Carla Marello, Mauro Costantino, Cristina Onesti1 «Non si sa

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Carla Marello, Mauro Costantino, Cristina Onesti1 «Non si sa
Carla Marello, Mauro Costantino, Cristina Onesti1
«Non si sa perché».
Interrogative (in)dirette tronche in italiano
Il «non si sa perché» è la chiave di volta dei più complessi sistemi giustificanti il Mondo: ed è perciò adoperatissimo dai metafisici della morale, quando si tratti di
stabilire il perché della fisica del genere umano.
Carlo Emilio Gadda, San Giorgio in casa Brocchi2
0. Interrogative (in)dirette tronche nel quadro dell’ellissi
In questo saggio ci vogliamo occupare di una forma di ellissi, quella
costituita dalle interrogative indirette tronche3, come esemplificata in
(0a):
(0a) Verbigrazia : Marco Tullio, stando nel più alto officio di Roma,
1
Questo articolo è frutto della collaborazione degli autori, tuttavia i §§ 0,
1, 2 sono riconducibili a Carla Marello, il § 3 a Mauro Costantino, i §§ 4-7 a
Cristina Onesti; il paragrafo 8 a tutti e tre gli autori. Si ringraziano Bice
Mortara Garavelli, Manuel Barbera e Mario Squartini per le osservazioni
fatte in corso di stesura.
2
C. Emilio Gadda, San Giorgio in casa Brocchi, in Novelle dal ducato in
fiamme, Firenze, Vallecchi, 1953, p. 126, e poi in Accoppiamenti giudiziosi,
Milano, Garzanti, 1963; poi ancora in Romanzi e racconti II, a cura di G. Pinotti, D. Isella e R. Rodondi, Milano, Garzanti, 1989, p. 646.
3
Con le parentesi intorno a (in) in indirette del titolo e più avanti nel corso dell’articolo, vogliamo sinteticamente indicare sia le interrogative indirette tronche che le interrogative dirette tronche. Negli esempi mettiamo fra parentesi quadre i completamenti delle frasi ellittiche ed usiamo il grassetto per
attirare l’attenzione su una parte dell’esempio.
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sentìo che coniurazione si facea per lo male del comune, ma non potea
sapere chi [faceva coniuratione] né come [faceva coniuratione] (Brunetto,
Rettorica, lviiij.1, p. 117)
(0b) Et in questa trapasso sospirando:
Or porrebbe esser vero? or come? or quando? (Francesco Petrarca, Canzoniere, 129, vv. 25-26)
Ci occuperemo anche di interrogative dirette tronche, come quelle
esemplificate in (0b), ma in minor misura. Il tipo di ellissi che si verifica nelle interrogative (in)dirette tronche può avere usi retorici, e li mostreremo in azione in autori italiani di secoli diversi, ma qui ci interessa soprattutto fornirne una prima documentazione, per capirne la natura e la funzione in italiano, dal momento che non è stata finora ampiamente documentata4.
L’ellissi, intesa non come figura retorica ma come mancanza in un
enunciato di una porzione di testo che sarebbe necessaria o per l’interpretazione dell’enunciato o per la sua completezza sintattica5, è
molto specifica di ogni lingua. Non tutte le lingue presentano gli stessi fenomeni ellittici, però le forme di ellissi basate sull’economia del
dato nell’articolazione dato/nuovo, e in particolare su tale economia
nella coppia domanda/risposta, sono molto diffuse nelle lingue del
mondo, e di questa caratteristica, unita al fatto che i meccanismi di
ellissi sono una spia della struttura dei costituenti, approfittano i lin-
4
E. Fava dedica al fenomeno il paragrafo Fenomeni di ellissi del sintagma
verbale, in Grande Grammatica di consultazione, a c. di L. Renzi, G. Salvi e
A. Cardinaletti, II: Il sintagma verbale, aggettivale, avverbiale. La subordinazione, Bologna, il Mulino, 1991, p. 718. Anche nella recente Enciclopedia dell’Italiano, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2010-2011, Giuseppe
Patota ne fa un breve cenno alla voce interrogative dirette nel primo volume,
p. 681; ma alla voce ellissi, fenomeni di, e alla voce ellittici, enunciati non
compaiono esempi di questo tipo di ellissi.
5
Per una panoramica delle forme di ellissi in italiano si veda la voce di Angela Ferrari: ellissi, fenomeni di nell’Enciclopedia dell’Italiano cit. Tali forme
erano già tutte presenti in italiano antico, cfr. C. Marello, Ellissi, in Grammatica dell’italiano antico, a c. di L. Renzi e G.P. Salvi, Bologna, il Mulino,
2010, cap. 39, II, pp. 1369-1386.
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guisti per costruire i test che servono ad enucleare un costituente di
frase.
La forma di ellissi oggetto del nostro interesse si basa pure sull’interrogazione, ma non enuclea il sintagma che, rispondendo, veicola il
nuovo. Questo tipo di ellissi fu battezzato da John Robert Ross6
sluicing, rifacendosi all’immagine dell’azionare la chiusa, in inglese to
sluice, interrompendo il fluire della proposizione interrogativa (e
svuotando la frase) dopo l’elemento interrogativo e al fatto che il parlante poi, mentalmente, riapre la chiusa, e fa fluire ciò che è stato eliso7.
Rispetto all’ellissi in situazione dialogica, fatta di domanda non polare e sua risposta, che elide il dato e mette in risalto il sintagma-risposta, l’interrogativa (in)diretta tronca si verifica in sede di coordinazione, congiuntiva o avversativa, di una prima frase con una seconda frase che regge un’interrogativa indiretta. È caratterizzata dall’ellissi di tutta la frase interrogativa indiretta fatta eccezione per l’elemento interrogativo che, come una saracinesca, tronca la costruzione.
Da questo punto di vista è un procedimento ellittico che si presta più
facilmente a una ricerca non manuale, anche in corpora non annotati
per parti del discorso, perché la si può cercare partendo da quello che
c’è, ovvero una serie di elementi interrogativi, seguiti da punto o altro
segno di interpunzione forte.
Lo sluicing è una delle forme di ellissi più diffuse fra le lingue del
mondo, a quanto dicono i linguisti come Lobeck8, e le interrogative
tronche, soprattutto le indirette, sono una forma di ellissi molto riconoscibile e di fatto riconosciuta anche dal «normale» parlante/lettore
6
J.R. Ross, Guess Who?, in Papers from the 5 Regional Meeting of the
Chicago Linguistic Society, Chicago, Chicago Linguistic Society, 1969, pp.
252-286.
7
Ringrazio Caterina Donati e Luigi Rizzi per i messaggi di posta elettronica in cui mi hanno suggerito la prima lo svuotamento di una frase con l’elemento wh- che fa da barriera e il secondo la bella immagine del rifluire mentale dell’acqua (verbale) dell’antecedente.
8
A. Lobeck, Ellipsis: Functional Heads, Licensing and Identification, Oxford, Oxford University Press, 1995.
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di prose italiane. In un’inchiesta, condotta nel 1979 da Bice Mortara
Garavelli9, l’interrogativa tronca veniva indicata come costruzione ellittica da quasi tutti gli studenti intervistati10, mentre altre costruzioni
ellittiche care ai grammatici e ai linguisti non sempre lo erano.
L’analisi preliminare condotta sulle opere dei vari secoli presenti
nella LIZ11, oltre a confermare che le interrogative (in)dirette tronche
sono presenti lungo tutta la produzione letteraria italiana, ha evidenziato che negli ultimi secoli aumentano le interrogative dirette, più
che tronche, addirittura «spolpate», ridotte a uno, al massimo due
elementi, per rincorrere l’imitazione del dialogo orale.
Volendo osservare il comportamento di questo tipo di ellissi nel
Novecento e nei primi anni del XXI secolo, si è condotta un’ulteriore
analisi in un periodo successivo a quello coperto dalla BIZ, grazie alla consultazione dei cento romanzi italiani racchiusi nel Primo Tesoro
della lingua italiana del Novecento12, trovandovi un consistente aumento delle interrogative indirette tronche lessicalizzate.
Da ultimo abbiamo voluto estendere la ricerca alla lingua scritta
tramite il computer e letta tramite la rete; i §§ 3-7 trattano appunto
dello sluicing in scritti di CMC (Comunicazione Mediata dal Compu-
9
B. Mortara Garavelli, Il filo del discorso, Torino, Giappichelli, 1979, pp.
132-136.
10
Ragion per cui C. Marello nel suo contributo Parafrasi di enunciati ellittici, pubblicato in Parafrasi. Dalla ricerca linguistica alla ricerca pedagogica,
a c. di B. Mortara Garavelli e L. Lumbelli, Alessandria, Edizioni dell’Orso,
1999, pp. 109-131, non verificò le interrogative tronche nelle sue richieste di
parafrasi di enunciati ellittici che idealmente proseguivano l’inchiesta condotta da B. Mortara Garavelli nel 1979. La linguistica spagnola parla di interrogativas truncadas, si veda J.M. Brucart, La elipsis, in Gramática descriptiva de la lengua española, a c. di I. Bosque e V. Demonte, II, Madrid, Espasa, 1999, pp. 2787-2863.
11
P. Stoppelli e E. Picchi, LIZ, Letteratura italiana Zanichelli. CD-ROM
dei testi della letteratura italiana, edizione 4.0, Bologna, Zanichelli, 2001; le
ricerche di contesti sono poi proseguite sul DVD-ROM della BIZ Biblioteca
Italiana Zanichelli, testi a cura di P. Stoppelli, Bologna, Zanichelli, 2010.
12
T. De Mauro (a c. di), Primo tesoro della lingua italiana del Novecento,
Torino, UTET, 2007.
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ter) ed in particolare della presenza dello sluicing nella scrittura dei
newsgroup13 ed in un corpus allestito per studiare varietà di italiano
formale in rete (nell’ambito del progetto VALERE, § 7).
1. Relazioni anaforiche delle interrogative (in)dirette tronche
Nell’ellissi in situazione dialogica, fatta di domanda non polare e
sua risposta, i sintagmi (nominali, verbali, preposizionali) vengono
enucleati da una domanda che verte su un preciso elemento del contenuto proposizionale, individuato da un avverbio o pronome o congiunzione interrogativo: chi, che cosa, quale, quando, quanto, dove, come, perché. Una risposta breve, costituita come in (1) dal sintagma
che veicola l’informazione richiesta, e cioè Nel nobile castello de la
mente, è di solito risposta sentita come più naturale alla domanda14 E
ove stanno [queste Virtudi]? rispetto a una ipotetica risposta sintatticamente completa come queste Virtudi stanno nel nobile castello de la
mente.
(1) E io dissi: – Chi son coloro cui io mi potesse fare ad amici, onde ricevesse cotanto benificio? – Ed ella disse: – Sono la bella compagnia delle
Virtudi. – E chi so’ queste Virtudi? – Ed ella disse: – I cortesi costumi e li
belli e piacevoli riggimenti. – E ove stanno [queste Virtudi]? – Ed ella disse: – [queste Virtudi stanno] Nel nobile castello de la mente. (Bono
Giamboni, Libro de’ vizî e delle virtudi, cap. 11, 6 av. 1292)15
13
I newsgroup sono gruppi di discussione in rete, suddivisi per gerarchie tematiche. Adottiamo qui la forma grafica in tondo e col plurale senza la -s finale dell’inglese, come invalsa da tempo nel gruppo di ricerca corpora.unito.it
(ed adottata pertanto in questa sede anche per termini quali ‘token’, ‘query’,
‘post’, ecc.); cfr. il paragrafo 1.4 La resa dei forestierismi in italiano. Una nota
ortografica in M. Barbera, Schema e storia del Corpus Taurinense. Linguistica
dei corpora dell’italiano antico, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2009, pp. 713.
14
In questo caso essa pure ellittica del soggetto già nominato in precedenza.
15
Le opere da cui sono tratti gli esempi sono state consultate su supporto
elettronico, perciò se ne dà autore, titolo, pagina o capitolo, data; circa l’edi-
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Nella coordinazione, congiuntiva o avversativa, di una prima frase
con una seconda frase che regge un’interrogativa indiretta si può verificare l’ellissi di tutta l’interrogativa indiretta fatta eccezione per l’elemento interrogativo che rimane in sospeso. Se ne vedano di seguito
esempi con l’interrogativa indiretta tronca in funzione anaforica, salvo che nell’esempio (4) dove è cataforica, perché ci sia venuto segue,
anziché precedere, le interrogative indirette tronche.
(2) Io sento alcune cose state in questa terra, in questa quaresima, che
vorrei, che vorrei… non so che [vorrei], e per certo io nol credo (Bernardino da Siena, Prediche senesi del 1427, predica 7)
(3) Ho veduto don Flaminio da quella parte, mi ha scoperta. Tremo, pavento, vorrei nascondermi, e non so dove [nascondermi] (Carlo Goldoni,
Gli amori di Zelinda e Lindoro, At. 3, sc. 9, 1763)
(4) Ma considero che, se non so neppur come [ci sia venuto], né di dove
[ci sia venuto], né perché ci sia venuto, debbo aver torto io certamente e
ragione tutti gli altri (Luigi Pirandello, Una giornata, av. 1936)
(5) Artemisia vuol scrivere una lettera, non delle solite a Francesco, con
quattro parole, ma una lettera lunga e riposata: e non sa a chi [scriverla]
né come [scriverla] (Anna Banti, Artemisia, p. 154, 1948)
Proponiamo di parlare di «interrogativa (in)diretta tronca», perché
con sluicing i linguisti indicano sia l’ellissi in interrogative indirette
coordinate, sia l’analoga forma di ellissi che si manifesta in un’interrogativa diretta integrabile in base al contesto precedente, benché in
questi casi negli esempi non costruiti artificialmente dai linguisti ci si
trovi spesso di fronte piuttosto a forme miste di gapping16 e sluicing e
zione a stampa a cui si rifanno le nostri fonti su supporto elettronico rimandiamo al libretto accompagnatorio della BIZ, Biblioteca Italiana Zanichelli
cit., quando sono tratti da tale fonte; e all’analogo libretto che accompagna
il Primo Tesoro della Lingua Letteraria Italiana del Novecento cit. per gli
esempi tratti da opere stampate dal 1947 in poi.
