanno confermato che i principali inquinanti che hanno contaminato i sedimenti della laguna sono Mercurio, Idrocarburi > C12, CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 10 di 39 Cromo VI e Cianuri. Con l’obiettivo di dare indicazione dei livelli di concentrazione rilevati nei campioni analizzati riportiamo qui di seguito per i contaminanti principali le concentrazioni massime e minime ricavate e la relativa ubicazione. Cadmio Ubicazione Sedimenti superficiali della Laguna Concentrazione minima rilevata (mg/kg) Concentrazione massima rilevata (mg/kg) Limite DM 471/99 Limite DM 471/99 Suolo uso ricreativo Suolo uso industriale 2.2 4.5 2.0 15 Canale Pertegada 3.4 e 5 Mercurio Ubicazione Concentrazione minima rilevata (mg/kg) Ad Ovest in prossimità di Lignano 1 Ad est nella Laguna di Grado 3 Laguna di Marano 1 Concentrazione massima rilevata (mg/kg) Limite DM 471/99 Limite DM 471/99 Suolo uso ricreativo (mg/kg) Suolo uso industriale (mg/kg) 1 5 10-14 (origine anche naturale – rocce ricche in cinabro) 6 (foce dell’Aussa – origine industriale) Nichel Ubicazione I valori più alti alla foce dei fiumi Concentrazione minima rilevata (mg/kg) 70 Concentrazione massima rilevata (mg/kg) 50 Limite DM 471/99 Limite DM 471/99 Suolo uso ricreativo (mg/kg) Suolo uso industriale (mg/kg) 120 500 Cromo Ubicazione I valori più alti alla foce dei fiumi Concentrazione minima rilevata (mg/kg) 30 Concentrazione massima rilevata (mg/kg) 95 ( a causa della Limite DM 471/99 Limite DM 471/99 Suolo uso ricreativo (mg/kg) Suolo uso industriale (mg/kg) 150 800 procedura analitica – disgregazione della matrice sedimentaria mediante attacco acido) CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 11 di 39 Arsenico Ubicazione I valori più alti nel Canale Cialisia Concentrazione minima rilevata (mg/kg) Concentrazione massima rilevata (mg/kg) Concentrazioni contenute in tutta la laguna. Nei Canali Belvedere e Taglio i valori sono poco superiori a 5 50 Limite DM 471/99 Limite DM 471/99 Suolo uso ricreativo (mg/kg) Suolo uso industriale (mg/kg) 20 50 Idrocarburi Policiclici Aromatici Sostanza specifica IPA tot Ubicazione Concentrazione minima rilevata (mg/kg) Concentrazione massima rilevata (mg/kg) Limite DM 471/99 2.6 10 100 0.1 10 5 50 Canali di Marano 0.55-0.88 Foce Fiume dell’Aussa, Corno 1.7 Benzopirene Canale Cialisia 0.28 0.40 Benzoperilene Canale Cialisia 0.40 0.43 Fluoroantrene Canale Cialisia 0.30 Pirene Canale Cialisia 0.60 Fenantrene Canale Cialisia 0.12 Suolo uso ricreativo (mg/kg) Limite DM 471/99 Suolo uso industriale (mg/kg) Policlorobifenili Ubicazione Concentrazione minima rilevata (mg/kg) Concentrazione massima rilevata (mg/kg) Fiume Corno da Piazzale Margreth alla foce e nei fanghi marini fuori dalla Bocca di Porto Buso 0.015 0.017 Barene adiacenti al Canale Coron 0.08 0.24 Nel complesso dei canali analizzati 0.01 Limite DM 471/99 Limite DM 471/99 Suolo uso ricreativo (mg/kg) Suolo uso industriale (mg/kg) 0.001 CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA 5 UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 12 di 39 Pesticidi Organoclorurati Sostanza specifica Ubicazione Concentrazione minima rilevata (mg/kg) Canale Cialisia 0.030 DDT Canale Cialisia 0.031 DDE Canale Cialisia 0.033 Pesticidi Organoclorurati Negli altri canali analizzati 0.001 Concentrazione massima rilevata (mg/kg) Limite DM 471/99 Limite DM 471/99 Suolo uso ricreativo (mg/kg) Suolo uso industriale (mg/kg) 0.01 0.1 Idrocarburi Totali Ubicazione Tutta la laguna Concentrazione minima rilevata (mg/kg) 100 Concentrazione massima rilevata (mg/kg) Limite DM 471/99 Limite DM 471/99 Suolo uso ricreativo (mg/kg) Suolo uso industriale (mg/kg) 1500 *DM 471/99: Idrocarburi Leggeri 10-250 e Idrocarburi pesanti 50-750 L’esame delle concentrazioni di idrocarburi nelle carote più profonde (150-200cm) consente di stabilire che anche lo strato inferiore è notevolmente contaminato Si ricorda che, per poterli utilizzare come sottofondi stradali o di piazzali, i fanghi di dragaggio di laghi e corsi d’acqua devono avere valore massimo di concentrazione di idrocarburi totali non superiore a 30 mg/kg. 3.1.2 Caratteristiche granulometriche Per la caratterizzazione granulometrica sono state analizzate 30 carote e per ciascuna carota sono stai prelevati almeno due campioni a differenti profondità. CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 13 di 39 Figura 2.1.2a: Caratterizzazione granulometrica del Canale Aussa Corno g argilla silt sabbia ghiaia 100% 80% 60% 40% 20% 0-20 m carota 20 carota 19 carota 18 carota 17 carota 16 carota 15 carota 14 carota 13 carota 12 carota 11 carota 9 carota 10 carota 8 carota 7 carota 6 carota 5 carota 4 carota 20 carota 19 carota 18 carota 17 carota 16 carota 15 carota 14 carota 13 carota 12 carota 11 carota 9 carota 10 carota 8 carota 7 carota 6 carota 5 carota 4 0% 80-100 m Figura 2.1.2b Caratterizzazione granulometrica dell’Isola di Barbana e della barena in prossimità dell’Isola argilla silt sabbia ghiaia 100% 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% carota 1-2 carota 3-4 0-20 m carota 5-6 carota 1-2 carota 3-4 carota 5-6 130-150 m (80-100 per carota 5-6) CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 14 di 39 100% 90% 80% 70% ghiaia sabbia silt argilla 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 0-20 m Figura 2.1.2c Caratterizzazione granulometrica del Canale Belvedere(carota 18 e 19) 100% 90% 80% 70% ghiaia sabbia silt argilla 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% 0-20 m 80-100 m CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA 180-200m UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 15 di 39 Figura2.1.2d Caratterizzazione granulometrica Canale Cialisia (carota 1 e 2) Canale Cialisia Carota 1 e 2 100% 90% 80% 70% ghiaia 60% sabbia silt 50% argilla 40% 30% 20% 10% 0% 0-20 m 80-100 m 180-200m Figura 2.1.2e Caratterizzazione granulometrica Canale Talada (carota 1 e 2) Canale Taiada Carota 1 e 2 100% 90% 80% 70% ghiaia 60% sabbia silt 50% argilla 40% 30% 20% 10% 0% 0-20 m 80-100 m 180-200m CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 16 di 39 Figura 2.1.2f Caratterizzazione granulometrica Canale Coron Canale Coron argilla silt sabbia ghiaia 100% 80% 60% 40% 20% 0% carota 29-30 carota 11-12 carota 29-30 0-20 m carota 11-12 130-150 m Figura 2.1.2g Caratterizzazione granulometrica Barena Barena - Canale Coron 100% 90% 80% ghiaia 70% sabbia 60% silt argilla 50% 40% 30% 20% 10% 0% 0-20 m CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 17 di 39 Figura 2.1.2h Caratterizzazione granulometrica Foce Fiume Aussa – Corno (carota 5 e 6) Foce Fium e Aussa - Corno Carota 5 e 6 100% 90% 80% 70% ghiaia 60% sabbia 50% silt argilla 40% 30% 20% 10% 0% 0-20 m 80-100 m 180-200m La granulometria dei sedimenti di alcuni dei