Dal sito di “YAHOO.Finanza”, del 4 gennaio 2012
Transcript
Dal sito di “YAHOO.Finanza”, del 4 gennaio 2012
Dal sito di “YAHOO.Finanza”, del 4 gennaio 2012 BCE: Germania, non ci sentiamo battuti per nomina di Praet" (Agi) Berlino, 4 gennaio La Germania sostiene che la nomina di un belga come capo economista della BCE al posto di un tedesco, "non rappresenta una sconfitta" per Berlino. Il portavoce del Cancelliere, Angela Merkel, Georg Streiter spiega che "non esiste un diritto ereditario" per i posti all'interno dell'Esecutivo dell'Eurotower. La precisazione arriva dopo che il Financial Times Deutschland ha scritto che la decisione di nominare il belga Peter Praet al posto del tedesco, Juergen Stark, è "uno schiaffo in faccia alla Merkel" da parte del Governatore della BCE, Mario Draghi. Fiorino in caduta libera, l'Ungheria deve rivedere le riforme (Milano Finanza), 4 gennaio La moneta unica ha annullato completamente i guadagni rispetto al dollaro sulla scia dei timori per la crisi del debito dell'Eurozona. Il cambio euro/dollaro ha raggiunto nella prima parte della seduta i massimi di giornata a 1,3073 per poi scendere sotto la soglia di 1,30 a 1,2948. Il focus degli investitori oggi si è però concentrato anche sul fiorino ungherese, che continua a perdere terreno rispetto alle altre valute dopo che l'agenzia del Tesoro ha rifiutato nuovamente tutte le offerte per l'asta di scambio di bond, dichiarando che i rendimenti richiesti dagli offerenti "sono troppo alti". Sul mercato ungherese "è sempre più chiaro che gli investitori stanno chiudendo in modo indiscriminato le loro posizioni", dichiara Lars Christensen, analista di Danske Bank. La scorsa settimana, c'è stato il flop dell'asta di titoli di Stato con l'agenzia del Tesoro, Akk, che ha rifiutato tutte le offerte per i titoli a 3 anni. Con questo tipo di aste, che prevedono uno scambio di titoli di Stato, si cerca di estendere la scadenza dei bond, che "non vanno a impattare nell'immediato sulla capacità di rifinanziamento del Paese", ha precisato l'agenzia del debito nazionale. Per un euro attorno alle 11 di oggi c'era bisogno di circa 320 fiorini. La moneta ungherese è scesa a livelli mai visti finora e i CDS hanno toccato i massimi storici. La valuta magiara ha perso già perso negli ultimi mesi circa il 20% del proprio valore. Particolarmente pesante è inoltre la caduta rispetto al franco svizzero, quotato 262 fiorini, visto che una percentuale importante dei mutui delle famiglie magiare è denominato in questa valuta e in euro. Secondo gli analisti di Banca CIB, Gruppo Intesa Sanpaolo, a pesare sullo scivolone della valuta magiara potrebbe essere stata anche la notizia che il Governo sarebbe pronto ad attingere dalle riserve della Banca Centrale per coprire il debito degli enti. A detta degli economisti è necessario che il Paese riprenda subito le trattative con il Fondo Monetario Internazionale per evitare una violenta salita dei rendimenti e quindi la bancarotta. Senza l'aiuto del Fondo, "i costi di finanziamento aumenteranno in maniera significativa", ha commentato Carolin Hecht, strategist di Commerzbank. I problemi del Paese sono stati innescati dalla deriva autoritaria assunta dal Governo in carica. Viktor Orban, leader del partito di centro-destra Fidesz, forte di una maggioranza di oltre i 2/3 del Parlamento, ha introdotto controverse riforme della Banca Centrale, della giustizia e della legge elettorale, che hanno indotto il FMI a interrompere le trattative con il Paese. In particolare quella sulla Banca Centrale minaccia l'indipendenza dell'Istituto stesso, mettendo in un angolo il Governatore Andras Simor, che si è apertamente dichiarato contrario alle misure di Orban. Europa e Fmi hanno espresso forte preoccupazione per l'incertezza legata alle recenti misure costituzionali varate dal Governo e hanno avvisato l'Ungheria che gli aiuti finanziari avverranno solo a determinate condizioni. Da parte sua la Commissione Europea deciderà a breve se le controverse leggi costituzionali approvate dall'Ungheria siano o meno conformi alla legislazione europea e, di conseguenza, se avviare delle procedure di sanzione. La questione ungherese dovrebbe inoltre essere al centro della prossima riunione dei Commissari Europei dell'11 gennaio. Ichino, l'art. 18 non è unica tutela contro precarietà (Agi) Roma, 4 gennaio "Esistono tecniche di protezione diverse, penso in particolare a quelle sperimentate nei Paesi Scandinavi, che garantiscono la libertà, la sicurezza e la dignità dei Lavoratori dipendenti molto meglio dell'articolo 18. E che, soprattutto, non generano dualismo di tutele nel tessuto produttivo, come invece lo genera l'articolo 18". E' quanto sostiene Pietro Ichino nell'intervista al Futurista, il settimanale di area finiana diretto da Filippo Rossi. In un numero dedicato alla 'guerra di liberazione contro tutte le corporazioni', il senatore Pd spiega di prendere a modello quelle "tecniche di protezione che puntano a fare del mercato del lavoro la fonte principale della forza contrattuale e della sicurezza economica della persona che lavora". Lavoro: Ichino, dispiace che Cgil insista con lettura errata mia proposta (Adnkronos) Roma, 4 gennaio "Mi dispiace che la Cgil insista con questa lettura, ma più di quello che ho scritto e detto, per dimostrare l'esatto contrario non posso fare". Così a Labitalia, il giuslavorista e senatore del Pd, Pietro Ichino, rispondendo alla Cgil che oggi, su twitter, ha definito la proposta sul Contratto Unico avanzata dallo stesso giuslavorista "pubblicità ingannevole: non cancella la precarietà di oggi e ne aggiungerà nuova domani''. Lavoro: Cgil, se Governo Monti vuole Accordo parli chiaro (Agi) Roma, 4 dicembre “Se il Governo Monti vuole l'accordo chiami i Sindacati e parli chiaro, individuando obiettivi e strumenti". L'avvertimento è della Cgil che dal suo profilo Twitter aggiunge: "E' solo buon senso, altrimenti è tutto fumo per decidere da soli". Per il Sindacato di Corso Italia, "non è necessaria la concertazione anni '90 ma un confronto serio e onesto". E con Cisl e Uil "serve arrivarci con una posizione comune". Lavoro: Cgil, con Cisl e Uil concordare spartito. Basta solisti stonati (Asca) Roma, 4 gennaio Occorre uno ''spartito concordato'' prima di arrivare a un tavolo per la riforma del Lavoro. Lo afferma la Cgil su twitter, rivolgendosi a Cisl e Uil, aggiungendo che non si può fare i ''solisti stonati. Con Cisl e Uil bisogna concordare uno spartito - afferma la Cgil - non si può chiedere ogni giorno concertazione e poi accettare di fare i solisti stonati''. Lavoro: Mastrapasqua, necessaria attenzione ad ammortizzatori (Adnkronos) Roma, 4 gennaio "Il volume di richieste di CIG nel 2011, dopo gli anni 2009 e 2010, e il lieve incremento di domande di disoccupazione, confermano la necessaria attenzione da prestare al complesso di strumenti di ammortizzatori sociali". Lo evidenzia il Presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua, commentando i dati di dicembre forniti dall'Istituto. Dati che "sono di segno univoco e confermano la diminuzione complessiva delle richieste di Cassa Integrazione, che si attesta oltre il 20% su base annua. Attendiamo ora i dati del tiraggio, che mostrano quanto effettivamente le nostre imprese utilizzano lo strumento della cassa integrazione, per sapere se verrà confermata la tendenza degli ultimi mesi alla contrazione del tasso di utilizzo delle ore di Cassa Integrazione", conclude Mastrapasqua. Governo accelera su riforma lavoro: al via incontri con Sindacati (LaPresse) Roma, 4 gennaio E' stato il Segretario Generale della Cgil, Susanna Camusso, a inaugurare oggi pomeriggio il tanto atteso avvio delle consultazioni tra il Governo e i Sindacati sulla riforma del mercato del lavoro, incontrando il Ministro del Lavoro e del Welfare, Elsa Fornero. Un faccia a faccia "informale", come ha sottolineato in una nota il Ministero, per dare avvio a quei colloqui bilaterali con le Parti Sociali che dureranno per tutta la settimana. Subito dopo, sottolinea la comunicazione del Dicastero di Via Veneto, "si definirà l'agenda relativa a temi e modalità per il confronto che porterà, nei tempi brevi indicati dal Presidente del Consiglio Mario Monti, a una riforma del mercato del lavoro". L'Esecutivo, dunque, mantiene fede alla tabella di marcia indicata dal Premier durante la conferenza stampa di fine anno, ma è proprio la Cgil a costituire al momento l'ostacolo più duro vista la sua contrarietà al modello della flex-security, detto anche Ichino, verso cui sembrerebbe protendere il Governo. Il modello Ichino, così chiamato dal suo ideatore, il senatore del Pd Pietro Ichino, prevede la possibilità per il datore di lavoro di licenziare per motivi organizzativi, tecnici o economici con l'obbligo di corrispondere al Dipendente in uscita un'indennità che decrescerà nel corso del triennio successivo al licenziamento. Una soluzione che dovrebbe interessare solo i neoassunti, con la conseguenza del superamento dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e la previsione del cosiddetto Contratto Unico. Il Sindacato di corso d'Italia è stato lapidario nel definire questa tipologia di forma contrattuale una "pubblicità ingannevole" che "non cancellerà la precarietà di oggi e ne aggiungerà nuova domani". Per l'Organizzazione guidata da Camusso, "se il Governo Monti vuole raggiungere un Accordo deve chiamare i Sindacati e parlare chiaro, individuando gli obiettivi e gli strumenti". Lavoro: Angeletti, Camusso sbaglia. Polemica eccessiva (Asca) Roma, 4 gennaio ''Francamente questa polemica mi sembra eccessiva''. Così il Segretario Generale della Uil, Luigi Angeletti, a IlSussidiario.net, giudica la contrarietà del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, agli incontri bilaterali con il Governo sulla riforma del lavoro. ''I Sindacati - aggiunge Angeletti - faranno prima una discussione tutti insieme e credo che mai come in questo momento saranno uniti nel porre questioni fondamentali e rivendicare i diritti dei Lavoratori italiani. Non stiamo a fare questioni di principio o di forma che non vanno alla sostanza delle cose. Quando il Governo ci chiamerà ognuno di noi si presenterà nel modo che riterrà opportuno. In questo momento, ripeto, non è la forma ma la sostanza che conta. E io credo che sia durante il confronto, che dopo il confronto, troveremo una piattaforma unitaria perchè la situazione che stiamo vivendo è carica di incognite. Abbiamo bisogno di farci tutti gli auguri a vicenda per questo 2012, che sarà un anno difficilissimo''. FonSai: non si fermano le voci su Piano di salvataggio, +3,74% a Piazza Affari (Finanza.com), 4 gennaio Fondiaria-Sai al centro delle indiscrezioni di stampa. Stando a quanto riportato da Il Sole 24 Ore, Mediobanca starebbe stringendo i tempi per verificare la fattibilità del Piano di Salvataggio della Compagnia assicurativa che vedrebbe coinvolte Finsoe e Unipol. Il Piano passerebbe per un aumento di capitale da 400 milioni in Premafin che dovrà anche affrontare il rifinanziamento del debito da 300 milioni. Sempre il quotidiano economico nazionale torna a ventilare l’ipotesi che si possa optare per una conversione del debito tenuto conto del patrimonio netto pesantemente negativo della Holding. Non solo. Dalle colonne de Il Corriere della Sera spunta l’indiscrezione secondo cui Unipol punterebbe a cedere Unipol Banca a qualche Istituto coinvolto nel salvataggio quale contropartita per dedicarsi al salvataggio di FonSai. In tale scenario le Cooperative potrebbe dare il semaforo verde a scendere sotto il 