Carla Marello, Mauro Costantino, Cristina Onesti1 «Non si sa
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Carla Marello, Mauro Costantino, Cristina Onesti1 «Non si sa
Carla Marello, Mauro Costantino, Cristina Onesti1 «Non si sa perché». Interrogative (in)dirette tronche in italiano Il «non si sa perché» è la chiave di volta dei più complessi sistemi giustificanti il Mondo: ed è perciò adoperatissimo dai metafisici della morale, quando si tratti di stabilire il perché della fisica del genere umano. Carlo Emilio Gadda, San Giorgio in casa Brocchi2 0. Interrogative (in)dirette tronche nel quadro dell’ellissi In questo saggio ci vogliamo occupare di una forma di ellissi, quella costituita dalle interrogative indirette tronche3, come esemplificata in (0a): (0a) Verbigrazia : Marco Tullio, stando nel più alto officio di Roma, 1 Questo articolo è frutto della collaborazione degli autori, tuttavia i §§ 0, 1, 2 sono riconducibili a Carla Marello, il § 3 a Mauro Costantino, i §§ 4-7 a Cristina Onesti; il paragrafo 8 a tutti e tre gli autori. Si ringraziano Bice Mortara Garavelli, Manuel Barbera e Mario Squartini per le osservazioni fatte in corso di stesura. 2 C. Emilio Gadda, San Giorgio in casa Brocchi, in Novelle dal ducato in fiamme, Firenze, Vallecchi, 1953, p. 126, e poi in Accoppiamenti giudiziosi, Milano, Garzanti, 1963; poi ancora in Romanzi e racconti II, a cura di G. Pinotti, D. Isella e R. Rodondi, Milano, Garzanti, 1989, p. 646. 3 Con le parentesi intorno a (in) in indirette del titolo e più avanti nel corso dell’articolo, vogliamo sinteticamente indicare sia le interrogative indirette tronche che le interrogative dirette tronche. Negli esempi mettiamo fra parentesi quadre i completamenti delle frasi ellittiche ed usiamo il grassetto per attirare l’attenzione su una parte dell’esempio. 216 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI sentìo che coniurazione si facea per lo male del comune, ma non potea sapere chi [faceva coniuratione] né come [faceva coniuratione] (Brunetto, Rettorica, lviiij.1, p. 117) (0b) Et in questa trapasso sospirando: Or porrebbe esser vero? or come? or quando? (Francesco Petrarca, Canzoniere, 129, vv. 25-26) Ci occuperemo anche di interrogative dirette tronche, come quelle esemplificate in (0b), ma in minor misura. Il tipo di ellissi che si verifica nelle interrogative (in)dirette tronche può avere usi retorici, e li mostreremo in azione in autori italiani di secoli diversi, ma qui ci interessa soprattutto fornirne una prima documentazione, per capirne la natura e la funzione in italiano, dal momento che non è stata finora ampiamente documentata4. L’ellissi, intesa non come figura retorica ma come mancanza in un enunciato di una porzione di testo che sarebbe necessaria o per l’interpretazione dell’enunciato o per la sua completezza sintattica5, è molto specifica di ogni lingua. Non tutte le lingue presentano gli stessi fenomeni ellittici, però le forme di ellissi basate sull’economia del dato nell’articolazione dato/nuovo, e in particolare su tale economia nella coppia domanda/risposta, sono molto diffuse nelle lingue del mondo, e di questa caratteristica, unita al fatto che i meccanismi di ellissi sono una spia della struttura dei costituenti, approfittano i lin- 4 E. Fava dedica al fenomeno il paragrafo Fenomeni di ellissi del sintagma verbale, in Grande Grammatica di consultazione, a c. di L. Renzi, G. Salvi e A. Cardinaletti, II: Il sintagma verbale, aggettivale, avverbiale. La subordinazione, Bologna, il Mulino, 1991, p. 718. Anche nella recente Enciclopedia dell’Italiano, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 2010-2011, Giuseppe Patota ne fa un breve cenno alla voce interrogative dirette nel primo volume, p. 681; ma alla voce ellissi, fenomeni di, e alla voce ellittici, enunciati non compaiono esempi di questo tipo di ellissi. 5 Per una panoramica delle forme di ellissi in italiano si veda la voce di Angela Ferrari: ellissi, fenomeni di nell’Enciclopedia dell’Italiano cit. Tali forme erano già tutte presenti in italiano antico, cfr. C. Marello, Ellissi, in Grammatica dell’italiano antico, a c. di L. Renzi e G.P. Salvi, Bologna, il Mulino, 2010, cap. 39, II, pp. 1369-1386. “NON SI SA PERCHÉ” 217 guisti per costruire i test che servono ad enucleare un costituente di frase. La forma di ellissi oggetto del nostro interesse si basa pure sull’interrogazione, ma non enuclea il sintagma che, rispondendo, veicola il nuovo. Questo tipo di ellissi fu battezzato da John Robert Ross6 sluicing, rifacendosi all’immagine dell’azionare la chiusa, in inglese to sluice, interrompendo il fluire della proposizione interrogativa (e svuotando la frase) dopo l’elemento interrogativo e al fatto che il parlante poi, mentalmente, riapre la chiusa, e fa fluire ciò che è stato eliso7. Rispetto all’ellissi in situazione dialogica, fatta di domanda non polare e sua risposta, che elide il dato e mette in risalto il sintagma-risposta, l’interrogativa (in)diretta tronca si verifica in sede di coordinazione, congiuntiva o avversativa, di una prima frase con una seconda frase che regge un’interrogativa indiretta. È caratterizzata dall’ellissi di tutta la frase interrogativa indiretta fatta eccezione per l’elemento interrogativo che, come una saracinesca, tronca la costruzione. Da questo punto di vista è un procedimento ellittico che si presta più facilmente a una ricerca non manuale, anche in corpora non annotati per parti del discorso, perché la si può cercare partendo da quello che c’è, ovvero una serie di elementi interrogativi, seguiti da punto o altro segno di interpunzione forte. Lo sluicing è una delle forme di ellissi più diffuse fra le lingue del mondo, a quanto dicono i linguisti come Lobeck8, e le interrogative tronche, soprattutto le indirette, sono una forma di ellissi molto riconoscibile e di fatto riconosciuta anche dal «normale» parlante/lettore 6 J.R. Ross, Guess Who?, in Papers from the 5 Regional Meeting of the Chicago Linguistic Society, Chicago, Chicago Linguistic Society, 1969, pp. 252-286. 7 Ringrazio Caterina Donati e Luigi Rizzi per i messaggi di posta elettronica in cui mi hanno suggerito la prima lo svuotamento di una frase con l’elemento wh- che fa da barriera e il secondo la bella immagine del rifluire mentale dell’acqua (verbale) dell’antecedente. 8 A. Lobeck, Ellipsis: Functional Heads, Licensing and Identification, Oxford, Oxford University Press, 1995. 218 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI di prose italiane. In un’inchiesta, condotta nel 1979 da Bice Mortara Garavelli9, l’interrogativa tronca veniva indicata come costruzione ellittica da quasi tutti gli studenti intervistati10, mentre altre costruzioni ellittiche care ai grammatici e ai linguisti non sempre lo erano. L’analisi preliminare condotta sulle opere dei vari secoli presenti nella LIZ11, oltre a confermare che le interrogative (in)dirette tronche sono presenti lungo tutta la produzione letteraria italiana, ha evidenziato che negli ultimi secoli aumentano le interrogative dirette, più che tronche, addirittura «spolpate», ridotte a uno, al massimo due elementi, per rincorrere l’imitazione del dialogo orale. Volendo osservare il comportamento di questo tipo di ellissi nel Novecento e nei primi anni del XXI secolo, si è condotta un’ulteriore analisi in un periodo successivo a quello coperto dalla BIZ, grazie alla consultazione dei cento romanzi italiani racchiusi nel Primo Tesoro della lingua italiana del Novecento12, trovandovi un consistente aumento delle interrogative indirette tronche lessicalizzate. Da ultimo abbiamo voluto estendere la ricerca alla lingua scritta tramite il computer e letta tramite la rete; i §§ 3-7 trattano appunto dello sluicing in scritti di CMC (Comunicazione Mediata dal Compu- 9 B. Mortara Garavelli, Il filo del discorso, Torino, Giappichelli, 1979, pp. 132-136. 10 Ragion per cui C. Marello nel suo contributo Parafrasi di enunciati ellittici, pubblicato in Parafrasi. Dalla ricerca linguistica alla ricerca pedagogica, a c. di B. Mortara Garavelli e L. Lumbelli, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1999, pp. 109-131, non verificò le interrogative tronche nelle sue richieste di parafrasi di enunciati ellittici che idealmente proseguivano l’inchiesta condotta da B. Mortara Garavelli nel 1979. La linguistica spagnola parla di interrogativas truncadas, si veda J.M. Brucart, La elipsis, in Gramática descriptiva de la lengua española, a c. di I. Bosque e V. Demonte, II, Madrid, Espasa, 1999, pp. 2787-2863. 11 P. Stoppelli e E. Picchi, LIZ, Letteratura italiana Zanichelli. CD-ROM dei testi della letteratura italiana, edizione 4.0, Bologna, Zanichelli, 2001; le ricerche di contesti sono poi proseguite sul DVD-ROM della BIZ Biblioteca Italiana Zanichelli, testi a cura di P. Stoppelli, Bologna, Zanichelli, 2010. 12 T. De Mauro (a c. di), Primo tesoro della lingua italiana del Novecento, Torino, UTET, 2007. “NON SI SA PERCHÉ” 219 ter) ed in particolare della presenza dello sluicing nella scrittura dei newsgroup13 ed in un corpus allestito per studiare varietà di italiano formale in rete (nell’ambito del progetto VALERE, § 7). 