Donald Trump mette la freccia
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Donald Trump mette la freccia
Anno V - Numero 260 - Venerdì 4 novembre 2016 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Economia Terremoto Esteri Sempre di più i disoccupati Troppe scuole sono insicure Brexit: strada ancora lunga? Zappa a pag. 3 Di Giorgi a pag. 8 Fruch a pag. 5 ERA ARRIVATO AL POTERE ACCOMPAGNATO DA UN PO’ DI FORTUNA CHE SEMBRA AVERLO ABBANDONATO... di Francesco Storace ra arrivato a palazzo Chigi con un biglietto della lotteria acquistato presso la direzione del suo partito. Sloggiando Enrico Letta, arrivava al governo un giovane che sembrava davvero fortunato. E persino il trionfale esito delle elezioni europee, col Pd trascinato al 40 per cento. Poi, denunciava quelli che ha definito a più riprese gufi e rosiconi per averlo preso di petto. Ma Matteo Renzi si porta jella da solo in realtà, visto che qualche contributo alla perdita di credibilità della sua politica se l’è creato proprio lui. Matteo, abbiamo un problema, gli dovrebbe dire qualcuno magari sfogliando il calendario. È roba da far tremare i polsi a chiunque. La legge di stabilità viaggia paurosamente tra Roma e Bruxelles, in una nuova forma di bicameralismo tutt’altro che paritario, visto che l’Unione europea pretende di trattarci da schiavi. E noi lì ad abboccare, sceneggiate ridicole di Renzi a parte, non avendo nemmeno la forza di accennare ad una Brexit tricolore... Se a tutto questo aggiungiamo il pesantissimo costo finanziario dell’immigrazione e le spese per ricostruire una parte importante d’Italia devastata dal terremoto, è evidente che la situazione è tutt’altro che rosea. Fra meno di una settimana, il calendario segna in rosso l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Qualche gaffe di troppo di Trump sembrava aver spalancato le porte della Casa Bianca ad Hillary Clinton; ora, invece, alcuni sondaggi sembrano ribaltare i pronostici. Comunque vada, per il premier italiano saranno problemi. Infine, il referendum. Renzi è spacciato, perché la sua riforma fa davvero schifo, è incommentabile. Lo può salvare solo un’opposizione più impegnata a combattere se stessa che palazzo Chigi, persino con veti ridicoli e una nutrita serie di polemiche sceme. Il premier supplica sostegni internazionali, ha scomodato persino Obama durante la famosa cena con Benigni alla Casa Bianca, per schierare attorno al Sì i poteri più forti del mondo. Ma sbaglia strategia, questo è il momento della rivolta dei popoli contro chi comanda. Ed anche per questo la pagherà il 4 dicembre col voto referendario. È inutile prendersela con gufi e rosiconi, e magari con qualche E GATTI NERI Per Renzi una brutta stagione tra Europa, America e il referendum E per La Destra mobilitazione in tutta Italia gatto nero sulla sua strada. I guai, Renzi, se li provoca da solo perché è ossessionato dalla propaganda. Ma nessuno si illuda - da questa parte del campo - di aver già vinto la sfida. La partita è lunga ancora un mese e bisogna raggiungere decine di milioni di italiani per invitarli APPALTI AL SAN CAMILLO a dire No ad una riforma sbagliata. Noi de La Destra lo faremo in ogni parte d’Italia e domenica 20 novembre lo dimostreremo a Roma nella manifestazione convocata con Azione nazionale all’Adriano. Sarà l’occasione per una mobilitazione straordinaria e di rilancio di un messaggio di sovranità patriottica. Sullo sfondo, per quello che ci riguarda, la partita che ci attende di qui a primavera con il nostro congresso nazionale.Vogliamo intitolare il nostro congresso all’alternativa e non all’alternanza: perché dovremo cambiare sostanza e forma di governo. All’Italia non servono fotocopie di Renzi. Ma ne parleremo presto. IL CANDIDATO REPUBBLICANO SPOPOLA ANCHE TRA I “GRANDI ELETTORI” Donald Trump mette la freccia ontinua inarrestabile la rimonta di Donald Trump nelle presidenziali Usa e, un po’ a sorpresa, il candidato repubblicano ora è dato in forte recupero anche sul fronte del numero dei Grandi elettori, quanto mai necessari per conquistare la Casa Bianca. Ne servono almeno 270 su 538 e il magnate, secondo quanto sostiene RealClearPolitics, ne avrebbe già conquistati 180 contro i 226 della Clinton. In bilico restano 132 voti, a dir poco strategici. La Clinton ora cerca di aggrapparsi ancora una volta ai potentati economici a stelle e strisce, con un appello preparato e fatto firmare da 370 economisti, compresi otto premi Nobel: "Donald Trump è una scelta pericolosa e distruttiva per il Paese. Se eletto Trump pone un rischio unico al funzionamento delle istituzioni democratiche ed economiche. Per questo la nostra raccomandazione è di non votare per Trump". Ora bisognerà vedere C Sanità, altri arresti Sarra a pag. 6 che appeal avranno questi ‘professori’ tra l’elettore medio americano. Intanto, secondo un sito specializzato che fa la media tra i tanti sondaggi, la Clinton oramai ha poco più di 1 punto di vantaggio su Trump, quando mancano quattro giorni al voto. La candidata democratica è ora al 47%, mentre Trump al 45,3%, in rimonta rispetto a prima che scoppiasse l’Emailgate, l'inchiesta riaperta dall'Fbi sull'uso di un account privato di posta elettronica da parte di Hillary Clinton quando era Segretario di Stato. L'ex first lady in questo momento sarebbe in vantaggio in California, New York, Illinois e New Jersey. Tra gli Stati che registrerebbero una tendenza democratica, ci sono anche la Pennsylvania ed il Michigan. Tra quelli che dovrebbero registrare una vittoria di Donald Trump, invece, figurano Stati più piccoli ma non per questo meno importanti come il Tennessee, il Missouri e l'Alabama. Il magnate avrebbe anche buone possibilità di affermarsi in Texas , tradizionale roccaforte repubblicana. Gli Stati in bilico sarebbero invece nove e, tra questi, il più importante è la Florida. Gli altri, sempre secondo le proiezioni, sono la Georgia, il North Carolina, l'Arizona, il Colorado, il Nevada, lo Iowa e l'Alaska. 2 8 Venerdì 4 novembre 2016 ATTUALITA’ VERSO IL REFERENDUM Dieci giorni col fiato sospeso La prossima settimana il verdetto sui ricorsi presentati dal giurista Onida e da un pool di avvocati Intanto, dal Pd al centrodestra passando per il M5S, la scena politica nazionale resta in fibrillazione di Robert Vignola SUCCESSO AL CONVEGNO DI PALAZZO FERRAJOLI DEL COMITATO SOVRANITÀ POPOLARE N on per il terremoto, ma la data del referendum è ancora in ballo. E ci vorrà una decina di giorni prima che sia sciolta la riserva del giudice del Tribunale civile di Milano, Loreta Dorigo, sul ricorso presentato dal giurista Valerio Onida e su un secondo ricorso firmato da un gruppo di avvocati, che chiedono di investire la Consulta circa l'incostituzionalità della legge che istituisce il referendum laddove non prevede lo spacchettamento del quesito. È stata la presidenza della prima sezione civile del Tribunale di Milano a confermare che la decisione sui ricorsi presentati che lamentano la presunta incostituzionalità del quesito referendario non sarà imminente, come da più parti ipotizzato, ma richiederà ancora diversi giorni di analisi e valutazione. Sia il ricorso di Onida che quello discusso da un gruppo di legali chiedono, in sintesi, di investire la Consulta del problema legato a più temi trattati in un unico quesito referendario che, a giudizio dei ricorrenti, lede la libertà dei cittadini. Oltre a quello dell’ex presidente della Consulta, quindi, c'è anche il ricorso analogo del pool di avvocati (Claudio e Ilaria Tani, Felice Besostri, Emilio Zecca e Aldo Bozzi) che vinse La voglia di partecipare è donna uccesso di partecipazione e contenuti per il convegno organizzato dal Comitato sovranità popolare per il no al referendum a Palazzo Ferrajoli di Roma. Un incontro tutto al femminile, come hanno dimostrato gli interventi delle donne, provenienti da varie realtà del S la battaglia sul Porcellum, ma il giudice Loreta Dorigo ha deciso di non accorparli e si pronuncerà separatamente. Potrebbe farlo nello stesso giorno, ma non si sa quando perché la legge non fissa un termine. Sarà comunque l'Alta Corte a decidere, prima di entrare nel merito quella questione, in caso che il tribunale di Milano accolga uno dei ricorsi o ambedue. E in un momento in cui le forze politiche già ragionano di un possibile rinvio legato al terremoto, malgrado le smentite di palazzo Chigi, la spada di Damocle che Onida fa pendere sul referendum accentua il clima di incertezza. Ecco perché l'attesa per la decisione del giudice Dorigo è grande. Le ipotesi sono tre: ricorso accolto e invio degli atti a Roma, rigetto e allora c'è la possibilità di presentare reclamo per un giudizio d'appello, oppure un provvedimento interlocutorio di citazione dei comitati promotori del referendum (che Onida nel suo ricorso non ha incluso tra le parti, a differenza del pool di legali) e fissazione di una nuova udienza. Il tutto, mentre la scena politica nazionale assiste con il paradosso della ormai consueta fibrillazione allo spettacolo. Con Beppe Grillo che ha annunciato un “treno tour” per convincere gli italiani ad appostarsi sulle posizioni del no e Matteo Renzi che lo ha invece sfidato ad un contro pubblico televisivo sulle ragioni del referendum. Sempre ieri dal Pd Pierluigi Bersani ha chiarito che il suo orizzonte politico è per niente legato al risultato del 4 dicembre (o altra data). Mentre invece è emblematica, per il centrodestra, la dichiarazione di Stefano Parisi: “Io non sono in Parlamento ma credo che sarebbe un errore per il centrodestra soste- GLI APPUNTAMENTI centrodestra, anche oltre i partiti. Un’altra occasione con la quale si è dimostrata la straordinaria vitalità di un ambiente politico che si sta mobilitando per sbarrare la strada ad una riforma della Costituzione studiata per far decidere sempre meno la gente e sempre più i poteri forti. nere un governo di grande coalizione prima delle elezioni, sarebbe un suicidio politico, un regalo al movimento cinque Stelle e anche a Salvini”. Quindi niente governo di scopo, fermo restando che “il 5 dicembre sia che vinca il sì sia che vinca il no bisogna pensare fare una legge elettorale e poi andare al voto”. L’INIZIATIVA “La prossima a destra”, tra Campania e Friuli A Roma risuona il “no” di Piazza Tuscolo Tre presentazioni tra oggi e domani per il libro di Francesco Storace Sette sigle si ritrovano nella storica sede capitolina a prossima a destra? È sempre in Italia. Continua infatti su e giù per lo Stivale il tour dell’ultima fatica editoriale di Francesco Storace. Due degli appuntamenti sono fissati per oggi stesso, in Campania. Il