L`educazione interculturale
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L`educazione interculturale
EDUCAZIONE INTERCULTURALE E ALFABETIZZAZIONE DEGLI ALUNNI STRANIERI - linee orientative per una prima riflessione1. Premessa Parlare di educazione interculturale non è una moda, bensì una necessità. La situazione sociale attuale ci spinge a trovare nuove vie per una convivenza democratica con persone, nel nostro caso ragazzi, provenienti dalle più diverse parti del mondo e portatori di culture “altre”. Questo evento ci coinvolge tutti personalmente perché nel confronto col diverso viene a definirsi meglio anche la nostra stessa identità, nelle sue molteplici sfaccettature. Considerato quanto premesso, gli ambiti di intervento sostanzialmente due: 1) l’accoglienza degli alunni stranieri ; 2) la formazione degli studenti, tutti, all’incontro con l’altro. della scuola sono Un terzo ambito di intervento riguarda invece noi insegnanti, troppo spesso in difficoltà nella gestione di situazioni poco “normali” come quelle determinate dalla presenza di alunni stranieri, ma non solo. 1. L’accoglienza degli alunni stranieri Generalmente viene confusa con l’attività di alfabetizzazione, ma in realtà si tratta di qualcosa di molto più complesso. E’ innegabile che l’apprendimento della lingua italiana costituisca lo strumento principale per la comunicazione dentro la scuola, ma occorre ricordare che l’accoglienza è un atteggiamento prima ancora che un’azione : il ragazzo straniero non è solo fonte di “problemi”, può diventare anche una risorsa, un’occasione di apertura al mondo, concreta e coinvolgente. L’accoglienza comporta che ogni insegnante si senta in prima persona coinvolto, e non solo rispetto alla disciplina che insegna, ma rispetto al cammino di avvicinamento reciproco che coinvolge i ragazzi della classe come i docenti. A questo proposito non è tempo perso quello dedicato ad una breve conversazione giornaliera, anche non inerente alla programmazione disciplinare. In ultima analisi ciò favorisce di molto anche la conoscenza e la padronanza della lingua italiana, che vengono anche in questo modo stimolate, e che costituiscono lo strumento base per l'apprendimento di tutte le discipline. E’ pertanto fondamentale che non ci si ponga in atteggiamento di delega rispetto agli insegnanti che si occupano dell’alfabetizzazione, ma che ci si interroghi sui comportamenti attuabili da ciascuno. La programmazione del percorso di alfabetizzazione deve essere conosciuta e seguita da tutti i docenti della classe. Alcuni elementi vanno senza dubbio tenuti presenti: i ragazzi stranieri non sono tutti uguali: anche alunni di uguale cultura di provenienza possono dimostrarsi molto diversi a partire da situazioni sociali, culturali, economiche, personali differenti; spesso il primo periodo di inserimento nella classe/ scuola è un periodo di silenzio: è dedicato all’ascolto, è segnato dai timori che tutti noi abbiamo di fronte a situazioni nuove… occorre saper rispettare il silenzio senza “abbandonare” il ragazzo proprio perché “non parla, non apprende….”; è bene ricordare che non tutte le culture attribuiscono lo stesso valore alle cose: può esserci pertanto una diversità di interpretazione di parole, frasi, atteggiamenti e comportamenti di cui occorrerà tenere conto; accogliere l’altro non deve significare “assimilarlo”, cioè renderlo simile o uguale a noi, fargli adottare il nostro modello come l’unico valido… possiamo anche cercare di accettare alcune diversità, senza giudicarle negativamente: spesso il giudizio su un’abitudine, una conoscenza, una visione del mondo… si trasforma in un giudizio sulla persona. E questo è chiaramente avvertito anche da un ragazzo. 