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Intervista al professionista
Fotografare a
bordo campo
I segreti della fotografia
di calcio:
quali attrezzature
servono, quali le tecniche
di ripresa.
Luca Eugeni ci racconta
i trucchi del mestiere,
quali attrezzature usa,
come si protegge
dalla pioggia,
come trasmette
velocemente le foto al
giornale.
Se si guarda agli inizi, si scopre che già a
nove anni Luca Eugeni era appassionato
di tennis. Una carriera nello sport? Forse,
visto che Eugeni è uno sportivo che poi si
è anche dedicato ad insegnare tennis e judo. Ma c’è dell’altro: infatti, nello stesso
periodo, Luca stava anche armeggiando
con una Pentax K1000 e il morbo fotografico aveva iniziato il suo contagio.
Per passione, Luca Eugeni è diventato un
fotografo di sport, oggi particolarmente
orientato a seguire il mondo del calcio. Fino a qualche tempo fa, ci racconta, collaborava con una nota agenzia fotografica
per la quale il settore della fotografia sportiva copriva circa il 20% dell’attività informativa. Però, osserva, all’interno di quel
20% la quasi totalità delle riprese era orientata al settore calcistico.
Il 2005 è stato l’anno in cui Luca Eugeni
ha preso una decisione drastica. Con un socio si è messo in proprio. Ha ovviamente
iniziato a seguire il mondo del calcio, set-
Durante l’esposizione, il fotografo ha
t o r e zoomato l’ottica, ottenendo un effetto di
n e l “esposizione visiva”.
quale
era già
ampiamente noto in campo editoriale, ma
dedicandosi anche a molti altri sport, tutti
quelli raggiungibili nell’area della Lombardia.
Così, ecco l’attenzione per il pugilato, il
basket, i salti acrobatici delle motociclette al Forum, ecco una fotografia orientata
a coprire “un po’ di tutto”. Naturalmente
questa decisione ha richiesto l’aiuto di collaboratori; è stata una svolta molto significativa per la sua attività di ripresa.
Gli scatti che presentiamo in queste pagine sono relativi al calcio, un settore che
molti fotoamatori vorrebbero seguire, ma
che ovviamente richiede solide autorizzazioni per giungere a fotografare da bordo
campo.
Certamente è così, anche se, come in tutti
i settori della fotografia, conviene iniziare
Il superteleobiettivo consente di isolare i particolari e, come in questo caso, cogliere un gesto di disappunto.
riprendendo le squadre minori. Occorre
farsi conoscere e apprezzare, bisogna creare opportuni legami con l’ambiente. Infine, con in mano belle fotografie, si potrà
probabilmente essere riconosciuti ed entrare nel mondo sportivo che si intende documentare. È una strada forse un po’ lunga, ma certamente è collaudata.
Fotografia di calcio: in che cosa consiste? Che cosa si fotografa, in realtà? Entriamo nei dettagli.
Vi sono diverse situazioni da riprendere.
Alcune fotografie sono di interesse immediato, altre servono per il giorno stesso, altre ancora sono invece destinate all’archivio e vanno inviate ai giornali il giorno dopo. Oppure, vanno spedite “dal giorno dopo in poi” e certamente non nel giorno in
cui si svolge la partita. È necessario fare
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TUTTI FOTOGRAFI
un poco di esperienza, capire alcuni trucchi del mestiere.
Per quanto riguarda le riprese della partita vera e propria, si devono seguire le azioni di gioco e cogliere i contrasti, la cronaca dell’incontro, documentando le ammonizioni, ovviamente i goal e, se sono significative, le “esultanze”. Si scatta naturalmente agli allenatori e poi, se è abbastanza significativo, anche al tifo. Quest’ultimo di solito offre belle occasioni di
ripresa soprattutto in occasione dei derby,
che sono caratterizzati dagli episodi più
folkloristici.
In aggiunta, si scatta naturalmente anche
per l’archivio: si riprendono i singoli atleti quando hanno la palla al piede o mostrano espressioni particolari. Oppure si
fissano espressioni specifiche dell’arbitro,
dei guardalinee e così via.
