Istituto MEME: La criminalità organizzata transnazionale
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Istituto MEME: La criminalità organizzata transnazionale
Istituto MEME associato a Université Européenne Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles LA CRIMINALITA' ORGANIZZATA TRANSNAZIONALE Scuola di Specializzazione: Relatore: Tesista Specializzando: Scienze Criminologiche Dott.ssa Roberta Frison Ada Maria Nervi Anno di corso: Primo Modena: 18/06/2011 Anno Accademico: 2010 - 2011 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 Indice dei Contenuti Introduzione ..................................................................................................... 3 Capitolo primo: aspetti giuridici, normativi e teorici 1.1 Globalizzazione e criminalità organizzata transnazionale...............................6 1.2 La criminalità organizzata come reato associativo.........................................11 1.3 La Convenzione di Palermo: cenni............................................................... 15 1.4 Il reato transnazionale................................................................................... 18 1.5 Circostanza aggravante ad effetto speciale di cui all'art. 4 L. 146/2006....... 21 Capitolo secondo: Le maggiori organizzazioni straniere operanti in Italia 2.1 Considerazioni generali............................................................................... 25 2.2 La criminalità Albanese............................................................................... 29 2.3 La criminalità cinese …..........…................................................................. 39 2.4 La criminalità russa ….....................................................................…........ 50 2.5 La criminalità africana sub-sahariana…...................................................... 57 3. Bibliografia …................................................................................................68 4. Sitografia …...................................................................................................68 ___________________________________________________________________ 2 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 Introduzione Nel panorama globale del crimine la sicurezza dell'umanità e le istituzioni pubbliche dei diversi Stati sono state fortemente minacciate da un vasto proliferare, a livello mondiale, della criminalità nelle sue forme più complesse: quella organizzata. Essa è stata alimentata negli ultimi decenni da gruppi criminali aventi radici etniche diverse ed estese a lontane aree geografiche ma uniti da una contiguità di intenti. A partire dai primi anni '90, anche il nostro Paese è stato fortemente interessato dalla presenza di organizzazioni criminali di diverse etnie – spesso definite in termini di criminalità transnazionale o di mafie straniere, o nuove mafie – che, variamente intrecciate con le mafie di casa nostra, costituiscono una assoluta novità nel panorama criminale italiano divenendo, altresì, un tema di grande attualità nel dibattito pubblico nazionale. Il mio interesse per la criminalità organizzata straniera si è in primo luogo focalizzato sull'analisi, pur sintetica, del processo di globalizzazione in generale che ha portato all'avvicinamento dei popoli, alla mobilità dei beni, servizi e denaro producendo, con il costante ausilio del processo tecnologico, nuove opportunità di sviluppo e di crescita per tutti, non esclusa quindi la criminalità organizzata. L'accrescimento quantitativo e qualitativo che ha investito in misura esponenziale anche le associazioni criminali, infatti non è altro che il riflesso di una trasformazione strutturale che caratterizza tutta la vita economica moderna. La globalizzazione dell'economia, le grandi migrazioni che hanno coinvolto quasi tutti i paesi dell'U.E con lo spostamento di migliaia di persone bisognose in cerca di migliori condizioni di vita provenienti da Stati in disfacimento attraverso frontiere di altre Nazioni, sono solo alcuni dei principali fattori che hanno contribuito a modificare lo scenario criminale mondiale. Nel percorso evolutivo della criminalità organizzata si delinea chiaramente un cambiamento di struttura. E' avvenuto il passaggio da organizzazioni gerarchicamente organizzate, a strutture più fluide e complesse prive della gerarchizzazione, centralizzazione e territorializzazione capaci di mimetizzarsi ___________________________________________________________________ 3 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 entro vasti e complessi network di natura lecita che, senza soluzione di continuità, si estendono dall'economia lecita a quella illecita in una dimensione transnazionale. Si tratta di strutture costituite da gruppi criminali organizzati appartenenti a diverse etnie, capaci di mutare forma al mutare delle minacce, degli incentivi e degli interessi, pur mantenendo una loro organizzazione interna stabile su una porzione delimitata di territorio ma, funzionale a disegni criminosi su scala mondiale. In merito al significato il termine “transnazionale”, è stato coniato nel 1975 dal Segretariato ONU al fine di identificare fenomeni criminali che trascendono i confini nazionali ed utilizzato in una serie di documenti relativi alla prevenzione del crimine e al trattamento dei delinquenti. Si tratta di concetto diverso da quello di criminalità internazionale. Infatti: “Internazionale è un gruppo criminale che non opera unicamente nel territorio del proprio Stato ma svolge la sua attività anche all'estero con opportune ramificazioni. Transnazionale è invece la cooperazione sinergica che gruppi criminali di diversa nazionalità instaurano per ottimizzare lo sfruttamento di determinate opportunità di mercato illecito”1. Il termine transnazionale non si riferisce pertanto alle caratteristiche strutturali dei singoli gruppi criminali ma richiama un processo che sta alla base della crescente diffusione di “legami complessi e stabili tra gruppi criminali organizzati etnici che mantengono la loro configurazione specifica ma che, al tempo stesso, organizzano con gli altri gruppi etnici una complessa rete di alleanze e interdipendenze”2. “La criminalità organizzata non si è “internazionalizzata” o “globalizzata”. Piuttosto le attività e gli interessi economici dei vari gruppi etnici si sono 1 Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare – Relazione annuale 2003, in in www.exlegi.ox.ac.uk/resources/documents/relazann2003.pdf 2 Dino Alessandra, Gli spazi di Cosa Nostra tra le mafie del nuovo millennio. Incontro di studio sul tema: Evoluzione della criminalità organizzata ed efficacia dei mezzi di contrasto, Palermo 13/14 dicembre 2002, pag. 13, in appinter.csm.it/incontri/vis_relaz_inc.php?&ri=ODUwMg%3D%3D ___________________________________________________________________ 4 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 internazionalizzati e globalizzati”3. La criminalità transnazionale è stata definita da alcuni autori anche come una serie di “attività criminali che si estendono in diversi paesi e che violano le leggi di diversi paesi”4. Da qui la distinzione tra criminalità transnazionale da quella nazionale: la prima viola le leggi penali di diverse giurisdizioni, la seconda viola le leggi penali di un singolo Stato. I reati di riciclaggio di denaro sporco, il traffico illegale di armi e narcotici, la pirateria marina e i reati ambientali sono esempi di attività illecite compiute da gruppi di criminalità transnazionale, mentre il furto e la rapina sono esempi di reati compiuti da gruppi criminali che operano in ambito nazionale. Il tentativo di chiarire, anche solo semplicisticamente, il significato del termine transnazionale, si unisce a quello analogo effettuato su altri argomenti quali: la definizione di criminalità organizzata, alcuni cenni sulla Convenzione ONU, il reato transnazionale e la circostanza aggravante di cui alla L. 146/2006 che, inseriti nel primo capitolo di questo elaborato considero propedeutici per una migliore comprensione della tematica. Nel secondo capitolo, considerata l'importanza che negli ultimi anni hanno assunto alcune forme di criminalità allogene, fatte alcune considerazioni di carattere generale, sono stati presi in esame i principali gruppi criminali organizzati riferiti a varie etnie presenti sul nostro territorio, coinvolti nel settore del traffico di stupefacenti, dell'immigrazione clandestina, della tratta degli esseri umani e sfruttamento della prostituzione e dei reati predatori. “Sotto l'aspetto criminogeno, traggono in massima parte origini e motivazioni che promanano da situazioni connesse ai mutamenti geopolitici più recenti e dagli stimoli che [...] interagiscono con i fenomeni normali e paranormali della globalizzazione, sebbene in loro si trascinino comportamenti e motivazioni d'approccio al crimine che sono remoti e tipicamente legati alle loro radici etniche”.5 3 Ibidem – pag. 14 4 Pavone Mario – La definizione del crimine transnazionale – 15/04/2006, in www.altalex 5 Gagliardo Antonio – La sicurezza minacciata – Criminalità transnazionale e terrorismo nell'Europa ___________________________________________________________________ 5 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 Capitolo primo: aspetti giuridici, normativi e teorici 1.1 Globalizzazione e criminalità organizzata transnazionale Nel corso della sua inarrestabile evoluzione la criminalità organizzata ha subito notevoli trasformazioni passando da una dimensione individuale ad una sempre più complessa e transnazionale: da piccoli mercati illeciti locali, attenti al dominio territoriale e gelosi della propria autonomia, i gruppi criminali si sono espansi dapprima verso una dimensione nazionale integrandosi poi in un sistema internazionale minacciando fortemente la sicurezza dell'umanità. Le caratteristiche principali di questo processo di trasformazione devono essere individuate nella internazionalizzazione delle associazioni criminali, intesa come creazione di centri operativi criminali in diverse parti del mondo, e nella loro progressiva assunzione delle modalità operative tipiche del modello di impresa criminale che ne favorisce la mimetizzazione. La globalizzazione è stata definita “un processo sociale […] che ha dato vita ad una vera e propria rete mondiale di connessioni spaziali e di interdipendenze funzionali. Questa “rete” mette in contatto fra loro un numero crescente di attori sociali e di eventi economici, politici, culturali e comunicativi, un tempo disconnessi a causa delle distanze geografiche o delle barriere cognitive e sociali di vario tipo”6. Si tratta di una definizione che, seppur generica, sottolinea la crescente interdipendenza fra le varie parti del mondo determinata dal dominio delle nuove tecnologie della comunicazione che hanno accorciato bruscamente le distanze che separano i continenti. La proliferazione, a livello mondiale, del crimine organizzato e della sua accresciuta pericolosità è stata considerata uno degli effetti più preoccupanti del processo di globalizzazione a causa dei profondi mutamenti che tale processo ha apportato nel sistema sociale, politico, economico e culturale rendendo la società 6 di oggi – pag. 92 - Editori Riuniti, Roma, 2006 Lo Bue Marica – Globalizzazione e traffico di migranti, in www.altrodiritto.unifi.it – ___________________________________________________________________ 6 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 più complessa nelle sue articolazioni e, conseguentemente più vulnerabile. L'abolizione delle frontiere all'interno dell'Unione Europea, la libera circolazione delle persone, delle cose, delle merci e dei capitali, lo sviluppo di tecnologie sempre più sofisticate, hanno infatti consentito anche alla criminalità organizzata di sfruttare le stesse possibilità offerte dalla globalizzazione dei mercati e a cogliere i vantaggi messi sul campo dalla tecnologia di comunicazione, favorendo la diffusione e lo sviluppo di consorterie criminali in grado di agire a un livello transnazionale. L'economia, in sostanza, ha perso i confini nazionali per assumere dimensioni mondiali. Pertanto, se da un lato sono innegabili gli effetti positivi che l'economia globale ha svolto e svolge nei confronti delle relazioni economiche e finanziarie fra popoli e grandi aziende, accrescendone l'integrazione e l'interdipendenza, dall'altro ha favorito e continua a favorire l'evoluzione delle forme di criminalità organizzata, la quale, rivela una forte tendenza a seguire il corso dello sviluppo economico e sociale delle società moderne, riproducendo e trasportando i suoi meccanismi all'interno di una struttura malavitosa sempre meno occasionale ma sempre più articolata e complessa. Una criminalità caratterizzata da organizzazione, imprenditorialità e professionalità ha contribuito a rendere più sfumati i confini fra “criminalità economica” e “criminalità organizzata” e forse, a sovrapporsi progressivamente. Sui reati economici, sempre più spesso commessi su scala transnazionale, si concentrano gli interessi di soggetti, spesso in contatto fra loro: criminali dal colletto bianco con finalità di guadagno o di potere, criminali organizzati tradizionali che ne hanno capito la potenzialità di lucro, ma anche organizzazioni commerciali legittime che agiscono con strumenti illegittimi per perseguire obiettivi legali 7. 7 “Quello della definizione di criminalità economica è un settore controverso e a lungo discusso della criminologia tanto che, da quando Sutherland, sul finire degli anni '30, muove i primi passi nel campo affermando che i crimini del colletto bianco sono quelli commessi da persone rispettabili, di alto livello sociale, nel corso delle proprie occupazioni lavorative [...], teorici di tutto il mondo si sono confrontati su questo terreno, incentrando le loro definizioni ora sull'autore del reato […] ora sul reato stesso […] ora sulle modalità imprenditoriali ed organizzative dell'agire criminale”. Dopo più di un cinquantennio, non si può dire di essere pervenuti ad un'idea unanimemente condivisa”. Per ___________________________________________________________________ 7 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 Fra i reati economici che arrecano alle società di tutto il mondo danni patrimoniali ingenti, si possono indicare le frodi all'Unione Europea, le grandi manovre di aggiotaggio, le infiltrazioni nell'economia lecita da parte di gruppi mafiosi, le operazioni di riciclaggio, le frodi aziendali che imprenditori commettono per rendere più competitive le loro imprese. Come afferma Ernesto U. Savona, Direttore di Transcrime, il concetto di criminalità economica non è giuridico ma criminologico. Con tale concetto si indicano tutti quei reati che, per i soggetti che li commettono, per il loro contenuto e per le tecniche usate, sono riferiti direttamente ad una impresa economica o a un'attività professionale: un imprenditore che falsifica il bilancio della sua impresa commette un reato economico, così come l'impiegato che froda la stessa banca per cui lavora per arricchirsi, oppure la banca che ricicla il denaro sporco. L'utilizzo di mezzi sempre più potenti, pertanto, permette alla criminalità organizzata di muoversi agevolmente anche nel campo economico e finanziario: “diversificare le attività criminali in operazioni economiche in mercati legali assicura un profitto stabile che non crea sospetti, ma questo tipo di investimento è possibile solo se l'organizzazione criminale è in grado di trasformare la propria organizzazione in una struttura più flessibile ed efficiente”8. Cioè, in una struttura organizzativa che sia in grado di creare sinergie con altre forme di criminalità, e con soggetti che operano nell'economia legale: come professionisti del crimine economico deputati al riciclaggio degli introiti illeciti della organizzazione criminale alla quale tutti i soggetti interessati appartengono, avvinghiati in un'unica stretta morsa di interdipendenza funzionale. Pertanto, solo un alto livello di organizzazione e professionalità che utilizza reti operative che superano i confini nazionali può consentire alla criminalità approfondimenti – Di Nicola Andrea – La criminalità economica organizzata – Le dinamiche dei fenomeni, una nuova categoria concettuale e le sue implicazioni di policy – Edizione 2006, in www.jus.unitn.it/users/dinicola/criminologia/topics/.../dispensa_5_3.pdf 8 Savona U. Ernesto – Processi di globalizzazione e criminalità organizzata transnazionale – Relazione presentata al convegno: “la questione criminale nella società globale” - Napoli 10 - 12 dicembre 1998, pag. 8, in www.Transcrime - ___________________________________________________________________ 8 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 transnazionale di reinvestire ingenti capitali illeciti provenienti da crimini di grande gravità come il traffico di droga, il traffico di armi, il traffico di organi e di esseri umani ed altri, in attività lecite. Mediante una apposita operazione di “lavaggio” denominata “money laundering”, il denaro sporco, cioè quello proveniente da un crimine, viene fatto riemergere dalla clandestinità attraverso una serie di operazioni fittizie, e quindi inserito in