primo, alle 16, a Casandrino: presso l’aula consiliare del Comune in onore di Antonio Piscopo, si ripeterà l’incontro già avvenuto in tante sale della nazione. La manifestazione, alla quale interverrà naturalmente l’autore, vedrà anche la partecipazione di Giuseppina Grasso e Salvatore Milo e avrà come moderatore il giornalista Giuseppe Maiello. Dicono gli organizzatori: n luogo simbolo della destra romana e una data simbolo della nazione e della sua sovranità. A un mese esatto dal voto sul referendum, la ricorrenza del 4 Novembre vivrà in piazza Tuscolo un appuntamento dalla forte valenza simbolica per il no. Sono sette le sigle dell’associazionismo politico capitolino che hanno aderito ad una manifestazione che si preannuncia quanto mai chiarificatrice su dove vadano i voti della destra. Realtà sanitaria per il no, Roma senza padroni a testa alta, Giovani per il no, Realtà Nova, Piazza Tuscolo, Centro Iniziative Sociale e Urbe per il no si ritroveranno alle ore 18 nella sede storica nata nel 1947 intitolata alla memoria di Angelo Mancia. Oratore ufficiale sarà il professor Salvatore Sfrecola, già Presidente di sezione della Corte dei Conti, autore del volume “La Costituzione va riformata? Sì-no”. Come spiega il senatore Domenico Gramazio, cui si deve la prosecuzione dell’attività politica in quei locali così importanti per la destra capitolina, “nel silenzio totale a Roma dello schieramento del no assieme a 7 comitati spontanei abbiamo dato vita a questa iniziativa che abbiamo deciso di svolgere nell'anniversario della vittoria del 4 novembre L “Un appuntamento da non perdere per il popolo della destra, una destra in evoluzione che occorre rifondare dopo le lacerazioni in Alleanza nazionale e i movimenti che hanno come valori quelli che hanno sempre caratterizzato di una destra moderna e popolare. Quale sarà la prossima destra che ci racconta Francesco Storace? Andiamo ad ascoltare”. Alle ore 18 è invece previsto l’inizio dell’analoga iniziativa al Palazzo del Consiglio Comunale di Napoli, in via Verdi 35. Interverranno il consigliere al Comune di Napoli Andrea Santoro, con Gabriella Peluso (dirigente di Azione nazionale Napoli) ed Enzo Rivellini (presidente di Napoli Capitale), oltre all’autore, il Direttore del nostro giornale. L’ultimo appuntamento di questo fine settimana, quello di domani sabato 5 novembre, è fissato in Friuli. Il segretario nazionale de La Destra, alle ore 18 presso l'Hotel Cristallo in Udine (piazzale d'Annunzio) presenterà il suo libro. Ad organizzare l’appuntamento è anche la Fiamma Tricolore. Dai promotori dell’incontro arriva comunque l’invito a partecipare a “tutte le componenti di riferimento. La sala è aperta al pubblico, con libero accesso a tutti coloro che fanno riferimento a Destra”. R.V. U riprendendo un vecchio manifesto che ricorda la vittoria della prima guerra mondiale. Abbiamo messo insieme ben 7 comitati spontanei per poter permettere ai cittadini romani di conoscere le ragioni del no. Migliaia e migliaia di volantini da noi firmati sono in questi giorni in distribuzione oltre al manifesto storico commemorativo”. Un impegno insomma “all’antica” consapevoli comunque che la sfida va combattuta anche sul piano comunicativo dei nostri tempi. Al che, evidente la necessità di una capillare trasmissione del messaggio col quale affrontare l’appuntamento referendario del 4 dicembre. “Questi sono i motivi per i quali abbiamo inteso mobilitare il mondo di destra per una battaglia che non è solo istituzionale ma è anche politica. L'appuntamento per quanti credono nella battaglia del no è venerdì 4 novembre a Piazza Tuscolo alle ore 18 presso la più antica e mai chiusa sede della destra politica romana”, ricorda per il comitato organizzatore il presidente dell'associazione Urbe per il No, dottor FranR.V. cesco Vellucci. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Venerdì 4 novembre 2016 ATTUALITA’ I SENZA LAVORO SALGONO ALL’11,7%, PER UN INCREMENTO SU BASE ANNUA PARI AL 3,4% Ecco la ripresa (in giro): torna a salire la disoccupazione Dall’Istat la fotografia del fallimento di Renzi che sulla Rete esulta per i suoi insuccessi l lavoro non c’è, la disoccupazione aumenta e l’economia non riparte. Un’equazione imperfetta che certifica il fallimento di Renzi. Il Jobs Act? Un insuccesso. Dai dati dell’Istat la disfatta dell’esecutivo. Il tasso di disoccupazione è salito a settembre all’11,7% in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente. Ma contemporaneamente, ad agosto è aumentata anche l’occupazione (+0,2% pari a 45mila unità). E il doppio incremento non rappresenta certo un controsenso. Perché va di pari passo con la crescita delle persone che entrano nel mercato del lavoro e cominciano a cercare un impiego. Sono numeri sconcertanti quelli portati a galla dall’Istituto nazionale di statistica. Con la disoccupazione che si riporta così ai livelli del febbraio scorso. Anziché andare avanti l’Italia arretra. In particolare la stima dei non occupati cresce del 2%, pari a 60mila, dopo il calo di luglio. Il numero delle I persone in cerca di lavoro supera nuovamente i 3 milioni, in rialzo pure su base annua, dove si evidenzia un pauroso incremento del 3,4% (+98.000). Diminuisce, seppure leggermente, il tasso di disoccupazione dei 1524enni, che resta comunque altissimo e nell’ultimo mese dell’estate ha toccato quota 37,1%. Con gli esperti che fanno notare come dal calcolo siano esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non hanno un impiego e neppure lo cercano, nella maggior parte dei casi perché impegnati negli studi universitari. Ancora una volta l’Istat smonta con i fatti le balle raccontate dall’esecutivo che continua a parlare di una ripresa che non esiste. Se non a chiacchiere. Ma il premier non si arrende neppure di fronte all’evidenza e su twitter addirittura esulta per gli scarsi risultati ottenuti: “Da febbraio 2014 a oggi -cinguetta - ci sono 656.000 posti di lavoro in più, il 75% a tempo indeterminato. Grazie #JobsAct”. D’altronde il referendum costituzio- nale è alle porte e il presidente del Consiglio si gioca non solo la poltrona ma anche la faccia. Non è però illudendo ancora gli italiani il modo giusto per distogliere le persone da quella che è la realtà evidente. Che racconta di un Paese alla deriva che non solo non avanza, ma addiM.Z. rittura indietreggia. L’AMMISSIONE DEL CDA DI BANCA ROSSA: “L’ESITO DELLA RICAPITALIZZAZIONE PRESCINDE DA QUELLO DEL REFERENDUM” I battiti di Mps legati a quelli del Pd Nessun investitore è pronto a scommettere una sola fiche sulla risalita della roccaforte della sinistra l Monte dei Paschi e la sinistra italiana legati a un sottilissimo filo (rosso) unico. Ancora una volta dal destino del Pd dipende quello della banca più antica al mondo. Anche Mps ha ammesso che l’esito della ricapitalizzazione da 5 miliardi di euro prescinde da quello del referendum costituzionale previsto (salvo slittamenti) per il 4 dicembre. Nella relazione del Consiglio d’amministrazione sull’aumento di capitale atteso entro la fine dell’anno si legge infatti che “i riscontri ottenuti dalle banche del consorzio di garanzia (Jp Morgan e Mediobanca, ndr) evidenziano la sostanziale indisponibilità ma- I nifestata dagli investitori istituzionali ad assumere importanti decisioni di finanziamento relative a società italiane prima di conoscere i risultati del voto”. Viva la sincerità. L’istituto senese riconosce finalmente che non può a fare a meno dell’ossigeno riservato dal governo Renzi. Non ci sono margini per portare a termine un’operazione così complicata senza l’aiuto di Palazzo Chigi. E così se l’esecutivo dovesse naufragare per mano dei cittadini il terzo gruppo italiano rischierebbe di essere spazzato via per sempre. Uno scenario incredibile per un istituto di credito fondato nel 1472 (all’epoca veniva chiamato “Monte Pio”), che ha resistito perfino a due guerre mondiali e ora potrebbe scomparire nel nulla per via delle malefatte di ex vertici che nell’ultimo decennio hanno letteralmente dilaniato il patrimonio di Rocca Salimbeni. Attraverso scelte illogiche, inspiegabili, che ancora oggi pesano come un macigno sul destino del Monte. Appeso a una flebile speranza. Nessun investitore, italiano o mondiale, vuole puntare neppure una fiche sulla roccaforte della sinistra. Che dopo il passo indietro di Passera e la pubblicazione della trimestrale ha ricominciato a vivere sedute dram- matiche in Borsa. Con il titolo nuovamente in balia della volatilità e il mercato che ha fatto capire a chiare lettere di come i numeri sparati nell’illustrazione del piano industriale, che promettono un recupero di redditività di diversi punti percentuali in tre anni, non convincono. E il risultato è che il valore a Piazza Affari di Mps è ormai praticamente nullo. Circa 700 milioni di fronte a una (im)possibile ricapitalizzazione da 5 miliardi. Sono i controsensi della roccaforte della sinistra, che questa volta ha davvero il timore di non sopravvivere. Senza un salvataggio pubblico, senza i soldi dello Stato (e quindi di Pantalone), il Monte non può pensare di continuare a respirare. E’ per questo motivo, oltre che per evidenti ragioni politiche, cge l’istituto senese fa il tifo per il Rottamatore. Un mese esatto e poi la verità. Nella “partita” del referendum costituzionale banca rossa non si gioca molto, ma tutto. Marco Zappa L’ISTITUTO LIGURE CHIEDE PIÙ TEMPO PER SMALTIRE LE SOFFERENZE E RIFIUTA L’IDEA DI UN AUMENTO DI CAPITALE Carige-Bce, lo scontro è aperto Sedute drammatiche per il gruppo genovese in Borsa mentre si attende la controrisposta di Francoforte a crisi delle banche italiane è senza fine. E a rischiare grossissimo non è solo il Monte dei Paschi, ma anche Carige. Le azioni dell’istituto di credito ligure continuano a crollare in Borsa a causa dello scontro aperto con la Banca centrale europea (Bce). Che lo scorso 27 ottobre ha inviato due diverse lettere al gruppo fondato nel 1483 a Genova con altrettante bozze di decisioni: una relativa L ai risultati degli Srep, ossia gli stress test. E una con la richiesta di un’accelerazione decisa della dismissione delle sofferenze. Missive che hanno provocato una tempesta a Zena ma soprattutto a Piazza Affari (Milano). Ieri (nell’ultimo giorno disponibile) è arrivata la risposta dei vertici di Carige, che hanno chiesto a Francoforte più tempo per smaltirle. L’intenzione del gruppo è quella di prendere altro ossigeno invocando una copertura dei non performing loans (Npl) al 25-30% contro il 42% richiesto da Draghi. A fine giugno il gruppo ligure “vantava” crediti deteriorati per 7 miliardi di euro lordi con tetti al 45,6%, ma l’Eurotower ha sollecitato una riduzione a 5,5 miliardi e dunque un percorso fino a 3,7 mld con coverage al 42% nel 2019. Si rischia lo scontro. Perché l’intenzione dei vertici di Carige è quella di andare avanti col piano industriale varato lo scorso giugno senza ricorrere (almeno per il momento) ad un nuovo aumento di capitale ad oggi irrealizzabile. La banca ligure ha provato a porre l’accento sulla discontinuità adottata oggi dal nuovo management rispetto alla gestione precedente, finita con l’arresto dello storico amministratore delegato Giovanni Berneschi. Con il board guidato dal presidente Giuseppe Tesauro che ha tenuto a precisare pure di come le richieste di Francoforte non siano certo in linea con quelle della banca ligure. Che pretende altro tempo per digerire il peso delle sofferenze, in modo da non penalizzarne il prezzo di vendita. E adesso c’è grande attesa per la controrisposta della Bce, che dopo aver ammorbidito la presa nei confronti di Ubi (in merito alla cessione al gruppo lombardo di tre - su quattro - good banks, Etruria, Carige e Carichieti) potrebbe decidere di esaudire i desideri di Carige. O forse no. Anche per dare un segnale di intransigenza M.Z. in vigore soltanto a parole. 