1. Relazioni anaforiche delle interrogative (in)dirette tronche Nell’ellissi in situazione dialogica, fatta di domanda non polare e sua risposta, i sintagmi (nominali, verbali, preposizionali) vengono enucleati da una domanda che verte su un preciso elemento del contenuto proposizionale, individuato da un avverbio o pronome o congiunzione interrogativo: chi, che cosa, quale, quando, quanto, dove, come, perché. Una risposta breve, costituita come in (1) dal sintagma che veicola l’informazione richiesta, e cioè Nel nobile castello de la mente, è di solito risposta sentita come più naturale alla domanda14 E ove stanno [queste Virtudi]? rispetto a una ipotetica risposta sintatticamente completa come queste Virtudi stanno nel nobile castello de la mente. (1) E io dissi: – Chi son coloro cui io mi potesse fare ad amici, onde ricevesse cotanto benificio? – Ed ella disse: – Sono la bella compagnia delle Virtudi. – E chi so’ queste Virtudi? – Ed ella disse: – I cortesi costumi e li belli e piacevoli riggimenti. – E ove stanno [queste Virtudi]? – Ed ella disse: – [queste Virtudi stanno] Nel nobile castello de la mente. (Bono Giamboni, Libro de’ vizî e delle virtudi, cap. 11, 6 av. 1292)15 13 I newsgroup sono gruppi di discussione in rete, suddivisi per gerarchie tematiche. Adottiamo qui la forma grafica in tondo e col plurale senza la -s finale dell’inglese, come invalsa da tempo nel gruppo di ricerca corpora.unito.it (ed adottata pertanto in questa sede anche per termini quali ‘token’, ‘query’, ‘post’, ecc.); cfr. il paragrafo 1.4 La resa dei forestierismi in italiano. Una nota ortografica in M. Barbera, Schema e storia del Corpus Taurinense. Linguistica dei corpora dell’italiano antico, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2009, pp. 713. 14 In questo caso essa pure ellittica del soggetto già nominato in precedenza. 15 Le opere da cui sono tratti gli esempi sono state consultate su supporto elettronico, perciò se ne dà autore, titolo, pagina o capitolo, data; circa l’edi- 220 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI Nella coordinazione, congiuntiva o avversativa, di una prima frase con una seconda frase che regge un’interrogativa indiretta si può verificare l’ellissi di tutta l’interrogativa indiretta fatta eccezione per l’elemento interrogativo che rimane in sospeso. Se ne vedano di seguito esempi con l’interrogativa indiretta tronca in funzione anaforica, salvo che nell’esempio (4) dove è cataforica, perché ci sia venuto segue, anziché precedere, le interrogative indirette tronche. (2) Io sento alcune cose state in questa terra, in questa quaresima, che vorrei, che vorrei… non so che [vorrei], e per certo io nol credo (Bernardino da Siena, Prediche senesi del 1427, predica 7) (3) Ho veduto don Flaminio da quella parte, mi ha scoperta. Tremo, pavento, vorrei nascondermi, e non so dove [nascondermi] (Carlo Goldoni, Gli amori di Zelinda e Lindoro, At. 3, sc. 9, 1763) (4) Ma considero che, se non so neppur come [ci sia venuto], né di dove [ci sia venuto], né perché ci sia venuto, debbo aver torto io certamente e ragione tutti gli altri (Luigi Pirandello, Una giornata, av. 1936) (5) Artemisia vuol scrivere una lettera, non delle solite a Francesco, con quattro parole, ma una lettera lunga e riposata: e non sa a chi [scriverla] né come [scriverla] (Anna Banti, Artemisia, p. 154, 1948) Proponiamo di parlare di «interrogativa (in)diretta tronca», perché con sluicing i linguisti indicano sia l’ellissi in interrogative indirette coordinate, sia l’analoga forma di ellissi che si manifesta in un’interrogativa diretta integrabile in base al contesto precedente, benché in questi casi negli esempi non costruiti artificialmente dai linguisti ci si trovi spesso di fronte piuttosto a forme miste di gapping16 e sluicing e zione a stampa a cui si rifanno le nostri fonti su supporto elettronico rimandiamo al libretto accompagnatorio della BIZ, Biblioteca Italiana Zanichelli cit., quando sono tratti da tale fonte; e all’analogo libretto che accompagna il Primo Tesoro della Lingua Letteraria Italiana del Novecento cit. per gli esempi tratti da opere stampate dal 1947 in poi. Per quanto concerne le modalità di citazione degli esempi tratti dai corpora elettronici in rete non letterari, si veda oltre il § 3.2, nota 53. 16 Elisione del predicato in frasi coordinate. “NON SI SA PERCHÉ” 221 a casi di interrogativa non canonica (si veda § 2) a cui si arriva per gapping. Si vedano in proposito l’esempio (6), misto di ellissi del predicato e di interrogativa diretta tronca, e (7) che imita la vivacità del parlato, inserendo un’interrogativa diretta tronca in un discorso non dialogico. Nel paragrafo 4 sarà meglio sviluppata la somiglianza funzionale esistente fra interrogative tronche e domande retoriche. (6) “Che fu ieri di voi?”. Dich’io: “Non mi vedesti tu iersera?”. Dice colui: “Non io [ti ho visto], quando [avrei dovuto vederti]?”. Dich’io: “Smemorato! non m’acendesti tu la lucerna, che sai che la non ardeva?” (Novella del grasso legnaiolo, 51{61} 1490 ca.) (7) E valsegli a fuggir più spedito, Ma dove [valsegli a fuggir]? Entro una carcere: accusato dalla rea l’innocente, dall’adultera il casto (Daniello Bartoli, La ricreazione del savio, Libro 2, capo 4. 1659) Una ricerca nella Letteratura Italiana Zanichelli, e da ultimo nella Biblioteca Italiana Zanichelli, ha rivelato una costante presenza di questo tipo di costruzione ellittica attraverso i vari secoli dell’italiano scritto, ma conferma la relativa bassa frequenza delle interrogative indirette tronche e invece la relativa maggior diffusione, soprattutto in opere o in parti di opere che imitino il dialogo parlato, sia del tipo con gruppo interrogativo indipendente esterno alla frase precedente, come esemplificato in (6), sia del tipo metacomunicativo legato alle interrogative tronche con come. Usando il termine ‘disponibile’, che è di fatto tecnicismo degli studi qualitativo-quantitativi sul lessico in chiave glottodidattica17, e sovraestendendolo a un fenomeno sintattico, si potrebbe dire che l’interrogativa (in)diretta tronca è un’ellissi disponibile. Vogliamo sottolineare così la sua caratteristica di ellissi dotata di «naturalezza» per il 17 Si definisce ‘disponibile’ una parola che tutti i parlanti nativi hanno a disposizione nel proprio lessico attivo e passivo, ma che di fatto raramente dicono o scrivono, ad esempio, una parola come forchetta. Il termine ‘disponibile’, usato da R. Michéa in un articolo, Mots frequents et mots disponibles, in Les Langues modernes, 47, 1953, pp. 338-344, si è diffuso in Italia soprattutto grazie a T. De Mauro, Guida all’uso delle parole, Roma, Editori Riuniti, 1980. 222 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI parlante comune e nello stesso tempo ribadire la sua scarsa presenza nei testi scritti. Nei paragrafi da § 1.1 a § 2.3 si illustreranno, attraverso esempi tratti dalla letteratura italiana, vari tipi di sluicing, forme che hanno un’apparente somiglianza col fenomeno e lessicalizzazioni di sluicing, mentre in § 2.4 ci si sofferma sui verbi che reggono le interrogative indirette tronche; nei paragrafi da § 3 fino alla fine si discutono i metodi usati per cercare nei corpora casi di sluicing, si riesaminano alcuni degli aspetti precedentemente menzionati per vederne l’uso nelle CMC e si approfondiscono le funzioni comunicative più specificamente rivestite dallo sluicing nelle CMC, in particolare l’uso polemico. 1.1 Interrogative dirette tronche introdotte da come Le interrogative con come presentano una caratteristica che le interrogative con dove, quando, chi, che cosa, più legate al co-testo, non hanno18. Infatti di fronte ad un’interrogativa diretta tronca terminante con come, o piuttosto costituita dal solo Come?, vanno individuati i casi in cui l’integrazione richiesta dall’elemento interrogativo isolato, anziché attingere al co-testo linguistico precedente in praesentia, proviene da una costruzione sintattica in absentia o ancora da un piano diverso, legato all’analisi conversazionale. Si vedano (8), caso di interrogativa diretta ellittica «Come [trova questo amore]?», e (9), in cui come è comparativo e introduce un’ellissi in absentia, ma non 18 M. Barbera, in Schema e storia del Corpus Taurinense. Linguistica dei corpora dell’italiano antico cit., p. 451, segnala tre interessanti esempi di interrogative indirette ellittiche introdotte da come. Li riproduciamo con la numerazione e la veste grafica con cui li cita Barbera: [550a] Li cavalieri li fecero cerchio intorno domandando il | perché ; e , quand’ elli li vide affisati a udire , e que’ disse : | « Signori , ogni cosa tratta de ÷lla sua natura , ma’ tutta è | perduta » . | E que’ domandaro come ; ed elli disse che il fumo de ÷ll’ | $0313$ aloe e de ÷ll’ ambra dà loro perduto il buon odore naturale : […] . Novellino, lxxx.10, p. 312, “NON SI SA PERCHÉ” 223 un caso di sluicing. Si prendano poi in considerazione (10), dove forse effettivamente c’è quella che con Conte 198419 chiameremmo funzione metacomunicativa, e (11) in cui come? sembra interrogare l’interlocutore più sulla sua convinzione circa la verità/plausibilità di quello che dice che su ciò che sta facendo nel parlare. Fava20 identifica come azioni linguistiche «il cui dominio concerne proprietà grammaticali di una frase, da un lato, e proprietà pragmatico-contestuali legate al suo proferimento, dall’altro», una «sottoclasse di strutture interrogative il [cui] significato di domanda si specifica ulteriormente come atto illocutorio, cioè con riferimento a ciò che si fa nel parlare». Ora nemmeno (12) e (13), che contengono esplicitato il verbo dire, paiono metacomunicative nel senso di «come osi fare questa affermazione», ma piuttosto l’interrogazione verte sulla possibilità che ciò che l’interlocutore ha detto sia vero/sia veramente accaduto. (8) Poiché egli ha avuto questa volontà, conviene aprire l’occhio del cognoscimento; e vedere dove si trova, e come si trova, questo amore. In sé medesimo il trova. Come [trova questo amore]? Cognoscendo sé medesimo non essere; vedendo sé non essere per se medesimo (Caterina da Siena, Lettere. 