50% della Compagnia. La Repubblica parla di ingresso di Finsoe in Premafin, mentre Il Messaggero riporta che sarebbe Unipol ad entrare in Premafin attraverso l’aumento di capitale. “Le probabilità di accordo sembrano salire, ma i contorni del deal non sono ancora chiari”, commentano gli analisti di Equita, confermando il rating hold sul titolo della società del Gruppo Ligresti con target price fissato a 0,72 euro. L’attesa ora è per il 27 gennaio, giorno in cui il Consiglio di Amministrazione della società assicurativa dovrà decidere l’ammontare dell’aumento di capitale che si aggira tra i 600 e i 750 milioni di euro. Positiva FonSai a Piazza Affari in rialzo del 3,74% a quota 0,76, mentre non riesce a fare prezzo Premafin, in progresso del 24%. Assicurazioni, nel 2011 da terremoti record richieste indennizzi (Reuters), 4 gennaio di Jonathan Gould Le richieste di risarcimento danni per il settore assicurativo a causa di disastri naturali, come i terremoti che hanno colpito Giappone e Nuova Zelanda, hanno raggiunto nel 2011 la cifra record di 105 miliardi di dollari. Lo ha reso noto oggi Munich Re, la più grande società riassicuratrice del mondo. Il costo per gli assicuratori causato dal sisma e dallo tsunami in Giappone nel marzo scorso - con circa 16mila morti - è stato stimato tra i 35 e i 40 miliardi di dollari, ha detto Munich Re. Il terremoto del febbraio scorso in Nuova Zelanda è stato valutato invece sui 13 miliardi di dollari. Complessivamente, i terremoti rappresentano circa la metà delle perdite assicurative del 2011 per disastri naturali. Analisti e mercati perplessi su UniCredit (Bluerating.it), 4 gennaio, h. 14,45 Reazioni negative del mercato e analisti molto prudenti sul titolo dopo la decisione del CdA di UniCredit di concedere uno sconto del 43% sulle quotazioni attuali nel tentativo di condurre in porto l'impegnativo aumento da 7,5 miliardi di euro che sommato ai 4 miliardi dell'aumento di capitale del 2009, ad altrettanti nel 2010 e a 4 miliardi di dividendi non distribuiti fa salire il conto della richiesta di mezzi freschi agli azionisti a 19,5 miliardi di euro in meno di tre anni. Al confronto Commerzbank ha offerto lo scorso maggio “solo” il 30% di sconto per il suo aumento da 5,3 miliardi di euro, mentre solo HSBC si era avvicinata a questi livelli nel 2009 quando per raccogliere 17,7 miliardi di dollari (13,6 miliardi di euro circa) offrì uno sconto del 39%. UniCredit fissa sconto 43% per aumento, titolo crolla (Reuters), 4 dicembre - h. 12,10 UniCredit ha fissato stamane a 1,943 euro il prezzo per la sottoscrizione dell'aumento di capitale da 7,5 miliardi con uno sconto del 43% rispetto al valore di Borsa ex diritto. Il titolo è pesante in Borsa e, dopo essere finito in asta di volatilità, intorno alle 11 cede il 6,79% a 5,9 euro, risalendo dai minimi di giornata (-9,9%) ma continuando a sottoperformare rispetto al settore bancario europeo con lo stoxx di riferimento in calo dell'1,08%. Gli analisti prevedono che il titolo rimanga sotto pressione durante tutta l'operazione e lo sconto fissato ritenuto elevato seppure in linea con quanto atteso - non aiuta. Secondo Elena Perini di Centrobanca il titolo sarà sotto pressione durante tutta l'operazione che equivale al 60% della capitalizzazione attuale. L'analista aveva stimato, in un report pubblicato a fine novembre, una diluizione dell'EPS 2012-13 intorno al 65% in corrispondenza di un prezzo di emissione di 2 euro, quindi molto vicino a quello fissato. Andrew Lim, analista di Espirito Santo, punta invece il dito proprio sullo sconto fissato. "Il prezzo di sottoscrizione è stato fissato a uno sconto ben più grande di quanto ci si aspettava. Rispetto al valore di chiusura di ieri è vicino al 70%", spiega. "Comunque lo si calcoli, lo sconto di UniCredit - prosegue Lim - è molto più alto di quello delle altre Banche". Secondo un trader tuttavia la reazione in Borsa del titolo "è abbastanza fisiologica. Tranne Intesa, che è stata la prima a fare un aumento di capitale, tutte le altre sono state sotto pressione. E' un copione già visto. Da settimane c'erano rumors su uno sconto del 40-45% quindi da questo punto di vista non c'è sorpresa", spiega. "Purtroppo - osserva il trader - in questi momenti devi fare sempre operazioni un po' penalizzanti. Alcune Fondazioni hanno dichiarato che vogliono diluirsi. Con l'azionariato che ha UniCredit era difficile portare avanti una ricapitalizzazione di queste dimensioni senza uno sconto interessante". L'aumento - si legge in una nota - si terrà dal 9 al 27 gennaio in Italia, Germania e Austria (partirà il 12 in Polonia) e agli attuali soci saranno offerte 2 nuove azioni ordinarie ogni azione ordinaria o risparmio. I diritti di opzione saranno negoziabili in Borsa fino al 20 gennaio. L'operazione è assistita da un Consorzio di garanzia, guidato da Mediobanca, BofA - Merrill e UniCredit CIB. Gli azionisti della Banca, secondo quanto risulta a UniCredit, hanno indicato impegni a sottoscrivere fino al 24% dell'aumento. Nel dettaglio Allianz, Carimonte, Fondazione CR Modena, Fondazione Crt, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e Luigi Maramotti si sono impegnati a sottoscrivere il 10,68% delle azioni oggetto dell'offerta. A questo si aggiunge l'annuncio di Fondazione Cariverona che ha deliberato di sottoscrivere il 3,51% e la disponibilità, pur senza impegni vincolanti, di altri azionisti per un massimo del 10%. Il mese scorso la UE ha deciso lo scongelamento degli Asset della Central Bank of Lybia che ha il 4,9% e che così potrà sottoscrivere pro quota l'aumento di capitale. Restano invece parzialmente congelati gli Asset di Lybian Investment Authority che ha il 2,6% che non ha dichiarato come intende procedere. A proposito degli impegni di sottoscrizione dei soci, un analista non citabile con base a Londra rileva che la percentuale del 24% "è abbastanza bassa. Ci aspettavamo il 30-35%", spiega. Unicredit: azionisti impegnati a sottoscrivere aumento fino a 24% (Asca) Roma, 4 gennaio - h, 10,20 Gli azionisti di Unicredit si sono impegnati a sottoscrivere l'aumento fino complessivamente a ''il 24% delle azioni oggetto dell'offerta''. E' quanto si legge nella nota diffusa al termine del CdA che ha approvato le condizioni e il calendario dell'offerta. Allianz, Carimonte Holding, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e il Consigliere di Amministrazione Luigi Maramotti si sono dunque impegnati a sottoscrivere, direttamente o indirettamente, azioni ordinarie di nuova emissione per una percentuale pari al 10,68%. Inoltre, secondo quanto indicato nella nota diffusa dalla Banca il socio Fondazione Cassa di Risparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona ha deliberato di sottoscrivere nuove azioni per il 3,51% dell'Offerta, utilizzando totalmente mezzi propri, senza vendita di diritti e senza ricorso all'indebitamento. Inoltre, ''alcuni attuali azionisti - si legge ancora nel comunicato di Unicredit - seppur non avendo assunto degli impegni vincolanti, hanno avviato le proprie procedure al fine di poter seguire l'Offerta in Opzione sottoscrivendo complessivamente fino a un massimo di circa il 10% delle azioni oggetto dell'offerta in opzione''. Azionario Italia che disastro! Unicredit, il grande bluff… (Trend.online), 4 gennaio di Uptrend Advisory E anche questo bluff è stato smascherato, con il mercato che “giudica” impietosamente i numeri e le prospettive di Unicredit vendendo senza pietà. A quanto pare non ci crede più nessuno e l’effetto contagio sul mercato è perfettamente rappresentato dalla “mappa del FTSE MIB” in evidenza (servizio ancora una volta di incredibile qualità “gratuitamente” disponibile sul sito www.traderlink.it ). Il mercato è sempre il miglior giudice di tutto, meglio di analisti tecnici, finanziari e di altisonanti case di rating che fino a pochi mesi fa presentavano Unicredit come una delle realtà più promettenti ed affidabili nel panorama bancario europeo ed internazionale. Come dimenticare il famoso slogan con cui il titolo fu lanciato - “oltre i bot, Unicredit” - che se fosse stato usato da qualsiasi altra azienda per farsi pubblicità ne avrebbe decretato l’immediata iscrizione nelle società da sanzionare se non da cancellare da parte di Consob e Banca d’Italia. Eppure non è stato così, e chi ha creduto in quello slogan fa i conti con un deprezzamento che solo nell’ultimo anno gli ha portato via più del 60% del patrimonio investito. A questo punto verrebbe da chiedersi se non erano più sicuri i BOT… Niente grafici e previsioni oggi, il “mal di pancia” è troppo e anche se non direttamente coinvolti sul titolo, non si può far finta di nulla e non pensare a chi sta passando brutti momenti a causa di Unicredit. C’è ben poco da dire ancora, se non che l’effetto domino si sta nuovamente propagando sull’intero listino, cui vengono chiesti 7.500 miliardi di euro per salvare uno dei gioielli di casa Italia, capace pochi mesi fa di liquidare “generosamente” il suo Amministratore Delegato come premio dovuto per le imprese “napoleoniche” e i piani di espansione di una “tradizionale Banca italiana” verso l’arretratissimo Est Europeo. Eppure è stata proprio la “tradizionalità” del sistema bancario italiano ad averlo reso immune (in apparenza…) dal disastro Lemhan Brothers, ma a quanto pare non dalle visioni espansionistiche del suo Management. Più o meno la stessa lungimiranza di Napoleone e, temiamo, gli stessi esiti… Waterloo docet… UniCredit ed i costi dell’aumento (Radiocor-il Sole 24 ore) Milano, 4 gennaio Per realizzare l’aumento di capitale da 7,5 miliardi, Unicredit spenderà fino a 250 milioni, “comprensivi di spese per consulenza, spese vive e delle commissioni di garanzia calcolate nella misura massima”. E’ questo l’ammontare complessivo delle spese” riportato nel prospetto informativo dell’operazione. Per questo, Unicredit sottolinea che “i proventi netti derivanti dall’aumento di capitale in opzione sono stimati pari a circa 7,25 miliardi”. Pietro Montani verso il vertice della Popolare di Milano (Milano Finanza), 4 gennaio Pietro Montani è a un passo dal diventare il Consigliere Delegato della Popolare di Milano. L'attuale Amministratore Delegato della Banca del Sud ed ex numero uno di Antonveneta sarebbe il candidato favorito della Banca d'Italia per le sue provate capacità di ristrutturatore. L'ufficializzazione della nomina potrebbe essere questione di giorni e dovrebbe in ogni caso arrivare entro martedì prossimo 10 gennaio. Stati Uniti intensificano la guerra contro l'evasione in Svizzera (Wall Street Italia), New York, 4 gennaio Continua la guerra Usa contro l'evasione delle imposte. Tre banchieri svizzeri sono stati accusati di aver aiutato oltre 100 contribuenti americani ad evadere all'Internal Revenue Service più di $ 1,2 miliardi tra il 2005 e il 2010. Si tratta di Michael Berlinka, Urs Frei e Roger Keller, che ora rischiano fino a 5 anni di carcere per il loro ruolo nella vicenda. Nell'accusa si legge che i tre lavoravano per la filiale di Zurigo di "Swiss Bank A", identificata da una fonte anonima riportata da Bloomberg come Wegelin Bank, la più antica Banca Svizzera. Nell'accusa si legge che avrebbero convinto i clienti di essere meno vulnerabili a un possibile controllo delle Autorità Usa poichè l'Istituto non possedeva uffici al di fuori della Svizzera. Residenti in Svizzera, ancora non è chiaro se e quando subiranno l'estradizione. Juncker: UE su orlo recessione di cui non si conosce ampiezza (Adnkronos) Bruxelles, 4 gennaio "L'Europa, soprattutto nell'eurozona, è sull'orlo di una recessione