carotaggi effettuati in mare indicano l’elevata presenza di sabbia e la ridotta quantità di argilla. Figura 2.1.2i Caratterizzazione granulometrica di un carotaggio in mare Foce Isonzo Carotaggio in m are - Foce Isonzo 100% 80% ghiaia 60% sabbia silt 40% argilla 20% 0% carota 10 carota 10 0-20 m 80-100 m CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 18 di 39 Figura 2.1.2l Caratterizzazione granulometrica di un carotaggio in mare Porto Buso Porto Buso - In m are 100% 90% 80% 70% ghiaia 60% sabbia 50% silt 40% argilla 30% 20% 10% 0% carota 1 carota 1 0-20 m 80-100 m In sintesi la caratterizzazione granulometrica dei fanghi di dragaggio nel loro complesso risulta la seguente: Tabella 2.1.2a Sintesi caratterizzazione granulometrica fanghi di dragaggio Densità del materiale “indisturbato” 1.5 t/mc Frazione di secco (%SS) 43% Densità del secco 2.7 Contenuto di argilla 24% Contenuto di limo 57% Contenuto di sabbia 18% 3.1.3 Risultati test di cessione Un campione di sedimento del Canale Coron è stato sottoposto a test di cessione con il fine di valutare la quantità di inquinante che può essere disperso nell’ambiente sia attraverso le acque che si separano dal sedimento messo a dimora sia attraverso il percolato prodotto dalle acque meteoriche che insistono sulla massa del sedimento. Il test di cessione, effettuato come previsto dal DM del gennaio 1998, prevede una prova di contatto con otto aliquote di acqua distillata per una durata complessiva di 16 giorni; la sommatoria delle concentrazioni dei vari parametri viene confrontata con quella contenuta in una apposita tabella. CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 19 di 39 Tabella 2.1.3a Risultati test di cessione con acqua distillata Test di cessione (µg/l) Valori limite Tabella L.319/76 (µg/l) Arsenico 28.1 50 Cadmio <0.9 5 Cromo 64 50 Rame 77.2 50 Mercurio <0.49 1 Nichel 109.7 10 Piombo 41.8 50 Zinco 980 3000 COD (mg/l) 62 30 Dal risultato del test risulta che la concentrazione nell’eluato di alcuni metalli pesanti quali cromo, rame e nichel, è superiore ai valori massimi consentiti per il recupero di questo rifiuto e la sua immissione nell’ambiente. Lo stesso sedimento sottoposto a test di cessione con soluzione di acido acetico 0.5M ha portato ai seguenti risultati. Tabella 2.1.3a Risultati test di cessione con acido acetico 0.5M Test di cessione (mcg/l) L.152/98 TAb3 (mcg/l) Arsenico 6.1 500 Cadmio 5.11 20 Cromo 3.6 200 Rame 30.8 100 Mercurio 0.09 5 Nichel 6.4 2000 Piombo 6.4 200 Zinco 620 500 È stata inoltre analizzata l’acqua interstiziale separandola dalla parte corpuscolata per centrifugazione. Gli idrocarburi totali ed il COD sono stati analizzati sull’acqua che si è separata naturalmente dai fanghi posti in un contenitore cubico di lato un metro. Tabella 2.1.3c Risultati analisi acqua interstiziale Acqua interstiziale (µg/l) Arsenico 26.9 Cadmio 3 CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 20 di 39 Acqua interstiziale (µg/l) Cromo 17 Rame 4.6 Mercurio 0.05 Nichel 4.2 Piombo 81.4 Zinco 50 Idrocarburi totali 2.2 Idrocarburi aromatici <0.05 COD (mg/l) 16.26 3.2 COMPLETEZZA DEI RISULTATI DELLA CARATTERIZZAZIONE Le attività di prelievo ed analisi hanno interessato le principali aree critiche: Fiumi Aussa, Corno e canale Banduzzi, Foce del Fiume Aussa Corno fino a mare, i tratti critici dei canali Barbana, Belvedere Cialisia, Coron, Lovato ecc. In particolare sono stati effettuati prelievi mediante l’esecuzione di carotaggi nei fondali lagunari per la caratterizzazione chimico-fisica, batteriologica, granulometrica, ecotossicologiche e di bioaccumulo. Infine sono stati eseguiti test di cessione e prove di accumulo. Dall’analisi dei risultati della caratterizzazione emerge che l’area di indagine è stata descritta con un livello di dettaglio tale da fornire un quadro esaustivo della situazione ambientale. Non sembrano necessari allo stato attuale ulteriori approfondimenti. CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 21 di 39 4 SINTESI DEL PROGETTO PER IL TRATTAMENTO DEI FANGHI DI DRAGAGGIO DELLA LAGUNA DI MARANO LAGUNARE E GRADO 4.1 PROGETTO DI TRATTAMENTO DEI FANGHI DI DRAGAGGIO DELLA LAGUNA DI MARANO LAGUNARE E GRADO Il progetto prevede la realizzazione di un impianto per il trattamento dei fanghi provenienti dal dragaggio della Laguna di Marano Lagunare e Grado che sarà realizzato quasi per intero all’interno dell’area di pertinenza dell’esistente impianto di depurazione consortile, sito nell’area sud della zona Industriale Aussa Corno di San Giorgio di Nogaro. Il progetto prevede la realizzazione di strutture ed impianti atti al trattamento di fanghi depositati nelle vasche di stoccaggio in adiacenza all’area su cui insiste l’impianto consortile. Nello specifico, l’intervento tiene conto di alcune strutture impiantistiche ed edilizie già presenti all’interno dell’area di pertinenza dell’impianto consortile quali: • Impianto di trattamento delle acque di scarico; • Impianto di essiccamento dei fanghi a letto fluido di futura conversione; • Vasche di stoccaggio dei fanghi di dragaggio; • Parte della viabilità di ingresso e di manovra; • Reti fognarie di collegamento all’impianto consortile; • Derivazione dell’energia elettrica dalla cabina di trasformazione. Il fattore più importante che ha determinato la scelta di questo sito per la realizzazione dell’ intervento è costituito dalla presenza di un importante impianto di depurazione delle acque reflue con condotta di scarico a mare. La presenza di questo impianto è cruciale per la gestione del materiale dragato poiché potrà trattare e depurare le acque che vengono allontanate dai fanghi prima che siano avviate allo scarico. Infatti, le acque contenute nei fanghi, oltre ad avere un’importante componente salina, possono contenere inquinanti di varia natura, sia organica che inorganica, che devono essere rimossi prima dello scarico. Dal punto di vista tecnologico, l’impianto presenta una notevole potenzialità di depurazione, disponendo di fasi di pretrattamento e di ossidazione biologica con potenzialità paria 750.000 abitanti equivalenti. Inoltre, la possibilità di scaricare i reflui a mare attraverso una condotta sottomarina presenta il vantaggio di non aver vincoli di concentrazione limite allo scarico per i parametri: cloruri e solfati. Nello specifico, le acque che devono essere sottoposte a trattamento depurativo prima dello scarico nell’ambiente sono di diversa provenienza: • Acque derivanti dalla veicolazione idraulica dei sedimenti, che per essere trasportati dal natante al deposito temporaneo e dallo stoccaggio al trattamento devono essere addizionati con acque per renderli più fluidi e CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 22 di 39 quindi movimentabili attraverso tubazioni; • Acque interstiziali che sono “spremute” durante il processo di filtrazione con l’ausilio delle nastropresse; • Acque provenienti dal sistema di raccolta delle acque interstiziali che si liberano dalla massa dei sedimenti messi a dimora in cumuli a causa della pressione esercitata dal peso del materiale sovrastante; • Acque di percolazione che potrebbero formarsi in corso d’opera a seguito di precipitazioni atmosferiche. Bisogna sottolineare anche la grande disponibilità di acqua dolce di seconda qualità proveniente dalle acque depurate dell’impianto di depurazione, che può trovare impiego per molteplici scopi, come ad esempio, in miscelazione con i fanghi per il trasporto idraulico degli stessi dalla betta allo stoccaggio provvisorio, o per il lavaggio delle sabbie separate dai sedimenti onde renderle più facilmente commerciabili. Riportiamo qui di seguito uno schema relativo CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA ai dati di progetto: UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 23 di 39 DATI DI PROGETTO TIPOLOGIE DI MATERIALE DA SOTTOPORRE A TRATTAMENTO Fanghi di dragaggio provenienti dall’escavazione dei canali per i quali la concentrazione di composti inquinanti rientra nella classe B del protocollo di Venezia Fanghi di dragaggio provenienti dalle bocche di porto della laguna, nei quali la concentrazione di sabbie rappresenta una frazione considerevole rispetto alla totalità del materiale presente, necessitando una differenziazione del processo di trattamento Fanghi provenienti dalle operazioni di dragaggio della laguna, i quali, per la loro concentrazione in sostanze inquinanti debbono essere sottoposti a dei trattamenti di inertizzazione POTENZIALITÀ MASSIMA DI TRATTAMENTO 600t/d di materiale tal quale (in considerazione del contenuto di secco medio, oscillante tra il 45% ed il 55% corrispondenti a circa 300 t/d su base secca) CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 24 di 39 OPERAZIONI ANTE TRATTAMENTO Diluizione del materiale dragato con acqua opportunamente prelevata e pompata dall’impianto di depurazione acque reflue consortile Il materiale diluito sarà inviato attraverso un sistema di pompaggio presente su ciascuna bettolina alla stazione di pompaggio principale La portata ottimale di materiale da pompare è pari a circa 1500/2000 mc/g avente una percentuale di secco variabile tra il 15 ed il 20% Dalle bettoline, il materiale confluirà in una tramoggia di carico realizzata in prossimità del molo di attracco Dalla tramoggia di carico, il materiale confluisce a delle pompe di tipo a pistone e da qui mediante idonea tubazione viene pompato ai 3 bacini di stoccaggio temporanei realizzati in adiacenza all’area di pertinenza dell’Impianto di depurazione Consortile La volumetria complessiva è pari a circa 210.000 mc Il materiale prima di essere pompato all’interno di bacini di stoccaggio temporaneo subirà un primo pretrattamento attraverso una sezione di grigliatura grossolana I bacini di stoccaggio temporaneo saranno provvisti di una stazione di pompaggio mobile per lo scarico del surplus di acqua pompata durante le operazioni di trasporto dei fanghi. CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA La volumetria dei bacini di stoccaggio temporaneo utilizzate per le operazioni precedentemente descritte sarà in grado di consentire un tempo di permanenza del materiale valutabile in circa 263 giorni lavorativi UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA 4.1.1 Pag. 25 di 39 Schema di Processo dell’Impianto di Trattamento Le operazioni di scarico dei fanghi dragati dalle bettoline prevedono una fase preliminare di diluizione del materiale dragato con acqua opportunamente prelevata e pompata dall’impianto consortile di depurazione acque reflue . A tale scopo è stata calcolata una portata effettiva ottimale di materiale da pompare pari a circa 1500/2000 mc/giorno avente una percentuale di secco variabile tra il 15% ed il 20%. Il materiale, una volta diluito, viene inviato attraverso un sistema di pompaggio presente su ciascuna bettolina alla stazione di pompaggio principale. Dalle bettoline, il materiale confluirà in una tramoggia di carico, presente all’interno della stazione di pompaggio realizzata in prossimità del molo di attracco e atta all’alimentazione delle pompe di mandata agli stoccaggi. Dalla tramoggia di carico, il materiale confluisce quindi alle pompe di tipo a pistone, e da qui, mediante idonea tubazione, viene pompato ai 3 bacini di stoccaggio temporaneo realizzati in adiacenza all’area di pertinenza dell’impianto di depurazione Consortile. Il materiale pompato, prima di essere immesso all’interno dei bacini di stoccaggio temporaneo, subisce un pretrattamento attraverso una sezione di grigliatura grossolana. Questo evita il deposito sul fondo dei bacini di materiali aventi dimensioni tali da poter ostruire gli organi meccanici e la varie tubazioni utilizzate per la successiva movimentazione dei fanghi. I bacini di stoccaggio temporaneo saranno inoltre provvisti di una stazione di pompaggio mobile per lo scarico dell’eccedenza (surplus) di acqua pompata durante le operazioni di trasporto dei fanghi. In particolare si prevede che lo schema processistico generale non debba modificarsi né in base alle differenti percentuali di pezzature di materiale da sottoporre al trattamento, né in base alle diverse caratteristiche chimico-fisiche. A tal proposito l’impianto di trattamento pensato si compone di differenti sezioni processistiche dimensionate in base alle varie tipologie di fango da processare. Al fine di ottimizzare la realizzazione dell’impianto, limitandone nel contempo il costo di realizzazione e di gestione, è stato previsto un funzionamento di tipo continuo fermo restando la possibilità di procedere ad un funzionamento di tipo discontinuo. Si prevede la realizzazione di una linea comune di trattamento per tutte le tipologie di materiale potenzialmente presenti nella laguna indipendentemente dalla loro speciazione chimica e granulometrica. Si prevede inoltre un ciclo chiuso delle acque utilizzate nell’impianto: sia per il trasporto del materiale che per i vari utilizzi previsti verrà utilizzata sempre la stessa acqua. Inoltre il bilancio complessivo prevede un deficit di acqua nel funzionamento dell’impianto, per cui risulta necessario garantire un approvvigionamento di un certo quantitativo giornaliero di acqua per uso industriale. Tale quantitativo sarà prelevato dalla stazione di sollevamento acque depurate presente all’interno dell’impianto di trattamento acque Bassa Friulana. CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 26 di 39 La linea di trattamento è sostanzialmente composta da quattro sezioni distinte e così identificabili: 1. Sezione di trasferimento liquami dalle vasche di stoccaggio provvisorio all’impianto