un circuito legale per essere nuovamente usato sul mercato degli affari leciti e illeciti. In tal modo si vengono a stravolgere le leggi della concorrenza e del mercato mentre le organizzazioni criminali acquisiscono una straordinaria capacità di condizionare i centri decisionali, economici e politici. Il riciclaggio rappresenta l'aspetto più devastante dell'attività criminale, non presenta vittime apparenti, rivela la parte sommersa dell'attività criminale ed è uno di quelli che maggiormente costituisce oggetto dell'analisi criminale sul piano socio-economico per meglio orientare le scelte dell'azione di contrasto. “In tale contesto, l'escalation delinquenziale crea non solo tensione e allarme sociale, sempre più forti, quanto considerevoli squilibri nello sviluppo economico che si esaltano in quei contesti territoriali incapaci di progredire, come accade nel Mezzogiorno d'Italia dove lo sviluppo era ed è tuttora maggiormente invocato”9. Come sopra accennato, il crimine organizzato, è sempre più diretto verso una gestione imprenditoriale delle attività illecite; preferite sono quelle categorie di delitti in cui appare completamente rovesciato il tradizionale rapporto aggressore-vittima. Si tratta, cioè, di vere e proprie imprese criminali capaci di rispondere alle domande di servizi illeciti richiesti su ricchi mercati occidentali con la flessibilità tipica delle attività commerciali, ad esempio, nel traffico delle sostanze stupefacenti, nel contrabbando dei tabacchi, nella prostituzione, nella tratta delle persone. Per difendere le proprie fonti di arricchimento i comportamenti criminali diventano oltremodo virulenti e reattivi dimostrando altresì di privilegiare, secondo la logica del massimo profitto con il minor rischio, quei reati fortemente 9 Gagliardo Antonio, op. cit. pag. 17 ___________________________________________________________________ 9 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 remunerativi, alimentati dai grandi mutamenti geopolitici verificatisi negli ultimi decenni. La crisi e il dissolvimento dei sistemi socialisti in Europa orientale, in particolare del Paese guida del sistema socialista mondiale, l'Unione Sovietica, che ha aperto nuovi orizzonti ai Paesi dell'est Europeo e dei Balcani dove la libertà e la democrazia erano tenute prigioniere; le guerre nell'area balcanica, in Afghanistan; le situazioni di precarietà politiche e socio-economiche in Asia, in Africa e Sudamerica. Nel vasto fenomeno migratorio che ha fatto seguito a tali drammatiche trasformazioni sociali, coinvolgendo appieno i Paesi dell'U.E., il crimine organizzato ha prontamente colto ulteriori e nuove opportunità per ampliare e potenziare le proprie attività. Ad alimentare in misura significativa l'economia criminale transnazionale si inseriscono commerci “non tradizionali” quali il “traffico degli esseri umani” e i suoi diversi modi di sfruttamento delle vittime, interi settori del crimine che potenti sodalizi criminali sono stati capaci di monopolizzare a livello mondiale. All'interno di tale scenario criminale hanno altresì ripreso vigore quelle forme di abuso e schiavitù che sembravano ormai scomparse dalla maggioranza degli Stati. La criminalità organizzata, ormai ramificatasi in una dimensione transnazionale, emerge in tutta la sua drammaticità sottolineando l'importanza e la necessità di contrastare efficacemente l'avanzare di tale fenomeno rafforzando energicamente la cooperazione fra le autorità investigative dei singoli Stati. ___________________________________________________________________ 10 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 1.2 La criminalità organizzata come reato associativo Nel nostro “corpus juris” manca una definizione legislativa di criminalità organizzata a cui ancorare presupposti e regole interpretative e che abbia l'importante funzione di sintetizzare una “eterogenea realtà criminale associativa”, oggi di portata transnazionale. Accanto ad una criminalità organizzata che nel nostro ordinamento ha una disciplina ad hoc per l'associazione per delinquere nazionale, se ne delinea un'altra, transnazionale che pone ai giuristi il problema di elaborare non solo efficaci strumenti di repressione ma soprattutto definizioni concettuali universali tali da ricomprendere i molteplici reati da essa posti in essere e dar vita ad una normativa specifica. All'interno del nostro sistema penale, la necessità di disporre di più figure di reato volte a punire i diversi aspetti della criminalità organizzata, ha condotto alla creazione di un “sottosistema penale della criminalità organizzata” articolato in una serie di norme di diritto penale, sostanziale e procedurale, dettate dall'esigenza di sottoporre ad un trattamento sanzionatorio aggravato gli appartenenti alle macro-organizzazioni delinquenziali, anche in funzione della loro speciale pericolosità10 Nel suo complesso, il fenomeno della criminalità organizzata si manifesta in molteplici forme, alcune delle quali sono caratterizzate da complesse organizzazioni di uomini e mezzi con ramificazioni sull'intero territorio nazionale ma anche all'estero, altre, invece, rispecchiano sodalizi criminali più rudimentali sul piano organizzativo. Pertanto, le figure di reato più idonee a reprimere il fenomeno della criminalità organizzata, complessivamente considerata, sono i “reati associativi” che individuano, come elemento caratterizzante, “l'organizzazione” all'interno del 10 Per approfondimenti v. Relazione di Antonio Ingroia – sostituto D.D.A. Palermo - C.S.M. - Incontro di studio – Frascati 6-10 marzo 2000 – Le nozioni normative di “criminalità organizzata” e di “mafiosità”: il delitto associativo, le fattispecie aggravanti e quelle di rilevanza processuale, in appinter.csm.it/incontri/vis_relaz_inc.php?&ri=NTA4Nw%3D%3D ___________________________________________________________________ 11 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 gruppo, i cui tratti essenziali si sostanziano: 1) - nella punibilità della condotta di chiunque partecipi alle associazioni criminali; 2) - nella diversità dei ruoli corrispondenti al tipo di condotta esercitata dal singolo associato; 3) - nella sussistenza di una fattispecie plurisoggettiva11. Il fenomeno associativo definito dal “Lombroso” come “la più temibile delle delinquenze” è stato codificato nel codice penale del 1883. In tale testo era stabilito “che qualora la commissione di reati fosse stata “frutto dell'azione collettiva di cinque o più persone” l'evento, determinato o indeterminato andasse valutato anche in ragione della maggiore pericolosità organizzativa del sodalizio”12. La fattispecie associativa emblematica del sistema italiano è quella di cui all'art. 416 c.p. che si è sviluppata, per ragioni di storia criminale, nell'associazione di stampo mafioso, prevista dall'art. 416 bis c.p., per poi evolversi, più di recente, nelle fattispecie associative qualificate da finalità specifiche (associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, associazione terroristica nazionale ed internazionale, associazione finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri, associazione finalizzata alla tratta d esseri umani). Il reato associativo di cui all'art. 416 c.p. si concretizza quando “tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti ed è caratterizzato da tre elementi fondamentali costituiti: a - da un vincolo associativo tendenzialmente permanente o comunque stabile, destinato a durare anche oltre la realizzazione dei delitti programmati. La stabilità del vincolo associativo dà al delitto in esame la tipica natura del reato permanente; b - dall'indeterminatezza del programma criminoso, che distingue tali reati 11 Zirafa Valentina – Il crimine organizzato come reato associativo: l'esperienza italiana ed europea. 11 novembre 2010 – in www.justowin.it 12 Guardia di Finanza Scuola di polizia tributaria, Gibilaro Ignazio e Marcucci Claudio– La criminalità organizzata di stampo mafioso – Evoluzione del fenomeno e degli strumenti di contrasto – Lido di Ostia, Luglio 2005, in www.gdf.it/.../la_criminalita_organizzata_stampo_mafioso.pdf?...1 ___________________________________________________________________ 12 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 dall'accordo che sorregge il concorso di persone nel reato13. c – dall'esistenza di una struttura organizzativa, anche minima ma essenziale al perseguimento degli obiettivi criminosi degli associati. E' sufficiente che siano riconoscibili un metodo da adottare per la perpetrazione dei reati e una distribuzione dei compiti fra gli associati. Per la sussistenza dell'elemento psicologico del reato associativo è previsto il compimento di una serie indeterminata di fatti illeciti. L'ampiezza della formulazione dell'art. 416 c.p. consente di includere nella fattispecie così delineata, il fenomeno della criminalità organizzata in tutte le sue manifestazioni illecite e plurisoggettive, in alcuni casi con connotazioni mafiose, e anche di adattarsi alle sue evoluzioni. A tal proposito merita una breve riflessione l'art. 416 bis c.p. nella parte in cui apre “alle altre associazioni, comunque localmente denominate, che valendosi della forza intimidatrice del vincolo associativo perseguono scopi corrispondenti a quelli delle associazioni di tipo mafioso”14. Se è vero che le associazioni mafiose sono manifestazione dei reati associativi ed esempi di criminalità organizzata, è altrettanto vero che non tutta la criminalità organizzata è necessariamente di tipo mafioso. Una volta superati i confini nazionali la connotazione mafiosa può perdere la sua importanza in quanto le organizzazioni criminali non sono necessariamente supportate da quella forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti (…) puntualmente richieste dall'art. 416 -bis c.p. Importante è stato il contributo della giurisprudenza che ha fornito una 13 Tribunale di Sanremo, Sent. 26/6/1995 n. 101/95. Sia nel reato associativo sia nel concorso di persone nel reato si ha un accordo partecipativo dei soggetti: sussiste il concorso se tale accordo sia delimitato temporalmente, prevedendosi la comune esecuzione di determinati fatti illeciti già individuati dai compartecipi al momento del perfezionamento dell'accordo stesso, talchè il comune programma ideativo si esaurisce nel raggiungimento di esso e la fase esecutiva in quello della perpetrazione dell'ultimo reato programmato. Se invece è previsto il compimento di una serie indeterminata di fatti illeciti sussiste l'elemento psicologico del reato associativo – in www.giurisprudenza. Il Libro CP 2 II 14 Comma così modificato dal numero 4) della lettera b-bis) del comma 1 dell'art. 1, D.L. 23 maggio 2008, n. 92, in tema di “Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica”, convertito in legge, con modificazioni, con L. 24 luglio 2008, n. 125 ___________________________________________________________________ 13 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 indicazione sulla nozione di crimine organizzato con la sentenza delle Sezioni Unite n. 177006 del 22 marzo 200515, con la quale è stato affermato che la nozione di criminalità organizzata “identifica non solo i reati di criminalità mafiosa od assimilata, oltre i delitti associativi previsti da norme incriminatrici speciali, ma anche qualsiasi tipo di associazione per delinquere correlata alle attività criminose più diverse, con l'esclusione del mero concorso nel reato, nel quale manca il requisito dell'organizzazione”16. Anche in Europa manca una definizione comune di criminalità organizzata. I diversi Paesi membri dell'Unione continuano a definirla con criteri autonomi e spesso non esattamente corrispondenti della realtà criminale associativa, trascurandone così il carattere transnazionale ormai non più eludibile. A testimonianza del fatto che il problema ha caratteristiche ormai sopranazionali, il Parlamento Europeo, con propria risoluzione del 20 novembre 1997, ha emanato una definizione della criminalità organizzata che contempla: il coinvolgimento di più di due persone che commettono gravi crimini; lo svolgimento di attività che si protraggono nel tempo; lo scopo di ricavare profitto e/o potere. Mentre questa nozione predilige la struttura e l'organizzazione interna del gruppo, quella adottata dalla Convenzione di Palermo del 2000, privilegia invece il carattere internazionale delle attività svolte dai gruppi di criminalità organizzata, come avrò modo di specificare meglio nel successivo paragrafo. 15 Cass. Sez. Unite, 11 maggio 2005, n. 17706 – La questione appariva limitata all'applicabilità dell'art. 240-bis disp. Att. c.p.p. ai procedimenti per reati di criminalità organizzata ed i giudici di legittimità hanno ritenuto che la ratio dell'applicabilità della deroga alla sospensione dei termini in periodo feriale si identifica con la volontà del legislatore di “garantire una trattazione rapida per tutte le condotte criminali poste in essere da una pluralità di soggetti che, al fine di commettere più reati, abbiano costituito un apparato organizzativo”, a causa dell'allarme sociale che tale struttura organizzativa criminale suscita nell'opinione pubblica. 16 Rosi Elisabetta – Magistrato presso la Corte di Cassazione – CSM, Incontro di studio sula tema: cooperazione giudiziaria, mandato di arresto europeo e strumenti di giustizia penale nell'Unione Europea: dalla mutua assistenza giudiziaria al comune programma investigativo, Roma 7-9 luglio 2008, pag. 12 - //http://appinter.csm.it/incontri/vis_relaz_inc.php?&ri=MTYxzk%3N ___________________________________________________________________ 14 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 1.3 La Convenzione di Palermo: cenni. La soppressione delle frontiere all'interno dell'Unione Europea, la globalizzazione dei mercati e le nuove tecnologie di comunicazione e di gestione dell'informazione hanno consentito alla criminalità organizzata la realizzazione di traffici illeciti e gravi delitti su scala mondiale, nonché di sfruttare le differenze legislative ed ordinamentali dei vari Paesi dell'Unione che ne hanno rallentato l'azione di contrasto. In proposito, il Segretario dell'ONU, Kofi Annan aveva scritto che “gli stessi mezzi tecnologici che sostengono la globalizzazione e l'espansione transnazionale della società civile, forniscono l'infrastruttura per l'espansione di una rete globale di “società civile” - criminalità organizzata, trafficanti di droga, riciclaggio di denaro e terroristi”. L'aumento vertiginoso del numero dei gruppi criminali, la valenza transnazionale delle attività criminose e il giro d'affari immenso hanno destato rilevanti preoccupazioni nei singoli governi che già da alcuni anni hanno avvertito l'esigenza di combattere efficacemente la criminalità organizzata attraverso la predisposizione di misure di prevenzione e di repressione sia a livello sovranazionale che nelle singole realtà statali, insufficienti da sole a far fronte ad un fenomeno di simili proporzioni. La piena consapevolezza che solo una cooperazione degli Stati a livello mondiale potrebbe essere la sola risposta normativa ad una organizzazione criminale di pari livello, che procede senza soluzione di continuità, ha condotto le Nazioni Unite a stipulare nel dicembre 2000 una apposita Convenzione, firmata a Palermo da oltre 120 Stati. La Convenzione (composta da 41 articoli) e i tre protocolli sul traffico di migranti, sulla tratta di esseri umani e sul traffico di armi da fuoco e relative munizioni, costituiscono uno strumento particolarmente importante poichè vincolano giuridicamente le Nazioni firmatarie impegnandole ad una lotta più incisiva contro il crimine organizzato. ___________________________________________________________________ 15 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 Per quanto riguarda l'Italia, la L. 146 del 16 marzo 2006, ha ratificato la Convenzione e i tre Protocolli. Scopo della Convenzione, si legge all'art. 1, è “promuovere la cooperazione per prevenire e combattere il crimine organizzato transnazionale in maniera più efficace”. Una incisiva lotta contro la criminalità non può, infatti, prescindere dall'esigenza di una altrettanto valida collaborazione investigativa transnazionale fra le autorità giudiziarie dei diversi Stati. Oltre alla cooperazione internazionale prevista ai fini della confisca, contenuta nell'art. 13, il 5° comma dell'art. 15 relativo alla giurisdizione, prevede che “Se uno Stato Parte che esercita la sua giurisdizione ai sensi del paragrafo 1 o 2 del presente articolo è stato informato, o è venuto a conoscenza in altro modo, che uno o più Stati Parte stano conducendo un'indagine, un'azione penale o un procedimento giudiziario in relazione alla stessa condotta, le competenti autorità di quegli Stati Parte si consultano, laddove opportuno, al fine di coordinare le loro azioni”. Gli articoli 27, 28 e 29 sono dedicati alla cooperazione giudiziaria e di polizia, mentre l'art. 20 si riferisce alle tecniche speciali di investigazione, comprese le operazioni sotto copertura. Le disposizioni relative alla cooperazione giudiziaria ed alla cooperazione a fini di confisca sono nella massima parte self-executing, ossia immediatamente applicabili tra gli Stati-parte della Convenzione, atteso il loro livello di specificazione e dettaglio17. La Convenzione di Palermo ed i protocolli eliminano anche alcune differenze terminologiche esistenti nei vari ordinamenti giuridici, introducendo una definizione unitaria di fenomenologie criminali come il riciclaggio di danaro, la corruzione, l'ostruzione alla giustizia. Al fine di favorire un processo di omogeneizzazione legislativa tra gli ordinamenti degli Stati Parte sono state introdotte definizioni universali di 17 Rosi Elisabetta – La legge n. 146 del 16 marzo 2006 sul crimine organizzato transnazionale. In particolare, gli aspetti problematici della definizione di reato transnazionale. Incontro di studi del C.S.M., Roma, 5-7 marzo 2007, in appinter.csm.it/incontri/vis_relaz_inc.php?