Donald Trump mette la freccia

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Donald Trump mette la freccia
Anno V - Numero 260 - Venerdì 4 novembre 2016
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Economia
Terremoto
Esteri
Sempre di più
i disoccupati
Troppe scuole
sono insicure
Brexit: strada
ancora lunga?
Zappa a pag. 3
Di Giorgi a pag. 8
Fruch a pag. 5
ERA ARRIVATO AL POTERE ACCOMPAGNATO DA UN PO’ DI FORTUNA CHE SEMBRA AVERLO ABBANDONATO...
di Francesco Storace
ra arrivato a palazzo Chigi con un
biglietto della lotteria acquistato
presso la direzione del suo partito.
Sloggiando Enrico Letta, arrivava
al governo un giovane che sembrava
davvero fortunato. E persino il trionfale esito
delle elezioni europee, col Pd trascinato al 40
per cento.
Poi, denunciava quelli che ha definito a più riprese gufi e rosiconi per averlo preso di petto.
Ma Matteo Renzi si porta jella da solo in realtà,
visto che qualche contributo alla perdita di
credibilità della sua politica se l’è creato
proprio lui.
Matteo, abbiamo un problema, gli dovrebbe
dire qualcuno magari sfogliando il calendario.
È roba da far tremare i polsi a chiunque.
La legge di stabilità viaggia paurosamente
tra Roma e Bruxelles, in una nuova forma di
bicameralismo tutt’altro che paritario, visto
che l’Unione europea pretende di trattarci da
schiavi. E noi lì ad abboccare, sceneggiate ridicole di Renzi a parte, non avendo nemmeno
la forza di accennare ad una Brexit tricolore...
Se a tutto questo aggiungiamo il pesantissimo
costo finanziario dell’immigrazione e le spese
per ricostruire una parte importante d’Italia
devastata dal terremoto, è evidente che la situazione è tutt’altro che rosea.
Fra meno di una settimana, il calendario segna
in rosso l’elezione del nuovo presidente degli
Stati Uniti d’America. Qualche gaffe di troppo
di Trump sembrava aver spalancato le porte
della Casa Bianca ad Hillary Clinton; ora,
invece, alcuni sondaggi sembrano ribaltare i
pronostici. Comunque vada, per il premier
italiano saranno problemi.
Infine, il referendum. Renzi è spacciato, perché
la sua riforma fa davvero schifo, è incommentabile. Lo può salvare solo un’opposizione più
impegnata a combattere se stessa che palazzo
Chigi, persino con veti ridicoli e una nutrita
serie di polemiche sceme.
Il premier supplica sostegni internazionali, ha
scomodato persino Obama durante la famosa
cena con Benigni alla Casa Bianca, per schierare
attorno al Sì i poteri più forti del mondo. Ma
sbaglia strategia, questo è il momento della
rivolta dei popoli contro chi comanda. Ed
anche per questo la pagherà il 4 dicembre
col voto referendario. È inutile prendersela
con gufi e rosiconi, e magari con qualche
E
GATTI NERI
Per Renzi una brutta stagione tra Europa, America e il referendum
E per La Destra mobilitazione in tutta Italia
gatto nero sulla sua strada. I guai, Renzi, se li
provoca da solo perché è ossessionato dalla
propaganda.
Ma nessuno si illuda - da questa parte del
campo - di aver già vinto la sfida. La partita
è lunga ancora un mese e bisogna raggiungere decine di milioni di italiani per invitarli
APPALTI AL SAN CAMILLO
a dire No ad una riforma sbagliata.
Noi de La Destra lo faremo in ogni parte
d’Italia e domenica 20 novembre lo dimostreremo a Roma nella manifestazione convocata
con Azione nazionale all’Adriano. Sarà l’occasione per una mobilitazione straordinaria e di
rilancio di un messaggio di sovranità patriottica.
Sullo sfondo, per quello che ci riguarda, la
partita che ci attende di qui a primavera con
il nostro congresso nazionale.Vogliamo intitolare
il nostro congresso all’alternativa e non all’alternanza: perché dovremo cambiare sostanza
e forma di governo. All’Italia non servono fotocopie di Renzi. Ma ne parleremo presto.
IL CANDIDATO REPUBBLICANO SPOPOLA ANCHE TRA I “GRANDI ELETTORI”
Donald Trump mette la freccia
ontinua inarrestabile la rimonta di Donald
Trump nelle presidenziali Usa e, un po’
a sorpresa, il candidato repubblicano
ora è dato in forte recupero anche sul fronte
del numero dei Grandi elettori, quanto mai
necessari per conquistare la Casa Bianca. Ne
servono almeno 270 su 538 e il magnate, secondo quanto sostiene RealClearPolitics, ne
avrebbe già conquistati 180 contro i 226 della
Clinton. In bilico restano 132 voti, a dir poco
strategici.
La Clinton ora cerca di aggrapparsi ancora
una volta ai potentati economici a stelle e
strisce, con un appello preparato e fatto
firmare da 370 economisti, compresi otto
premi Nobel: "Donald Trump è una scelta pericolosa e distruttiva per il Paese. Se eletto
Trump pone un rischio unico al funzionamento
delle istituzioni democratiche ed economiche.
Per questo la nostra raccomandazione è di
non votare per Trump". Ora bisognerà vedere
C
Sanità,
altri arresti
Sarra a pag. 6
che appeal avranno questi ‘professori’ tra
l’elettore medio americano.
Intanto, secondo un sito specializzato che fa
la media tra i tanti sondaggi, la Clinton oramai
ha poco più di 1 punto di vantaggio su Trump,
quando mancano quattro giorni al voto. La
candidata democratica è ora al 47%, mentre
Trump al 45,3%, in rimonta rispetto a prima
che scoppiasse l’Emailgate, l'inchiesta riaperta
dall'Fbi sull'uso di un account privato di posta
elettronica da parte di Hillary Clinton quando
era Segretario di Stato.
L'ex first lady in questo momento sarebbe in
vantaggio in California, New York, Illinois e
New Jersey. Tra gli Stati che registrerebbero
una tendenza democratica, ci sono anche la
Pennsylvania ed il Michigan. Tra quelli che
dovrebbero registrare una vittoria di Donald
Trump, invece, figurano Stati più piccoli ma
non per questo meno importanti come il Tennessee, il Missouri e l'Alabama. Il magnate
avrebbe anche buone possibilità di affermarsi
in Texas , tradizionale roccaforte repubblicana.
Gli Stati in bilico sarebbero invece nove e, tra
questi, il più importante è la Florida. Gli altri,
sempre secondo le proiezioni, sono la Georgia,
il North Carolina, l'Arizona, il Colorado, il
Nevada, lo Iowa e l'Alaska.
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Venerdì 4 novembre 2016
ATTUALITA’
VERSO IL REFERENDUM
Dieci giorni col fiato sospeso
La prossima settimana il verdetto sui ricorsi presentati dal giurista Onida e da un pool di avvocati
Intanto, dal Pd al centrodestra passando per il M5S, la scena politica nazionale resta in fibrillazione
di Robert Vignola
SUCCESSO AL CONVEGNO DI PALAZZO FERRAJOLI
DEL COMITATO SOVRANITÀ POPOLARE
N
on per il terremoto, ma
la data del referendum è
ancora in ballo. E ci vorrà
una decina di giorni prima che sia sciolta la riserva del giudice del Tribunale civile
di Milano, Loreta Dorigo, sul ricorso
presentato dal giurista Valerio Onida
e su un secondo ricorso firmato da
un gruppo di avvocati, che chiedono
di investire la Consulta circa l'incostituzionalità della legge che istituisce
il referendum laddove non prevede
lo spacchettamento del quesito. È
stata la presidenza della prima sezione civile del Tribunale di Milano
a confermare che la decisione sui
ricorsi presentati che lamentano la
presunta incostituzionalità del quesito
referendario non sarà imminente,
come da più parti ipotizzato, ma richiederà ancora diversi giorni di
analisi e valutazione. Sia il ricorso
di Onida che quello discusso da un
gruppo di legali chiedono, in sintesi,
di investire la Consulta del problema
legato a più temi trattati in un unico
quesito referendario che, a giudizio
dei ricorrenti, lede la libertà dei cittadini.
Oltre a quello dell’ex presidente
della Consulta, quindi, c'è anche il
ricorso analogo del pool di avvocati
(Claudio e Ilaria Tani, Felice Besostri,
Emilio Zecca e Aldo Bozzi) che vinse
La voglia di partecipare è donna
uccesso di partecipazione e contenuti per il convegno organizzato
dal Comitato sovranità popolare
per il no al referendum a Palazzo Ferrajoli di Roma.
Un incontro tutto al femminile, come
hanno dimostrato gli interventi delle
donne, provenienti da varie realtà del
S
la battaglia sul Porcellum, ma il giudice Loreta Dorigo ha deciso di non
accorparli e si pronuncerà separatamente. Potrebbe farlo nello stesso
giorno, ma non si sa quando perché
la legge non fissa un termine. Sarà
comunque l'Alta Corte a decidere,
prima di entrare nel merito quella
questione, in caso che il tribunale
di Milano accolga uno dei ricorsi o
ambedue. E in un momento in cui le
forze politiche già ragionano di un
possibile rinvio legato al terremoto,
malgrado le smentite di palazzo Chigi, la spada di Damocle che Onida
fa pendere sul referendum accentua
il clima di incertezza.
Ecco perché l'attesa per la decisione
del giudice Dorigo è grande. Le
ipotesi sono tre: ricorso accolto e
invio degli atti a Roma, rigetto e
allora c'è la possibilità di presentare
reclamo per un giudizio d'appello,
oppure un provvedimento interlocutorio di citazione dei comitati promotori del referendum (che Onida
nel suo ricorso non ha incluso tra le
parti, a differenza del pool di legali)
e fissazione di una nuova udienza.
Il tutto, mentre la scena politica nazionale assiste con il paradosso della
ormai consueta fibrillazione allo
spettacolo. Con Beppe Grillo che
ha annunciato un “treno tour” per
convincere gli italiani ad appostarsi
sulle posizioni del no e Matteo Renzi
che lo ha invece sfidato ad un contro
pubblico televisivo sulle ragioni del
referendum. Sempre ieri dal Pd Pierluigi Bersani ha chiarito che il suo
orizzonte politico è per niente legato
al risultato del 4 dicembre (o altra
data). Mentre invece è emblematica,
per il centrodestra, la dichiarazione
di Stefano Parisi: “Io non sono in
Parlamento ma credo che sarebbe
un errore per il centrodestra soste-
GLI APPUNTAMENTI
centrodestra, anche oltre i partiti. Un’altra occasione con la quale si è dimostrata la straordinaria vitalità di un
ambiente politico che si sta mobilitando
per sbarrare la strada ad una riforma
della Costituzione studiata per far decidere sempre meno la gente e sempre
più i poteri forti.
nere un governo di grande coalizione
prima delle elezioni, sarebbe un
suicidio politico, un regalo al movimento cinque Stelle e anche a Salvini”. Quindi niente governo di scopo, fermo restando che “il 5 dicembre sia che vinca il sì sia che vinca il
no bisogna pensare fare una legge
elettorale e poi andare al voto”.
L’INIZIATIVA
“La prossima a destra”, tra Campania e Friuli A Roma risuona il “no” di Piazza Tuscolo
Tre presentazioni tra oggi e domani per il libro di Francesco Storace
Sette sigle si ritrovano nella storica sede capitolina
a prossima a destra? È sempre in Italia. Continua infatti
su e giù per lo Stivale il tour
dell’ultima fatica editoriale di Francesco Storace. Due degli appuntamenti sono fissati per oggi stesso, in Campania. Il primo, alle 16,
a Casandrino: presso l’aula consiliare del Comune in onore di
Antonio Piscopo, si ripeterà l’incontro già avvenuto in tante sale
della nazione. La manifestazione,
alla quale interverrà naturalmente
l’autore, vedrà anche la partecipazione di Giuseppina Grasso e
Salvatore Milo e avrà come moderatore il giornalista Giuseppe
Maiello. Dicono gli organizzatori:
n luogo simbolo della destra romana e una data
simbolo della nazione e
della sua sovranità. A un mese
esatto dal voto sul referendum,
la ricorrenza del 4 Novembre vivrà in piazza Tuscolo un appuntamento dalla forte valenza simbolica per il no.