4 Venerdì 4 novembre 2016 ATTUALITA’ DOMANI E DOMENICA IL GIUBILEO DEI CARCERATI. SARANNO ANCHE LORO A “SERVIRE MESSA” Migliaia di detenuti dal Papa Prevista anche la presenza di alcuni ergastolani e di rappresentanze da 12 Paesi R ino Fisichella, delegato pontificio per l'Anno Santo della Misericordia, ha presentato il Giubileo dei carcerati che si terrà nel prossimo fine settimana a Roma. “In San Pietro – ha detto l’arcivescovo - per l'occasione ci saranno detenuti con condanna definitiva all'ergastolo” Al Giubileo dei carcerati sono già iscritte oltre 4.000 persone, di cui più di mille saranno i detenuti, provenienti da 12 Paesi nel mondo: Inghilterra, Italia, Lettonia, Madagascar, Malesia, Messico, Olanda, Spagna, Usa, Sudafrica, tra cui una delegazione luterana dalla Svezia. “Il gruppo più numeroso proviene dall’Italia con cui, fin dai primi mesi del Giubileo, si è potuto realizzare un’attiva collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero di Grazia e di Giustizia, unitamente all’Ispettorato generale dei Cappellani – ha aggiunto Fisichella - Questa fattiva collaborazione ha permesso che i detenuti di tutte le categorie possano essere rappresentati in San Pietro. Ci saranno, quindi, minori, persone in alternativa al carcere sul territorio, persone in detenzione domiciliare e detenuti definitivi con condanne diverse… Insomma, una presenza vera che segna un reale impegno per offrire un futuro e una speranza oltre la condanna e la durata della pena». Domani sabato 5 novembre i detenuti con i loro familiari, il personale penitenziario, i cappellani delle carceri, le associazioni che offrono assistenza all’interno e all’esterno delle carceri avranno la possibilità, nelle Chiese giubilari, di confessarsi e di compiere il pellegrinaggio verso la Porta Santa di San Pietro attraversando il percorso di via della Conciliazione, per prepararsi alla celebrazione di domenica 6 novembre con Papa Francesco. Anche il servizio liturgico sarà svolto dai detenuti, e le ostie che saranno utilizzate per la Messa sono state prodotte da alcuni detenuti del carcere milanese di Opera. Nell’occasione, sarà anche esposto per la prima volta il Crocefisso restaurato ad opera del Capitolo della Basilica. Si tratta di un Crocefisso ligneo del XIV secolo che, tolto il primo Giubileo del 1300 di Papa Bonifacio VIII, ha di fatto visto tutti i Giubilei della storia fino ad oggi. Accanto alla croce, sarà esposta la statua della Madonna della Mercede, protettrice dei prigionieri. Prima della Messa, Papa Francesco saluterà alcuni carcerati e personalità presenti alla celebrazione. L’Angelus domenicale sarà come sempre recitato dal Palazzo Apostolico e i detenuti vi parteciperanno in un settore della piazza. Euro è una moneta fiat, cioè creata dal nulla dalla BCE (più precisamente dalle banche centrali di ciascuno Stato appartenenti al SEBC, d’accordo con la BCE), ma non è destinata direttamente ai Governi dell’Eurozona, bensì alle riserve dei mercati dei capitali privati. Pertanto, ciascuno Stato è costretto ad andarsela a cercare. E può farlo solo in due modi: a) chiedendola in prestito ai mercati dei capitali privati (esempio banche private, assicurazioni etc…) ai quali va restituita con gli interessi, quindi, prima di prestarla, valutano con la lente di ingrandimento l’affidabilità finanziaria dello Stato richiedente a poterla restituire; b) andandola a prendere da cittadini e imprese, quindi attraverso l’aumento delle tasse, i tagli selvaggi alle voci di spesa pubblica più sensibili (esempio sanità, pensioni, giustizia, istruzione etc…) e la lotta all’evasione fiscale condotta attraverso strumenti giacobini, indegni per Paesi che vogliano continuare a definirsi civili e democratici (si pensi ad esempio all’inversione dell’onere della prova a carico del contribuente). Inoltre, tale meccanismo di reperimento della moneta serve - ed è allo L’ stesso tempo funzionale - anche a far “quadrare” la finanza pubblica, ma solo in funzione della valutazione dei mercati dei capitali privati di dare o meno in prestito la moneta e a quali tassi di interesse! Vi ricorda qualcosa lo spread BtpBund? In pratica si sono sacrificate la democrazia, la Costituzione e la libertà solo a causa dei differenziali di interesse tra Italia e Germania. In altre parole, per dirla semplicemente, il sistema-euro è un sistema perverso che uccide senza pietà i piccoli commercianti, gli artigiani e i professionisti, tutelando di riflesso le multinazionali, dalla cui evasione fiscale non è possibile recuperare le somme che invece si recuperano dalla molteplicità dei piccoli! Tanto più che, nella cornice degli obiettivi della sovrastruttura EUropea, il fine è quello di distruggere i piccoli a vantaggio dei grossi! E questo non per capriccio, ma sempre a causa della moneta unica, che serve da apposito strumento di governo. L’euro è un accordo di cambi fissi, quindi rende impossibile per ciascuno Stato dell’Eurozona l’intervento sul cambio (le cosiddette svalutazioni competitive del passato), costringendolo a scaricare il peso della competitività sul lavoro! Questo vuol dire che, se le merci prodotte in un determinato Paese vogliono tornare ad essere competitive sul mercato rispetto alle stesse merci prodotte in altri Paesi dell’area-euro, non potendo più svalutare la moneta, lo Stato è costretto a ridurre i salari e a comprimere le garanzie contrattuali e di legge in favore del lavoratore (svalutazione del lavoro), determinando in tal modo l’abbassamento dei prezzi e quindi una ripresa delle esportazioni! Riforma Fornero, Jobs Act e immigrazione selvaggia vi dicono qualcosa? Avere tanti poveri e moltissimi disoccupati significa poter abbassare le pretese degli schiavi! Per questo, voler rimanere nell’Euro significa dover necessariamente spalancare le porte alle multinazionali, più capaci ed attrezzate dei piccoli a tenere prezzi bassi e schiavi a libro paga! E se ciò non bastasse a distruggere la piccola-medio impresa, ecco che ci pensa lo Stato con la lotta giacobina all’evasione fiscale. Giuseppe PALMA autore de “€uroCrimine”, “Il tradimento della Costituzione”, “Il male assoluto” e “Figli destituenti” Un quartiere in piazza contro lo spaccio D egrado, criminalità, immigrazione, droga e spaccio. Problemi con cui i cittadini di Rogoredo si trovano purtroppo ad aver a che fare quotidianamente. La situazione di estremo disagio di questo quartiere periferico di Milano (territorialmente compreso nel Municipio 4) è recentemente balzata recentemente agli “onori” (o meglio disonori) delle cronache in seguito ad un servizio della trasmissione Le Iene, in cui è pienamente documentata l'illegalità diffusa di questa zona, soprattutto per quanto riguarda il commercio di stupefacenti. Al punto che essa viene definita “supermarket dell'eroina”, una sostanza il cui consumo risulta in crescita negli ultimi anni. Su questo argomento qualche mese fa gli abitanti del quartiere avevano lanciato una provocatoria “campagna pubblicitaria” contro lo spaccio, in cui si definiva Rogoredo – in particolare l'area del “Boschetto” - come “Il megastore della droga più grande della Lombardia”. Un altro manifesto recava lo slogan “Prezzi da sballo, vieni a farti da noi”. Ironia, per denunciare però un disagio estremamente profondo. Dato però che le istituzioni, più volte sollecitate, non sembra siano state in grado di dare adeguate risposte, i cittadini hanno deciso di scendere ancora una volta in piazza: oggi - venerdì 4 novembre - alle 19 si terrà infatti un presidio nei pressi della Stazione. Al fianco della gente del quartiere, i militanti di Lealtà Azione, che risponderanno alla chiamata degli abitanti per “puntare i riflettori sulla crescente emergenza di spaccio e illegalità che attanaglia la zona, ostaggio ormai di immigrati che bivaccano giorno e notte nella piazza e nelle vie adiacenti. Con la nostra presenza – si legge in una nota dell'associazione – vogliamo aiutare a dar voce agli inascoltati ed esausti residenti, che da tempo vedono minacciata la propria sicurezza. Il presidio intende rappresentare una chiara presa di posizione a difesa di quei cittadini cui quotidianamente è negata la possibilità di usufruire serenamente perfino dei primari e più essenziali servizi. Basta droga, basta degrado, basta immigraCristina Di Giorgi zione!”. PIÙ FLESSIBILITÀ PER I SUBORDINATI L’ANALISI – INUTILE CERCARE DI SCARICARE RESPONSABILITÀ SUI CITTADINI Evasione fiscale: la colpa è dell’euro A ROGOREDO DI MILANO INIZIATIVA DI LEALTÀ AZIONE Lavoro autonomo: il ddl passa dal Senato alla Camera on 173 voti a favore e 53 astenuti, l'aula del Senato ha approvato il ddl per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale che contiene anche misure volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato, collegato alla manovra. Il testo passa alla ora alla Camera per il via libera definitivo del Parlamento. Per Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro al Senato, "la larga condivisione parlamentare, oltre i confini C della maggioranza, del disegno di legge a sostegno e promozione del lavoro autonomo come del lavoro "agile" è indicativo di una prima apertura politica e culturale alla responsabilità del risultato in ogni prestazione lavorativa, accentuata dalle capacità indotte dalle nuove tecnologie digitali. È questo infatti l'elemento comune di un provvedimento che riconosce la diffusione della fragilità ed il conseguente bisogno di tutele in ogni prestazione lavorativa. Ma promuove soprattutto la mag- giore capacità di tutti i lavori, dipendenti e indipendenti”. Qualche distinguo arriva invece da Forza Italia: “Al ddl lavoro autonomo approvato dal Senato, va riconosciuto il merito di aver dato finalmente attenzione ad un settore fondamentale della nostra economia, di cui fanno parte anche molti giovani. Un settore che troppo spesso à stato trattato, in particolar modo dalla sinistra, con diffidenza o addirittura ostilità", dichiara la deputata e leader di Forza Italia Giovani Annagrazia Calabria. 