&ri=MTQwODU%3D ___________________________________________________________________ 16 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 alcune nozioni penalistiche (gruppo criminale organizzato), e la nozione di “reato transnazionale” che delimita l'ambito di applicazione della Convenzione. La predisposizione di una normativa uniforme e universale ha richiesto la partecipazione di tutti gli Stati aderenti all'ONU e il loro pieno coinvolgimento nel tentativo di superare le difficoltà sorte in relazione alla necessità di conciliare, con le nuove disposizioni di portata mondiale, concetti e misure appartenenti a sistemi giuridici profondamente diversi. Pertanto, in ordine all'adozione di nuove definizioni quali “gruppo criminale” “gruppo strutturato” e “reato transnazionale” sono sorte perplessità in merito alle scelte operate dai singoli stati da inserire nel proprio diritto interno, inclusa la legge di ratifica dell'Italia (L. n.146 del 2006). In particolare si è detto che: “Si tratta di concetti assolutamente nuovi per il nostro ordinamento, utilizzati dal legislatore quali parametri per l'applicabilità di importanti conseguenze di natura sostanziale e processuale, finalizzate a contrastare più efficacemente il crimine organizzato. Infatti, alla nozione di “reato transnazionale” è connessa l'applicazione dell'intero complesso delle importanti previsioni della Convenzione, mentre dal riconoscimento dell'azione del “gruppo criminale organizzato”, si fanno dipendere rilevanti effetti sanzionatori”18 18 Licata Fabio - Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Palermo – La nozione di reato transnazionale e l'applicabilità dell'aggravante di cui all'art. 4 L. 146/2006, in appinter.csm.it/incontri/vis_relaz_inc.php?&ri=MTQ2MjU%3D ___________________________________________________________________ 17 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 1.4 Il reato transnazionale La Convenzione di Palermo specifica, all'art 3, che “reato transnazionale” è il reato punito con la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni, qualora sia coinvolto un gruppo criminale organizzato, nonché: a) - sia commesso in più di uno Stato; b) - ovvero sia commesso in uno Stato, ma una parte sostanziale della sua preparazione, pianificazione, direzione o controllo avvenga in un altro Stato; c) - ovvero sia commesso in uno Stato, ma in esso sia implicato un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in più di uno Stato; d) - ovvero sia commesso in uno Stato ma abbia effetti sostanziali in un altro Stato. Per quanto riguarda la categoria dei reati di riferimento, alcuni sono specificamente indicati, altri sono definiti genericamente “reati gravi” dalla Convenzione la cui individuazione è demandata ai singoli Stati sottoscrittori. Si tratta dei reati di: * partecipazione ad un gruppo criminale organizzato (art. 5 della Conv.); * riciclaggio di proventi di reato (art. 6 della Conv.); * corruzione (art. 8 della Conv.); * intralcio alla giustizia (art. 23 della Conv.); * tratta degli esseri umani (Protocollo addizionale); * traffico di migranti (Protocollo addizionale); * traffico di armi da fuoco (Protocollo addizionale); * reati gravi, punibili con una pena detentiva non inferiore nel massimo a 4 anni. Tutti i citati reati devono essere connotati dal coinvolgimento di un gruppo criminale organizzato e dalla transnazionalità. Il nucleo centrale della Convenzione, poi esteso a tutti i successivi protocolli, è costituito, pertanto, dalla nozione di “reato transnazionale” usata per delimitare ___________________________________________________________________ 18 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 l'ambito di applicabilità della Convenzione stessa. Volendo semplificare, ci troviamo di fronte a una simile ipotesi quando il reato travalica, sotto uno o più aspetti (preparatorio, commissivo o effettuale), i confini di un singolo Stato, è commesso da una organizzazione criminale ed è connotato da una certa gravità (pena detentiva non inferiore nel massimo a quattro anni). Non interessa dunque il reato occasionalmente transnazionale, ma il reato frutto di una attività organizzativa dotata di stabilità e prospettiva strategica, dunque suscettibile di essere ripetuto nel tempo. La legge italiana di ratifica ha ripreso per intero la definizione di reato transnazionale nell'art. 3 ma non indica, a differenza della Convenzione, una lista di reati specifici. Quindi, una volta individuata la sussistenza dei due requisiti indicati nell'art. 3 (quoad poenam e coinvolgimento di un gruppo criminale organizzato), occorre verificare la presenza di almeno uno dei parametri indicati nelle lettere a-b-c-d dell'art. 3 della L. n. 146. Quelli di cui alle lettere a-b-d collegano la natura transnazionale del reato a parametri di tipo oggettivo cioè ad elementi strutturali della condotta che proiettano il reato (a), la sua preparazione (b), o i suoi effetti, in una dimensione che travalica il territorio nazionale (d). Mentre la lettera (c) pone come parametro di valutazione della transnazionalità dell'illecito il complessivo modus operandi dell'organizzazione coinvolta nella sua realizzazione. Si prescinde dalle nazionalità dei soggetti appartenenti all'associazione criminosa, che può essere composta indifferentemente da membri appartenenti alla stessa nazionalità. Ciò che rileva è l'impegno del gruppo che pone in essere le condotte criminose in più Stati. In tal caso viene ad essere valorizzata la condotta posta in essere dal gruppo criminale anche in attività diverse da quelle per cui si procede. Pertanto, “pur non sussistendo elementi tipici ed oggettivi di transnazionalità con riferimento al reato per cui si agisce, è comunque sufficiente che nella realizzazione dell'illecito “sia implicato” un “gruppo criminale organizzato” ___________________________________________________________________ 19 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 impegnato in attività criminali in più di uno Stato. In altri termini, si fa dipendere la natura transnazionale dell'illecito, non dalle caratteristiche obiettive della sua struttura, ma da una sorta di qualifica soggettiva acquisita dal gruppo criminale a qualunque titolo direttamente o indirettamente corresponsabile nella sua realizzazione”19. 19 Ibidem ___________________________________________________________________ 20 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 1.5 Circostanza aggravante ad effetto speciale di cui all'art. 4 della L. 146 del 2006 Il collegamento tra reato ed attività illecita di ambito transnazionale del gruppo criminale non solo è funzionale alla tipologia di reato transnazionale ma assurge in modo del tutto avulso da tale qualificazione – ad elemento tipico di una specifica circostanza aggravante. L'art. 4 della Legge n. 146 specifica che: “Per i reati puniti con la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni nella commissione dei quali abbia dato il suo contributo un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in più di un Stato, la pena è aumentata da un terzo alla metà”. Quindi, affinchè un reato possa ritenersi transnazionale è sufficiente che sia punibile con pena non inferiore a quattro anni di reclusione e che ricorra uno dei requisiti di cui alle lettere a), b) e d) dell'art. 3 L. 146/06. E ciò, a prescindere dal fatto che il gruppo criminale organizzato sia “impegnato in attività criminali in più di uno Stato”, come invece è espressamente richiesto nel caso previsto dalla lettera c), oltre che ai fini dell'applicabilità della circostanza aggravante in esame. Ma mentre nella definizione di transnazionalità il gruppo criminale organizzato, impegnato in attività criminali in più di uno Stato, deve essere “implicato” nel reato, nell'aggravante, invece, il gruppo criminale deve aver dato il proprio “contributo” al reato. Così facendo il legislatore italiano ha fatto ricorso a un concetto più restrittivo e sicuramente più familiare al lessico penalistico italiano. Un “contributo” è ravvisabile ogni volta che si pone in essere una condotta qualificabile in termini di concorso nel reato, secondo la disciplina dettata dall'art. 110 c.p.20. Il contributo potrà quindi configurarsi sia come materiale che come morale cioè, partecipando alla preparazione e all'esecuzione del reato o partecipando alla fase ideativa del reato. 20 Art. 110 c.p. Quando più persone concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse soggiace alla pena per questo stabilita..... ___________________________________________________________________ 21 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 Utilizzando una nozione così ampia di “reato transnazionale”, da un lato sembra che il legislatore abbia voluto estendere al massimo l'ambito di applicazione delle misure speciali previste dalla Convenzione e dalla legge nazionale di ratifica, assicurando una maggiore efficienza e flessibilità all'azione di contrasto al crimine transnazionale. “Per contro, risulta evidente la preoccupazione di circoscrivere l'applicazione delle pesanti conseguenze sanzionatorie previste dall'art. 4 L. 146/06: per un verso, riferendo l'aggravante ad effetto speciale al maggiore allarme sociale suscitato dall'intervento nella realizzazione del reato di un gruppo criminale organizzato talmente potente da estendere la sua azione al di fuori dei confini nazionali; per altro verso, ancorando il collegamento tra reato e gruppo criminale transnazionale ad un concetto oggettivo e ben determinato, com'è quello di “contributo” alla commissione del reato stesso”21. Ai fini dell'applicazione della Convenzione è di estrema importanza individuare le caratteristiche strutturali della nozione di “gruppo criminale organizzato” così come definite dalla Convenzione stessa che all'art. 2 per “Gruppo criminale organizzato” indica un gruppo strutturato, esistente per un periodo di tempo, composto da tre o più persone che agiscono di concerto al fine di commettere uno o più reati gravi o reati stabiliti dalla presente Convenzione, al fine di ottenere, direttamente o indirettamente, un vantaggio finanziario o un altro vantaggio materiale”. I reati gravi sono quelli per cui è prevista una pena minima di quattro anni di reclusione. Si tratta di una definizione molto ampia, che non fa riferimento ad una specifica forma organizzativa né, a particolari modelli di relazione fra i vari componenti. Infatti per “Gruppo strutturato”, ai sensi dell'art. 2, lett. c) della Convenzione, deve intendersi “un gruppo che non si è costituito fortuitamente per la commissione estemporanea di un reato e che non deve necessariamente prevedere ruoli formalmente definiti per i suoi membri, continuità nella composizione o una struttura articolata”. 21 Fabio Licata, op. cit. ___________________________________________________________________ 22 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 La commissione incaricata di definire il testo della Convenzione precisa che “l'espressione “gruppo strutturato” deve essere usata in senso ampio, tale da includere sia gruppi dotati di una struttura gerarchica o elaborata, sia gruppi [...] in cui i ruoli dei vari membri non necessitano di essere definiti formalmente”22. Ciò che caratterizza il gruppo criminale sono pertanto, la continuità nel tempo delle varie azioni delittuose e il loro coordinamento reciproco. Si tratta a ben vedere, di una definizione in grado di riflettere sia le molteplici forme organizzative assunte dalla criminalità a livello internazionale che i processi di trasformazione in itinere delle consorterie criminali “tradizionali” verso strutture più flessibili e perciò più adeguate alle esigenze del momento. L'introduzione nella Convenzione d Palermo di una definizione unica per tutti gli ordinamenti coinvolti, di “criminalità organizzata”, è scaturita non solo dalla necessità di colmare un vuoto normativo esistente a livello internazionale così da orientare gli Stati privi di una previsione corrispondente ma, anche per invitare gli Stati stessi che già possiedono una normativa interna già sviluppata ad adattarsi alle previsioni internazionali per evitare inutili duplicati in contrasto fra loro. Le caratteristiche come sopra delineate del concetto di “gruppo criminale organizzato” come definito dalla Convenzione di Palermo inducono alcuni autori ad avvicinarlo al reato associativo delineato in generale dall'art. 416 c.p. “Ogni volta che saranno riconoscibili le caratteristiche della fattispecie associativa, potrà pure ritenersi di essere in presenza di un “gruppo criminale organizzato”. Per converso, non è necessaria la sussistenza dei requisiti tipici di una delle fattispecie associative previste dal nostro diritto sostanziale per individuare i connotati minimi di un “gruppo criminale organizzato”, la cui sussistenza potrà essere individuata ogni volta che ci si trovi in presenza di almeno tre persone, che agiscano in concerto tra loro ed in maniera non occasionale, per un determinato periodo di tempo, allo scopo di commettere alcuno dei delitti previsti dalla Convenzione o, comunque, uno o più reati 22 Gagliardo Antonio, op. cit. ___________________________________________________________________ 23 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 gravi”23. In conclusione, ai fini dell'applicabilità dell'aggravante di cui all'art. 4 L. 146/06, quando in un reato è implicato un “gruppo criminale organizzato” impegnato in altre attività criminali aventi carattere transnazionale non occorre accertare altra caratteristica oggettiva di transnazionalità nella struttura del citato reato. E “una volta riconosciuta la transnazionalità di un sodalizio criminale ai sensi della lettera c) dell'art. 3 della L. 146/2006, sarà automaticamente riconosciuta la natura transnazionale di tutti i reati gravi in cui risulta coinvolto il gruppo criminale, come pure dovrà ritenersi sempre applicabile l'aggravante prevista dall'art. 4 L. 146/06 ove tale gruppo abbia “contribuito” alla commissione del reato”24. 23 Fabio Licata. op. cit. 24 Ibidem ___________________________________________________________________ 24 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 Capitolo secondo: Le maggiori organizzazioni straniere operanti in Italia 2.1 Considerazioni generali I fenomeni geopolitici, economici e sociali che hanno sconvolto il mondo hanno avuto notevoli ripercussioni anche i Italia. Le grandi migrazioni di gente in fuga dagli Stati in disfacimento che si sono riversate in Europa e nel nostro Paese hanno favorito l'immigrazione anche di raggruppamenti criminali formatisi in quelle realtà. Il panorama criminale italiano, fino a pochi anni fa, caratterizzato dal dominio incontrastato di mafiosi italiani, si è andato inevitabilmente incrementando di nuove figure malavitose, definite “mafie straniere”. I rapporti sullo stato della criminalità organizzata pubblicati annualmente dal Ministero dell'Interno iniziano, infatti, ad occuparsi puntualmente delle attività e delle strategie condotte da gruppi criminali stranieri attivi in diverse regioni italiane. Le mafie straniere sono assimilabili, secondo la D.IA., alle c.d. mafie tradizionali rientranti nel paradigma di cui all'art. 416-bis c.p. Si tratta di “organizzazioni di persone dedite alla consumazione di delitti e/o alla acquisizione e alla gestione di attività economiche, attraverso il controllo del territorio, il metodo della intimidazione e/o della violenza, che praticano la ferrea regola dell'omertà (omertà interna), inducendo, peraltro, al silenzio le vittime ed i testimoni di fatti delittuosi (omertà esterna)25. In proposito, Giovanni Falcone in un intervento pubblicato postumo sul n. 1 del 1993 di “Narcomafie” scriveva: “Il modello criminale mafioso in quanto connotato da una particolarissima specificità ambientale a mio avviso non sarebbe trasponibile in altre realtà […] nel panorama criminale internazionale, le maggiori organizzazioni, anch'esse depurate dalle loro specifiche connotazioni ambientali, presentano caratteristiche 25 Direzione Nazionale Antimafia - Relazione annuale 1° luglio-30 giugno 2007 ___________________________________________________________________ 25 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 non dissimili da quelle della mafia. Tale unicità sostanziale del modello organizzativo nelle più importanti organizzazioni criminali operanti a livello internazionale, consente di usare per le stesse il termine “mafia” in una accezione certamente più estensiva di quella che è normalmente in senso tecnico il significato di questa parola, ma in una accezione tuttavia non priva di un certo rigore scientifico”. Giovanni Falcone “evidenziava insieme la specificità del modello mafioso (che teoricamente non lo renderebbe esportabile fuori dei confini in cui è nato) e la sua straordinaria capacità di radicamento in aree non tradizionali, mettendo in rilievo – al contempo – le affinità e le analogie (pur nelle profonde differenze) tra organizzazioni criminali italiane e alcune “mafie straniere”26. In merito alle maggiori realtà criminali straniere presenti in Italia (albanesi, cinesi, russi, nigeriani, maghrebini, colombiani romeni e bulgari), la D.N.A. nella Relazione annuale del 2007, ha formulato alcune considerazioni di massima: a – ciascuna realtà criminale ha una propria specificità connessa agli ambiti culturali di provenienza; b – le organizzazioni criminali straniere preferiscono, di norma, insediarsi nelle regioni dove minore è la presenza di “mafie tradizionali” (cioè non nelle regioni meridionali, fatta eccezione per la Campania); c – le dette organizzazioni tendono a non formare alleanze con le “mafie tradizionali”, se non per specifici affari illeciti; d – gli affiliati alle dette organizzazioni sono, in massima parte, clandestini. I tratti salienti che accomunano le mafie italiane e straniere, afferma Enzo Ciconte, sono i fortissimi legami familiari, i riti di affiliazione, la simbologia e il rapporto con il potere. Nelle mafie straniere colpisce l'intreccio funzionale che esiste fra la famiglia (che le rendono molto simili alla 'ndrangheta calabrese) e l'etnia, considerate elementi che garantiscono fiducia, omertà, segretezza ed efficienza all'azione criminale. 