Sono sette le sigle dell’associazionismo politico capitolino che
hanno aderito ad una manifestazione che si preannuncia
quanto mai chiarificatrice su
dove vadano i voti della destra.
Realtà sanitaria per il no, Roma
senza padroni a testa alta, Giovani
per il no, Realtà Nova, Piazza
Tuscolo, Centro Iniziative Sociale
e Urbe per il no si ritroveranno
alle ore 18 nella sede storica
nata nel 1947 intitolata alla memoria di Angelo Mancia.
Oratore ufficiale sarà il professor
Salvatore Sfrecola, già Presidente
di sezione della Corte dei Conti,
autore del volume “La Costituzione va riformata? Sì-no”.
Come spiega il senatore Domenico Gramazio, cui si deve la
prosecuzione dell’attività politica
in quei locali così importanti per
la destra capitolina, “nel silenzio
totale a Roma dello schieramento
del no assieme a 7 comitati
spontanei abbiamo dato vita a
questa iniziativa che abbiamo
deciso di svolgere nell'anniversario della vittoria del 4 novembre
L
“Un appuntamento da non perdere
per il popolo della destra, una destra in evoluzione che occorre rifondare dopo le lacerazioni in Alleanza nazionale e i movimenti
che hanno come valori quelli che
hanno sempre caratterizzato di
una destra moderna e popolare.
Quale sarà la prossima destra che
ci racconta Francesco Storace?
Andiamo ad ascoltare”. Alle ore
18 è invece previsto l’inizio dell’analoga iniziativa al Palazzo del
Consiglio Comunale di Napoli, in
via Verdi 35. Interverranno il consigliere al Comune di Napoli Andrea
Santoro, con Gabriella Peluso (dirigente di Azione nazionale Napoli)
ed Enzo Rivellini (presidente di
Napoli Capitale), oltre all’autore,
il Direttore del nostro giornale.
L’ultimo appuntamento di questo
fine settimana, quello di domani
sabato 5 novembre, è fissato in
Friuli. Il segretario nazionale de
La Destra, alle ore 18 presso
l'Hotel Cristallo in Udine (piazzale
d'Annunzio) presenterà il suo libro.
Ad organizzare l’appuntamento è
anche la Fiamma Tricolore. Dai
promotori dell’incontro arriva comunque l’invito a partecipare a
“tutte le componenti di riferimento.
La sala è aperta al pubblico, con
libero accesso a tutti coloro che
fanno riferimento a Destra”. R.V.
U
riprendendo un vecchio manifesto che ricorda la vittoria della
prima guerra mondiale. Abbiamo
messo insieme ben 7 comitati
spontanei per poter permettere
ai cittadini romani di conoscere
le ragioni del no. Migliaia e migliaia di volantini da noi firmati
sono in questi giorni in distribuzione oltre al manifesto storico
commemorativo”.
Un impegno insomma “all’antica”
consapevoli comunque che la
sfida va combattuta anche sul
piano comunicativo dei nostri
tempi.
Al che, evidente la necessità di
una capillare trasmissione del
messaggio col quale affrontare
l’appuntamento referendario del
4 dicembre.
“Questi sono i motivi per i quali
abbiamo inteso mobilitare il mondo di destra per una battaglia
che non è solo istituzionale ma
è anche politica. L'appuntamento
per quanti credono nella battaglia
del no è venerdì 4 novembre a
Piazza Tuscolo alle ore 18 presso
la più antica e mai chiusa sede
della destra politica romana”, ricorda per il comitato organizzatore il presidente dell'associazione Urbe per il No, dottor FranR.V.
cesco Vellucci.
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n° 286 del 19-10-2012
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Venerdì 4 novembre 2016
ATTUALITA’
I SENZA LAVORO SALGONO ALL’11,7%, PER UN INCREMENTO SU BASE ANNUA PARI AL 3,4%
Ecco la ripresa (in giro):
torna a salire la disoccupazione
Dall’Istat la fotografia del fallimento di Renzi che sulla Rete esulta per i suoi insuccessi
l lavoro non c’è, la disoccupazione aumenta e l’economia non riparte. Un’equazione imperfetta che certifica il
fallimento di Renzi.
Il Jobs Act? Un insuccesso. Dai dati
dell’Istat la disfatta dell’esecutivo. Il
tasso di disoccupazione è salito a
settembre all’11,7% in aumento di
0,2 punti percentuali rispetto al mese
precedente. Ma contemporaneamente, ad agosto è aumentata anche
l’occupazione (+0,2% pari a 45mila
unità). E il doppio incremento non
rappresenta certo un controsenso.
Perché va di pari passo con la crescita delle persone che entrano nel
mercato del lavoro e cominciano a
cercare un impiego.
Sono numeri sconcertanti quelli portati a galla dall’Istituto nazionale di
statistica. Con la disoccupazione che
si riporta così ai livelli del febbraio
scorso.
Anziché andare avanti l’Italia arretra.
In particolare la stima dei non occupati cresce del 2%, pari a 60mila,
dopo il calo di luglio. Il numero delle
I
persone in cerca di lavoro supera
nuovamente i 3 milioni, in rialzo pure
su base annua, dove si evidenzia un
pauroso incremento del 3,4%
(+98.000).
Diminuisce, seppure leggermente,
il tasso di disoccupazione dei 1524enni, che resta comunque altissimo
e nell’ultimo mese dell’estate ha
toccato quota 37,1%. Con gli esperti
che fanno notare come dal calcolo
siano esclusi i giovani inattivi, cioè
coloro che non hanno un impiego e
neppure lo cercano, nella maggior
parte dei casi perché impegnati
negli studi universitari.
Ancora una volta l’Istat smonta con i
fatti le balle raccontate dall’esecutivo
che continua a parlare di una ripresa
che non esiste. Se non a chiacchiere.
Ma il premier non si arrende neppure
di fronte all’evidenza e su twitter
addirittura esulta per gli scarsi risultati ottenuti: “Da febbraio 2014 a
oggi -cinguetta - ci sono 656.000
posti di lavoro in più, il 75% a tempo
indeterminato. Grazie #JobsAct”.
D’altronde il referendum costituzio-
nale è alle porte e il presidente del
Consiglio si gioca non solo la poltrona ma anche la faccia. Non è però
illudendo ancora gli italiani il modo
giusto per distogliere le persone
da quella che è la realtà evidente.
Che racconta di un Paese alla deriva
che non solo non avanza, ma addiM.Z.
rittura indietreggia.
L’AMMISSIONE DEL CDA DI BANCA ROSSA: “L’ESITO DELLA RICAPITALIZZAZIONE PRESCINDE DA QUELLO DEL REFERENDUM”
I battiti di Mps legati a quelli del Pd
Nessun investitore è pronto a scommettere una sola fiche sulla risalita della roccaforte della sinistra
l Monte dei Paschi e la sinistra
italiana legati a un sottilissimo
filo (rosso) unico. Ancora una
volta dal destino del Pd dipende
quello della banca più antica al
mondo. Anche Mps ha ammesso
che l’esito della ricapitalizzazione
da 5 miliardi di euro prescinde
da quello del referendum costituzionale previsto (salvo slittamenti) per il 4 dicembre. Nella
relazione del Consiglio d’amministrazione sull’aumento di capitale atteso entro la fine dell’anno
si legge infatti che “i riscontri
ottenuti dalle banche del consorzio di garanzia (Jp Morgan e
Mediobanca, ndr) evidenziano
la sostanziale indisponibilità ma-
I
nifestata dagli investitori istituzionali ad assumere importanti
decisioni di finanziamento relative
a società italiane prima di conoscere i risultati del voto”.
Viva la sincerità. L’istituto senese
riconosce finalmente che non
può a fare a meno dell’ossigeno
riservato dal governo Renzi. Non
ci sono margini per portare a
termine un’operazione così complicata senza l’aiuto di Palazzo
Chigi. E così se l’esecutivo dovesse naufragare per mano dei
cittadini il terzo gruppo italiano
rischierebbe di essere spazzato
via per sempre. Uno scenario
incredibile per un istituto di credito fondato nel 1472 (all’epoca
veniva chiamato “Monte Pio”),
che ha resistito perfino a due
guerre mondiali e ora potrebbe
scomparire nel nulla per via delle
malefatte di ex vertici che nell’ultimo decennio hanno letteralmente dilaniato il patrimonio
di Rocca Salimbeni. Attraverso
scelte illogiche, inspiegabili, che
ancora oggi pesano come un
macigno sul destino del Monte.
Appeso a una flebile speranza.
Nessun investitore, italiano o
mondiale, vuole puntare neppure
una fiche sulla roccaforte della
sinistra. Che dopo il passo indietro di Passera e la pubblicazione della trimestrale ha ricominciato a vivere sedute dram-
matiche in Borsa. Con il titolo
nuovamente in balia della volatilità
e il mercato che ha fatto capire
a chiare lettere di come i numeri
sparati nell’illustrazione del piano
industriale, che promettono un
recupero di redditività di diversi
punti percentuali in tre anni, non
convincono. E il risultato è che
il valore a Piazza Affari di Mps è
ormai praticamente nullo. Circa
700 milioni di fronte a una
(im)possibile ricapitalizzazione
da 5 miliardi. Sono i controsensi
della roccaforte della sinistra,
che questa volta ha davvero il
timore di non sopravvivere. Senza
un salvataggio pubblico, senza i
soldi dello Stato (e quindi di
Pantalone), il Monte non può
pensare di continuare a respirare.
E’ per questo motivo, oltre che
per evidenti ragioni politiche,
cge l’istituto senese fa il tifo per
il Rottamatore.
Un mese esatto e poi la verità.
Nella “partita” del referendum
costituzionale banca rossa non
si gioca molto, ma tutto.
Marco Zappa
L’ISTITUTO LIGURE CHIEDE PIÙ TEMPO PER SMALTIRE LE SOFFERENZE E RIFIUTA L’IDEA DI UN AUMENTO DI CAPITALE
Carige-Bce, lo scontro è aperto
Sedute drammatiche per il gruppo genovese in Borsa
mentre si attende la controrisposta di Francoforte
a crisi delle banche italiane è senza
fine. E a rischiare grossissimo non
è solo il Monte dei Paschi, ma anche
Carige. Le azioni dell’istituto di credito
ligure continuano a crollare in Borsa a
causa dello scontro aperto con la Banca
centrale europea (Bce). Che lo scorso 27
ottobre ha inviato due diverse lettere al
gruppo fondato nel 1483 a Genova con
altrettante bozze di decisioni: una relativa
L
ai risultati degli Srep, ossia gli stress test.
E una con la richiesta di un’accelerazione
decisa della dismissione delle sofferenze.
Missive che hanno provocato una tempesta
a Zena ma soprattutto a Piazza Affari (Milano). Ieri (nell’ultimo giorno disponibile)
è arrivata la risposta dei vertici di Carige,
che hanno chiesto a Francoforte più tempo
per smaltirle. L’intenzione del gruppo è
quella di prendere altro ossigeno invocando
una copertura dei non performing loans
(Npl) al 25-30% contro il 42% richiesto
da Draghi. A fine giugno il gruppo ligure
“vantava” crediti deteriorati per 7 miliardi
di euro lordi con tetti al 45,6%, ma l’Eurotower ha sollecitato una riduzione a 5,5
miliardi e dunque un percorso fino a 3,7
mld con coverage al 42% nel 2019.