Per quanto concerne le modalità di citazione degli esempi tratti dai corpora elettronici in rete non letterari, si veda oltre il § 3.2, nota 53.
16
Elisione del predicato in frasi coordinate.
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a casi di interrogativa non canonica (si veda § 2) a cui si arriva per
gapping. Si vedano in proposito l’esempio (6), misto di ellissi del predicato e di interrogativa diretta tronca, e (7) che imita la vivacità del
parlato, inserendo un’interrogativa diretta tronca in un discorso non
dialogico. Nel paragrafo 4 sarà meglio sviluppata la somiglianza funzionale esistente fra interrogative tronche e domande retoriche.
(6) “Che fu ieri di voi?”. Dich’io: “Non mi vedesti tu iersera?”. Dice colui: “Non io [ti ho visto], quando [avrei dovuto vederti]?”. Dich’io: “Smemorato! non m’acendesti tu la lucerna, che sai che la non ardeva?” (Novella del grasso legnaiolo, 51{61} 1490 ca.)
(7) E valsegli a fuggir più spedito, Ma dove [valsegli a fuggir]? Entro una
carcere: accusato dalla rea l’innocente, dall’adultera il casto (Daniello
Bartoli, La ricreazione del savio, Libro 2, capo 4. 1659)
Una ricerca nella Letteratura Italiana Zanichelli, e da ultimo nella
Biblioteca Italiana Zanichelli, ha rivelato una costante presenza di
questo tipo di costruzione ellittica attraverso i vari secoli dell’italiano
scritto, ma conferma la relativa bassa frequenza delle interrogative indirette tronche e invece la relativa maggior diffusione, soprattutto in
opere o in parti di opere che imitino il dialogo parlato, sia del tipo
con gruppo interrogativo indipendente esterno alla frase precedente,
come esemplificato in (6), sia del tipo metacomunicativo legato alle
interrogative tronche con come.
Usando il termine ‘disponibile’, che è di fatto tecnicismo degli studi
qualitativo-quantitativi sul lessico in chiave glottodidattica17, e sovraestendendolo a un fenomeno sintattico, si potrebbe dire che l’interrogativa (in)diretta tronca è un’ellissi disponibile. Vogliamo sottolineare così la sua caratteristica di ellissi dotata di «naturalezza» per il
17
Si definisce ‘disponibile’ una parola che tutti i parlanti nativi hanno a disposizione nel proprio lessico attivo e passivo, ma che di fatto raramente dicono o scrivono, ad esempio, una parola come forchetta. Il termine ‘disponibile’, usato da R. Michéa in un articolo, Mots frequents et mots disponibles,
in Les Langues modernes, 47, 1953, pp. 338-344, si è diffuso in Italia soprattutto grazie a T. De Mauro, Guida all’uso delle parole, Roma, Editori Riuniti,
1980.
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parlante comune e nello stesso tempo ribadire la sua scarsa presenza
nei testi scritti.
Nei paragrafi da § 1.1 a § 2.3 si illustreranno, attraverso esempi tratti dalla letteratura italiana, vari tipi di sluicing, forme che hanno
un’apparente somiglianza col fenomeno e lessicalizzazioni di sluicing,
mentre in § 2.4 ci si sofferma sui verbi che reggono le interrogative indirette tronche; nei paragrafi da § 3 fino alla fine si discutono i metodi
usati per cercare nei corpora casi di sluicing, si riesaminano alcuni
degli aspetti precedentemente menzionati per vederne l’uso nelle
CMC e si approfondiscono le funzioni comunicative più specificamente rivestite dallo sluicing nelle CMC, in particolare l’uso polemico.
1.1 Interrogative dirette tronche introdotte da come
Le interrogative con come presentano una caratteristica che le interrogative con dove, quando, chi, che cosa, più legate al co-testo, non
hanno18. Infatti di fronte ad un’interrogativa diretta tronca terminante con come, o piuttosto costituita dal solo Come?, vanno individuati i casi in cui l’integrazione richiesta dall’elemento interrogativo
isolato, anziché attingere al co-testo linguistico precedente in praesentia, proviene da una costruzione sintattica in absentia o ancora da un
piano diverso, legato all’analisi conversazionale. Si vedano (8), caso
di interrogativa diretta ellittica «Come [trova questo amore]?», e (9),
in cui come è comparativo e introduce un’ellissi in absentia, ma non
18
M. Barbera, in Schema e storia del Corpus Taurinense. Linguistica dei
corpora dell’italiano antico cit., p. 451, segnala tre interessanti esempi di interrogative indirette ellittiche introdotte da come. Li riproduciamo con la numerazione e la veste grafica con cui li cita Barbera:
[550a] Li cavalieri li fecero cerchio intorno domandando il | perché ; e ,
quand’ elli li vide affisati a udire , e que’ disse : | « Signori , ogni cosa tratta
de ÷lla sua natura , ma’ tutta è | perduta » . | E que’ domandaro come ; ed elli disse che il fumo de ÷ll’ | $0313$ aloe e de ÷ll’ ambra dà loro perduto il
buon odore naturale : […] . Novellino, lxxx.10, p. 312,
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un caso di sluicing. Si prendano poi in considerazione (10), dove forse
effettivamente c’è quella che con Conte 198419 chiameremmo funzione metacomunicativa, e (11) in cui come? sembra interrogare l’interlocutore più sulla sua convinzione circa la verità/plausibilità di
quello che dice che su ciò che sta facendo nel parlare. Fava20 identifica
come azioni linguistiche «il cui dominio concerne proprietà grammaticali di una frase, da un lato, e proprietà pragmatico-contestuali
legate al suo proferimento, dall’altro», una «sottoclasse di strutture
interrogative il [cui] significato di domanda si specifica ulteriormente
come atto illocutorio, cioè con riferimento a ciò che si fa nel parlare».
Ora nemmeno (12) e (13), che contengono esplicitato il verbo dire,
paiono metacomunicative nel senso di «come osi fare questa affermazione», ma piuttosto l’interrogazione verte sulla possibilità che ciò
che l’interlocutore ha detto sia vero/sia veramente accaduto.
(8) Poiché egli ha avuto questa volontà, conviene aprire l’occhio del cognoscimento; e vedere dove si trova, e come si trova, questo amore. In sé
medesimo il trova. Come [trova questo amore]? Cognoscendo sé medesimo non essere; vedendo sé non essere per se medesimo (Caterina da Siena, Lettere. 2, Alla moglie di Bernabò Visconti, 1377)
[550b] Verbigrazia : Marco Tullio , | stando ne ÷l più alto officio di Roma ,
sentìo che coniurazione | si facea per lo male de ÷l comune , ma non potea |
sapere chi [35] né come [35]. Brunetto, Rettorica, lviiij.1, p. 117,
[550c] Così furon spariti | e in un punto giti , | ch’ i’ non so dove [35] o come
[35] , | né la ‘nsegna né ‘l nome . Brunetto, Tesoretto, j.55, v. 2249, p. 253.
A proposito di che cosa sia eliso nei tre casi, si può dire che [550a] è un’indiretta tronca completabile con: E que’ domandaro come [potesse dire che era
vero che ogni cosa tratta de ÷lla sua natura , ma’ tutta è | perduta ». [550b] si
potrebbe completare con faceva coniurazione, e così [550c], il cui completamento potrebbe essere sia furon spariti, sia furon spariti e in un punto giti.
19
M.-E. Conte, Délocutivité, performativité, contreperformativité, in É.
Benveniste aujourd’hui (Actes du Colloque international du C.N.R.S., Tours,
1983), a c. di G. Serbat, Parigi, Société pour l’Information grammaticale,
1984, I, pp. 65-76.
20
E. Fava, Funzioni della frasi subordinate. Interrogative indirette, in Grande Grammatica di consultazione, a c. di L. Renzi, G. Salvi e A. Cardinaletti,
II: Il sintagma verbale, aggettivale, avverbiale. La subordinazione, Bologna, il
Mulino, 1991, p. 681.
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– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
(9) portarono me e Fede al mercato d’Alba per regalarci a me un paio di
calzoni e a lei il grembiale. Mi ricordo come [se fosse] adesso: a un banco
sulla piazza del duomo la padrona mi scelse un bel paio di calzoni rigatini e me li fece provare sopra i miei (Beppe Fenoglio, La malora, p. 107,
1955)
(10) – O misere, dove me aveti vui mandato? – Come? – respose el podestà. -Sì – dixe el cavaliero –, vui me aveti mandato in luoco dove ho trovato uno che segna uno amalato de pestilenzia, (Giovanni Sabadino degli Arienti, Novelle porretane, nov. 42, 1483)
(10a) – O misere, dove me aveti vui mandato? – Come [osi fare questa
domanda]? – respose el podestà.
(11) – A cui il monaco rispose: “Tu se’ in Purgatoro.” “Come?” disse Ferondo “Dunque son io morto?” (Giovanni Boccaccio, Decameron,
Giorn. 3, nov. 8, 1353)
(11a) A cui il monaco rispose: “Tu se’ in Purgatoro.” “Come [puoi affermare questo/come è possibile questo]?” disse Ferondo
(12) \VAL.\ Varo, eseguisti?
\VARO\ Eseguito è il tuo cenno:
Ezio morì. \FUL.\ Come! che dici? \VARO\ Al varco
L’attesero i miei fidi: ei venne; e prima
Che potesse temerne, il sen trafitto
Si vide; sospirò, cadde fra loro.
\MASS.\ . (Oh sorte inaspettata!) \FUL.\ Oh Dio! mi moro.
\VAL.\ Corri; l’esangue spoglia
Nascondi ad ogni sguardo: ignota resti
D’Ezio la morte ad ogni suo seguace.
\VARO\ Sarà legge il tuo cenno. \VAL.\ E Fulvia tace?
Or è tempo che parli. E perché mai
“Generoso monarca” or non mi dice?
14 \FUL.\ Ah, tiranno! Io vorrei… Sposo infelice!
(Pietro Metastasio, Ezio, At. 3, Sc. 8, 1728)
(13) \LUC.\ […] Perch’egli m’insegnò con tal occasione passi per avantaggiarmi nell’arte, i più rari e maravigliosi che si possano pensare.
\EUR.\ Come a dir sarebbe? \LUC.\ Non è materia da passar così a piede
asciutto: altra volta poi. (Francesco Pona, La lucerna, Sera 2, 1625)
Nel tentare di ricostruire ciò che sarebbe una possibile domanda
completa (10a) rispetto all’ellittica (10) e una (11a) rispetto a (11) si
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finisce per cercare di esplicitare l’uptake, la recezione delle parole dell’altro e, come osserva Sbisà, «l’unico modo per capire che cosa esattamente sia stato fatto [in termini di atto illocutorio] è osservare come
la conversazione prosegue»21. Diventa necessario basarsi sui turni
successivi, ma a volte può non esser sufficiente. Si è fornito appositamente per esteso il brano di Metastasio: se Come! che dici? fosse stato
proferito da Valentiniano III imperatore, avrebbe potuto essere un caso di metacomunicazione da interpretare così: «come osi fare questa
asserzione = che io ho ordinato l’uccisione di Ezio?»; ma siccome a
dirlo è Fulvia, promessa sposa di Ezio, va interpretato piuttosto così:
«come può essere accaduto quello che dici?», anche se non si può del
tutto escludere «come può esser vero quello che dici?». In ogni caso,
fortunatamente, spesso la differenza fra «come può essere accaduto»
e «come può essere vero» non ha grandi impatti sull’andamento della
conversazione reale o fittizia, come nell’esempio di Metastasio e negli
altri riportati, perché ciò che conta è «il raggiungimento di un accordo intersoggettivo fra i partecipanti pertinenti riguardo a ciò che il
parlante ha detto o fatto»22 e in tale direzione è molto più importante
stabilire se il come? ha invece un’interpretazione «come osi
chiedere/come osi asserire», un valore di contestazione del fare parlando dell’altro, strettamente collegato al suo ruolo sociale.
Nella Grande Grammatica di consultazione, vol. III23, si osserva:
«con sfumatura causale, si possono usare isolati come? come mai? come no?», ma se in esempi della CMC da noi trovati (v. oltre il § 4) si
tratta di un uso causale innestato sul piano metacomunicativo, nella
maggior parte dei casi è invece un’interpretazione che verte sul «come
può essere accaduto» e/o «come può essere vero».
21
M. Sbisà, Il ruolo dell’uptake nell’illocuzione, in Tra pragmatica e linguistica testuale. Ricordando Maria-Elisabeth Conte, a c. di F. Venier, Alessandria, Edizioni Dell’Orso, 2009, p. 194.
22
Ibidem, p. 195.
23
E. Fava, Tipi di frasi principali. Il tipo interrogativo, in Grande Grammatica di consultazione, a c. di L. Renzi, G. Salvi e A. Cardinaletti, III: Tipi di
frase, deissi, formazione delle parole, Bologna, il Mulino, 1995, p. 86.
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– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
Si veda ancora l’esempio (14), in cui si salva almeno un altro elemento della frase oltre l’interrogativo e che quindi non è uno sluicing
in senso stretto, mentre lo è il successivo E che?:
(14) \CAL.\ Or andianne da lei.
\FES.\ Come [sarebbe a dire], [andianne] da lei? E che [credi di fare]? pensi tu ch’ella sia di bordello? Andarvi ti bisogna con ordine (Bernardo
Dovizi (il Bibbiena), La Calandra, At. 2, sc. 6, 1513)
Il modo in cui Fessenio reagisce alla battuta di Calandro potrebbe,
se ci si fermasse al contesto breve dato, ammettere un completamento
«come osi dire ‘andianne da lei’?» e tale completamento metacomunicativo parrebbe rafforzato da E che?. Tuttavia abbiamo completato E
che [credi di fare]? perché Fessenio contesta a Calandro l’atto d’andare subito da Santilla, non il dire che vuole andare. Andando avanti
nella commedia, infatti, si capisce chiaramente che Fessenio non è
scandalizzato da quello che Calandro osa dire, ma è infastidito dalla
sua mancanza di tatto24.