26 Alessandra Dino, op. cit. ___________________________________________________________________ 26 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 Dispongono inoltre di ingenti risorse economiche e godono di un certo grado di consenso sociale determinato dalla capacità di produrre e distribuire reddito anche se di natura illecita. °°°°°°°°°°°° I diagrammi sotto indicati elaborati dalla DIA nel 1° semestre 2010 ci offrono una situazione aggiornata, in termini percentuali, del coinvolgimento della criminalità straniera sul territorio nazionale, nelle peculiari fattispecie delittuose associative (associazione per delinquere, associazione di tipo mafioso e associazione al traffico di sostanze stupefacenti). ___________________________________________________________________ 27 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 ___________________________________________________________________ 28 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 2.2 Criminalità Albanese Un numero consistente di albanesi e con essi una grossa fetta di “nuova criminalità” inizia a diffondersi nel nostro Paese nei primi anni del 1990. Le ragioni dell'esodo albanese, risiedono sia nei 40 anni di duro isolamento in cui il Paese è stato obbligato a causa di uno dei più crudeli regimi comunisti di tutta Europa sia nella difficile fase transitoria che l'Albania sta attraversando dopo la caduta del regime stalinista di Enver Hoxha. “Venne abolita la libertà di parola, di proprietà privata e di religione e, addirittura, nel 1967 l'Albania si dichiarò Stato ateo, il primo caso della storia del mondo”27. Dopo la morte del dittatore nel 1985 e il collasso del regime comunista nel 1991, segue un periodo di disorientamento politico ed economico contrassegnato da grave crisi e da continue tensioni sociali. La liberalizzazione dei passaporti favorisce l'esodo di migliaia di albanesi che, in fuga da una vita di stenti e di miserie si riversano in Italia e negli altri paesi Europei. L'emigrazione di gruppi etnici albanesi crea fin da subito una serie di imprevisti problemi in tutti i Paesi dell'Unione Europea, rivelando una grande versatilità nelle manifestazioni di criminalità organizzata ed una notevole propensione alla violenza le cui radici si trovano nel loro paese e in quelli limitrofi: Montenegro, Kosovo, Serbia, ex Jugoslavia, Macedonia e Grecia e si distinguono in due gruppi, i Toschi ed i Ghedi. Assieme all'emergenza dell'accoglienza e del primo soccorso da prestare a chi arriva spesso in condizioni disumane cresce infatti anche l'emergenza del traffico di persone, un nuovo, lucroso affare per i gruppi malavitosi albanesi e italiani. Al primo grande esodo del 1991 ne seguono altri due, nel 1997 (con il crollo delle “piramidi finanziarie” che distrusse la gran parte del risparmio familiare 27 Centro Studi e Ricerche IDOS, Gli albanesi in Italia – Conseguenze economiche e sociali dell'immigrazione – pag. 13, a cura di Rando Devole, Franco Pittau, - Antonio Ricci, Giuliana Urso Edizioni Idos, Roma, 2008 ___________________________________________________________________ 29 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 interno) e nel 1999 (con la guerra del Kosovo) 28, ai quali fa seguito una fase di stabilizzazione per cui, si può dire, che negli anni 2000 e in quelli successivi la immigrazione degli albanesi in Italia è diventata normale. Di fronte a questi imponenti fenomeni migratori, mai verificatisi prima nel nostro Paese, il Governo italiano adotta provvedimenti finalizzati al contenimento dei flussi stessi i quali hanno però come conseguenza lo sviluppo del traffico clandestino, attraverso il canale di Otranto con sbarchi di immigrati prevalentemente, sulle coste pugliesi. L'immigrazione clandestina in una prima fase è appannaggio della Sacra Corona Unita, successivamente viene “gestita in proprio da gruppi albanesi con il consenso della criminalità pugliese che consentiva l'attività di traghettamento dei clandestini in cambio di crescenti partite di sostanze stupefacenti prevalentemente del tipo leggero”29. Il Ministero dell'Interno, nel Rapporto sulla criminalità in Italia - “Analisi, Prevenzione, Contrasto” - del 20/06/2007, ha evidenziato come la vicinanza tra l'Italia e l'Albania abbia favorito: - la penetrazione in Albania di gruppi mafiosi e di latitanti italiani che colà gestiscono i traffici illeciti e, nel contempo, riescono a controllare direttamente il territorio originario; - la generale diffusione della lingua e della cultura italiana in Albania, che ha consentito una più facile reciprocità nei rapporti, anche criminali; - la condivisione di interessi illeciti con le organizzazioni mafiose italiane, soprattutto pugliesi, campane e calabresi, ed il radicamento di referenti albanesi in Italia, in contatto con gruppi operanti nel resto dell'Europa; - la possibilità di godere di una sponda geograficamente facile da condividere 28 Wikipedia – l'enciclopedia libera. Il Kosovo, popolato in maggioranza da cittadini di etnia albanese, era entrato in tensione con la Serbia e contribuì al disfacimento della federazione iugoslava, già avviato con la fuoriuscita prima della Slovenia, poi della Croazia ed infine della Bosnia-Erzdegovina, nel quadro di nazionalismi contrapposti che ha segnato e segna le vicende balcaniche a cavallo tra il XX e il XXI secolo. Il Kosovo ha unilateralmente dichiarato la sua indipendenza dalla Serbia il 17 febbraio 2008. Ad oggi la sua indipendenza è riconosciuta da 75 paesi membri dell'ONU più Taiwan, dei quali 22 paesi dell'Unione Europea (Italia compresa), Stati Uniti, Giappone, Australia e Canada. La Serbia assieme a Russia, Cina e altri 5 paesi dell'Unione Europea, tra quali Spagna e Grecia, non riconosce l'indipendenza. 29 Direzione Nazionale Antimafia, Relazione 2007, op. cit. ___________________________________________________________________ 30 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 per lo sviluppo successivo delle rotte verso il centro Europa. Per risalire alla pericolosità delinquenziale albanese occorre inquadrarla in tutti i suoi aspetti, non solo quello dei reati, ma anche i suoi legami con le terre d'origine, la sua incidenza sul territorio di riferimento e il contesto in cui opera. Sono soltanto 90 i Km che separano l'Albania dalla costa italiana ma ciò che divide questi due Paesi non è solo il mare. Diversi sono i modi di pensare e di vivere, così come distanti da noi sono gli schemi mentali, i valori e le azioni della cultura del popolo albanese nella quale il vincolo familiare e del clan è molto forte. Il vincolo gerarchico e la struttura interna dei clan poggiano le loro basi sul codice “Kanun”, (“Canone di Lek Dukajueni” o “Codice della Montagna”), una raccolta di norme consuetudinarie, crudeli e violente che si sono trasmesse oralmente per secoli. Creato su iniziativa del principe Lek Dukagjueni intorno alla metà del 1400, per dare una legislazione e una tradizione propria al popolo albanese, dominato dai turchi, la sua applicazione oggi non è più in vigore, tuttavia molte delle norme contenute nel codice Kaun sono ancora impresse profondamente nella società albanese. Si tratta di un complesso normativo che disciplina numerosi aspetti della vita di relazione sia sotto il profilo civile che quello penale, tra cui la famiglia, il fidanzamento e il matrimonio, la proprietà privata e la successione, il lavoro ma anche il diritto di vendicare l'uccisione di un proprio familiare colpendo i parenti maschi dell'assassino fino al terzo grado. La vendetta in alcune zone è addirittura considerata un obbligo che, se non adempiuto, comporta il disprezzo della collettività ed ha come conseguenza l'emarginazione. Molto forte è il senso dell'onore, il rispetto della parola data, l'ospitalità, la sottomissione della donna. I matrimoni sono lo strumento per stabilire alleanze tra famiglie, e quindi combinati all'insaputa degli interessati. La struttura organizzativa della criminalità albanese non è a livello verticistico ma risulta governata a livello orizzontale, da diversi clan, normalmente formati da persone che provengono dalla stessa città, dallo stesso quartiere ed anche dallo stesso nucleo familiare. Ai vertici dei clan criminali albanesi vi sono dei “capi” ___________________________________________________________________ 31 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 che risiedono stabilmente in madrepatria dove investono, in attività lecite, i proventi dei business milionari creando veri e propri imperi economici alimentati dal riciclaggio di denaro sporco. Dalla stessa sede impartiscono le proprie direttive ai diversi “referenti” collocati nelle aree di interesse operativo, i quali sono in contatto diretto con i propri connazionali e gli esponenti della criminalità autoctona o allogena relativamente al traffico internazionale di stupefacenti, di clandestini e dello sfruttamento della prostituzione. Il necessario supporto logistico alle associazioni criminali viene fornito in parte anche dagli “stanziali”, cioè coloro che risiedono stabilmente in Italia con la propria famiglia ed in possesso di regolare permesso di soggiorno. La struttura criminale albanese comprende altresì i “corrieri”, abili ed efficienti cittadini albanesi incaricati del delicato e difficile trasporto della droga, compito assai difficile per i pericoli che esso comporta. In ogni caso i rapporti con la criminalità autoctona si basano sul principio della garanzia personale, in base al quale deve essere sempre un albanese a fungere da garante per le persone appartenenti ad un'altra etnia. All'interno dello scenario criminale albanese coesistono, pertanto, “grandi organizzazioni criminali” che gestiscono attività imprenditoriali in madrepatria; “organizzazioni minori”, particolarmente violente, dedite ad attività serventi rispetto agli interessi delle organizzazioni più strutturate e disponibili a muoversi sia sul territorio nazionale che su quello estero (tra cui anche l'Italia). Infine, ad un più basso profilo si situano le “aggregazioni criminali”, legate a occorrenze momentanee (es. scafisti, falsificatori, ecc.). Pertanto, da piccole bande autonome, dedite soprattutto ad attività predatorie (furti e rapine) per motivi di sopravvivenza, si passa a forme organizzative via via più strutturate che si alleano per raggiungere obiettivi comuni fino a dar vita a veri e propri sodalizi criminali, diffusi su tutto il territorio nazionale, dotati di metodologie operative sempre più complesse tipiche della criminalità organizzata. “Tra gli aspetti più significativi dell'evoluzione delle modalità organizzative delle strutture criminali di matrice albanese, figura la crescente partecipazione delle ___________________________________________________________________ 32 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 donne nella perpetrazione di reati, talvolta addirittura con ruoli preminenti rispetto ad una base operativa solitamente di sesso maschile. Al contrario del passato, in cui alcune di esse risultavano coinvolte quasi esclusivamente in reati connessi alla prostituzione, con compiti di sorveglianza delle vittime, va evidenziata ora la loro partecipazione attiva anche in rapine a mano armata, traffico di stupefacenti ed altri delitti”30. Fra le criminalità a base etnica presenti in Italia, quella albanese rappresenta senza dubbio la più pericolosa per la violenza e l'efferatezza delle sue azioni, per la ferocia che applica nella commissione dei reati e non solo. Per la strutturazione mafiosa delle sue aggregazioni, la sua sorprendente capacità di espansione a livelli transnazionali, nonché quella di stringere rapporti anche con le organizzazioni criminali endogene, la criminalità organizzata albanese è divenuta rapidamente, un valido punto di riferimento per i traffici illeciti internazionali, in particolare per il traffico di armi, di ogni tipo di droga, di persone, minori compresi. Le diverse operazioni investigative condotte dalla Direzione Investigativa Antimafia hanno consentito di mettere in risalto alcuni modelli comportamentali dei criminali albanesi e le sinergie operative con altri gruppi criminali autoctoni e stranieri. “Tale ultimo aspetto consente lo sviluppo, specialmente nel traffico di stupefacenti, di un vero e proprio network multietnico, nel quale gli albanesi si interfacciano più facilmente con italiani, nordafricani, sudamericani, romeni nonché con chiunque possa fornire il proprio apporto al sistema criminale o ad una singola progettualità criminale. Infatti spesso il concorso interetnico ha una durata limitata, essendo motivato dalla continua ricerca di nuove fonti di denaro illecito”31. Nelle operazioni denominate “Polaris” (nel gennaio 2010) e“Ulivi” (nell'aprile 2010) coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di La Spezia, risalta la sinergia della criminalità albanese con immigrati magrebini, nel traffico 30 Ministero dell'Interno – Rapporto annuale sulla criminalità in Italia. Analisi, Prevenzione, Contrasto, Anno 2007 31 Direzione Investigativa Antimafia – Relazione 1° semestre 2010 ___________________________________________________________________ 33 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 e nello spaccio di stupefacenti con la partecipazione di soggetti autoctoni che unitamente a sudamericani provvedevano a smistare la cocaina nel territorio ligure. Specificamente per quanto riguarda la Toscana le indagini rilevano una “progressiva operatività di compagini criminali, gerarchicamente strutturate, ben radicate sul territorio e con ramificazioni in altre aree del Paese”. E' quanto emerso nell'indagine relativa all'operazione “Santo Graal” (nel gennaio 2010) coordinata dalla D.D.A di Firenze, ha consentito di ricostruire la gestione di un cospicuo traffico di stupefacenti, ad opera di una agguerrita associazione criminale, composta nei ruoli direttivi prevalentemente da cittadini albanesi e in minima parte da autoctoni con funzioni marginali, con proprie articolazioni in diverse zone del territorio nazionale, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. L'eroina veniva acquistata direttamente in madrepatria, la cocaina in Spagna e nei Paesi Bassi da fornitori che non pretendevano alcun pagamento anticipato delle partite, saldate nella fase successiva alla distribuzione al minuto. Questo ultimo particolare “evidenzia l'esistenza di un rapporto fiduciario tra i correi, possibile solo in un contesto associativo illecito ramificato all'estero e costituito da una rete di favoreggiatori in grado di mettere a disposizioni laboratori, magazzini, appartamenti, vetture e quant'altro utile all'organizzazione”32. Nel settore del traffico della droga strategici sono i collegamenti con la Puglia la quale costituisce il punto di arrivo e smistamento di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, specialmente di marijuana ed eroina, provenienti dall'Albania e dalla Grecia, diretti alle organizzazioni criminali calabresi, non necessariamente appartenenti alla 'ndrangheta, a quelle siciliane e del nord d'Italia. In questo specifico settore criminale “dopo aver inizialmente commercializzato la marijuana prodotta in Patria, oggi l'Albania occupa anche una posizione di rilievo nel mercato dell'eroina e della cocaina. Il ruolo dei criminali albanesi si è elevato 32 Ibidem ___________________________________________________________________ 34 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 da quello