Si rischia lo scontro. Perché l’intenzione
dei vertici di Carige è quella di andare
avanti col piano industriale varato lo scorso
giugno senza ricorrere (almeno per il momento) ad un nuovo aumento di capitale
ad oggi irrealizzabile. La banca ligure ha
provato a porre l’accento sulla discontinuità
adottata oggi dal nuovo management rispetto alla gestione precedente, finita con
l’arresto dello storico amministratore delegato Giovanni Berneschi. Con il board
guidato dal presidente Giuseppe Tesauro
che ha tenuto a precisare pure di come le
richieste di Francoforte non siano certo
in linea con quelle della banca ligure. Che
pretende altro tempo per digerire il peso
delle sofferenze, in modo da non penalizzarne il prezzo di vendita.
E adesso c’è grande attesa per la controrisposta della Bce, che dopo aver ammorbidito la presa nei confronti di Ubi (in
merito alla cessione al gruppo lombardo
di tre - su quattro - good banks, Etruria,
Carige e Carichieti) potrebbe decidere di
esaudire i desideri di Carige. O forse no.
Anche per dare un segnale di intransigenza
M.Z.
in vigore soltanto a parole.
4
Venerdì 4 novembre 2016
ATTUALITA’
DOMANI E DOMENICA IL GIUBILEO DEI CARCERATI. SARANNO ANCHE LORO A “SERVIRE MESSA”
Migliaia di detenuti dal Papa
Prevista anche la presenza di alcuni ergastolani e di rappresentanze da 12 Paesi
R
ino Fisichella, delegato
pontificio per l'Anno Santo
della Misericordia, ha presentato il Giubileo dei carcerati che si terrà nel prossimo fine settimana a Roma. “In San
Pietro – ha detto l’arcivescovo - per
l'occasione ci saranno detenuti con
condanna definitiva all'ergastolo”
Al Giubileo dei carcerati sono già
iscritte oltre 4.000 persone, di cui
più di mille saranno i detenuti, provenienti da 12 Paesi nel mondo: Inghilterra, Italia, Lettonia, Madagascar,
Malesia, Messico, Olanda, Spagna,
Usa, Sudafrica, tra cui una delegazione
luterana dalla Svezia.
“Il gruppo più numeroso proviene
dall’Italia con cui, fin dai primi mesi
del Giubileo, si è potuto realizzare
un’attiva collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione
Penitenziaria del Ministero di Grazia
e di Giustizia, unitamente all’Ispettorato generale dei Cappellani –
ha aggiunto Fisichella - Questa fattiva collaborazione ha permesso
che i detenuti di tutte le categorie
possano essere rappresentati in San
Pietro. Ci saranno, quindi, minori,
persone in alternativa al carcere
sul territorio, persone in detenzione
domiciliare e detenuti definitivi con
condanne diverse… Insomma, una
presenza vera che segna un reale
impegno per offrire un futuro e una
speranza oltre la condanna e la durata della pena».
Domani sabato 5 novembre i detenuti
con i loro familiari, il personale penitenziario, i cappellani delle carceri,
le associazioni che offrono assistenza
all’interno e all’esterno delle carceri
avranno la possibilità, nelle Chiese
giubilari, di confessarsi e di compiere
il pellegrinaggio verso la Porta Santa
di San Pietro attraversando il percorso
di via della Conciliazione, per prepararsi alla celebrazione di domenica
6 novembre con Papa Francesco.
Anche il servizio liturgico sarà svolto
dai detenuti, e le ostie che saranno
utilizzate per la Messa sono state
prodotte da alcuni detenuti del carcere milanese di Opera.
Nell’occasione, sarà anche esposto
per la prima volta il Crocefisso restaurato ad opera del Capitolo della
Basilica. Si tratta di un Crocefisso ligneo del XIV secolo che, tolto il primo Giubileo del 1300 di Papa Bonifacio VIII, ha di fatto visto tutti i Giubilei della storia fino ad oggi. Accanto
alla croce, sarà esposta la statua
della Madonna della Mercede, protettrice dei prigionieri.
Prima della Messa, Papa Francesco
saluterà alcuni carcerati e personalità
presenti alla celebrazione. L’Angelus
domenicale sarà come sempre recitato dal Palazzo Apostolico e i detenuti vi parteciperanno in un settore
della piazza.
Euro è una moneta fiat,
cioè creata dal nulla dalla
BCE (più precisamente
dalle banche centrali di ciascuno
Stato appartenenti al SEBC, d’accordo con la BCE), ma non è destinata direttamente ai Governi
dell’Eurozona, bensì alle riserve
dei mercati dei capitali privati.
Pertanto, ciascuno Stato è costretto
ad andarsela a cercare. E può
farlo solo in due modi: a) chiedendola in prestito ai mercati dei
capitali privati (esempio banche
private, assicurazioni etc…) ai
quali va restituita con gli interessi,
quindi, prima di prestarla, valutano
con la lente di ingrandimento l’affidabilità finanziaria dello Stato richiedente a poterla restituire; b)
andandola a prendere da cittadini
e imprese, quindi attraverso l’aumento delle tasse, i tagli selvaggi
alle voci di spesa pubblica più
sensibili (esempio sanità, pensioni,
giustizia, istruzione etc…) e la
lotta all’evasione fiscale condotta
attraverso strumenti giacobini, indegni per Paesi che vogliano continuare a definirsi civili e democratici (si pensi ad esempio all’inversione dell’onere della prova
a carico del contribuente). Inoltre,
tale meccanismo di reperimento
della moneta serve - ed è allo
L’
stesso tempo funzionale - anche
a far “quadrare” la finanza pubblica,
ma solo in funzione della valutazione dei mercati dei capitali privati
di dare o meno in prestito la moneta e a quali tassi di interesse!
Vi ricorda qualcosa lo spread BtpBund? In pratica si sono sacrificate
la democrazia, la Costituzione e
la libertà solo a causa dei differenziali di interesse tra Italia e
Germania. In altre parole, per dirla
semplicemente, il sistema-euro è
un sistema perverso che uccide
senza pietà i piccoli commercianti,
gli artigiani e i professionisti, tutelando di riflesso le multinazionali,
dalla cui evasione fiscale non è
possibile recuperare le somme
che invece si recuperano dalla
molteplicità dei piccoli!
Tanto più che, nella cornice degli
obiettivi della sovrastruttura EUropea, il fine è quello di distruggere
i piccoli a vantaggio dei grossi! E
questo non per capriccio, ma
sempre a causa della moneta unica, che serve da apposito strumento di governo. L’euro è un
accordo di cambi fissi, quindi
rende impossibile per ciascuno
Stato dell’Eurozona l’intervento
sul cambio (le cosiddette svalutazioni competitive del passato),
costringendolo a scaricare il peso
della competitività sul lavoro! Questo vuol dire che, se le merci prodotte in un determinato Paese
vogliono tornare ad essere competitive sul mercato rispetto alle
stesse merci prodotte in altri Paesi
dell’area-euro, non potendo più
svalutare la moneta, lo Stato è
costretto a ridurre i salari e a
comprimere le garanzie contrattuali
e di legge in favore del lavoratore
(svalutazione del lavoro), determinando in tal modo l’abbassamento dei prezzi e quindi una ripresa delle esportazioni! Riforma
Fornero, Jobs Act e immigrazione
selvaggia vi dicono qualcosa?
Avere tanti poveri e moltissimi
disoccupati significa poter abbassare le pretese degli schiavi! Per
questo, voler rimanere nell’Euro
significa dover necessariamente
spalancare le porte alle multinazionali, più capaci ed attrezzate
dei piccoli a tenere prezzi bassi e
schiavi a libro paga! E se ciò non
bastasse a distruggere la piccola-medio impresa, ecco che ci
pensa lo Stato con la lotta giacobina all’evasione fiscale.
Giuseppe PALMA
autore de “€uroCrimine”, “Il
tradimento della Costituzione”,
“Il male assoluto” e “Figli destituenti”
Un quartiere in piazza
contro lo spaccio
D
egrado, criminalità, immigrazione,
droga e spaccio. Problemi con
cui i cittadini di Rogoredo si trovano purtroppo ad aver a che fare
quotidianamente. La situazione di estremo disagio di questo quartiere periferico
di Milano (territorialmente compreso
nel Municipio 4) è recentemente balzata
recentemente agli “onori” (o meglio
disonori) delle cronache in seguito ad
un servizio della trasmissione Le Iene,
in cui è pienamente documentata l'illegalità diffusa di questa zona, soprattutto per quanto riguarda il commercio
di stupefacenti. Al punto che essa viene
definita “supermarket dell'eroina”, una
sostanza il cui consumo risulta in crescita negli ultimi anni.
Su questo argomento qualche mese
fa gli abitanti del quartiere avevano
lanciato una provocatoria “campagna
pubblicitaria” contro lo spaccio, in cui
si definiva Rogoredo – in particolare
l'area del “Boschetto” - come “Il megastore della droga più grande della
Lombardia”. Un altro manifesto recava
lo slogan “Prezzi da sballo, vieni a farti
da noi”. Ironia, per denunciare però
un disagio estremamente profondo.
Dato però che le istituzioni, più volte
sollecitate, non sembra siano state in
grado di dare adeguate risposte, i cittadini hanno deciso di scendere ancora
una volta in piazza: oggi - venerdì 4
novembre - alle 19 si terrà infatti un
presidio nei pressi della Stazione. Al
fianco della gente del quartiere, i militanti
di Lealtà Azione, che risponderanno
alla chiamata degli abitanti per “puntare
i riflettori sulla crescente emergenza
di spaccio e illegalità che attanaglia la
zona, ostaggio ormai di immigrati che
bivaccano giorno e notte nella piazza e
nelle vie adiacenti. Con la nostra presenza – si legge in una nota dell'associazione – vogliamo aiutare a dar voce
agli inascoltati ed esausti residenti,
che da tempo vedono minacciata la
propria sicurezza. Il presidio intende
rappresentare una chiara presa di posizione a difesa di quei cittadini cui
quotidianamente è negata la possibilità
di usufruire serenamente perfino dei
primari e più essenziali servizi. Basta
droga, basta degrado, basta immigraCristina Di Giorgi
zione!”.
PIÙ FLESSIBILITÀ PER I SUBORDINATI
L’ANALISI – INUTILE CERCARE DI SCARICARE RESPONSABILITÀ SUI CITTADINI
Evasione fiscale:
la colpa è dell’euro
A ROGOREDO DI MILANO INIZIATIVA DI LEALTÀ AZIONE
Lavoro autonomo: il ddl
passa dal Senato alla Camera
on 173 voti a favore e 53
astenuti, l'aula del Senato
ha approvato il ddl per la
tutela del lavoro autonomo non
imprenditoriale che contiene
anche misure volte a favorire
l'articolazione flessibile nei tempi
e nei luoghi del lavoro subordinato, collegato alla manovra.
Il testo passa alla ora alla Camera per il via libera definitivo
del Parlamento.
Per Maurizio Sacconi, presidente
della Commissione Lavoro al
Senato, "la larga condivisione
parlamentare, oltre i confini
C
della maggioranza, del disegno
di legge a sostegno e promozione del lavoro autonomo come
del lavoro "agile" è indicativo di
una prima apertura politica e
culturale alla responsabilità del
risultato in ogni prestazione lavorativa, accentuata dalle capacità indotte dalle nuove tecnologie digitali. È questo infatti
l'elemento comune di un provvedimento che riconosce la diffusione della fragilità ed il conseguente bisogno di tutele in
ogni prestazione lavorativa. Ma
promuove soprattutto la mag-
giore capacità di tutti i lavori,
dipendenti e indipendenti”.