Sono le situazioni classiche della documentazione di un incontro di calcio.
Naturalmente, sì. Ma professionalmente la
cosa è un poco più complicata. È ovvio
che, fotograficamente, ogni goal deve essere immortalato. Avverrà in questa o quella porta, ma il fotografo non potrà perderlo. Ciò che si sottovaluta è un altro aspetto: il fatto che l’immagine dovrà essere trasmessa subito alla redazione del giornale.
Questo comporta che occorre scaricare immediatamente il file della fotocamera digitale passandolo nel computer portatile, e
poi ci si dovrà collegare su linea telefonica.
La fotografia, in questo campo, è da tempo prevalentemente digitale.
Non prevalentemente, da tempo è “esclusivamente” digitale: si scatta, si scarica il
Un fumogeno che cade in campo e deve essere allontanato oppure che brucia lo zaino, bucandolo, al fotografo.
La scarsa civiltà di alcuni esagitati rovina lo sport.
file nel computer, lo si ridimensiona subito per renderlo facilmente trasmissibile.
Deve pesare circa 200 KB. Ciò vuole dire
che un file da 6 Mpixel dovrà essere salvato in qualità 5 prima di essere trasmesso.
Inviato in quale modo? I mezzi possono
essere tanti: a volte si ha la linea telefonica in campo, ma è una eventualità che non
capita mai, o quasi mai. Nello stadio di S.
Siro a Milano c’è qualche fotografo che ha
una linea in campo; in alternativa si usa il
cellulare o si usano le nuove schede UMTS,
come quella Vodafone che attualmente adopero spesso.
Una curiosità: ho constatato che il campo
dove questa scheda funziona peggio è proprio quello di S. Siro, forse per l’abbondante presenza di cemento armato, o for-
se per le interferenze con le trasmissioni
di tutti quei cellulari che i tifosi adoperano allo stadio.
Tra i diversi sistemi di trasmissione si può
operare in due modalità: GPRS oppure
UMTS. Preferibilmente scelgo UMTS, è
più veloce. Se non c’è questo canale passo al sistema GPRS, ma in questo caso il
funzionamento diventa un’agonia, è lentissimo; il GPRS spesso cerca la linea e
non la trova. Allora la soluzione è quella
di affidarsi al buon cuore di un collega amico – ci sono quelli amici e quelli nemici –
e chiedergli “fammi mandare via dieci foto”. Il mio mestiere è fatto anche di queste
difficoltà e cortesie.
Quando poi la partita è finita e si sta tornando a casa, si possono spedire altre foto, magari dall’automobile.
Con quali fotocamere ti sei attrezzato?
Ho già fatto la premessa che nel campo
della fotografia calcistica non c’è più neanche un fotografo che lavori in analogico.
Personalmente posso dire che ho iniziato
con Nikon fin da piccolo, con la Nikon
FM2; poi è stato il momento della 801, della 801s, della 90x, della F5. Mi sono sempre trovato bene e Nikon è sempre stata
una macchina più “fotografica” delle altre.
Ho provato anche altre fotocamere, come
l’Olympus E-1. Devo dire che è stata un’esperienza positiva per quanto riguarda le
foto su pista e, più genericamente, per tutte quelle di sport motoristici. Per la fotografia di calcio l’ho invece trovata un po’
lenta: 3 fot/s non sono molti.
Oggi mi servo normalmente di due corpi
macchina Canon: una Canon EOS 1D Mark
TUTTI FOTOGRAFI
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WIRELESS, A BORDO CAMPO
L’azione: sui campi di Wimbledon, il tennista Henman si tuffa per
raggiungere una pallina sparata da Philippoussis. È veramente questione di un attimo: John Cassidy, fotografo ufficiale di Times appostato nella fossa dei fotografi a bordo campo, è in perfetta posizione e attende proprio questo momento decisivo. Scatta con la sua
Nikon D2H, equipaggiata con trasmettitore WT-1 e coglie l’istante. La foto viene trasmessa direttamente al server FTP del giornale
e in redazione vedono il risultato addirittura prima del fotografo. In
meno di due minuti viene ricevuta, adattata e impaginata.