di cui non si conosce l'ampiezza". E' l'allarme lanciato dal Presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker durante un incontro con la stampa lussemburghese. Banche, manovra BCE non basta (Italia Oggi.online), 4 gennaio di Angelica Ratti Continua a preoccupare gli investitori il peggioramento delle condizioni sul mercato interbancario dopo che martedì i depositi overnight presso la Banca Centrale Europea sono saliti su nuovi massimi storici, a poche settimane dall'operazione di rifinanziamento di lungo termine della stessa Eurotower a favore degli Istituti di credito dell'area. L'uso massiccio degli strumenti overnight della BCE continua a indicare la forte pressione sul sistema interbancario con le Banche che preferiscono parcheggiare la loro liquidità in eccesso presso la BCE piuttosto che concedere prestiti ad altri Istituti. Martedì, le Banche dell'Eurozona hanno effettuato depositi overnight presso la BCE per 453,181 miliardi di euro, in rialzo rispetto ai 446,262 Mld euro di lunedì, come reso noto dalla stessa BCE. I prestiti overnight dell'Istituto di Francoforte a favore delle Banche della Regione si sono attestati, martedì, a 15,012 Mld euro, in rialzo rispetto ai 14,825 Mld di lunedì. Intanto, alla vigilia del valzer di incontri fra i leader europei (Mario Monti incontrerà domani a Parigi Nicolas Sarkozy; l'11 gennaio a Berlino Angela Merkel e il 19 gennaio a Londra David Cameron) per cercare di trovare una soluzione alla crisi del debito, è arrivato l'allarme recessione per l'Europa da parte del Presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker che ha avvertito che il 2012 sarà «un anno chiave per l'euro» mentre l'inflazione sta rallentando nell'area euro dove a dicembre è scesa al 2,8% contro il 3% di novembre, secondo Eurostat mentre in Italia ha raggiunto livelli record. L'inflazione è raddoppiata nel 2011 (2,8%, quasi il doppio rispetto all'1,5% del 2010 con incrementi di oltre il 3% negli ultimi quattro mesi: a dicembre stabile al 3,3% annuo, ma con un +0,4% rispetto a novembre) secondo l'Istat, e i prezzi aumenteranno ancora nei prossimi mesi per una raffica di rincari, a partire da bollette, pedaggi e benzina. In questo scenario, la Grecia sembra rimanere al centro delle preoccupazioni dell'Europa, tanto che Juncker ha sentito la necessità di precisare che i problemi di Atene possono essere risolti senza che il Paese debba abbandonare l'area euro. Il ritorno alla dracma non è un'opzione, ha spiegato Juncker precisando che i dettagli del secondo Piano di aiuti ad Atene dovrebbero essere finalizzati nelle prossime settimane. Farmaci: ticket raddoppiato nel 2011 ma resta stabile per 2012 (Asca) Roma, 4 gennaio Raddoppia l'incidenza sulla spesa farmaceutica territoriale del ticket farmaceutico a causa di un incremento subito nel 2011. Questa la stima effettuata da Quotidiano Sanità su dati Istat, Agenas, Ministero della Salute e Regioni. Secondo il dossier si è passati da un'incidenza media del 7,3% del 2010 al 14,4% nei primi nove mesi del 2011, con una spesa pro capite per i non esenti balzata dai 29 euro del 2010 ai 40 euro del 2011. Complessivamente la spesa per ticket da gennaio a settembre del 2011 ha toccato quota 974,305 milioni di euro che, proiettati sui 12 mesi, porterebbe il totale della quota ticket a circa 1,3 miliardi di euro. Per il 2012 non sono previsti nuovi incrementi significativi in attesa della riforma dei ticket che scatterà solo dal 2014 con un unico ritocco che può venire solo dall'inflazione, che porterebbe la spesa per ticket di quest'anno a poco più di 1,3 miliardi con una quota procapite di 41 euro. Circa i 2/3 degli Enti Locali che adottano il ticket farmaceutico (13 Regioni) hanno optato per una quota fissa sulla ricetta a prescindere dalla fascia di reddito, con un livello di spesa che può variare da un minimo di 1 euro fino ad una massimo di 4 per confezione, e da un minimo di 0,5 euro fino a 6,5 euro per ricetta. Il Molise segna la quota più bassa di spesa con 0,5 euro per ricetta e 0,5 euro per farmaci con brevetto scaduto. Mentre le altre hanno quasi tutte un livello medio di 2 euro a confezione fino ad un massimo di 4 euro per ricetta. Fa eccezione unicamente la Puglia dove il livello di spesa per ricetta può raggiungere un massimo di 6,5 euro. Le differenze di prezzo variano da Regione a Regione anche secondo le tipologie di farmaci presi in considerazione. Infine, nelle Regioni che hanno deciso di modulare la spesa del ticket secondo i livelli di reddito si evidenzia come le quote di spesa oscillano dall'esenzione totale (per i redditi fino a 36mila euro annui) ai 3 euro per confezione per le fasce con un guadagno di oltre 100 mila euro annui e fino a 6 euro per ricetta. La novità segnalata dal dossier è che anche la Basilicata ha applicato il ticket di 25 euro per i codici bianchi del Pronto soccorso già introdotto dalla finanziaria del 2007, confermato dalla manovra di luglio. La Basilicata, infatti, era l'unica Regione a non aver mai applicato questo ticket, l'ha fatto. Inflazione: Confcommercio, nei prossimi mesi prezzi ancora in crescita (Asca) Roma, 4 gennaio Le dinamiche inflazionistiche italiane continuano ad essere condizionate dall'evoluzione dei prezzi relativi ai prodotti energetici e, più in generale, a tutto il segmento del trasporto. L'incremento dello 0,4% registrato nell'ultimo mese dell'anno è, infatti, imputabile in misura quasi esclusiva alle dinamiche registrate da questo comparto riflettendo l'ennesimo aumento dell'accisa sui carburanti ed alcuni fattori stagionali: questo il commento dell'Ufficio Studi Confcommercio alle stime dell'inflazione per il mese di dicembre diffuse oggi dall'Istat. Al di là del dato congiunturale - prosegue la nota - a preoccupare è ''l'eredità'' lasciata dal 2011 al 2012 pari all'1,3%. Dato che - anche alla luce degli aumenti già decisi per gennaio, delle tensioni in atto sulle materie prime petrolifere, acuite dal deprezzamento dell'euro, e dei possibili ulteriori aumenti dell'Iva - porta ad ipotizzare come anche nell'anno appena iniziato l'inflazione continuerà a registrare tassi d'incremento abbastanza elevati. E questo rischia di acuire le difficoltà di famiglie e imprese nella già difficile fase di congiuntura economica che il Paese sta vivendo. Istat: inflazione ferma al 3,3% a dicembre (Bluerating.it), 4 gennaio Nel mese di dicembre, secondo le stime preliminari, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), comprensivo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente e del 3,3% nei confronti dello stesso mese dell'anno precedente (lo stesso valore registrato a novembre). Il tasso di inflazione medio annuo per il 2011, sulla base delle stime preliminari, è pari al 2,8%, “in sensibile accelerazione rispetto all'1,5% registrato per il 2010” come segnala l'Istat in una nota. Sempre a dicembre l'inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, è stabile al 2,4%. Al netto dei soli beni energetici, il tasso di crescita tendenziale dell'indice dei prezzi al consumo scende invece al 2,3% dal 2,4% di novembre. Irpef: Centro Astalli, arbitrario escludere rifugiati da 8 per mille (Asca) Roma, 4 gennaio Il Centro Astalli (sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati) ''critica quanto riportato in un comunicato della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dello scorso 2 gennaio, in cui si rende noto che per l'anno 2011 la quota relativa all'otto per mille dell'Irpef a diretta gestione statale 'per mancanza di disponibilità finanziaria' non verrà destinata alle finalità previste, ovvero 'calamità naturali, restauri, assistenza ai rifugiati e fame nel mondo''. ''Dei 145 milioni di euro a cui ammonta il fondo - osserva il Centroin una nota - 64 milioni sono stati destinati 'alla Protezione Civile per le esigenze della flotta aerea antincendi' e 57 milioni 'alle esigenze dell'edilizia carceraria e per il miglioramento delle condizioni di vita nelle prigioni'. Il resto sarebbe destinato al Ministero per i Beni Culturali. Sebbene nel comunicato si affermi che non sarebbero state tradite in alcun modo ''le attese degli italiani che hanno destinato la quota dell'8 per mille alle esigenze dello Stato'', padre Giovanni La Manna (Presidente Centro Astalli) commenta: ''Non si può non rilevare che ancora una volta queste risorse vengono impiegate del tutto arbitrariamente per esigenze che, anche se importanti, sono chiaramente diverse dalle finalità precisamente previste dalla legge, in base alle quali i cittadini hanno espresso la propria preferenza. E, ancora una volta, le risorse per i rifugiati vengono azzerate''. Fisco: Ag. Entrate, boom di incassi a Cortina nel giorno dei controlli (Asca) Roma, 4 gennaio I controlli del Personale dell'Agenzia delle Entrate hanno fatto lievitare gli incassi degli esercizi commerciali di Cortina. Nel giorno dell'operazione che ha impegnato 80 agenti per effettuare i controlli in soli 35 esercizi commerciali, rende noto l'Agenzia delle Entrate, gli incassi degli esercizi commerciali (alberghi, bar, ristoranti, gioiellerie, boutique, farmacie, saloni di bellezza, ecc), sono lievitati rispetto sia al giorno precedente sia allo stesso periodo del 2010. In particolare, i ristoranti hanno registrato incrementi negli incassi fino al 300% rispetto allo stesso giorno dello scorso anno (+ 110% rispetto al giorno prima), i commercianti di beni di lusso fino al 400% rispetto allo stesso giorno dello scorso anno (+106% rispetto al giorno prima), i bar fino al 40% rispetto allo stesso giorno dello scorso anno (+104% rispetto al giorno prima). Non sono mancati singoli episodi particolarmente significativi: un commerciante deteneva beni di lusso in conto vendita per più di 1,6 milioni di euro, senza alcun documento fiscale. Interessanti anche i controlli sui possessori di 251 auto di lusso di grossa cilindrata. Su 133 auto intestate a persone fisiche, 42 appartengono a cittadini che fanno fatica a ''sbarcare il lunario'', avendo dichiarato 30 mila euro lordi di reddito sia nel 2009 sia nel 2010, mentre 16 auto sono intestate a contribuenti che hanno dichiarato meno di 50 mila euro lordi. Gli altri 118 superbolidi sono intestati a società che sia nel 2009 sia nel 2010 hanno dichiarato in 19 casi di essere in perdita, mentre in 37 casi hanno dichiarato meno di 50 mila euro lordi. ''L'operazione fa parte della normale attività di presidio del territorio di competenza dell'Agenzia delle Entrate - si legge in una nota -, svolta non solo in Veneto ma su tutto il territorio nazionale. L'esperienza e la professionalità dei funzionari dell'Agenzia delle Entrate è tale per cui il controllo è stato effettuato con il minimo intralcio allo svolgimento dell'attività commerciale, evidenziato anche dagli episodi nei quali i Funzionari sono stati addirittura scambiati per commessi dalla clientela''. Inps: Nel 2011 ore Cassa Integrazione -20,8%, a dicembre -24,3% (LaPresse) Roma, 4 gennaio Cala il monte ore della Cassa Integrazione: nel 2011 si registra una diminuzione del 20,8% rispetto al 2010 e a dicembre la discesa è stata del 24,3% sul mese precedente. Lo comunica in una nota l'Inps. Nell'anno appena concluso sono state autorizzate complessivamente 953 milioni di ore di Cassa Integrazione (CIG), il 20,8% in meno rispetto al 2010, quando le ore autorizzate superarono abbondantemente il miliardo (furono precisamente 1 miliardo e 203 milioni). Le ore autorizzate nell'ultimo mese dell'anno sono state 60,8 milioni, il 24,3% in meno rispetto a novembre, quando erano state 80,3 milioni. La diminuzione è ancora