2. L’educazione interculturale 2.1. Educare alla diversità Educare all’intercultura significa soprattutto educare alla diversità. In tal senso non si tratta tanto di un percorso per qualcuno (magari per i ragazzi che hanno fra i loro compagni un ragazzino straniero), bensì di un cammino rivolto a tutti gli alunni, indistintamente, perché tutti si confrontano quotidianamente con la diversità e le diversità, vicine o lontane che siano. All’interno della classe ogni alunno è diverso, esistono però diversità più grandi ed evidenti quando dietro l’individuo c’è una cultura altra, con valori che non sempre conosciamo e/o condividiamo. Educare alla diversità significa pertanto porsi in situazione di ascolto, di scoperta, prima che di giudizio o pre-giudizio. In classe può voler dire semplicemente: imparare ad ascoltare gli altri quando si esprimono, imparare a tollerare il silenzio di chi si trova in difficoltà di fronte ad una richiesta che non capisce, evitare di esprimere giudizi frettolosi sulle persone, cercare di cogliere la complessità delle situazioni evidenziando sempre le molteplici “cause” che determinano un fenomeno… Si tratta di situazioni che ciascun insegnante vive ogni giorno e di strategie che probabilmente già applica. E’ bene rilevarne però la grande valenza educativa e sottolineare il significato di alcuni comportamenti ( positivi o negativi) ai ragazzi perché ne prendano coscienza e diventino pertanto più responsabili. 2.2. Educare alla convivenza civile Educare alla diversità in fondo non è altro che educare alla convivenza civile con gli altri, nel rispetto e nell’accettazione delle differenze individuali (anche l’incontro tra le culture si può attuare solo attraverso l’incontro tra le persone…), di conseguenza il compito dell’educazione interculturale si identifica quasi con quello dell’educazione del cittadino ( in questo caso del “cittadino del mondo”) che è compito precipuo della scuola. A questo proposito va rivalutato l’insegnamento dell’educazione civica, non ridotta ad una serie di “regole” di comportamento da rispettare, ma rivalutata nella sua portata cognitiva, che illustra la pluralità delle istituzioni nella società e nel mondo. Interessante, ad esempio, potrebbe essere una riflessione sulla famiglia vista in un’ottica allargata in spazio e tempo, che comporta una molteplicità di modelli, volti a soddisfare i bisogni di socializzazione primaria degli individui. 2.3. Educare tutti in modo trasversale A partire da queste considerazioni non dobbiamo pensare ad un’attività aggiuntiva, supplementare, da sommare a tutte quelle che già ci vengono proposte (o imposte) dalla mutata situazione sociale degli ultimi decenni. Si tratta invece di una modalità e di una sottolineatura particolare che coinvolge tutte le discipline: si tratta di educare alla responsabilità, alla convivenza, al pensiero critico, alla mentalità democratica, al decentramento cognitivo e affettivo… e ciascun docente può trovare, sia nei contenuti, sia nell’approccio metodologico, il modo per partecipare alla costruzione di un percorso che potremo chiamare “interculturale” in senso lato (ogni volta che la realtà ci chiede di confrontarci con chi la pensa diversamente da noi, con chi è diverso, facciamo esperienza di un incontro “interculturale”). 2.4. Educare alla complessità del reale Quanto detto non ci solleva dalla responsabilità di progettare e attuare interventi “ad hoc”. Ci sono discipline che più facilmente hanno a disposizione contenuti significativi per il raggiungimento degli obiettivi proposti (si pensi alle enormi opportunità che hanno la storia e la geografia nel presentare i rapporti dell’uomo da punti di vista diversi da quello eurocentrico che spesso siamo portati a proporre), ma altrettanto importante, o forse più importante, dei contenuti proposti è il curricolo sommerso che ogni giorno viene proposto agli alunni attraverso le metodologie didattiche che noi impieghiamo. A questo proposito alcuni ricerche pedagogiche hanno mostrato l’efficacia di una didattica per concetti che aiuti a costruire i concetti nella loro complessità, evidenziando al pluralità di fattori e relazioni che li costituiscono. Questo approccio infatti mostra la complessità del reale e tende a formare una mente in grado di evitare il pericolo di stereotipi e pregiudizi nella conoscenza del mondo e degli uomini.. 