I nuovi metodi di trasmissione hanno cambiato il modo di lavorare, rendendolo estremamente più veloce. La fotocamera con soletta di trasmissione può essere configurata in modo da scattare in Raw
(NEF) e Jpeg contemporaneamente. Gli scatti Jpeg sono spediti alla redazione, i Raw (NEF) rimangono sulla scheda, per l’archiviazione. La strumentazione può essere programmata in modo che invii automaticamente le foto a mano a mano che vengono scattate e
“messe in coda”, oppure che le invii soltanto su comando diretto
dell’operatore.
Dal punto di vista del fotografo, non doversi preoccupare di scaricare le immagini dalla fotocamera, ma affidarsi ad un automatismo
di trasmissione, è molto comodo. Configurare il sistema di trasmissione non è difficile, quando l’operatore conosce i codici da
immettere per una opportuna taratura. A Wimbledon la copertura
wireless è particolarmente sviluppata, con l’installazione di quaranta stazioni che coprono l’area centrale della zona e il campo numero uno, là dove non sono presenti cablaggi specifici per necessità di trasmissione dati.
Il trasmettitore Nikon WT-2
Il trasmettitore Nikon WT-2, destinato essenzialmente alle Nikon
professionali, ha oggi sostituito il precedente WT-1, nato per la
Nikon D2H, e si presenta ulteriormente migliorato. Supporta il protocollo IEEE802.11g e mantiene la compatibilità con il precedente
protocollo del WT-1, che operava con IEEE802.11b.
Il nuovo trasmettitore WT-2 può essere configurato in modo che i
file Raw (NEF) vengano mantenuti nella scheda di memoria mentre, per liberare spazio, quelli Jpeg siano automaticamente cancellati nell’attimo in cui vi è la conferma di una corretta ricezione dei
file al giornale.
La connessione wireless ha anche applicazioni diverse dalla rapida trasmissione dei file al giornale: in studio, permette di co-
mandare la fotocamera tramite computer senza bisogno di cavi
di collegamento; in questo modo si può agire sulle funzioni di
esposizione, bilanciamento del bianco, autofocus, scelta del formato del file, elaborazione d’immagine e scatto direttamente dal
computer. Si adopera, in questo caso, il software Nikon Capture.
Tra l’altro Nikon ha recentemente rilasciato la nuova versione
4.3 di Nikon Capture, con supporto alla nuova reflex digitale D50.
La versione 4.3 introduce anche una funzione di correzione dell’aberrazione cromatica sui file Raw (NEF), funzione che opera
in forma automatica nel momento in cui il software riconosce le
caratteristiche dell’obiettivo.
Un po’ di storia
Anche nel campo della trasmissione delle immagini l’evoluzione è
rapidissima; vediamo i tre livelli tecnologici che si sono succeduti nell’ultimo anno e mezzo.
1 Si scatta con una reflex digitale, ad esempio una Nikon D2H; si
estrae la scheda di memoria e la si consegna, fisicamente ad un redattore fotografico che assiste il fotografo. La scheda viene introdotta in un computer portatile, collegato tramite internet all’ufficio
immagini del giornale. Il metodo è efficace ma è considerato lento
(!).
2 Effettuato lo scatto, la fotocamera trasmette l’immagine ad un
computer tramite rete. La macchina può essere una Nikon D2H dotata di trasmettitore WT-1. La trasmissione, con tecnologia WiFi,
può essere effettuata in automatismo dalla macchina oppure a scelta del fotografo, in un secondo tempo. Da qui l’immagine viene inviata al giornale, per e-mail oppure in standard FTP. Questo sistema è attualmente molto diffuso.
3 E’ il metodo più veloce attualmente disponibile. Prevede che il
trasmettitore WT-1 o WT-2 spedisca l’immagine al giornale in modalità FTP, sempre tramite la rete WiFi.
Ovviamente occorre che il luogo delle riprese disponga di hot-spot,
cioè accessi in grado di supportare un collegamento internet WiFi.