Quando come si trova raddoppiato, come, come?, in opere teatrali
da Goldoni in poi, in discorsi diretti riportati nei romanzi e in altre
prose, l’interpretazione «dai prove o ulteriori delucidazioni circa la
verità/plausibilità di quello che dici» pare l’unica possibile.
(15) \MARIAN.\ Sì, sì, sospetti! Sapete voi che si tratta di un padre bandito e di una famiglia disterminata? \FABR.\ Come, come? Raccontatemi. (Carlo Goldoni, La scozzese, At. 4, sc. 4, 1761)
(16) Domandandomi, alcun dì dopo, s’io letto avea e che cosa parevami
24
\FES.\ (Con che grazia l’amico catta grazia!). \CAL.\ Or andianne da lei.
\FES.\ Come, da lei? E che? pensi tu ch’ella sia di bordello? Andarvi ti bisogna con ordine. \CAL.\ E come vi si anderà? \FES.\ Coi piedi. \CAL.\ So bene. Ma dico: in che modo? \FES.\ Hai a sapere che, se tu palesemente vi andasse, saresti visto. E però sono rimasto con lei, perché tu scoperto non sia e
perché ella vituperata non resti, che tu in un forziero entri e, portato in camera sua, insieme quel piacere prendiate che vorrete tutti a due. \CAL.\ Vedi
che io non v’andrò coi piedi, come dicevi. (Bernardo Dovizi (il Bibbiena), La
Calandra, At. 2, sc. 6, 1513).
“NON SI SA PERCHÉ”
227
di quell’oda, risposi che l’avea letta e che mi sembrava bellissima. – Bellissima? – soggiunse egli. – Maestà, sì, – ripigliai: – era facil cosa provargli che un re può esser buono. – Come? come? – Perdonandogli. (Lorenzo Da Ponte, Memorie Parte seconda, 1777-1792)
(17) “M’immagino che non sappia che Rodrigo è mio nipote.” “Se lo sa!
Anzi questo è quel che gli mette più il diavolo addosso.” “Come? come?”
(Alessandro Manzoni, Promessi Sposi, cap. 18, 1827)
1.2 Quando il possibile introduttore è sostantivizzato
Esempi come quelli che seguono, in cui dove, come, quando sono
preceduti da articolo, richiamano le discussioni fra linguisti, soprattutto generativisti, circa il fatto che lo sluicing sia davvero un caso di
ellissi per cui un’intera frase è cancellata eccetto l’interrogativo, e non
si debba piuttosto considerare l’interrogativo come un oggetto diretto
o indiretto del verbo che lo regge, senza postulare ellissi.
(18) questa donna veduta; la qual, per ciò che bellissima era, fisa cominciò a riguardare e cominciò seco stesso a ricordarsi di doverla avere altra
volta veduta, ma il dove in niuna maniera ricordar si poteva. (Giovanni
Boccaccio, Decameron, Giorn. 2, nov. 7, 1353)
(19) A quello poi che voi dite, che noi stessi abbiamo confessato, l’osservazioni degli astronomi grandi essere state fatte esattissimamente, vi rispondo che se voi meglio considererete il dove e ‘l quando sono state
chiamate tali, comprenderete che esatte si potevano dire quando elle fussero state anco assai più differenti tra loro di quello che state sono. (Galileo Galilei, Il saggiatore, 26, 1621)
(20) e dicendogli: “Taglia qui, e qui spiana, e scarna costì, e tanto
profonda, e tanto alza”, mostrandogli il dove e il come, gli fe’ trovar nata,
si può dir, fra le mani la mezza statua d’un Termine (Daniello Bartoli,
La ricreazione del savio, Libro 1, capo 7, 1659)
Questa sostantivizzazione mostra esempi lungo tutti i secoli25 e ri-
25
M. Barbera, in Schema e storia del Corpus Taurinense cit., dedica il §
228
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
guarda quasi esclusivamente le forme il dove, il come, il quando, il perché spesso a coppie come negli esempi (19) e (20).
Un’analisi più approfondita rivelerebbe nell’uso di questi interrogativi sostantivizzati il chiaro intento di evitare l’uso scritto di interrogative indirette tronche, forse sentito come inadatto al registro scritto
di buon livello.
Ci sono casi di verbi reggenti (si veda oltre il § 2.4) come avere idea,
rendersi conto che inducono quasi obbligatoriamente alla sostantivizzazione.
2. Interrogative (in)dirette non canoniche e lessicalizzazione di non so
chi, non so dove, non so come, chi sa dove.
Poiché la ricerca in corpora elettronici di forme ellittiche è legata alla ricerca di elementi introduttori non elisi26, abbiamo raccolto anche
esempi di interrogative indirette non canoniche.
Fava27 chiama interrogative dirette non canoniche casi come (21), in
cui il sintagma interrogativo si trova nella posizione che occuperebbe
un costituente con la stessa funzione28.
(21) Potresti incontrarla quando?
Cercando interrogativi seguiti da punto fermo, o altro segno di interpunzione delimitante una frase, ci siamo imbattuti in casi come
12.4.7.7, pp. 462-465 (e secondariamente il § 12.4.6.5, p. 443) all’inquadramento del fenomeno per il ’200.
26
La ricerca coincide spesso con l’individuazione di quelle che in qualche
caso sono delle licensing heads (‘teste che permettono l’ellissi’) nei contributi
dei linguisti generativisti sull’argomento. Si veda J. Merchant, The Syntax of
Silence, Oxford, Oxford University Press, 2001; e A. Lobeck, Ellipsis: Functional Heads cit.
27
E. Fava, Funzioni della frasi subordinate cit., pp. 688-689.
28
E perciò i generativisti lo chiamano anche ‘wh-in-situ’, si veda C. Donati, La sintassi. Regole e strutture, Bologna, il Mulino, 2008, p. 115.
“NON SI SA PERCHÉ”
229
(22), (23), (24). Differiscono dai casi di sluicing perché non siamo di
fronte a due frasi coordinate di cui la seconda ellittica, né a due frasi
indipendenti di cui la seconda è un’interrogativa diretta tronca. Siamo di fronte a sequenze che presentano due verbi, di cui uno, il secondo, è sapere, classico verbo reggente di interrogative indirette, seguito da un elemento interrogativo. Si verifica facilmente che non è
possibile integrare questo elemento interrogativo come se fosse mancante del primo verbo, perché l’elemento interrogativo e il verbo precedente stanno sotto lo stesso nodo frase, non sotto due nodi coordinati.
(22) li quali, preso il già vinto giovane, fuori della casa il portarono non
so dove *[il portarono]; (Giovanni Boccaccio, Decameron, Giorn. 5, nov.
10, 1353)
(23) Io veggo venir qua non so chi *[veggo] *[venir] *[veggo venir], e non
voglio che persona sappi queste mie cose, se non dopo il fatto. (Anton
Francesco Grazzini (il Lasca), L’arzigogolo, At. 2, sc. 5, av. 1584)
(24) Ma la mia disgrazia volle che la scala, non essendo ben fermata, rovinò meco, e io pensando potermene a casa andare, con la scala che era
di corda mi partii, e isvenni per la via non so dove *[isvenni]. (Matteo
Bandello, parte 1, nov. 15, 1554)
(25) Cambiò la foggia dei capelli, ben pettinati, ma sdegnando la moda,
talchè pareva, la sua, una testa d’altri tempi, non si sa quali (Anna Banti,
Artemisia, p. 210, 1948).
(26) Il pezzo del paracarro che s’era svitato dalla sua radice e m’era
schizzato o forse rotolato contro un piede non so come, lacerò la scarpa
(Carlo Emilio Gadda, Novelle dal Ducato in fiamme, p. 299, 1953)
Abbiamo provato a considerarle frasi interrogative indirette non canoniche, ma mentre lo spostamento di quali in (25) e di non so come in
(26), così come si vede in (25a) e in (26a), fa funzionare ugualmente
bene la frase da un punto di vista sintattico e non cambia troppo il significato ed il ruolo pragmatico degli elementi in gioco, in (22a), (23a)
e (24a) lo spostamento di non so dove, non so chi sfocia in frasi con focus almeno parzialmente diverso dalla frase di partenza.
230
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
(22a) preso il già vinto giovane, il portarono non so dove fuori della casa
(23a) Io veggo non so chi venir qua / Io non so chi veggo venir qua /
(24a) e non so dove isvenni per la via
(25a) talchè pareva, la sua, una testa d’altri tempi, quali non si sa
(26a) Il pezzo del paracarro, che s’era svitato dalla sua radice e non so
come m’era schizzato o forse rotolato contro un piede, lacerò la scarpa
Diventa quindi preferibile supporre la lessicalizzazione di non so dove, non so chi, con un grado di mobilità, dalla periferia della frase al
centro, variabile a seconda che il processo di lessicalizzazione dia luogo a sintagmi nominali o preposizionali/avverbiali, o più precisamente a unità polilessicali riconducibili a nomi o ad avverbi. Sembra infatti che le unità polilessicali derivate da sluicing conservino una memoria della posizione dell’interrogativo con cui terminano, in quanto
parte di una originaria interrogativa indiretta, e non possano quindi
esser spostate agevolmente, tanto da figurare spesso, in quanto lessicalizzate, in inciso.
Barbera nel già citato Schema e storia del Corpus Taurinense29 propone di considerare il loco-relativo dove ed il relativo indefinito chi
come pronomi doppi, da leggersi rispettivamente dove = ‘il posto nel
quale’, chi = ‘uno che’ (lettura indefinita, o relativo doppio indefinito)
e ‘quelli che’ (lettura definita, o relativo doppio dimostrativo); quindi,
considerando gli esempi qui discussi, le ipotetiche frasi interrogative
non so dove, non so chi sarebbero da parafrasare come segue:
(22b) preso il già vinto giovane, fuori della casa il portarono non so in
quale posto
(23b) Io veggo venir qua uno che non so
(24 b) e non so in quale posto isvenni per la via
Non so come presenta, sulla scorta del come isolato (cfr. § 1.1), una
maggior propensione all’uso in inciso e – qualora non lo si voglia
29
M. Barbera in Schema e storia del Corpus Taurinense cit., § 1.4.6., p. 317
e § 12.4.7.7.
“NON SI SA PERCHÉ”
231
considerare una lessicalizzazione ma un’interrogativa tronca – sembrerebbe naturale che l’eventuale reintegrazione consista non tanto
nella ripetizione anaforica di un verbo antecedente, quanto nel proverbo fare, che, essendo più generico, ha possibilità di anafora meno
ristrette.
(27) E l’anello lo buttai per fare più spicco, non so come, in faccia al giudice (Anna Banti, Artemisia, p. 14, 1948)
(27a) E l’anello lo buttai per fare più spicco, non so come [lo buttai/lo feci/riuscii a farlo], in faccia al giudice
(28) mentre me ne stavo in camera, occupato a buttar giù alcune annotazioni sopra di lei, ronzava fuori dell’uscio, avendo intuito, non so come,
l’oggetto del mio lavoro. (Vincenzo Cardarelli, Villa Tarantola, p. 111,
1948)
(28a) mentre me ne stavo in camera, occupato a buttar giù alcune annotazioni sopra di lei, ronzava fuori dell’uscio, avendo intuito, non so come
[avesse intuito/avesse fatto], l’oggetto del mio lavoro.
Per Barbera, anche se come di base non è un relativo, «pure subisce
l’influsso del paradigma dei loco-relativi»30 e si comporta come una
specie di modo-relativo, parafrasabile con ‘il modo come = nel quale’.
Nel caso di (27) e (28) sarebbe invece interpretabile come relativo (interrogativo) doppio:
(27b) E l’anello lo buttai per fare più spicco, non so in che modo, in faccia
al giudice
(28b) mentre me ne stavo in camera, occupato a buttar giù alcune annotazioni sopra di lei, ronzava fuori dell’uscio, avendo intuito, non so in che
modo, l’oggetto del mio lavoro
Volendo inquadrare la deriva verso il lessico e l’allontanamento
dallo statuto di frasi di non so chi, non so dove, non so come, chi sa dove, in un contesto di tipologia linguistica, si può ricordare che Ha-
30
M. Barbera in Schema e storia del Corpus Taurinense cit., § 12.4.7.3, pp.
452-453 e § 12.4.7.7.
232
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
spelmath31 osserva come, nelle lingue europee, alcuni marcatori di
indefinitezza combinati con pronomi interrogativi hanno preso origine da una espressione con il significato ‘non so wh-’ e varianti ‘chi sa
wh-’, ‘Dio sa wh-’. In italiano sono di certo non so che e chissà che le
espressioni più avanti sulla strada di un’ipotetica futura grammaticalizzazione, come mostrano i vari esempi in § 2.2.
L’importanza della posizione sintattica, oltre che sequenziale, in cui
si situa la sequenza sapere + interrogativo è dimostrata dall’esempio
(29), che potremmo definire un caso di sluicing incassato, perché non
siamo di fronte a due frasi coordinate di cui la seconda ellittica, né a
due frasi indipendenti di cui la seconda è un’interrogativa diretta
tronca. Siamo di fronte a una protasi anteposta e incassata tra la reggente mi pare + complementatore che e l’oggettiva non sanno da chi,
facilmente integrabile con l’hanno lassata tòrre, proprio in virtù del
fatto che la prima copia della possibile integrazione non solo precede,
ma soprattutto non è direttamente sotto lo stesso nodo sotto cui sta
non sanno da chi, come invece accade negli esempi (22), (23), (24).
(29) Gli farei la femina restituire di grazia; ma mi pare che se l’hanno,
per loro sciocchezza, lassata tra via tòrre, non sanno da chi [l’hanno lassata tòrre] (Ludovico Ariosto, Cassaria, At. 5, sc. 4, 1508)
Quando l’interrogativa indiretta tronca si trova in un inciso in posizione cataforica rispetto al verbo che andrebbe reintegrato, l’interpretazione ellittica è davvero virtuale. L’esempio (30) in cui Malaparte
mette fra virgole in inciso chi sa perché, è emblematico. Malaparte sa
benissimo che l’occhio legge chi sa perché mi guardarono, anche se dal
punto di vista sintattico si tratterebbe di un’interrogativa indiretta
tronca esterna come esemplificato in (30a).