2, Alla moglie di Bernabò Visconti, 1377) [550b] Verbigrazia : Marco Tullio , | stando ne ÷l più alto officio di Roma , sentìo che coniurazione | si facea per lo male de ÷l comune , ma non potea | sapere chi [35] né come [35]. Brunetto, Rettorica, lviiij.1, p. 117, [550c] Così furon spariti | e in un punto giti , | ch’ i’ non so dove [35] o come [35] , | né la ‘nsegna né ‘l nome . Brunetto, Tesoretto, j.55, v. 2249, p. 253. A proposito di che cosa sia eliso nei tre casi, si può dire che [550a] è un’indiretta tronca completabile con: E que’ domandaro come [potesse dire che era vero che ogni cosa tratta de ÷lla sua natura , ma’ tutta è | perduta ». [550b] si potrebbe completare con faceva coniurazione, e così [550c], il cui completamento potrebbe essere sia furon spariti, sia furon spariti e in un punto giti. 19 M.-E. Conte, Délocutivité, performativité, contreperformativité, in É. Benveniste aujourd’hui (Actes du Colloque international du C.N.R.S., Tours, 1983), a c. di G. Serbat, Parigi, Société pour l’Information grammaticale, 1984, I, pp. 65-76. 20 E. Fava, Funzioni della frasi subordinate. Interrogative indirette, in Grande Grammatica di consultazione, a c. di L. Renzi, G. Salvi e A. Cardinaletti, II: Il sintagma verbale, aggettivale, avverbiale. La subordinazione, Bologna, il Mulino, 1991, p. 681. 224 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI (9) portarono me e Fede al mercato d’Alba per regalarci a me un paio di calzoni e a lei il grembiale. Mi ricordo come [se fosse] adesso: a un banco sulla piazza del duomo la padrona mi scelse un bel paio di calzoni rigatini e me li fece provare sopra i miei (Beppe Fenoglio, La malora, p. 107, 1955) (10) – O misere, dove me aveti vui mandato? – Come? – respose el podestà. -Sì – dixe el cavaliero –, vui me aveti mandato in luoco dove ho trovato uno che segna uno amalato de pestilenzia, (Giovanni Sabadino degli Arienti, Novelle porretane, nov. 42, 1483) (10a) – O misere, dove me aveti vui mandato? – Come [osi fare questa domanda]? – respose el podestà. (11) – A cui il monaco rispose: “Tu se’ in Purgatoro.” “Come?” disse Ferondo “Dunque son io morto?” (Giovanni Boccaccio, Decameron, Giorn. 3, nov. 8, 1353) (11a) A cui il monaco rispose: “Tu se’ in Purgatoro.” “Come [puoi affermare questo/come è possibile questo]?” disse Ferondo (12) \VAL.\ Varo, eseguisti? \VARO\ Eseguito è il tuo cenno: Ezio morì. \FUL.\ Come! che dici? \VARO\ Al varco L’attesero i miei fidi: ei venne; e prima Che potesse temerne, il sen trafitto Si vide; sospirò, cadde fra loro. \MASS.\ . (Oh sorte inaspettata!) \FUL.\ Oh Dio! mi moro. \VAL.\ Corri; l’esangue spoglia Nascondi ad ogni sguardo: ignota resti D’Ezio la morte ad ogni suo seguace. \VARO\ Sarà legge il tuo cenno. \VAL.\ E Fulvia tace? Or è tempo che parli. E perché mai “Generoso monarca” or non mi dice? 14 \FUL.\ Ah, tiranno! Io vorrei… Sposo infelice! (Pietro Metastasio, Ezio, At. 3, Sc. 8, 1728) (13) \LUC.\ […] Perch’egli m’insegnò con tal occasione passi per avantaggiarmi nell’arte, i più rari e maravigliosi che si possano pensare. \EUR.\ Come a dir sarebbe? \LUC.\ Non è materia da passar così a piede asciutto: altra volta poi. (Francesco Pona, La lucerna, Sera 2, 1625) Nel tentare di ricostruire ciò che sarebbe una possibile domanda completa (10a) rispetto all’ellittica (10) e una (11a) rispetto a (11) si “NON SI SA PERCHÉ” 225 finisce per cercare di esplicitare l’uptake, la recezione delle parole dell’altro e, come osserva Sbisà, «l’unico modo per capire che cosa esattamente sia stato fatto [in termini di atto illocutorio] è osservare come la conversazione prosegue»21. Diventa necessario basarsi sui turni successivi, ma a volte può non esser sufficiente. Si è fornito appositamente per esteso il brano di Metastasio: se Come! che dici? fosse stato proferito da Valentiniano III imperatore, avrebbe potuto essere un caso di metacomunicazione da interpretare così: «come osi fare questa asserzione = che io ho ordinato l’uccisione di Ezio?»; ma siccome a dirlo è Fulvia, promessa sposa di Ezio, va interpretato piuttosto così: «come può essere accaduto quello che dici?», anche se non si può del tutto escludere «come può esser vero quello che dici?». In ogni caso, fortunatamente, spesso la differenza fra «come può essere accaduto» e «come può essere vero» non ha grandi impatti sull’andamento della conversazione reale o fittizia, come nell’esempio di Metastasio e negli altri riportati, perché ciò che conta è «il raggiungimento di un accordo intersoggettivo fra i partecipanti pertinenti riguardo a ciò che il parlante ha detto o fatto»22 e in tale direzione è molto più importante stabilire se il come? ha invece un’interpretazione «come osi chiedere/come osi asserire», un valore di contestazione del fare parlando dell’altro, strettamente collegato al suo ruolo sociale. Nella Grande Grammatica di consultazione, vol. III23, si osserva: «con sfumatura causale, si possono usare isolati come? come mai? come no?», ma se in esempi della CMC da noi trovati (v. oltre il § 4) si tratta di un uso causale innestato sul piano metacomunicativo, nella maggior parte dei casi è invece un’interpretazione che verte sul «come può essere accaduto» e/o «come può essere vero». 21 M. Sbisà, Il ruolo dell’uptake nell’illocuzione, in Tra pragmatica e linguistica testuale. Ricordando Maria-Elisabeth Conte, a c. di F. Venier, Alessandria, Edizioni Dell’Orso, 2009, p. 194. 22 Ibidem, p. 195. 23 E. Fava, Tipi di frasi principali. Il tipo interrogativo, in Grande Grammatica di consultazione, a c. di L. Renzi, G. Salvi e A. Cardinaletti, III: Tipi di frase, deissi, formazione delle parole, Bologna, il Mulino, 1995, p. 86. 226 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI Si veda ancora l’esempio (14), in cui si salva almeno un altro elemento della frase oltre l’interrogativo e che quindi non è uno sluicing in senso stretto, mentre lo è il successivo E che?: (14) \CAL.\ Or andianne da lei. \FES.\ Come [sarebbe a dire], [andianne] da lei? E che [credi di fare]? pensi tu ch’ella sia di bordello? Andarvi ti bisogna con ordine (Bernardo Dovizi (il Bibbiena), La Calandra, At. 2, sc. 6, 1513) Il modo in cui Fessenio reagisce alla battuta di Calandro potrebbe, se ci si fermasse al contesto breve dato, ammettere un completamento «come osi dire ‘andianne da lei’?» e tale completamento metacomunicativo parrebbe rafforzato da E che?. Tuttavia abbiamo completato E che [credi di fare]? perché Fessenio contesta a Calandro l’atto d’andare subito da Santilla, non il dire che vuole andare. Andando avanti nella commedia, infatti, si capisce chiaramente che Fessenio non è scandalizzato da quello che Calandro osa dire, ma è infastidito dalla sua mancanza di tatto24. Quando come si trova raddoppiato, come, come?, in opere teatrali da Goldoni in poi, in discorsi diretti riportati nei romanzi e in altre prose, l’interpretazione «dai prove o ulteriori delucidazioni circa la verità/plausibilità di quello che dici» pare l’unica possibile. (15) \MARIAN.\ Sì, sì, sospetti! Sapete voi che si tratta di un padre bandito e di una famiglia disterminata? \FABR.\ Come, come? Raccontatemi. (Carlo Goldoni, La scozzese, At. 4, sc. 4, 1761) (16) Domandandomi, alcun dì dopo, s’io letto avea e che cosa parevami 24 \FES.\ (Con che grazia l’amico catta grazia!). \CAL.\ Or andianne da lei. \FES.\ Come, da lei? E che? pensi tu ch’ella sia di bordello? Andarvi ti bisogna con ordine. \CAL.\ E come vi si anderà? \FES.\ Coi piedi. \CAL.\ So bene. Ma dico: in che modo? \FES.\ Hai a sapere che, se tu palesemente vi andasse, saresti visto. E però sono rimasto con lei, perché tu scoperto non sia e perché ella vituperata non resti, che tu in un forziero entri e, portato in camera sua, insieme quel piacere prendiate che vorrete tutti a due. \CAL.\ Vedi che io non v’andrò coi piedi, come dicevi. (Bernardo Dovizi (il Bibbiena), La Calandra, At. 2, sc. 6, 1513). “NON SI SA PERCHÉ” 227 di quell’oda, risposi che l’avea letta e che mi sembrava bellissima. – Bellissima? – soggiunse egli. – Maestà, sì, – ripigliai: – era facil cosa provargli che un re può esser buono. – Come? come? – Perdonandogli. (Lorenzo Da Ponte, Memorie Parte seconda, 1777-1792) (17) “M’immagino che non sappia che Rodrigo è mio nipote.” “Se lo sa! Anzi questo è quel che gli mette più il diavolo addosso.” “Come? come?” (Alessandro Manzoni, Promessi Sposi, cap. 18, 1827) 1.2 Quando il possibile introduttore è sostantivizzato Esempi come quelli che seguono, in cui dove, come, quando sono preceduti da articolo, richiamano le discussioni fra linguisti, soprattutto generativisti, circa il fatto che lo sluicing sia davvero un caso di ellissi per cui un’intera frase è cancellata eccetto l’interrogativo, e non si debba piuttosto considerare l’interrogativo come un oggetto diretto o indiretto del verbo che lo regge, senza postulare ellissi. (18) questa donna veduta; la qual, per ciò che bellissima era, fisa cominciò a riguardare e cominciò seco stesso a ricordarsi di doverla avere altra volta veduta, ma il dove in niuna maniera ricordar si poteva. (Giovanni Boccaccio, Decameron, Giorn. 