Il settore è in vertiginosa crescita; si pensi che già a fine 2004 in Inghilterra c’erano 3522 punti di collegamento, 1415 in Germania e
495 in Francia (fonte: Nikon). Alcuni collegamenti sono offerti gratuitamente, ad esempio a Wimbledon, ma normalmente si tratta di
servizi che prevedono un abbonamento. Per approfondire il tema
occorre contattare i gestori dei sistemi di comunicazione, ed es. TIN
(www.tin.it), oppure Tiscali (www.tiscali.it), oppure 3 (www.tre.it).
Una Nikon D2H equipaggiata con soletta di
trasmissione WT-1, come
quella usata da John Cassidy a Wimbledon.
Il trasmettitore Nikon WT-2, da solo e applicato alla reflex
digitale Nikon D2X.
Non si deve mai scattare con tempi più lenti di 1/500s. Se lo si fa, si va incontro ad effetti di mosso. Come in
questo caso, adoperando 1/160s ma seguendo il giocatore con tecnica panning.
II e, come secondo corpo, una Canon EOS
20D. Per quanto riguarda le ottiche, adopero soprattutto il 300mm f/2.8, in versione stabilizzata. E poi il 70-200mm f/2.8,
sempre in versione IS. Come zoom più corto, mi servo del Canon 24-70mm, dalla resa ottica molto buona. Come accessori di
contorno è indispensabile il moltiplicatore di focale 1.4x. In aggiunta, adopero infine un flash Canon 580EX, che dialoga
perfettamente, elettronicamente, con le mie
Canon.
Esistono difficoltà tecniche specifiche in
questo genere di fotografia?
L’inconveniente più fastidioso me lo hanno dato in passato i sistemi autofocus, che
a volte “partivano” a sproposito, con un
classico ronzìo, esplorando la scena avanti e indietro senza agganciare il soggetto.
Al di là di questo appunto devo comunque
dire che le reflex Nikon si sono sempre dimostrate affidabili come validi strumenti
di lavoro, anche se impiegate spesso pesantemente. Non ho mai avuto bisogno di
particolari interventi di assistenza. Mi è accaduto anche di essere investito da un violento acquazzone, con allagamento di tutte le postazioni dei fotografi a bordo campo; eppure le macchine letteralmente inondate hanno continuato a lavorare.
In campo, l’unico vero elemento che può
compromettere le riprese è la qualità della luce; mi spiego: esistono campi di calcio in cui si incontrano zone d’ombra alternate ad aree in piena luce. Un caso tipico è quello della panchina: spesso è in ombra, mentre il campo è totalmente illuminato. In questo caso occorre fare molta attenzione a regolare bene la fotocamera.
Quali sono le impostazioni fotografiche
che preferisci per scattare ad una partita di calcio?
Lavoro normalmente con la fotocamera regolata su automatismo a priorità di tempo.
Per le scene d’azione, di gioco intenso, normalmente non si deve scendere sotto
1/500s. Se lo si fa, si rischia di registrare
in modo mosso non soltanto il pallone, ma
anche i giocatori.
Naturalmente la distrazione può indurre in
errore ottenendo, a volte, scatti decisamente
curiosi: mi è accaduto di scattare alla panchina e poi di puntare direttamente su di
un giocatore dimenticandomi di variare il
tempo d’otturazione. Il corpo dell’atleta è
risultato perfettamente fermo, ma con gambe e braccia mosse: l’avevo fotografato ad
1/160s.
Insisto, comunque: il tempo da usare norTUTTI FOTOGRAFI
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malmente deve essere 1/500s, aprendo di
conseguenza il diaframma, di solito a f/2.8.
Imposto la sensibilità a 800 ISO, ma non
di più, per non rischiare di compromettere
l’immagine con un eccessivo rumore.