2.5. Educare attraverso la relazione Il “curricolo sommerso” che noi veicoliamo ogni giorno è costituito anche dai “microclimi” di classe e di scuola che si vengono a creare attraverso le relazioni quotidiane fra noi e gli alunni, fra noi adulti che lavoriamo nella scuola e fra gli alunni. La sottolineatura di valori quali quelli della cooperazione, dell’apertura, del rispetto per l’altro non si trasmette infatti attraverso delle dichiarazioni di principio, ma passa in primo luogo attraverso il nostro stesso agire, che i ragazzi sanno leggere anche nei suoi aspetti meno coerenti. In attesa di maggiori approfondimenti, possiamo ricordare alcune indicazioni generali di lavoro valide per le diverse discipline: 1. Variare il punto di vista (decentramento cognitivo) Proporre contenuti che valorizzino la visione dei fatti da più punti di vista (narrazioni dal punto di vista dei non-protagonisti, la storia degli sconfitti, i diversi procedimento per giungere ad un medesimo risultato in matematica….). In particolare la visione della storia dal punto di vista dei popoli europei può essere integrata con la conoscenza, anche solo a titolo di esempio, di culture altre, che nel corso dei secoli hanno affermato valori diversi, nel rapporto con la natura (si pensi ai nativi d’America cui si accenna solo raramente) e fra gli uomini. Le letture antologiche offrono inoltre spesso la possibilità di rivedere un fatto attraverso gli occhi dei personaggi non-protagonisti che sottolineano altre prospettive e danno una loro versione dei fatti ( si pensi ad esempio alla narrazione dell’incontro fra Ulisse e Nausicaa fatto dalla ragazza o da una delle sue ancelle; alla possibilità di rispondere alle lettere che si leggono mettendosi nei panni del destinatario…). Per quanto riguarda le scienze, potrebbe essere interessante presentare le difficoltà che molti uomini di scienza hanno dovuto affrontare per sfatare i pregiudizi di coloro che ostacolavano le loro ricerche in campo medico, matematico, biologico… ( un esempio fra tutti la vicenda di Galileo Galilei…). 2. Mostrare la complessità delle situazioni Sottolineare la complessità delle situazioni che coinvolgono gli uomini attraverso la discussione dei diversi fattori che contribuiscono a delineare una realtà. Favorire l’analisi dei concetti e delle realtà che rappresentano. A questo proposito sono utili schemi a rete, che evidenziano le relazioni multiple tra i fatti o i fenomeni che si vogliono affrontare. Tale approccio è possibile a tutte le discipline ed aiuta ad evitare semplificazioni frettolose. In particolare per le tematiche più specificamente interculturali, un esempio può essere quello dell’analisi delle situazioni attuali di migrazione legate alle condizioni di vita nei paesi d’origine, alla diffusione del modello di civiltà occidentale, al processo di globalizzazione… 3. Smascherare i pregiudizi L’attenzione alle parole è un elemento importante per favorire la riflessione sul significato di quanto diciamo e spesso sul valore, positivo o negativo, che attribuiamo o veicoliamo ( più o meno inconsapevolmente) attraverso il lessico. Si tratta evidentemente di un terreno privilegiato per gli insegnanti di lettere, ma non solo, in quanto ogni insegnante è un comunicatore di conoscenze che passano attraverso il linguaggio. Un’attenzione particolare va dedicata agli stereotipi più diffusi, per mostrarne la falsità o la parzialità (es. tutti i musulmani sono arabi, tutti gli africani sono poveri…). Esempio: scoprire l’origine, il reale significato e il valore attribuito, spesso di contenuto “razzista”, che si annida in parole anche di uso comune fra i ragazzi (sottosviluppato, barbaro, terrone, straniero, extracomunitario, negro, marocchino, beduino, ebreo) o modi di dire (lavorare come un negro; fumare come un turco; parlare arabo…) 4. Favorire l’esercizio del decentramento affettivo Spesso chiedere a qualcuno di mettersi nei panni di un altro facilita la comprensione: questo può accadere in molteplici occasioni: nel caso di un litigio fra compagni, nei conflitti con i genitori o con gli insegnanti, in situazioni di difficoltà… E’ importante far emergere le motivazioni che spingono le persone ad agire, nella vita quotidiana come nella storia dell’umanità per capire i desideri, le emozioni, le paure dell’altro e sentirlo più simile. Anche in caso di conflitti aperti, sembra utile far emergere il conflitto perché venga capito e gestito, piuttosto che agito. Proposte di discussioni o testi: Se fossi un genitore… Se fossi nato in Africa….Se fossi povero…. 