2, nov. 7, 1353) (19) A quello poi che voi dite, che noi stessi abbiamo confessato, l’osservazioni degli astronomi grandi essere state fatte esattissimamente, vi rispondo che se voi meglio considererete il dove e ‘l quando sono state chiamate tali, comprenderete che esatte si potevano dire quando elle fussero state anco assai più differenti tra loro di quello che state sono. (Galileo Galilei, Il saggiatore, 26, 1621) (20) e dicendogli: “Taglia qui, e qui spiana, e scarna costì, e tanto profonda, e tanto alza”, mostrandogli il dove e il come, gli fe’ trovar nata, si può dir, fra le mani la mezza statua d’un Termine (Daniello Bartoli, La ricreazione del savio, Libro 1, capo 7, 1659) Questa sostantivizzazione mostra esempi lungo tutti i secoli25 e ri- 25 M. Barbera, in Schema e storia del Corpus Taurinense cit., dedica il § 228 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI guarda quasi esclusivamente le forme il dove, il come, il quando, il perché spesso a coppie come negli esempi (19) e (20). Un’analisi più approfondita rivelerebbe nell’uso di questi interrogativi sostantivizzati il chiaro intento di evitare l’uso scritto di interrogative indirette tronche, forse sentito come inadatto al registro scritto di buon livello. Ci sono casi di verbi reggenti (si veda oltre il § 2.4) come avere idea, rendersi conto che inducono quasi obbligatoriamente alla sostantivizzazione. 2. Interrogative (in)dirette non canoniche e lessicalizzazione di non so chi, non so dove, non so come, chi sa dove. Poiché la ricerca in corpora elettronici di forme ellittiche è legata alla ricerca di elementi introduttori non elisi26, abbiamo raccolto anche esempi di interrogative indirette non canoniche. Fava27 chiama interrogative dirette non canoniche casi come (21), in cui il sintagma interrogativo si trova nella posizione che occuperebbe un costituente con la stessa funzione28. (21) Potresti incontrarla quando? Cercando interrogativi seguiti da punto fermo, o altro segno di interpunzione delimitante una frase, ci siamo imbattuti in casi come 12.4.7.7, pp. 462-465 (e secondariamente il § 12.4.6.5, p. 443) all’inquadramento del fenomeno per il ’200. 26 La ricerca coincide spesso con l’individuazione di quelle che in qualche caso sono delle licensing heads (‘teste che permettono l’ellissi’) nei contributi dei linguisti generativisti sull’argomento. Si veda J. Merchant, The Syntax of Silence, Oxford, Oxford University Press, 2001; e A. Lobeck, Ellipsis: Functional Heads cit. 27 E. Fava, Funzioni della frasi subordinate cit., pp. 688-689. 28 E perciò i generativisti lo chiamano anche ‘wh-in-situ’, si veda C. Donati, La sintassi. Regole e strutture, Bologna, il Mulino, 2008, p. 115. “NON SI SA PERCHÉ” 229 (22), (23), (24). Differiscono dai casi di sluicing perché non siamo di fronte a due frasi coordinate di cui la seconda ellittica, né a due frasi indipendenti di cui la seconda è un’interrogativa diretta tronca. Siamo di fronte a sequenze che presentano due verbi, di cui uno, il secondo, è sapere, classico verbo reggente di interrogative indirette, seguito da un elemento interrogativo. Si verifica facilmente che non è possibile integrare questo elemento interrogativo come se fosse mancante del primo verbo, perché l’elemento interrogativo e il verbo precedente stanno sotto lo stesso nodo frase, non sotto due nodi coordinati. (22) li quali, preso il già vinto giovane, fuori della casa il portarono non so dove *[il portarono]; (Giovanni Boccaccio, Decameron, Giorn. 5, nov. 10, 1353) (23) Io veggo venir qua non so chi *[veggo] *[venir] *[veggo venir], e non voglio che persona sappi queste mie cose, se non dopo il fatto. (Anton Francesco Grazzini (il Lasca), L’arzigogolo, At. 2, sc. 5, av. 1584) (24) Ma la mia disgrazia volle che la scala, non essendo ben fermata, rovinò meco, e io pensando potermene a casa andare, con la scala che era di corda mi partii, e isvenni per la via non so dove *[isvenni]. (Matteo Bandello, parte 1, nov. 15, 1554) (25) Cambiò la foggia dei capelli, ben pettinati, ma sdegnando la moda, talchè pareva, la sua, una testa d’altri tempi, non si sa quali (Anna Banti, Artemisia, p. 210, 1948). (26) Il pezzo del paracarro che s’era svitato dalla sua radice e m’era schizzato o forse rotolato contro un piede non so come, lacerò la scarpa (Carlo Emilio Gadda, Novelle dal Ducato in fiamme, p. 299, 1953) Abbiamo provato a considerarle frasi interrogative indirette non canoniche, ma mentre lo spostamento di quali in (25) e di non so come in (26), così come si vede in (25a) e in (26a), fa funzionare ugualmente bene la frase da un punto di vista sintattico e non cambia troppo il significato ed il ruolo pragmatico degli elementi in gioco, in (22a), (23a) e (24a) lo spostamento di non so dove, non so chi sfocia in frasi con focus almeno parzialmente diverso dalla frase di partenza. 230 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI (22a) preso il già vinto giovane, il portarono non so dove fuori della casa (23a) Io veggo non so chi venir qua / Io non so chi veggo venir qua / (24a) e non so dove isvenni per la via (25a) talchè pareva, la sua, una testa d’altri tempi, quali non si sa (26a) Il pezzo del paracarro, che s’era svitato dalla sua radice e non so come m’era schizzato o forse rotolato contro un piede, lacerò la scarpa Diventa quindi preferibile supporre la lessicalizzazione di non so dove, non so chi, con un grado di mobilità, dalla periferia della frase al centro, variabile a seconda che il processo di lessicalizzazione dia luogo a sintagmi nominali o preposizionali/avverbiali, o più precisamente a unità polilessicali riconducibili a nomi o ad avverbi. Sembra infatti che le unità polilessicali derivate da sluicing conservino una memoria della posizione dell’interrogativo con cui terminano, in quanto parte di una originaria interrogativa indiretta, e non possano quindi esser spostate agevolmente, tanto da figurare spesso, in quanto lessicalizzate, in inciso. Barbera nel già citato Schema e storia del Corpus Taurinense29 propone di considerare il loco-relativo dove ed il relativo indefinito chi come pronomi doppi, da leggersi rispettivamente dove = ‘il posto nel quale’, chi = ‘uno che’ (lettura indefinita, o relativo doppio indefinito) e ‘quelli che’ (lettura definita, o relativo doppio dimostrativo); quindi, considerando gli esempi qui discussi, le ipotetiche frasi interrogative non so dove, non so chi sarebbero da parafrasare come segue: (22b) preso il già vinto giovane, fuori della casa il portarono non so in quale posto (23b) Io veggo venir qua uno che non so (24 b) e non so in quale posto isvenni per la via Non so come presenta, sulla scorta del come isolato (cfr. § 1.1), una maggior propensione all’uso in inciso e – qualora non lo si voglia 29 M. Barbera in Schema e storia del Corpus Taurinense cit., § 1.4.6., p. 317 e § 12.4.7.7. “NON SI SA PERCHÉ” 231 considerare una lessicalizzazione ma un’interrogativa tronca – sembrerebbe naturale che l’eventuale reintegrazione consista non tanto nella ripetizione anaforica di un verbo antecedente, quanto nel proverbo fare, che, essendo più generico, ha possibilità di anafora meno ristrette. (27) E l’anello lo buttai per fare più spicco, non so come, in faccia al giudice (Anna Banti, Artemisia, p. 14, 1948) (27a) E l’anello lo buttai per fare più spicco, non so come [lo buttai/lo feci/riuscii a farlo], in faccia al giudice (28) mentre me ne stavo in camera, occupato a buttar giù alcune annotazioni sopra di lei, ronzava fuori dell’uscio, avendo intuito, non so come, l’oggetto del mio lavoro. (Vincenzo Cardarelli, Villa Tarantola, p. 111, 1948) (28a) mentre me ne stavo in camera, occupato a buttar giù alcune annotazioni sopra di lei, ronzava fuori dell’uscio, avendo intuito, non so come [avesse intuito/avesse fatto], l’oggetto del mio lavoro. Per Barbera, anche se come di base non è un relativo, «pure subisce l’influsso del paradigma dei loco-relativi»30 e si comporta come una specie di modo-relativo, parafrasabile con ‘il modo come = nel quale’. Nel caso di (27) e (28) sarebbe invece interpretabile come relativo (interrogativo) doppio: (27b) E l’anello lo buttai per fare più spicco, non so in che modo, in faccia al giudice (28b) mentre me ne stavo in camera, occupato a buttar giù alcune annotazioni sopra di lei, ronzava fuori dell’uscio, avendo intuito, non so in che modo, l’oggetto del mio lavoro Volendo inquadrare la deriva verso il lessico e l’allontanamento dallo statuto di frasi di non so chi, non so dove, non so come, chi sa dove, in un contesto di tipologia linguistica, si può ricordare che Ha- 30 M. Barbera in Schema e storia del Corpus Taurinense cit., § 12.4.7.3, pp. 452-453 e § 12.4.7.7. 