(30) “Of course! we are not… ehm… I mean … naturalmente noi non
siamo pidocchi” disse il Colonnello Eliot arrossendo, e guardandosi in-
31
M. Haspelmath, Indefinite Pronouns, Oxford, Clarendon Press, 1997, pp.
130-133. Haspelmath parla di «grammaticalizzazione di pronomi indefiniti a
partire da clausole interrogative».
“NON SI SA PERCHÉ”
233
torno trionfalmente. Tutti scoppiarono a ridere e, chi sa perché, mi guardarono. Mi sentii pidocchio (Curzio Malaparte, La pelle, p. 232, 1950)
(30a) Tutti scoppiarono a ridere e mi guardarono. Chi sa perché [mi
guardarono].
Ancor più interessante l’esempio (31), sempre di Malaparte, che
mostra entrambi i casi (frase interrogativa indiretta in inciso una volta anaforica e l’altra cataforica) appositamente vicini in una specie di
chiasmo:
(31) era un paesaggio mitico, e in margine a quel paesaggio Andromeda
incatenata a uno scoglio piangeva, chi sa dove? [piangeva incatenata],
Perseo, chi sa dove, uccideva il mostro. (Curzio Malaparte, La pelle, p.
175, 1950).
2.1 Sluicing e lessicalizzazioni nel Primo Tesoro della lingua italiana
del Novecento
La ricerca di interrogative (in)dirette tronche nei 100 romanzi italiani racchiusi nel Primo Tesoro della lingua italiana del Novecento32 è
stata condotta nell’intento di capire se, con l’affermarsi di uno scritto
più vicino al parlato, questo tipo di ellissi aumenti nel Novecento e
nei primi anni del XXI secolo. In realtà sono emerse ben poche interrogative (in)dirette tronche e si sono trovate prevalentemente interrogative indirette tronche lessicalizzate.
Ad esempio, 9 opere presentano 14 occorrenze di chi sa perché, di
solito in inciso.
Non so come è in 59 opere con 140 occorrenze. Fra queste c’è qualche esempio di interrogativa indiretta tronca, quale è (32)33.
(32) E intanto la Perfetta, l’eletta dal Popolo Buono, stava cercando di
valicare la cerchia della città. Vagava ancora da queste parti, voleva en-
32
Primo tesoro della lingua italiana del Novecento cit.
Si noti che in questo esempio è presente anche un altro verbo introduttore di interrogativa indiretta tronca, immaginare.
33
234
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
trare nella città. Non so come [volesse entrarci]. Posso solo immaginare
perché [volesse entrarci]. (Maurizio Maggiani, Il viaggiatore notturno, p.
119, 2005)
Nella maggior parte dei casi non so come è la parte iniziale di un’interrogativa non tronca, non ellittica. Si veda l’esempio (33) con la virgola che artificiosamente isola non so come da è emerso un atto modesto, con successiva relativa riflessione de re sul significato di non so come:
(33) Non so come, dall’ingorgo di propositi che mi paralizzava è emerso
un atto modesto, grigio, da burocrate: stampare i due messaggi appena
letti – e dico “non so come” perché davvero ignoro cosa abbia dettato
questa priorità, a cosa la considerassi propedeutica. (Sandro Veronesi,
Caos Calmo, p. 134, 2006)
Fra le occorrenze di non so come, poi, sono presenti numerose occorrenze in inciso, per le quali, se non si suppone la lessicalizzazione,
l’integrazione è da fare in absentia, ad es. con un fosse successo, in
analogia a quanto già osservato nei §§ 1.1 e 1.3. Si veda in proposito
(34):
(34) Trascorsi buona parte del pomeriggio assorbito da quel lavoro da
netturbino che finì per dissolvere pian piano il clima di attesa e anche un
po’ di angoscia che, non so come [fosse successo], si era creato. (Ermanno
Rea, La dismissione, p. 137, 2002)
Non si sa come è in 22 opere con 37 occorrenze; 17 di queste sono in
inciso e la forma impersonale si direbbe contribuisca a favorire il ricorso all’integrazione in absentia, del tipo non si sa come [sia successo]. Ben 3 su 4 delle occorrenze presenti nei Racconti di Moravia sono
di questo tipo.
Non si sa perché è in 11 opere con 14 occorrenze con identica propensione a favorire il ricorso all’integrazione in absentia. Esemplare a
questo proposito è il passo (35) di Gadda, da cui abbiamo tratto il
nostro exergo, da contrastare con gli esempi (36) e (37), classici casi di
interrogative indirette tronche.
(35) “Ma tutte le ragazze, non si sa perché [accada], gli muoiono dietro…
“NON SI SA PERCHÉ”
235
: e poi, si sa, quando c’è l’automobile…”. Il “non si sa perché” è la chiave
di volta dei più complessi sistemi giustificanti il Mondo: ed è perciò adoperatissimo dai metafisici della morale (Carlo Emilio Gadda, Novelle dal
ducato in fiamme, p. 126, 1953).
(36) e un istinto misterioso lo aveva guidato nei suoi luoghi, come un uccello migratore ritorna negli stessi posti e non si sa perché [ritorni negli
stessi posti]. (Carlo Sgorlon, L’armata dei fiumi perduti, p. 303, 1985)
(37) il giorno prima si era portato con le sue truppe fino a Porta Romana
e se avesse dato assalto al Castello, di sicuro Milano sarebbe caduta; ma
lui, il duca, se n’è tornato indietro e non si sa perché [se ne sia tornato indietro]. (Maria Bellonci, Rinascimento privato, p. 409, 1986).
Non so dove è in 23 opere con 33 occorrenze, non sa dove in 9 opere
con 11 occorrenze: quasi tutte queste occorrenze sono vere interrogative, parecchie non tronche. Si veda l’esempio (38) in cui Arbasino
mette sia l’interrogativa indiretta tronca, sia l’altro tipo di ellissi che
segue l’interrogativa34, stilisticamente al servizio della laconicità del
personaggio che parla «con un numero di frasi non eccedenti l’indispensabile».
(38) e gentilmente ci parla, ma con un numero di frasi non eccedenti l’indispensabile, ci informa che il padrone di casa è in viaggio, non sa dove
sta viaggiando, né [sa] quando tornerà. (Alberto Arbasino, L’anonimo
lombardo, p. 273, 1960)
Non si sa dove è in 11 opere con 16 occorrenze in gran parte non ellittiche o con uso lessicalizzato, come in (39) e (40). Anche l’esempio
(41) è da analizzare come (22), (23), (24), cioè come una lessicalizzazione o come casi di dove pronome doppio, mentre (42) è più intrigante, perché lo stile paratattico adottato qui da Bevilacqua apre la via
sia ad un’interpretazione come sluicing, esemplificata dall’integrazione in (42), sia ad un’integrazione come in (42a), con non si sa dove lessicalizzato e uno sta implicito, proprio non detto, diverso anche da
un’ellissi in absentia.
34
Ellissi del SV in frasi coordinate, più pronome soggetto nullo.
236
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
(39) questi fantomatici ferrovieri, questi viaggiatori catarrosi in attesa di
non si sa qual partenza verso non si sa dove… (Tommaso Landolfi, A caso, p. 186, 1975)
(40) Bonghi scosse la sua grossa testa: “La sua parte di conto è stata prelevata, per essere trasferita non si sa dove. Questa è l’unica cosa certa.”
(Giuseppe Pontiggia, La grande sera, p. 313, 1989)
(41) Wolfgang era non si sa dove: e, se il suo corpo si piegava dolcemente
verso la tastiera, quel corpo non era più di carne. (Enzo Siciliano, I bei
momenti, p. 64, 1998)
(42) Facci caso, lei ride come sempre non crede mai, le ripeto facci caso,
quando succede un delitto sparisce, fa la spia alla polizia, interi giorni
non si sa dove [sparisce], mi piace questa idea del silenzio di una spia,
perciò lo dico. (Alberto Bevilacqua, L’occhio del gatto, p. 138, 1968)
(42a) quando succede un delitto sparisce, fa la spia alla polizia, [sta] interi giorni non si sa dove.
2.2 Non so che, non so che cosa
L’archetipo di tutti i non so che si può trovare in una poesia del celebre trovatore Raimbaut o Rambaldo d’Aurenga35: conosciuta come
Non sai que s’es.
L’italiano non so che nel Primo Tesoro della lingua italiana del Novecento appare in 57 opere con 159 occorrenze, la stragrande maggioranza delle quali formata da interrogative non ellittiche e da un grande numero di non so che come locuzione aggettivale, parafrasabili con
‘imprecisabile, indefinibile’, ‘non so quale’, ‘un/a certo/a’, ‘qualche
imprecisato/a’. Anna Maria Ortese in Poveri e semplici del 1967 ne
inanella ben 15:
35
Signore di Orange vissuto tra il 1140-1147 ca. ed il 1173; il verso completo è il seguente: Escoutatz, ma non sai que s’es / senhor, so che volh comensar –
cfr. K. Bartsch, Chrestomathie provençale (X°-XV° siècles), sixièmen édition
entièrement refondue par Eduard Koschwitz, Marburg Elwert 1904, Slatkine, Laffitte Genéve Marseille, 1973, pp. 71-74.
“NON SI SA PERCHÉ”
237
(43) Se poi, come a quell’ora spesso capitava, squillava il telefono, e Roy
si affacciava a dirci che il Barone era desiderato, ci prendeva non so che
eccitazione; si aveva, Sonia e io, l’impressione, molto strana in verità, che
da quel telefono dovesse venirci un giorno non so che notizia straordinaria (Anna Maria Ortese, Poveri e semplici, p. 22, 1967).
In 6 delle 159 occorrenze siamo di fronte alla sostantivizzazione
preceduta da articolo indefinito, un non so che, mentre l’unico esempio di il non so che si trova in Danubio di Magris. Ma non è necessario
che ci sia l’articolo perché non so che equivalga a un nome polilessicale dal significato ‘qualcosa di imprecisato’, come in (46), (47)36:
(44) Pareva come che fosse successo qualcosa, una disgrazia o una festa,
tutt’a un botto: non era solo una serenata, ma un non so che, che metteva
addosso un po’ di inquietudine, tanto era improvvisa, appassionata,
sperduta là, fuori rotta, tra i cortili. (Pier Paolo Pasolini, Una vita violenta, p. 186, 1959)
(45) Una visione religiosa come quella di Rodolfo II […] rispetta anche
“il non so che”, l’individualità irregolare e difforme, in quanto il senso
della trascendenza religiosa impedisce di farsi un idolo delle gerarchie
terrene e rimanda a un piano superiore, sul quale anche quell’eccezione
trova il suo posto (Claudio Magris, Danubio, p. 82, 1987)
(46) Speri ti si apra la testa, mi dicesti. Ebbene, ci troverai segatura. E se
ti spacchi il petto, al posto del cuore scoprirai d’avere non so che “.”Una
pietra… “, egli disse, sorridendo. “Nemmeno, una pietra è già qualcosa
con troppo sentimento “. (Vasco Pratolini, Un eroe del nostro tempo, p.
229, 1949)
(47) Perciò ha questa bellezza disfatta dal sonno, dalle pillole per dormire o da non so che. Così, con la testa livida e rapace, appariva in vestaglia
tra gli avanzi della sera prima, i piatti sporchi, le sigarette a mucchi,
scrutava il salone con odio (Alberto Bevilacqua, L’occhio del gatto, p.
101, 1968)
36
Mentre in (48) la presenza di cosa dopo che blocca tale parafrasi. E d’altra parte (48) si presta a essere cambiata in (48a) Non so che cosa le dissi.
238
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
(48) Le dissi che la colpa era sua; che, se anche Rosetta non si ammazzava, la colpa era sua. Le dissi non so che cosa. Mi pareva di aver ragione e
di potermi vendicare. (Cesare Pavese, La bella estate, p. 341, 1950)
(49) – Cosa non credi? – Che tu sia come gli altri. – E perché?
Non saprei: C’è in te qualcosa di troppo non so che [sia], o di troppo poco
non so che altro [sia].
- Non potresti parlare più chiaramente?
- Se ci tieni!… Insomma, colle donne non ce la fai. … (Tommaso Landolfi, A caso, p. 106, 1975)
Le ricerche tramite computer portano a far affiorare anche casi meno pertinenti, da vagliare manualmente, come (50), nel quale si riscontra l’uso da parte di Gorresio di un tratto di italiano popolare:
Morì non so che giorno per morì in non so quale giorno. In (51) ci troviamo di fronte a una sequenza che non è composta da non so che, ma
da io di russo non so che un centinaio di parole col significato ‘di russo
so solo un centinaio di parole’.
(50) Allora fu ferito e prima di arrendersi fece inutilizzare le armi che ancora funzionavano. Morì, non so che giorno esattamente, nel campo di
smistamento di Krinovaja; c’era arrivato un pomeriggio, e il giorno dopo non ne ripartì. (Vittorio Gorresio, La vita ingenua, p. 254, 1980)
(51) Il vecchio col fucile ci rivolgeva delle domande che non capivamo:
io di russo non so che un centinaio di parole, e nessuna di esse si attagliava alla situazione, ad eccezione di “ italianski (Primo Levi, La tregua, p.
158, 1963)
2.3 Chissà chi, chissà perché
Osserva il dizionario Sabatini-Coletti37 che chissà «viene anteposto
a pron. e cong. quali se, quando, mai, dove, come, chi, che, cosa, ecc.,
che introducono frasi apparentemente interrogative, in realtà escla-
37
V. Coletti e F. Sabatini, Il Sabatini-Coletti. Dizionario essenziale della lingua italiana, Milano, Rizzoli Larousse, 2007.
“NON SI SA PERCHÉ”
239
mative»: e aggiunge che «Con valore frasale, col sign. di “forse”, isolato da pause, anteposto o posposto alla frase, ne rafforza il contenuto di ipotesi: […] nelle risposte ha spesso valore elusivo: “Verrai alla
partita?” “Chissà!”».