più forte, toccando il 29,7%, se si fa il parallelo con il mese di dicembre 2010, quando erano state autorizzate 86,5 milioni di ore. Il calo maggiore rispetto a dicembre 2010 lo fa registrare la Cassa Integrazione Straordinaria (CIGS) che quasi si dimezza, passando da 43,2 a 23,5 milioni (-45,5%). Più contenuta la diminuzione della Cassa in Deroga (CIGD), che da 21,8 scende a 17,2 milioni (-21%), e della Cassa Integrazione Ordinaria (CIGO), che passa da 21,4 milioni di ore autorizzate a 20 (-6,7%), con la contemporanea riduzione dei settori industria (-3%) ed edilizia (-22,6%). L'Inps sospende gli assegni (Italia Oggi.online), 4 gennaio di Daniele Cirioli Gentile Signore, da oggi non riceverà più la pensione di reversibilità. Siamo costretti a sospenderla, perché è una prestazione che dipende dal suo reddito che lei non ci ha comunicato a tempo debito. Anzi, se non provvederà a farlo nei prossimi 60 giorni, saremo costretti a revocarla definitivamente. È questa la sintesi della comunicazione che tanti pensionati, anche se residenti all'estero, stanno ricevendo in questi giorni, con cui vengono avvisati dall'Inps che quanto stanno incassando a titolo di prestazione collegata al reddito (trattamenti famiglia, integrazione al minimo, maggiorazioni sociali ecc.) non sarà erogato per 60 giorni. Lo spiega l'Inps nel messaggio n. 47/212, precisando che lo stop colpisce i pensionati che non hanno consegnato il modello Red 2009 e 2010, nonostante i solleciti ricevuti a settembre 2011, e che perdurando tale inosservanza lo stop sarà definitivo. Avviso di sospensione. Tecnicamente la lettera inviata ai pensionati si chiama avviso di sospensione; in realtà, costituisce proprio una comunicazione mediante cui l'Inps avvisa i pensionati dell'interruzione temporanea della liquidazione di alcune prestazioni. Nello scorso settembre l'Inps aveva sollecitato i titolari di prestazioni collegate al reddito a comunicare la propria situazione reddituale, non avendo provveduto mediante la consueta operazione Red, relativa al 2009 e al 2010. E avvertiva i pensionati che, in caso di mancata comunicazione l'erogazione della prestazione sarebbe stata sospesa in applicazione dell'articolo 13 della legge n. 122/2010. Ora l'Inps spiega che ai soggetti che, al 30 novembre 2011, non hanno provveduto a dichiarare i propri redditi, è stato inviato l'avviso di sospensione. Che cosa succede adesso? In base alla disciplina della legge n. 122/2010, l'avviso di sospensione è l'ultimo atto dell'Inps prima della definitiva revoca della prestazione collegata al reddito. In particolare, il pensionato ha tempo 60 giorni dalla sospensione per presentare domanda di ricostituzione, completa di tutte le informazioni sulla situazione reddituale relativa agli anni 2009 e 2010. Può farlo presso un ufficio Inps, rivolgendosi a un Patronato oppure, se in possesso di Pin, avvalendosi dei servizi online. Così facendo il pensionato si assicura non solo il ripristino della prestazione, ma anche la corresponsione degli arretrati relativi ai ratei interessati dalla sospensione. Invece, una volta decorso il termine di 60 giorni senza che il pensionato abbia provveduto alla presentazione del modello Red, l'Inps procederà alla definitiva revoca della prestazione; non solo, ma procederà pure al recupero delle prestazioni eventualmente erogate nonostante il perdurare della mancata comunicazione reddituale, considerandole non più spettanti. L'Inpdap adotta la diffida (Italia Oggi.online), 4 gennaio di Carla De Lellis Gli ispettori dell'Inpdap possono procedere alla diffida nei confronti di Enti e di Amministrazioni ispezionate. La novità, prevista dal Collegato Lavoro (legge n. 183/2010), è illustrata dall'Istituto Previdenziale nella circolare n. 23/2011 relativa all'attività di Vigilanza. Lo strumento delle ispezioni, spiega la circolare, rientra tra le azioni con cui l'Inpdap intende accompagnare le Amministrazioni Pubbliche al corretto adempimento degli obblighi contributivi, al fine di garantire da un lato trasparenza, regolarità e correntezza contributiva e, dall'altro, maggiore efficacia e tempestività di interventi finalizzati al ripristino della legalità. Non solo; ma rappresenta per l'Istituto anche un'ulteriore occasione di rinnovamento del costruttivo rapporto con le P. A. iscritte atteso che l'attività va costruita secondo i canoni di prevenzione, promozione e informazione (D. Lgs. n. 124/2004). Infine, l'attività di vigilanza contribuirà, una volta a regime, alla funzione di «governo preventivo» e controllo delle Amministrazioni ed Enti iscritti, con lo specifico compito di interpretare in modo efficace le peculiarità delle difformi realtà del Pubblico Impiego. A tal fine, nel secondo semestre dello scorso anno, l'Inpdap ha condotto una fase sperimentale dell'attività di Vigilanza, sulla base di un Protocollo di intesa sottoscritto con il Ministero del Lavoro. Tra le principali novità, spiega l'Inpdap, il Collegato Lavoro ha introdotto la previsione di esecutività del Verbale conseguente alla conciliazione monocratica, con decreto del Giudice competente, dietro presentazione di istanza di parte interessate; e ha esteso il potere di diffida agli ispettori Inpdap e la verbalizzazione unica. Il potere di diffida, finora riconosciuto soltanto agli ispettori del lavoro, spiega l'Inpdap, è attribuito ai funzionari amministrativi per le inadempienze rilevate aventi riflessi di carattere contributivo. Quanto agli effetti delle ispezioni, l'Inpdap spiega che con riferimento alla materia contributiva, le norme vigenti non prevedono l'irrogazione i sanzioni amministrative, ma unicamente il regime sanzionatorio della legge n. 388/2000 (sanzioni e interessi per omessi e ritardati versamenti dei contributi). Dal sito di “YAHOO.Finanza”, del 5 gennaio 2012 Grecia, Papademos: possibile default a marzo. Junker: non si torna alla dracma (Finanza.com), 5 gennaio Senza un Accordo per il finanziamento la Grecia sarà in default a marzo. Parola del Premier ellenico Lucas Papademos durante un incontro con Sindacati e imprese del suo Paese con i quali il Primo Ministro sta cercando un Accordo per il contenimento dei costi del lavoro. Getta acqua sul fuoco, però, il Presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Junker, che ieri ha avvertito la stampa di un rischio recessione per l'Europa "di cui non si conosce l'ampiezza". La situazione greca, ha detto Junker, è difficile ma affrontabile e il Paese non sta considerando il ritorno alla dracma. Ungheria taglia offerta asta titolo 12 mesi, tasso balza a 9,96% (Reuters), 54 gennaio L'Ungheria ha collocato circa 35 milioni di fiorini in titoli a un anno al tasso del 9,96%, in rialzo dal 7,91% dell'asta precedente, a fronte di importo offerto di 45 milioni, pagando l'incertezza legata al programma di finanziamento con i creditori internazionali, senza il quale le finanze pubbliche sono a rischio. Nel corso di questa mattina i rendimenti dei titoli di Stato ungheresi a 5 e a 10 anni sono saliti di 60 punti base all'11,20%, il fiorino è sceso ai minimo storici sull'euro mentre il costo per assicurarsi dal default del Paese a 5 anni ha toccato un nuovo record. Nel tentativo di calmare i mercati il Governo ungherese si è impegnato raggiungere al più presto possibile un Accordo con i creditori internazionali, rendendosi disponibile a discutere senza precondizioni. Il Parlamento ungherese ha approvato a fine dicembre una nuova legge sulla Banca Centrale del Paese che, secondo l'Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale, mette a rischio l'indipendenza dell'Istituto e che ha comportato la rottura delle trattative per un Accordo di salvataggio. UniCredit, fiducia su successo aumento capitale, A. D. a Sole 24 Ore (Reuters), 5 gennaio ’12 L'Amministratore Delegato di UniCredit, Federico Ghizzoni, è fiducioso che l'operazione di aumento di capitale da 7,5 miliardi si concluderà con successo. In una intervista al Sole 24 Ore all'indomani dell'annuncio sul dettagli dell'operazione, l'A. D. ritiene che "l'aumento sarà sostanzialmente tutto sottoscritto dal mercato" e non si dice sorpreso dalla caduta del titolo in Borsa trattandosi di una "reazione tecnica che ci si poteva aspettare". Considerato che i soci stabili garantiranno la sottoscrizione del 24% dell'aumento e che il prezzo vantaggioso spingerà anche la parte Retail, il manager crede che "una buona parte dell'aumento possa considerarsi già prenotato". Sui titoli di Stato Ghizzoni dice che la Banca continuerà a fare ciò che ha fatto nell'anno appena trascorso in occasione delle aste. "Se necessario compreremo in asta, contribuiremo poi a collocare sul mercato. L'orientamento è di mantenere i volumi in portafoglio sui livelli attuali", dice. Unicredit: tesoro mi si è ristretta Unicredit (Trend.online), 5 gennaio di Andrea Mazzalai Non credo vi siano parole per descrivere questo disperato aumento di capitale da parte di Unicredit, un aumento che nelle dimensioni, nello sconto e nella dinamica non ha uguali nella recente storia della “tempesta perfetta”. Unicredit ha sottoscritto il contratto di garanzia relativo all’aumento di capitale da 7,5 Mld euro che si appresta ad affrontare. Il Consorzio di garanzia, spiega una nota, è coordinato e diretto da BofA Merrill Lynch, Mediobanca e UniCredit CIB in qualità di joint global coordinator e joint bookrunner ed è composto, oltre che da BofA Merrill Lynch e Mediobanca, anche da B. IMI (Intesa Sanpaolo), Bnp Paribas, Credit Suisse, Deutsche Bank, HSBC, Jp Morgan, Soc. Gen. e UBS in qualità di joint bookrunner, da Ing, Nomura, RBC, RBoS e Santander in qualità di co-bookrunner, da BBVA, Credit Agricole CIB, Mizuho International, Mps Capital Services in qualità di co-lead manager, e da B. Akros (B. P. Milano), B. Aletti (B. Popolare), Banca Carige, Equita SIM, Intermonte, Investec Bank e Keefe, Bruyette&Woods in qualità di co-manager. Non credo di aver mai assistito ad un Consorzio di garanzia per l’aumento di capitale di queste dimensioni, un Consorzio che da l’idea di un campagna della disperazione, quasi a cercare disperatamente di raggiungere ogni rivolo di liquidità in ogni parte del mondo e non solo in Italia, Germani, Polonia e Austria. I membri del Consorzio di garanzia si sono impegnati a sottoscrivere le azioni ordinarie che non saranno sottoscritte al termine dell’offerta in opzione e della successiva offerta sul Mta dei diritti di opzione non esercitati, fino all’importo complessivo di 7,5 miliardi di euro. Gli azionisti Allianz SE, Carimonte, Fondazione C. R. Modena, Fondazione Crt, Fondazione Monte Bologna e Ravenna e il Consigliere Luigi Maramotti, prosegue la nota, si sono impegnati a sottoscrivere direttamente o indirettamente - azioni ordinarie di nuova emissione per una percentuale pari al 10,68% delle nuove azioni. Inoltre, il socio Fondazione C. R. Verona Vicenza Belluno e Ancona ha deliberato di sottoscrivere nuove azioni per il 3,51% dell’offerta in opzione, utilizzando totalmente mezzi propri, senza vendita di diritti e senza ricorso all’indebitamento. Se alcuni fonti sono realisticamente attendibili sembra che i maggiori azionisti sottoscriveranno circa il 24 % dell’aumento di capitale… Il CdA fissa il prezzo a 1,943 euro per azione: sconto del 43%. I ‘grandi’ soci potrebbero sottoscrivere fino al 24%. … hai voglia di reperire il resto sul mercato, alla faccia del credit crunch! Sembra che in opzione verranno offerte nuove azioni al prezzo di 1,943 con uno sconto incredibile del 43 % rispetto al prezzo teorico calcolato sulla base del prezzo ufficiale di martedì. Ancora