5 Venerdì 4 novembre 2016 FOCUS CENTRO ITALIA IN GINOCCHIO Nuova scossa, altri crolli Paura tra gli sfollati e cedimenti in case ed edifici già pericolanti. Aumentano i sopralluoghi e si complica il quadro delle verifiche. Ma lo sciame sismico non si fermerà: “Durerà anni” NEL LAZIO Zingaretti a Leonessa: “Pronti a ripartire” l Governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, in visita a Leonessa (Rieti) per verificare la situazione dopo il sisma di domenica scorsa che ha costretto a chiudere il centro storico (riaperto ieri) e ha creato circa 200 sfollati ospitati nel palasport. “A Leonessa c’è un lavoro attivo da giorni di moni- I di Barbara Fruch nnesima notte di terrore per le popolazioni colpite al sisma, dopo la nuova scossa di terremoto di magnitudo 4.8 registrata con profondità 8 km all’1.35 dell’altra notte. L’epicentro localizzato a Pieve Torina, un comune del maceratese già fortemente danneggiato dagli eventi del 26 e del 30 ottobre. La scossa è stata avvertita in tutta l’area, tra cui gli abitati di Muccia, Fiastra, Visso, Ussita, e anche nello Spoletino. Lo sciame sismico è proseguito per tutta la notte: sono state oltre cento le scosse di terremoto di magnitudo E superiore a 2 registrate nel Centro Italia dalla mezzanotte. Tanta la paura tra gli sfollati, ormai più di 20 mila nelle Marche. “È stata una gran botta, ci siamo svegliati tutti, ammesso che qualcuno riesca a dormire veramente dopo tre mesi così – ha detto il sindaco di Pievebovigliana Sandro Luciani – Un anziano di 84 anni che ha dormiva nel garage di casa ha avuto una crisi cardiaca, ed è stato portato nell’ospedale di Camerino per accertamenti. Ho nuovi crolli nella zona rossa: nella Chiesa di Santa Maria Assunta, una casa privata, e a Colle Fiano. Unica buona notizia – conclude – oggi (ieri,ndr) arriva il primo container per gli uffici del Comune”. Nella zona di Visso e Ussita si segnalano nuovi crolli, quelli di case ed edifici che erano già pericolanti e destinati peraltro alla demolizione. Aumentano i sopralluoghi – Con la sequenza sismica che non si arresta si fa più complicato il quadro delle verifiche di scuole e abitazioni private da controllare nelle Marche. Le richieste di sopralluoghi aumentano, spiegano dalla Sala operativa unificata della Protezione civile, e sono centinaia in più di giorno in giorno. Sono 54.600 gli interventi finora effettuati dai Vigili del Fuoco toraggio del centro storico, salvato anche grazie all’attenzione dell’amministrazione e dei cittadini che dopo sismi del passato hanno realizzato lavori a norma. Leonessa è pronta a ripartire e ad accogliere i turisti già nel periodo invernale” ha detto il Presidente della Regione in collegamento con sia per il terremoto che ha colpito il centro Italia il 24 agosto che per le successive scosse. Oltre 1.600 le operazioni svolte nella sola giornata di mercoledì, gran parte dei quali nei comuni di Camerino, Castel Santangelo sul Nera, Muccia e Monte Cavallo, Campi di Norcia e Preci. L’appello – Intanto il sindaco di San Severino Marche, Rosa Piermattei, ha lanciato un appello: “In questo momento a causa del terremoto, che tanto ci ha impaurito e preoccupato, ci sono moltissime famiglie rimaste senza casa che hanno bisogno della nostra solidarietà. Per loro chiediamo alimenti e generi di prima necessità, che attraverso le nostre mense e il nostro ufficio Servizi alla Persona, serviranno per affrontare la quotidianità. Servono olio, pomodori e prodotti in scatola, parmigiano, pasta, frutta e verdura, mozzarelle, prosciutto, carne e altro”. Per informazioni e per l’invio dei materiali si può contattare il responsabile della funzione volontariato presso il Centro Operativo Comunale, Dino Marinelli: 339/8565699. SkyTg24. Parlando in generale della situazione del Lazio ha aggiunto: “Ci vorrà tempo ma si ricostruirà tutto e nessuno resterà escluso. Rimetteremo in sicurezza le case lesionate, le persone rientreranno nelle loro abitazioni. Grazie al decreto del governo entriamo nella fase operativa. Certamente la scossa di domenica - ha concluso non dico che ci fa ripartire da zero ma quasi, se penso alla verifica dell’agibilità degli edifici”. Lo sciame sismico continuerà – Lo sciame sismico continuerà per mesi in modo intenso, e per anni in modo più blando, e non sono escluse repliche anche forti, di magnitudo superiore a 5. “La scossa di stanotte (ieri notte,ndr) – ha spiegato all’Agi Alessandro Amato, sismologo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) – rientra nel novero delle possibilità dopo un evento forte come quello di fine ottobre. Gli aftershock si susseguono al ritmo di centinaia al giorno, e dureranno diverse settimane, con una progressiva diminuzione della magnitudo. Ci attendiamo un progressivo calo delle scosse, che però probabilmente si susseguiranno per anni, come successo in Irpinia”. Improbabile, spiega Amato, che si ripeta un'altra scossa da 6.5, come quella del 30 agosto, ma “nell'ambito di un lento calo della potenza ci aspettiamo nuovi picchi, come quello di stanotte e anche oltre, che scemeranno anch'essi con il passare delle settimane e dei mesi”. L’EMERGENZA - PER LEGAMBIENTE IL 90% DELLE STRUTTURE DEL PAESE SONO COSTRUITE SENZA CRITERI ANTI-SISMICI “Nessuno perderà l’anno scolastico” D opo l’appello lanciato dalla preside dell’istituto omnicomprensivo Alcide De Gasperi di Norcia, Rossella Tonti, che è stata costretta a sospendere l’attività didattica perché le scuole sono inagibili, “non sappiamo nemmeno quando ricomincerà”, aveva detto, sul tema interviene il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. In un’intervista a ‘Il Messaggero’ ha spiegato: “La scuola sarà garantita a tutti, nessuno perderà l’anno, qualora fosse necessaria una deroga al numero di giorni si farà”. Il Ministro afferma che la task force sta lavorando a tre tipologie d’intervento. “Stiamo valutando i casi singolarmente anche con l’aiuto dei presidi, nessuno sarà obbligato a spostarsi. Il problema riguarda 220 scuole, le soluzioni sono tre. La prima è che sulle coste marchigiane, a San Bene- detto, a Fermo, gli istituti hanno già messo a disposizione 8 mila posti per chi decide di andar via. La seconda soluzione riguarda i paesi dove è possibile ancora trovare edifici scolastici agibili: qui l’anno scolastico potrà ripartire organizzandosi magari con i doppi turni. Questo so che si potrà fare in molti comuni dell’Umbria, dove le scuole restano chiuse fino a lunedì, la situazione critica è soprattutto a Norcia, e delle Marche. Sono già in corso le verifiche, sono i Comuni che indicano poi la data di riapertura”. Poi c’è la terza soluzione: “Chi resta e ha bisogno di moduli abitativi ad uso scolastico (container). Spero che per fine novembre, massimo dicembre arrivino davvero in quelle zone dove la gente vuol rimanere. Bisogna creare tutte le condizioni affinché possano restare”. Il capo al Miur ha affrontato anche la questione psicologica di studenti e docenti, assicurando che saranno supportati a dovere dai volontari. Poi una battuta in tema edilizia scolastica, dove molti genitori hanno comunque lamentato uno stato generale delle scuole non in buone condizioni. “Grazie all’Anagrafe dell’edilizia scolastica abbiamo destinato risorse importanti per le misure antisismiche, accantonato altri fondi per il controllo diagnostico e interventi successivi. Già 6 miliardi e 700 milioni in due anni. Tredicimila gli interventi effettuati, certo gli edifici sono 42mila, sono vetuste e hanno bisogno di controlli. Ma non mi sento di dire che non sono a norma”. Proprio il nuovo rapporto di Legambiente, ‘Ecosistema scuola’ ha fotografato la drammatica situazione delle scuole italiane. Quasi il 90% sono costruite senza criteri anti-sismici. Il 65,1% degli edifici è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa antisi- smica (1974) e il 90,4% prima della legge in materia di efficienza energetica (1991). Eppure il 40% si trova proprio in aree a rischio terremoto. “In questi ultimi anni sul fronte dell'edilizia scolastica si è aperta una nuova fase, che ha visto la nascita di una Struttura di Missione presso la Presidenza del Consiglio e l'arrivo di risorse ad hoc. Ma la strada è ancora in salita - sottolinea Legambiente se da una parte sono 7,4 i miliardi stanziati e 27.721 gli interventi avviati, le riqualificazioni procedono troppo a rilento, soprattutto quelle relative all'adeguamento sismico e all'efficientamento energetico”. Risultato? Meno del 13% delle scuole sono costruite secondo criteri antisismici e solo per la metà di esse ci sono certificati di collaudo e idoneità statica. B.F. IL COSTO Delrio: “Poca prevenzione, ora ci vorranno tanti soldi” na spesa progressiva di 4-7 miliardi l’anno. È il costo della ricostruzione, come spiegato dal ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. “Ci vogliono tanti soldi perché sulla prevenzione abbiamo investito poco negli ultimi 20 anni – ha detto intervenendo a una trasmissione tv – C’è chi stima 100 miliardi, dipende dalle prio- U rità, ma il lavoro può essere progressivo con 4-7 miliardi l'anno”. Il ministro affronta così uno dei temi più scottanti del post terremoto.“Spendiamo più di 4-5 miliardi anno per riparare il dissesto idrogeologico, dobbiamo spendere invece per prevenire – ha aggiunto Delrio - Lo Stato deve esser presente con tutte le risorse necessarie”. “Noi confidiamo moltissimo nella capacità della commissione Ue di comprendere la situazione eccezionale, non la prendo nemmeno come ipotesi – ha spiegato in merito alla richiesta dell'Italia sulla flessibilità di bilancio per le spese legate al terremoto – L'Europa è casa nostra e dobbiamo sentirci a casa nostra. È impensabile che in una famiglia non si dia da mangiare al figlio perché bisogna fare i conti con la banca". 