Qualche distinguo arriva invece
da Forza Italia: “Al ddl lavoro
autonomo approvato dal Senato,
va riconosciuto il merito di aver
dato finalmente attenzione ad
un settore fondamentale della
nostra economia, di cui fanno
parte anche molti giovani. Un
settore che troppo spesso à
stato trattato, in particolar modo
dalla sinistra, con diffidenza o
addirittura ostilità", dichiara la
deputata e leader di Forza Italia
Giovani Annagrazia Calabria.
5
Venerdì 4 novembre 2016
FOCUS
CENTRO ITALIA IN GINOCCHIO
Nuova scossa, altri crolli
Paura tra gli sfollati e cedimenti in case ed edifici già pericolanti. Aumentano i sopralluoghi
e si complica il quadro delle verifiche. Ma lo sciame sismico non si fermerà: “Durerà anni”
NEL LAZIO
Zingaretti a Leonessa:
“Pronti a ripartire”
l Governatore del Lazio,
Nicola Zingaretti, in visita a Leonessa (Rieti)
per verificare la situazione
dopo il sisma di domenica
scorsa che ha costretto a
chiudere il centro storico
(riaperto ieri) e ha creato
circa 200 sfollati ospitati
nel palasport.
“A Leonessa c’è un lavoro
attivo da giorni di moni-
I
di Barbara Fruch
nnesima notte di terrore
per le popolazioni colpite
al sisma, dopo la nuova
scossa di terremoto di magnitudo 4.8 registrata con
profondità 8 km all’1.35 dell’altra
notte. L’epicentro localizzato a Pieve
Torina, un comune del maceratese
già fortemente danneggiato dagli
eventi del 26 e del 30 ottobre. La
scossa è stata avvertita in tutta l’area,
tra cui gli abitati di Muccia, Fiastra,
Visso, Ussita, e anche nello Spoletino.
Lo sciame sismico è proseguito per
tutta la notte: sono state oltre cento
le scosse di terremoto di magnitudo
E
superiore a 2 registrate nel Centro
Italia dalla mezzanotte.
Tanta la paura tra gli sfollati, ormai
più di 20 mila nelle Marche. “È
stata una gran botta, ci siamo svegliati tutti, ammesso che qualcuno
riesca a dormire veramente dopo
tre mesi così – ha detto il sindaco di
Pievebovigliana Sandro Luciani –
Un anziano di 84 anni che ha dormiva
nel garage di casa ha avuto una
crisi cardiaca, ed è stato portato
nell’ospedale di Camerino per accertamenti. Ho nuovi crolli nella
zona rossa: nella Chiesa di Santa
Maria Assunta, una casa privata, e a
Colle Fiano. Unica buona notizia –
conclude – oggi (ieri,ndr) arriva il
primo container per gli uffici del
Comune”.
Nella zona di Visso e Ussita si segnalano nuovi crolli, quelli di case
ed edifici che erano già pericolanti
e destinati peraltro alla demolizione.
Aumentano i sopralluoghi – Con la
sequenza sismica che non si arresta
si fa più complicato il quadro delle
verifiche di scuole e abitazioni private da controllare nelle Marche.
Le richieste di sopralluoghi aumentano, spiegano dalla Sala operativa
unificata della Protezione civile, e
sono centinaia in più di giorno in
giorno. Sono 54.600 gli interventi
finora effettuati dai Vigili del Fuoco
toraggio del centro storico,
salvato anche grazie all’attenzione dell’amministrazione e dei cittadini
che dopo sismi del passato hanno realizzato lavori
a norma. Leonessa è pronta a ripartire e ad accogliere i turisti già nel periodo invernale” ha detto
il Presidente della Regione
in collegamento con
sia per il terremoto che ha colpito
il centro Italia il 24 agosto che per
le successive scosse. Oltre 1.600 le
operazioni svolte nella sola giornata
di mercoledì, gran parte dei quali
nei comuni di Camerino, Castel
Santangelo sul Nera, Muccia e Monte
Cavallo, Campi di Norcia e Preci.
L’appello – Intanto il sindaco di San
Severino Marche, Rosa Piermattei,
ha lanciato un appello: “In questo
momento a causa del terremoto,
che tanto ci ha impaurito e preoccupato, ci sono moltissime famiglie
rimaste senza casa che hanno bisogno della nostra solidarietà. Per loro
chiediamo alimenti e generi di prima necessità, che attraverso le nostre
mense e il nostro ufficio Servizi alla
Persona, serviranno per affrontare
la quotidianità. Servono olio, pomodori e prodotti in scatola, parmigiano, pasta, frutta e verdura, mozzarelle, prosciutto, carne e altro”.
Per informazioni e per l’invio dei
materiali si può contattare il responsabile della funzione volontariato
presso il Centro Operativo Comunale, Dino Marinelli: 339/8565699.
SkyTg24. Parlando in generale della situazione del
Lazio ha aggiunto: “Ci vorrà tempo ma si ricostruirà
tutto e nessuno resterà
escluso. Rimetteremo in
sicurezza le case lesionate,
le persone rientreranno
nelle loro abitazioni. Grazie
al decreto del governo entriamo nella fase operativa.
Certamente la scossa di
domenica - ha concluso non dico che ci fa ripartire
da zero ma quasi, se penso alla verifica dell’agibilità
degli edifici”.
Lo sciame sismico continuerà – Lo
sciame sismico continuerà per mesi
in modo intenso, e per anni in
modo più blando, e non sono escluse repliche anche forti, di magnitudo superiore a 5. “La scossa di
stanotte (ieri notte,ndr) – ha spiegato all’Agi Alessandro Amato, sismologo dell'Istituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia (Ingv) –
rientra nel novero delle possibilità
dopo un evento forte come quello
di fine ottobre. Gli aftershock si
susseguono al ritmo di centinaia
al giorno, e dureranno diverse settimane, con una progressiva diminuzione della magnitudo. Ci attendiamo un progressivo calo delle
scosse, che però probabilmente
si susseguiranno per anni, come
successo in Irpinia”. Improbabile,
spiega Amato, che si ripeta un'altra
scossa da 6.5, come quella del 30
agosto, ma “nell'ambito di un lento
calo della potenza ci aspettiamo
nuovi picchi, come quello di stanotte e anche oltre, che scemeranno
anch'essi con il passare delle settimane e dei mesi”.
L’EMERGENZA - PER LEGAMBIENTE IL 90% DELLE STRUTTURE DEL PAESE SONO COSTRUITE SENZA CRITERI ANTI-SISMICI
“Nessuno perderà l’anno scolastico”
D
opo l’appello lanciato dalla
preside dell’istituto omnicomprensivo Alcide De Gasperi di Norcia, Rossella Tonti,
che è stata costretta a sospendere
l’attività didattica perché le scuole
sono inagibili, “non sappiamo
nemmeno quando ricomincerà”,
aveva detto, sul tema interviene il
ministro dell’Istruzione Stefania
Giannini.
In un’intervista a ‘Il Messaggero’
ha spiegato: “La scuola sarà garantita a tutti, nessuno perderà
l’anno, qualora fosse necessaria
una deroga al numero di giorni
si farà”.
Il Ministro afferma che la task
force sta lavorando a tre tipologie
d’intervento. “Stiamo valutando i
casi singolarmente anche con l’aiuto dei presidi, nessuno sarà obbligato a spostarsi. Il problema
riguarda 220 scuole, le soluzioni
sono tre. La prima è che sulle
coste marchigiane, a San Bene-
detto, a Fermo, gli istituti hanno
già messo a disposizione 8 mila
posti per chi decide di andar via.
La seconda soluzione riguarda i
paesi dove è possibile ancora trovare edifici scolastici agibili: qui
l’anno scolastico potrà ripartire
organizzandosi magari con i doppi
turni. Questo so che si potrà fare
in molti comuni dell’Umbria, dove
le scuole restano chiuse fino a lunedì, la situazione critica è soprattutto a Norcia, e delle Marche.
Sono già in corso le verifiche,
sono i Comuni che indicano poi
la data di riapertura”. Poi c’è la
terza soluzione: “Chi resta e ha
bisogno di moduli abitativi ad uso
scolastico (container). Spero che
per fine novembre, massimo dicembre arrivino davvero in quelle
zone dove la gente vuol rimanere.
Bisogna creare tutte le condizioni
affinché possano restare”.
Il capo al Miur ha affrontato anche
la questione psicologica di studenti
e docenti, assicurando che saranno
supportati a dovere dai volontari.
Poi una battuta in tema edilizia
scolastica, dove molti genitori hanno comunque lamentato uno stato
generale delle scuole non in buone
condizioni. “Grazie all’Anagrafe
dell’edilizia scolastica abbiamo destinato risorse importanti per le
misure antisismiche, accantonato
altri fondi per il controllo diagnostico e interventi successivi. Già
6 miliardi e 700 milioni in due
anni. Tredicimila gli interventi effettuati, certo gli edifici sono 42mila,
sono vetuste e hanno bisogno di
controlli. Ma non mi sento di dire
che non sono a norma”.
Proprio il nuovo rapporto di Legambiente, ‘Ecosistema scuola’
ha fotografato la drammatica situazione delle scuole italiane. Quasi
il 90% sono costruite senza criteri
anti-sismici. Il 65,1% degli edifici
è stato costruito prima dell’entrata
in vigore della normativa antisi-
smica (1974) e il 90,4% prima
della legge in materia di efficienza
energetica (1991). Eppure il 40%
si trova proprio in aree a rischio
terremoto. “In questi ultimi anni
sul fronte dell'edilizia scolastica
si è aperta una nuova fase, che ha
visto la nascita di una Struttura di
Missione presso la Presidenza del
Consiglio e l'arrivo di risorse ad
hoc. Ma la strada è ancora in
salita - sottolinea Legambiente se da una parte sono 7,4 i miliardi
stanziati e 27.721 gli interventi
avviati, le riqualificazioni procedono
troppo a rilento, soprattutto quelle
relative all'adeguamento sismico
e all'efficientamento energetico”.
Risultato? Meno del 13% delle
scuole sono costruite secondo
criteri antisismici e solo per la
metà di esse ci sono certificati di
collaudo e idoneità statica. B.F.
IL COSTO
Delrio: “Poca prevenzione,
ora ci vorranno tanti soldi”
na spesa progressiva di
4-7 miliardi l’anno. È il costo della ricostruzione,
come spiegato dal ministro delle
Infrastrutture Graziano Delrio.
“Ci vogliono tanti soldi perché
sulla prevenzione abbiamo investito poco negli ultimi 20 anni
– ha detto intervenendo a una
trasmissione tv – C’è chi stima
100 miliardi, dipende dalle prio-
U
rità, ma il lavoro può essere
progressivo con 4-7 miliardi
l'anno”.
Il ministro affronta così uno dei
temi più scottanti del post terremoto.“Spendiamo più di 4-5
miliardi anno per riparare il dissesto idrogeologico, dobbiamo
spendere invece per prevenire
– ha aggiunto Delrio - Lo Stato
deve esser presente con tutte
le risorse necessarie”.
“Noi confidiamo moltissimo
nella capacità della commissione Ue di comprendere la
situazione eccezionale, non la
prendo nemmeno come ipotesi
– ha spiegato in merito alla richiesta dell'Italia sulla flessibilità di bilancio per le spese
legate al terremoto – L'Europa
è casa nostra e dobbiamo sentirci a casa nostra. È impensabile che in una famiglia non
si dia da mangiare al figlio
perché bisogna fare i conti con
la banca".