L’univerbazione di chi sa in chissà38 sembrerebbe dunque un ulteriore passo nel processo di lessicalizzazione delle interrogative tronche,
ma in realtà sono presenti nelle raccolte che abbiamo consultato anche casi di sluicing veicolati da chissà chi, chissà perché. Si confrontino
gli ellittici chissà chi in (52) e chissà perché in (53) e il lessicalizzato
chissà chi in (54). L’esempio (55) è riportato come testimonianza dei
numerosi usi della locuzione essere chissà chi.
(52) “Lei lo ha raccolto, dopo tutto, lo ha fatto battezzare…”. “No,
niente battesimo, perché è turca: e perché lo avevano già battezzato…
chissà chi [l’aveva battezzato]…”. La voce le smorì, chinò il capo, rifletté
un attimo, seria. “Beh!, sì, l’opera buona l’avrà fatta, lo ammetto” (Carlo Emilio Gadda, Novelle dal ducato in fiamme, p. 304, 1953)
(53) Come batteva forte il cuore a lui! come era squisita e trepidante la
gioia di quel momento! Ma allorché si rividero l’indomani non era più la
stessa cosa. Chissà perché [non era più la stessa cosa]?… Essi avevano assaporato il frutto velenoso della scienza mondana; il piacere raffinato
dello sguardo e della parola scambiati di nascosto in mezzo a duecento
persone (Giovanni Verga, Novelle rusticane Di là dal Mare, 1883)
(54) Dramma di queste donne, tra il figlio di chissà chi, ma che è pur
sempre la loro creatura, i voti, l’ordine, ecc. (Corrado Alvaro, Quasi una
vita, p. 230, 1951)
(55) “Sempre siete stati di quelli che si appartano, come se foste chissà
chi… Bella razza di amici…” lamenta ancora l’avvocato, funebre: “Tornate dentro, vedrete che invenzioni, stasera … Tornate!, o piglio la doppietta e vi impallino il sedere” (Giovanni Arpino, L’ombra delle colline,
p. 250, 1964)
38
Chissà nella BIZ Biblioteca Italiana Zanichelli cit., ha la sua attestazione
più antica nella Novella del grasso legnaiuolo, 1490.
240
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
2.4 Predicati reggenti le interrogative (in)dirette tronche
In teoria tutte le classi di predicati reggenti elencati da Fava39 potrebbero dar luogo a casi di interrogative (in)dirette tronche; forse eccettuato dubitare, ma in pratica, oltre a valere le restrizioni menzionate dalla stessa Fava, è davvero raro trovare un verbo diverso da sapere, e la lessicalizzazione delle espressioni che lo contengono ne è di
fatto la conferma.
Abbiamo visto in (32) l’uso di immaginare; le ricerche nei corpora
elettronici, ricerche non partite dal verbo reggente, ma dall’elemento
interrogativo che fa da «chiusa», ci hanno subito mostrato che le interrogative tronche con verbi reggenti diversi da sapere sono virtualmente possibili, e disponibili, ma davvero rare.
Qui di seguito elenchiamo e brevemente commentiamo i pochi
esempi trovati nella BIZ e nel Primo tesoro con immaginare, domandare, chiedere, vedere, dire, capire.
Nell’esempio (56) troviamo un caso classico di sluicing retto da immaginare e in (57) un caso di interrogativa diretta con lo stesso verbo.
In (58), (59), (60) e (61) vediamo domandare e chiedere usati come reggente di interrogativa diretta tronca.
(56) \VAL.\ Io ho pur inciampato in un fil di paglia, e in quel si può dire
fiaccato il collo. Io sono stato assalito dal mio signore con fatti e con parole, né mi so immaginare perché. (Pietro Aretino, La cortigiana, At. 4,
sc. 7, 1526)
(57) Non potei finire; Lucio irruppe, furibondo, nella camera, e il resto
te lo puoi immaginare.
- E come? – esclamò Gigi Mear, – tu, col tuo spirito. (Luigi Pirandello,
Scialle nero, Amicissimi, 1922)
(58) «La ringrazio tanto: mi ha fatto fare una bella figura nel Consiglio.
Di che male è morto il padre di questo ragazzo?».
39
E. Fava, Funzioni della frasi subordinate. Interrogative indirette cit., pp.
700-702.
“NON SI SA PERCHÉ”
241
Demetrio, come se gli saltasse in corpo un razzo, fece un altro passo,
quasi un salto, collocò la roba su una sedia e domandò:
«Perché?».
«Domando a lei di che male è morto il padre di questo ragazzo, perché
doveva informarmi, era dover suo, e non permettere che una persona rispettabile andasse a raccomandare a persone rispettabili il figlio di uno
che si è impiccato per debiti. (Emilio De Marchi, Demetrio Pianelli, 4, 4,
1890)
(59) Ma chi fosse l’amante della Ruscalli nessuna le sapeva dire. La Leo
parlava un giorno di certi doni ricevuti dall’amazzone: ella domandò:
“Da chi?”
“Non so; non rammento… Me ne ha parlato Anna Sortino.” (Federico
De Roberto, Illusione, 2, 2, 1891)
(60) Lucrezia, impallidita, teneva gli occhi bassi, strappando la frangia
della poltrona; il principino Consalvo, seduto vicino alla zia, domandò:
“Perché l’uva?”
“Perché?… Perché pretendevano il consenso reale all’istituzione del
maiorasco! E non avendolo ottenuto si sono buttati coi sanculotti!” (Scipio Slataper, Il mio Carso, 3, 2, 1912)
(61) Noi dobbiamo spasimare sotto la nostra piccola possibilità umana,
incapaci di chetare il singhiozzo d’una sorella e di rimettere in via il
compagno che s’è buttato in disparte e chiede: “Perché?”. (Scipio Slataper, Il mio Carso, parte 3, 2, 1912)
Di seguito ai predicati epistemici, a cui appartengono sapere, ricordare, rendersi conto, troviamo, in numero comunque esiguo, i predicati di richiesta sia propriamente illocutivi, chiedere, domandare, sia di
atteggiamento proposizionale, chiedersi, interrogarsi.
Ad esempio su 97 occorrenze della locuzione verbale rendersi conto,
nel Primo tesoro, nemmeno una regge un’interrogativa tronca. L’esempio più vicino che abbiamo trovato è (62). Su 24 occorrenze di
non capisco perché solo una è un caso di sluicing, riportato in (63).
(62) la donna ha vicino un meccanismo guasto di cui non conosce il funzionamento per potervi riparare, e neppure per rendersi conto del perché.
Da quel giorno, due esseri destinati a vivere insieme dovranno sistemare
ciascuno per proprio conto un’esistenza, come due isole fra le quali non
esisterà una relazione (Aldo Palazzeschi, I fratelli Cuccoli, p. 315, 1948)
242
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
(63) Lei insisteva: “E sei venuto con questo tempaccio? Proprio non capisco perché: ma ti senti bene?, di’ la verità” (Michele Prisco, Una spirale di
nebbia, p. 218, 1966)
Le espressioni non capisco come, non vedo perché, mi chiedo totalizzano nel Primo Tesoro un centinaio di occorrenze fra tutte e tre, ma
non presentano casi di interrogativa tronca. (Ci) si chiede (perché)
raggiunge le 50 occorrenze e mostra due casi di sluicing:
(64) questa specie di salotto Verdurin rionale si sta formando, e ci si
chiede perché. (Alberto Arbasino, L’anonimo lombardo, p. 488, 1960)
(65) Yitzhak Katzenelson, poco prima di venire deportato ad Auschwitz,
descrisse in un “cantare” la stupefazione dell’uomo che vede morire il
suo popolo, moglie, figli, parenti e si chiede perché senza trovare risposte.
(Eraldo Affinati, Campo del sangue, p. 143, 1997)
Mentre le interrogative indirette non tronche oltre che da verbi possono essere rette da nomi quali domanda, richiesta, scoperta, l’eventualità che un nome di quel tipo possa reggere un fenomeno di sluicing non è esclusa, ma è certo poco probabile e con conseguenze sul
piano semantico-pragmatico. Modifichiamo per dimostrarlo l’esempio (5):
(5a) Artemisia vuol scrivere una lettera lunga e riposata, ma si chiede a
chi [scriverla]
(5b) ?Artemisia vuol scrivere una lettera lunga e riposata, ma si pone la
domanda a chi
(5c) ?Artemisia vuol scrivere una lettera lunga e riposata, ma la domanda è a chi
(5d) Artemisia vuol scrivere una lettera lunga e riposata, ma ci si pone la
domanda a chi
La minor attitudine dei verbi supporto + nome a reggere un’interrogativa tronca va indagata: ovviamente quando non esiste l’equivalente verbo univerbato l’uso può esser naturale40, ma si potrebbe fin
40
Come, ad esempio, con hai/avete idea che non ha un equivalente in idea-
“NON SI SA PERCHÉ”
243
d’ora supporre una ragione di pianificazione retorica. Se con la tronca voglio ottenere un certo effetto, e la brevità del verbo sapere alla
prima e terza del presente indicativo non è particolare insignificante,
con la costruzione a verbo supporto ottengo piuttosto un effetto opposto.
Il nome da solo come in (5c) ha poi l’inconveniente di spostare il
soggetto psicologico della tronca da Artemisia a una parafrasi quale
(5d), cioè di far passare dal domandarsi proprio del soggetto grammaticale e psicologico Artemisia, all’atteggiamento proposizionale di
altri, forse il lettore, o il narratore onnisciente, o entrambi.
2.5 Interrogative indirette tronche in poesia: non so come
Le ricerche hanno mostrato come un luogo preferenziale per le interrogative indirette in poesia sia la fine del verso, dove forniscono
prezioso materiale per rime in -ando, -ome, -ove, sia altri luoghi in cui
si incistano lessicalizzazioni, in primis non so come, per raggiungere
un certo numero di sillabe.
Non so come, in quanto interrogativa indiretta tronca, è piuttosto
presente anche in poesia, all’inizio (66), al centro (71), alla fine del
verso (70), come un inciso lessicalizzato, talvolta abbastanza avulso
dal resto del componimento da apparire un porta-rima.
Partiamo da un caso in cui riempitivo non è, cioè l’esempio (66)
tratto da Dante, e confrontiamolo con l’esempio (67) tratto da Pulci e
confrontiamo quest’ultimo con il suo lessicalmente, ma non funzionalmente simile, omologo bembesco (68), cui la posizione in chiusa di
sonetto preclude funzioni di zeppa, così come la posizione in fine di
scena farebbe escludere tali funzioni nell’esempio di Metastasio (69).
Finiamo con un esempio leopardiano (71) di inciso al centro del verso, e con un esempio tratto da Corazzini (72), in cui l’interpunzione
invita per metà, con la virgola dopo come, a una lettura da inciso
re, là dove fare una domanda o una scoperta l’hanno in domandare o scoprire,
questioni di azionalità a parte.
244
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
troncato, per l’altra metà, senza virgola di seguito a poi, invita a una
lettura non tronca, non ellittica.
(66) Trema forse più giù poco o assai;
ma per vento che ‘n terra si nasconda,
non so come, qua sù non tremò mai
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio 21, 55-57)
(67) – Io credo che Macon qua ti mandassi
per mio amor sol, ma non so come o quando,
ché sempre disiato ho di vederti.
Ma in altro modo qui vorrei tenerti. (Luigi Pulci, Il Morgante, Cantare
13, 10, 1481)
(68) e crebbe alor che ’l bel fianco girando
mi vide, e tinse il viso, e poi non tacque:
- Tu pur qui se’, ch’io non so come o quando. (Pietro Bembo, Rime, 11,
1530)
(69) \CLEOF.\ In faccia ad Alessandro
30 Mi perdo, mi confondo; e non so come…
(Pietro Metastasio, Alessandro nell’Indie, At 1, sc. 12, 1729)
(70) Ora non n’ho pur uno, e non so come,
se non mi son da i prencipi rubbati:
che questi frutti sono i più aspettati
da i becchi, poiché questo è il lor cognome. (Niccolò Franco, Priapea,
1541)
(71) E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de’ provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano (Giacomo Leopardi, Il passero solitario, 20-24,
1831)
(72) Io, vedi, soffro molto,
e più soffro e più sento
che soffrirei; se ascolto
il mio vaneggiamento
continuo, senza tregua,
senza un breve momento
di pace, e se dilegua
“NON SI SA PERCHÉ”
245
poi non so come, pare
che l’anima lo segua
oltre il cielo, oltre il mare. (Sergio Corazzini, Poesie, 11-20, 1904)
Ci agganciamo a questa osservazione sull’interpunzione, per dire
subito che molto più numerose attraverso tutta la letteratura poetica
italiana, come si è già visto per quella in prosa, sono le interrogative
dirette tronche, confortate negli ultimi secoli dalla certezza di un’interpunzione autoriale, di una «triturazione sintattica» come la chiama Mortara Garavelli41, voluta dall’autore e non possibile frutto di
brillanti scelte filologiche, tese a enfatizzare il troncamento. Si vedano
gli esempi (73), (74), (75): non si può certo negare che l’occhio ha una
parte non indifferente nel farci «vedere» ellissi anche per via dell’interpunzione, almeno nei primi due esempi.
(73) Dice la parola de l’Evangelio: In peccatis vestris moriemini. Dunque
seguirebbe che così dovesse essere. E io ti dico: Che? Ben che Dio dica,
non ti puo’ tu salvare? Certo sì, ché, ben che dicesse a Pietro che ‘l rinegherebbe, e a Giuda che ‘l tradirebbe, non era che Pietro non avesse possuto fare il contrario, e così Iuda (Franco Sacchetti, Le sposizioni dei
Vangeli, die XIII, 3, 1381)
(74) Signori, saccio ca moita iente me teo in vocca per questo che dico e
faccio, e questo perché? Per la invidia. (Anonimo Romano, Cronica, cap.
18, 15, sec. XIV)
(75) Fora me chiamo. – Che?! – Ffora me chiamo. –
Nun tanta presscia, amico, ch’è abbonora. –
Io te dico c’ho vvinto. – A cche? a la mora?