6 Venerdì 4 novembre 2016 DA ROMA E DAL LAZIO SANITÀ LAZIALE: 10 ARRESTI, TRA GLI INDAGATI ANCHE LA DIRETTRICE DELLA CENTRALE ACQUISTI DELLA REGIONE Il “sistema” San Camillo I reati contestati: peculato, corruzione, turbativa d’asta per appalti legati ai lavori per il Giubileo, estorsione e truffa per lavori non eseguiti. Storace a Zingaretti: “La corruzione non molla la presa”. I 5 Stelle: “La colpa è anche sua” U n’altra inchiesta della procura di Roma ha scoperchiato alcune presunte irregolarità nella Pubblica amministrazione, che ieri mattina, con l’operazione “Piramide”, condotta dai Carabinieri, ha portato all’arresto di 10 indagati e che coinvolge complessivamente 26 persone nei lavori effettuati presso l’ospedale San Camillo. Agli arresti in carcere sono finiti Alessandro Agneni, direttore della Unita di ingegneria dell’Ospedale San Camillo; e Daniele Saccà, geometra e amministratore della STIM Srl. Ai domiciliari invece, sono andati Ferdinando Lombardi, amministratore unico della società MTC; Marco Tassinari, direttore tecnico della stessa società; Trani Giovanni, dipendente della STIM; Walter Salemme, responsabile della GS Italy; RIta Aurigemma, dipendente Cofely; Monica Cerchiaro, dipendente della STIM; e Cantore Alberto. Tra gli indagati non sottoposti a misura cautelare figurano anche Elisabetta Longo, direttore della centrale acquisti della Regione, e Alessandro Filabozzi, rappresentante di CCC/so.co.mi Srl. Peculato, corruzione, turbativa d’asta per appalti legati ai lavori per il Giubileo, truffa, estorsione, truffa per lavori non eseguiti. Sono questi i reati contestati dai pubblici ministeri. Per l’episodio di peculato contestato la cifra di cui si sarebbero appropriati gli indagati è di 145mila euro, mentre ammonta a 1,3 milioni di euro il giro d’affari legato alla turbativa d’asta per appalti legati al Giubileo. Di 2,5 milioni di euro è invece l’importo liquidato per lavori non realmente eseguiti all’interno della struttura ospedaliera. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo partendo da alcuni concetti base ha chiarito i punti cardine dell’inchiesta: “la spremitura dei contratti”, “la corruzione triangolare” e la “selezione al ribasso”. Titolari dell’inchiesta il sostituto procuratore dottor Stefano Fava ed il Gip dottoressa Flavia Co- stantini. In particolare con l’operazione Piramide è stata accertata la previsione a latere di un appalto di manutenzione, una serie di ulteriori servizi definiti fittiziamente come “complementari” e risultati essere poi duplicazioni di prestazioni già eseguite. Le investigazioni si sono concentrate anche su due appalti relativi all’attuale Giubileo della Misericordia concernenti il progetto per la ristrutturazione del Pronto Soccorso e la successiva realizzazione di nuovi posti letto per la Terapia Intensiva, nonché sulla ristrutturazione del Padiglione Lancisi. Secondo quanto riscontrato uno dei casi di corruzione attorno al quale si è poi sviluppata l’indagine riguarderebbe un appalto da oltre 62 milioni di euro, con una “tangente” da 65mila euro che sarebbe arrivata nelle mani del destinatario non attraverso denaro cash ma tramite lavori di subbappalto di una azienda che faceva riferimento al Dominus della struttura piramidale, a cui si aggiungono altri 145.551 euro di cui si sarebbe appropriato il 51enne. Ma l’azienda San Camillo prende le distanze dall’inchiesta e ribadisce: “Il nostro ospedale risulta essere parte lesa dai comportamenti dei responsabili dei reati per i quali sta operando la magistratura attraverso i Carabinieri”, ha spiegato il direttore generale dell’ospedale Fabrizio D’Alba, aggiungendo che l’azienda, quando alla guida c’era il dg protempore Antonio D’Urso, aveva riscontrato “alcune irregolarità nell’ambito dei procedimenti amministrativi di affidamento degli appalti e segnalato il tutto all’autorità competente, dando in questo modo fattivo contributo alle indagini. Contestualmente l’Azienda aveva av- viato tutte le procedure interne nei confronti del dipendente ‘Direttore della struttura tecnica arrivando già ad inizio del 2016 al licenziamento dello stesso’”. Gli ha fatto eco il responsabile della Cabina di regia della sanità laziale, Alessio D’Amato: “L’azienda ha subito dei danni ed è parte lesa. Sottolineo però che è una delle prime volte in cui emergono indagini su un dirigente pubblico già licenziato da un anno”. Non mancano le reazioni politiche, tra i primi commenti c’è quello di Francesco Storace: “Retata al San Camillo per appalti. Arresti e indagati. La corruzione non molla la presa, caro Nicola”, ha twittato il vicepresidente del Consiglio regionale citando il governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Poi Storace rivela l’imbarazzo della maggioranza in commissione Sanità: "Sono più importanti - ricostruisce con un altro tweet - le nomine da lottizzare che sapere che è successo con i ladri al San Camillo". Duro anche Devid Porrello: “Zingaretti ci aveva assicurato - ha spiegato il capogruppo 5 Stelle alla Pisana a Radio Cusano Campus – che doveva essere anche il Giubileo dell’onestà e della trasparenza, invece non è così. Nella sanità c’è ancora la corruzione e questo dipende dalla presenza di persone corrotte nei posti che contano. I responsabili sono questo Pd, Zingaretti e la sua giunta, che vanno avanti a proclami”. CROLLA IL MURO DI CINTA IN VIA GREGORIO VII LE INTERCETTAZIONI “Se continuamo così, finiamo in galera” Maltempo: allagamenti Alcuni indagati temevano l’intervento della magistratura: “Fa strike, come se dice a Roma” n’indagine ricca di intercettazioni telefoniche nelle quali emerge un sistema di “selezione al ribasso” di appalti e forniture con i contratti “che vanno aumentati del 50 per cento”, con tutta una serie di contabilizzazioni dei lavori in realtà mai eseguiti. Milioni di euro intascati illecitamente in relazione ai quali gli arrestati affermavano: “Se interviene U la Magistratura, come se dice a Roma, fanno strike”, ed ancora “se continuiamo così finiamo tutti in galera”, con riferimento alle verifiche dell’Ania (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, ndr) per una ditta, ritenuta di “scarsa affidabilità”, a cui era stato assegnato l’appalto per il contratto di servizio anticendio. Il tutto condito anche dal concetto di “mettere paura” ai possibili competitor: “Se vuoi campà, sennò te faccio un c... così (...) Te faccio impazzì”. Il principale indagato è un imprenditore di 49 anni che, in una telefonata intercettata affermava: “Se vuoi fare l’imprenditore devi fare quello che dico io”, ed ancora, con tono minaccioso nei confronti di uno degli altri arrestati: “La gara non è andata bene, invece deve andare tutto liscio come l’olio”. Ed infine, intuendo la possibilità di essere fatto fuori dal giro: “Se va male al San Camillo punto all’UmbertoI”. Spunta anche un’intercettazione di Alessandro Agneni: “La chiami fortuna, Maurì?”, è la risposta dell’ex manager a un imprenditore che, in una conversazione con Maurizio Canghiari, aveva detto di essere stato fortunato ad aggiudicarsi un appalto per delle opere da eseguire all’ospedale San Camillo. Agneni, tentando di gettare nel panico l’imprenditore, afferma: “Secondo me, se è vero quello che mi hanno detto sarà un bagno di sangue. Però, stavolta, conoscendote, te rovino. Te lo dico: te rovino”. Ancora nel tentativo di scoraggiare Canghiari, Agneni rincara la dose: “Alla prima, ve caccio via” e poi “Se vuoi venì d’accordo con me a sto giro deve esse liscio come l'olio, perché io come se dice del “Lincisi” so’ avvelenato. Ancora, proseguendo nel dialogo: “Se me capiti sotto per la seconda volta come se dice non te salvi, quindi so’ contento per te, ma se pensi che questa sia a fortuna della vostra impresa...come se dice so...”. e traffico in tilt n’altra giornata difficile per gli automobilisti romani. Le forti piogge hanno provocato tantissimi danni alla Città Eterna: strade allagate, smottamenti e traffico rallentato nella Capitale. A via Gregorio VII, all’altezza del civico 366, è crollato il muro di cinta, invadendo la carreggiata. La strada, nel tratto da piazza di Villa Carpegna a piazza Pio XI in direzione centro, è stata chiusa al traffico nelle prime ore di ieri mattina per poi essere riaperta poco prima delle 9. Si sono registrati allagamenti in varie zone della città: dal sottopasso di via Collatina a piazzale della Radio, da via del Tintoretto a via Ostiense,a via di Decima. Chiusa al traffico via Do- U menico Jachino in direzione Largo Misserville a causa smottamento con detriti sulla carreggiata. Rallentamenti da via di Pineta Sacchetti a via Flaminia, da via Salaria a via Boccea. Il traffico è andato in tilt anche fra largo Preneste e via Raimondo Montecuccoli a causa della chiusura della rampa della Tangenziale Est che perdura da diversi giorni. Code fino a 6 km fra l’allacciamento del G.R.A. e la Tangenziale Est. E’ rimasta ancora chiusa anche la Galleria Principe Amedeo Savoia Aosta. Rallentamenti anche su via delle Mura Aureliane, dove una parte della carreggiata è transennata per una crepa che si è aperta dopo il sisma del 30 ottobre. 7 Venerdì 4 novembre 2016 DA ROMA E DAL LAZIO L’EX UOMO DI VELTRONI E CAPO DELLA POLIZIA PROVINCIALE CON ZINGARETTI SCONTERÀ DUE ANNI E OTTO MESI DI RECLUSIONE Odevaine patteggia, ma non finisce qui Resta imputato nel maxiprocesso e dovrà rispondere anche di 151mila euro di presunte mazzette ex vice capo di gabinetto del sindaco Walter Veltroni e capo della polizia provinciale della giunta Zingaretti, Luca Odevaine, ha patteggiato a due anni e otto mesi di reclusione nel processo di Mafia Capitale. La decisione è stata presa ieri dal gup Claudio Carini nell’aula bunker di Rebibbia, dove si svolgono le udienze dello scandalo che ha portato a galla il business sui migranti. Secondo l’accusa l’ex direttore della Direzione nazionale, che dal 2012 gestiva il flusso di immigrati e accusato di corruzione, era a libro paga di Buzzi favorendo le sue cooperative nella gestione di stranieri nei centri di accoglienza, a detta della Procura ha “collaborato fattivamente con l'autorità giudiziaria permettendo di accertare la verità dei fatti”. Odevaine, ex componente del Tavolo del coordinamento sull’immigrazione, è finito davanti al giudice per una vicenda legata ad un appalto per il cara di Mineo - che vede coinvolti anche alcuni dirigenti della cooperativa La Cascina - e verserà anche 250mila euro (pari al valore della corruzione contestata), cioè le tangenti accertate in questo troncone che riguarda gli appalti vinti dalla coop. A distanza di mesi, dunque, Odevaine ha seguito la stessa linea difensiva degli altri imputati. Il 7 gennaio scorso, infatti, i vertice della L’ “Cascina” sono stati condannati con pene