di trattamento; 2. Impianto di trattamento fanghi di dragaggio; 3. Sezione di trattamento e riutilizzo acque depurate; 4. Sezione di stoccaggio e movimentazione materiale trattato. Sezione di trasferimento liquami dalle vasche di stoccaggio provvisorio all’impianto di trattamento La sezione di trasferimento liquami è costituita da una stazione di pompaggio galleggiante. La stessa preleva alternativamente dalle tre vasche di stoccaggio il fango precedentemente depositato e lo invia, attraverso delle condotte in pressione, alla sezione di trattamento. La stazione di pompaggio è costituita da una bettolina galleggiante di piccole dimensioni equipaggiata con: • Un disgregatore a getto d’acqua in pressione; • Una benna dragante; • Una pompa di rilancio. I fanghi presenti nei bacini di stoccaggio provvisorio vengono disgregati con un getto d’acqua in pressione e quindi aspirati, in depressione, alla sezione di pompaggio posta sopra la bettolina. Attraverso un’elettropompa posta sopra la bettolina dragante, i fanghi disgregati sono quindi pompati in pressione prima ad una tubazione sensibile, ancorata su cassoni galleggianti, che collega la bettolina alla tubazione fissa posta sull’argine delle vasche. La tubazione fissa collega la zona di stoccaggio fanghi alla sezione di lavaggio e grigliatura fine dell’impianto di trattamento fanghi. La bettolina dragante sarà posizionata all’interno delle vasche e movimentata con un sistema di funi ancorate ai bordi delle arginature. La tubazione flessibile per il trasporto dei fanghi dragati, presente in tutte e tre le vasche sarà ancorata ad un sistema di galleggiamento pedonabile e ispezionabile al fine di consentire l’accesso alla bettolina e le eventuali operazioni di manutenzione della tubazione. Impianto di trattamento fanghi di dragaggio Dalla sezione di movimentazione, aspirazione e pompaggio dei fanghi di dragaggio con bettolina, il materiale fluisce in pressione alla sezione di trattamento dei fanghi di dragaggio. Tale sezione è costituita da: CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 27 di 39 • Grigliatura fine; • Separazione idrodinamica dei fanghi nelle varie frazioni granulometriche; • Ispessimento della frazione fine; • Disidratazione della frazione fine. Nella sezione di grigliatura fine si ottiene una prima separazione della parte composta da sabbie, limi ed argille, dalle ghiaie o dal materiale grossolano inizialmente presente. I fanghi vengono inviati in pressione ad uno sfangatore costituito da un tamburo rotante in lamiera dotato nella parte finale di una griglia fine. Il lavaggio del materiale grossolano avviene in acqua immessa in controcorrente da un ugello spruzzatore. Il materiale dopo il passaggio allo sfangatore fluisce in un vaglio rotante aventi magliature non superiori a 1mm dove il materiale grossolano composto da ghiaietto e ghiaie è separato dalle sabbie grosse e fini e dall’argilla e dal limo. Le ghiaie ed il ghiaietto così separate sono inviate ad un nastro trasportatore che le convoglia all’esterno del fabbricato in un’area appositamente attrezzata per lo stoccaggio temporaneo in attesa di ricollocazione definitiva. Detto materiale potrà successivamente essere riutilizzato o come sottofondo stradale o come materiale da riporto per la realizzazione di sottofondi per aree industriali presenti in zona. Le sabbie grosse e fini, unitamente all’argilla ed al limo separati dal materiale grossolano sono invece convogliate ad una tramoggia sottostante al vaglio stesso. All’interno della tramoggia è prevista l’immissione in pressione di un getto d’acqua turbolento al fine di evitare possibili depositi di materiale e quindi l’intasamento. Mediante una pompa centrifuga opportunamente dimensionata il liquame viene convogliato alla prima fase di separazione idrodinamica costituita da un primo idrociclone avente la funzione di separare le sabbie grosse dal resto del materiale pompato. La separazione delle sabbie grosse dal resto del materiale composto da sabbie fini, argille e limi, avviene come precedentemente enunciato, per via umida, mediamente un separatore idrodinamico con idrociclone. Dopo la separazione con idrociclone, sulla superficie della sabbia grossa può presentarsi attaccato del materiale fine che rende necessaria una ulteriore fase di separazione e di lavaggio. A tale scopo, la sabbia confluisce per gravità ad un sistema di vagliatura idrodinamica costituito da un classificatore idraulico nel quale la sabbia, fluendo per gravità dall’alto, incontra un flusso d’acqua in controcorrente. Il flusso d’acqua può essere abbinato alla presenza di una certa aliquota d’aria. Nel loro moto verso il fondo del classificatore, le particelle leggere presenti sulla superficie della sabbia vengono trascinate con il flusso ascendente alla sommità del classificatore e vengono convogliate per gravità attraverso uno stramazzo ad CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 28 di 39 una canaletta periferica di raccolta. Il flusso del liquido a cui è stato separato il materiale passa attraverso una tubazione ad una vasca di rilancio dedicata, posta all’esterno del fabbricato per essere successivamente pompato all’ispessitore. Le sabbie lavate, che per gravità si sono depositate sul fondo conico del classificatore idraulico, tramite l’ausilio di un’elettrovalvola, sono inviate ad un vibrovaglio asciugatore posto al di sotto del sistema di flottazione. Dal vibrovaglio asciugatore, le sabbie cadono su di un nastro trasportatore che le convoglia all’esterno del fabbricato in cui sono situati gli impianti di separazione in un’area appositamente attrezzata per il loro stoccaggio temporaneo in attesa della ricollocazione definitiva. Detto materiale potrà essere riutilizzato per il ripascimento delle sabbie e dei litorali della laguna o degli arenili di Grado e Lignano Sabbiadoro. Le acque provenienti dal sottovaglio, ottenute dallo sgocciolamento delle sabbie sono convogliate ad una vasca di raccolta per essere da qui inviate mediante apposite pompe alla sezione di trattamento chimico-fisico e quindi alla sezione di turbocoagulazione per la chiarificazione finale. Il materiale a granulometria fine che fuoriesce dal secondo idrociclone, dopo le operazioni di lavaggio e di diluizione iniziale ottenuta nel lavatore, presenta una concentrazione di secco generalmente tra il 5 ed il 7%, con una portata massima complessiva da inviare all’ispessitore variabile tra i 400mc/h ed i 600mc/h. La portata di fango viene convogliata in una vasca di stoccaggio temporaneo. La vasca raccoglie i liquami provenienti dai due separatori idraulici e dall’overflow del secondo idrociclone. La vasca è equipaggiata con tre pompe sommerse. I fanghi e le acque raccolte sono pompate e convogliate mediante tubazioni esterne alla sezione di