Ma cc’hai vinto? li zzoccoli d’Abbramo? – (Giuseppe Giacchino Belli,
Sonetti, Son. 2185, vv. 1-4, av. 1863)
2.5.1 Altre interrogative tronche in poesia
Oltre a non so come, si trovano altri casi di interrogative tronche più
41
B. Mortara Garavelli, Prontuario di punteggiatura, Bari, Laterza, 2003,
pp. 61-62.
246
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
«poetiche», meno lessicalizzate, con verbi reggenti diversi da sapere;
un verbo è ad esempio vedere, che si ritrova nel contesto di Dante
(76), e un altro verbo è dire nel passo riportato in (77) di Cecco d’Ascoli, che si serve di non ti dico quali per rimare con animali. Seguono
altri due esempi, uno con dire (78), tratto da Il Morgante del Pulci,
mentre l’altro, il (79), mostra che Matteo Maria Boiardo nell’Orlando
Innamorato preferisce sostantivizzare il dove.
(76) Io veggio che tu credi queste cose
perch’io le dico, ma non vedi come;
sì che, se son credute, sono ascose
Fai come quei che la cosa per nome
apprende ben, ma la sua quiditate
veder non può se altri non la prome.
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso 20, 88-93)
(77) “Perché in un tempo più la morte uccide
D’esti animali che non fa di quilli?”
Dico che il cielo le specie divide.
Con questa question degli animali
In n’ho campati già ben più di mille
Da povertate: non ti dico quali.
(Cecco d’Ascoli, L’Acerba, Lib. 4, cap. 8, 13, av. 1327)
(78) E’ si sentiva in terra e in aria zuffa,
perché Astarotte, non ti dico come,
e Farferello ognun l’anime ciuffa:
e’ n’avean sempre un mazzo per le chiome,
e facean pur la più strana baruffa (Luigi Pulci, Il Morgante, Cantare 27,
51, 1481)
(79) Ma poi che la chiara alba era levata,
E vide del baron le triste prove,
In groppa gli montò disconsolata,
E se saputo avesse andare altrove,
Via volentieri ne serebbe andata;
Ma, come io dico, non sapeva il dove.
Malinconiosa e tacita si stava:
Il conte la cagion gli domandava.
(Matteo Maria Boiardo, Orlando Innamorato, Lib 1, Can. 24, 16, 1483)
“NON SI SA PERCHÉ”
247
Grazie al Vocabolario della Poesia italiana del Novecento42, che contiene le concordanze delle poesie di 16 poeti italiani, è stato agevole
trovare altri casi di sluicing poetici novecenteschi, quali (80), (81) e
(82) da Montale e Pasolini.
(80) Il mio sogno non è nella primavera
L’età di cui ci parlano antichi tabulari,
e non è nelle ramaglie che stentano a mettere piume,
e non è nel tinnulo della marmotta
quando s’affaccia dal suo buco,
e neanche è nello schiudersi delle osterie e dei crotti
e non è nell’illusione che ormai più non piova
o pioverà forse altrove, chissà dove. (Eugenio Montale, Satura, Le stagioni, v. 17, 1971)
(81) Nei miei primi anni abitavo al terzo piano
e dal fondo del viale di pitòsfori
il cagnetto Galiffa mi vedeva
e a grandi salti dalla scala a chiocciola
mi raggiungeva. Ora non ricordo
se morì in casa nostra e se fu seppellito
e dove e quando. Nella memoria resta
solo quel balzo e quel guaito né
molto di più rimane dei grandi amori
quando non siano disperazione e morte. (Eugenio Montale, Quaderno di
quattro anni, 1977)
(82) Eh, uccellaccio dormiente! grigio come il fango,
bianco come il sole delle dieci del mattino, col capo innocentemente senza vita sotto l’ala,
io non so dove, non so come – ma so che ci sei. Anzi,
direi che, nel tuo silenzio mattutino, nella tua assenza, la
voglia di morire è ancora più chiara.
(Pier Paolo Pasolini, Poema per un verso di Shakespeare, 1964)
Ci piace infine ricordare che l’interrogativa (in)diretta tronca, oltre
a motivare il «bianco di dialogato» richiamato da Tonani43 per il ro-
42
G. Savoca, Vocabolario della Poesia italiana del Novecento, Bologna, Zanichelli, 1995.
43
E. Tonani, Il romanzo in bianco e nero. Ricerche sull’uso degli spazi bian-
248
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
manzo – ovviamente presente nel copione teatrale, si veda l’esempio
(83) – si presta a farlo supporre anche se non c’è, come abbiamo argomentato in relazione ad un esempio di Malaparte, il (30), e ad altri di
altri autori nel § 2.1.
E se c’è davvero questo bianco, ed è un bianco di pagine, come nell’esempio (84), costituito dal rapporto sintattico fra il titolo di un capitoletto e il titolo del capitoletto successivo, l’interrogativa tronca Io
dico, poi perché? rende molto coeso questo bianco, ne fa una colla che
tiene elasticamente giustapposti i due pezzi, al di là del meccanismo
di scissione che Tonani vede anche tipograficamente in Uno, nessuno,
centomila.
(83) \DONATA\ Mi pare che alle bestie, per non perderle, si usa fare un
marchio sull’anca.
\ELJ\ Ma che paragoni!
\DONATA\ Tu me l’hai fatto alla nuca.
\DOTTORE\ E fortuna che l’istinto lo portò a farglielo! Sareste annegati tutti e due. Soltanto non capisco come lì…
\ELJ\ E dove?
\DONATA\ Eh, ma alla gola sarebbe stato peggio! (Luigi Pirandello,
Trovarsi, Atto 2, 18-23, 1932)
(84) Medico? Avvocato? Professore? Deputato?
Io dico, poi perché?
(Luigi Pirandello, Uno, nessuno, centomila, titoli dei libri 6.4 e 6.544,
1925)
3. Una forma di ellissi disponibile ma non frequente
Un’analisi preliminare condotta sulle opere, di vari secoli, presenti
nella LIZ, ha confermato che le interrogative (in)dirette tronche sono
presenti lungo tutta la produzione letteraria italiana, ma negli ultimi
chi e dell’interpunzione nella narrativa italiana dall’Ottocento a oggi, Firenze,
Cesati, 2010, pp. 126-127.
44
Usiamo la numerazione dei capitoli data dalla BIZ.
“NON SI SA PERCHÉ”
249
secoli aumentano le interrogative dirette tronche, di pari passo con l’imitazione del dialogo orale.
Volendo osservare il comportamento di questo tipo di ellissi nel
Novecento, e nei primi anni del XXI secolo, si è condotta un’analisi
nei 100 romanzi italiani racchiusi nel Primo Tesoro della lingua italiana del Novecento45 a cura di Tullio De Mauro, trovando prevalentemente interrogative indirette tronche lessicalizzate. Spingendo
l’analisi all’interrogazione di corpora in linea, costituiti da testi mediati dal computer, si ha una conferma che la presenza di questa forma di ellissi, soprattutto dell’interrogativa diretta tronca, è legata a situazioni comunicative scritte che ricreano la conversazione faccia a
faccia.
3.1 Che cosa si trova e come nella CMC
Che parte del discorso è l’introduttore di interrogativa tronca? Se
consideriamo che nella loro forma piena sarebbero delle interrogative
indirette, in costruzioni coordinate sindetiche (con le congiunzioni e e
ma) o asindetiche, gli introduttori vanno considerati come congiunzioni quando si tratta di perché, come, quando, come pronomi interrogativi per dove, chi, che (cosa)46. Interrogazioni in corpora etichettati
per parti del discorso formulate richiedendo, ad esempio, la visualizzazione dei contesti che presentano «un segno di interpunzione seguito da almeno un verbo nelle 3 parole immediatamente successive, seguito a sua volta da un pronome interrogativo nelle 10 parole successive, pronome interrogativo immediatamente seguito da un punto fermo o interrogativo»47, non ha dato come risultato parole diverse da
45
Primo Tesoro della lingua italiana del Novecento cit.
M. Barbera, Schema e storia del «Corpus Taurinense». Linguistica dei
corpora dell’italiano antico, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2009, affronta il
problema discutendo dell’annotazione per parte del discorso di come, che,
chi, quale, quando, quanto, perché rispettivamente nei paragrafi 12.4.7.,
11.4.2., 11.4.3., 11.4.5., 11.4.7., 11.4.9., 12.4.6.
47
Per chi fosse interessato, la query formale introdotta nel motore di ricer46
250
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
quelle elencate poco sopra. Anzi problemi interni all’etichettatura per
parti del discorso di certi sistemi di ricerca hanno imposto una ricerca
per parole specifiche come quella condotta sui corpora non etichettati
per parti del discorso. In particolare l’etichettatura automatica ha finito per appiattire le differenze interne al testo, classificando come interrogativo indistintamente tutti i come, quando, dove, chi e che cosa,
lasciando fuori soltanto il perché. In secondo luogo in quanto l’etichettatura non riconosce lemmi non appartenenti al dizionario, etichettandoli come «unknown»; avrebbe pertanto escluso tutte le grafie
alternative (perkè, xke, ecc…)48, particolarmente numerose nella lingua dei newsgroup.
Abbiamo cercato sia interrogative precedute a loro volta da segni di
interpunzione, sia introduttori di interrogative tronche precedute da
congiunzione. Di seguito illustreremo i risultati della ricerca emersi
dalle interrogazioni dei NUNC (Newsgroup UseNet Corpora49, suite
di corpora di messaggi di newsgroup in rete, d’ora in poi: NG) in
quanto altri corpora permettevano minori possibilità di ricerca.
Pur disponendo di corpora come i NUNC che offrono la possibilità
di effettuare una ricerca per parti del discorso e che consentono interrogazioni particolarmente complesse ed approfondite, non è stato
possibile formulare query50 specifiche che riuscissero a elicitare solamente le interrogative tronche. La ragione di questa difficoltà non risiede nella strutturazione del corpus, ma dipende dal fatto che non
ca (CQP) del corpus è: [pos=’SENT’|pos=’PON’][]{0,3}[pos=’VER.*’][!pos
=’SENT|PON’]{0,10}[pos=’PRO:inter’][word=’\?’]
48
Tuttavia l’assegnazione della parte del discorso, che dipende da calcoli
di trigrammi, restituisce spesso la parte del discorso corretta anche per forme graficamente errate come xche/perkè/xke.
49
Ci riferiamo ovviamente alla sezione in lingua italiana, NUNC-IT 1+2,
comprendente 237.401.299 token e liberamente interrogabile online a partire
dal sito: http://www.bmanuel.org/projects/ng-HOME.html insieme a risorse
disponibili per altre lingue (cfr. inoltre il link http://www.corpora.unito.it/index_nunc.php per un indice in italiano delle risorse).
50
Il termine ‘query’ indica in ambito informatico l’interrogazione mirata
di una banca dati o, nel nostro caso, di un corpus.
“NON SI SA PERCHÉ”
251
siamo in grado di definire l’interrogativa tronca come composizione
univoca, per quanto complessa, di parti del discorso. Si è dovuto
quindi decidere tra una query più lasca che comprenda anche risultati
che non sono interrogative tronche, dando origine a dei falsi positivi,
risultato dunque da rifinire in seconda battuta, e una query più ristretta che inevitabilmente lascia fuori alcuni risultati.
A maggior ragione vale questo discorso per raccolte di testi e basi di
dati che non siano corpora51 e che quindi non offrano le potenzialità
di ricerca dei NUNC.
3.2 Predicati reggenti le interrogative (in)dirette tronche
Rispetto ai predicati reggenti esaminati da Fava52, le ricerche sui
NUNC hanno mostrato come la già relativa frequenza delle interrogative tronche sia inoltre limitata anche nella varietà dei verbi che
precedono gli introduttori. La quasi totalità dei risultati, pur escludendo usi cristallizzati, è infatti limitata alle seconde persone o a forme impersonali del verbo sapere, di sue eventuali parafrasi colloquiali
(hai/avete idea) o cortesi (mi puoi/potete dire), o ancora a interrogative
retoriche (come ti chiedi e indovina):
(85) Speravo di trovare indicazioni su nuove tecnologie e / o metodologie
d ’ intervento nel primo soccorso . ( Non chiedetemi quali , perché se
sono nuove non le conosco …. sicuramente leggendo la NG non ho
trovato nulla di recente ) .
Il fatto non stupisce analizzando i risultati, che mostrano come l’in-
51
Per una definizione esaustiva di cosa si possa o debba considerare un
corpus e cosa invece no, rimandiamo a M. Barbera, E. Corino e C. Onesti,
Che cos’è un corpus? Per una definizione più rigorosa di corpus, token,
markup, in Idd. (a c. di), Corpora e linguistica in rete, Perugia, Guerra Edizioni, 2007, pp. 25-88.
52
E. Fava, Funzioni delle frasi subordinate. Interrogative indirette cit., pp.
700-702.
252
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
terrogativa tronca sia utilizzata prevalentemente per due scopi: la richiesta di aiuto e l’uso retorico polemico.
In ogni caso tralasciando gli esempi di uso polemico retorico (per i
quali si rimanda al par. 4), vista la natura dei testi del corpus, la maggioranza delle richieste è relativa a problemi tecnici e segue una struttura abbastanza rigida che potremmo sintetizzare in uno schema del
tipo:
- presentazione della situazione
- esposizione del problema
- richiesta di aiuto
In particolare con perché e come compaiono quasi soltanto forme
esplicite di richiesta di aiuto o spiegazione:
qualcuno sa indicarmi come?
sapreste indicarmi dove e come?
qualcuno mi spiega perché?
potresti dirmi come?
Per quanto riguarda invece dove e quando (e i minoritari chi, che cosa) il predicato della frase interrogativa tronca è molto spesso completamente omesso, dando origine a strutture minime come53:
(86) Allora regà , chi viene e quando?
(87) quanti giorni devo calcolare? A partire da quando?
(88) si trova da qualke parte l ’ adattatore a banda larga per la ps x giocare in rrete ??? se si dove ?
(89) Ma il Gazzettino è anche un giornale ?? Un quotidiano ?? di dove ?