232 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI spelmath31 osserva come, nelle lingue europee, alcuni marcatori di indefinitezza combinati con pronomi interrogativi hanno preso origine da una espressione con il significato ‘non so wh-’ e varianti ‘chi sa wh-’, ‘Dio sa wh-’. In italiano sono di certo non so che e chissà che le espressioni più avanti sulla strada di un’ipotetica futura grammaticalizzazione, come mostrano i vari esempi in § 2.2. L’importanza della posizione sintattica, oltre che sequenziale, in cui si situa la sequenza sapere + interrogativo è dimostrata dall’esempio (29), che potremmo definire un caso di sluicing incassato, perché non siamo di fronte a due frasi coordinate di cui la seconda ellittica, né a due frasi indipendenti di cui la seconda è un’interrogativa diretta tronca. Siamo di fronte a una protasi anteposta e incassata tra la reggente mi pare + complementatore che e l’oggettiva non sanno da chi, facilmente integrabile con l’hanno lassata tòrre, proprio in virtù del fatto che la prima copia della possibile integrazione non solo precede, ma soprattutto non è direttamente sotto lo stesso nodo sotto cui sta non sanno da chi, come invece accade negli esempi (22), (23), (24). (29) Gli farei la femina restituire di grazia; ma mi pare che se l’hanno, per loro sciocchezza, lassata tra via tòrre, non sanno da chi [l’hanno lassata tòrre] (Ludovico Ariosto, Cassaria, At. 5, sc. 4, 1508) Quando l’interrogativa indiretta tronca si trova in un inciso in posizione cataforica rispetto al verbo che andrebbe reintegrato, l’interpretazione ellittica è davvero virtuale. L’esempio (30) in cui Malaparte mette fra virgole in inciso chi sa perché, è emblematico. Malaparte sa benissimo che l’occhio legge chi sa perché mi guardarono, anche se dal punto di vista sintattico si tratterebbe di un’interrogativa indiretta tronca esterna come esemplificato in (30a). (30) “Of course! we are not… ehm… I mean … naturalmente noi non siamo pidocchi” disse il Colonnello Eliot arrossendo, e guardandosi in- 31 M. Haspelmath, Indefinite Pronouns, Oxford, Clarendon Press, 1997, pp. 130-133. Haspelmath parla di «grammaticalizzazione di pronomi indefiniti a partire da clausole interrogative». “NON SI SA PERCHÉ” 233 torno trionfalmente. Tutti scoppiarono a ridere e, chi sa perché, mi guardarono. Mi sentii pidocchio (Curzio Malaparte, La pelle, p. 232, 1950) (30a) Tutti scoppiarono a ridere e mi guardarono. Chi sa perché [mi guardarono]. Ancor più interessante l’esempio (31), sempre di Malaparte, che mostra entrambi i casi (frase interrogativa indiretta in inciso una volta anaforica e l’altra cataforica) appositamente vicini in una specie di chiasmo: (31) era un paesaggio mitico, e in margine a quel paesaggio Andromeda incatenata a uno scoglio piangeva, chi sa dove? [piangeva incatenata], Perseo, chi sa dove, uccideva il mostro. (Curzio Malaparte, La pelle, p. 175, 1950). 2.1 Sluicing e lessicalizzazioni nel Primo Tesoro della lingua italiana del Novecento La ricerca di interrogative (in)dirette tronche nei 100 romanzi italiani racchiusi nel Primo Tesoro della lingua italiana del Novecento32 è stata condotta nell’intento di capire se, con l’affermarsi di uno scritto più vicino al parlato, questo tipo di ellissi aumenti nel Novecento e nei primi anni del XXI secolo. In realtà sono emerse ben poche interrogative (in)dirette tronche e si sono trovate prevalentemente interrogative indirette tronche lessicalizzate. Ad esempio, 9 opere presentano 14 occorrenze di chi sa perché, di solito in inciso. Non so come è in 59 opere con 140 occorrenze. Fra queste c’è qualche esempio di interrogativa indiretta tronca, quale è (32)33. (32) E intanto la Perfetta, l’eletta dal Popolo Buono, stava cercando di valicare la cerchia della città. Vagava ancora da queste parti, voleva en- 32 Primo tesoro della lingua italiana del Novecento cit. Si noti che in questo esempio è presente anche un altro verbo introduttore di interrogativa indiretta tronca, immaginare. 33 234 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI trare nella città. Non so come [volesse entrarci]. Posso solo immaginare perché [volesse entrarci]. (Maurizio Maggiani, Il viaggiatore notturno, p. 119, 2005) Nella maggior parte dei casi non so come è la parte iniziale di un’interrogativa non tronca, non ellittica. Si veda l’esempio (33) con la virgola che artificiosamente isola non so come da è emerso un atto modesto, con successiva relativa riflessione de re sul significato di non so come: (33) Non so come, dall’ingorgo di propositi che mi paralizzava è emerso un atto modesto, grigio, da burocrate: stampare i due messaggi appena letti – e dico “non so come” perché davvero ignoro cosa abbia dettato questa priorità, a cosa la considerassi propedeutica. (Sandro Veronesi, Caos Calmo, p. 134, 2006) Fra le occorrenze di non so come, poi, sono presenti numerose occorrenze in inciso, per le quali, se non si suppone la lessicalizzazione, l’integrazione è da fare in absentia, ad es. con un fosse successo, in analogia a quanto già osservato nei §§ 1.1 e 1.3. Si veda in proposito (34): (34) Trascorsi buona parte del pomeriggio assorbito da quel lavoro da netturbino che finì per dissolvere pian piano il clima di attesa e anche un po’ di angoscia che, non so come [fosse successo], si era creato. (Ermanno Rea, La dismissione, p. 137, 2002) Non si sa come è in 22 opere con 37 occorrenze; 17 di queste sono in inciso e la forma impersonale si direbbe contribuisca a favorire il ricorso all’integrazione in absentia, del tipo non si sa come [sia successo]. Ben 3 su 4 delle occorrenze presenti nei Racconti di Moravia sono di questo tipo. Non si sa perché è in 11 opere con 14 occorrenze con identica propensione a favorire il ricorso all’integrazione in absentia. Esemplare a questo proposito è il passo (35) di Gadda, da cui abbiamo tratto il nostro exergo, da contrastare con gli esempi (36) e (37), classici casi di interrogative indirette tronche. (35) “Ma tutte le ragazze, non si sa perché [accada], gli muoiono dietro… “NON SI SA PERCHÉ” 235 : e poi, si sa, quando c’è l’automobile…”. Il “non si sa perché” è la chiave di volta dei più complessi sistemi giustificanti il Mondo: ed è perciò adoperatissimo dai metafisici della morale (Carlo Emilio Gadda, Novelle dal ducato in fiamme, p. 126, 1953). (36) e un istinto misterioso lo aveva guidato nei suoi luoghi, come un uccello migratore ritorna negli stessi posti e non si sa perché [ritorni negli stessi posti]. (Carlo Sgorlon, L’armata dei fiumi perduti, p. 303, 1985) (37) il giorno prima si era portato con le sue truppe fino a Porta Romana e se avesse dato assalto al Castello, di sicuro Milano sarebbe caduta; ma lui, il duca, se n’è tornato indietro e non si sa perché [se ne sia tornato indietro]. (Maria Bellonci, Rinascimento privato, p. 409, 1986). Non so dove è in 23 opere con 33 occorrenze, non sa dove in 9 opere con 11 occorrenze: quasi tutte queste occorrenze sono vere interrogative, parecchie non tronche. Si veda l’esempio (38) in cui Arbasino mette sia l’interrogativa indiretta tronca, sia l’altro tipo di ellissi che segue l’interrogativa34, stilisticamente al servizio della laconicità del personaggio che parla «con un numero di frasi non eccedenti l’indispensabile». (38) e gentilmente ci parla, ma con un numero di frasi non eccedenti l’indispensabile, ci informa che il padrone di casa è in viaggio, non sa dove sta viaggiando, né [sa] quando tornerà. (Alberto Arbasino, L’anonimo lombardo, p. 273, 1960) Non si sa dove è in 11 opere con 16 occorrenze in gran parte non ellittiche o con uso lessicalizzato, come in (39) e (40). Anche l’esempio (41) è da analizzare come (22), (23), (24), cioè come una lessicalizzazione o come casi di dove pronome doppio, mentre (42) è più intrigante, perché lo stile paratattico adottato qui da Bevilacqua apre la via sia ad un’interpretazione come sluicing, esemplificata dall’integrazione in (42), sia ad un’integrazione come in (42a), con non si sa dove lessicalizzato e uno sta implicito, proprio non detto, diverso anche da un’ellissi in absentia. 34 Ellissi del SV in frasi coordinate, più pronome soggetto nullo. 236 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI (39) questi fantomatici ferrovieri, questi viaggiatori catarrosi in attesa di non si sa qual partenza verso non si sa dove… (Tommaso Landolfi, A caso, p. 186, 1975) (40) Bonghi scosse la sua grossa testa: “La sua parte di conto è stata prelevata, per essere trasferita non si sa dove. Questa è l’unica cosa certa.” (Giuseppe Pontiggia, La grande sera, p. 313, 1989) (41) Wolfgang era non si sa dove: e, se il suo corpo si piegava dolcemente verso la tastiera, quel corpo non era più di carne. (Enzo Siciliano, I bei momenti, p. 64, 1998) (42) Facci caso, lei ride come sempre non crede mai, le ripeto facci caso, quando succede un delitto sparisce, fa la spia alla polizia, interi giorni non si sa dove [sparisce], mi piace questa idea del silenzio di una spia, perciò lo dico. (Alberto Bevilacqua, L’occhio del gatto, p. 138, 1968) (42a) quando succede un delitto sparisce, fa la spia alla polizia, [sta] interi giorni non si sa dove. 2.2 Non so che, non so che cosa L’archetipo di tutti i non so che si può trovare in una poesia del celebre trovatore Raimbaut o Rambaldo d’Aurenga35: conosciuta come Non sai que s’es. L’italiano non so che nel Primo Tesoro della lingua italiana del Novecento appare in 57 opere con 159 occorrenze, la stragrande maggioranza delle quali formata da interrogative non ellittiche e da un grande numero di non so che come locuzione aggettivale, parafrasabili con ‘imprecisabile, indefinibile’, ‘non so quale’, ‘un/a certo/a’, ‘qualche imprecisato/a’. Anna Maria Ortese in Poveri e semplici del 1967 ne inanella ben 15: 35 Signore di Orange vissuto tra il 1140-1147 ca. ed il 1173; il verso completo è il seguente: Escoutatz, ma non sai que s’es / senhor, so che volh comensar – cfr. K. Bartsch, Chrestomathie provençale (X°-XV° siècles), sixièmen édition entièrement refondue par Eduard Koschwitz, Marburg Elwert 1904, Slatkine, Laffitte Genéve Marseille, 1973, pp. 71-74. “NON SI SA PERCHÉ” 237 (43) Se poi, come a quell’ora spesso capitava, squillava il telefono, e Roy si affacciava a dirci che il Barone era desiderato, ci prendeva non so che eccitazione; si aveva, Sonia e io, l’impressione, molto strana in verità, che da quel telefono dovesse venirci un giorno non so che notizia straordinaria (Anna Maria Ortese, Poveri e semplici, p. 22, 1967). In 6 delle 159 occorrenze siamo di fronte alla sostantivizzazione preceduta da articolo indefinito, un non so che, mentre l’unico esempio di il non so che si trova in Danubio di Magris. Ma non è necessario che ci sia l’articolo perché non so che equivalga a un nome polilessicale dal significato ‘qualcosa di imprecisato’, come in (46), (47)36: (44) Pareva come che fosse successo qualcosa, una disgrazia o una festa, tutt’a un botto: non era solo una serenata, ma un non so che, che metteva addosso un po’ di inquietudine, tanto era improvvisa, appassionata, sperduta là, fuori rotta, tra i cortili. (Pier Paolo Pasolini, Una vita violenta, p. 186, 1959) (45) Una visione religiosa come quella di Rodolfo II […] rispetta anche “il non so che”, l’individualità irregolare e difforme, in quanto il senso della trascendenza religiosa impedisce di farsi un idolo delle gerarchie terrene e rimanda a un piano superiore, sul quale anche quell’eccezione trova il suo posto (Claudio Magris, Danubio, p. 82, 1987) (46) Speri ti si apra la testa, mi dicesti. Ebbene, ci troverai segatura. E se ti spacchi il petto, al posto del cuore scoprirai d’avere non so che “.”Una pietra… “, egli disse, sorridendo. “Nemmeno, una pietra è già qualcosa con troppo sentimento “. (Vasco Pratolini, Un eroe del nostro tempo, p. 229, 1949) (47) Perciò ha questa bellezza disfatta dal sonno, dalle pillole per dormire o da non so che. Così, con la testa livida e rapace, appariva in vestaglia tra gli avanzi della sera prima, i piatti sporchi, le sigarette a mucchi, scrutava il salone con odio (Alberto Bevilacqua, L’occhio del gatto, p. 101, 1968) 36 Mentre in (48) la presenza di cosa dopo che blocca tale parafrasi. E d’altra parte (48) si presta a essere cambiata in (48a) Non so che cosa le dissi. 