ispessimento meccanizzato. La fase di ispessimento è costituito da un ispessitore realizzato in calcestruzzo armato precompresso poggiante su una palificata. In relazione alla tipologia di materiale da sedimentare, i tempi di ritenzione sono sufficienti a garantire una buona separazione della fase solida dalla fase liquida. I fanghi depositatisi sul fondo dell’ispessitore sono movimentati da un ponte raschiante al fine di evitare l’impaccamento e la stratificazione del materiale all’interno dell’ispessitore stesso. Dopo la fase di ispessimento i fanghi sono avviati mediante pompe ad uno stoccaggio provvisorio in attesa della filtropressatura finale. Le eventuali acque di risulta provenienti dalla vasca di stoccaggio sono raccolte in una canala superficiale e da qui inviate alla sezione di coagulazione e flocculazione e quindi alla fase di decantazione accelerata con turbocoagulatore. Dallo stoccaggio provvisorio, i fanghi sono pompati alla sezione di filtropressatura per la disidratazione finale mediante pompe monolite. La sezione di filtropressatura è costituita da due linee, ciascuna delle quali presenta tre differenti sistemi di disidratazione meccanica, e da un sistema di condizionamento dei fanghi con polielettrolita. CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 29 di 39 Dopo la prima fase di filtropressatura il materiale è inviato per gravità alla seconda filtropressa funzionante ad alta pressione. I fanghi provenienti dalla sezione di filtropressatura possono essere inviati mediante un nastro trasportatore indifferentemente alla sezione di inertizzazione o all’essiccamento in essiccatore a letto fluido nell’area stoccaggio adiacente l’impianto in attesa della loro collocazione finale. Le acque provenienti : • dalle operazioni di filtropressataura; • dai colaticci dei liquami; • dalle operazioni di vagliatura con vaglio asciugatore; • dalla pulizia dei locali; • dall’utilizzo industriale per il funzionamento delle apparecchiature elettromeccaniche sono inviate alla vasca di rilancio intermedia per acque poco cariche. Sezione di trattamento e riutilizzo acque depurate L’impianto di trattamento dei fanghi di dragaggio è concepito in modo tale che l’utilizzo di tutta l’acqua, necessaria sia nelle operazioni di diluizione all’interno delle vasche di stoccaggio dei fanghi dragati, sia nelle varie sezioni di trattamento dei fanghi di cui è costituito l’impianto, avvenga in un ciclo chiuso nel quale i consumi globali siano trascurabili e dove possibilmente il bilancio idrico sia negativo. In particolare il ciclo sarà sviluppato nelle seguenti fasi: • Utilizzo delle acque di scarico depurate dall’impianto di depurazione consortile con pompaggio delle stesse dal pozzetto finale dell’impianto consortile alla stazione di arrivo delle bettoline. L’acqua sarà convogliata all’interno della stazione di pompaggio e servirà per la diluizione dei fanghi dragati onde consentirne la loro movimentazione in condizioni agevoli e con bassi costi gestionali. • I fanghi così diluiti e pompati all’interno dei bacini di stoccaggio, una volta sedimentati, sono disgregati per mezzo di un disgregatore idrodinamico e utilizzando le stesse acque di diluizione, attraverso un sistema di tubazioni vengono qui ripompati all’impianto di trattamento fanghi. • Nell’impianto di trattamento dei fanghi, le varie operazioni di separazione meccanica e delle relative frazioni solide di materiale processato, consentono il recupero di una aliquota consistente delle acque precedentemente utilizzate nei processi di diluizione e trasporto. Tali liquami vengono recuperati e sottoposti a successivi processi di trattamento di tipo chimico fisico per eliminare la frazione inquinante che viene a separarsi nei processi di diluizione e trasporto. Quindi, una volta depurati, vengono stoccati in opportuni bacini in attesa di un loro riutilizzo. L’eventuale surplus viene convogliato attraverso la fognatura interna dell’impianto di depurazione consortile al processo di trattamento depurativo. CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 30 di 39 Le acque provenienti: • dalla sezione di filtropressatura; • dall’overflow dell’ispessitore; • dall’overflow dello stoccaggio; • dai colaticci dei vibrovagli asciugatori; unitamente alle altre acque di processo sono generalmente caratterizzate dalla presenza di materiale colloidale in sospensione costituito dalla frazione fine delle argille e dei limi trascinate con gli effluenti finali dalle varie sezioni di trattamento. La concentrazione di questi materiali risulta generalmente bassa <0.5%, ciò in relazione al fatto che tale materiale ha un peso specifico circa doppio di quello dell’acqua e quindi preferenzialmente tende a sedimentare. La tipologia di inquinamento provocato dal materiale eventualmente presente in sospensione è di natura prevalentemente inorganica e quindi facilmente removibile con un trattamento chimico fisico. A tale scopo, le acque di risulta provenienti dalle varie sezioni dell’impianto vengono convogliate per gravità o in pressione mediante tubazioni in una sezione di condizionamento e flocculazione. La sezione di condizionamento chimico fisico è costituita da 3 vaschette dotate ciascuna di agitatore verticale a doppia velocità. Il condizionamento dei reflui, avverrà principalmente con l’utilizzo di policloruro di alluminio e polielettrolita anionico. Il liquame così condizionato passa attraverso una tubazione chiarificazione finale costituita da un turbocoagulatore. alla sezione di La prima fase di chiarificazione avviene all’interno di una camera di flocculazione/miscelazione lenta, nella quale il liquame è agitato con un agitatore lento verticale, in modo tale da consentire il contatto tra il flocculante ed il materiale da flocculare. Nella stessa fase si ha inoltre un’attenuazione del flusso longitudinale con la creazione di una debole corrente discendente. Attraverso l’effetto combinato, il materiale presente in sospensione si separa dall’acqua e si deposita sul fondo della vasca di calma dove, mediante un ponte raschiatore è convogliato e raccolto in una tramoggia tronco conica posta al centro della vasca. Il fango depositatosi sul fondo della tramoggia è prelevato mediante delle pompe monovite e convogliato in tubazione all’ispessitore. Sezione di stoccaggio e movimentazione materiale trattato L’acqua depurata, dopo il passaggio alla sezione chimico-fisica, è raccolta in una canala periferica al turbocoagulatore e convogliata in una vasca di raccolta. Da tale vasca è prelevata da tre pompe sommerse ed inviata allo stoccaggio temporaneo per il successivo riutilizzo. Lo stoccaggio temporaneo è costituito da una vasca realizzata in calcestruzzo CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 31 di 39 armato. All’interno dello stoccaggio