Chi lo scrive e perchè ?
In sintonia con le previsioni, i verbi introduttori di interrogative
tronche sono numericamente pochi e interamente circoscritti alle fun-
53
Gli esempi sono riportati rispettando la forma autentica delle occorrenze estratte dai corpora: eventuali refusi degli utenti non sono stati pertanto
modificati, né eliminati gli esiti della tokenizzazione sulla punteggiatura.
“NON SI SA PERCHÉ”
253
zioni pragmatiche di richiesta di aiuto e ripresa retorica, quindi sapere, avere idea, chiedersi, (poter) dire, staccati poi a grande distanza da
spiegare, ecc…
È interessante notare come la forte componente pragmatica sia alla
base dell’utilizzo di queste forme. Ciò si evince principalmente dal
fatto che le stesse interrogazioni effettuate per i NUNC di argomento
generico, non restituiscano praticamente alcun risultato sui NUNC
specialistici (cucina, motori, fotografia)54; al contrario in questo tipo
di scambi fra utenti si trovano domande dirette e richieste ben specifiche. I NUNC di argomento specialistico sono discussioni tra appassionati (spesso particolarmente esperti, comunque competenti in materia) che normalmente non necessitano della struttura indispensabile
per i NUNC generici di «situazione – problema – richiesta», ma possono saltare direttamente alla richiesta esplicita e diretta. Inoltre la
stessa percezione degli utenti di essere un gruppo ristretto55, spesso
paragonabile ad un gruppo di amici, fa prevalere il principio di economia riducendo al minimo anche gli usi retorici e polemici.
3.3 La segnaletica testuale del troncamento dell’interrogativa
Per ovviare ad eventuali errori di tokenizzazione degli interpuntemi
nel corpus – dovuti alla complessa gestione delle punteggiature irregolari e degli emoticons nei NUNC – si sono preferite query che non
si avvalessero della segnaletica testuale costituita dalla punteggiatura:
nella maggior parte dei casi abbiamo dunque proceduto con ricerche
dei segnali di interrogativa tronca perché, come, dove, quando, chi, che
54
Si veda la lista completa dei corpora specialistici ai link citati in nota 49.
Per un approfondimento sul senso di comunità che caratterizza i newsgroup e delle sue possibili ripercussioni anche sul comportamento linguistico
si vedano E. Corino, NUNC est disputandum. Aspetti della testualità e questioni metodologiche, in Corpora e linguistica in rete cit., pp. 225-252; e C.
Onesti, “Niusgrup”… si scrive così? Grafie in rete, in Corpora e linguistica in
rete cit., pp. 253-270.
55
254
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
(cosa), senza specificare la condizione «seguito da un punto fermo,
da un punto interrogativo o da altro segno di fine di frase».
Gli introduttori di interrogative tronche più frequenti sono perché
seguito a grande distanza da come, dove, quando, chi e che cosa.
(90) Non ho nemmeno mai letto i suoi testi specifici dedicati alla meditazione e non mi interessano più di tanto . Un pensiero ammette di sbagliare , osho ha ammesso di essersi sbagliato ? giuro che non lo so , la c .
c . quando mai ! ( forse dopo i soliti anni ..), il comunismo no, io si. I
pensieri ammettono di sbagliarsi ?? Da quando ? Lo fanno le persone o le
istituzioni , non certo i pensieri .
3.4 Interrogative dirette tronche
Per quanto concerne la presenza di interrogative dirette che mostrino la «troncatura» che in questa sede interessa, si confrontino i seguenti esempi tratti da newsgroup:
(91) si blocca all’inizio e andando avanti posso sentire solo l ‘ audio ma l
‘ immagine rimane quella bloccata all’inizio . qualcuno di voi ha risolto e
come ?
(92) > Nel frattempo , però , Saddam potrebbe realizzare armi per la distruzione di massa … > sicuramente bisogna impedirglielo , ma con le
forze dell’onu, che ti assicuro bastano e
> avanzano .
Mi assicuri ?! E come ?
(93) qualcuno sa se è possibile installare il driver lo stesso e come ?
(94) Che qualità della vita vuoi ? ossia vuoi vivere ok , cosa vorresti e come ?
(95) Allora regà , chi viene e quando ?
(96) >> se qualkuno lo ha preso o sa come è mi faccia sapere , grazie !
> Non e ‘ granche ‘, diciamo tra i peggiori in circolazione
Non è granche ‘? E perchè ?
L’uso di tali forme ricorre nelle situazioni dialogiche online nel ten-
“NON SI SA PERCHÉ”
255
tativo di rendere la vitalità e spontaneità della lingua orale, ricreando
la peculiarità di discorso centrato sugli attanti tipico del parlato56.
4. Usi polemici
Una buona parte dei risultati estratti ha rivelato un uso per così dire
«retorico polemico» delle interrogative dirette, utilizzato dagli utenti
dei NUNC per sottolineare il tono ironico di critica nei confronti dell’interlocutore o per rafforzare l’effetto retorico, fino a creare talvolta
un vero e proprio tono da arringa.
(97) Incredibile , oggi luglio , dopo mesi circa ( luglio ) dalla richiesta di
migrazione a Sky , mi è arrivato il fatidico contratto …. e sapete come ?
non con Raccomandata , non con Assicurata e nemmeno Prioritaria ma
semplicemente come una normale posta pubblicitaria
(98) Sai allora perchè uso il crossposting a volte ? perchè ci sono costretto e sai perchè ? Perchè spesso quando posto un problema , dopo che ho
cercato anche su Google , nessuno risponde .
(99) Avrebbe fatto meglio a stare zitto e magari abbandonare il NG invece ha scelto di parlare . Sapete perchè ? Perchè gli ho ho scritto in privato
e allora ha abboccato .
(100) Non è affatto vero , questo che dici ! E sai perchè ? Perchè ormai il
nostro stile di vita è fortemente borghesizzato.
Come si evince da tutte le esemplificazioni, lo scrivente che enunci
un’interrogativa con valore retorico non attende solitamente una replica dall’allocutore e prosegue la propria argomentazione (come già
notava Stati)57.
56
Si veda G. Berruto, Per una caratterizzazione del parlato: l’italiano parlato ha un’altra grammatica?, in Gesprochenes Italienisch in Geschichte und Gegenwart, a c. di G. Holtus e E. Radtke, Tübingen, Narr, “Tübinger Beiträge
zur Linguistik” 252, 1985, pp. 120-153, in particolare p. 143.
57
S. Stati, Il dialogo. Considerazioni di linguistica pragmatica, Napoli, Liguori Editore, 1982, p. 175.
256
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
Spesso questo particolare uso dell’interrogativa tronca tende a
sfruttare la massima elisione possibile, limitandosi al solo interrogativo, tutt’al più facendolo precedere dal verbo introduttore. La forza
retorica ricercata sembra risiedere per gli scriventi proprio nell’elisione. Anche in questo caso sapere e le sue parafrasi lessicali o sintattiche sono in assoluta maggioranza rispetto agli altri verbi introduttori.
Ciò che qui abbiamo definito «retorico polemico» consiste nello
spezzare l’esposizione (il racconto, ma spesso la sfuriata) con domande retoriche dirette al lettore (o ai lettori) ipotetico, facendo precedere
il nucleo dell’argomentazione dalla domanda.
Si possono anche notare distintamente due gruppi abbastanza circoscrivibili per caratteristiche. L’uso di seconde persone plurali contraddistingue spesso una polemica che definiremmo «esterna», rivolta
quindi a riscuotere consensi dai lettori del NG, indirizzata verso un
bersaglio esterno al gruppo e che in quanto tale molto probabilmente
non leggerà mai il post58. Un attacco più diretto può invece essere individuato nei post contraddistinti dall’uso di seconde persone singolari; questi casi sono spesso veri e propri litigi, dove l’uso di retorica e
pragmatica testuale deve supplire alle carenze intrinseche che un tipo
di comunicazione scritta mediata dal computer implica59.
In entrambi i casi ritroviamo tuttavia quella modalità di vivacizzazione del testo enucleata da Stati60, un procedimento stilistico che
Schmidt-Radefeldt61 ha definito, più che una domanda retorica vera e
58
Con il termine ‘post’ ci riferiamo al singolo messaggio redatto da un
utente all’interno di un newsgroup.
59
In quanto medium scritto in primis, senza possibilità dunque di utilizzare mezzi paralinguistici e prosodici, prima ancora che in quanto ambiente
della CMC.
60
S. Stati, Il dialogo. Considerazioni di linguistica pragmatica cit., p. 176.
61
J. Schmidt-Radefeldt, On so-called ‘rhetorical’ questions, in «Journal of
Pragmatics», 1, 1977, pp. 375-392. Cfr. anche F. Kiefer, Yes-No questions as
WH-questions, in Speech act theory and pragmatics, a c. di J.R. Searle, F.
Kiefer e M. Bierwisch, Dordrecht-Boston-London, Reidel, 1980, pp. 97-119
(cit. in Stati 1982).
“NON SI SA PERCHÉ”
257
propria, un «uso retorico di una sequenza domanda-risposta», visto
che l’emittente stesso aggiunge immediatamente una propria auto-replica.
Non riscontriamo pertanto una piena corrispondenza con i tipi di
frase che Crisari62 mette in relazione con la tradizionale nozione di
domanda retorica, soffermandosi su «domande-richiamo» e «domande-affermazione», entrambe caratterizzate dalla presenza di presupposizioni in contraddizione63 (rispettivamente per richiamare l’attenzione dell’interlocutore o per affermare con decisione un’idea). Negli
esempi sopra illustrati infatti non si tratta di presupporre necessariamente che il ricevente conosca già la corretta interpretazione del messaggio, come avviene nella maggior parte delle domande retoriche,
piuttosto si tratta di un impiego retorico della successione di una domanda immediatamente seguita da auto-replica, strategia che punta
evidentemente a sostenere l’argomentazione dello scrivente.
Un caso particolare di uso polemico si riscontra in simbiosi con il
quoting, ovvero la ripresa citazionale, anche parziale, del testo di un
altro utente (tipico dei newsgroup così come della comunicazione
asincrona online in genere, di solito indicata graficamente dalle parentesi uncinate: >). Spesso infatti questo meccanismo compare in
una struttura del tipo: frase quotata … e perché? (come?)
(101) > mi dispiace ripescare un argomento già trattato
E perchè?
in cui l’intera citazione è elisa nella frase interrogativa, che consiste
soltanto dell’interrogativo stesso. Qui il quoting costituisce il contesto
della conversazione, l’antecedente necessario per l’elisione. Il materia-
62
M. Crisari, Sugli usi non istituzionali delle domande, in «Lingua e Stile»,
X, 1, 1975, pp. 29-56.
63
Crisari (Sugli usi non istituzionali delle domande cit., p. 53) le classifica
tra le tipologie di domande con usi non istituzionali, caratterizzati «dalla
presenza di presupposizioni aggiuntive o quanto meno dalla necessità di ricorrere alle conoscenze enciclopediche e situazionali condivise dagli interlocutori».
258
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
le linguistico eliso è fornito dall’interlocutore, facendo quindi pensare
che non si tratti più di retorica, ma di un procedimento molto più vicino alle tecniche del parlato dialogico, che consente l’elisione intera
di quanto scritto dall’interlocutore. Trattandosi di un «dialogo» cui
manca la sincronicità, potrebbe sembrare più naturale un discorso riportato, ma gli utenti dei NUNC utilizzano lo strumento del quoting
per avvicinare lo scambio scritto al polo del parlato informale: l’interlocutore sceglie quindi di riportare ciò che è stato detto (o meglio:
scritto) per, paradossalmente, poterlo omettere64.
5. Il perché nominalizzato
Un numero relativamente elevato di interrogative rilevate dall’interrogazione dei NG consiste invece in interrogative che potremmo chiamare «finte tronche», in quanto ricalcano la struttura delle interrogative tronche fin qui trattate, ma non presentano un’elisione. Normalmente si tratta di casi in cui perché occorre nominalizzato nella forma:
(102) Provato ma mi da errore ogni cosa che faccio, sai il perchè ?
(103) il seka che non è altro che un miglioramento radicale del vecchio
seka, vi domanderete il perché ?
È facile notare come ‘vi domanderete il perché’, nominalizzando
64
Molto comuni sono anche elisioni simili negli scambi domanda-risposta, del tipo:
> Su questo tema ci sarebbe molto da riflettere.
> È assurdo che una regione, come la nostra, ad altissimo rischio incendi
> debba affittare Canadair e elicotteri da terzi.
Concordo pienamente.
dove l’interlocutore si può permettere di rispondere come in un normale
dialogo sincronico. Anche in questo caso il passaggio ad un mezzo che implica la non-sincronia dello scambio, ma la permanenza «fisica» dello stesso
nel thread, costringe a riportare il materiale linguistico con il solo scopo di
poterlo elidere.
“NON SI SA PERCHÉ”
259
l’interrogativo non lasci irrisolta alcuna valenza verbale, sostituendo,
non elidendo, la frase con il SN «il perché». La ragione per cui questo
tipo di interrogative finte tronche compaiono nei risultati è da ricercare nell’impossibilità di definire univocamente da un punto di vista
computazionale l’interrogativa tronca.
Pur optando per la query più lasca la ricerca non ha restituito occorrenze di nominalizzazioni con interrogativi diversi da perché, né
tantomeno, compaiono dati significativi nei NG specialistici.
Occorrenze delle nominalizzazioni «il come», «il dove», «il quando», ecc. sono poco attestate nei NUNC in interrogative dirette come
quelle appena considerate:
(104) E come mai viene fuori il nome ma non si sa il dove ?
anche in rari casi di verbo alla forma infinita (mettere + clitico) retto
dalla nominalizzazione stessa:
(105) Puoi spiegarti meglio cosa intendi per regole del modem e il dove
metterle ?
Ritroviamo tuttavia alcune nominalizzazioni in interrogative indirette come le seguenti:
(106) Non è importante esattamente sapere il come .
(107) è necessario tenerne conto se non altro per capire il come e il perchè
della questione
(108) le ho chiesto se le andava di vederci una sera senza stabilire ne il
dove ne il come ne il quando ed ha accettato .