238 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI (48) Le dissi che la colpa era sua; che, se anche Rosetta non si ammazzava, la colpa era sua. Le dissi non so che cosa. Mi pareva di aver ragione e di potermi vendicare. (Cesare Pavese, La bella estate, p. 341, 1950) (49) – Cosa non credi? – Che tu sia come gli altri. – E perché? Non saprei: C’è in te qualcosa di troppo non so che [sia], o di troppo poco non so che altro [sia]. - Non potresti parlare più chiaramente? - Se ci tieni!… Insomma, colle donne non ce la fai. … (Tommaso Landolfi, A caso, p. 106, 1975) Le ricerche tramite computer portano a far affiorare anche casi meno pertinenti, da vagliare manualmente, come (50), nel quale si riscontra l’uso da parte di Gorresio di un tratto di italiano popolare: Morì non so che giorno per morì in non so quale giorno. In (51) ci troviamo di fronte a una sequenza che non è composta da non so che, ma da io di russo non so che un centinaio di parole col significato ‘di russo so solo un centinaio di parole’. (50) Allora fu ferito e prima di arrendersi fece inutilizzare le armi che ancora funzionavano. Morì, non so che giorno esattamente, nel campo di smistamento di Krinovaja; c’era arrivato un pomeriggio, e il giorno dopo non ne ripartì. (Vittorio Gorresio, La vita ingenua, p. 254, 1980) (51) Il vecchio col fucile ci rivolgeva delle domande che non capivamo: io di russo non so che un centinaio di parole, e nessuna di esse si attagliava alla situazione, ad eccezione di “ italianski (Primo Levi, La tregua, p. 158, 1963) 2.3 Chissà chi, chissà perché Osserva il dizionario Sabatini-Coletti37 che chissà «viene anteposto a pron. e cong. quali se, quando, mai, dove, come, chi, che, cosa, ecc., che introducono frasi apparentemente interrogative, in realtà escla- 37 V. Coletti e F. Sabatini, Il Sabatini-Coletti. Dizionario essenziale della lingua italiana, Milano, Rizzoli Larousse, 2007. “NON SI SA PERCHÉ” 239 mative»: e aggiunge che «Con valore frasale, col sign. di “forse”, isolato da pause, anteposto o posposto alla frase, ne rafforza il contenuto di ipotesi: […] nelle risposte ha spesso valore elusivo: “Verrai alla partita?” “Chissà!”». L’univerbazione di chi sa in chissà38 sembrerebbe dunque un ulteriore passo nel processo di lessicalizzazione delle interrogative tronche, ma in realtà sono presenti nelle raccolte che abbiamo consultato anche casi di sluicing veicolati da chissà chi, chissà perché. Si confrontino gli ellittici chissà chi in (52) e chissà perché in (53) e il lessicalizzato chissà chi in (54). L’esempio (55) è riportato come testimonianza dei numerosi usi della locuzione essere chissà chi. (52) “Lei lo ha raccolto, dopo tutto, lo ha fatto battezzare…”. “No, niente battesimo, perché è turca: e perché lo avevano già battezzato… chissà chi [l’aveva battezzato]…”. La voce le smorì, chinò il capo, rifletté un attimo, seria. “Beh!, sì, l’opera buona l’avrà fatta, lo ammetto” (Carlo Emilio Gadda, Novelle dal ducato in fiamme, p. 304, 1953) (53) Come batteva forte il cuore a lui! come era squisita e trepidante la gioia di quel momento! Ma allorché si rividero l’indomani non era più la stessa cosa. Chissà perché [non era più la stessa cosa]?… Essi avevano assaporato il frutto velenoso della scienza mondana; il piacere raffinato dello sguardo e della parola scambiati di nascosto in mezzo a duecento persone (Giovanni Verga, Novelle rusticane Di là dal Mare, 1883) (54) Dramma di queste donne, tra il figlio di chissà chi, ma che è pur sempre la loro creatura, i voti, l’ordine, ecc. (Corrado Alvaro, Quasi una vita, p. 230, 1951) (55) “Sempre siete stati di quelli che si appartano, come se foste chissà chi… Bella razza di amici…” lamenta ancora l’avvocato, funebre: “Tornate dentro, vedrete che invenzioni, stasera … Tornate!, o piglio la doppietta e vi impallino il sedere” (Giovanni Arpino, L’ombra delle colline, p. 250, 1964) 38 Chissà nella BIZ Biblioteca Italiana Zanichelli cit., ha la sua attestazione più antica nella Novella del grasso legnaiuolo, 1490. 240 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI 2.4 Predicati reggenti le interrogative (in)dirette tronche In teoria tutte le classi di predicati reggenti elencati da Fava39 potrebbero dar luogo a casi di interrogative (in)dirette tronche; forse eccettuato dubitare, ma in pratica, oltre a valere le restrizioni menzionate dalla stessa Fava, è davvero raro trovare un verbo diverso da sapere, e la lessicalizzazione delle espressioni che lo contengono ne è di fatto la conferma. Abbiamo visto in (32) l’uso di immaginare; le ricerche nei corpora elettronici, ricerche non partite dal verbo reggente, ma dall’elemento interrogativo che fa da «chiusa», ci hanno subito mostrato che le interrogative tronche con verbi reggenti diversi da sapere sono virtualmente possibili, e disponibili, ma davvero rare. Qui di seguito elenchiamo e brevemente commentiamo i pochi esempi trovati nella BIZ e nel Primo tesoro con immaginare, domandare, chiedere, vedere, dire, capire. Nell’esempio (56) troviamo un caso classico di sluicing retto da immaginare e in (57) un caso di interrogativa diretta con lo stesso verbo. In (58), (59), (60) e (61) vediamo domandare e chiedere usati come reggente di interrogativa diretta tronca. (56) \VAL.\ Io ho pur inciampato in un fil di paglia, e in quel si può dire fiaccato il collo. Io sono stato assalito dal mio signore con fatti e con parole, né mi so immaginare perché. (Pietro Aretino, La cortigiana, At. 4, sc. 7, 1526) (57) Non potei finire; Lucio irruppe, furibondo, nella camera, e il resto te lo puoi immaginare. - E come? – esclamò Gigi Mear, – tu, col tuo spirito. (Luigi Pirandello, Scialle nero, Amicissimi, 1922) (58) «La ringrazio tanto: mi ha fatto fare una bella figura nel Consiglio. Di che male è morto il padre di questo ragazzo?». 39 E. Fava, Funzioni della frasi subordinate. Interrogative indirette cit., pp. 700-702. “NON SI SA PERCHÉ” 241 Demetrio, come se gli saltasse in corpo un razzo, fece un altro passo, quasi un salto, collocò la roba su una sedia e domandò: «Perché?». «Domando a lei di che male è morto il padre di questo ragazzo, perché doveva informarmi, era dover suo, e non permettere che una persona rispettabile andasse a raccomandare a persone rispettabili il figlio di uno che si è impiccato per debiti. (Emilio De Marchi, Demetrio Pianelli, 4, 4, 1890) (59) Ma chi fosse l’amante della Ruscalli nessuna le sapeva dire. La Leo parlava un giorno di certi doni ricevuti dall’amazzone: ella domandò: “Da chi?” “Non so; non rammento… Me ne ha parlato Anna Sortino.” (Federico De Roberto, Illusione, 2, 2, 1891) (60) Lucrezia, impallidita, teneva gli occhi bassi, strappando la frangia della poltrona; il principino Consalvo, seduto vicino alla zia, domandò: “Perché l’uva?” “Perché?… Perché pretendevano il consenso reale all’istituzione del maiorasco! E non avendolo ottenuto si sono buttati coi sanculotti!” (Scipio Slataper, Il mio Carso, 3, 2, 1912) (61) Noi dobbiamo spasimare sotto la nostra piccola possibilità umana, incapaci di chetare il singhiozzo d’una sorella e di rimettere in via il compagno che s’è buttato in disparte e chiede: “Perché?”