temporaneo trovano collocazione 7 pompe centrifughe che garantiscono l’alimentazione di tutte le sezioni dell’impianto di trattamento e dei differenti servizi (utilities) presenti necessari per il corretto funzionamento dell’impianto stesso. Più precisamente: • due pompe alimentano il gruppo lavatore e i vari servizi quali lavaggi acqua di servizio; • due pompe alimentano i due classificatori; • due pompe alimentano le linee di disidratazione dei fanghi di dragaggio; • una pompa preleva l’eventuale eccedenza prodotta dall’impianto e la invia ai bacini di stoccaggio dei fanghi dragati per utilizzarla come acqua di diluizione degli stessi; • la vasca polmone è inoltre equipaggiata con uno scarico di fondo ed uno scarico di troppo pieno dalla sezione di sollevamento finale dei liquami depurati dall’impianto di trattamento acque reflue. CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 32 di 39 1. Schema di processo per il trattamento dei fanghi provenienti dalle operazioni di dragaggio dei canali interni alla laguna per i quali il tenore di materiali grossolani (sabbie e ghiaie) ed il livello di contaminazione da elementi inquinanti risulta trascurabile Pompaggio materiale dai bacini di stoccaggio tramite stazione di pompaggio galleggiante Grigliatura fine Separazione idro-meccanica delle sabbie grosse e sabbie fini dai limi e dalle argille Asciugatura e vagliatura delle sabbie grosse e fini Stoccaggio ed igienizzazione delle sabbie Condizionamento chimico dei limi e delle argille Ispessimento meccanizzato Condizionamento dei fanghi ispessiti Disidratazione con filtropressa a nastro Stoccaggio temporaneo dei fanghi disidratati Trattamento fisico chimico dei liquami provenienti dall’overflow dell’ispessitore, dalla grigliatura, dalla sezione di disidratazione e dalle opera di lavaggio dei piazzali di stoccaggio del materiale disidratato Ulteriori possibilità di trattamento dei fanghi disidratati Essiccamento dei fanghi con possibilità di utilizzare i prodotti essiccati per la produzione di bricchette o mattoni Collocazione del materiale in siti controllatii CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA Utilizzo dei fanghi per interventi di ripristino ambientale UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 33 di 39 2. Schema di processo per il trattamento dei fanghi provenienti dalle operazioni di dragaggio delle bocche di porto e dei canali interni alla laguna per i quali il tenore di materiali grossolani (sabbie) risulta rilevante mentre il livello di contaminazione da elementi inquinanti risulta trascurabile Stazione di pompaggio galleggiante posizionata all’interno del bacino di stoccaggio Grigliatura fine Idrociclone per la separazione gravimetrica delle sabbie dai limi e dalle argille Sezione vagliatura e lavaggio delle sabbie Stoccaggio temporaneo delle sabbie recuperate Condizionamento chimico dei fanghi Ispessimento meccanizzato dei fanghi da sottoporre a trattamento Condizionamento dei fanghi ispessiti Disidratazione con filtropressa a nastro Stoccaggio temporaneo dei fanghi disidratati Impianto di trattamento fisico chimico dei liquami provenienti dall’overflow dell’ispessitore, dalla grigliatura, dalla sezione di disidratazione e dalle opera di lavaggio dei piazzali di stoccaggio del materiale disidratato Ulteriori possibilità di trattamento dei fanghi disidratati e delle sabbie Essiccamento dei fanghi con possibilità di utilizzare i prodotti essiccati per la produzione di bricchette o mattoni Collocazione del materiale in siti controllatii CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA Utilizzo dei fanghi per interventi di ripristino ambientale UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 34 di 39 3. Schema di processo per il trattamento dei fanghi provenienti dalle operazioni di dragaggio delle bocche di porto e dei canali interni alla laguna per i quali il tenore di materiali grossolani (sabbie) risulta trascurabile mentre il livello di contaminazione da elementi inquinanti risulta rilevante Stazione di pompaggio galleggiante posizionata all’interno del bacino di stoccaggio Grigliatura fine Idrociclone per la separazione gravimetrica delle sabbie dai limi e dalle argille Sezione vagliatura e lavaggio delle sabbie Stoccaggio temporaneo delle sabbie recuperate Condizionamento chimico dei fanghi Ispessimento meccanizzato dei fanghi da sottoporre a trattamento Condizionamento dei fanghi ispessiti Disidratazione con filtropressa a nastro Stoccaggio temporaneo dei fanghi disidratati Trattamento fisico chimico dei liquami provenienti dall’overflow dell’ispessitore, dalla grigliatura, dalla sezione di disidratazione e dalle opera di lavaggio dei piazzali di stoccaggio del materiale disidratato Ulteriori possibilità di trattamento dei fanghi disidratati e delle sabbie Essiccamento e/o inertizzazione dei fanghi CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA Deposizione del materiale in siti controllati UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA 4.1.2 Pag. 35 di 39 Destinazione finale del materiale trattato Le principali opzioni per la destinazione finale del materiale sono così schematizzabili. - Reimpiego del materiale o di alcune frazioni Sono determinanti in questo caso una favorevole composizione granulometrica del sedimento ed un basso livello di contaminazione; la sabbia e la ghiaia derivanti dal dragaggio, recuperabili mediante processi di separazione meccanica e lavaggio di tali frazioni, possono essere riutilizzate tal quali nell’industria edile, possedendo in genere un buon valore commerciale; esistono inoltre sistemi di recupero della frazione limosa o argillosa, che possono essere impiegate in opere di ingegneria naturalistica, rimodellamento altimetrico di terreni, ripascimento di litorali, chiusura di cave e discariche. - Reimpiego del materiale trattato con procedimenti di inertizzazione Nei casi in cui il materiale sia contaminato può essere praticabile il riutilizzo previo trattamento di inertizzazione o “lavaggio”; generalmente la contaminazione da metalli pesanti è associata alla frazione fine del sedimento, che può essere separata dalla frazione grossolana con trattamenti di lavaggio (separazione meccanica, idrocicloni, vibrovagli); la contaminazione di composti organici, specialmente se di tipo oleoso, può invece interessare sensibilmente anche la frazione grossolana, in questo caso un trattamento di lavaggio con opportuni solventi o reagenti, o un trattamento di degradazione dell’inquinante può essere efficace nel conferire al materiale caratteristiche tali da rendere possibile il riutilizzo. - Confinamento permanente Nei casi in cui i livelli di contaminazione siano tali da rendere impossibile o comunque impraticabile la realizzazione di sistemi di trattamento, l’opzione obbligata è il contenimento permanente del materiale in siti di discarica; le caratteristiche delle strutture di contenimento saranno dettate dall’entità della contaminazione associata al materiale da smaltire. 