Nonostante queste scelte “di sicurezza”,
noto che spesso accade che le immagini risultano un poco sottoesposte. È vero che
lavorando in queste condizioni c’è sempre
la scappatoia di “tirare fuori” la foto con
un passaggio in Photoshop, ma il risultato
è sempre critico e tutta la “grana” salta fuori. È questo è il vero aspetto dolente della
fotografia digitale ed è di questo che normalmente si lamentano i fotografi sportivi
impegnati nelle riprese in notturna. Ovviamente, ricordo, si scatta sempre senza flash.
È soddisfatto della resa delle fotocamere digitali?
Sì, in linea generale. Ma sottolineo che, tra
i diversi modelli di reflex, sono sempre preferibili quelli dotati di un sensore con una
grande superficie. Se il sensore è “abbondante” è possibile tagliare meglio l’immagine, subito dopo la ripresa, re-inquadrandola come si desidera. In questo modo la
grana, o meglio il rumore, non viene fuori
in modo marcato. La differenza tra un coefficiente 1.5x ed 1.6x si sente quando, ad
esempio, si scatta con un 70-200mm riprendendo un’inquadratura in diagonale attraverso tutto il campo; se poi si taglia lo
scatto, si conserva sempre una qualità d’immagine comunque molto buona.
Quali caratteristiche devono avere le foto?
Le foto “da vendere” non devono essere
di tipo creativo: i giornali non vogliono effetti panning o simili; sostanzialmente non
ammettono questo tipo di riprese. Vogliono sempre quella che chiamiamo una “plasticata” perfettamente nitida.
Spesso invece tagliano uno scatto, scontornano il profilo dei giocatori e magari sostituiscono lo sfondo. A questo proposito,
clonano una serie di spettatori in tribuna,
mantenendoli sfocati, e la ri-applicano dietro all’azione di gioco. È una soluzione in
cui mi sono imbattuto più volte ed è usata
soprattutto quando, per l’esigenza di un “titolo lungo”, occorre assolutamente dilatare una foto.
Quali sono gli obiettivi più adoperati?
In questo settore si usano preferibilmente
ottiche fisse, come il 300mm f/2.8, il
400mm f/2.8 o il 500mm. Quale di questi,
tutto dipende essenzialmente dalla zona del
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Un pregio del supertele usato con il moltiplicatore e alla massima apertura: sfoca completamente lo sfondo ed esalta il primo piano.
campo nella quale ci si trova ad operare.
Se un fotografo è disposto di lato alla porta, noto che utilizza spesso uno zoom 70200mm.
Se gli operatori sono due, come spesso accade, esistono differenti alternative. Si può
scegliere di collocarsi, separati, sui due lati dello stadio; oppure si può stare entrambi sullo stesso lato, ma equipaggiati con ottiche diverse.
Con il 300mm f/2.8 riesco ad inquadrare
abbastanza bene fino a metà campo. Con
il 400mm, dotato di moltiplicatore 1.4x, arrivo a coprire azioni che avvengono tra la
metà campo e l’altra porta.
Personalmente adopero molto il Canon
300mm f/2.8 IS, che ritengo l’obiettivo più
flessibile. Riconosco però che il 400mm è
lo strumento che permette di cogliere meglio l’essenza delle azioni. Credo che sia
quello maggiormente usato dai fotografi di
calcio.
Come moltiplicatore di focale adopero soltanto l’1.4x, che è utile ad esempio per fo-
Ancora una dimostrazione dell’indispensabilità delle lunghe focali, per cogliere scene che avvengono anche a
grande distanza dal fotografo.
tografare l’allenatore nella panchina lontana. In questi casi non basta adoperare il
solo 400mm. Il moltiplicatore, faccio notare, deve essere assolutamente l’1.4x. Se
fosse il 2x il fotografo perderebbe troppa
luminosità e l’autofocus non funzionerebbe.
Perché adoperi due fotocamere?
Mi servo normalmente di due macchine,
una pronta per fotografare le fasi di gioco,
per lo più equipaggiata con lo zoom 70200mm, e l’altra riservata ai goal ed alle
manifestazioni di esultanza. È raro che ne
adoperi una soltanto. Se viene battuto un
calcio d’angolo devo essere pronto a lasciare il “cannone” e imbracciare il 70200mm. Anche quando il giocatore segna
e viene verso di me, occorre che sia pronto a scattare.