più impressionante e l’opera di diluzione con il rapporto di 2 nuove azioni ogni una già posseduta, operazione che terrà sotto pressione l’intero sistema finanziario italiano per un mese intero. “A un prezzo di emissione di 2 euro, molto vicino a quello annunciato, secondo i nostri calcoli la diluizione dell’Eps rettificato 2012-2013 è intorno al 65%”, sostengono gli analisti di Centrobanca in un report raccolto da MF-Dowjones. Gli esperti, che sull’azione hanno un rating hold, si aspettano che “il prezzo del titolo sarà sotto pressione durante l’operazione di aumento di capitale, pari al 60% dell’attuale capitalizzazione di mercato”. Al di la della demenziale pressione sui coefficienti patrimoniali e l’illusione di un Core Tier One al 9 % in pieno credit crunch richiesto dall’European Bankin Authority, EBA per gli amici e per i nemici, che considera carta straccia il debito sovrano e oro colato l’immondizia strutturata depositata nel terzo livello contabile delle Banche Europee, resta il dubbio che il mercato dell’Est o altri fantasmi non abbiano portato Unicredit ad esagerare le dinamiche di questo aumento di capitale, mettendo un velo pietoso sulla vicenda FONSAI. Se consideriamo il prezzo di inizio anno siamo al 70 % di sconto pura disperazione, uno sconto che nessuna Banca aveva mai fatto in questa dimensione! Inutile girare e rigirare il coltello nella piaga ricordandovi la capitalizzazione attuale di Unicredit e la dimensione dell’aumento di capitale…incredibile! Ora qualcuno sa per quale motivo ho sempre sostenuto che era meglio evitare…certe avventure! A questo punto azzardo una previsione senza neanche troppa convinzione. Come abbiamo visto nel post precedente lo Stato italiano deve emettere il massimo quantitativo di debito pubblico entro aprile di quest’anno e Unicredit concluderà il suo aumento di capitale entro il mese di gennaio. Quindi fuori il dente e fuori il dolore chissà che non sia un bene per le future dinamiche della tempesta perfetta “Made in Italy” . A breve o nella seconda parte dell’anno potrebbe toccare a qualcun altro e allora ci sarà da veramente da ridere. Unicredit e l’aumento di capitale. Lo sconto? Una fregatura! (Trend.online), 5 gennaio di Giancarlo Marcotti Un esempio emblematico è quello del termine “sconto”, proprio oggi, giorno di inizio dei “saldi”, troviamo questa parola scritta su tutte le vetrine dei negozi, e ci evoca una condizione “di favore”, pagheremo di meno un bene che, fino a ieri, costava di più. Quando ci viene praticato uno sconto siamo felici, abbiamo risparmiato, quindi, in un certo senso siamo diventati più ricchi, poiché possiamo permetterci qualcosa in più. Certo anche quando compriamo qualcosa nei negozi, a volte, dietro ad uno sconto, si nasconde una fregatura, ma … a volte, in finanza invece possiamo esserne sicuri, se viene usata la parola “sconto” noi dobbiamo leggerla come “fregatura” e più lo sconto è alto, più grande sarà la fregatura. La dimostrazione più lampante l’abbiamo nelle operazioni di aumento di capitale, che avvengono, tipicamente, offrendo ai vecchi azionisti, la possibilità (il diritto) di acquistare nuove azioni “a sconto”, cioè ad un prezzo inferiore rispetto a quello di mercato. Peccato, però, che questo “sconto” non venga praticato per agevolare il vecchio azionista, bensì per imbrigliarlo in una trappola per topi senza via d’uscita. Più lo “sconto” è elevato, infatti, e più egli sarà costretto ad aderire all’operazione perché l’eventuale “mancata adesione” gli procurerà un’ingente perdita (di solito proprio pari allo “sconto” praticato). C’è inoltre una cosa che aggrava ulteriormente la situazione, ovvero che l’adesione all’operazione di aumento di capitale non è gratuita, quindi se il vecchio azionista in quel momento non ha i soldi per aderire? Peggio per lui, scatterà inesorabile la trappola per topi, dopotutto se è un pezzente perché ha comprato azioni? Andando avanti di questo passo sarà sempre più arduo trovare investitori in Borsa. Allora scendiamo dal teorico al pratico e, naturalmente, rifacciamoci all’operazione di aumento di capitale le cui condizioni sono state rese note ieri dal Consiglio di Amministrazione della Banca più importante d’Italia, Unicredit. Allora ogni vecchio azionista avrà la facoltà di sottoscrivere due azioni di nuova emissione per ogni azione ordinaria e/o di risparmio posseduta, al prezzo prefissato di 1,943 euro ciascuna. Il comunicato della Banca specifica che “il prezzo di sottoscrizione delle nuove azioni incorpora uno sconto del 43% circa rispetto al prezzo teorico ex diritto (TERP) delle azioni ordinarie Unicredit sulla base del prezzo ufficiale di borsa del 3 gennaio 2012”. Allora usciamo dal burocratese per cercare di rendere chiaro a tutti ciò che significa questa frase, innanzitutto va stabilito cosa si intende per TERP, lo faccio molto volentieri in quanto puntualmente, ad ogni operazione di aumento di capitale, trovo nella mia casella di posta alcune mail di lettori che mi chiedono di specificare il calcolo di questo prezzo teorico. Allora TERP sta per Theoretical Ex Right Price, cioè Prezzo Teorico dopo l’attribuzione del diritto d’opzione, ed ovviamente va calcolato rispetto ad una valore di chiusura del titolo azionario in questione. Al solito risulterà più semplice da comprendere un caso pratico che non il concetto teorico, e prendiamo proprio, come esempio, l’operazione Unicredit. Una sola precisazione prima dei numeri, tutti noi siamo abituati a prendere come valore di chiusura di un’azione il suo prezzo di riferimento, il calcolo del TERP, invece, prevede l’utilizzo del Prezzo Ufficiale, che normalmente differisce, anche se non di molto, dal prezzo di riferimento. Allora il Prezzo Ufficiale di una azione Unicredit alla chiusura del 3 gennaio era risultato 6,40 euro (lasciamo perdere i millesimi ed i decimillesimi che creano solo confusione). Qual è il TERP calcolato su questo valore di chiusura? Semplice equivale a calcolare il valore teorico dell’azione dopo la conversione dei diritti associati alla stessa. In questo caso, dato che i diritti permettono l’acquisto di 2 azioni al prezzo di 1,943 euro cadauna, 1,943*2 = 3,886 euro che è il valore delle azioni di nuova emissione per ogni “vecchia” azione posseduta, a questo importo dobbiamo sommare 6,40 euro, ossia il prezzo ufficiale della “vecchia” azione, per un totale, quindi di 3,886 + 6,40 = 10,286 euro, ma ora quante azioni ci ritroviamo? Naturalmente 3 (una “vecchia” + le 2 di nuova emissione) per cui quanto vale (teoricamente) ogni azione? 10,286:3=3,4287 euro (3,4286 periodico per i pignoli). Questo è il TERP calcolato sulla chiusura del 3 gennaio, quindi 3,4287 euro. Applicando uno sconto del 43,33% (per la precisione) al TERP (3,4287-43,33%*3,4287) troviamo questo, ormai celebre prezzo di 1,943 per ogni nuova azione, comunicato ieri dal Consiglio di Amministrazione di Unicredit. Ieri il titolo Unicredit ha perso in Borsa il 14,45% crollando a 5,415 euro, come mai? E’ uno di quei casi in cui la risposta degli analisti è unanime, proprio perché “lo sconto” è stato ritenuto troppo elevato, come volevasi dimostrare: più forte lo sconto, maggiore la fregatura. Ed il mercato, sotto questo punto di vista, è impietoso. Se infatti a questo aggiungiamo che il Fondo di investimento americano Blackrock è passato nei giorni scorsi dal 4,2% del capitale all’1,71% e che le Fondazioni, grandi azioniste della Banca di Piazza Cordusio, con l’eccezione di quella di Verona, parteciperanno solo parzialmente all’operazione di aumento (e la Fondazioni Banco di Sicilia e Cassamarca hanno annunciato che non sborseranno un solo euro), il quadro è completo. C’è qualcuno entusiasta dell’operazione che ha annunciato di aderire in toto all’operazione di aumento mantenendo inalterata la propria quota del 4,98%? Sì proprio il maggior azionista di Unicredit: La Banca Centrale Libica, ma non è che la notizia debba far felici gli italiani. Unicredit: Ghizzoni, con più capitale e liquidità saremo leader in UE (Asca) Roma, 5 gennaio ''Con l'aumento di capitale da 7,5 miliardi mettiamo a posto definitivamente i ratios patrimoniali e otteniamo un contributo importante in termini di liquidità che va ad aggiungersi a quella iniettata nel sistema bancario dalla BCE''. Lo ha detto l'A. D. di UniCredit, Federico Ghizzoni, in un'intervista rilasciata al Sole 24 Ore all'indomani dell'annuncio del prezzo del maxi-aumento di capitale della Banca di Piazza Cordusio. Ghizzoni è fiducioso che l'operazione si concluderà bene e non è sorpreso dalla caduta del titolo in Borsa perchè ''è una reazione tecnica che ci si poteva aspettare''. Ghizzoni si dice convinto che Unicredit possa essere tra i primi grandi Gruppi bancari europei a vedere la luce in fondo al tunnel. La crisi dell'euro e dei debiti sovrani è lungi dall'essere risolta ma, a giudizio di Ghizzoni, per la prima volta sono state prese decisioni che possono invertire la tendenza negativa. La decisione della BCE di iniettare liquidità ''servirà in via prioritaria a riattivare in misura sensibile il credito a imprese e famiglie''. Secondo il manager, la fase uno del Governo Monti ha ridato credibilità al Paese e ''se dopo la manovra di Natale, i provvedimenti sulla crescita saranno tempestivi, coraggiosi ed efficaci, credo che si potrebbe ristabilire un clima di fiducia nel mercato e nelle imprese''. Ghizzoni chiede al nuovo Governo ''contenimento della spesa, tagli alla pubblica amministrazione, con attenzione alle tante inefficienze. E poi le liberalizzazioni e la riforma del lavoro, di intesa con i Sindacati''. ''Decisiva'' poi la riforma fiscale ''senza la quale - spiega il manager - sarà difficile rilanciare consumi e investimenti''. Con Intesa Sanpaolo, ''fatta salva la naturale concorrenza, c'è già grande collaborazione su molti progetti. Di Cucchiani ho rispetto, con lui mi sono sempre inteso bene. Sono sicuro che la collaborazione tra Intesa Sanpaolo e UniCredit nelle infrastrutture continuerà e sarà utile al Paese''. Sulla questione Fondiaria-Sai Ghizzoni precisa che si lavora ''con Mediobanca e con la famiglia Ligresti per trovare una soluzione che permetta di valorizzare al Compagnia. Mi sembra che ci sia interesse da parte di tutti i soggetti in campo ad andare nella direzione più giusta''. Fondiaria-Sai: nessun contatto su operazione straordinaria di fusione (Finanza.com), 5 gennaio Fondiaria-Sai informa che allo stato attuale "non ha ricevuto né contatti né alcuna manifestazione di interesse in merito a una ipotizzata Operazione straordinaria di fusione di cui ha parlato la stampa". Lo si apprende in una nota stampa pubblicata ieri sera dal Gruppo assicurativo. Banca Profilo: Matteo Arpe reintegrato come Amministratore e Presidente (Finanza.com), 5 gennaio L’Assemblea degli azionisti di Banca Profilo, riunitasi oggi in sede ordinaria, ha esaminato la posizione del Presidente Matteo Arpe, deliberando di non procedere alla revoca dalla carica. Lo rende noto l'Istituto di credito attraverso un comunicato. Tale deliberazione, si legge nella nota, ha raccolto il 99,95% dei voti presenti in Assemblea, rappresentanti il 63,8% del capitale sociale. Conseguentemente Arpe viene reintegrato con effetto immediato nelle proprie funzioni di Amministratore e Presidente di Banca Profilo. Société Générale ridimensiona la Divisione Corporate e Investment Banking (Finanza.com), 5 gennaio Il management di Société Générale ha firmato un Accordo con i Sindacati più rappresentativi del Gruppo per la riorganizzazione dello staff della Divisione Corporate e Investment Banking. Lo riporta una nota della stessa società, pubblicata sul suo sito internet istituzionale. Nella nota si legge che una serie di misure saranno garantite per ridurre l'impatto sociale del taglio di posti di lavoro previsto. 