iniziale di corrieri a quello di importanti ed affidabili referenti delle organizzazioni di trafficanti delle aree di produzione, di transito, di stoccaggio e di consumo”33. I sodalizi criminali albanesi sono inoltre i principali gestori del mercato della prostituzione in Italia, normalmente in danno di donne albanesi e di altre nazionalità, introdotte clandestinamente in Italia e spesso sequestrate nei paesi di origine e ridotte successivamente in uno stato di schiavitù. Due sono i fattori che rendono poco frequente il riscatto dalla prostituzione delle donne albanesi: in primo luogo, esse sono per tradizione subordinate al ruolo dell'uomo; in secondo luogo, sono spesso le famiglie stesse che mettono a disposizione le ragazze ed i minori per non perdere il notevole guadagno derivante dal meretricio. Lo sfruttamento sessuale delle donne è caratterizzato da una prima fase di contrasto fra i gruppi per il predominio territoriale a cui segue la “ricerca di un accordo per uno sfruttamento condiviso o comunque non conflittuale, privilegiando la logica del guadagno”; è quanto emerso nel corso delle tante operazioni condotte dalla D.I.A. Come già accennato, il fenomeno della immigrazione clandestina, dopo una prima esperienza da parte dei traghettatori pugliesi è stato gestito in prima persona, a partire dal 1997, dalla criminalità albanese che si è occupata degli sbarchi in Italia in un primo momento dei soli clandestini albanesi e poi di quelli appartenenti a diverse etnie diretti nell'Europa occidentale (curdi, cingalesi, egiziani, pakistani, ecc.). L'elevata capacità imprenditoriale, le relazioni di affari intrattenute con le organizzazioni che gestiscono il traffico migratorio a livello internazionale, la massima puntualità ed efficienza nell'esecuzione (spesso violenta nei confronti dei migranti), dei compiti di servizio affidati sono elementi con cui la malavita albanese si è conquistata la massima affidabilità nel traffico degli esseri umani. Nell'operazione “Human carrier” (coordinata dalla Procura della Repubblica 33 Ministero dell'Interno, Relazione 2007, op. cit. ___________________________________________________________________ 35 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 presso il Tribunale di Brindisi nell'aprile 2010)34 e che si è occupata della immigrazione clandestina, viene rilevata “la partecipazione di alcuni cittadini albanesi ad una compagine multinazionale composta principalmente da iracheni ma anche da turchi, bulgari, greci, pakistani, i quali, ognuno per la propria parte, si occupavano dei transiti nei rispettivi territori di competenza, di numerosi immigrati clandestini”. Quello della immigrazione clandestina è senza dubbio uno dei settori più lucrosi se si considera che il guadagno non è connesso solo al prezzo del trasferimento della vittima, ma è ampliato dalla continuità del suo sfruttamento. Infatti, quando si parla di traffico di clandestini, in realtà, si fa riferimento a due forme di criminalità: al traffico dei clandestini che entrano nei confini italiani al fine di trovarvi un lavoro e al traffico di donne e minori da destinare all'attività della prostituzione e della pedo-pornografia. Altri settori di interesse dei gruppi criminali organizzati albanesi sono inoltre: il riciclaggio, il traffico di armi da guerra dall'Albania e da altri Stati dell'ex Jugoslavia, il furto di auto di grossa cilindrata, le rapine in ville situate nell'Italia centrale e settentrionale. Sono inoltre responsabili di crimini violenti, dalle lesioni personali fino agli omicidi, consumati con modalità che rispondono alle rigide logiche interne che disciplinano i gruppi delinquenziali in esame e che ne confermano l'estrema pericolosità. In una prima fase del suo insediamento nel nostro territorio la criminalità albanese era presente soprattutto nell'area piemontese e lombarda con significative concentrazioni nella città di Torino, successivamente si è diffusa rapidamente su scala nazionale raggiungendo le regioni del sud Italia, tradizionale territorio delle organizzazioni criminali autoctone. In Sicilia, Campania e Calabria “occupano ambiti criminali residuali realizzando saltuarie intese operative, ma sempre nell'ottica di una primazia prevalenza delle tradizionali organizzazioni mafiose, le quali, pur usufruendo dei servigi di questi nuovi soggetti criminali, mantengono un ferreo controllo sul contesto criminale 34 DIA, Relazione 1° semestre 2010, op. cit. ___________________________________________________________________ 36 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 del territorio”35. Peculiare è il rapporto con la criminalità pugliese data la compatibilità organizzativa strutturale delle due consorterie delinquenziali (flessibilità ed orientamento al modello di servizio) che consente loro di fungere da snodo per ogni tipo di attività illecita e da qualsiasi parte provenga. In Puglia la criminalità albanese si è perfettamente inserita nel tessuto sociale tanto più che ora sembra convivere con le espressioni della malavita organizzata locale. L'esperienza compiuta in questi ultimi anni nel mondo dei traffici illeciti, ha permesso ai sodalizi criminali albanesi di ampliare i settori del crimine e di maturare un modello associativo flessibile attraverso la gestione di articolate reti di complicità esistenti all'interno di gruppi operanti in Italia sia di quelli attivi nel paese di origine e nel nord d'Europa, occupando aree non più controllate dalla criminalità italiana. In apparente contrasto con l'immagine di una criminalità “rurale”, violenta e primitiva, la devianza albanese appare invece evoluta, efficiente ed efficace tanto da acquisire ruoli primari nelle strategie globali del crimine. 35 Ministero dell'Interno, Relazione 2007, op. cit. ___________________________________________________________________ 37 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 ___________________________________________________________________ 38 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 2.3 La criminalità cinese I primi arrivi di cittadini cinesi in Italia risalgono al periodo della seconda guerra mondiale. Questi gruppi si insediano prima a Milano poi a Roma, a Firenze intorno agli anni '80 e, a Prato nei primi anni '90. Il flusso migratorio è inizialmente un fenomeno del tutto marginale, sia rispetto al consistente esodo dalle coste cinesi, sia rispetto alla sua incidenza numerica sul totale della popolazione italiana. L'immigrazione dei cittadini cinesi nel nostro Paese comincia a farsi rilevante verso la metà degli anni '80 con l'apertura della Cina verso l'occidente a seguito dei fatti di Piazza Tien'amen36 e i provvedimenti legislativi di regolamentazione dell'immigrazione che hanno reso possibile la regolarizzazione attraverso le sanatorie dei clandestini, favorendo un flusso migratorio di enorme rilevanza, costituito anche dai parenti degli immigrati che accompagnano l'insediamento di piccole comunità di cinesi in vaste parti d'Italia. Provengono soprattutto dalla regione dello Zhejiang, a sud di Shanghai, caratterizzata da due realtà: una poverissima, costituita dagli abitanti che vivono nell'entroterra, da cui proviene la maggior parte degli immigrati destinati alla manovalanza (dalla città di Yuyu); l'altra più ricca, costituita dalle popolazioni che vivono lungo la costa, ed è della città di Wenzhou la maggioranza dei soggetti che entrano a far parte dei gruppi criminali. Le regioni italiane in cui si registra un numero rilevante di cittadini cinesi sono la Lombardia, il Lazio, la Toscana, l'Emilia Romagna, il Piemonte, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia ed in particolare nelle città di Milano, Firenze, Prato, Roma, Torino, Trieste, Udine, Modena e Reggio Emilia. Negli ultimi anni alcune comunità cinesi si sono insediate anche nelle regioni insulari e meridionali, in 36 Wikipedia, l'enciclopedia libera - La protesta di piazza Tien'anmen fu una serie di dimostrazioni guidate da studenti, intellettuali, operai nella Repubblica Popolare Cinese tra il 15 aprile ed il 4 giugno 1989. Simbolo della rivolta è considerato il rivoltoso sconosciuto che in totale solitudine e completamente disarmato affronta una colonna di carri armati: le fotografie che lo ritraggono sono popolari nel mondo intero e sono per molti un simbolo di lotta contro la tirannia. L'evoluzione della protesta si può ripartire attraverso cinque episodi: il lutto, la sfida, la tregua, il confronto, il massacro. ___________________________________________________________________ 39 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 particolar modo nella provincia di Napoli37. Le principali attività dei cinesi si concentrano dapprima sulla ristorazione e sul commercio. La popolarità che la cucina cinese ha progressivamente acquistato fra la popolazione italiana ha incrementato il numero dei ristoranti sparsi nelle varie province italiane, divenendo uno dei principali settori lavorativi, attorno a quali gravitano la presenza e lo sviluppo delle comunità cinesi. Nell'area fiorentina si sviluppa velocemente un gran numero di piccole imprese familiari nel settore della lavorazione del pellame e delle borse, mentre a Prato si avviano attività artigianali nel settore tessile che determinano una forte crescita della comunità, tale da trasformare tale zona in una delle più densamente popolate in Italia. La prospettiva di poter realizzare una piccola impresa familiare è il sogno di tutti gli immigrati che provengono da Zhejiang, la quasi totalità dei cinesi. Essi si aggregano in ristrette porzioni di territorio e costituiscono tanti piccoli quartieri di Cina formati da persone quasi tutte provenienti dalla stessa regione o dagli stessi villaggi nei quali sopravvivono le tradizioni millenarie e particolari regole di convivenza. Ciò consente un'autonomia culturale rispetto alla realtà che li circonda, e li rende una comunità completamente isolata dal tessuto sociale. Ciò che spinge i cinesi a stare il più possibile uniti fra loro si riassume in una sola parola: “guanxi”. Questa significa letteralmente rapporto, legame, relazione, amicizia. E' l'arte di mantenere le relazioni di supporto e le conoscenze coltivate nella vita di ciascun individuo. “Entrare nella “guanxi” di un cinese è come entrare a far parte di una famiglia allargata, dentro la quale l'abnegazione alla “causa comune” è totale, così come la condivisione dei beni immateriali e materiali. Chi è dentro la “guanxi” è come un fratello, una sorella o addirittura può essere un secondo padre, una seconda madre. Entrare in una “guanxi” è impegnativo, ma rimanervi è ancora più impegnativo. Un solo sbaglio e si rischia di uscirne per sempre. Rientrarci diventa impossibile, perchè l'errore è la prova della inadeguatezza a ricevere 37 D.N.A. - Relazione 2007, op. cit. ___________________________________________________________________ 40 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 questo onore. In Cina la parola “onore” ha un significato profondo. E' un valore che si porta dentro sempre. Per questo motivo si può essere certi della fedeltà e dell'onestà di un cinese nella sua “guanxi”. La “guanxi” è uno degli elementi più significativi della cultura cinese. Non si limita infatti solo a legami affettivi, ad una “famiglia allargata”, ma implica anche una serie di modalità di aiuto reciproco attraverso le quali i cinesi costruiscono il proprio futuro”38. Più ampiamente, si tratta di una rete di solidarietà incrociate che abbraccia la famiglia elementare, quella estesa, che comprende diversi nuclei familiari ma anche quella economica, che va al di là dei vincoli di sangue e che ruota attorno ad un bene comune, come una attività commerciale i cui proventi vengono divisi fra le persone che lavorano nell'impresa, sia essa legale oppure no. L'assoluta impermeabilità ad ogni integrazione con il tessuto sociale, la crescente espansione commerciale dei cinesi e la proliferazione di associazioni, hanno consentito alle organizzazioni criminali cinesi di esercitare un rigido controllo sulla loro vita economica e sociale. Infatti le diverse associazioni di mutuo soccorso nate allo scopo di offrire ai connazionali un aiuto finanziario, assistenziale o per il disbrigo di pratiche burocratiche, con il tempo sono diventate centro di potere ed hanno rafforzato l'interesse della criminalità organizzata su quella che è apparsa la più lucrosa delle attività illecite nonchè funzionale per lo sviluppo sul territorio nazionale delle attività produttive e commerciali: il traffico di clandestini. Fin da subito le organizzazioni malavitose cinesi hanno saputo sfruttare la enorme potenzialità economica legata alle sue devianze, (lo sfruttamento del lavoro nero, la prostituzione, il falso documentale), sulle quali hanno costruito la loro potenza economica e il loro potere. La tratta di persone dalla Repubblica Popolare Cinese risulta gestita da organizzazioni criminali ben strutturate, con complici nelle maggiori capitali internazionali. Per poter gestire l'importazione di lavoratori da ridurre in schiavitù e di giovani donne da avviare al meretricio in un tragitto di migliaia di chilometri la criminalità cinese ha dovuto allacciare rapporti, stringere alleanze, 38 Ministero dell'Interno, Relazione 2007, op. cit. ___________________________________________________________________ 41 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 prendere accordi con altre organizzazioni criminali. E' venuto, così, a definirsi un sistema criminale integrato, ove al livello più alto agiscono le organizzazioni cinesi, che pianificano e gestiscono lo spostamento dal Paese di origine a quelli di destinazione. Le comunità cinesi presenti in ogni Paese di passaggio, in virtù del loro completo isolamento e della loro impenetrabilità, diventano strategiche per la immigrazione clandestina le cui rotte si snodano attraverso soste in diverse città europee. “Il forte senso del dovere e dell'obbedienza nei confronti di chi legittimamente o illecitamente detiene il potere, specie se questo deriva dalla forza intimidatrice, giustifica la diffusa ed assoluta omertà che regna tra gli appartenenti alla comunità, terrorizzati anche dalle punizioni esemplari, per lo più eseguite in Cina e inflitte alle famiglie di chi si dissocia da questa logica”39 Il cittadino cinese che vuole emigrare si rivolge a consorterie criminali presenti in Cina, che sono in stretto contatto con quelle esistenti nel Paese di destinazione. Si affida completamente ad un corriere, cioè veri dominus della vita dei clandestini, che pretendono sempre una garanzia personale da parte della famiglia di origine. Pur di essere trasportati in Italia o in altri Paesi i cinesi impegnano i propri pochi risparmi e si indebitano anche per lunghi anni assoggettandosi ad un regime di vera e propria schiavitù. Dalla Cina si esce con regolari visti turistici, visti per affari o visti per viaggi aziendali, rilasciati dalle ambasciate europee di Pechino, e l'acquisto di un biglietto di andata e ritorno. Arrivati a destinazione il passaporto viene rispedito in Cina, previa apposizione del visto di reingresso, e serve per altri emigranti, mentre il cinese giunto in Italia riceve un passaporto falso. Se invece si vogliono utilizzare i valichi non protetti dalle frontiere, ci si rivolge a guide appartenenti alle organizzazioni criminali – le cosiddette “teste di serpente” - che poi si avvalgono, per l'attraversamento dei vari paesi, dei cosiddetti “passeurs”. Le rotte dell'immigrazione illegale dalla Repubblica Popolare Cinese sono principalmente via terra, attraversando la Russia e i Paesi dell'Est, oppure, via 39 Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare - Relazione annuale 2003, op. cit. ___________________________________________________________________ 42 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 mare da Malta con i gommoni, che una volta partivano dall'Albania. Le rotte preferite estremamente variabili, sono quelle che attraversano Paesi con legislazioni meno rigide o con i quali la Cina ha stretto accordi bilaterali. Il materiale superamento delle nostre frontiere nazionali è generalmente demandato a gruppi criminali specializzati di altra etnia (albanesi, sloveni, bosniaci, montenegrini, cechi, turchi, maltesi ecc.). Durante il viaggio “gli accompagnatori” mantengono le vittime in un continuo stato di assoggettamento psicologico, ricorrendo a minacce e violenze nel caso di inosservanza delle regole impartite”40 Gli arrivi dei cinesi in Italia si concentrano nel Friuli Venezia Giulia, Liguria, sulle coste della provincia di Ragusa, sulle coste adriatiche e gli scali portuali di Roma e Milano. Qui, vengono presi in custodia da gruppi criminali cinesi che operano in Italia e portati in luoghi sicuri in attesa che i familiari in Cina paghino la seconda tranche del prezzo di viaggio (il costo totale si aggira mediamente intorno ai 15.000 euro). Si tratta di appartamenti o casolari dove gli irregolari vengono sottoposti ad ogni tipo di vessazione perchè paghino le somme pattuite, altrimenti possono essere offerti, a connazionali che li adoperano per il lavoro nero nei settori tessile e manifatturiero fino a recuperare quanto è