concordate che vanno dai 6 mesi a due anni e 8 mesi di reclusione. Si tratta degli ex dirigenti Franceco Ferrara, Domenico Cammisa, Salvatore Monolascina e Carmelo Parabita. Mafia Capitale, però, non finisce qui per Odevaine. Infatti resta imputato nel maxi processo e dovrà rispondere anche di altri 151mila euro di presunte mazzette. Secondo la procura di Roma avrebbe truccato il bando da 100 milioni di euro per la gestione del Cara di Mineo. “La mia parte? Era di 10mila euro al mese anche se la richiesta complessiva era di 20mila euro. Ma non erano solo per me: mi servivano per le cooperative sociali che presiedevo”, così Odevaine si giustificò davanti ai pm. Il membro del tavolo nazionale dell’immigrazione avrebbe con- cordato i bandi di gare con le coop che poi li avrebbero vinti, “vendendo la sua funzione”, essendo in grado - sempre per gli inquirenti - di ritagliarsi “aree di influenza crescenti”. C’è in ballo anche la prima gara d’appalto milionaria per gestire appunto il Cara. Un bando, però, praticamente truccato. “Era scritto in modo da rendere certa - ha chiarito sempre Odevaine - la vittoria dell’Associazione temporanea d’imprese”. Una condotta, quella di Odevaine, che stupì anche l’attuale capo della polizia ed ex prefetto di Roma, Franco Gabrielli. Odevaine, infatti, godeva della stima anche dei vertici dello Stato, sorpresi dai comportamenti emersi nell’ambito dello scandalo di Mafia Capitale. “Credo di aver preso forse un caffè con Odeviane, per quello che aveva dimostrato ritenevo che fosse una persona affidabile sotto il profilo della gestione della cosa pubblica. Lo stimavo, poi nella vita si può anche sbagliare”, affermò Gabrielli in veste di testimone in un’udienza del maxiprocesso, spiegando di averlo conosciuto all’epoca in cui lui ricopriva il ruolo di dirigente della Digos a Roma mentre Odevaine era vice capo di gabinetto al Campidoglio con l’ex sindaco Walter Veltroni e poi capo della polizia provinciale con l’amministrazione di Nicola Zingaretti. OK ALL’AUMENTO DI CAPITALE, MA IL SINDACO RAGGI DESERTA L’ASSEMBLEA DEI SOCI Fiera di Roma, evitato (per ora) il fallimento Ora il Campidoglio ha 120 giorni per adeguare la sua quota di ricapitalizzazione, poco più di tre milioni di euro na buona notizia per il futuro della Fiera di Roma. L’Assemblea dei soci di Investimenti S.p.A., partecipata da Camera di commercio, Regione Lazio e Comune di Roma, ha deliberato ieri pomeriggio l’aumento di capitale di 13 milioni di euro che eviterà il fallimento del polo. Ora che l’assemblea di Investimenti ha deliberato l’aumento di capitale della Fiera di Roma con le sole quote della Regione Lazio (circa 3 milioni) e della Camera di commercio di Roma (circa 10 milioni), il Campidoglio ha 120 giorni di tempo per adeguare la sua quota di ricapitalizzazione (poco più di 3 milioni di euro). Se non lo farà, le sue quote azionarie in Investimenti spa saranno ridotte proporzionalmente. Tecnicamente i 120 giorni decorrono dalla registrazione dell’aumento di capitale presso il registro delle imprese, registrazione che dovrebbe avvenire nei prossimi giorni. La sottoscrizione dell’aumento di capitale da parte del Comune di Roma non è obbligatoria, bensì conseguenza di una scelta volontaria dei singoli soci. “Fiere e congressi rappresentano un settore strategico per il sistema economico territoriale”, è il commento di Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di Commercio U di Roma. Se da un lato Tavaglianti ha ringraziato il governatore Zingaretti per aver condiviso “questa importante decisione, il ringraziamento, purtroppo, non posso estenderlo anche alla Sindaca di Roma visto che - per la terza volta consecutiva - l’Amministrazione comunale ha scelto di non prendere parte all’Assemblea dei soci neanche con un suo delegato. Un’assenza - ha aggiunto il numero uno della Camera di Commercio - che lascia pochi dubbi sull’interesse di questa Amministrazione verso un asset strategico per lo sviluppo economico della nostra città”. Restano dunque i contrasti sulla Fiera di Roma tra Campidoglio e gli altri soci. Il mese scorso il valore del polo sulla Cristoforo Colombo è incredibilmente crollato di 45 milioni di euro a causa del taglio delle cubature voluto dall’amministrazione Raggi. La svalutazione complica i piani dei soci, venuta a galla dalle “analisi valutative del complesso immobiliare ex Fiera di Roma di via Cristoforo Colombo”, commissionate dalla società proprietaria alla “Prelios Valuations & E-service Spa”. E messe nero su bianco: il 23 luglio 2015, sulla base del progetto per il cambiamento di destinazione d’uso firmato dall’ex assessore al- l’Urbanistica Caudo; e il 30 settembre, questa volta dopo l’approvazione del nuovo piano elaborato dall’assessore alla Pianificazione della giunta Raggi, Berdini. Entrando nel dettaglio del primo piano, la superficie edificabile ammessa era di 67mila e 500 metri quadrati per un valore di mercato stimato in 130 milioni e 400mila euro, con un tempo di vendita che si aggirava dai 12 ai 18 mesi. Mentre nel nuovo piano dei grillini sono stati ridotti i metri quadrati che passano dai 67.500 precedenti agli attuali 44.360 per una stima di 85 milioni e 500mila euro con l’aumento del periodo di vendita: dai 18 ai 24 mesi. Com’è noto Investimenti spa è stretta nella morsa dei debiti verso fornitori e banche, prima tra tutte Unicredit a cui devono rientrare ben 180 milioni di euro e che i vertici della spa pensavano di saldare in gran parte proprio con la vendita. Insomma la vendita sarebbe una vera boccata di ossigeno per uscire da una situazione assai complessa: ben 22mila euro di interessi al giorno. Inoltre da Unicredit sarebbero arrivati 15 milioni per avviare le procedure di vendita ma che erano subordinati all’approvazione della variante urbanistica precedente. TENSIONE IN CAMPIDOGLIO DURANTE LA DISCUSSIONE DELLA MOZIONE DEI 5 STELLE Bolkestein, scontro fra Onorato e operatori ensione alle stelle ieri in Aula Giulio Cesare quando è stata aperta la discussione sulla mozione presentata dal Movimento Cinque Stelle sulla proroga delle concessioni dei posteggi su aree pubbliche fino al 2020. La vicenda è nota. La direttiva europea Bolkestein stralcia le licenze dei 12-17mila ambulanti romani da maggio-giugno del prossimo anno quando andranno a bando i posti del commercio sulle aree pubbliche e che interessano i camion bar, gli urtisti, gli ambulanti, gli artisti di strada, gli edicolanti e gli imprenditori dei mercati rionali. Insulti e minacce sono stati rivolti da alcuni degli operatori contro il T capogruppo della Lista Marchini, Alessandro Onorato, che non hanno digerito gran parte del suo intervento. “Rinnovare queste concessioni fino al 2020 io credo sia sbagliato: se si vogliono tutelare le persone oneste e i lavoratori servono percorsi trasparenti di tutela che oggi non esistono in questa città perché l’operatore è taglieggiato da norme folli e quegli operatori che sono andati avanti o sono stati particolarmente furbi o prepotenti oppure cè una forma di cecità da parte delle istituzioni rispetto a quelle norme - ha detto Onorato - E di fronte a tutto questo caos la vostra priorità è una mozione che dice sostanzialmente tutto a posto, facciamo una proroga poi vediamo”. “Di proroghe questa città è morta: ci sono cosiddetti ‘mutandari’ che stanno fissi in luoghi storici e nessuno tocca”, ha precisato ancora Onorato, che ha invitato i rappresentati del M5S ad incatenarsi davanti alla Camera e al Senato per chiedere un intervento sulla Bolkestein oppure iniziare uno sciopero della fame al Parlamento europeo. “Invece venite qui a raccontare delle favole a quella gente che magari si fa il mazzo ma anche a quegli sfruttatori che mette cingalesi in questi mercatini. È inutile che aggiungete a penna dove qualcuno vi ha richiamato per l’orecchio collaboreremo con la magistratura per dire i casi sospetti, le chiacchiere stanno a zero”, ha sottolineato. Infine Onorato si è scusato per aver alzato i toni: “Ma essere anche insultato mentre uno prova a spiegare una posizione, è figlio di un Paese e di una città dove la democrazia è diventata relativa”. “Magari potremmo scoprire - ha concluso - che quelli da tutelare non sono 12mila ma 1500, e bisogna tutelarli sul diritto del lavoro ma anche della trasparenza e della legalità, della libera impresa che in questa città purtroppo non c’è più”. Oltre a un cartello con la scritta “Non siamo tutti Tredicine”, qualcuno gli ha urlato anche “te sfonnamo”. 8 Venerdì 4 novembre 2016 ESTERI GUERRA ALL’ISIS Mosul: Al Baghdadi incita i suoi miliziani a resistere L’audiomessaggio del Califfo pubblicato ieri, mentre l’esercito iracheno prosegue nell’offensiva di Cristina Di Giorgi A l Baghdadi, che secondo fonti dei servizi di sicurezza curdi molto probabilmente si trova a Mosul (ma la notizia non ha avuto al momento conferme), ha incitato i suoi miliziani a resistere e ha chiesto di compiere attacchi - in particolare in Arabia Saudita e in Turchia – per “trasformare le notti dei miscredenti in giorni”. E' questo, in sintesi, il contenuto dell'ultimo messaggio audio, di circa mezz'ora, attribuito al Califfo (quello precedente risale al dicembre 2015) intitolato “Questo è ciò che Allah e il suo Profeta ci hanno promesso”, che l'Isis ha pubblicato in queste ore. Il leader dei terroristi descrive l'offensiva sulla roccaforte irachena del suo gruppo come di “una guerra contro i musulmani da parte dei crociati e degli ebrei”. E parlando ai sunniti dell'Iraq, afferma che gli sciiti stanno facendo “tutto quanto in loro potere” per prendersi il Paese” e sostiene che lo Stato islamico è l'unico rimedio per fermarli. “Tenere il territorio con onore – dice ancora la voce nell'audio – è un migliaio di volte più facile che ritirarsi con disonore. Non ritiratevi. Questa guerra totale e la grande jihad non fanno che rafforzare le nostre convinzioni e la nostra certezza che tutto questo non sia che un preludio alla vittoria”. Quindi l'esortazione ad “affrontare il nemico e a far scorrere il suo sangue a fiumi”. Nel frattempo, quanto a quel che sta accadendo sul campo, le notizie che arrivano sembrano favorevoli agli attaccanti: le forze armate irachene – riporta l'Ansa citando fonti locali – hanno dichiarato di aver eliminato “almeno 67 jihadisti, di cui molti stranieri”, in un attacco aereo a nord di Mosul. Il ministro della Difesa di Baghdad ha in proposito reso noto che l'aviazione della coalizione internazionale ha distrutto una ventina di veicoli dell'Isis e anche – fatto questo molto importante – la rete di tunnel scavata dai jihadisti sotto la città (per