6
Venerdì 4 novembre 2016
DA ROMA E DAL LAZIO
SANITÀ LAZIALE: 10 ARRESTI, TRA GLI INDAGATI ANCHE LA DIRETTRICE DELLA CENTRALE ACQUISTI DELLA REGIONE
Il “sistema” San Camillo
I reati contestati: peculato, corruzione, turbativa d’asta per appalti legati ai lavori per il Giubileo, estorsione e truffa
per lavori non eseguiti. Storace a Zingaretti: “La corruzione non molla la presa”. I 5 Stelle: “La colpa è anche sua”
U
n’altra inchiesta della procura di Roma ha scoperchiato alcune presunte
irregolarità nella Pubblica
amministrazione, che ieri
mattina, con l’operazione “Piramide”, condotta dai Carabinieri, ha
portato all’arresto di 10 indagati e
che coinvolge complessivamente
26 persone nei lavori effettuati presso l’ospedale San Camillo.
Agli arresti in carcere sono finiti
Alessandro Agneni, direttore della
Unita di ingegneria dell’Ospedale
San Camillo; e Daniele Saccà, geometra e amministratore della STIM
Srl. Ai domiciliari invece, sono andati Ferdinando Lombardi, amministratore unico della società MTC;
Marco Tassinari, direttore tecnico
della stessa società; Trani Giovanni,
dipendente della STIM; Walter Salemme, responsabile della GS Italy;
RIta Aurigemma, dipendente Cofely; Monica Cerchiaro, dipendente
della STIM; e Cantore Alberto.
Tra gli indagati non sottoposti a
misura cautelare figurano anche
Elisabetta Longo, direttore della
centrale acquisti della Regione, e
Alessandro Filabozzi, rappresentante di CCC/so.co.mi Srl.
Peculato, corruzione, turbativa d’asta
per appalti legati ai lavori per il
Giubileo, truffa, estorsione, truffa
per lavori non eseguiti. Sono questi
i reati contestati dai pubblici ministeri.
Per l’episodio di peculato contestato
la cifra di cui si sarebbero appropriati gli indagati è di 145mila euro,
mentre ammonta a 1,3 milioni di
euro il giro d’affari legato alla turbativa d’asta per appalti legati al
Giubileo. Di 2,5 milioni di euro è
invece l’importo liquidato per lavori
non realmente eseguiti all’interno
della struttura ospedaliera.
Il procuratore aggiunto Paolo Ielo
partendo da alcuni concetti base
ha chiarito i punti cardine dell’inchiesta: “la spremitura dei contratti”, “la corruzione triangolare”
e la “selezione al ribasso”.
Titolari dell’inchiesta il sostituto
procuratore dottor Stefano Fava
ed il Gip dottoressa Flavia Co-
stantini. In particolare con l’operazione Piramide è stata accertata
la previsione a latere di un appalto
di manutenzione, una serie di ulteriori servizi definiti fittiziamente
come “complementari” e risultati
essere poi duplicazioni di prestazioni già eseguite. Le investigazioni
si sono concentrate anche su due
appalti relativi all’attuale Giubileo
della Misericordia concernenti il
progetto per la ristrutturazione del
Pronto Soccorso e la successiva
realizzazione di nuovi posti letto
per la Terapia Intensiva, nonché
sulla ristrutturazione
del Padiglione Lancisi.
Secondo quanto riscontrato uno dei casi di corruzione attorno al quale
si è poi sviluppata l’indagine riguarderebbe
un appalto da oltre 62
milioni di euro, con una
“tangente” da 65mila
euro che sarebbe arrivata nelle mani del destinatario non attraverso
denaro cash ma tramite
lavori di subbappalto
di una azienda che faceva riferimento al Dominus della struttura piramidale, a cui si aggiungono altri 145.551
euro di cui si sarebbe
appropriato il 51enne.
Ma l’azienda San Camillo prende le distanze
dall’inchiesta e ribadisce: “Il nostro ospedale
risulta essere parte lesa
dai comportamenti dei responsabili
dei reati per i quali sta operando
la magistratura attraverso i Carabinieri”, ha spiegato il direttore
generale dell’ospedale Fabrizio
D’Alba, aggiungendo che l’azienda,
quando alla guida c’era il dg protempore Antonio D’Urso, aveva riscontrato “alcune irregolarità nell’ambito dei procedimenti amministrativi di affidamento degli appalti e segnalato il tutto all’autorità
competente, dando in questo modo
fattivo contributo alle indagini. Contestualmente l’Azienda aveva av-
viato tutte le procedure interne nei
confronti del dipendente ‘Direttore
della struttura tecnica arrivando
già ad inizio del 2016 al licenziamento dello stesso’”.
Gli ha fatto eco il responsabile
della Cabina di regia della sanità
laziale, Alessio D’Amato: “L’azienda
ha subito dei danni ed è parte lesa.
Sottolineo però che è una delle
prime volte in cui emergono indagini su un dirigente pubblico già
licenziato da un anno”.
Non mancano le reazioni politiche,
tra i primi commenti c’è quello di
Francesco Storace: “Retata al San
Camillo per appalti. Arresti e indagati. La corruzione non molla la
presa, caro Nicola”, ha twittato il
vicepresidente del Consiglio regionale citando il governatore del
Lazio Nicola Zingaretti.
Poi Storace rivela l’imbarazzo della
maggioranza in commissione Sanità: "Sono più importanti - ricostruisce con un altro tweet - le nomine da lottizzare che sapere che
è successo con i ladri al San Camillo".
Duro anche Devid Porrello: “Zingaretti ci aveva assicurato - ha
spiegato il capogruppo 5 Stelle
alla Pisana a Radio Cusano Campus
– che doveva essere anche il Giubileo dell’onestà e della trasparenza, invece non è così. Nella sanità c’è ancora la corruzione e
questo dipende dalla presenza di
persone corrotte nei posti che contano. I responsabili sono questo
Pd, Zingaretti e la sua giunta, che
vanno avanti a proclami”.
CROLLA IL MURO DI CINTA IN VIA GREGORIO VII
LE INTERCETTAZIONI
“Se continuamo così, finiamo in galera” Maltempo: allagamenti
Alcuni indagati temevano l’intervento della magistratura: “Fa strike, come se dice a Roma”
n’indagine ricca di intercettazioni telefoniche nelle
quali emerge un sistema
di “selezione al ribasso” di appalti
e forniture con i contratti “che
vanno aumentati del 50 per cento”, con tutta una serie di contabilizzazioni dei lavori in realtà
mai eseguiti.
Milioni di euro intascati illecitamente in relazione ai quali gli arrestati affermavano: “Se interviene
U
la Magistratura, come se dice a
Roma, fanno strike”, ed ancora
“se continuiamo così finiamo tutti
in galera”, con riferimento alle
verifiche dell’Ania (Associazione
Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, ndr) per una ditta, ritenuta
di “scarsa affidabilità”, a cui era
stato assegnato l’appalto per il
contratto di servizio anticendio.
Il tutto condito anche dal concetto
di “mettere paura” ai possibili
competitor: “Se vuoi campà, sennò te faccio un c... così (...) Te
faccio impazzì”. Il principale indagato è un imprenditore di 49
anni che, in una telefonata intercettata affermava: “Se vuoi fare
l’imprenditore devi fare quello
che dico io”, ed ancora, con tono
minaccioso nei confronti di uno
degli altri arrestati: “La gara non
è andata bene, invece deve andare
tutto liscio come l’olio”. Ed infine,
intuendo la possibilità di essere
fatto fuori dal giro: “Se va male
al San Camillo punto all’UmbertoI”. Spunta anche un’intercettazione di Alessandro Agneni: “La
chiami fortuna, Maurì?”, è la risposta dell’ex manager a un imprenditore che, in una conversazione con Maurizio Canghiari,
aveva detto di essere stato fortunato ad aggiudicarsi un appalto
per delle opere da eseguire all’ospedale San Camillo.
Agneni, tentando di gettare nel
panico l’imprenditore, afferma:
“Secondo me, se è vero quello
che mi hanno detto sarà un
bagno di sangue. Però, stavolta,
conoscendote, te rovino. Te lo
dico: te rovino”. Ancora nel tentativo di scoraggiare Canghiari,
Agneni rincara la dose: “Alla prima, ve caccio via” e poi “Se vuoi
venì d’accordo con me a sto giro
deve esse liscio come l'olio, perché io come se dice del “Lincisi”
so’ avvelenato. Ancora, proseguendo nel dialogo: “Se me capiti
sotto per la seconda volta come
se dice non te salvi, quindi so’
contento per te, ma se pensi che
questa sia a fortuna della vostra
impresa...come se dice so...”.
e traffico in tilt
n’altra giornata difficile per
gli automobilisti romani. Le
forti piogge hanno provocato
tantissimi danni alla Città Eterna:
strade allagate, smottamenti e
traffico rallentato nella Capitale. A
via Gregorio VII, all’altezza del
civico 366, è crollato il muro di
cinta, invadendo la carreggiata.
La strada, nel tratto da piazza di
Villa Carpegna a piazza Pio XI in
direzione centro, è stata chiusa al
traffico nelle prime ore di ieri mattina per poi essere riaperta poco
prima delle 9. Si sono registrati
allagamenti in varie zone della
città: dal sottopasso di via Collatina
a piazzale della Radio, da via del
Tintoretto a via Ostiense,a via di
Decima. Chiusa al traffico via Do-
U
menico Jachino in direzione Largo
Misserville a causa smottamento
con detriti sulla carreggiata. Rallentamenti da via di Pineta Sacchetti a via Flaminia, da via Salaria
a via Boccea. Il traffico è andato
in tilt anche fra largo Preneste e
via Raimondo Montecuccoli a causa della chiusura della rampa della
Tangenziale Est che perdura da
diversi giorni. Code fino a 6 km
fra l’allacciamento del G.R.A. e la
Tangenziale Est. E’ rimasta ancora
chiusa anche la Galleria Principe
Amedeo Savoia Aosta. Rallentamenti anche su via delle Mura
Aureliane, dove una parte della
carreggiata è transennata per una
crepa che si è aperta dopo il sisma
del 30 ottobre.
7
Venerdì 4 novembre 2016
DA ROMA E DAL LAZIO
L’EX UOMO DI VELTRONI E CAPO DELLA POLIZIA PROVINCIALE CON ZINGARETTI SCONTERÀ DUE ANNI E OTTO MESI DI RECLUSIONE
Odevaine patteggia, ma non finisce qui
Resta imputato nel maxiprocesso e dovrà rispondere anche di 151mila euro di presunte mazzette
ex vice capo di gabinetto
del sindaco Walter Veltroni e capo della polizia
provinciale della giunta
Zingaretti, Luca Odevaine, ha patteggiato a due anni e otto mesi di
reclusione nel processo di Mafia
Capitale. La decisione è stata presa
ieri dal gup Claudio Carini nell’aula
bunker di Rebibbia, dove si svolgono
le udienze dello scandalo che ha
portato a galla il business sui migranti.
Secondo l’accusa l’ex direttore della
Direzione nazionale, che dal 2012
gestiva il flusso di immigrati e accusato di corruzione, era a libro paga
di Buzzi favorendo le sue cooperative
nella gestione di stranieri nei centri
di accoglienza, a detta della Procura
ha “collaborato fattivamente con
l'autorità giudiziaria permettendo
di accertare la verità dei fatti”.
Odevaine, ex componente del Tavolo
del coordinamento sull’immigrazione, è finito davanti al giudice per
una vicenda legata ad un appalto
per il cara di Mineo - che vede
coinvolti anche alcuni dirigenti della
cooperativa La Cascina - e verserà
anche 250mila euro (pari al valore
della corruzione contestata), cioè
le tangenti accertate in questo troncone che riguarda gli appalti vinti
dalla coop.
A distanza di mesi, dunque, Odevaine ha seguito la stessa linea difensiva degli altri imputati. Il 7 gennaio scorso, infatti, i vertice della
L’
“Cascina” sono stati condannati
con pene concordate che vanno
dai 6 mesi a due anni e 8 mesi di
reclusione. Si tratta degli ex dirigenti Franceco Ferrara, Domenico
Cammisa, Salvatore Monolascina
e Carmelo Parabita.