5. Favorire il confronto Altrettanto importante è il confronto fra ragazzi e con gli adulti su particolari tematiche di interesse comune: ascoltare idee diverse dalle proprie può aiutare a costruire opinioni in base ad argomentazioni, ad arricchire il proprio pensiero, a prendere visione della molteplicità delle posizioni e della parte di verità che c’è in ciascuna. Far conversare i ragazzi organizzando anche momenti di “opinioni a confronto” può essere un esercizio utile in diverse discipline (si pensi a un dibattito scientifico simulato fra i sostenitori della teoria tolemaica e quelli della teorica copernicana, ad un confronto fra interventisti e neutralisti oppure a un semplice dibattito “reale” su un tema scelto dai ragazzi, come l’andare in discoteca o il farsi tatuare…). 6. Favorire un clima di ascolto reciproco Per quanto difficoltoso, questo obiettivo è di fondamentale importanza per la comunicazione: cercare di fare in modo che le interazioni verbali si basino sull’ascolto e sulla presa di coscienza di quanto già detto da altri è basilare. Altrimenti la comunicazione in classe rischia di diventare la ricerca di un canale privilegiato di relazione con l’insegnante, che diventa il fulcro e il filtro di ogni comunicazione. E’ bene ricordarci che non solo i ragazzi devono imparare ad ascoltare, ma che devono anche percepire chiaramente che sono ascoltati, soprattutto dagli adulti. Potrebbe essere una buona pratica dedicare ogni quadrimestre un momento per il bilancio della vita scolastica, in termini di lavoro senza dubbio, ma anche in termini di relazioni fra alunni e con gli insegnanti o gli altri adulti della scuola. 7. Favorire la riflessione sui comportamenti Il tempo e la capacità di capire le ragioni di un comportamento sono alla base di un atteggiamento attento e pacato nei confronti degli altri. Durante la vita scolastica ci sono mille occasioni che si possono sfruttare per fermarsi e riflettere sul nostro e altrui agire, soprattutto in situazioni di conflitto: litigi, scontri di opinioni, delusioni… Es. Perché abbiamo litigato? Quali erano i motivi di A? e quali quelli di B? Qual era lo scopo del litigio? Era possibile capirsi altrimenti?… 8. Sottolineare l’importanza della diversità Per accettare la diversità nelle relazioni umane, ambito che si rivela spesso di difficile gestione, occorre saperne riconoscere il valore anche nelle più diverse situazioni. Cogliere pertanto la fecondità della diversità in biologia, delle opinioni in ambito scientifico e filosofico, delle interpretazioni in storia, arte, musica… costituisce un punto di partenza per evitare di pensare in positivo solo ciò che ci è simile. Concretamente è possibile aprire un dibattito su una particolare questione, vedere le diverse opinioni a confronto e prendere atto dei possibili cambiamenti di opinione nel caso si sia trovato che altri hanno posizioni o idee migliori di quelle da cui siamo partiti… Parametri della dimensione interculturale in un lavoro d’aula: è rivolto a tutti gli alunni; coinvolge tutto il consiglio di classe coinvolge tutte le discipline tocca ambiti cognitivi, relazionali e procedurali ambito cognitivo e procedurale sottolinea la valenza positiva della diversità; ambito cognitivo e procedurale propone più di una prospettiva sulla realtà; ambito cognitivo e procedurale sottolinea la complessità del reale; ambito cognitivo e procedurale aumenta la conoscenza e smaschera il pregiudizio e lo stereotipo; Ambito socio-relazionale invita al rispetto di sé, delle regole e degli altri Ambito affettivo - relazionale invita alla conoscenza della propria identità personale e culturale ambito socio-affettivo favorisce il confronto all’interno della classe; ambito socio-affettivo favorisce la riflessione sui comportamenti (propri e altrui) ambito socio-affettivo favorisce il decentramento cognitivo e affettivo (mettersi nei panni dell’altro) ambito dei contenuti tocca tematiche particolarmente significative (identità, diversità, migrazioni, conflitti, visoni del mondo, etnocentrismo, sopraffazioni, diritti, doveri, responsabilità, ingiustizie…) FONDAMENTALE