Chiuppesi M. - I trucchi del mestiere di HS Becker

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Chiuppesi M. - I trucchi del mestiere di HS Becker
Il Trimestrale del Laboratorio
The Lab's Quarterly
2007 / n. 1 / gennaio-marzo
Laboratorio di Ricerca Sociale
Dipartimento di Scienze Sociali, Università di Pisa
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ISSN 2035-5548
© Laboratorio di Ricerca Sociale
Dipartimento di Scienze Sociali,
Università di Pisa
RECENSIONI
I trucchi del mestiere di Howard S. Becker
Marco Chiuppesi
Howard S. Becker è un esponente di primo piano dell’interazionismo simbolico; per molti aspetti può essere considerato un prosecutore della Scuola di
Chicago, essendosi formato con maestri quali E. Huges, M. Bulmer e W. L.
Warner a partire dalla fine degli anni quaranta. Tra le sue opere più importanti
va necessariamente ricordato Outsiders (1963)1 , un volume fondamentale nel
contesto degli studi sulla devianza, che Becker ha contribuito ad innovare con la
sua “teoria dell’etichettamento”; ma un’altra sua pietra miliare, nell’ambito degli
studi di sociologia dei fenomeni culturali, è il testo I mondi dell’arte (1982).2
Ne I trucchi del mestiere 3, con lo stile piano, lineare, quasi colloquiale che
ha sempre propugnato, Becker indica una serie di percorsi per aiutare chi
intraprende il cammino della ricerca sociale: non si tratta di scorciatoie, ma di
sentieri che anche a costo di allungare un po’ il percorso possono permettere di
scoprire dei panorami inaspettati e dei nuovi paesaggi.
Da notare che il sottotitolo originale dell’opera, How to think about your research while you’re doing it (Come pensare alla tua ricerca mentre la stai facendo) rende meglio i suoi intenti rispetto al sottotitolo della traduzione italiana, che è Come fare ricerca sociale. Infatti Becker non vuole spiegare con taglio
manualistico come si progetta e conduce una ricerca sociale; anzi, egli dà
per scontato che il lettore possieda già una propria “cassetta degli attrezzi”
con tecniche e metodi di ricerca e analisi dei dati. Becker vuole invece mostrare
come usare al meglio questi attrezzi: non costringendo il mondo sociale ad
una forma compatibile con essi, ma piuttosto sapendo all’occorrenza cambiare
1
Howard S. Becker, Outsiders. Studies in the Sociology of Deviance, New York, Free Press, 1963. Ed. It.
Outsiders. Saggi di sociologia della devianza, Torino, Ed. Gruppo Abele, 1987.
2
Howard S. Becke r, Art Worlds, Berkeley, University of California Press, 1982. Ed. It. I mondi dell’arte,
Bologna, Il Mulino, 2004.
3
Howard S. Becker, Tricks of the Trade. How to Think About your Research While You’re Doing It, Ch icago, University of Chicago Press, 1998. Ed. It. I trucchi del mestiere. Come fare ricerca sociale, Bolo gna, Il Mulino, 2007.
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strumento, o impiegarlo in modo creativo, spostandosi di lato o facendo un
passo indietro per cambiare punto di vista sulla questione, prestando attenzione
all’anomalia, alla stranezza, al punto in cui lo strumento incontra resistenza,
a quello che “non torna” – il particolare che, irriducibile al nostro modello, al
nostro schema concettuale, potrebbe svelare qualcosa di interessante.
Becker ha una lunga esperienza di ricerche sul campo, ed è consapevole che
nel concreto svolgersi della ricerca le cose difficilmente vanno proprio come
preventivato; sa anche che lo sguardo adatto può cogliere la “serendipity”
che conduce a una scoperta quando si cercava tutt’altro.
Nonostante l’estrema attenzione alla ricerca sul campo e la diffidenza verso le
teorie sociali ad ampio raggio, o con pretese sistemiche, non c’è una svalutazione della teoria in quanto tale; piuttosto – coerentemente con tutto il suo percorso intellettuale – Becker concentra l’attenzione maggiormente sulle teorie di
medio raggio, che vengono utilizzate come ponte tra l’osservazione, il datocostrutto, e le ipotesi; sono le teorie di medio raggio per Becker a consentire un
certo grado di generalizzazione dei risultati anche per le indagini condotte con
metodi prevalentemente qualitativi.
I primi trucchi di cui Becker scrive hanno a che vedere con la logica che sta
dietro alla costruzione delle ipotesi. Ad esempio, l’espediente di supporre la causalità di un certo tipo di fenomeno (“il trucco dell’ipotesi nulla”), o quello di trattare forzatamente certi eventi come fossero coincidenze, o il modellizzare un sistema che produca necessariamente i fenomeni che stiamo studiando, sono tutti
trucchi volti ad approfondire la nostra immagine dei veri nessi causali operanti
nella porzione di mondo sociale in esame, evidenziandone vincoli e modi di funzionamento e permettendo la formulazione di ipotesi più adeguate.
Un’altra serie di “trucchi” è rivolta alla fase del campionamento; questo analizzato sia sul versante dell’analisi quantitativa sia sul versante di quella qualitativa – e in questo contesto in particolare vale il suo suggerimento di disegnare il
proprio campionamento per “massimizzare la probabilità di essere estratto del
caso strano”. Quella che da un punto di vista strettamente statistico appare una
indubbia forzatura, ha il suo senso nell’analisi qualitativa perché il caso estremo, controintuitivo, inusuale mette alla prov a i costrutti teorici del ricercatore
molto più della norma.
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Becker ha una serie di trucchi da suggerire anche in merito alla definizione
dei concetti: generalizzazioni, sistemi di relazioni tra concetti, movimenti
estensionali o intensionali lungo la scala di astrazione sono tutte operazioni
consigliate per giungere a risultati fruttuosi nella comprensione del rapporto
tra i concetti stessi e il mondo sociale.
Un capitolo intero è dedicato alla logica; in questo caso, anche se la sua definizione di sillogismo è senz’altro parziale (la premessa minore non afferma necessariamente un fatto particolare, come quella maggiore non ne afferma necessariamente uno universale, come suggerisce invece Becker) restano validissimi i
consigli che dà sull’utilizzo di tavole di verità, sull’identificazione di condizioni
di necessità e sufficienza – e in questo cita non a caso il suo collega di Chicago C.
Ragin, che ha recentemente esteso il proprio metodo logico di analisi comparativa qualitativa con l’impiego della logica a gradi di verità infiniti (o logica
fuzzy). Inevitabile la citazione di Lazarsfeld quando il discorso affronta il tema
delle classificazioni e della riduzione/substruzione dello spazio degli attributi.
Naturalmente, nel libro c’è molto più di quanto possa trasparire da una
recensione, come gli aneddoti autobiografici, i “dietro le quinte” di alcune ricerche dello stesso Becker e i numerosi esempi tratti dalla letteratura, oltre allo stile, già citato, molto godibile, che rendono la lettura dilettevole oltre che utile.
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