Mafia Capitale, però, non finisce qui
per Odevaine. Infatti resta imputato
nel maxi processo e dovrà rispondere anche di altri 151mila euro di
presunte mazzette.
Secondo la procura di Roma avrebbe
truccato il bando da 100 milioni di
euro per la gestione del Cara di Mineo. “La mia parte? Era di 10mila
euro al mese anche se la richiesta
complessiva era di 20mila euro. Ma
non erano solo per me: mi servivano
per le cooperative sociali che presiedevo”, così Odevaine si giustificò
davanti ai pm.
Il membro del tavolo nazionale
dell’immigrazione avrebbe con-
cordato i bandi di gare con le coop
che poi li avrebbero vinti, “vendendo la sua funzione”, essendo
in grado - sempre per gli inquirenti
- di ritagliarsi “aree di influenza
crescenti”.
C’è in ballo anche la prima gara
d’appalto milionaria per gestire appunto il Cara. Un bando, però, praticamente truccato.
“Era scritto in modo da rendere
certa - ha chiarito sempre Odevaine
- la vittoria dell’Associazione temporanea d’imprese”.
Una condotta, quella di Odevaine,
che stupì anche l’attuale capo della
polizia ed ex prefetto di Roma, Franco
Gabrielli. Odevaine, infatti, godeva
della stima anche dei vertici dello
Stato, sorpresi dai comportamenti
emersi nell’ambito dello scandalo
di Mafia Capitale.
“Credo di aver preso forse un caffè
con Odeviane, per quello che aveva
dimostrato ritenevo che fosse una
persona affidabile sotto il profilo
della gestione della cosa pubblica.
Lo stimavo, poi nella vita si può
anche sbagliare”, affermò Gabrielli
in veste di testimone in un’udienza
del maxiprocesso, spiegando di
averlo conosciuto all’epoca in cui
lui ricopriva il ruolo di dirigente
della Digos a Roma mentre Odevaine
era vice capo di gabinetto al Campidoglio con l’ex sindaco Walter
Veltroni e poi capo della polizia provinciale con l’amministrazione di
Nicola Zingaretti.
OK ALL’AUMENTO DI CAPITALE, MA IL SINDACO RAGGI DESERTA L’ASSEMBLEA DEI SOCI
Fiera di Roma, evitato (per ora) il fallimento
Ora il Campidoglio ha 120 giorni per adeguare la sua quota di ricapitalizzazione, poco più di tre milioni di euro
na buona notizia per il futuro
della Fiera di Roma. L’Assemblea dei soci di Investimenti S.p.A., partecipata da Camera
di commercio, Regione Lazio e
Comune di Roma, ha deliberato
ieri pomeriggio l’aumento di capitale
di 13 milioni di euro che eviterà il
fallimento del polo. Ora che l’assemblea di Investimenti ha deliberato l’aumento di capitale della
Fiera di Roma con le sole quote
della Regione Lazio (circa 3 milioni)
e della Camera di commercio di
Roma (circa 10 milioni), il Campidoglio ha 120 giorni di tempo per
adeguare la sua quota di ricapitalizzazione (poco più di 3 milioni di
euro). Se non lo farà, le sue quote
azionarie in Investimenti spa saranno ridotte proporzionalmente.
Tecnicamente i 120 giorni decorrono dalla registrazione dell’aumento di capitale presso il registro
delle imprese, registrazione che
dovrebbe avvenire nei prossimi
giorni. La sottoscrizione dell’aumento di capitale da parte del Comune di Roma non è obbligatoria,
bensì conseguenza di una scelta
volontaria dei singoli soci.
“Fiere e congressi rappresentano
un settore strategico per il sistema
economico territoriale”, è il commento di Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di Commercio
U
di Roma. Se da un lato Tavaglianti
ha ringraziato il governatore Zingaretti per aver condiviso “questa
importante decisione, il ringraziamento, purtroppo, non posso estenderlo anche alla Sindaca di Roma
visto che - per la terza volta consecutiva - l’Amministrazione comunale ha scelto di non prendere
parte all’Assemblea dei soci neanche con un suo delegato. Un’assenza - ha aggiunto il numero uno
della Camera di Commercio - che
lascia pochi dubbi sull’interesse
di questa Amministrazione verso
un asset strategico per lo sviluppo
economico della nostra città”.
Restano dunque i contrasti sulla
Fiera di Roma tra Campidoglio e
gli altri soci. Il mese scorso il
valore del polo sulla Cristoforo
Colombo è incredibilmente crollato
di 45 milioni di euro a causa del
taglio delle cubature voluto dall’amministrazione Raggi.
La svalutazione complica i piani
dei soci, venuta a galla dalle “analisi
valutative del complesso immobiliare ex Fiera di Roma di via Cristoforo Colombo”, commissionate
dalla società proprietaria alla “Prelios Valuations & E-service Spa”.
E messe nero su bianco: il 23
luglio 2015, sulla base del progetto
per il cambiamento di destinazione
d’uso firmato dall’ex assessore al-
l’Urbanistica Caudo; e il 30 settembre, questa volta dopo l’approvazione del nuovo piano elaborato dall’assessore alla Pianificazione della giunta Raggi, Berdini.
Entrando nel dettaglio del primo
piano, la superficie edificabile ammessa era di 67mila e 500 metri
quadrati per un valore di mercato
stimato in 130 milioni e 400mila
euro, con un tempo di vendita che
si aggirava dai 12 ai 18 mesi.
Mentre nel nuovo piano dei grillini
sono stati ridotti i metri quadrati
che passano dai 67.500 precedenti
agli attuali 44.360 per una stima
di 85 milioni e 500mila euro con
l’aumento del periodo di vendita:
dai 18 ai 24 mesi. Com’è noto Investimenti spa è stretta nella morsa
dei debiti verso fornitori e banche,
prima tra tutte Unicredit a cui devono rientrare ben 180 milioni di
euro e che i vertici della spa pensavano di saldare in gran parte
proprio con la vendita.
Insomma la vendita sarebbe una
vera boccata di ossigeno per uscire
da una situazione assai complessa:
ben 22mila euro di interessi al
giorno. Inoltre da Unicredit sarebbero arrivati 15 milioni per avviare le procedure di vendita ma
che erano subordinati all’approvazione della variante urbanistica
precedente.
TENSIONE IN CAMPIDOGLIO DURANTE LA DISCUSSIONE DELLA MOZIONE DEI 5 STELLE
Bolkestein, scontro fra Onorato e operatori
ensione alle stelle ieri in
Aula Giulio Cesare quando
è stata aperta la discussione
sulla mozione presentata dal Movimento Cinque Stelle sulla proroga delle concessioni dei posteggi
su aree pubbliche fino al 2020.
La vicenda è nota. La direttiva
europea Bolkestein stralcia le licenze dei 12-17mila ambulanti
romani da maggio-giugno del
prossimo anno quando andranno
a bando i posti del commercio
sulle aree pubbliche e che interessano i camion bar, gli urtisti,
gli ambulanti, gli artisti di strada,
gli edicolanti e gli imprenditori
dei mercati rionali.
Insulti e minacce sono stati rivolti
da alcuni degli operatori contro il
T
capogruppo della Lista Marchini,
Alessandro Onorato, che non hanno digerito gran parte del suo intervento.
“Rinnovare queste concessioni
fino al 2020 io credo sia sbagliato:
se si vogliono tutelare le persone
oneste e i lavoratori servono percorsi trasparenti di tutela che oggi
non esistono in questa città perché
l’operatore è taglieggiato da norme
folli e quegli operatori che sono
andati avanti o sono stati particolarmente furbi o prepotenti oppure cè una forma di cecità da
parte delle istituzioni rispetto a
quelle norme - ha detto Onorato
- E di fronte a tutto questo caos
la vostra priorità è una mozione
che dice sostanzialmente tutto a
posto, facciamo una proroga poi
vediamo”.
“Di proroghe questa città è morta:
ci sono cosiddetti ‘mutandari’ che
stanno fissi in luoghi storici e
nessuno tocca”, ha precisato ancora Onorato, che ha invitato i
rappresentati del M5S ad incatenarsi davanti alla Camera e al Senato per chiedere un intervento
sulla Bolkestein oppure iniziare
uno sciopero della fame al Parlamento europeo.
“Invece venite qui a raccontare
delle favole a quella gente che
magari si fa il mazzo ma anche a
quegli sfruttatori che mette cingalesi in questi mercatini. È inutile
che aggiungete a penna dove
qualcuno vi ha richiamato per
l’orecchio collaboreremo con la
magistratura per dire i casi sospetti, le chiacchiere stanno a
zero”, ha sottolineato.
Infine Onorato si è scusato per
aver alzato i toni: “Ma essere
anche insultato mentre uno prova
a spiegare una posizione, è figlio
di un Paese e di una città dove la
democrazia è diventata relativa”.
“Magari potremmo scoprire - ha
concluso - che quelli da tutelare
non sono 12mila ma 1500, e bisogna tutelarli sul diritto del lavoro
ma anche della trasparenza e della
legalità, della libera impresa che
in questa città purtroppo non c’è
più”.
Oltre a un cartello con la scritta
“Non siamo tutti Tredicine”, qualcuno gli ha urlato anche “te
sfonnamo”.
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Venerdì 4 novembre 2016
ESTERI
GUERRA ALL’ISIS
Mosul: Al Baghdadi incita
i suoi miliziani a resistere
L’audiomessaggio del Califfo pubblicato ieri, mentre l’esercito iracheno prosegue nell’offensiva
di Cristina Di Giorgi
A
l Baghdadi, che secondo
fonti dei servizi di sicurezza curdi molto probabilmente si trova a
Mosul (ma la notizia non
ha avuto al momento conferme),
ha incitato i suoi miliziani a resistere e ha chiesto di compiere attacchi - in particolare in Arabia
Saudita e in Turchia – per “trasformare le notti dei miscredenti
in giorni”.
E' questo, in sintesi, il contenuto
dell'ultimo messaggio audio, di
circa mezz'ora, attribuito al Califfo
(quello precedente risale al dicembre 2015) intitolato “Questo
è ciò che Allah e il suo Profeta ci
hanno promesso”, che l'Isis ha
pubblicato in queste ore. Il leader
dei terroristi descrive l'offensiva
sulla roccaforte irachena del suo
gruppo come di “una guerra contro i musulmani da parte dei crociati e degli ebrei”. E parlando ai
sunniti dell'Iraq, afferma che gli
sciiti stanno facendo “tutto quanto
in loro potere” per prendersi il
Paese” e sostiene che lo Stato islamico è l'unico rimedio per fermarli.
“Tenere il territorio con onore –
dice ancora la voce nell'audio – è
un migliaio di volte più facile che
ritirarsi con disonore. Non ritiratevi.
Questa guerra totale e la grande
jihad non fanno che rafforzare le
nostre convinzioni e la nostra certezza che tutto questo non sia che
un preludio alla vittoria”. Quindi
l'esortazione ad “affrontare il nemico e a far scorrere il suo sangue
a fiumi”.
Nel frattempo, quanto a quel che
sta accadendo sul campo, le notizie
che arrivano sembrano favorevoli
agli attaccanti: le forze armate irachene – riporta l'Ansa citando fonti
locali – hanno dichiarato di aver
eliminato “almeno 67 jihadisti, di
cui molti stranieri”, in un attacco
aereo a nord di Mosul.
Il ministro della Difesa di Baghdad
ha in proposito reso noto che l'aviazione della coalizione internazionale ha distrutto una ventina di
veicoli dell'Isis e anche – fatto questo molto importante – la rete di
tunnel scavata dai jihadisti sotto
la città (per difendere ad oltranza
le postazioni o anche, probabilmente, per fuggire in caso la situazione dovesse farsi disperata).
