Viaggi ed Immersioni: problematiche subacquee
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Viaggi ed Immersioni: problematiche subacquee
Patogenesi e trattamento degli incidenti del Subacqueo apneista Schiavon Maurizio (Padova) - Sieli Francesco Paolo (Trapani) L’immersione in apnea, ai giorni nostri, perpetua la tradizione della pesca subacquea, iniziata ancora nell’antichità, ma si è arricchita con una miriade di altre attività: l’osservazione e lo studio del mare (snorkelling), la fotografia e l’immersione profonda. Il suo fascino è direttamente connesso con la sensazione di libertà offerta dalla ridottissima attrezzatura richiesta e con la relativa facilità con cui ci si immerge; si tratta perciò di una metodica “alla portata di tutti” e ciò spiega la sua sempre maggior diffusione sia come attività ricreativa che competitiva. Nello stesso tempo, proprio per l’aumento della numerosità dei praticanti, si registrano incidenti in numero maggiore rispetto al passato, ma mentre quelli legati all’uso dell’autorespiratore vengono regolarmente registrati da organizzazioni a ciò deputate (Divers Alert Network, SIMSI, Capitanerie di Porto, Guardia Costiera…) e pubblicati nelle maggiori riviste internazionali, scarse e non sistematiche sono le segnalazioni degli incidenti in apnea. A tal riguardo la Diving task force del World Congress on Drowning 2002 ha raccomandato una standardizzazione delle rilevazioni degli incidenti, delle procedure e dei mezzi di soccorso, delle norme preventive. (1) Nell’etiopatogenesi degli incidenti i fattori da considerare sono molteplici. Alla ovvia limitazione di immagazzinare O2 in superficie, si aggiungono modificazioni legate all’immersione in acqua (iperbarismo) e variazioni che la stessa produce dal punto di vista fisico (leggi di Boyle e di Dalton), fisiologico (diving reflex e blood shift, punto di rottura dell’apnea, variazioni ormonali e spleniche) o patologico (ipossia con sincope dell’ultimo metro o shallow-water blackout, emottisi). (2,3) L’uso dell’iperventilazione, del respiro glossofaringeo, di errate manovre di compensazione possono aumentare il rischio. Inesperienza, scarsi allenamento fisico ed abilità nel nuoto inducono fatica eccessiva, dispnea, panico, tosse e vomito fino alla perdita di coscienza, pre-annegamento e annegamento. (4) Barotraumi (seni paranasali, orecchio medio, occhio e polmone) e Patologia da decompressione (Taravana) sono altrettanti possibili incidenti, a volte riconducibili ad errori di valutazione o a situazioni ambientali (stress termico), altre ad eventi cardiaci, spesso connessi a condizioni mediche preesistenti e/o non rispetto delle norme di sicurezza. (5,6) Le procedure raccomandate per il primo soccorso di un sub in apnea sono simili a quelle degli altri incidenti subacquei. Prevedono una fase immediata volta al recupero ed alla rianimazione: togliere la persona dall’acqua, controllare e mantenere respirazione e circolazione (CPR=Cardiopulmonary Resuscitation), somministrare O2 100%, trasportare il sub in un’unità di emergenza quanto più rapidamente possibile. La seconda fase, più tardiva, riguarda il trattamento in ospedale, di supporto delle funzioni vitali e terapia degli altri disordini collaterali; in essa è prevista una rapida ricompressione in camera iperbarica se è sospettata la malattia da decompressione. (1) Lo studio delle modificazioni indotte sull’organismo umano permette di avvicinarsi all’immersione in apnea con maggior sicurezza rispetto al passato, ma nella riduzione del rischio la prevenzione riveste un ruolo fondamentale. Nei soggetti in cui non sia richiesto obbligatoriamente un certificato di idoneità sportiva è consigliata la compilazione almeno di un questionario sul loro livello di acquaticità/fitness e sulle proprie condizioni di salute, in modo da inviare il candidato sub apneista a consulto medico (medico dello sport o subacqueo) in caso di dubbi o sospetti. (Tab 1) (7,8) Tab 1 Raccomandazioni per il subacqueo che pratica apnea : visita medica preventiva e periodica valutazione generale da uno specialista test funzionalità respiratoria adeguata preparazione psico-fisica conoscere e dosare i propri limiti personali ridurre l’esercizio fisico in profondità riconoscere il pericolo dell’annebbiamento del visus evitare le apnee prolungate addestramento alle tecniche di immersione non iperventilare oltre 3-4 atti respiratori organizzazione accurata attrezzatura protezione dal freddo assetto neutro a 5 metri, non esitare a liberarsi della zavorra in caso di pericolo tipo e modalità di compensazione preferire il Valsala gentile o Marcante-Odaglia preparazione al primo soccorso costante controllo dalla superficie in coppia con compagno di pari forza e preparazione barca appoggio Dr. Maurizio Schiavon, Servizio di Medicina dello Sport dell’Azienda ULSS 16, Complesso Socio-Sanitario dei Colli, Via dei Colli, 4 35147 Padova; e-mail [email protected] Bibliografia 1 Bove AA et al., Overview recommendations task force Diving (Breath-hold, Scuba and Hose Diving), World Congress on Drowning 2002 in Handbook on Drowning. Prevention, Rescue, Treatment, Bierens J Co-ordinating Ed., Springer, 2004 (in press) 2 Lin YC. Applied physiology of diving. Sports Med. 1988 Jan;5(1):41-56 3 Schiavon M, L’iperbarismo: immersione in apnea. Med Sport, 2002; 55: 131-36 4 Edmonds CW, Walker DG. Snorkelling deaths in Australia, 1987-1996. Med J Aust. 1999 Dec 6-20;171(11-12):591-4 5 Campbell ES. Breath-hold Diving: Taravana in Diving Medicine On Line, www.scuba-doc.com/taravana.html, 2004 6 Lindholm P, Gennser M. Breath-hold diving: an increasing adventure sport whit medical risks. Lakartidningen. 2004 Feb 26;101(9):787-90 7 8 Sheffield P. Free Diving and Shallow Water Blackout in Diving Medicine On Line, www.scuba-doc.com/Freedive.html, 2004 Introna F, De Donno A, Caputo E. Tutelare chi si immerge in Dossier Medicina e attività subacquea. Sport&Medicina 2004;3:2024