Viste le distanze in gioco, anche a piena
apertura il fotografo dispone di una profondità di campo sufficiente a riprodurre niti-
di gli atleti.
In termini di funzionalità vorrei però sottolineare un altro aspetto. Oggi la qualità
più importante di una reflex destinata allo
sport è un autofocus molto veloce; quanto
ai dubbi sulla effettiva prontezza di scatto
dico che non hanno più ragione d’essere
perché le attuali reflex digitali rispondono
ormai come una analogica d’alta classe.
Quante foto si scattano in una partita di
calcio?
Personalmente non scatto molto: circa 300
foto a partita. Naturalmente nella cifra conto solo quelle che tengo, perché molte altre le cancello sul posto. Qualche collega
scatta anche 700 o 800 immagini. Molto
dipende dalla velocità di raffica consentita dalla fotocamera: spesso si scatta in sequenza e le macchine sono regolate sempre su raffica continua.
zione…
L’invio delle foto avviene, normalmente,
alla fine del primo tempo ed a fine partita.
Se però accade un evento particolare come un goal, prima si spedisce e meglio è,
perché in questi casi contano perfino i minuti.
Allora si elabora l’immagine con Photoshop, sempre dando un occhio al campo,
e la si spedisce rapidamente. Alcune grandi redazioni sono collegate con sistemi di
ricezione speciali, come Tecnavia che è
usato dalla Gazzetta dello Sport e dal Corriere della Sera come soluzione alternativa a quella FTP. Una password permette
di collegarsi e di inviare molto rapidamente.
Normalmente adopero un computer portatile Acer. È dotato di microprocessore Centrino, che è molto utile perché garantisce
un’autonomia di circa tre ore, quanto serve per completare il lavoro.
Finita la sequenza, si spedisce in reda-
Inconvenienti sul lavoro o problemi di
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L’autore
L’attività di Luca Eugeni è iniziata con l’agenzia Bauman & Partners, e poi con la New Press Service. Recentemente ha aperto la
sua agenzia Cinquecentomillimetri Photo Agency.
Le sue foto sono pubblicate sui
principali quotidiani e riviste, dalla Gazzetta dello Sport e il Corriere della Sera, a Motociclismo,
Controcampo, Pubblicazioni UEFA, Sport Week.
Segue manifestazioni internazionali come il Campionato Europeo
di calcio Euro 2004.
manutenzione?
Un fastidio operativo si ha quando piove.
Come molti colleghi mi sono attrezzato
con un supporto sagomato di costruzione
artigianale per reggere un ombrello fissato al treppiede. Se però piove all’improvviso e non ho il tempo di montare l’ombrello, ecco che conviene avvolgere la fotocamera e il computer nel domopack trasparente. Ne porto sempre con me un rotolo. Le fotocamere sono resistenti all’acqua, il computer meno.
Tra gli inconvenienti sul lavoro vi è anche
il rischio di trovarsi con della polvere sul
sensore. Io risolvo il problema usando semplicemente pompetta e pennellino. Metto
la macchina a testa in giù, adopero un pennellino molto morbido e con setole molto
bene pulite, sistemato su di una pompetta
ad aria. Non adopero assolutamente liquidi, o detergenti, che rischiano di fare impastare la polvere sul sensore.
E’ comunque necessario avere sempre una
mano molto leggera. Normalmente faccio
anche un passaggio con un panno in mi-
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Non solo atleti ma anche piccoli sostenitori nel pubblico: spetta all’occhio
del fotografo isolare i particolari.
crofibra, che è raccomandabile perché non
lascia peli.
Tra gli inconvenienti del mestiere, può capitare che arrivi una pallonata o che il pubblico lanci bottiglie ed altro ….. questo – e
fa vedere un foro bruciacchiato sullo zaino
- è un regalino di un tifoso dell’Atalanta:
ha lanciato un fumogeno che mi è finito
dentro lo zaino.
Intervista a cura di
Maurizio Capobussi