Nella città stando a quanto riferito
da attivisti anti-Isis, nei giorni scorsi
i miliziani di al Baghdadi “hanno
rastrellato numerosi giovani
uomini”, che
ora “sono tenuti
in ostaggio nelle moschee del
centro”. Nel
quartiere orientale di Kharama
“gli abitanti si
sono barricati
nelle case”, terrorizzati.
E
aspettano l'arrivo dell'esercito
iracheno e dei
suoi alleati.
Intanto i primi
reparti della
Nona divisione
blindata irachena sono entrati
nella periferia della città da ovest.
“Siamo in anticipo sulla tabella di
marcia. Ora ci siamo schierati in
attesa delle altre unità” ha dichiarato – riporta askanews - il generale Kassim al Maliki, comandante
della divisione.
“Lasceremo ai seguaci di al Ba-
ghdadi un corridoio aperto” ha
detto a sua volta il generale di
Brigata Yahya Rasul, che coordina
l'offensiva irachena: “Sarà per loro
un corridoio della morte. Li spazzeremo via con i raid aerei. La
zona diventerà un cimitero di jihadisti”.
Nel fronte anti-Isis non fila però
tutto liscio: rischia infatti creare
squilibri la presenza di milizie addestrate ed armate dalla Turchia.
Che non sono per niente ben accette dal governo di Baghdad:
“Non vogliamo combattere contro
i soldati di Ankara, ma se metteranno piede in Iraq pagheranno
un caro prezzo” ha dichiarato infatti
il premier Ebadi.
Costituisce, infine, un problema
sempre più grande l'emergenza
sfollati, il cui numero – sottolineano
le associazioni umanitarie presenti
in loco – sta crescendo di giorno
in giorno. Secondo il portavoce
dell'Unicef Italia, ci sono quasi
17800 persone (di cui la metà con
meno di 18 anni) recentemente
fuggite in seguito alle operazioni
per la riconquista di Mosul.
GRAN BRETAGNA
“Su Brexit dovrà pronunciarsi il Parlamento”
La decisione dell'Alta Corte di Londra, che ha accettato il ricorso di attivisti europeisti
Alta Corte di Londra ha
dato ragione ad un gruppo
di attivisti pro Ue ed ha
stabilito che sull'avvio delle procedure per l'uscita dalla Gran Bretagna dall'Unione europea è necessario un pronunciamento del
Parlamento: il premier Theresa
May non potrà quindi procedere
con l'attivazione dell'art. 50 del
Trattato di Lisbona (il primo passo
dell'iter della Brexit) senza aver
preventivamente ottenuto il consenso della maggioranza dei de-
L’
putati. “Il principio fondamentale
della costituzione del Regno Unito
è che il Parlamento è sovrano” ha
dichiarato uno dei giudici nel leggere
il verdetto. Che, sottolineano i
media locali, costituisce uno smacco per il governo della May. “Siamo
contrariati, ma determinati ad andare avanti coi nostri piani", ha
detto, tramite un suo portavoce,
la premier britannica commentando
il verdetto dell'Alta corte. “Il risultato
del referendum deve essere rispettato”. Il governo inoltre – rife-
risce la Bbc - non ha nessuna intenzione di lasciare che la decisione
di ieri possa modificare i tempi indicati, che prevedono l'attivazione
dell'articolo 50 entro il marzo 2017.
A tal fine è stato presentato un
ricorso alla Corte suprema. Tutto
questo comunque, al di là delle
analisi e considerazioni politiche,
avrà senz'altro ripercussioni sui
tempi del procedimento, che risulteranno non poco rallentati.
Quanto all'Ue, il portavoce della
Commissione Margaritis Schinas
a chi gli ha chiesto una considerazione su quanto sta accadendo
a Londra ha risposto che “non
facciamo commenti sulle procedure legali interne ad uno Stato
membro”. Ed ha aggiunto, sulla
questione, che oggi il presidente
della Commissione europea Jean
Claude Juncker avrà una conversazione telefonica con il premier britannico Theresa May,
precisando che il colloquio “è
stato concordato su richiesta del
CdG
governo di Londra”.
TURCHIA
Ankara e l’Unione europea: c’è aria di crisi
Il ministro degli Esteri Cavusoglu: “La nostra pazienza sta finendo, non aspetteremo ancora”
l presidente turco Erdogan ha
dichiarato in queste ore di essere
“preoccupato” per il fatto che
“la Germania, che in passato ha
preso sotto la sua protezione membri di organizzazioni terroristiche
(Pkk e altre)” possa diventare un
“rifugio” anche “per la rete golpista
di Fetullah Gulen”. Ed ha anche
lanciato un'ulteriore tegola sui rapporti tra Ankara e l'Unione europea,
in particolare per quanto riguarda
l'accordo sui migranti. Il premier
turco è infatti tornato ad accusare
Bruxelles di inadempienza, in quanto “avevano promesso 3 miliardi
I
di euro entro luglio. Abbiamo ricevuto appena 200-250 milioni.
Perché? Non sono né onesti né
sinceri”. A tali dichiarazioni sono
poi seguite quelle del ministro
degli Esteri Cavusoglu che, in visita
in Svizzera, ha dichiarato – come
riportato dal quotidiano locale Neue
Zurcher Zeitung - che il suo governo
non ha intenzione di “aspettare
fino alla fine dell'anno” per sospendere l'accordo sui migranti
“se non verrà concessa la liberalizzazione dei visti Schengen per i
cittadini turchi. La nostra pazienza
– ha concluso - sta finendo”. L'in-
tesa dunque “mostra crepe”, come
ha sottolineato in un'intervista radiofonica il ministro della Difesa
di Vienna Hans Peter Doskozil,
che ha anche, sul punto, messo in
guardia l'Unione europea. Secondo
lui i Paesi dell'Ue devono fare di
più per proteggere i confini, perché
l'accordo stretto da Bruxelles con
Ankara rischia di andare in fumo.
“C'è tempo per organizzarsi” ma
bisogna muoversi ed “affrontare
la sfida, presentandosi di fronte al
problema pronti ad agire insieme”.
L'Austria comunque, nel frattempo,
ha inviato 60 militari al confine
tra Ungheria e Serbia, precisando
però che non saranno armati e
verranno impiegati non per bloccare la rotta balcanica ma per costruire strade e container. La settimana prossima comunque – ha
fatto sapere una portavoce della
Commissione dell'Unione europea
– verrà pubblicato il rapporto
annuale sui Paesi dell'allargamento, in cui “si analizzeranno gli sviluppi in Turchia”. Ed ha aggiunto
che “i negoziati per il processo di
adesione” di Ankara “sono in
corso”. Bisognerà vedere per
CdG
quanto ancora.
9
Venerdì 4 novembre 2016
STORIA
CURIOSITÀ STORICHE
La scheda di Mussolini
compilata dalla Prefettura di Forlì
Yvon de Begnac racconta il “cenno biografico al 1 gennaio 1904”
di Emma Moriconi
C
uriosità storiche, già, perché anche queste piccole
"chicche" possono costituire oggetto di gustosa
lettura. Eccoci nel 1904,
sentite cosa scriveva la R. Prefettura
di Forlì di Benito Mussolini:
"Mussolini Benito di Alessandro e
di Maltoni Rosa, nato il 29 luglio
1883 a Predappio (Forlì) nullatenente, maestro elementare, celibe,
domiciliato a Predappio (Forlì) frazione Dovia. Socialista. Statura: m.
1,67 - Corporatura: tarchiata - capelli: color castani chiari - viso:
color pallido, dimensioni: lungo fronte: forma giusta - occhio: colore
scuro; naso: forma aquilina; barba:
colore castano scuro; bocca: larga
- espressione fisionomica: simpatica. Cenno biografico al 1 gennaio
1904. È individuo di carattere piuttosto vivace, e qualche volta impulsivo e violento, ma per la sua
discreta educazione riscuote buona
fama. Ha svegliata intelligenza e
discreta cultura, avendo frequentato la scuola normale maschile
di Forlimpopoli ove conseguì la
patente di grado superiore. Frequenta la compagnia di operai
allo scopo di fare proseliti al suo
partito. Verso la famiglia si comporta bene. Finora non gli sono
state affidate cariche di nessun
genere. È ascritto al P. Socialista
nel quale ha sempre militato esercitandovi una discreta influenza
limitata però al paese di sua dimora. È in relazione coi capi del
partito della Romagna e con qualcuno di Berna, Zurigo e Losanna
ove dimorò per circa due anni, e
cioè dal 1901 all'ottobre del 1903
epoca in cui fece ritorno in Italia
chiamatovi dalla famiglia per assistere la madre gravemente inferma. All'estero non riportò mai
condanne e non fu mai
espulso. Non consta che
appartenga ad associazioni di alcun genere e
non risulta che abbia
mai collaborato alla redazione di giornali. Riceve i giornali e qualche opuscolo del partito cui è ascritto, ma
non consta che ne spedisca. Fa attiva propaganda fra l'elemento
operaio con discreto
profitto. È capace di tenere conferenze e ne
ha tenuto una in pubblico a Predappio il 1
dicembre 1902 ed un'altra in Meldola il 22 dello
stesso mese. Inoltre, durante la sua permanenza a Berna ove si era
creata una certa posizione fra quelli dei nostri operai che professano idee avanzate, prese sempre la parola nelle loro riunioni e specialmente in quelle che
ebbero luogo in occasione del 1 maggio
1903 tanto da essere segnato sui
registri della Polizia svizzera quale
fervente agitatore socialista. Verso
le Autorità si mostra indifferente.
Partecipa personalmente a tutte
le riunioni del partito, e, dall'epoca
del suo ritorno dalla Svizzera ha
assunto in Predappio l'atteggiamento di capo-partito. Non consta
che abbia mai firmato manifesti o
programmi di nessun genere. Non
fu mai proposto perl domicilio coatto, né per l'ammonizione, e non
subì imputazioni né condanne".
Ci sono poi delle "aggiunte", che
raccontano gli spostamenti di Benito
dal gennaio 1904 al febbraio 1909.
Nel mezzo abbiamo il resoconto
dell'iscrizione all'Università di Ginevra, della renitenza alla leva e
poi dell'assegnazione al X reggimento Bersaglieri di stanza a Verona, ritardatario. Ancora, destinazione Tolmezzo come maestro elementare, ritorno a Predappio, e ancora Oneglia, sempre come insegnante, di nuovo a Predappio. E
poi la condanna a tre mesi di reclusione per reato di minaccia a
mano armata (siamo nel 1908), e
ancora un'ammenda di lire 100 per
aver tenuto una pubblica conferenza
senza il prescritto avviso, il trasferimento a Forlì e infine la dimora a
Trento, dove è segretario della Camera del Lavoro. Come ben sappiamo, la sua "carriera" di rivoltoso
non finisce qui. Qui finisce però il
documento riportato da de Begnac.
E qui ci fermiamo anche noi, dandoci appuntamento a domani con
la consueta pagina di storia, questa
volta dedicata alla Grande Guerra,
come ogni sabato.