880 sono i Lavoratori francesi che lasceranno il posto "su base volontaria", e ai quali si cercherà di garantire mobilità all'interno dello stesso Gruppo Soc. Gen. L'Istituto francese tiene a precisare che nella Divisione Retail, che non è interessata dai tagli, si continua a perseguire una politica di assunzioni. Su diversi siti di stampa internazionale si parla inoltre di un ulteriore taglio di 700 posti di lavoro nel Corporate e Investment Banking delle sedi internazionali di Société Générale. Crolla Piazza Affari: disastrosa Unicredit, in rialzo Fiat (Finanza.com), 5 gennaio Seduta disastrosa per Unicredit e per tutto il comparto bancario, colpito da ripetute sospensioni per eccesso di ribasso. Il titolo di Piazza Cordusio ha terminato gli scambi crollando del 17,2% a 4,48 euro. Non è andata meglio a Intesa Sanpaolo (-7,33% a 1,189 euro), Mediobanca (-6,29% a 4,142 euro), Banco Popolare (-10,2% a 0,9 euro), Monte dei Paschi (-8,55% a 0,236 euro), la Popolare di Milano (-10,7% a 0,273 euro), UBI Banca (-8,9% a 2,928 euro) e BPER (-5,98% a 5,19 euro). Tonfo del 14,7% a 0,674 euro per Fondiaria-Sai, che ha informato di non aver ricevuto né contatti né alcuna manifestazione di interesse in merito a una ipotizzata operazione straordinaria di fusione di cui ha parlato la stampa. Rossa Enel Green Power, in ribasso del 2,12% a 1,615 euro. Negativa anche Mediaset, in calo del 5,03% a 2,076 euro. Stando ad alcune indiscrezioni di stampa, tra gli emendamenti che il Governo sta proponendo sul Codice delle Comunicazioni, sarebbe previsto il divieto sul trading di frequenze percepite a titolo gratuito. In netta controtendenza Fiat, che è avanzata del 3,57% a 3,888 euro. Questa mattina la società torinese ha annunciato di avere incrementato di un ulteriore 5% la quota detenuta in Chrysler. Ora la partecipazione del Lingotto nella controllata statunitense è pari al 58,5%. Lavoro: Camusso, pronti a nuovo patto ma art.18 non si tocca (Asca) Roma, 5 gennaio La Cgil è pronta a siglare un nuovo Patto con il Governo, ma l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori non si tocca e sui licenziamenti non si negozia. E' quanto sostiene il leader della Cgil, Susanna Camusso, in un'intervista a La Repubblica all'indomani dell'incontro con il Ministro del Welfare, Elsa Fornero. Camusso racconta di aver ''ripetuto'' al Ministro ''che non c'è una sola ragione convincente perchè si parta dall'articolo 18 se si vogliono affrontare i problemi veri. Il Governo deve sapere che sull'articolo 18 non trattiamo. Lasciamo perdere i totem o i tabù: l'articolo 18 ha una funzione deterrente per i licenziamenti senza giusta causa. Per questo non può essere né aggirata né modificata''. Negativo anche il giudizio sulla proposta di Contratto Unico del giuslavorista Pietro Ichino. ''Nella proposta Ichino - sostiene il leader della Cgil - c'è una massiccia dose di propaganda. Si sostiene che serva a superare il dualismo del mercato del lavoro, però introduce una nuova forma di Contratto, cosa di cui non c'è alcuna necessità, mentre bisognerebbe ridurre le tipologie contrattuali e far costare di più i Contratti flessibili''. A proposito della polemica scaturita dall'idea del Governo si incontrare separatamente i Sindacati, il segretario della Cgil spiega: ''Mi pareva poco credibile accettare il metodo degli incontri separati e poi proporre un accordo. La questione è in ogni caso superata. Sul merito ci sono molte convergenze''. Lavoro: Angeletti, riscriviamo regole per licenziamenti (Asca) Roma, 5 gennaio ''L'articolo 18 dice semplicemente che ci deve essere un giusto motivo per licenziare. Poi ci sono le procedure per licenziare, spesso confuse e contraddittorie. Riscriviamo queste norme in modo chiaro, altrimenti si scivola nel paradosso: siccome non riusciamo a chiarire, aboliamo le regole''. Lo afferma il Segretario della Uil, Luigi Angeletti, in un'intervista al Corriere della Sera, nella quale fa sapere che incontrerà il Ministro il prossimo lunedì. ''La polemica di Camusso'' sugli incontri separati tra i sindacati e il Ministro del Welfare, Elsa Fornero, ''mi era parsa eccessiva. Scambiava la forma per la sostanza. Ci ha indebolito, ha distorto l'obiettivo''. Il Segretario della Uil chiarisce di voler parlare con il Governo non solo di ''come le aziende possano ridurre il Personale ma anche di come possano tornare ad assumere. Vorremmo spiegare proposte anche su tasse, cuneo fiscale, costi della politica. L'importante è essere interlocutori sulla ripresa del Paese'', perchè ''la questione di base è che non si può parlare del mercato del lavoro senza inserirlo nel contesto delle altre fondamentali questioni economiche''. E fa riferimento al richiamo del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che ha ricordato l'Accordo del 28 giugno in cui ''Sindacati e imprese si impegnavano a discutere di tutti gli aspetti dell'economia del Paese, incluso il mercato del lavoro e non soltanto''. Lavoro: Marcegaglia convoca Direttivo mercoledì, poi incontra Fornero (Adnkronos) Roma, 5 gennaio Confindustria si prepara all'incontro con il Governo sulla riforma del mercato del lavoro; il leader Emma Marcegaglia, infatti, a quanto apprende l'Adnkronos, prima del round con il Ministro Elsa Fornero, in programma mercoledì intorno alle 17, ha convocato, per il primo pomeriggio dell'11, il Direttivo di Viale dell'Astronomia. P. A.: Patroni Griffi incontra Associazione Classi Dirigenti (Asca) Roma, 5 gennaio Il Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, Filippo Patroni Griffi, ha incontrato questa mattina a Palazzo Vidoni una delegazione dell'Associazione Classi Dirigenti delle Pubbliche Amministrazioni (AGDP). Durante l'incontro sono state, tra l'altro, approfondite le tematiche del ruolo della dirigenza pubblica nell'attuale fase di riorganizzazione della Pubblica Amministrazione. In particolare - informa un comunicato - dalle misure per la trasparenza ed il contrasto alla corruzione alle problematiche connesse ai piani di riorganizzazione delle Pubbliche Amministrazioni collegati alla spending review. Il Presidente di AGDP, Pompeo Savarino, ha ringraziato il Ministro per il proficuo incontro, durante il quale vi è stata la possibilità di esaminare le proposte dell'AGDP. Al termine dell'incontro il Ministro ha dato appuntamento ai rappresentanti dell'Associazione per prossime occasioni di confronto su singoli aspetti delle tematiche trattate. In 40 articoli il Decreto Catricalà sulle liberalizzazioni (Milano Finanza), 5 gennaio Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, sta lavorando a un Decreto Legge sulle liberalizzazioni che consta di 40 articoli particolarmente incisivi su vari segmenti operativi. Tra i suoi collaboratori c’è ottimismo sull’accoglimento da parte del Parlamento di una parte rilevante del Decreto. Non escluse in giornata anticipazioni su temi affrontati nel Decreto che potrebbero rivelarsi vere sorprese. Commercio: Zaia, ricorreremo perchè liberalizzazione Monti è rovinosa (Asca) Venezia, 5 gennaio ''Ma come non si vedono i negozi vuoti? Basta parlare con i commercianti per capire che il settore è in piena crisi e che tanti di loro saranno costretti a chiudere. E' per questo che la Regione Veneto è contraria alla liberalizzazione e farà ricorso''. Così all'Asca il Presidente Luca Zaia, che da questa posizione non fa un passo indietro neppure davanti alla minaccia di Codacons di una denuncia all'Antitrust. ''La liberalizzazione degli orari sarà la morte del nostro commercio'', insiste il Governatore. ''In Veneto i negozi possono restare aperti dalle 7 alle 20 e per 20 domeniche all'anno; ci pare che basti, invece Monti vuole una deregulation totale che sarebbe rovinosa per i piccoli commercianti''. Istat: a novembre disoccupazione al 7,6%. Il 30% dei giovani non lavora (Asca) Roma, 5 gennaio Nel terzo trimestre 2011 il tasso di disoccupazione è pari al 7,6% (+0,1 punti percentuali rispetto ad un anno prima). Il tasso di disoccupazione maschile diminuisce su base annua di 0,1 punti percentuali, portandosi al 6,7%; quello femminile, dopo tre consecutive flessioni, aumenta di 0,3 punti, posizionandosi al 9%. Il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 30,1%, con un aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a ottobre e di 1,8 punti su base annua. E' quanto rileva l'Istat. Nel Nord il lieve calo tendenziale dell'indicatore (dal 5,2% al 5,1%) è dovuto alla sola componente femminile; nel Centro il tasso sale dal 7% del terzo trimestre 2010 al 7,2%, a motivo della crescita sia delle donne sia degli uomini. Nel Mezzogiorno l'indicatore risulta pari al 12,4% (era il 12,1% nel terzo trimestre 2010). Il risultato sconta la flessione del tasso di disoccupazione degli uomini (dall'11,1% al 10,6%) a fronte del significativo aumento di quello delle donne (dal 13,9% all'attuale 15,4%). Il tasso di disoccupazione degli stranieri si porta al 10,4%, sei decimi di punto in più rispetto al terzo trimestre 2010. L'indicatore riprende a crescere per gli uomini (dall'8,1% all'8,9%) e continua ad aumentare per le donne (dal 12,2% al 12,4%). Dal sito di “YAHOO.Finanza”, del 6 gennaio 2012 Monti: Banche italiane solide, problemi Unicredit temporanei (AGI) Parigi, 6 gennaio Mario Monti difende la solidità del sistema bancario italiano ed in particolare sulle attuali difficoltà di Unicredit ha spiegato che sono solo temporanee. Così il Presidente del Consiglio in un'intervista concessa alla rete all-news France 24 a margine dell'incontro con Nicolas Sarkozy a Parigi. "Il sistema bancario italiano è tra i più solidi...e penso che le difficoltà di Unicredit siano soprattutto legate all'aumento di capitale, che in questa situazione di mercato, ha incontrato alcune temporanee difficoltà ma", ha ribadito Monti, "le Banche italiane sono solide". Unicredit: ribasso del 37% in 3 giorni (Agi) Milano, 6 gennaio Continua il calvario di Unicredit in Piazza Affari. Il titolo di Piazza Cordusio ha accusato oggi, ultima riunione prima dell'avvio dell'aumento di capitale previsto per lunedì 9, un ribasso dell'11,15%, che si aggiunge al -14% di mercoledì e al -17% di giovedì. Nel complesso, nell'arco delle tre sedute, il prezzo e' passato da 6,33 a 3,982 euro, con un tracollo del 37,09%. Affondati (Trend.online), 6 gennaio di Mario Seminerio I mercati tendono a distrarsi, a volte. Prendete l’azionario italiano che, come noto, ha un pesante bias sui titoli bancari e che, dopo una calma molto relativa nelle ultime settimane, ieri è stato colto dal panico, dopo che Unicredit ha annunciato i termini della sua ricapitalizzazione. Sono termini molto onerosi per gli azionisti esistenti, le Fondazioni. Alcune delle quali stanno per gettare la spugna, cedendo i diritti sul mercato e facendosi diluire. E’ il caso della Fondazione Banco di Sicilia, che oggi possiede lo 0,5% del capitale Unicredit, e che ha annunciato che non parteciperà alla ricapitalizzazione. Interessanti le lamentazioni del Presidente della Fondazione siciliana, Giovanni Puglisi, illustrate al Fatto: «Abbiamo il 92% delle nostre attività investite nei titoli Unicredit, che valevano 7 euro quando diventammo soci post fusione della Banca milanese con Capitalia, mentre ora valgono 0,58 euro (o 5,8, post raggruppamento delle azioni 10 a 1, ndr.). Una distruzione di valore senza pari, che impatta sull’attività della