difendere ad oltranza le postazioni o anche, probabilmente, per fuggire in caso la situazione dovesse farsi disperata). Nella città stando a quanto riferito da attivisti anti-Isis, nei giorni scorsi i miliziani di al Baghdadi “hanno rastrellato numerosi giovani uomini”, che ora “sono tenuti in ostaggio nelle moschee del centro”. Nel quartiere orientale di Kharama “gli abitanti si sono barricati nelle case”, terrorizzati. E aspettano l'arrivo dell'esercito iracheno e dei suoi alleati. Intanto i primi reparti della Nona divisione blindata irachena sono entrati nella periferia della città da ovest. “Siamo in anticipo sulla tabella di marcia. Ora ci siamo schierati in attesa delle altre unità” ha dichiarato – riporta askanews - il generale Kassim al Maliki, comandante della divisione. “Lasceremo ai seguaci di al Ba- ghdadi un corridoio aperto” ha detto a sua volta il generale di Brigata Yahya Rasul, che coordina l'offensiva irachena: “Sarà per loro un corridoio della morte. Li spazzeremo via con i raid aerei. La zona diventerà un cimitero di jihadisti”. Nel fronte anti-Isis non fila però tutto liscio: rischia infatti creare squilibri la presenza di milizie addestrate ed armate dalla Turchia. Che non sono per niente ben accette dal governo di Baghdad: “Non vogliamo combattere contro i soldati di Ankara, ma se metteranno piede in Iraq pagheranno un caro prezzo” ha dichiarato infatti il premier Ebadi. Costituisce, infine, un problema sempre più grande l'emergenza sfollati, il cui numero – sottolineano le associazioni umanitarie presenti in loco – sta crescendo di giorno in giorno. Secondo il portavoce dell'Unicef Italia, ci sono quasi 17800 persone (di cui la metà con meno di 18 anni) recentemente fuggite in seguito alle operazioni per la riconquista di Mosul. GRAN BRETAGNA “Su Brexit dovrà pronunciarsi il Parlamento” La decisione dell'Alta Corte di Londra, che ha accettato il ricorso di attivisti europeisti Alta Corte di Londra ha dato ragione ad un gruppo di attivisti pro Ue ed ha stabilito che sull'avvio delle procedure per l'uscita dalla Gran Bretagna dall'Unione europea è necessario un pronunciamento del Parlamento: il premier Theresa May non potrà quindi procedere con l'attivazione dell'art. 50 del Trattato di Lisbona (il primo passo dell'iter della Brexit) senza aver preventivamente ottenuto il consenso della maggioranza dei de- L’ putati. “Il principio fondamentale della costituzione del Regno Unito è che il Parlamento è sovrano” ha dichiarato uno dei giudici nel leggere il verdetto. Che, sottolineano i media locali, costituisce uno smacco per il governo della May. “Siamo contrariati, ma determinati ad andare avanti coi nostri piani", ha detto, tramite un suo portavoce, la premier britannica commentando il verdetto dell'Alta corte. “Il risultato del referendum deve essere rispettato”. Il governo inoltre – rife- risce la Bbc - non ha nessuna intenzione di lasciare che la decisione di ieri possa modificare i tempi indicati, che prevedono l'attivazione dell'articolo 50 entro il marzo 2017. A tal fine è stato presentato un ricorso alla Corte suprema. Tutto questo comunque, al di là delle analisi e considerazioni politiche, avrà senz'altro ripercussioni sui tempi del procedimento, che risulteranno non poco rallentati. Quanto all'Ue, il portavoce della Commissione Margaritis Schinas a chi gli ha chiesto una considerazione su quanto sta accadendo a Londra ha risposto che “non facciamo commenti sulle procedure legali interne ad uno Stato membro”. Ed ha aggiunto, sulla questione, che oggi il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker avrà una conversazione telefonica con il premier britannico Theresa May, precisando che il colloquio “è stato concordato su richiesta del CdG governo di Londra”. TURCHIA Ankara e l’Unione europea: c’è aria di crisi Il ministro degli Esteri Cavusoglu: “La nostra pazienza sta finendo, non aspetteremo ancora” l presidente turco Erdogan ha dichiarato in queste ore di essere “preoccupato” per il fatto che “la Germania, che in passato ha preso sotto la sua protezione membri di organizzazioni terroristiche (Pkk e altre)” possa diventare un “rifugio” anche “per la rete golpista di Fetullah Gulen”. Ed ha anche lanciato un'ulteriore tegola sui rapporti tra Ankara e l'Unione europea, in particolare per quanto riguarda l'accordo sui migranti. Il premier turco è infatti tornato ad accusare Bruxelles di inadempienza, in quanto “avevano promesso 3 miliardi I di euro entro luglio. Abbiamo ricevuto appena 200-250 milioni. Perché? Non sono né onesti né sinceri”. A tali dichiarazioni sono poi seguite quelle del ministro degli Esteri Cavusoglu che, in visita in Svizzera, ha dichiarato – come riportato dal quotidiano locale Neue Zurcher Zeitung - che il suo governo non ha intenzione di “aspettare fino alla fine dell'anno” per sospendere l'accordo sui migranti “se non verrà concessa la liberalizzazione dei visti Schengen per i cittadini turchi. La nostra pazienza – ha concluso - sta finendo”. L'in- tesa dunque “mostra crepe”, come ha sottolineato in un'intervista radiofonica il ministro della Difesa di Vienna Hans Peter Doskozil, che ha anche, sul punto, messo in guardia l'Unione europea. Secondo lui i Paesi dell'Ue devono fare di più per proteggere i confini, perché l'accordo stretto da Bruxelles con Ankara rischia di andare in fumo. “C'è tempo per organizzarsi” ma bisogna muoversi ed “affrontare la sfida, presentandosi di fronte al problema pronti ad agire insieme”. L'Austria comunque, nel frattempo, ha inviato 60 militari al confine tra Ungheria e Serbia, precisando però che non saranno armati e verranno impiegati non per bloccare la rotta balcanica ma per costruire strade e container. La settimana prossima comunque – ha fatto sapere una portavoce della Commissione dell'Unione europea – verrà pubblicato il rapporto annuale sui Paesi dell'allargamento, in cui “si analizzeranno gli sviluppi in Turchia”. Ed ha aggiunto che “i negoziati per il processo di adesione” di Ankara “sono in corso”. Bisognerà vedere per CdG quanto ancora. 9 Venerdì 4 novembre 2016 STORIA CURIOSITÀ STORICHE La scheda di Mussolini compilata dalla Prefettura di Forlì Yvon de Begnac racconta il “cenno biografico al 1 gennaio 1904” di Emma Moriconi C uriosità storiche, già, perché anche queste piccole "chicche" possono costituire oggetto di gustosa lettura. Eccoci nel 1904, sentite cosa scriveva la R. Prefettura di Forlì di Benito Mussolini: "Mussolini Benito di Alessandro e di Maltoni Rosa, nato il 29 luglio 1883 a Predappio (Forlì) nullatenente, maestro elementare, celibe, domiciliato a Predappio (Forlì) frazione Dovia. Socialista. Statura: m. 1,67 - Corporatura: tarchiata - capelli: color castani chiari - viso: color pallido, dimensioni: lungo fronte: forma giusta - occhio: colore scuro; naso: forma aquilina; barba: colore castano scuro; bocca: larga - espressione fisionomica: simpatica. Cenno biografico al 1 gennaio 1904. È individuo di carattere piuttosto vivace, e qualche volta impulsivo e violento, ma per la sua discreta educazione riscuote buona fama. Ha svegliata intelligenza e discreta cultura, avendo frequentato la scuola normale maschile di Forlimpopoli ove conseguì la patente di grado superiore. Frequenta la compagnia di operai allo scopo di fare proseliti al suo partito. Verso la famiglia si comporta bene. Finora non gli sono state affidate cariche di nessun genere. È ascritto al P. Socialista nel quale ha sempre militato esercitandovi una discreta influenza limitata però al paese di sua dimora. È in relazione coi capi del partito della Romagna e con qualcuno di Berna, Zurigo e Losanna ove dimorò per circa due anni, e cioè dal 1901 all'ottobre del 1903 epoca in cui fece ritorno in Italia chiamatovi dalla famiglia per assistere la madre gravemente inferma. All'estero non riportò mai condanne e non fu mai espulso. Non consta che appartenga ad associazioni di alcun genere e non risulta che abbia mai collaborato alla redazione di giornali. Riceve i giornali e qualche opuscolo del partito cui è ascritto, ma non consta che ne spedisca. Fa attiva propaganda fra l'elemento operaio con discreto profitto. È capace di tenere conferenze e ne ha tenuto una in pubblico a Predappio il 1 dicembre 1902 ed un'altra in Meldola il 22 dello stesso mese. Inoltre, durante la sua permanenza a Berna ove si era creata una certa posizione fra quelli dei nostri operai che professano idee avanzate, prese sempre la parola nelle loro riunioni e specialmente in quelle che ebbero luogo in occasione del 1 maggio 1903 tanto da essere segnato sui registri della Polizia svizzera quale fervente agitatore socialista. Verso le Autorità si mostra indifferente. Partecipa personalmente a tutte le riunioni del partito, e, dall'epoca del suo ritorno dalla Svizzera ha assunto in Predappio l'atteggiamento di capo-partito. Non consta che abbia mai firmato manifesti o programmi di nessun genere. Non fu mai proposto perl domicilio coatto, né per l'ammonizione, e non subì imputazioni né condanne". Ci sono poi delle "aggiunte", che raccontano gli spostamenti di Benito dal gennaio 1904 al febbraio 1909. Nel mezzo abbiamo il resoconto dell'iscrizione all'Università di Ginevra, della renitenza alla leva e poi dell'assegnazione al X reggimento Bersaglieri di stanza a Verona, ritardatario. Ancora, destinazione Tolmezzo come maestro elementare, ritorno a Predappio, e ancora Oneglia, sempre come insegnante, di nuovo a Predappio. E poi la condanna a tre mesi di reclusione per reato di minaccia a mano armata (siamo nel 1908), e ancora un'ammenda di lire 100 per aver tenuto una pubblica conferenza senza il prescritto avviso, il trasferimento a Forlì e infine la dimora a Trento, dove è segretario della Camera del Lavoro. Come ben sappiamo, la sua "carriera" di rivoltoso non finisce qui. Qui finisce però il documento riportato da de Begnac. E qui ci fermiamo anche noi, dandoci appuntamento a domani con la consueta pagina di storia, questa volta dedicata alla Grande Guerra, come ogni sabato. NUOVE TENDENZE A BRUXELLES RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO Arte tribale e precolombiana al BRAFA Art Fair “Vivo sul pianeta Terra”, la IV edizione del Premio Poetico Nazionale La pietra con incisione astratta del 1250 a.C. e la statuetta di uno sciamano volante Inuit scolpita in avorio nel XIX secolo edizione 2017 di BRAFA Art Fair, dal 21 al 29 gennaio al Tour&Taxis di Bruxelles propone, accanto all'arte L’ africana che è una delle specializzazioni più attese della manifestazione, l'arte tribale e precolombiana. "Arti delle origini - dice il comunicato stampa