4.1.3 Bilanci di materia In Allegato 1 riportiamo alcuni bilanci di materia riportati nel progetto definitivo secondo quanto descritto precedentemente. I bilanci sono stati effettuati per differenti configurazioni di processo, considerando caratteristiche dell’alimentazione diverse. Il quantitativo di fanghi da trattare complessivamente è stato stimato, in via cautelativa, prendendo in considerazione la potenzialità massima giornaliera di trattamento dell’impianto pari a 600 t/d di materiale tal quale, considerando un tempo complessivo necessario per il completamento della bonifica pari a 10 anni ed un tempo di attività dell’impianto pari a 320 giorni lavorativi annui. Sulla base di queste considerazioni si ottiene un quantitativo di fanghi tal quali da trattare complessivamente pari a 1.920.000 t. CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 36 di 39 4.2 ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL PROGETTO Allo scopo di formulare un parere sul progetto in esame, sono state esaminate le tecnologie più recenti ed innovative applicate a terreni contaminati da metalli ed idrocarburi e sono stati descritti alcuni casi di studio (Allegato 2); in particolare è stata svolta una ricerca bibliografica sul comportamento del mercurio nelle varie matrici ambientali (paragrafo A. 2. 3 dell’Allegato A2). Da questo lavoro di indagine e confronto sono stati individuati alcuni punti nel merito del progetto di trattamento proposto che si ritiene necessitino di un approfondimento e/o chiarimento. 1. Dalla esauriente caratterizzazione dei fanghi emerge che non tutto il materiale in entrata contiene elementi inquinanti rilevanti. Può essere pertanto valutata la possibilità di prevedere una differenziazione nell’area di stoccaggio tra il materiale a diverso livello di inquinamento con l’obiettivo di avviare a trattamento solo quel materiale che è necessario trattare. Se ne ricaverebbero importanti risparmi energetici che sarebbe significativo valutare. 2. Nel progetto, non è data sufficiente evidenza del destino dei contaminanti che caratterizzano il materiale in entrata al processo di trattamento. In altre parole, si ipotizzano alcuni possibili destinazioni finali della frazione fine del materiale trattato, ma nessuna ipotesi viene fatta sulle concentrazioni attese dei contaminanti nei prodotti finali del trattamento. Infatti, nello schema di processo relativo al caso in cui i materiali in entrata sono caratterizzati da quantitativi trascurabili di materiale grossolano e da livelli di contaminazione rilevanti, si individua la possibilità di ulteriori interventi di trattamento dei fanghi disidratati e delle sabbie attraverso “una fase di essiccamento e/o inertizzazione”. Ciò conferma che il progetto non ha approfondito gli aspetti relativi al destino dei contaminanti, in quanto i due processi previsti si differenziano notevolmente l’uno dall’altro e non possono essere messi sullo stesso piano. 3. Nel progetto non sono definite le caratteristiche chimiche delle acque in uscita dal trattamento e destinate al ricircolo dopo eventuale trattamento. Questa carenza, oltre a non permettere il progetto e dimensionamento dell’impianto di trattamento, non chiarisce se il mercurio in particolare rimanga completamente nei fini o si distribuisca parzialmente anche nella matrice liquida, come descritto di seguito. 4. Non è sufficientemente chiaro quali siano gli additivi chimici utilizzati nel processo, in particolare nel processo di inertizzazione. Le sostanze che vengono usate per la flocculazione e per il condizionamento dei fanghi possono avere un ruolo importante anche sulla partizione degli inquinanti organici ed inorganici. 5. L’elaborato progettuale non approfondisce l’aspetto relativo al controllo di processo ed al monitoraggio delle prestazioni delle singole fasi. Vista la tossicità del mercurio è infatti importante tenere sotto controllo l’efficacia del suo confinamento e quindi prevedere un protocollo di analisi periodiche in varie fasi del processo di trattamento. E’ determinante verificare il completamento dei processi di immobilizzazione. Si consiglia pertanto un efficace ed articolato sistema di controllo sul materiale in uscita dagli impianti in modo tale da assicurare il loro reimpiego come materiali inertizzati stabili, negli impianti/aree ad essi destinati senza pericoli per l’ambiente. Infatti, nonostante la grande affinità del mercurio CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 37 di 39 per la fase solida, parte del Hg2+, se si trova assorbito a sostanze organiche solubili e ad altre forme di carbonio organico disciolto (COD), può venir lisciviato dall’acqua che viene in contatto con i materiali che lo contengono, passare in fase disciolta e diffondersi così nell’ambiente. Una volta immesso nell’ambiente il mercurio tende a fissarsi a tutte le fasi solide (minerali delle rocce, suoli, composti organici ed inorganici in sospensione) con le quali le acque vengono a contatto, e quindi a distribuirsi lungo tutta la colonna d’acqua, soprattutto in presenza di un elevata concentrazione di materiale sospeso ed in particolare di materia organica. L’ Hg2+ nei sedimenti, ma anche nella colonna dell'acqua, può però venir metilato grazie all’azione microbica e a processi abiotici e dare origine al metilmercurio, la forma più pericolosa dal punto di vista biologico. 6. Il controllo sull’efficacia di inertizzazione del processo non può essere limitato alla verifica delle caratteristiche degli inertizzati alla fine del ciclo di trattamento ma, in considerazione delle possibili variazioni nel tempo di tali caratteristiche e delle caratteristiche dell’ambiente di utilizzo dei materiali prodotti, deve potersi effettuare anche in tempi successivi: infatti la tendenza del mercurio a rimanere legato alla fase solida è funzione di numerosi fattori, quali pH, temperatura, concentrazione di sostanza organica, variazione di salinità ecc. 7. Non viene affrontato il problema del possibile impatto dovuto all’eventuale sviluppo di polveri contenenti metalli pesanti durante alcune fasi del processo di inertizzazione, in particolare durante l’attività di rimozione dei fanghi dalle vasche di stoccaggio ed il loro trasferimento all’impianto. Gli accorgimenti previsti per il contenimento delle polveri, quali ad esempio l’uso di schermi mobili per contrastare l’azione eolica e l’impiego di automezzi con cassoni a tenuta stagna e portelli di copertura, nonché la natura stessa dei fanghi ed il loro contenuto di umidità possono assicurare una modesta formazione di polveri e limitarne la dispersione