Fondazione in modo drammatico. La nostra finalità è ridistribuire risorse sul territorio, ma negli ultimi anni abbiamo solo messo mano al portafoglio senza ricevere pressocchè nulla. E anche nel 2012 sarà così, perché il dividendo è stato escluso. In questa situazione abbiamo deciso di non aderire, per non drenare ulteriori risorse che servono a completare i restauri dei palazzi acquisiti negli scorsi anni dalla Fondazione per farne dei musei. Alla luce anche della maxi svalutazione da 10 miliardi euro dello scorso novembre io mi chiedo se sia il caso di continuare ad avallare questo Consiglio d’Amministrazione e questa linea strategica pagando ulteriormente. E mi domando anche se quella svalutazione sarà l’ultima, o se ce ne saranno di ulteriori, molto dolorose». Da dove iniziare a commentare? Ad esempio dal fatto che il 92% dell’attivo della Fondazione sia investito in uno ed un solo Asset. Geniale. Il buon Harry Markowitz avrebbe da ridire, su una simile gestione del patrimonio. Ma ciò non deve stupire: finché arrivavano i risultati e ampi flussi di dividendi (peraltro non sempre giustificati e giustificabili sul piano della preservazione della base patrimoniale), i vertici delle Fondazioni non ritenevano che avere una simile concentrazione fosse potenzialmente pericoloso, anzi. Di certo, se obiettivo era quello di “restaurare i palazzi acquisiti negli scorsi anni, per farne dei musei”, forse sarebbe stato meglio ridurre l’investimento in una sola Banca e ragionare più in termini di piccolo Fondo sovrano. Ma sarebbe stato un salto quantico devastante, per i nostri notabili taglia-cedole. Puglisi si lamenta perché anche per il 2012 “il dividendo è stato escluso”. Vorremmo pure vedere, vista la pressante esigenza di ripulire i bilanci, unita all’assai discutibile criterio adottato dalla EBA. A questo punto, che fare? Il Presidente della Fondazione siciliana pare assumere un tono minaccioso, quando parla di continuare ad “avallare questo Consiglio d’Amministrazione”, o prendere cappello e (s)vendere. Ahimé, queste sono considerazioni drammaticamente tardive. Che accadrà ora, quindi? Che l’auspicio del professor Luigi Zingales a ridurre il peso (quella che lui in realtà definisce “la manomorta“) delle Fondazioni nella vita delle aziende bancarie italiane sembra avviato a compiersi, per le spietate leggi del mercato e nella peggiore fattispecie possibile, quella di una disfatta con incenerimento del valore dell’investimento. Quanto a Unicredit, si attende di capire la nuova composizione dell’azionariato. I libici paiono intenzionati a confermare la propria quota, mentre si cercano altri investitori emergenti, per fare della Banca quella che potrebbe essere una Public Company. Nella originaria accezione anglosassone, per Public Company si intende una società quotata e dall’azionariato fortemente disperso, in cui il management esercita un ruolo decisivo. Nel nostro Paese, la declinazione di Public Company nel credito è stata mantenuta solo per la seconda parte, quella di manager onnipotenti che si portano al guinzaglio docili azionisti di amplissima maggioranza, ben lieti di incassare i dividendi, finché dura, e colti da profonda costernazione quando si accorgono che il flusso di ossigeno al loro potere locale si è interrotto. E quindi agli effetti pratici cambierebbe poco. Una variazione sul tema è che i Consorzi di garanzia e collocamento dell’aumento di capitale finiscano col ritrovarsi proprietari della Banca che ricapitalizza, per manifesta mancanza di interesse da parte degli investitori, e anche questo sarebbe un esito piuttosto inglorioso ma sempre parte integrante della dinamica di mercato. Riguardo la domanda che sorge spontanea, nel caso di cambio di gruppi di controllo (“cambierà qualcosa nella gestione della Banca e dei suoi rapporti con l’ambiente economico in cui essa opera?”), non va dimenticato che una Banca è prima di tutto un’organizzazione fortemente interconnessa con il potere politico nazionale, attraverso la regolazione. In soldoni (o meglio in parole povere, visto il momento), non si dovrebbe pensare che la sostituzione di un gruppo di controllo con altri, magari stranieri, sia condizione sufficiente per ottenere un miglior “rendimento” dell’organizzazione creditizia. Se il concetto fosse troppo criptico pensate che in Italia, negli ultimi vent’anni, sono già entrate Banche Tedesche e Francesi. Intesa Sanpaolo: nuovo crollo con tensioni in Ungheria (Trend.online), 6 gennaio di Alberto Susic Anche la seduta odierna si è conclusa in netto calo per Intesa Sanpaolo che dopo aver archiviato la giornata di ieri con un ribasso di oltre sette punti percentuali, ha continuato a perdere terreno anche oggi. Il titolo ha terminato gli scambi a 1,137 euro, con un affondo del 4,37% e oltre 162 milioni di azioni passate di mano a fine giornata. Intesa Sanpaolo ha pagato pegno per la negativa intonazione del mercato e in particolare del settore di riferimento. Il titolo è stato ulteriormente appesantito dalle cattive notizie arrivate dall’Ungheria, dopo che Fitch ha ridotto il rating del Paese da “BBB-” a “BB+”, con outlook “negativo”. Da segnalare la contrapposizione tra Governo ungherese e UE/FMI che hanno abbandonato le trattative per l’erogazione di aiuti, a causa del rifiuto relativo all’approvazione delle condizioni del prestito e alla volontà di sottoporre la Banca Centrale ad uno stretto controllo politico. Gli analisti di Equita SIM ricordano che Intesa Sanpaolo è attiva in Ungheria con una controllata che ha un patrimonio netto di circa 870 milioni di euro e 7,7 miliardi di impieghi. Lo scorso anno, per via della crisi, la controllata aveva già chiuso in rosso, con una perdita di circa 80 milioni di euro. La SIM milanese non modifica comunque la sua strategia su Intesa Sanpaolo, rinnovando l’invito all’acquisto con un prezzo obiettivo a 1,5 euro. Unipol conferma: allo studio dossier Premafin-FonSai (Bluerating.it), 6 gennaio Con una scarna nota il Gruppo Unipol ha confermato stamane “anche su richiesta della Consob”, che “sono in corso analisi ed approfondimenti relativi al dossier Premafin-Fondiaria Sai”. Al momento tuttavia, precisa Unipol, “non è stata formalizzata alcuna manifestazione di interesse in proposito. Citigroup: si arenano le trattative per cedere la Divisione OneMain (Finanza.com), 6 gennaio I colloqui intrapresi da Citigroup relativi alla vendita di OneMain, la Divisione prestiti personali del Gruppo, si sono interrotti. Lo riportano il Wall Street Journal e Bloomberg. Citigroup e i potenziali acquirenti Centerbridge Capital Partners LLC, Leucadia National Corp. e la Berkshire Hathaway di Warren Buffett avrebbero accettato di comune accordo di porre fine alle negoziazioni, precisa l'agenzia stampa Usa. Banche, quel tasso va tagliato (Milano Finanza), 6 gennaio Alla vigilia di Natale le Banche Italiane hanno preso in prestito dalla Banca Centrale Europea oltre 110 Miliardi di euro al tasso dell’1% per tre anni. Gli Istituti di credito hanno potuto depositare titoli in cambio di liquidità presso l’Istituto Centrale con l’impegno di riversare questo denaro a sostegno dell’economia. Ma oggi questo sostegno ancora non si vede visto che il denaro alle imprese costa fino al 16% e alle famiglie fino al 21%, a un soffio dalla soglia d’usura individuata dalla Banca d’Italia. Tradotto: le Banche preferiscono tenersi stretta la liquidità ricevuta e, dall’altra parte, ben pochi soggetti accettano di pagare tassi così alti. Chi lo fa in molti casi non ha alternative, con il rischio per l’Istituto di credito di trovarsi in casa un cattivo pagatore. Un pericolo da non sottovalutare visto che dal 2009 le sofferenze bancarie lorde sono quasi raddoppiate. In base ai dati ABI a fine ottobre 2011 i crediti incagliati lordi hanno sfioravano 103 Miliardi, mentre nello stesso mese del 2009 ammontavano a 56,6 Miliardi. Il rapporto tra sofferenze nette e impieghi totali si attesta al 2,93%, mentre nel 2009 era all’1,92%. La tensione non era stata così forte nemmeno nel 2008, quando la crisi aveva fatto salire alle stelle l’Euribor, ma non aveva provocato una simile chiusura dei rubinetti. Oggi gli spread sull’Euribor sono saliti in pochi mesi intorno al 5-6% per le imprese con un buon rating, ma viaggiano addirittura oltre il 9% per le aziende in difficoltà. Il tutto senza contare il fatto che molte imprese devono addirittura fronteggiare una richiesta di rientro da parte delle Banche a fronte della diminuzione del valore degli Asset dati in garanzia. Il fenomeno riguarda sia i grandi Istituti sia le Banche Popolari, che in passato invece offrivano condizioni più vantaggiose alle imprese del territorio. Crisi: Passera, risposta UE molto deludente, serve vera Banca Centrale (Adnkronos) Parigi, 6 gennaio "Il modo in cui la crisi è stata gestita negli ultimi mesi è stato sicuramente molto deludente", e "l'UE si è dimostrata inadeguata", e occorre "dare all'UE una vera Banca Centrale per gestire la stabilità e la liquidità del mercato". Lo ha affermato il Ministro dello Sviluppo Corrado Passera durante il suo intervento al convegno "Nuovo mondo" a Bercy. Fitch taglia rating Ungheria a livello spazzatura (LaPresse), Londra, 6 gennaio Fitch ha tagliato il rating dell'Ungheria a livello spazzatura. Il giudizio sul merito di credito del Paese è sceso di un notch a 'BB+' da 'BBB-'. E' quanto si legge in una nota dell'agenzia di rating, che sottolinea che l'outlook dell'Ungheria è negativo. Il Paese ha registrato nell'asta di ieri un tasso di interesse medio del 9,96% sulle obbligazioni a 12 mesi, il livello più alto da metà 2009. Consigli di Sorveglianza taroccati (Italia Oggi.online) Berlino, 6 gennaio di Roberto Giardina Un'elite di 400 persone controlla le grandi industrie tedesche in un intrico di partecipazioni incrociate, un groviglio di interessi che risulta inestricabile. Ma, alla fine, rischia di diventare paralizzante per le 30 imprese dell'indice Dax della Borsa di Francoforte. I membri dei Consigli di Sorveglianza sono meglio della loro fama, scrive Wirtschaftswoche, il più autorevole settimanale economico tedesco, ma lasciano sempre molto a desiderare. Tra di loro ci sono molti nomi famosi e burocrati aziendali ma pochi esperti, poche donne e stranieri che dovrebbero garantire un controllo a livello globale, oggi indispensabile. E non mancano, com'è inevitabile, i conflitti d'interesse personali. A volte, in un gioco di specchi, il controllore finisce per controllare se stesso. «Ma negli ultimi dieci anni la qualità e la serietà dei Consigli di Sorveglianza è notevolmente migliorata», giudica Peter Ruhwedel, professore alla scuola di Economia e management a Essen. «Gli scandali del passato sono serviti». Per conto della Wirtschatswoche il professor Ruhwedel ha eseguito un controllo dei Consigli durante il 2010. Il voto è di sufficienza, nonostante molte debolezze riscontrate. Per esempio Hasso Plattner, cofondatore della SAP, è oggi a capo del Consiglio di Sorveglianza della sua società, che ha un bilancio di 13 miliardi. Berthold Huber, capo dell'Ig-Metall, il Sindacato dei metalmeccanici, il più potente al mondo, siede nel Consiglio di Sorveglianza di Siemens, Volkswagen e Porsche, imprese che hanno a che fare ovviamente con il Sindacato. Manfred Schneider, ex capo della Bayer, controlla sempre la Bayer, la RWE, la Linde e, fino allo scorso aprile, anche la Daimler. Un'impresa forse al di là delle possibilità di chiunque. È un problema antico. Già negli anni 1950 Hermann Josef Abs, mitico Capo della Deutsche Bank, si prendeva gioco dei Consigli di Sorveglianza. Nessuno