(109) E ora la terza domanda (troppe ??) sulle talee … riguarda il dove
metterle! In che balcone le metto??
6. Interrogative dirette non canoniche o wh-in-situ
Le interrogative dirette non canoniche mostrano una certa frequenza all’interno dei newsgroup: sono composte con ordini dei costituen-
260
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
ti marcati, in particolar modo con l’interrogativo in ultima posizione
a ricalcare la struttura tipo di interrogativa tronca. Esempi di questa
tipologia sono i newsgroup seguenti:
(110) la situazione non può che evolvere negativamente : aumenterà il
numero e l’intensità degli attentati. Continuerà fino a quando ? Non sono
in grado di tracciare scenari che possano andare in là più di tanto.
(111) Era , è e resterà onniscente , così come era , è e resterà vincolato al
suo infinito e disinteresato amore per l’ uomo , sempre e comunque cut
….. E poi , noi agiamo bene o male perchè ? Perchè la società ci ha inculcato un comportamento ed un pensiero di vita .
(112) La cacciata dei demoni altro non è che l ‘ indicazione di distruggere e annientare tutti coloro che facendosi dio tendono a cogliere dall ‘ albero della vita eterna sviluppando il proprio corpo luminoso . Distruggerli come ? Gettandoli nelle fiamme o gettandoli in mare
Pur rispecchiandone la struttura, (110), (111) e (112) non possono
essere considerate interrogative tronche in quanto presentano
solamente un ordine marcato, non una ellissi e nessuna valenza non
saturata. «Fino a quando continuerà?», «perché noi agiamo bene o
male?», «Come distruggerli?» sarebbero le versioni senza ordine
marcato. Visto il numero relativamente consistente di enunciati di
questa natura è abbastanza chiaro che gli autori abbiano volontariamente ricercato la struttura con interrogativo al fondo anziché all’inizio per ragioni pragmatiche. In (110), per esempio, Continuerà è una
possibile riformulazione degli antecedenti evolvere e aumentare, che
quindi funziona da ripresa nella frase successiva. Ci sembra giusto
supporre che una totale ellissi del predicato con una interrogativa
esterna:
(113) la situazione non può che evolvere negativamente : aumenterà il
numero e l’intensità degli attentati fino a quando ?
non sarebbe stata, a giudizio dell’autore, sufficientemente esplicita o
trasparente. In casi simili, in cui la ripresa è più trasparente, abbiamo
infatti una «vera» tronca.
Altri esempi di «finte» tronche ricalcano invece gli usi cristallizzati,
“NON SI SA PERCHÉ”
261
sempre presentando un ordine dei costituenti marcato, mirato a riportare la struttura verso quella tipica dell’interrogativa tronca.
(114) Ho anche preso le Corsair TWINX – 3200LL Kit in coppia , per
sfruttare il dual channel . Ho fatto bene ?? no perchè ?
Anche in questo caso «no perché?» non può essere considerata una
interrogativa tronca in quanto il no può essere inteso come pro-predicato verbale/profrase: «perché no?» (cfr. Bernini 2010)65.
7. Le interrogative tronche nelle varietà formali in rete
Il recente progetto di ricerca VALERE (Varietà Alte di Lingue Europee in Rete)66 ci consente un’ulteriore verifica della presenza di interrogative tronche in prose di varietà diafasica selezionata: il sottocorpus messo infatti a disposizione dal progetto è costituito sempre
da messaggi di newsgroup, che rappresentano tuttavia, dopo la cernita manuale di alcune gerarchie, un campione di varietà formali o tendenzialmente formali67.
Verifica della presenza significa, prevedibilmente, verifica per lo più
dell’assenza in tali contesti o comunque di un esiguo numero di occorrenze. In particolare una query formale come quella designata in
nota 47 non restituisce alcun risultato nel sottocorpus NUNC-A68. È
possibile tuttavia riscontrare casi come:
65
G. Bernini, Le profrasi, in Grammatica dell’italiano antico a c. di L. Renzi e G.P. Salvi, Bologna, il Mulino, cap. 39, II, 2010, pp. 1219-1243.
66
Si ringrazia la Regione Piemonte per il finanziamento concesso al progetto nell’ambito del Bando Scienze Umane e Sociali 2008, Det. Dir. 151 del
7/8/2009.
67
Non è possibile una selezione univoca di messaggi solamente formali,
data la mescolanza ed eterogeneità di stili e registri alternantisi nei newsgroup (sebbene le tematiche influiscano certamente sull’andamento diafasico).
68
Così è stato denominato il sottocorpus di varietà formali (74.695.600
tokens) nato precipuamente per il progetto VALERE e liberamente interrogabile in rete al link: http://www.corpora.unito.it/valere/cqpmode/ grazie alla
consulenza informatica di Simona Colombo ed Adriano Allora.
262
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
(115) A mio avviso dalla padella alla brace per i palestinesi . E sapete
perchè ?
(116) Da ieri tutti i msg di ICE recano 0 all’ indicazione del numero di
righe . Nulla di variato sugli altri NG . Succede anche a voi , e se si , perchè ?
(117) Secondo voi , può essere avvenuto in qualche epoca che qualche
scoperta scientifica relativa ad eventi di natura astronomica sia stata
sacralizzata e teologizzata ? Se sì, in quale religione odierna o passata
potrebbe essere avvenuto e perchè ?
(118) non ditemi che si comincia pure qua la lotta del famoso t_rex redatore o spazzino ? è stato ampiamente provato che era un predatore , e
molto probabilmente notturno . ciao … allora devo essere rimasto un po
‘ in dietro … sapevo che si stava dibattendo su questo , se ti ricordi mi
puoi dire come ? Non se ne è dibattuto solo qua , ma anche sul gemello
NW americano ( dove sono molto più prolifici e aggiornati , chissà come
mai …)
(119) Immagino di non sbagliare affermando che il libero arbitrio consista nella possibilità di ‘ decidere autonomamente ‘ . > Dio ce lo ha dato , ma perchè ? quando , dove , perchè a me no ?
Anche in questo sottocorpus possiamo enucleare alcune nominalizzazioni precedute da articolo determinativo:
(120) pero ho messo quella dell’ America … Il perchè ?
(121) siete in grado di spiegarne chiaramente il perchè ?
Articolo determinativo rintracciabile finanche davanti ad un’intera
interrogativa indiretta:
(122) E non dico che mi dispiaccia , anzi . Ma prima di spiegarti meglio
il perchè per me è così, ti chiedo se era a questo che ti riferivi .
Le forme cristallizzate sopra analizzate (§ 2.3: chissà chi, non si sa
come, ecc.) possono essere rinvenute anche nelle varietà più formali di
lingua – mostrando peraltro quanto sopra anticipato: la selezione del
registro è potuta avvenire per il NUNC-A solo in termini di «tenden-
“NON SI SA PERCHÉ”
263
za» al registro alto, senza poter del tutto escludere la commistione di
stili così tipica dei newsgroup e già più volte richiamata a partire da
Corino69.
(123) E ‘ inutile che tiri fuori tanti discorsi complicati pensando di essere
chissà chi
(124) Prendo atto – lo affermi tu stessa – che NON li conosci , ma che
da impudente e presuntuosa ignorantella ne vorresti discutere non si sa
come ! Prima studia e poi ne riparliamo .
(125) Ho avvisato il tizio che ha avuto il mio num di cell da non si sa chi e
che mi ha telefonato ( telefonata dai toni minacciosi ) che se avrebbe insistito lo avrei denunciato secondo l’ art. 660 C. P.
Tale commistione è evidente nelle questioni grafiche che caratterizzano i generi web: rispetto a quanto già accennato nel paragrafo 3.1.,
troviamo però un unico caso di «xke» (anche senza accento, spia evidente della velocità di scrittura caratterizzante l’utilizzo del medium)
tra i risultati della query per occorrenze seguite da segno di interpunzione70:
(126) sei tu , carissima mia , a essere , malata non quelli di cui parli ( io )
con cotanto disprezzo e disgusto da far sembrare che la cosa ti prema
poi così tanto . chissa xke .
In genere l’utente medio nel corpus NUNC-A mira tuttavia ad una
scrittura controllata che evita anche tali deviazioni ortografiche.
8. Si usano poco; ma allora si sa perché?
Come precedentemente mostrato, le interrogative tronche si trovano
69
E. Corino, NUNC est disputandum. Aspetti della testualità e questioni
metodologiche cit.
70
[word=’xke’][pos=’PON’ | pos=’SENT’]
264
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
in poesia, in prosa, in diversi tipi testuali, nell’orale: sempre tuttavia
in modica quantità. È possibile formulare delle ipotesi sulla loro presenza molto discreta?
Innanzitutto va osservato che anche altre forme di ellissi molto discusse nella letteratura linguistica come il gapping, ossia l’ellissi del
predicato in coordinazioni parallele,
(127) Mario legge un romanzo, Serena Ø una rivista.
non sono poi così frequenti come la loro «naturalezza» farebbe pensare. Tuttavia quantificare i casi di gapping in corpora non etichettati
per parti del discorso comporta un’analisi manuale dei testi e anche la
ricerca in corpora etichettati non sempre dà risultati soddisfacenti. Se
abbiamo iniziato i nostri carotaggi dalle interrogative (in)dirette tronche è proprio perché sono il tipo di ellissi più facilmente ricercabile
con interrogazioni miste lessicali e sintattiche.
Ciò detto, l’interrogativa indiretta tronca presenta caratteristiche
indesiderabili sia nello scritto che nel parlato. Nel parlato è difficile
che si costruisca una prima frase e poi con coordinazione sindetica
un’altra frase interrogativa tronca. È più probabile che si trovino dei
perché? come? quando? dove? come risposte ellittiche a domande. Tali
forme, che sono sempre delle interrogative tronche, mostrano poco rispetto dell’imperativo griceano «sii perspicuo» ad eccessivo favore
dell’imperativo «sii breve»71. Tali forme sono l’estrema rappresentazione dell’ellissi del dato e restituiscono nudo e crudo il pronome o la
congiunzione interrogativa che richiede il nuovo. I corpora di lingua
orale tendono tuttavia a mostrare che tanta scheletrica brevità è forse
più caratteristica di dialoghi inventati che non di dialoghi effettivamente registrati e trascritti per corpora. Il parlato è per definizione
più ridondante dello scritto.
Quanto all’utilizzo di interrogative tronche al di fuori di dialoghi
detti o trascritti o creati nei romanzi «minimalisti», sembra pendere
71
H.P. Grice, Logic and conversation, in Syntax and semantics 3: Speech
acts, a c. di P. Cole, New York, Academic Press, 1975, pp. 41-58 (trad. it. a c.
di G. Moro, Logica e Conversazione, Bologna, il Mulino, 1993, pp. 55-77).
“NON SI SA PERCHÉ”
265
su tale pratica un giudizio negativo, come se fossero un segnale di approssimazione, di indeterminatezza consapevole e non evitata, ma anzi sbandierata. È un procedimento controproducente che getta sull’autore un’ombra di scarsa penetrazione psicologica, di non approfondimento delle cause o dei dettagli di un’azione.
La cristallizzazione di chissà chi e non si sa come è lo stadio finale di
questo arrendersi all’ignoranza delle cause o dei dettagli, è la proclamazione di un disinteresse per tali informazioni. Il loro valore negativo non invita nemmeno il lettore a supplire con sue ipotesi. Non c’è
quindi da stupirsi che gli scrittori che ne fanno uso, lo facciano col
chiaro intento di allontanare il lettore dal pathos. Si aggiunga a questo la tradizione retorica della letteratura italiana che ha preferito altre forme più suggestive di non detto, forme come l’implicito rappresentato spesso dai puntini di sospensione.
L’attuale movimento di romanzi e novelle senza punteggiatura di
segnalazione del discorso diretto, o al massimo «alla Saramago», con
una maiuscola ogni tanto all’inizio di una battuta di un altro enunciatore, apre nuove prospettive sul rapporto fra gli interrogativi isolati
(vedi es. (6)), rispetto all’interrogativa tronca costituita da congiunzione (e, ma) + verbo (spesso negato, non so, non capisco) + pronome
o congiunzione interrogativa, ma non sembra comportare un aumento delle interrogative tronche, soprattutto di quelle retorico-polemiche, in quanto interruzione del ritmo del flusso di discorso non punteggiato.
Le interrogative tronche (da coordinazione, indirette e quelle dirette) sembrano ritrovarsi nel linguaggio dei newsgroup proprio in virtù
della loro vicinanza alla lingua orale e per la natura di dialogo che li
caratterizza. Si noti tuttavia la loro assenza in gerarchie di registro
più elevato, poiché estranee al linguaggio formale.
Commentando le integrazioni a frasi con interrogative tronche ricevute nella sua inchiesta del 1979, Mortara Garavelli osservava che
quando la cancellazione riguarda espressioni di una certa lunghezza,
come appunto accade nello sluicing, il parlante reintegra seguendo
criteri di «appropriatezza pragmatico-stilistica»72, più che ricorrendo
72
B. Mortara Garavelli, Il filo del discorso cit., p. 135.
266
CARLA MARELLO
– MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI
agli elementi linguistici letteralmente presenti nel co-testo. Questa
reintegrazione su basi di appropriatezza pragmatico-stilistica è un’ulteriore argomento a favore del fatto che nel registro elevato l’interrogativa tronca è sentita come poco appropriata.
La maggioranza degli esempi riportati in questa ricognizione ci porta poi a riflettere con Klaus Hölker73 sulla complessità di una Interrogativtheorie, poiché ci sono mezzi per esprimere domande e per compiere atti di domanda che non sono frasi interrogative e d’altra parte
le interrogative compaiono anche al di fuori di atti di domanda: le interrogative tronche, e soprattutto la frequenza delle forme lessicalizzate di interrogativa tronca indiretta, sembrano testimoniare proprio
un tipo di domanda che in realtà non chiede.
73
K. Hölker, Zur semantischen und pragmatischen Analyse von Interrogativen, Hamburg, Buske, 1981, p. 432.