tanto nelle aree di lavoro quanto all’esterno del perimetro delle aree interessate dall’intervento. Per esempio l’efficacia del processo di inertizzazione con cemento risulta per il mercurio poco efficace in quanto il mercurio non forma precipitati insolubili alle condizioni di pH del processo; l’efficacia risulta ulteriormente diminuita nel caso che Hg si presenti sotto forma organometallica. CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 38 di 39 5 CONCLUSIONI A partire dalle campagne analitiche effettuate negli anni 1997 e 1998, in occasione dei dragaggi dei canali navigabili della Laguna di Marano Lagunare e Grado e dalle analisi svolte dal 13/01/03 al 16/04/03 per il Piano di Caratterizzazione, è stato fornito un quadro esaustivo delle caratteristiche dei sedimenti oggetto del trattamento proposto. Un elemento di valutazione globale del livello di inquinamento dell’area è dato dai risultati delle analisi chimiche eseguite sulle 1263 carote. I risultati relativi a 1260 carote presentano almeno un parametro con valori superiori ai limiti della Tabella A (Suoli ad uso Verde pubblico, privato e residenziale) del DM 471/99. Per 597 carote si trovano invece valori superiori ai limiti imposti dalla Tabella B (Suoli ad uso Commerciale o Industriale). La contaminazione dei terreni è determinata prevalentemente da metalli pesanti, in particolare da Mercurio, da Idrocarburi e PCB. Nelle tre stazioni principali di campionamento, Aussa Corno Banduzzi, Foce Aussa Corno e Canale Barbana, il Mercurio è presente in concentrazioni superiori anche ai limiti imposti dalla Tabella B del DM 471/99, cioè per i suoli ad uso Commerciale o Industriale. In particolare, presso il sito di campionamento Canale Barbana i campioni con valori di Mercurio superiori ai limiti stabiliti dalla Tabella B rappresentano quasi l’80%. La contaminazione dovuta ai PCB è rilevante in corrispondenza della stazione di Aussa Corno Banduzzi, dove la percentuale di campioni che presentano concentrazioni superiori ai limiti imposti dalla Tabella A del DM 471/99 è prossima al 50% dei campioni totali analizzati. Relativamente agli Idrocarburi > C12, e con riferimento alla stazione di Aussa Corno Banduzzi, si osserva che il numero di campioni che presentano concentrazioni superiori ai limiti imposti dalla Tabella A del DM 471/99 sfiora il 70% dei campioni totali analizzati. Da un punto di vista granulometrico emerge la predominanza di sedimenti fini limosi e/o argillosi rispetto a quelli grossolani (sabbie e ghiaie). Questa caratteristica gioca un ruolo determinante nella scelta della tipologia di trattamento più idoneo in quanto le sostanze contaminati – e segnatamente il mercurio - hanno elevata affinità per la matrice solida. Dalle caratteristiche evidenziate dalle analisi emerge che il processo di trattamento debba innanzitutto prevedere la vagliatura del sedimento. Deve inoltre agire sulle forze che governano i processi di adsorbimento dei contaminanti sulla superficie delle particelle e sulla solubilizzazione dei composti insolubili. Si osserva poi che anche i processi di stabilizzazione ed inertizzazione devono tenere in considerazione il fatto che l’elevata affinità del mercurio con la matrice solida comporta che alla fine del processo un’importante percentuale di contaminanti possa trovarsi nel secco. Un’inefficace immobilizzazione dei contaminati potrebbe compromettere l’ambiente ricettore attraverso il rilascio nel tempo di una frazione delle sostanze inquinanti. CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE VALUTAZIONE TECNICA Pag. 39 di 39 In definitiva, attraverso un approccio metodologico che ha visto, oltre all’analisi critica delle caratteristiche dei fanghi di dragaggio, l’analisi del processo proposto, anche alla luce della letteratura scientifica sul destino del mercurio e all’analisi d di alcuni significativi casi di studio ed esperienze analoghe già operative, si sono individuati alcuni aspetti che necessitano di chiarimenti o approfondimenti: 1. La caratterizzazione dei fanghi indica che alcune frazioni del materiale in entrata non contengono elementi inquinanti rilevanti. È possibile pertanto valutare l’opportunità di prevedere una differenziazione nell’area di stoccaggio tra il materiale con diverso livello di inquinamento al fine di avviare a trattamento esclusivamente la frazione di materiale che è necessario trattare ai fini di un suo riutilizzo. 2. Nel progetto, non è data sufficiente evidenza del destino dei contaminanti che caratterizzano il materiale in entrata al processo di trattamento. Nello specifico, le ipotesi sulle possibili destinazioni finali della frazione fine del materiale trattato non sono accompagnate da adeguate valutazioni relativamente alle concentrazioni attese dei contaminanti nei prodotti finali del trattamento. 3. Nel progetto, non sono definite le caratteristiche chimiche delle acque in uscita dall’impianto e destinate al ricircolo dopo eventuale trattamento. Questa carenza i) non consente la progettazione dimensionale corretta dell’impianto di trattamento (attualmente allo studio); ii) non chiarisce se il mercurio rimanga completamente nelle frazioni fini o se si distribuisca parzialmente anche nella matrice liquida, come evidenziato in alcuni casi di letteratura. 4. Nel progetto non sono specificati gli additivi chimici utilizzati nel processo e in particolare nel processo di inertizzazione. Si osserva che gli additivi chimici usati per la flocculazione e per il condizionamento dei fanghi possono influenzare la partizione degli inquinanti organici ed inorganici nelle correnti del processo. 5. L’elaborato progettuale non approfondisce l’aspetto relativo al controllo di processo ed al monitoraggio delle prestazioni delle singole fasi. Vista la tossicità del mercurio è importante tenere sotto controllo l’efficacia del suo confinamento ed è opportuno prevedere un protocollo di analisi periodiche in varie fasi del processo di trattamento. È opportuno inoltre prevedere un efficace ed articolato protocollo di controllo sul materiale in uscita dagli impianti in modo da assicurarne il riutilizzo come materiali inertizzati stabili negli impianti/aree ad essi destinati senza pericoli per l’ambiente. 6. È possibile che i dati e le informazioni disponibili non consentano di risolvere alcune delle questioni sollevate in questa sede. Si suggerisce pertanto di valutare la possibilità di realizzare un impianto pilota di taglia opportuna per: i) ottimizzare le fasi più critiche (reagenti, dosaggi, tempi di permanenza…); ii) ottenere le informazioni relative al destino degli inquinanti, in modo da definire gli eventuali trattamenti finali delle matrici contaminate. CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI FLUIDODINAMICA E IDRAULICA UNIVERSITÀ DI UDINE