stato pagato per loro. Per il Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia Olga Capasso, “L'utilizzo di manodopera irregolare, talvolta con modalità prossime alla riduzione in schiavitù, determina peraltro un decisivo abbattimento dei costi di produzione, consentendo alle attività gestite dai cinesi di porsi sul mercato in condizioni di assoluta competitività”41. Nella criminalità cinese, anche se variamente intrecciati fra loro, si individuano solitamente tre livelli: le c.d. “Triadi”, la “nuova mafia economica” e le “bande giovanili”. Le “Triadi” che hanno la loro base a Hong Kong sono solo una piccola parte 40 Galullo Roberto – La mappa della mafia cinese in Italia e i canali clandestini di sbarco con le “teste di serpente”, in robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2010/07/page/2/ 41 Ibidem ___________________________________________________________________ 43 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 della costellazione di gruppi criminali cinesi che operano in tutto il mondo. Sono saldamente radicate in tutte le più grandi comunità cinesi sparse nel mondo, incluse quelle di Amsterdam, Londra, Manchester, New York e San Francisco. Negli Stati Uniti d'America in particolare le triadi costituiscono una temutissima organizzazione criminale, mentre allo stato attuale sono meno radicate nei Paesi dell'U.E., benchè presenti un po' ovunque, anche in Italia. Nel nostro Paese le Triadi sono considerate nei Dossier della DIA come la “quinta mafia” e si trovano soprattutto in Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia Romagna e Sicilia. Per quanto riguarda la loro nascita, si sostiene che le Triadi abbiano avuto origine nel XVII secolo per volontà di un gruppo di monaci buddisti, esperti di Kung-fu, del monastero di Fukien, nel sud-est della Cina con lo scopo di rovesciare la dinastia Manciù che aveva spodestato il regno dei Ming. Ma secondo gli storici le società segrete sarebbero nate intorno al 1760 come associazioni create con lo scopo precipuo di migliorare le condizioni di vita di chi viveva ai margini della società. Nello stesso tempo si dedicano alla pirateria e al contrabbando accumulando molta ricchezza e potere fino a trasformarsi in potenti clan dediti a mille traffici. Il nome deriva dal simbolo della “setta”, un “triangolo equilatero”, che rappresenta l'unità dei tre concetti base del pensiero e della cultura cinese: Cielo, Terra, Uomo. L'ingresso nella società avviene con una cerimonia d'iniziazione, intrisa di credenze ancestrali e magiche appartenenti all'antico patrimonio culturale cinese. Esiste una molteplicità di Triadi, con un numero di membri che varia dai 50 ai 30.000, come ad esempio avviene nelle tre organizzazioni storicamente preminenti all'interno di questo panorama: la “Sun Yee On”, la “Wo Shing Wo” e la “14K”. I clan mafiosi hanno una struttura piramidale nella quale ogni gradino della scala gerarchica è rigidamente separato dagli altri, i nomi dei capi sono espressi con colorite metafore o numeri multipli di tre, e spesso, i loro volti sono ignoti agli affiliati. ___________________________________________________________________ 44 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 Al vertice di ogni Triade vi è il Shan Chu, identificato col numero 489 e chiamato “Testa del Dragone o Fratello maggiore”; segue il vicario del capo, addetto alle cerimonie di iniziazione contrassegnato con il n. 438. Le figure indicate con il n. 438 possono essere insignite del titolo di “doppio fiore” paragonabile a quello di capomandamento di “Cosa Nostra” e che svolge mansioni di tesoriere. Lo stesso numero può indicare anche il “Garante delle alleanze”, il “Guardiano del Vento”; mentre a un livello inferiore troviamo il n. 415 chiamato “Ventaglio di carta Bianca”, responsabile delle finanze. Con il n. 426 viene indicato il “Guerriero del polo rosso”, esperto in tecniche di combattimento e responsabile dell'ala militare; infine al gradino più basso della struttura con il n. 49 vi sono i membri ordinari (i Sey Kow Jai). Hsiang Khe Zhi, il boss d'oriente che agisce in Italia, è uno dei più importanti boss cinesi in circolazione ed ha contatti con i capimafia cinesi che vivono lontano dal suo territorio; può essere considerato alla stregua di capomandamento della mafia cinese in Toscana. La sua famiglia può contare su un gruppo di fedelissimi, in stretti rapporti con i clan di Torino, Treviso, Roma e Napoli. I suoi affiliati provengono tutti dalla provincia dello Zheijang e sono legati da vincoli di sangue o di parentela acquisita di cui Hsiang è il capo assoluto. La forza della mafia cinese è costituita dalla sua frammentazione in una miriade di cellule sempre in contatto fra loro. “Molti ritengono che le triadi siano controllate da un padrino e che questo padrino diriga le banche dei clan locali e oltreoceano per commettere vari tipi di attività illecite – spiega il criminologo Yiu Kong Chu – ma posso dirvi che non esiste nessun padrino e nessun quartiere generale a Hong Kong. Il crimine organizzato cinese internazionale è organizzato e commissionato da differenti gruppi etnici cinesi. Più che a una “piovra”, la mafia cinese potrebbe essere paragonata a un dragone con più teste. Non esiste un unico centro di comando che dirige i vari tentacoli e impartisce ordini e direttive. Non c'è una cupola mondiale e neanche un capo supremo in grado di influenzare le scelte di vari clan. Ci sono invece gang indipendenti, collegate fra loro da una rete impalpabile ___________________________________________________________________ 45 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 ed estesa a livello globale”42. Numerosi sono i campi illegali che interessano le attività delle Triadi. Di primaria rilevanza, specie per le connessioni con le società criminali operanti in Italia, è il traffico di clandestini, collegato al fenomeno del sequestro di persona a scopo di estorsione, allo sfruttamento della mano d'opera giovanile e femminile e al traffico della prostituzione anche sotto la copertura di sale di massaggi; il traffico di stupefacenti e, in casi più isolati ed estremi, l'omicidio. Le risse e le lesioni personali con armi bianche, le rapine, i furti e le estorsioni sono reati prevalentemente commessi all'interno della comunità, consumati da cinesi a danno di altri cinesi; Uno dei settori più redditizi ma spesso ignorati “è la contraffazione dei documenti, passaporti, permessi d soggiorno, ultimamente sostenuta addirittura dalla falsificazione dei sigilli ufficiali del governo della Repubblica Popolare Cinese. A titolo di esempio, si può ricordare come la Polizia di Stato, nell'agosto del 1993, a Pistoia, abbia sequestrato timbri ufficiali della Repubblica Popolare Cinese utilizzati per attestare l'autenticità di passaporti e di altri documenti di identificazione, un sigillo per la falsificazione di patenti cinesi, un macchinario per la stampa a caldo di patenti cinesi plastificate, ed una matrice per l'apposizione del timbro a secco ufficiale cinese”43. Nell'ambito della criminalità cinese desta particolare attenzione una nuova forma di mafia organizzata economica in grado di aggirare le norme italiane, supportata dalla notevole capacità di riciclare il denaro sporco tramite l'acquisto di esercizi commerciali e immobili. L'attività preferita da questa mafia cinese è la falsificazione di enormi prodotti di consumo, sia nel campo dell'abbigliamento che nel campo alimentare in violazione del rispetto delle più elementari regole di diritto. Come si evince dal Rapporto DIA del 1° semestre 2010, il fenomeno della contraffazione “resta un problema sempre più gravoso, che penalizza la 42 Rossi Giampiero e Spina Simone, I boss di Chinatown, La mafia cinese in Italia, pagg. 138/139, Editore Melampo, Milano, 2008 43 Ferraro Sebastiano – Le Triadi cinesi nel contesto italiano, 4/7/2009, in www.criminologia.it ___________________________________________________________________ 46 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 produzione del “made in Italy”. I copiosi sequestri di articoli contraffatti, di fabbricazione cinese confermano la capillare pervasività nel mercato, grazie anche alla complicità degli spedizionieri nei porti di attracco che permettono di eludere i controlli specifici”. La contraffazione non riguarda solo il settore della pelletteria o dell'abbigliamento tessile, come accadeva all'inizio, ma investe giochi, prodotti alimentari, CD, DVD, televisori, dentifricio, ecc. E' diffusa in tutto il territorio nazionale, con punte elevate in Campania, Toscana, Lazio e Marche. Nel settore della contraffazione di marchi italiani non ci sono mai stati scontri con le mafie italiane ma solo rapporti d'affari, più intensi con la Camorra che impone il prezzo finale dei prodotti ma che in cambio fornisce servizi per aggirare i controlli. Si tratta di attività criminali di tipo associativo spesso connotate dalla caratteristica della mafiosità, come riconosciuto in diversi dispositivi giudiziari. A tal proposito, merita di essere citata la confisca di beni – che ha fatto seguito ad un decreto di sequestro preventivo con il quale, per la prima volta in Italia, è stata data applicazione alla normativa antimafia (legge n. 575/65 e successive modifiche) nei confronti di cittadini cinesi – effettuata a Firenze dalla DIA nell'ambito dell'operazione “Ramo d'Oriente”, conclusasi nel settembre 200344. Più recente è la maxi operazione denominata “Cian Liu” (fiume di denaro), condotta il 28 giugno 2010 dalla Guardia di Finanza della Toscana e coordinata dalla Procura Nazionale Antimafia nei confronti di una associazione a delinquere composta da cittadini cinesi ed italiani dedita al riciclaggio di denaro di illecita provenienza mediante una rete di agenzie di “money transfert”. Per gli investigatori si tratta di un'associazione a delinquere di stampo mafioso guidata da una famiglia cinese da anni in Italia, i “Cai”, che manteneva il potere grazie a minacce, intimidazioni e omertà. L'operazione ha richiesto l'intervento di 1000 uomini delle Fiamme Gialle nel distretto tessile pratese, ed ha riguardato oltre 100 aziende delle province di Prato 44 D.I.A – Relazione 2° semestre 2005 ___________________________________________________________________ 47 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 e Firenze per un totale di quasi 3 miliardi di euro riciclati dal 2006 ad oggi. Sono state arrestate 24 persone tra italiani e cinesi e sequestrati 73 aziende, 181 immobili e 166 auto di lusso45. Altra forma di criminalità cinese è rappresentata da “bande giovanili organizzate”, vere e proprie gang, che vengono utilizzate dalle Triadi nella realizzazione di ogni fattispecie delittuosa come le rapine in danno di propri connazionali ma anche estorsioni, incendi dolosi e delitti contro la persona, compresi gli omicidi. Sono caratterizzate da estrema mobilità sul territorio nazionale ed i suoi componenti, coordinati da una persona adulta, sono spesso minorenni, clandestini e legati quasi sempre da una comune origine geografica. La loro presenza è particolarmente avvertita in Lombardia, dove nella città di Milano, si assiste frequentemente allo scontro di diversi gruppi che si contendono il predominio sul territorio. Nel suo complesso, la criminalità cinese è particolarmente attenta a non compiere azioni eclatanti per non attirare su di sé l'attenzione delle autorità investigative ed è normalmente circoscritta all'interno delle comunità. L'elevata omertà rendono alquanto problematico ogni tipo di attività di penetrazione informativa e investigativa. La disponibilità di ingenti ricchezze le permettono di finanziare affari impegnativi e transnazionali utilizzando sistemi alternativi di transazioni finanziarie e monetarie, privilegiando circuiti extrabancari e pagamenti in contanti che rendono difficile l'individuazione dei flussi. “Conoscere la realtà cinese è allora sostanziale per poter adottare “terapie” che riescano a frenare l'avanzata della parte malsana orientale di una comunità di emigrati da sempre composta da lavoratori osservanti della legge”46 Non senza ragione, Domenico Di Petrillo, ha sottolineato che l'analisi sulla fenomenologia delinquenziale cinese muove da una considerazione e cioè: “ove 45 Il Corriere della Sera, I boss di Chinatown, Comunicato integrale della Guardia di Finanza Regione Toscana del 28 giugno 2010, in ibossdichinatown.blogspot.com/ 46 Domenico Di Petrillo, Colonnello CC – Dirigente Operativo DIA – La mafia cinese – GNOSIS – Rivista italiana di intelligence – Atti del 1° Seminario Europeo “Falcon One” sulla Criminalità Organizzata – Roma, 26-27-28 aprile 1995, in www.sisde.it/sito/Supplemento.nsf/ServNavig/25 ___________________________________________________________________ 48 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 si insedia una comunità cinese, si inserisce inevitabilmente un elemento criminale con caratteristiche tali da sfruttare la maggioranza degli immigrati che lavora onestamente”. I reati associativi indicati nella TAV. 147 elaborata dalla DIA nel 1° semestre 2010 si riferiscono alla contraffazione, al contrabbando delle merci, al traffico t.l.e., all'immigrazione clandestina, connessa allo sfruttamento sessuale ed al lavoro nero, nonché ai reati contro la persona ed il patrimonio. ___________________________________________________________________ 49 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 2.4 Criminalità russa Il fenomeno della criminalità russa era già presente durante il settantennio del regime sovietico. Accanto ad una economia pianificata dal “Partito” che aveva condotto l'URSS ad una situazione di povertà diffusa e di conflitti sociali, caratterizzata inoltre da grave carenza di beni necessari per la vita quotidiana, si andava progressivamente sviluppando una economia parallela gestita da piccoli gruppi criminali il cui principale interesse era il “mercato nero”: con la complicità di funzionari corrotti i diversi sodalizi criminali si appropriavano di merci e beni di prima necessità, a prezzi ridotti, per poi rivenderli successivamente alla popolazione a prezzi di mercato. “Si formava in tal modo una sorta di “imprenditoria criminale” che per la sua commistione e collusione con i pubblici poteri rappresenta ancora oggi una delle caratteristiche fondamentali dei fenomeni criminali russi”47. Il vero salto di qualità e quantità della mafia russa, non più limitata al territorio di origine ma incanalata verso una dimensione transnazionale, avviene in relazione a diversi fattori geopolitici come la caduta del comunismo, la disgregazione della ex Unione Sovietica, l'introduzione dell'economia di mercato e, di estrema rilevanza, gli alti livelli di corruzione. Le organizzazioni criminali si arricchiscono grazie al collasso del sistema pubblico e al ritmo forsennato delle grandi privatizzazioni mediante l'acquisizione di ingentissime quantità di titoli azionari, risorse immobiliari e il controllo delle più importanti industrie e delle maggiori banche. “Fonti del governo russo ritengono che oggi, circa il 40% delle imprese private, il 60% delle imprese statali, il 50-85% delle banche russe, il 70-80% dell'insieme delle attività commerciali sono soggette a infiltrazioni o comunque sono sotto l'influenza delle organizzazioni criminali e che la quasi totalità delle imprese commerciali nelle città maggiori è gestita direttamente o indirettamente da gruppi 47 Circolopasolini.splinder - I pezzi del crimine organizzato globale: la mafia russa. Documento del CSM del gennaio 2009 in cui viene illustrata la mafia russa e come agisce nel riciclaggio transnazionale ___________________________________________________________________ 50 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 criminali”48. Sullo sviluppo della criminalità russa ha influito pesantemente anche la grave crisi morale ed economica che ha portato alla costituzione di profonde disuguaglianze sociali e di reddito e ad una situazione di povertà, che nella Federazione Russa colpisce oltre quaranta milioni di abitanti su un totale di centoquarantaseimilioni. Questa parte della popolazione che vive in condizioni di disagio o di estrema povertà è spinta da un forte desiderio di uscire dalla situazione di indigenza in cui si trova ma ancora più intenso è il desiderio di arricchirsi trovando terreno fertile fuori dalla cultura della legalità. La propensione alla corruzione è “intesa in talune circostanze come un necessario ricorso alla sopravvivenza che è incarnata nel sistema con l'appellativo di “Krysha”49. Le associazioni criminali dell'ex Unione Sovietica si sono ulteriormente consolidate attraverso la elezione di propri rappresentanti nelle amministrazioni locali e nel Parlamento. Moltissimi mafiosi sono diventati assistenti parlamentari dietro pagamento di una somma di denaro. Attualmente in Russia i 450 deputati della “Duma” si giovano di 15.000 assistenti parlamentari, molti dei quali sono stati uccisi in relazione a contrasti tra gruppi criminali rivali50. Con l'apertura delle barriere politiche ed economiche i gruppi criminali russi si vanno velocemente affermando a livello internazionale inserendosi nei mercati finanziari ed economici, soprattutto dei paesi