. (Scipio Slataper, Il mio Carso, parte 3, 2, 1912) Di seguito ai predicati epistemici, a cui appartengono sapere, ricordare, rendersi conto, troviamo, in numero comunque esiguo, i predicati di richiesta sia propriamente illocutivi, chiedere, domandare, sia di atteggiamento proposizionale, chiedersi, interrogarsi. Ad esempio su 97 occorrenze della locuzione verbale rendersi conto, nel Primo tesoro, nemmeno una regge un’interrogativa tronca. L’esempio più vicino che abbiamo trovato è (62). Su 24 occorrenze di non capisco perché solo una è un caso di sluicing, riportato in (63). (62) la donna ha vicino un meccanismo guasto di cui non conosce il funzionamento per potervi riparare, e neppure per rendersi conto del perché. Da quel giorno, due esseri destinati a vivere insieme dovranno sistemare ciascuno per proprio conto un’esistenza, come due isole fra le quali non esisterà una relazione (Aldo Palazzeschi, I fratelli Cuccoli, p. 315, 1948) 242 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI (63) Lei insisteva: “E sei venuto con questo tempaccio? Proprio non capisco perché: ma ti senti bene?, di’ la verità” (Michele Prisco, Una spirale di nebbia, p. 218, 1966) Le espressioni non capisco come, non vedo perché, mi chiedo totalizzano nel Primo Tesoro un centinaio di occorrenze fra tutte e tre, ma non presentano casi di interrogativa tronca. (Ci) si chiede (perché) raggiunge le 50 occorrenze e mostra due casi di sluicing: (64) questa specie di salotto Verdurin rionale si sta formando, e ci si chiede perché. (Alberto Arbasino, L’anonimo lombardo, p. 488, 1960) (65) Yitzhak Katzenelson, poco prima di venire deportato ad Auschwitz, descrisse in un “cantare” la stupefazione dell’uomo che vede morire il suo popolo, moglie, figli, parenti e si chiede perché senza trovare risposte. (Eraldo Affinati, Campo del sangue, p. 143, 1997) Mentre le interrogative indirette non tronche oltre che da verbi possono essere rette da nomi quali domanda, richiesta, scoperta, l’eventualità che un nome di quel tipo possa reggere un fenomeno di sluicing non è esclusa, ma è certo poco probabile e con conseguenze sul piano semantico-pragmatico. Modifichiamo per dimostrarlo l’esempio (5): (5a) Artemisia vuol scrivere una lettera lunga e riposata, ma si chiede a chi [scriverla] (5b) ?Artemisia vuol scrivere una lettera lunga e riposata, ma si pone la domanda a chi (5c) ?Artemisia vuol scrivere una lettera lunga e riposata, ma la domanda è a chi (5d) Artemisia vuol scrivere una lettera lunga e riposata, ma ci si pone la domanda a chi La minor attitudine dei verbi supporto + nome a reggere un’interrogativa tronca va indagata: ovviamente quando non esiste l’equivalente verbo univerbato l’uso può esser naturale40, ma si potrebbe fin 40 Come, ad esempio, con hai/avete idea che non ha un equivalente in idea- “NON SI SA PERCHÉ” 243 d’ora supporre una ragione di pianificazione retorica. Se con la tronca voglio ottenere un certo effetto, e la brevità del verbo sapere alla prima e terza del presente indicativo non è particolare insignificante, con la costruzione a verbo supporto ottengo piuttosto un effetto opposto. Il nome da solo come in (5c) ha poi l’inconveniente di spostare il soggetto psicologico della tronca da Artemisia a una parafrasi quale (5d), cioè di far passare dal domandarsi proprio del soggetto grammaticale e psicologico Artemisia, all’atteggiamento proposizionale di altri, forse il lettore, o il narratore onnisciente, o entrambi. 2.5 Interrogative indirette tronche in poesia: non so come Le ricerche hanno mostrato come un luogo preferenziale per le interrogative indirette in poesia sia la fine del verso, dove forniscono prezioso materiale per rime in -ando, -ome, -ove, sia altri luoghi in cui si incistano lessicalizzazioni, in primis non so come, per raggiungere un certo numero di sillabe. Non so come, in quanto interrogativa indiretta tronca, è piuttosto presente anche in poesia, all’inizio (66), al centro (71), alla fine del verso (70), come un inciso lessicalizzato, talvolta abbastanza avulso dal resto del componimento da apparire un porta-rima. Partiamo da un caso in cui riempitivo non è, cioè l’esempio (66) tratto da Dante, e confrontiamolo con l’esempio (67) tratto da Pulci e confrontiamo quest’ultimo con il suo lessicalmente, ma non funzionalmente simile, omologo bembesco (68), cui la posizione in chiusa di sonetto preclude funzioni di zeppa, così come la posizione in fine di scena farebbe escludere tali funzioni nell’esempio di Metastasio (69). Finiamo con un esempio leopardiano (71) di inciso al centro del verso, e con un esempio tratto da Corazzini (72), in cui l’interpunzione invita per metà, con la virgola dopo come, a una lettura da inciso re, là dove fare una domanda o una scoperta l’hanno in domandare o scoprire, questioni di azionalità a parte. 244 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI troncato, per l’altra metà, senza virgola di seguito a poi, invita a una lettura non tronca, non ellittica. (66) Trema forse più giù poco o assai; ma per vento che ‘n terra si nasconda, non so come, qua sù non tremò mai (Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio 21, 55-57) (67) – Io credo che Macon qua ti mandassi per mio amor sol, ma non so come o quando, ché sempre disiato ho di vederti. Ma in altro modo qui vorrei tenerti. (Luigi Pulci, Il Morgante, Cantare 13, 10, 1481) (68) e crebbe alor che ’l bel fianco girando mi vide, e tinse il viso, e poi non tacque: - Tu pur qui se’, ch’io non so come o quando. (Pietro Bembo, Rime, 11, 1530) (69) \CLEOF.\ In faccia ad Alessandro 30 Mi perdo, mi confondo; e non so come… (Pietro Metastasio, Alessandro nell’Indie, At 1, sc. 12, 1729) (70) Ora non n’ho pur uno, e non so come, se non mi son da i prencipi rubbati: che questi frutti sono i più aspettati da i becchi, poiché questo è il lor cognome. (Niccolò Franco, Priapea, 1541) (71) E te german di giovinezza, amore, Sospiro acerbo de’ provetti giorni, Non curo, io non so come; anzi da loro Quasi fuggo lontano; Quasi romito, e strano (Giacomo Leopardi, Il passero solitario, 20-24, 1831) (72) Io, vedi, soffro molto, e più soffro e più sento che soffrirei; se ascolto il mio vaneggiamento continuo, senza tregua, senza un breve momento di pace, e se dilegua “NON SI SA PERCHÉ” 245 poi non so come, pare che l’anima lo segua oltre il cielo, oltre il mare. (Sergio Corazzini, Poesie, 11-20, 1904) Ci agganciamo a questa osservazione sull’interpunzione, per dire subito che molto più numerose attraverso tutta la letteratura poetica italiana, come si è già visto per quella in prosa, sono le interrogative dirette tronche, confortate negli ultimi secoli dalla certezza di un’interpunzione autoriale, di una «triturazione sintattica» come la chiama Mortara Garavelli41, voluta dall’autore e non possibile frutto di brillanti scelte filologiche, tese a enfatizzare il troncamento. Si vedano gli esempi (73), (74), (75): non si può certo negare che l’occhio ha una parte non indifferente nel farci «vedere» ellissi anche per via dell’interpunzione, almeno nei primi due esempi. (73) Dice la parola de l’Evangelio: In peccatis vestris moriemini. Dunque seguirebbe che così dovesse essere. E io ti dico: Che? Ben che Dio dica, non ti puo’ tu salvare? Certo sì, ché, ben che dicesse a Pietro che ‘l rinegherebbe, e a Giuda che ‘l tradirebbe, non era che Pietro non avesse possuto fare il contrario, e così Iuda (Franco Sacchetti, Le sposizioni dei Vangeli, die XIII, 3, 1381) (74) Signori, saccio ca moita iente me teo in vocca per questo che dico e faccio, e questo perché? Per la invidia. (Anonimo Romano, Cronica, cap. 18, 15, sec. XIV) (75) Fora me chiamo. – Che?! – Ffora me chiamo. – Nun tanta presscia, amico, ch’è abbonora. – Io te dico c’ho vvinto. – A cche? a la mora? Ma cc’hai vinto? li zzoccoli d’Abbramo? – (Giuseppe Giacchino Belli, Sonetti, Son. 2185, vv. 1-4, av. 1863) 2.5.1 Altre interrogative tronche in poesia Oltre a non so come, si trovano altri casi di interrogative tronche più 41 B. Mortara Garavelli, Prontuario di punteggiatura, Bari, Laterza, 2003, pp. 61-62. 246 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI «poetiche», meno lessicalizzate, con verbi reggenti diversi da sapere; un verbo è ad esempio vedere, che si ritrova nel contesto di Dante (76), e un altro verbo è dire nel passo riportato in (77) di Cecco d’Ascoli, che si serve di non ti dico quali per rimare con animali. Seguono altri due esempi, uno con dire (78), tratto da Il Morgante del Pulci, mentre l’altro, il (79), mostra che Matteo Maria Boiardo nell’Orlando Innamorato preferisce sostantivizzare il dove. (76) Io veggio che tu credi queste cose perch’io le dico, ma non vedi come; sì che, se son credute, sono ascose Fai come quei che la cosa per nome apprende ben, ma la sua quiditate veder non può se altri non la prome. (Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso 20, 88-93) (77) “Perché in un tempo più la morte uccide D’esti animali che non fa di quilli?” Dico che il cielo le specie divide. Con questa question degli animali In n’ho campati già ben più di mille Da povertate: non ti dico quali. (Cecco d’Ascoli, L’Acerba, Lib. 4, cap. 8, 13, av. 1327) (78) E’ si sentiva in terra e in aria zuffa, perché Astarotte, non ti dico come, e Farferello ognun l’anime ciuffa: e’ n’avean sempre un mazzo per le chiome, e facean pur la più strana baruffa (Luigi Pulci, Il Morgante, Cantare 27, 51, 1481) (79) Ma poi che la chiara alba era levata, E vide del baron le triste prove, In groppa gli montò disconsolata, E se saputo avesse andare altrove, Via volentieri ne serebbe andata; Ma, come io dico, non sapeva il dove. Malinconiosa e tacita si stava: Il conte la cagion gli domandava. (Matteo Maria Boiardo, Orlando Innamorato, Lib 1, Can. 24, 16, 1483) “NON SI SA PERCHÉ” 247 Grazie al Vocabolario della Poesia italiana del Novecento42, che contiene le concordanze delle poesie di 16 poeti italiani, è stato agevole trovare altri casi di sluicing poetici novecenteschi, quali (80), (81) e (82) da Montale e Pasolini. (80) Il mio sogno non è nella primavera L’età di cui ci parlano antichi tabulari, e non è nelle ramaglie che stentano a mettere piume, e non è nel tinnulo della marmotta quando s’affaccia dal suo buco, e neanche è nello schiudersi delle osterie e dei crotti e non è nell’illusione che ormai più non piova o pioverà forse altrove, chissà dove. (Eugenio Montale, Satura, Le stagioni, v. 17, 1971) (81) Nei miei primi anni abitavo al terzo piano e dal fondo del viale di pitòsfori il cagnetto Galiffa mi vedeva e a grandi salti dalla scala a chiocciola mi raggiungeva. Ora non ricordo se morì in casa nostra e se fu seppellito e dove e quando. Nella memoria resta solo quel balzo e quel guaito né molto di più rimane dei grandi amori quando non siano disperazione e morte. (Eugenio Montale, Quaderno di quattro anni, 1977) (82) Eh, uccellaccio dormiente! grigio come il fango, bianco come il sole delle dieci del mattino, col capo innocentemente senza vita sotto l’ala, io non so dove, non so come – ma so che ci sei. Anzi, direi che, nel tuo silenzio mattutino, nella tua assenza, la voglia di morire è ancora più chiara. (Pier Paolo Pasolini, Poema per un verso di Shakespeare, 1964) Ci piace infine ricordare che l’interrogativa (in)diretta tronca, oltre a motivare il «bianco di dialogato» richiamato da Tonani43 per il ro- 42 G. Savoca, Vocabolario della Poesia italiana del Novecento, Bologna, Zanichelli, 1995. 