dedicato all'evento - che conquistano per l'espressività essenziale, sempre contemporanea perché senza tempo". Per esempio, ecco la pietra con incisione astratta esposta da Deletaille Gallery, reperto dell'antichissima cultura sudamericana di Valdivia risalente al 1.250 a.C.. Santo Micali, proprietario di origini italiane della Galerie Mermoz di Parigi, propone quest'anno, tra le tante meravi- glie, una figura stante in serpentino che combina i tratti tipici dell'arte olmeca con i primi segni dello stile Teotihuacan (Puebla, Messico, 500-200 a.C.). Altra opera che viene segnalata è la statuetta di uno sciamano volante Inuit scolpita in avorio nel XIX secolo a Saint Michaels, in Alaska (Galerie Monbrison). Ancora: Pierre Dartevelle espone una scultura della divinità ancestrale polinesiana Tiki delle Isole Marchesi e anche il vice presidente BRAFA Didier Claes -esperto di arte africana- cede al fascino dell'Oceania con un'espressiva statuetta di un antenato proveniente dalla Nuova Irlanda (Papua Nuova Guinea). BRAFA 2017 è alla sua 62esima edizione, appuntamento da sabato 21 a domenica 29 Gennaio al Tour & Taxis, Avenue du Port 86 C, Bruxelles, secondo i seguenti orari: 11-19 (Giovedì 26 Gennaio late M.B. opening fino alle 22). Torna l’evento organizzato dalla Fondazione Amici di Ron orna il Concorso Nazionale di Poesia organizzato dalla Fondazione ‘Amici di Ron’: il Premio Poetico Nazionale quest’anno propone il tema “Vivo sul Pianeta Terra”, per dare voce a coloro che percepiscono l’umanità come valore accomunato da una verità: abitare lo stesso Mondo. La Giornata della Terra (in inglese Earth Day) è nata il 22 aprile 1970 per rendere consapevoli dell’importanza di conservazione e salvaguardia delle risorse naturali della Terra. In tale ottica, il Premio vuole mettere in luce particolarmente quegli autori sensibili alla ricerca e alla conoscenza che sapranno trovare risposte, soluzioni, amore e comunanze nelle differenze. Il Premio si pone l’obiettivo di creare una rete artistica-culturale dinamica grazie all’ausilio dell’arte ed alla sua capacità di creare sinergie culturali, confronto e conoscenza. L’iscrizione è gratuita per tutte le sezioni del premio: Poesia inedita, Monologo teatrale, Videopoesia. Al vincitore del Premio sarà consegnato un voucher T per un soggiorno gratuito per un week-end (una notte), per una persona a Londra. Tutte le opere dovranno essere inviate entro il 31 gennaio 2017, unitamente alla scheda scaricabile dal sito (www.premiodipoesia.it). Fra i nuovi amici del concorso la scrittrice e poetessa statunitense LeaAnn Taylor che sposa l’iniziativa dedicando queste parole a tutti gli scrittori italiani: "Agli amici della Terra e a tutti i poeti italiani di tutte le età: il pianeta Terra è la medicina per un’umanità che ha bisogno di guarire. È un giardino di espressione e un campo di espansione che ospita la nostra prossima grande evoluzione. Togliti le scarpe, amico mio, ti trovi su un terreno sacro. " Il Premio Poetico Nazionale dedicato a Lafayette Ron Hubbard è un’iniziativa che nasce al fine di mantenere alta la vivacità ed il valore di questo insostituibile veicolo di espressione: l’arte. Promuovendo l’arte, desideriamo creare un momento di incontro privilegiato tra anime e pensieri, al di là di ogni spazio, di ogni tempo, di ogni differenza. 10 Venerdì 4 novembre 2016 SOCIETA’ LA RIVISTA AMERICANA “SAVEUR” HA STILATO LA CLASSIFICA “WORLD BEST FOOD CITY” Per mangiare bene, vai a Tokio Vince la capitale nipponica per il gusto, il servizio e l’incredibile varietà che soddisfa anche i palati viziati delle star di Chantal Capasso B rad Pitt va matto per il monja-yaki, Keanu Reeves ama il ramen, Lady Gaga invece non può fare a meno del soba. Fernando Alonso per mangiare gli spaghetti alla carbonara va in un famoso ristorante a Ginza, con ricetta originale italiana. Mentre il caffè DUG di Shinjuku è il luogo che ha ispirato il famoso romanzo Norwegian wood di Haruki Murakami. Al Caffè Paulista a Ginza si conserva ancora la tazzina dove John Lennon bevve il suo caffè. Tokyo è un mondo straordinario, un incontro unico fra la grande tradizione giapponese e le più elevate e raffinate vette gastronomiche internazionali. La rivista americana “Saveur” ha insignito Tokyo del prestigiosissimo premio "World Best Food City". Il gusto, il servizio, l’incredibile varietà e unicità del drink&food trova riscontro anche nei palati viziatissimi delle star. La capitale del Giappone ospita ogni giorno un numero elevato di visitatori provenienti da tutto il mondo; tra questi molti personaggi della cultura, dell’arte, dello sport e dello spettacolo che non possono fare a meno di esplorare il considerevole panorama gastronomico che la città offre. Dal lusso sfrenato e vario della cucina all’offerta, altrettanto varia, fra lusso e budget, dell’hotellerie, Tokyo è senz’altro una delle metropoli dall’eccezionale vivacità. Da segnalare per il mese di novembre, dopo un’attenta ristrutturazione, il Grand Prince Hotel Takanawa che offre nel padiglione "Takanawa Hanakoro" 16 lussuosissime camere in stile Ryokan, un centro benessere e, al piano superiore dell’edificio principale, un salotto esclusivo, il "Club Floor", che si affaccia su un curatissimo giardino. Per i budget più contenuti, vicino alle stazioni di Tokyo e Shinagawa, e non lontano dall'aeroporto di Haneda, è aperto il capsule design Tamachi Bay Hotel che offre piani diversi per uomini e donne, la Tv, connessione Wi-Fi e porte USB a prezzi decisamente ragionevoli. Ma a Tokyo si può dormire anche in treno. I vagoni del treno, utilizzati un tempo per collegare Tokyo con Hokkaido, da questo dicembre divengono il "Train Hostel Hokutosei" a Bakurocho, Nihombashi. Ostello per giovani e meno giovani, ma soprattutto una location davvero unica dove pernottare. A Ikebukuro, una delle aree più attive e importanti di Tokyo è attivo il Service Center “JR East”, la nuova struttura, dove si parla inglese, offre un importante supporto ai turisti, sia per ciò che concerne le visite e i percorsi sia per la vendita di biglietti e pass. Novembre, come sempre è un mese ricco di eventi: dalla straordinaria mostra, dal 1 al 23 novembre, sui crisantemi che racconta, con oltre 2000 varietà, l’arte delle decorazioni floreali che rende il Giappone un paese unico, al The Dream Yosacoy Festival, che vede l’arrivo in città di oltre 6.000 ballerini. Mentre l’O-edo Tour trasforma le strade di Kagurazaka in una straordinaria vetrina d’arte e di spettacolo tradizionali giapponesi, dove le eleganti e vibranti sfaccettature del periodo Edo incontrano la cultura moderna. NASCE A GENOVA “100 DONNE CONTRO GLI STEREOTIPI”, INSIEME PER COMBATTERE I PREGIUDIZI Basta alla disparità di genere! Un progetto online dove donne esperte in campi considerati “non adatti”, raccontano la propria esperienza ora di dire basta alle disparità di genere, in ogni campo. Non esistono lavori da uomo e lavori da donna, è ora di finirla con questi pregiudizi. Secondo i risultati del Global Monitoring Project 2015, progetto di ricerca sulla visibilità delle donne nei media, i mezzi di informazione italiani dedicano molta più visibilità agli uomini che alle donne, che si fermano al 21%. In particolare, tra gli esperti, le fonte femminili sono solo il 18%. Per colmare questo gap, l'Osser- E’ vatorio di Pavia, istituto di ricerca per la comunicazione, e Gi.U.Li.A., associazione di giornaliste che lottano per la parità di genere nella comunicazione, insieme alla Fondazione Bracco, hanno ideato il progetto “100 donne contro gli stereotipi”. Una piattaforma online dove donne esperte in campi considerati non adatti alle donne raccontano la propria esperienza. Una banca dati online, che inizia a raccogliere 100 nomi e CV di esperte nell’ambito delle Science, Technology, Engineering and Mathematics TRAFFICO MOBILE VINCE SUL PC Sempre più persone si connettono in rete con il proprio cellulare è poco da fare, smartphone e tablet vincono su tutta la linea i personal computer. Connettersi con i mobile devices è molto più comodo e rapido. Che fossero sempre più preferiti per la navigazione internet ai PC è cosa ben nota, ma nello scorso mese di ottobre è avvenuto lo storico sorpasso. Ciò significa che il numero di persone che ha utilizzato il suo dispositivo mobile per navigare sul web è stato maggiore di quello delle persone sedute davanti ad un PC. Si assiste ad una vera "rivoluzione tecnologica": la fruizione di internet da dispositivi C’ mobile (smartphone e tablet) ha superato per la prima volta quella da PC e laptop. I dati provengono da StatCounter e sono stati raccolti sulla base di 15 miliardi di pagine viste da oltre 2.5 milioni di siti web mondiali. "E molti vecchi siti non lo sono ancora", ha dichiarato Aodhan Cullen, Ad di StatCounter. Anche se la tendenza va comunque verso un sorpasso, nei mercati tradizionali c'è ancora un dominio delle connessioni da computer. In Italia il distacco è ancora maggiore, con il 64,3% del traffico generato da desktop, il 30% da smartphone e il 5,7% da tablet. E' il caso, ad esempio, degli Stati Uniti con il 58% di traffico da PC rispetto al 42% da mobile. Certo, lo scatto in avanti era atteso dagli addetti ai lavori considerando il vertiginoso calo nelle vendite dei computer da diversi mesi a questa parte e il dato che già da un anno le ricerche su Google da mobile hanno superato quelle fatte da computer. A fare le spese del progressivo spostamento, come sottolinea anche lo stesso Ceo di StatCounter, potrebbero essere le imprese che non si adeguano, che sono più di quanto si possa Ch.C. pensare. (STEM), un settore storicamente sotto-rappresentato dalle donne e al contempo strategico per lo sviluppo economico e sociale del nostro paese. Il tutto per dar voce a chi finora ne ha avuta davvero poca. Scienziate, ingegnere, vulcanologhe, chimiche, donne esperte in vari settori del mondo del lavoro che solitamente si considerano esclusivo campo di azione degli uomini, ma che così non è. L'iniziativa, presentata il 3 novembre alle 17.30 a Genova, all'interno del Festival della Scienza, propone un sito nel quale donne esperte parlano della propria esperienza, mostrando, anche attraverso il curriculum e il loro lavoro effettivo, che non è vero che certi lavori sono solo per i maschi. Il sito vuole essere uno strumento utile per trovare fonti femminili competenti, ma anche una risorsa di voce autorevoli che possono essere interpellate sia dai media sia da fonti istituzionali per trattare i temi legati alla professione che hanno scelto di intraprendere e nella quale sono delle eccellenze. Ch.C.