dell'U.E., facendo registrare un enorme movimento di persone e di denaro verosimilmente proveniente da attività illecite condotte in patria. Gli enormi capitali vengono così immessi sui mercati finanziari internazionali attraverso le attività di società commerciali e imprenditoriali create in diversi Stati e dedite al riciclaggio di ingenti somme di denaro attraverso le favorevoli normative fiscali e finanziarie vigenti nei paesi off-shore. In tema di riciclaggio di proventi illeciti va sottolineata l'importanza del processo 48 Ibidem 49 Gagliardo Antonio, op. cit. pag. 105 50 Circolopasolini.splinder op. cit. ___________________________________________________________________ 51 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 di privatizzazione che si sta sviluppando in molti Paesi dell'Europa orientale. L'acquisto diretto da parte di criminali di imprese private o l'investimento di propri capitali in quote di imprese privatizzate permettono alla criminalità di infiltrarsi nel mondo degli affari legittimi. Più pregnante è la situazione nei Paesi dell'ex Unione Sovietica dove un'efficace azione contro il riciclaggio è contrastata dal controllo delle banche da parte dei criminali stessi o di persone colluse con gli stessi. Il Consiglio Superiore della Magistratura, in un incontro di studio sulla “mafia russa ed il fenomeno del riciclaggio transnazionale, tenutosi a Roma dal 12 al 14 gennaio 2009”, ha inoltre evidenziato come la situazione di generalizzata corruzione degli organismi governativi, amministrativi e giudiziari, nonché la inesistenza nel codice penale russo fino al 1996 di delitti quali la bancarotta fraudolenta, la truffa, il falso in bilancio, abbia contribuito a rendere impossibile ogni forma di contrasto nel settore finanziario e commerciale locale e ad attirare capitali delle mafie occidentali con il risultato di far entrare nella Federazione Russa un flusso di denaro di illecita provenienza. La mafia russa siede ormai nel cuore della finanza internazionale, è divenuta una delle componenti strutturali del capitalismo globale, del nuovo potere privato in grado di condizionare l'ordine geoeconomico e geopolitico internazionale. Per quanto riguarda la struttura le organizzazioni criminali che la compongono sono di diversa origine etnica e religiosa provenienti dal territorio dell'ex Unione Sovietica. Non esiste una sola mafia russa ma numerose mafie etniche, quella ucraina, uzbeca, georgiana ecc. “I gruppi criminali russi sono circa 8.000 con più di 100.000 affiliati, localizzati nelle regioni di Mosca e San Pietroburgo”51. Le mafie russe non hanno una struttura gerarchica verticale ma sono costituite da gruppi separati più o meno potenti che hanno però una loro organizzazione interna con capi dotati di potere autoritario. Al livello più basso vi sono le “bande” costituite da piccoli gruppi locali di 10/15 persone; a un livello superiore si posizionano le “grandi brigate” (circa 500) che possono contare su 51 Ibidem ___________________________________________________________________ 52 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 200/300 persone che controllano i gruppi più piccoli, mentre i titolari del potere sull'organizzazione sono i così detti “ladri con codice d'onore” (vory v zakone). Questi ultimi occupano all'interno della società russa una posizione di prestigio e autorità: spesso sono avvocati, medici, ingegneri e politici e rappresentano l'elite criminale in grado di svolgere le più colossali operazioni finanziarie. I vory v zakone hanno un codice estremamente rigoroso: disprezzano tutto quanto si collega alla società, tagliano i contatti con la famiglia d'origine, non si sposano e non hanno figli, non lavorano e pertanto vivono solo dei profitti delle loro attività illecite. Ricorrono frequentemente all'uso di tatuaggi i quali concludono i riti d'iniziazione dell'affiliato ed indicano l'organizzazione criminale di appartenenza e la scala gerarchica all'interno dell'organizzazione stessa. I membri dei gruppi criminali russi, hanno un'età media molto bassa, sono in buona percentuale di origine russa e georgiana, l'altra percentuale è costituita da armeni, azeri, uzbechi, ucraini e kazachi. Fra le principali organizzazioni criminali russe la “Solntsevskaya” è la più potente dell'intera Federazione, è attiva soprattutto a Mosca e conta oltre 5.000 membri. E' l'organizzazione numero uno per estorsione, prostituzione, traffico di droga, di armi e di opere d'arte ma è anche specializzata nelle operazioni del mondo finanziario e del mercato azionario. Sotto il suo controllo rientrano anche il mercato degli autoveicoli, parte dei locali di svago ed alcuni lussuosi alberghi. A partire dal 1992 ha acquisito il controllo di un consistente numero di compagnie finanziarie della più grande banca commerciale della Russia, la “Russian Exchange Bank”, avviando una infiltrazione criminosa nel settore economico e finanziario. La seconda organizzazione criminale per il numero di affiliati è ritenuta la “Tambovskaya” che ha base a San Pietroburgo ed è molto legata alla “Solntsevskaya”, ma non è subordinata ad essa. E' particolarmente attiva per quanto riguarda il taffico di eroina verso la Russia e l'U.E. data la sua presenza massiccia nei Paesi dell'Asia produttori di oppiacei. Gli altri interessi dell'organizzazione sono le frodi finanziarie, la corruzione di impiegati e ___________________________________________________________________ 53 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 funzionari pubblici, il riciclaggio di denaro. La mafia “Ismailovskaya” ha legami operativi con “Solntsevskaya” per attività legate al mondo fnanziario e al riciclaggio. Si tratta d una organizzazione russa molto temuta per la efferatezza che pone nelle sue imprese criminali che comprendono omicidi su commissioni ed estorsioni. La “Uralmashskaya” ha sede a Mosca ed è presente in molti Paesi dell'U.E., tra cui l'Italia ma la sua attività si spinge anche in Cina. E' un gruppo molto ben organizzato con una disciplina interna molto rigida le cui attività si rinvengono nel settore finanziario, bancario, immobiliare e traffico di materie prime, droga, armi e materiale nucleare. Per ciò che concerne la presenza nel nostro Paese della criminalità organizzata russa, i sodalizi criminali russi hanno attuato in Italia, come anche in altri Paesi Europei, una penetrtazione apparentemente silenziosa ma costante, in modo da non suscitare particolari reazioni da parte degli apparati di contrasto, ma non per questo meno pericolosi. A tale riguardo, anche per il 2010, la Fondazione Caponnetto considera la mafia russa un'organizzazione in forte espansione che non va in alcun modo sottovalutata. Negli anni '90, i gruppi criminali organizzati russi in Italia si sono dedicati prevalentemente agli investimenti immobiliari ed al reimpiego dei capitali illeciti in vari settori imprenditoriali. Più recentemente, i settori operativi di maggior interesse per la mafia russa sono rappresentati dal riciclaggio di denaro e di veicoli, dalla tratta degli esseri umani e dal contrabbando t.l.e. (tabacchi lavorati esteri) ed anche del traffico di armi. Nella relazione annuale del 2007 la DNA ha affermato che gli episodi criminosi commessi in Italia da cittadini dell'ex Unione Sovietica ed accertati, dal punto di vista giudiziario, sono caratterizzati: - dalla presenza di rilevanti disponibilità finanziarie; - dalla relativa giovane età delle persone coinvolte nelle attività delittuose; - da una apparente mancanza di contatti con le organizzazioni criminali italiane. Le indagini investigative svolte hanno rilevato l'esistenza sul litorale adriatico di ___________________________________________________________________ 54 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 strutture embrionali organizzative, dedite alla introduzione clandestina di connazionali e allo sfruttamento della prostituzione di ragazze ucraine, moldave e russe spesso vendute a gruppi criminali di altre etnie. In ordine al riciclaggio di denaro proveniente da illeciti penali, presenze della mafia russa sono state riscontrate n Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia e nelle Marche. Da indagini effettuate in Toscana, sono stati accertati acquisti sospetti, da parte di cittadini russi, di aziende agricole e di industrie produttrici di oggetti di largo consumo (scarpe, vestiti, elettrodomestici, ecc.) per la esportazione nei Paesi di origine e dell'intero Est Europeo. Ipotesi investigative fanno ritenere che tali acquisti siano stati fatti con denaro proveniente da reati consumati nei Paesi di origine. Acquisti di strutture turistico-alberghiere sulle coste romagnole e marchigiane e altri investimenti immobiliari sono stati, altresì, registrati sulla riviera ligure. In Lombardia, la presenza di cittadini russi è stata riscontrata nella ristrutturazione di immobili di grande pregio e nella gestione di ditte di import-export. Particolare rilievo assume in Italia il traffico di sostanze stupefacenti sintetiche quali exctasy ed eva, di hashish (i Paesi dell'ex Unione Sovietica sono al primo posto nella produzione mondiale di detta sostanza) e di eroina derivante dalla coltivazione del papavero da oppio nei territori delle Repubbliche dell'Asia centrale (Tadjikistan, Uzbekistan, Kazakistan, Kirghisistan) nonché di quelle “transcaucasiche” (soprattutto Azerbaidjan). In fase di sviluppo è l'attività legata al contrabbando di t.l.e. provenienti da fabbriche situate nei territori dell'ex Unione Sovietica e illegalmente immessi in Italia attraverso i confini con l'Austria e la Slovenia e gli approdi della costa adriatica. Tale attività è praticata da soggetti ucraini, bulgari, romeni, polacchi e ungheresi. Recentemente, nel corso di una vasta operazione denominata “Potiomkin”52 sono stati sequestrati ingenti quantitativi di sigarette provenienti dall'Ucraina. Tra i contrabbandieri, per la maggior parte napoletani, figuravano 52 D.I.A Relazione 2010, op. cit. ___________________________________________________________________ 55 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 anche elementi delle etnie sopra citate. La globalizzazione dei fenomeni e l'impiego di tecnologia high-tech in tutte le attività determinano una espansione incontrollata ed in costante ascesa del fenomeno criminale russo, sia in senso geografico che nei diversi settori d'affari, in modo tale da rappresentare, nell'area della criminalità organizzata transnazionale, una realtà ormai consolidata. ___________________________________________________________________ 56 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 2.5 La criminalità organizzata Africana Sub-Sahariana Il giornalista Sergio Nazzaro che ha indagato sulla criminalità organizzata africana in Italia ha definito la mafia africana “L'unica mafia straniera ad essere nata nel nostro Paese” ed una delle più pericolose al mondo. E' una mafia che si è consolidata in Italia con base operativa mondiale tra Castel Volturno (sul litorale casertano) e Napoli, una cittadina dove ormai la maggioranza è di colore. A differenza dei russi o dei cinesi che sono già “mafia” nel loro Paese, gli africani diventano mafiosi qui. I nigeriani sono coloro che dominano la scena, ma anche ghanesi, ivoriani e appartenenti ad altre nazionalità si affacciano sulla scena criminale tra riti tribali, sacrifici umani e un traffico di droga da centinaia di milioni di euro. I gruppi criminali dell'Africa centro-occidentale traggono le loro origini da una vasta area geografica che comprende numerosi Paesi:Benin, Burchina Faso, Capo Verde, Costa d'Avorio, Gambia, Ghana, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone e Togo. Fra i diversi Paesi appartenenti a questa vasta area geografica la Nigeria è quello che ha maggiormente influenzato la vita degli altri Paesi limitrofi, anche per la densità della sua popolazione e il più avanzato stato di sfruttamento economico. Nigeriani sono pertanto i gruppi criminali che possono definirsi pionieri del crimine organizzato. La Nigeria è una Repubblica Federale che, con i suoi 36 Stati, è il territorio più popolato dell'Africa occidentale ma anche un insieme eterogeneo di popoli che conta 250 gruppi etnici53, una grande varietà di lingue, costumi, tradizioni e religioni diverse tra cui: l'islam, maggioritaria al nord, quella cristiana, prevalente nel sud, mentre ad ovest è presente una religione indigena, Yoruba. La divisione etnico-religiosa già presente nel Paese sin dal periodo della colonizzazione britannica54, con l'indipendenza concessa il primo ottobre del 53 Le componenti etniche maggioritarie sono gli HAUSA, gli YOUROBA, e gli IBO. 54 La Nigeria divenne protettorato britannico nel 1901 ___________________________________________________________________ 57 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 1960, si fa più frammentaria creando seri problemi ai regimi che si sono succeduti e una situazione di insicurezza generale all'interno del Paese. La grave situazione di intolleranze etnico-religiose dà luogo ad una difficile convivenza e a frequenti e violenti scontri fra gruppi cristiani e islamici, specialmente nel nord del Paese dove la legge islamica o Sharia è stata introdotta nell'ordinamento di alcuni Stati settentrionali. L'accaparramento dei giacimenti petroliferi è divenuto l'interesse principale dei precedenti governi militari i quali hanno abbandonato ogni attenzione alla politica agricola che, quindi, non ha più fatto fronte alle necessità della popolazione in rapida crescita55, ed ha portato il Paese ad una forte e diffusa povertà, alla devianza sociale ed alla criminalità, soprattutto nelle aree rurali. Con l'ultimo dittatore, il Generale Sani Abacha, che ha governato il Paese dal novembre del 1983 fino al 1998 “la Nigeria ha toccato il punto più basso di un vertiginoso decadimento che ha fatto di uno dei Paesi più colti e ricchi d'Africa un esempio di malgoverno, corruzione e sistematica violazione dei più elementari diritti umani”56. La perdita del potere da parte dei militari e le libere elezioni democratiche indette nel 1999, ci mostrano uno Stato che oggi vive un'apparente alba democratica dove nulla di veramente positivo si è consolidato a causa dell'incapacità dei governi di favorire un adeguamento strutturale dell'economia alle nuove potenzialità economiche e, per un forte dilagare della corruzione che coinvolge, esponenti di altissimo profilo. Regione ricca di risorse con petrolio e gas naturale in enormi quantità (sesto Paese produttore al mondo ma dipendente da esso) e contemporaneamente il declino negli altri settori economici, la Nigeria è allo stesso tempo un paese simbolo di povertà, di sfruttamento e di violazione dei diritti umani. E' attorno al ceppo nigeriano che sono nati e si sono sviluppati i diversi gruppi 55 La Nigeria era precedentemente un grande esportatore di prodotti alimentari: cocco, arachidi, gomma e olio di palma, e il maggiore allevatore di pollame in Africa. 