NUOVE TENDENZE A BRUXELLES
RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO
Arte tribale e precolombiana
al BRAFA Art Fair
“Vivo sul pianeta Terra”, la IV edizione
del Premio Poetico Nazionale
La pietra con incisione astratta del 1250 a.C. e la statuetta
di uno sciamano volante Inuit scolpita in avorio nel XIX secolo
edizione 2017 di BRAFA
Art Fair, dal 21 al 29 gennaio al Tour&Taxis di Bruxelles propone, accanto all'arte
L’
africana che è una delle specializzazioni più attese della manifestazione, l'arte tribale e precolombiana. "Arti delle origini - dice
il comunicato stampa dedicato all'evento - che conquistano
per
l'espressività essenziale, sempre contemporanea perché
senza tempo". Per
esempio, ecco la
pietra con incisione
astratta esposta da
Deletaille Gallery,
reperto dell'antichissima cultura sudamericana di Valdivia risalente al
1.250 a.C.. Santo
Micali, proprietario
di origini italiane
della Galerie Mermoz di Parigi, propone quest'anno,
tra le tante meravi-
glie, una figura stante in serpentino che combina i tratti tipici
dell'arte olmeca con i primi segni
dello stile Teotihuacan (Puebla,
Messico, 500-200 a.C.). Altra
opera che viene segnalata è la
statuetta di uno sciamano volante
Inuit scolpita in avorio nel XIX
secolo a Saint Michaels, in Alaska
(Galerie Monbrison). Ancora:
Pierre Dartevelle espone una
scultura della divinità ancestrale
polinesiana Tiki delle Isole Marchesi e anche il vice presidente
BRAFA Didier Claes -esperto di
arte africana- cede al fascino
dell'Oceania con un'espressiva
statuetta di un antenato proveniente dalla Nuova Irlanda (Papua
Nuova Guinea). BRAFA 2017 è
alla sua 62esima edizione, appuntamento da sabato 21 a domenica 29 Gennaio al Tour &
Taxis, Avenue du Port 86 C, Bruxelles, secondo i seguenti orari:
11-19 (Giovedì 26 Gennaio late
M.B.
opening fino alle 22).
Torna l’evento organizzato dalla Fondazione Amici di Ron
orna il Concorso Nazionale
di Poesia organizzato dalla
Fondazione ‘Amici di Ron’:
il Premio Poetico Nazionale quest’anno propone il tema “Vivo sul
Pianeta Terra”, per dare voce a
coloro che percepiscono l’umanità
come valore accomunato da una
verità: abitare lo stesso Mondo.
La Giornata della Terra (in inglese
Earth Day) è nata il 22 aprile
1970 per rendere consapevoli
dell’importanza di conservazione
e salvaguardia delle risorse naturali
della Terra. In tale ottica, il Premio
vuole mettere in luce particolarmente quegli autori sensibili alla
ricerca e alla conoscenza che sapranno trovare risposte, soluzioni,
amore e comunanze nelle differenze.
Il Premio si pone l’obiettivo di
creare una rete artistica-culturale
dinamica grazie all’ausilio dell’arte
ed alla sua capacità di creare sinergie culturali, confronto e conoscenza. L’iscrizione è gratuita
per tutte le sezioni del premio:
Poesia inedita, Monologo teatrale,
Videopoesia. Al vincitore del Premio sarà consegnato un voucher
T
per un soggiorno gratuito per un
week-end (una notte), per una
persona a Londra.
Tutte le opere dovranno essere
inviate entro il 31 gennaio 2017,
unitamente alla scheda scaricabile dal sito (www.premiodipoesia.it).
Fra i nuovi amici del concorso
la scrittrice e poetessa statunitense LeaAnn Taylor che sposa
l’iniziativa dedicando queste parole a tutti gli scrittori italiani:
"Agli amici della Terra e a tutti i
poeti italiani di tutte le età: il
pianeta Terra è la medicina per
un’umanità che ha bisogno di
guarire. È un giardino di espressione e un campo di espansione
che ospita la nostra prossima
grande evoluzione.
Togliti le scarpe, amico mio, ti
trovi su un terreno sacro. " Il
Premio Poetico Nazionale dedicato a Lafayette Ron Hubbard è
un’iniziativa che nasce al fine di
mantenere alta la vivacità ed il
valore di questo insostituibile
veicolo di espressione: l’arte.
Promuovendo l’arte, desideriamo
creare un momento di incontro
privilegiato tra anime e pensieri,
al di là di ogni spazio, di ogni
tempo, di ogni differenza.
10
Venerdì 4 novembre 2016
SOCIETA’
LA RIVISTA AMERICANA “SAVEUR” HA STILATO LA CLASSIFICA “WORLD BEST FOOD CITY”
Per mangiare bene, vai a Tokio
Vince la capitale nipponica per il gusto, il servizio e l’incredibile varietà che soddisfa anche i palati viziati delle star
di Chantal Capasso
B
rad Pitt va matto per il
monja-yaki, Keanu Reeves ama il ramen, Lady
Gaga invece non può
fare a meno del soba.
Fernando Alonso per mangiare gli
spaghetti alla carbonara va in un
famoso ristorante a Ginza, con ricetta originale italiana. Mentre il
caffè DUG di Shinjuku è il luogo
che ha ispirato il famoso romanzo
Norwegian wood di Haruki Murakami. Al Caffè Paulista a Ginza si
conserva ancora la tazzina dove
John Lennon bevve il suo caffè.
Tokyo è un mondo straordinario,
un incontro unico fra la grande tradizione giapponese e le più elevate
e raffinate vette gastronomiche internazionali. La rivista americana
“Saveur” ha insignito Tokyo del
prestigiosissimo premio "World Best
Food City". Il gusto, il servizio, l’incredibile varietà e unicità del
drink&food trova riscontro anche
nei palati viziatissimi delle star. La
capitale del Giappone ospita ogni
giorno un numero elevato di visitatori provenienti da tutto il mondo;
tra questi molti personaggi della
cultura, dell’arte, dello sport e dello
spettacolo che non possono fare a
meno di esplorare il considerevole
panorama gastronomico che la città
offre. Dal lusso sfrenato e vario della
cucina all’offerta, altrettanto varia,
fra lusso e budget, dell’hotellerie,
Tokyo è senz’altro una delle metropoli dall’eccezionale vivacità.
Da segnalare per il mese di novembre, dopo un’attenta ristrutturazione, il Grand Prince Hotel Takanawa che offre nel padiglione
"Takanawa Hanakoro" 16 lussuosissime camere in stile Ryokan, un
centro benessere e, al piano superiore dell’edificio principale, un
salotto esclusivo, il "Club Floor",
che si affaccia su un curatissimo
giardino. Per i budget più contenuti, vicino alle stazioni di Tokyo
e Shinagawa, e non lontano dall'aeroporto di Haneda, è aperto il
capsule design Tamachi Bay Hotel
che offre piani diversi per uomini
e donne, la Tv, connessione Wi-Fi
e porte USB a prezzi decisamente
ragionevoli. Ma a Tokyo si può dormire anche in treno. I vagoni del
treno, utilizzati un tempo per collegare Tokyo con Hokkaido, da
questo dicembre divengono il
"Train Hostel Hokutosei" a Bakurocho, Nihombashi. Ostello per giovani e meno giovani, ma soprattutto
una location davvero unica dove
pernottare. A Ikebukuro, una delle
aree più attive e importanti di Tokyo
è attivo il Service Center “JR East”,
la nuova struttura, dove si parla inglese, offre un importante supporto
ai turisti, sia per ciò che concerne
le visite e i percorsi sia per la vendita di biglietti e pass. Novembre,
come sempre è un mese ricco di
eventi: dalla straordinaria mostra,
dal 1 al 23 novembre, sui crisantemi
che racconta, con oltre 2000 varietà,
l’arte delle decorazioni floreali che
rende il Giappone un paese unico,
al The Dream Yosacoy Festival, che
vede l’arrivo in città di oltre 6.000
ballerini. Mentre l’O-edo Tour trasforma le strade di Kagurazaka in
una straordinaria vetrina d’arte e
di spettacolo tradizionali giapponesi, dove le eleganti e vibranti
sfaccettature del periodo Edo incontrano la cultura moderna.
NASCE A GENOVA “100 DONNE CONTRO GLI STEREOTIPI”, INSIEME PER COMBATTERE I PREGIUDIZI
Basta alla disparità di genere!
Un progetto online dove donne esperte in campi
considerati “non adatti”, raccontano la propria esperienza
ora di dire basta alle disparità di genere, in ogni
campo. Non esistono lavori
da uomo e lavori da donna, è ora
di finirla con questi pregiudizi.
Secondo i risultati del Global Monitoring Project 2015, progetto
di ricerca sulla visibilità delle
donne nei media, i mezzi di informazione italiani dedicano molta
più visibilità agli uomini che alle
donne, che si fermano al 21%.
In particolare, tra gli esperti, le
fonte femminili sono solo il 18%.
Per colmare questo gap, l'Osser-
E’
vatorio di Pavia, istituto di ricerca
per la comunicazione, e Gi.U.Li.A.,
associazione di giornaliste che
lottano per la parità di genere
nella comunicazione, insieme alla
Fondazione Bracco, hanno ideato
il progetto “100 donne contro gli
stereotipi”. Una piattaforma online
dove donne esperte in campi considerati non adatti alle donne raccontano la propria esperienza. Una
banca dati online, che inizia a raccogliere 100 nomi e CV di esperte
nell’ambito delle Science, Technology, Engineering and Mathematics
TRAFFICO MOBILE VINCE SUL PC
Sempre più persone si connettono
in rete con il proprio cellulare
è poco da fare, smartphone e tablet vincono su
tutta la linea i personal
computer. Connettersi con i mobile
devices è molto più comodo e
rapido. Che fossero sempre più
preferiti per la navigazione internet
ai PC è cosa ben nota, ma nello
scorso mese di ottobre è avvenuto
lo storico sorpasso. Ciò significa
che il numero di persone che ha
utilizzato il suo dispositivo mobile
per navigare sul web è stato maggiore di quello delle persone sedute
davanti ad un PC. Si assiste ad
una vera "rivoluzione tecnologica":
la fruizione di internet da dispositivi
C’
mobile (smartphone e tablet) ha
superato per la prima volta quella
da PC e laptop. I dati provengono
da StatCounter e sono stati raccolti
sulla base di 15 miliardi di pagine
viste da oltre 2.5 milioni di siti
web mondiali. "E molti vecchi siti
non lo sono ancora", ha dichiarato
Aodhan Cullen, Ad di StatCounter.
Anche se la tendenza va comunque
verso un sorpasso, nei mercati
tradizionali c'è ancora un dominio
delle connessioni da computer.
In Italia il distacco è ancora maggiore, con il 64,3% del traffico
generato da desktop, il 30% da
smartphone e il 5,7% da tablet.
E' il caso, ad esempio, degli Stati
Uniti con il 58% di traffico da PC
rispetto al 42% da mobile. Certo,
lo scatto in avanti era atteso dagli
addetti ai lavori considerando il
vertiginoso calo nelle vendite dei
computer da diversi mesi a questa
parte e il dato che già da un anno
le ricerche su Google da mobile
hanno superato quelle fatte da
computer. A fare le spese del progressivo spostamento, come sottolinea anche lo stesso Ceo di
StatCounter, potrebbero essere le
imprese che non si adeguano,
che sono più di quanto si possa
Ch.C.
pensare.
(STEM), un settore storicamente
sotto-rappresentato dalle donne e
al contempo strategico per lo sviluppo economico e sociale del nostro paese. Il tutto per dar voce a
chi finora ne ha avuta davvero
poca. Scienziate, ingegnere, vulcanologhe, chimiche, donne esperte
in vari settori del mondo del lavoro
che solitamente si considerano
esclusivo campo di azione degli
uomini, ma che così non è. L'iniziativa, presentata il 3 novembre
alle 17.30 a Genova, all'interno
del Festival della Scienza, propone
un sito nel quale donne esperte
parlano della propria esperienza,
mostrando, anche attraverso il
curriculum e il loro lavoro effettivo,
che non è vero che certi lavori
sono solo per i maschi. Il sito
vuole essere uno strumento utile
per trovare fonti femminili competenti, ma anche una risorsa di
voce autorevoli che possono essere
interpellate sia dai media sia da
fonti istituzionali per trattare i temi
legati alla professione che hanno
scelto di intraprendere e nella
quale sono delle eccellenze. Ch.C.