Chiuppesi M. - I trucchi del mestiere di HS Becker
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Chiuppesi M. - I trucchi del mestiere di HS Becker
Il Trimestrale del Laboratorio The Lab's Quarterly 2007 / n. 1 / gennaio-marzo Laboratorio di Ricerca Sociale Dipartimento di Scienze Sociali, Università di Pisa Direttore: Massimo Ampola Comitato scientifico: Roberto Faenza Paolo Bagnoli Mauro Grassi Antonio Thiery Franco Martorana Comitato di Redazione: Stefania Milella Luca Lischi Alfredo Givigliano Marco Chiuppesi Segretario di Redazione: Luca Corchia ISSN 2035-5548 © Laboratorio di Ricerca Sociale Dipartimento di Scienze Sociali, Università di Pisa RECENSIONI I trucchi del mestiere di Howard S. Becker Marco Chiuppesi Howard S. Becker è un esponente di primo piano dell’interazionismo simbolico; per molti aspetti può essere considerato un prosecutore della Scuola di Chicago, essendosi formato con maestri quali E. Huges, M. Bulmer e W. L. Warner a partire dalla fine degli anni quaranta. Tra le sue opere più importanti va necessariamente ricordato Outsiders (1963)1 , un volume fondamentale nel contesto degli studi sulla devianza, che Becker ha contribuito ad innovare con la sua “teoria dell’etichettamento”; ma un’altra sua pietra miliare, nell’ambito degli studi di sociologia dei fenomeni culturali, è il testo I mondi dell’arte (1982).2 Ne I trucchi del mestiere 3, con lo stile piano, lineare, quasi colloquiale che ha sempre propugnato, Becker indica una serie di percorsi per aiutare chi intraprende il cammino della ricerca sociale: non si tratta di scorciatoie, ma di sentieri che anche a costo di allungare un po’ il percorso possono permettere di scoprire dei panorami inaspettati e dei nuovi paesaggi. Da notare che il sottotitolo originale dell’opera, How to think about your research while you’re doing it (Come pensare alla tua ricerca mentre la stai facendo) rende meglio i suoi intenti rispetto al sottotitolo della traduzione italiana, che è Come fare ricerca sociale. Infatti Becker non vuole spiegare con taglio manualistico come si progetta e conduce una ricerca sociale; anzi, egli dà per scontato che il lettore possieda già una propria “cassetta degli attrezzi” con tecniche e metodi di ricerca e analisi dei dati. Becker vuole invece mostrare come usare al meglio questi attrezzi: non costringendo il mondo sociale ad una forma compatibile con essi, ma piuttosto sapendo all’occorrenza cambiare 1 Howard S. Becker, Outsiders. Studies in the Sociology of Deviance, New York, Free Press, 1963. Ed. It. Outsiders. Saggi di sociologia della devianza, Torino, Ed. Gruppo Abele, 1987. 2 Howard S. Becke r, Art Worlds, Berkeley, University of California Press, 1982. Ed. It. I mondi dell’arte, Bologna, Il Mulino, 2004. 3 Howard S. Becker, Tricks of the Trade. How to Think About your Research While You’re Doing It, Ch icago, University of Chicago Press, 1998. Ed. It. I trucchi del mestiere. Come fare ricerca sociale, Bolo gna, Il Mulino, 2007. Il Trimestrale - The Lab's Quarterly, 3, 2007 strumento, o impiegarlo in modo creativo, spostandosi di lato o facendo un passo indietro per cambiare punto di vista sulla questione, prestando attenzione all’anomalia, alla stranezza, al punto in cui lo strumento incontra resistenza, a quello che “non torna” – il particolare che, irriducibile al nostro modello, al nostro schema concettuale, potrebbe svelare qualcosa di interessante. Becker ha una lunga esperienza di ricerche sul campo, ed è consapevole che nel concreto svolgersi della ricerca le cose difficilmente vanno proprio come preventivato; sa anche che lo sguardo adatto può cogliere la “serendipity” che conduce a una scoperta quando si cercava tutt’altro. Nonostante l’estrema attenzione alla ricerca sul campo e la diffidenza verso le teorie sociali ad ampio raggio, o con pretese sistemiche, non c’è una svalutazione della teoria in quanto tale; piuttosto – coerentemente con tutto il suo percorso intellettuale – Becker concentra l’attenzione maggiormente sulle teorie di medio raggio, che vengono utilizzate come ponte tra l’osservazione, il datocostrutto, e le ipotesi; sono le teorie di medio raggio per Becker a consentire un certo grado di generalizzazione dei risultati anche per le indagini condotte con metodi prevalentemente qualitativi. I primi trucchi di cui Becker scrive hanno a che vedere con la logica che sta dietro alla costruzione delle ipotesi. Ad esempio, l’espediente di supporre la causalità di un certo tipo di fenomeno (“il trucco dell’ipotesi nulla”), o quello di trattare forzatamente certi eventi come fossero coincidenze, o il modellizzare un sistema che produca necessariamente i fenomeni che stiamo studiando, sono tutti trucchi volti ad approfondire la nostra immagine dei veri nessi causali operanti nella porzione di mondo sociale in esame, evidenziandone vincoli e modi di funzionamento e permettendo la formulazione di ipotesi più adeguate. Un’altra serie di “trucchi” è rivolta alla fase del campionamento; questo analizzato sia sul versante dell’analisi quantitativa sia sul versante di quella qualitativa – e in questo contesto in particolare vale il suo suggerimento di disegnare il proprio campionamento per “massimizzare la probabilità di essere estratto del caso strano”. Quella che da un punto di vista strettamente statistico appare una indubbia forzatura, ha il suo senso nell’analisi qualitativa perché il caso estremo, controintuitivo, inusuale mette alla prov a i costrutti teorici del ricercatore molto più della norma. 2 Il Trimestrale - The Lab's Quarterly, 3, 2007 Becker ha una serie di trucchi da suggerire anche in merito alla definizione dei concetti: generalizzazioni, sistemi di relazioni tra concetti, movimenti estensionali o intensionali lungo la scala di astrazione sono tutte operazioni consigliate per giungere a risultati fruttuosi nella comprensione del rapporto tra i concetti stessi e il mondo sociale. Un capitolo intero è dedicato alla logica; in questo caso, anche se la sua definizione di sillogismo è senz’altro parziale (la premessa minore non afferma necessariamente un fatto particolare, come quella maggiore non ne afferma necessariamente uno universale, come suggerisce invece Becker) restano validissimi i consigli che dà sull’utilizzo di tavole di verità, sull’identificazione di condizioni di necessità e sufficienza – e in questo cita non a caso il suo collega di Chicago C. Ragin, che ha recentemente esteso il proprio metodo logico di analisi comparativa qualitativa con l’impiego della logica a gradi di verità infiniti (o logica fuzzy). Inevitabile la citazione di Lazarsfeld quando il discorso affronta il tema delle classificazioni e della riduzione/substruzione dello spazio degli attributi. Naturalmente, nel libro c’è molto più di quanto possa trasparire da una recensione, come gli aneddoti autobiografici, i “dietro le quinte” di alcune ricerche dello stesso Becker e i numerosi esempi tratti dalla letteratura, oltre allo stile, già citato, molto godibile, che rendono la lettura dilettevole oltre che utile. 3