56 Masoero Claudia. Tesi: Prostituzione nigeriana a Torino. Le buone ragioni per uscire dallo sfruttamento, in www.amicidilazzaro.it ___________________________________________________________________ 58 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 criminali le cui cause principali sono da rinvenire nella incapacità dei Paesi dell'Africa centro-occidentale di superare i problemi socio-politici ed economici e divenire Paesi democratici a sviluppo realizzato, una volta acquistata la loro indipendenza. “La miseria, le guerre tribali, le faziosità etniche e religiose, la corruzione dei pubblici poteri hanno prevalso sulle linee di sviluppo affiorando come fattori comuni nella formazione e nello sviluppo della criminalità organizzata”57. Come ben si legge in uno dei Rapporti UNODOC 58, la vulnerabilità del continente al crimine è anche conseguenza di povertà, sottosviluppo, malattie, ecc.. In Africa, come altrove, esistono alcuni fattori che in concomitanza fra loro rendono probabile il ricorso ad attività criminali come: elevati tassi di disparità del reddito fra ricchi e poveri (i ricchi rappresentano solo il 10% della popolazione); alta percentuale (2/3 della popolazione) di giovani al di sotto dei 25 anni; una rapida urbanizzazione; assenza di servizi; conflitti fra etnie; sistema giudiziario inadeguato e insufficiente; diffusione di armi da fuoco dovuta ai conflitti. Oltre la Nigeria, i Paesi africani che sotto il profilo criminologico hanno una certa rilevanza nei Paesi dell'U.E., sono la Costa d'Avorio, il Ghana, il Benin, il Senegal e il Togo. - La Costa d'Avorio è un Paese che ha attratto maggiormente la criminalità nigeriana perchè è un luogo di produzione della cannabis, è un importante sbocco sul mare per i Paesi dell'entroterra africano soprattutto per lo smistamento di droghe, ed è un Paese dove sono stati scaricati enormi investimenti di denaro sporco. - Anche il Ghana ed il Senegal sono Paesi produttori di cannabis, al cui interno 57 Gagliardo Antonio, op. cit. pag. 121 58 United Nations Office on Drugs and Crime . Il Rapporto “Crimine e sviluppo in Africa” pubblicato dall'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine e presentato alla diplomazia italiana il 18 luglio 2005, non si limita ad esaminare le cause del sottosviluppo in Africa e riconducibili a noti fattori storici (colonialismo, schiavitù, sfruttamento), tragedie umanitarie (fame, carestie, epidemie tipo AIDS, malaria), e vincoli economici (infrastrutture, termini di scambio, materie prime, mercati lontani e protetti) ma vuole drammaticamente sottolineare che il sottosviluppo africano è anche causa e conseguenza di violenza, crimine, corruzione e malgoverno). ___________________________________________________________________ 59 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 si sono organizzati gruppi criminali che, in sinergia con i nigeriani, hanno successivamente rivolto la loro attenzione al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. - Il Benin e il Togo sono Paesi geograficamente vicini alla Nigeria e, pertanto la criminalità organizzata dei luoghi subisce la grande influenza dei gruppi criminali nigeriani che consente loro anche di allargare la sfera dei propri interessi criminali. L'analisi dei gruppi criminali che hanno radici etniche nell'Africa centrooccidentale e il loro impatto nel più ampio e vasto scenari della criminalità organizzata transnazionale, ha fatto emergere alcune caratteristiche59: - una dipendenza gerarchica dai gruppi criminali nigeriani, strutturata in maniera medioevale (barone e vassalli) e controllo verticale delle cellule collegate fra loro; - un collegamento fra leader criminali e leader del mondo degli affari, con influenza nel mondo istituzionale e politico, permeati da assoluta rispettabilità sul piano sociale, politico ed economico; - i vassalli (gli operatori), cioè la grande massa di manovalanza, sono più direttamente esposti nelle attività criminose, sono comandati dai baroni, che conoscono poco o per niente, e lasciati al loro destino se commettono errori. La base, generalmente, non ha una precisa connotazione etnica, preferendo i nigeriani avvalersi di soggetti non strettamente legati all'organizzazione. I gruppi criminali nigeriani hanno affinità operative e sono presenti in molti Paesi dell'U.E. nei quali non esitano a stabilire legami con la criminalità locale. Hanno una forte capacità di adattamento e flessibilità passando agevolmente da un settore di interesse ad un altro, impiegando indifferentemente usanze tribali e avanzate tecnologie tipiche della organizzazione moderna. Mostrano grande capacità nel traffico di ogni tipo di sostanze stupefacenti e in quello degli essere umani, soprattutto per lo sfruttamento della prostituzione. In ordine alla criminalità sub-sahariana presente in Italia, con particolare 59 Gagliardo Antonio, op. cit., pag. 123 ___________________________________________________________________ 60 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 riferimento a quella nigeriana, i primi flussi migratori dalla Nigeria al nostro Paese sono legati al fenomeno della tratta a fini di prostituzione e risalgono alla fine degli anni '80. Da allora le catene migratorie non si sono mai più interrotte. Le varie indagini effettuate dalle procure di numerose province italiane hanno messo in luce l'esistenza di compagini nigeriane che replicano forme di associazionismo tipiche della madrepatria con “connotazioni che sono state definite mafiose, le quali si espandono in un complesso reticolo a livello internazionale, in modo da assumere le connotazioni del network criminale, legato a lobbies, gruppi di matrice etnico-religiosa e centri di potere trasversali”60. Numerose sono le associazioni etniche pseudo-assistenziali, che fungono spesso da copertura per attività illegali e in cui interagiscono centri di interesse professionale, etnico, universitario, religioso, settario, sportivo e umanitario. La presenza di queste associazioni ha favorito l'integrazione nel tessuto criminale di insediamento e consentito la nascita di ulteriori ramificazioni verso nuovi territori di conquista criminale, tanto è vero che il fenomeno del crimine organizzato nigeriano risulta in costante aumento nell'intera Italia. Nel corso degli anni ha inoltre assunto livelli sempre più elevati, capacità organizzative più evolute ed una maggiore attitudine alla gestione di grossi traffici illeciti con l'assunzione di compiti direttivi anche nell'ambito di contesti criminali autoctoni. Un forte fattore di coesione dei vari gruppi è costituito oltre che dalle comuni radici etniche (gli immigrati nigeriani in Europa sono pressochè tutti di etnia Yoruba e Igbo), anche e soprattutto dall'elemento culturale-religioso: il Vodoun. “Il Vodoun è infatti una vera e propria religione (oggi è culto ufficiale del Benin e di altri Stati dell'area del golfo di Guinea), ed è in grado, facendo leva sulle credenze ancestrali africane, di esercitare un grado di coazione pressochè assoluto, sia negli accoliti sia nelle vittime: queste ultime credono infatti che la disobbedienza a precetti del Vodoun, o ai comandi del leader che di tali riti si avvale, comportino un castigo atroce ad opera degli spiriti e delle divinità. Per tal 60 D.N.A. - Relazione 2010, op. cit. ___________________________________________________________________ 61 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 via, il sapiente uso delle pratiche del Vodoun e di omicidi seriali di carattere primitivo, eseguiti con modalità feroci, consente una tenuta senza pari alla malavita nigeriana, evitando pressochè del tutto il fenomeno del pentitismo”61. In Italia esistono bande aggressive che derivano da organizzazioni strutturate in madrepatria, come gli Eiye ed i Black Axe, responsabili di risse violente e di reati predatori in Piemonte. Nella città di Torino hanno trovato una base operativa, riuscendo a radicarsi nella comunità africana e gestire all'interno di essa svariate attività illecite. Al fine di spartirsi gli affari della comunità nigeriana a Torino, le bande entrano fra loro in rotta di collisione da cui nasce una vera e propria guerra tra le sette che si affrontano per le strade della città con coltelli, colli di bottiglia ma anche maceti ed asce. Accanto a queste bande si assiste al proliferare di articolazioni ben più solide, da considerare vere e proprie holding. Esse si modulano come società moderne attraverso: la multisettorialità degli affari, derivante dalla flessibilità del modello organizzativo, capace di aderire a tutti gli aspetti remunerativi del mercato globale; la diffusività delle cellule, che realizzano un ampio network intercontinentale; l'elevata capacità di condividere disegni criminosi transnazionali, frutto della disponibilità a condividere spazi illegali senza esasperare la competitività con altri gruppi criminali. L'esercizio della violenza è orientata a risolvere i conflitti all'interno del gruppo per evitare l'allarme sociale. “I gruppi finiscono per operare in modo autonomo, come attori criminali indipendenti, orizzontalmente quali snodi di una rete e verticalmente in ambiti associativi mafiosi gerarchizzati”62. La presenza di gruppi criminali nigeriani è stata accertata in alcune specifiche zone del nord, del centro e del sud della penisola, i particolare in Puglia e in alcune aree della provincia di Caserta, in Campania, ma anche nel Veneto, in Lombardia, in Piemonte e in Emilia Romagna. In Campania i cittadini nigeriani, concentrati nell'area domiziana, si sono inseriti 61 Ferraro Sebastiano, Malavita nigeriana, in www.criminologia.it 62 Gnosis - Rivista italiana di intelligence n. 2/2005. La mafia nigeriana fra voodoo e computer, in www.sisde.it/gnosis/Rivista3.nsf/ServNavig/15 ___________________________________________________________________ 62 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 nel traffico di droga, nella manodopera in nero e monopolizzando la raccolta di pomodori e di frutta, la pastorizia e la piccola produzione casearia. I sodalizi criminali nigeriani hanno acquisito una posizione competitiva in molti settori illegali anche in quelle zone dove forte è il controllo della criminalità organizzata autoctona, evitando frizioni con i clan mafiosi, in maniera tale da poter gestire agevolmente i propri traffici. La tratta degli esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione di proprie connazionali figura fra le principali attività illecite dei sodalizi criminali nigeriani che curano direttamente tutte le fasi: il reclutamento nei villaggi sperduti della Nigeria di giovani donne, la fornitura di documenti falsi per l'espatrio, il trasferimento nei Paesi d'arrivo fino allo smistamento nei vari settori illeciti. Le succitate fasi sono descritte minuziosamente nella “Relazione annuale del 2003 della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare”, così pure viene evidenziata la fase di avvicinamento e di convinzione ad opera di una figura femminile, la madam, che è l'intermediaria tra le ragazze e l'organizzazione. “Tale donna ha il compito di vincere le ritrosie personali e familiari ad abbandonare il Paese, favorendo la propensione all'emigrazione clandestina, e proponendo se stessa o lo sponsor quale garante finanziario del denaro necessario per il viaggio. La madam è necessariamente una figura carismatica, quasi sacerdotale, in quanto stabilisce con le ragazze uno stretto legame, basato su riti magici, chiamati “Juju”, che costituiscono, nel particolare contesto culturale, una leva psicologica di totale asservimento. E' inoltre persona diversa dalla madam presente in Italia, che è invece quella che coordina le attività delle ragazze e riscuote i proventi della prostituzione, anche se le due sono sempre in contatto. Viene richiesta una garanzia in beni posseduti dalla famiglia, oppure, in caso di totale indigenza, una sorta di patto di sangue davanti ad uno stregone, il “native doctor”, patto che impegna a restituire il debito inizialmente concordato per il viaggio e ad ubbidire sempre alla madam, pena la morte della ragazza o dei suoi cari rimasti al ___________________________________________________________________ 63 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 villaggio”. Le principali rotte per il trasferimento in Italia delle clandestine si sviluppano per via aerea, oppure via terra, attraverso una serie di soste effettuate in vari Stati africani fino all'attraversamento del Sahara con successivo arrivo in Algeria, Libia od in Marocco, e da qui, via mare, raggiungono la Spagna o direttamente l'Italia. Le clandestine sono destinate soprattutto al mercato della prostituzione, (il 60% delle prostitute in Italia è di origine africana), che si concentra inizialmente in Piemonte e nel Veneto per poi estendersi in tutto il territorio nazionale. A loro volta, investono parte dei loro guadagni nello sfruttamento di altre connazionali e fino ad esaurimento del debito contratto inizialmente. Parte dei proventi della tratta e della prostituzione vengono investiti nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti, che oltre alla prostituzione è uno dei maggiori introiti della mafia nigeriana. La droga, in particolare eroina e cocaina, viaggia lungo linee direttrici Nigeria-Spagna-Olanda-Italia, dimostrando in tale settore illegale una buona attitudine ad inserirsi in consorterie autoctone di elevata capacità delinquenziale. Castel Volturno (CE) ben nota per la folta presenza di una comunità di nigeriani – è divenuta un'area di stoccaggio della droga dove, una volta arrivata con la complicità di connazionali presenti in tutto il mondo, servirà poi a soddisfare le richieste di trafficanti anche in altre Regioni italiane. Ciò sopra è confermato dall'operazione denominata “Ultima Alba”, coordinata dalla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (CE) che, nel Febbraio 2010, ha portato al fermo di 20 soggetti fra nigeriani, ghanesi, nordafricani ed italiani responsabili di detenzione e spaccio di ingenti quantitativi di eroina, cocaina, marijuana e hashish. “La droga, giunta a Castel Volturno, veniva tagliata e lavorata dagli immigrati africani nelle proprie abitazioni, ove avevano creato vere e proprie centrali di spaccio dei diversi tipi di stupefacenti, ceduti successivamente ai trafficanti provenienti soprattutto dalle province di Latina, Frosinone, Ascoli Piceno e Teramo, ma anche da Rimini e Vicenza. Talvolta la droga veniva trasportata in ___________________________________________________________________ 64 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 corpore dai corrieri africani e recapitata in varie regioni d'Italia”63. Parallelamente alle attività criminali, molti nigeriani investono in esercizi commerciali (negozi etnici, alimentari, phone center, money transfer, ecc.) attraverso i quali tengono un continuo legame di informazioni con i gruppi criminali organizzati. Il seguente diagramma localizza le aree dove nel semestre 2009 sono state riscontrate giudiziariamente le ulteriori ramificazioni della criminalità nigeriana mentre la radice continua ad essere presente in particolare sul litorale domizio della Campania, in Veneto, in Lombardia e in Emilia Romagna. 63 D.I.A – Relazione 2010, op. cit. ___________________________________________________________________ 65 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 Le aree di azione in Italia delle mafie internazionali e le loro vie di penetrazione. ___________________________________________________________________ 66 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 Flussi criminali che passano per l'Italia (droga, armi, prostituzione, clandestini)64 64 Temi.repubblica.it/limes/le-altre-mafie-e-i.../739. Le altre mafie e i flussi criminali di Alfonso Desiderio – carte di Laura Canali 19/09/08 ___________________________________________________________________ 67 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 3. 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Documento del Csm del gennaio 2009 in cui viene illustrata la mafia russa e come agisce nel riciclaggio transnazionale - Commissione Parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, Doc. XXIII, n. 3. XIV Legislatura, (Relatore: senatore Centaro), Relazione annuale approvata nella seduta del 30/7/03, in www.exlegi.ox.ac.uk/resources/documents/relazann2003.pdf - Convenzione ONU di Palermo in www.fondazionefalcone.it - Il Corriere della Sera, I boss di Chinatown, Comunicato integrale ___________________________________________________________________ 68 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 della Guardia di Finanza Regione Toscana del 28 giugno 2010, in ibossdichinatown.blogspot.com/ - Dino Alessandra, Gli spazi di Cosa Nostra tra le mafie del nuovo millennio. 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Crimine organizzato transnazionale e punibilità del partecipe: l'incidenza della Convenzione di Palermo sugli ordinamenti giuridici nazionali, 2010 ___________________________________________________________________ 69 I - ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 Ingroia Antonio, Incontro di studio – Frascati 6-10 marzo 2000: Le nozioni normative di “criminalità organizzata” e di “mafiosità”: il delitto associativo, le fattispecie aggravanti e quelle di rilevanza processuale, in appinter.csm.it/incontri/vis_relaz_inc.php?&ri=NTA4Nw%3D%3D - Legge di ratifica 146/2006 in www.parlamento.it - Licata Fabio, Giudice per le Indag. Prelim. c/o il Tribunale di Palermo, La nozione di reato transnazionale e l'applicabilità dell'aggravante di cui all'art. 4 L. 146/2006 in appinter.csm.it/incontri/vis_relaz_inc.php? &ri=MTQ2MjU%3 - Lo Bue Marica, Globalizzazione e traffico di migranti, in www.altrodiritto.unifi.it - Masoero Claudia. Tesi: Prostituzione nigeriana a Torino. Le buone ragioni per uscire dallo sfruttamento, in www.amicidilazzaro.it - Ministero dell'Interno, Rapporto sulla criminalità in Italia. Analisi,Prevenzione, Contrasto. 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Incontro di studi del C.S.M. 5-7 marzo 2007, in appinter.csm.it/incontri/vis_relaz_inc.php?&ri=MTQwODU%3D - Rovalta Massimo, Mafia nigeriana un pericolo nascosto, 28 luglio 2010, in massimorovalta.it/mafia ___________________________________________________________________ 70 I - ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 Savona U. Ernesto, Processi di globalizzazione e criminalità organizzata transnazionale, Relazione presentata al Convegno: “la questione criminale nella società globale”, Napoli 10-12 dicembre 1998, in www.transcrime - Temi.repubblica.it/limes/le-altre-mafie-e-i.../739. Le altre mafie e i flussi criminali di Alfonso Desiderio – carte di Laura Canali 19/09/2008 - www.temiricerche. Mafie straniere in Italia - Tribunale di Sanremo, Sentenza 26/6/1995, n. 101/95, in www.giurisprudenza Il libro CP 2 II - Zirafa Valentina, Il crimine organizzato come reato associativo: l'esperienza italiana ed europea, 11 Novembre 2010 - Wikipedia, l'enciclopedia libera ___________________________________________________________________ 71 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 ___________________________________________________________________ 72 I ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Ada Maria Nervi – Scuola specializzazione Triennale Scienze Criminologiche (primo anno) A.A. 2010/2011 ___________________________________________________________________ 73