poteva farlo meglio di lui: era presente in ben 30 Consigli, e di 20 era il Presidente. Neanche se avesse passato 24 ore al giorno a leggere i bilanci delle sue società sarebbe arrivato a farsi un'idea chiara. Oggi, commenta la rivista, il lavoro dei Consiglieri si svolge secondo una prassi consolidata: se gli affari vanno bene, approvano senza discutere l'operato del Consiglio Direttivo. Se vanno male, si dichiarano sorpresi e delusi come qualunque piccolo azionista. Poco, per gli appannaggi che ricevono. Non c'è abbastanza distanza tra controllori e controllati, anche perché è abitudine consolidata che i Direttori, al momento della pensione, passino nell'Aufsichrat, il Consiglio di Sorveglianza. Se si vuole essere corretti, magari in quello di una società controllata. Si resta sempre tra amici. Henning Schulte-Nolte, nel Consiglio di Allianz, confessa di essere deluso dal lavoro dei Colleghi: molti manager hanno perso la bussola etica e i controllori hanno lasciato loro carta bianca. Secondo l'analisi di Ruhwedel manca ancora trasparenza e una garanzia di indipendenza di giudizio. I Consigli sono un dominio quasi esclusivamente maschile: il che è una spia del conservatorismo dei suoi membri, in maggioranza in età di pensione. Mancano esperti in grado realmente di leggere e valutare un bilancio, avvocati specializzati in diritto aziendale ed esperti di management. Un aspetto paradossale: molti nomi famosi accanto ad assoluti sconosciuti, scrive Ruhwedel, che non si capisce perché siano stati scelti per entrare nel Consiglio. Si può avere il sospetto che siano obbedienti yes men. Più assunzioni a tempo indeterminato per le Microimprese (Trend.online), 6 gennaio di Pierpaolo Molinengo “Nel 2011 le imprese con meno di 10 dipendenti hanno offerto un lavoro a 4 persone su 10; molto di più rispetto al caso delle grandi imprese oltre i 250 Dipendenti (poco più di 2 persone su 10). Inoltre sono proprio le microimprese ad offrire di più il posto fisso: iI 47,0% delle assunzioni non stagionali delle microimprese è a tempo indeterminato, un dato superiore di 2 punti percentuali rispetto al dato complessivo (44,9%). Le microimprese - come sostengono i ricercatori di Fondazione Impresa - non temono di investire sul fattore lavoro e sono più propense a fidelizzare i propri Lavoratori attraverso Contratti più stabili anche in momenti particolarmente critici per l’economia italiana e mondiale. Sono le microimprese del Mezzogiorno ad avere una propensione maggiore ad offrire il posto fisso: Sicilia (66,3%), Campania (63,5%) e Molise (61,9%). Si tratta - secondo i ricercatori di Fondazione Impresa - di un segnale positivo tra le molteplici criticità del mercato del lavoro nel Sud d’Italia dove gli indicatori segnalano una situazione preoccupante: nel terzo trimestre 2011 il tasso di disoccupazione è pari al 12,4% (giovanile al 36,7%) mentre il tasso di inattività è schizzato al 49,6%. Le microimprese - ricordano i ricercatori di Fondazione Impresa - hanno già dimostrato di sostenere l’occupazione nel medio periodo e anche durante la crisi; si pensi che nell’anno più buio, il 2009, le microimprese hanno perso appena l’1,0% dell’occupazione mentre l’intero sistema delle imprese ha evidenziato una contrazione occupazionale doppia (-2,0%). E con le prospettive economiche di recessione per il 2012 la piccola impresa potrebbe continuare a rappresentare il vero ammortizzatore sociale dell’economia italiana”. Principali risultati - Il 39,3% delle assunzioni previste nel 2011 si concentra nelle microimprese (<10 Dipendenti). L’incidenza delle assunzioni nelle microimprese è molto superiore al caso delle grandi imprese (più di 250 Dipendenti) che contano per appena il 24,0% del totale delle assunzioni previste nel 2011. - Le microimprese fanno registrare la più alta propensione ad assumere a tempo indeterminato. Nelle microimprese il 47,0% dei Contratti è previsto a tempo indeterminato mentre in via generale l’incidenza del posto fisso è inferiore al 45%. - Nella classifica delle assunzioni a tempo indeterminato della microimpresa, la propensione ad offrire il posto fisso è più elevata nel Mezzogiorno: Sicilia (66,3%), Campania (63,5%), Molise (61,9%) rispetto alla media italiana del 47,0%. SCHEDA - Le proposte dell'Antitrust per le liberalizzazioni (Reuters), 6 gennaio L'Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato ha inviato a Governo e Parlamento una segnalazione in vista della scrittura della legge annuale per la concorrenza. Di seguito i suggerimenti e le richieste dell'Antitrust. SERVIZI PUBBLICI LOCALI, LIBERALIZZARE E PRIVATIZZARE. L'Antitrust vuole una legge che imponga agli Enti Locali di definire il perimetro delle attività considerate di servizio pubblico. Comuni e Regioni dovranno verificare la possibilità di affidare la gestione con procedure aperte agli operatori del settore. Occorre accelerare le scadenze degli affidamenti che non sono il frutto di una gara. Si potrà evitare la scadenza anticipata attraverso l'immediato avvio di una procedura di privatizzazione. APPALTI PUBBLICI, NO A LAVORI IN HOUSE L'Antitrust chiede che venga inserito nel Codice dei Contratti Pubblici un espresso divieto di affidamento in house di lavori o forniture. Per i servizi vanno inseriti precisi limiti. NORMA TAGLIOLA PER LE AUTORIZZAZIONI DELLA P. A. Secondo l'Antitrust occorre affidare al Governo la delega per un Testo Inico relativo a tutti i procedimenti di autorizzazione, con espressa abrogazione di quelli non necessari. In caso di mancato rispetto dei termini per effettuare la ricognizione, scatta la cessazione di tutti i regimi di autorizzazione oggi previsti. Anche le Regioni e gli Enti Locali dovranno adeguarsi. CARBURANTI, RAZIONALIZZARE RETE E AUTONOMIA DEI GESTORI Per il settore dei carburanti l'Autorità chiede una incisiva razionalizzazione della rete e misure che favoriscano lo sviluppo di operatori indipendenti dalle compagnie petrolifere anche sfruttando nuove forme contrattuali. Per facilitare l'accesso a nuovi operatori, occorre vietare alle Regioni di inserire vincoli alla apertura degli impianti e eliminare la norma che impedisce la realizzazione di impianti completamente automatizzati. GAS, AUMENTARE LA CONCORRENZA A VALLE Per l'Autorità, rimane aperta la questione della separazione verticale delle fasi in monopolio da quelle in concorrenza e di separazione proprietaria della rete di trasporto e dello stoccaggio oggi in mano all'incumbent Eni. L'Autorità ritiene inoltre necessario che venga incentivata la costruzione di infrastrutture di importazione di gas. AUTOSTRADE /AEROPORTI, RIVEDERE MECCANISMI REVISIONE TARIFFE Va modificato il sistema di aggiornamento delle tariffe previsto da Anas e Autostrade per l'Italia, passando a un meccanismo che preveda la sottrazione dal tasso di inflazione del tasso di produttività attesa e un premio per il miglioramento del servizio. La regolazione delle infrastrutture autostradali va affidata all'Autorità di regolazione dei Trasporti. Le società aeroportuali devono introdurre modelli di tariffazione non discriminatori, orientati ai costi. Va ridotta la durata cinquantennale delle concessioni. FERROVIE, SEPARAZIONE DELLA GESTIONE DELLA RETE Per il trasporto ferroviario, serve la separazione tra la rete e la gestione del servizio e l'affidamento all'Autorità dei trasporti della vigilanza sulla "terzietà" della gestione di tutte le infrastrutture. La stessa Autorità dovrebbe individuare misure idonee a mantenere in equilibrio il finanziamento degli obblighi di servizio pubblico, ad esempio con il pagamento di un contributo a carico dei nuovi operatori. Per il trasporto regionale vanno previsti "premi" per le Amministrazioni che decidano di non rinnovare l'affidamento diretto con Fs. AUTOTRASPORTO Vanno eliminate le disposizioni normative che impongono la fissazione di tariffe minime per i servizi di autotrasporto. COMUNICAZIONI, NGN STATO SOLO IN AREE DIGITAL DIVIDE Occorre promuovere la realizzazione di reti di nuova generazione nelle aree dove gli operatori di mercato non effettueranno investimenti commerciali nel prossimo futuro. POSTE, RIDEFINIRE SERVIZIO E SCORPORARE BANCO POSTA Nel settore postale è necessario delimitare il perimetro del servizio universale e va ridotta la durata dell'affidamento del servizio a Poste (attualmente fissata a 15 anni). Occorre separare Banco Posta da Poste Italiane, e porlo sotto la vigilanza di Banca d'Italia. BANCHE E ASSICURAZIONI Secondo l'Antitrust è preferibile intervenire sulla metodologia di calcolo e sul livello delle commissioni interbancarie multilaterali, piuttosto che prevedere prezzi massimi o minimi delle commissioni applicate agli esercenti. Va introdotto il divieto per la Banca che stipula un mutuo o un finanziamento di vendere contemporaneamente una polizza. Sul fronte della Rc Auto occorre migliorare il meccanismo del risarcimento diretto, ma vanno esclusi i danni alla persona. COMMERCIO Nella distribuzione, l'Autorità ritiene necessario impedire deroghe al principio di libertà di apertura di nuovi esercizi. TAXI LIBERALIZZAZIONI CON LICENZE "COMPENSATIVE". Va incentivato l'aumento del numero delle licenze, almeno nelle città, prevedendo meccanismi di "compensazione" per i titolari delle licenze. In particolare, l'Autorità suggerisce di dare la possibilità agli attuali titolari delle licenze di vedersene assegnata un'altra gratuitamente. La nuova licenza potrebbe essere venduta, recuperando la perdita di valore del titolo originario. FARMACI, LIBERALIZZARE FASCIA C, AUMENTARE FARMACIE Liberalizzare la vendita dei farmaci di fascia C e rimuovere gli ostacoli all'apertura di nuove farmacie. Aumentare tetto multi-titolarità da 4 a 8. EDICOLE, RIVEDERE MODALITA' REMUNERAZIONE Va prevista una remunerazione differenziata dei rivenditori in base a parametri oggettivi, che tengano conto della qualità delle prestazioni rese e dei risultati conseguiti dall'esercizio. PROFESSIONI, ABOLIRE QUALSIASI TARIFFARIO, PIU' NOTAI Abolizione espressa di qualsiasi forma di tariffario professionale. Garantire che la funzione disciplinare sia svolta da Organismi terzi. Nel settore della formazione nessun potere autorizzativo dei corsi agli ordini. Bisogna aumentare significativamente il numero dei notai. Stop al controllo degli Ordini sulla pubblicità veicolata dagli professionisti iscritti. MULTE PIU' SALATE A TUTELA CONSUMATORI L'Antitrust chiede l'aumento delle sanzioni per le violazioni del Codice del consumo e per la pubblicità ingannevole, a 5 milioni di euro contro gli attuali 500.000. L'Autorità vuole anche sanzioni per le violazioni all'obbligo della separazione societaria per le imprese che gestiscono servizi di interesse economico generale. GIUSTIZIA CIVILE L'Antitrust propone di affidare alle sezioni specializzate in materia di proprietà industriale ed intellettuale di Tribunali e Corti d'Appello, la competenza per la violazione di disposizioni contenute nella normativa Antitrust. Infrastrutture: Ciaccia, pronto Decreto 'apri cantieri' (Asca) Romna, 6 gennaio ''Le infrastrutture e le costruzioni sono il carburante per far ripartire il Paese''. Lo afferma il Vice Ministro alle Infrastrutture, Mario Ciaccia, in un'intervista al Messaggero, aggiungendo che il Governo sta preparando un Decreto ''apri cantieri'' che prevede ''nuove norme per accelerare i tempi delle grandi opere, garantire un quadro certo, trovare le risorse''. Proprio per quanto riguarda le risorse, Ciaccia annuncia poi che ''il prossimo CIPE potrà sbloccare altri 5 miliardi di euro'' dopo i 12,5 miliardi già sbloccati.