43 E. Tonani, Il romanzo in bianco e nero. Ricerche sull’uso degli spazi bian- 248 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI manzo – ovviamente presente nel copione teatrale, si veda l’esempio (83) – si presta a farlo supporre anche se non c’è, come abbiamo argomentato in relazione ad un esempio di Malaparte, il (30), e ad altri di altri autori nel § 2.1. E se c’è davvero questo bianco, ed è un bianco di pagine, come nell’esempio (84), costituito dal rapporto sintattico fra il titolo di un capitoletto e il titolo del capitoletto successivo, l’interrogativa tronca Io dico, poi perché? rende molto coeso questo bianco, ne fa una colla che tiene elasticamente giustapposti i due pezzi, al di là del meccanismo di scissione che Tonani vede anche tipograficamente in Uno, nessuno, centomila. (83) \DONATA\ Mi pare che alle bestie, per non perderle, si usa fare un marchio sull’anca. \ELJ\ Ma che paragoni! \DONATA\ Tu me l’hai fatto alla nuca. \DOTTORE\ E fortuna che l’istinto lo portò a farglielo! Sareste annegati tutti e due. Soltanto non capisco come lì… \ELJ\ E dove? \DONATA\ Eh, ma alla gola sarebbe stato peggio! (Luigi Pirandello, Trovarsi, Atto 2, 18-23, 1932) (84) Medico? Avvocato? Professore? Deputato? Io dico, poi perché? (Luigi Pirandello, Uno, nessuno, centomila, titoli dei libri 6.4 e 6.544, 1925) 3. Una forma di ellissi disponibile ma non frequente Un’analisi preliminare condotta sulle opere, di vari secoli, presenti nella LIZ, ha confermato che le interrogative (in)dirette tronche sono presenti lungo tutta la produzione letteraria italiana, ma negli ultimi chi e dell’interpunzione nella narrativa italiana dall’Ottocento a oggi, Firenze, Cesati, 2010, pp. 126-127. 44 Usiamo la numerazione dei capitoli data dalla BIZ. “NON SI SA PERCHÉ” 249 secoli aumentano le interrogative dirette tronche, di pari passo con l’imitazione del dialogo orale. Volendo osservare il comportamento di questo tipo di ellissi nel Novecento, e nei primi anni del XXI secolo, si è condotta un’analisi nei 100 romanzi italiani racchiusi nel Primo Tesoro della lingua italiana del Novecento45 a cura di Tullio De Mauro, trovando prevalentemente interrogative indirette tronche lessicalizzate. Spingendo l’analisi all’interrogazione di corpora in linea, costituiti da testi mediati dal computer, si ha una conferma che la presenza di questa forma di ellissi, soprattutto dell’interrogativa diretta tronca, è legata a situazioni comunicative scritte che ricreano la conversazione faccia a faccia. 3.1 Che cosa si trova e come nella CMC Che parte del discorso è l’introduttore di interrogativa tronca? Se consideriamo che nella loro forma piena sarebbero delle interrogative indirette, in costruzioni coordinate sindetiche (con le congiunzioni e e ma) o asindetiche, gli introduttori vanno considerati come congiunzioni quando si tratta di perché, come, quando, come pronomi interrogativi per dove, chi, che (cosa)46. Interrogazioni in corpora etichettati per parti del discorso formulate richiedendo, ad esempio, la visualizzazione dei contesti che presentano «un segno di interpunzione seguito da almeno un verbo nelle 3 parole immediatamente successive, seguito a sua volta da un pronome interrogativo nelle 10 parole successive, pronome interrogativo immediatamente seguito da un punto fermo o interrogativo»47, non ha dato come risultato parole diverse da 45 Primo Tesoro della lingua italiana del Novecento cit. M. Barbera, Schema e storia del «Corpus Taurinense». Linguistica dei corpora dell’italiano antico, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2009, affronta il problema discutendo dell’annotazione per parte del discorso di come, che, chi, quale, quando, quanto, perché rispettivamente nei paragrafi 12.4.7., 11.4.2., 11.4.3., 11.4.5., 11.4.7., 11.4.9., 12.4.6. 47 Per chi fosse interessato, la query formale introdotta nel motore di ricer46 250 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI quelle elencate poco sopra. Anzi problemi interni all’etichettatura per parti del discorso di certi sistemi di ricerca hanno imposto una ricerca per parole specifiche come quella condotta sui corpora non etichettati per parti del discorso. In particolare l’etichettatura automatica ha finito per appiattire le differenze interne al testo, classificando come interrogativo indistintamente tutti i come, quando, dove, chi e che cosa, lasciando fuori soltanto il perché. In secondo luogo in quanto l’etichettatura non riconosce lemmi non appartenenti al dizionario, etichettandoli come «unknown»; avrebbe pertanto escluso tutte le grafie alternative (perkè, xke, ecc…)48, particolarmente numerose nella lingua dei newsgroup. Abbiamo cercato sia interrogative precedute a loro volta da segni di interpunzione, sia introduttori di interrogative tronche precedute da congiunzione. Di seguito illustreremo i risultati della ricerca emersi dalle interrogazioni dei NUNC (Newsgroup UseNet Corpora49, suite di corpora di messaggi di newsgroup in rete, d’ora in poi: NG) in quanto altri corpora permettevano minori possibilità di ricerca. Pur disponendo di corpora come i NUNC che offrono la possibilità di effettuare una ricerca per parti del discorso e che consentono interrogazioni particolarmente complesse ed approfondite, non è stato possibile formulare query50 specifiche che riuscissero a elicitare solamente le interrogative tronche. La ragione di questa difficoltà non risiede nella strutturazione del corpus, ma dipende dal fatto che non ca (CQP) del corpus è: [pos=’SENT’|pos=’PON’][]{0,3}[pos=’VER.*’][!pos =’SENT|PON’]{0,10}[pos=’PRO:inter’][word=’\?’] 48 Tuttavia l’assegnazione della parte del discorso, che dipende da calcoli di trigrammi, restituisce spesso la parte del discorso corretta anche per forme graficamente errate come xche/perkè/xke. 49 Ci riferiamo ovviamente alla sezione in lingua italiana, NUNC-IT 1+2, comprendente 237.401.299 token e liberamente interrogabile online a partire dal sito: http://www.bmanuel.org/projects/ng-HOME.html insieme a risorse disponibili per altre lingue (cfr. inoltre il link http://www.corpora.unito.it/index_nunc.php per un indice in italiano delle risorse). 50 Il termine ‘query’ indica in ambito informatico l’interrogazione mirata di una banca dati o, nel nostro caso, di un corpus. “NON SI SA PERCHÉ” 251 siamo in grado di definire l’interrogativa tronca come composizione univoca, per quanto complessa, di parti del discorso. Si è dovuto quindi decidere tra una query più lasca che comprenda anche risultati che non sono interrogative tronche, dando origine a dei falsi positivi, risultato dunque da rifinire in seconda battuta, e una query più ristretta che inevitabilmente lascia fuori alcuni risultati. A maggior ragione vale questo discorso per raccolte di testi e basi di dati che non siano corpora51 e che quindi non offrano le potenzialità di ricerca dei NUNC. 3.2 Predicati reggenti le interrogative (in)dirette tronche Rispetto ai predicati reggenti esaminati da Fava52, le ricerche sui NUNC hanno mostrato come la già relativa frequenza delle interrogative tronche sia inoltre limitata anche nella varietà dei verbi che precedono gli introduttori. La quasi totalità dei risultati, pur escludendo usi cristallizzati, è infatti limitata alle seconde persone o a forme impersonali del verbo sapere, di sue eventuali parafrasi colloquiali (hai/avete idea) o cortesi (mi puoi/potete dire), o ancora a interrogative retoriche (come ti chiedi e indovina): (85) Speravo di trovare indicazioni su nuove tecnologie e / o metodologie d ’ intervento nel primo soccorso . ( Non chiedetemi quali , perché se sono nuove non le conosco …. sicuramente leggendo la NG non ho trovato nulla di recente ) . Il fatto non stupisce analizzando i risultati, che mostrano come l’in- 51 Per una definizione esaustiva di cosa si possa o debba considerare un corpus e cosa invece no, rimandiamo a M. Barbera, E. Corino e C. Onesti, Che cos’è un corpus? Per una definizione più rigorosa di corpus, token, markup, in Idd. (a c. di), Corpora e linguistica in rete, Perugia, Guerra Edizioni, 2007, pp. 25-88. 52 E. Fava, Funzioni delle frasi subordinate. Interrogative indirette cit., pp. 700-702. 252 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI terrogativa tronca sia utilizzata prevalentemente per due scopi: la richiesta di aiuto e l’uso retorico polemico. In ogni caso tralasciando gli esempi di uso polemico retorico (per i quali si rimanda al par. 4), vista la natura dei testi del corpus, la maggioranza delle richieste è relativa a problemi tecnici e segue una struttura abbastanza rigida che potremmo sintetizzare in uno schema del tipo: - presentazione della situazione - esposizione del problema - richiesta di aiuto In particolare con perché e come compaiono quasi soltanto forme esplicite di richiesta di aiuto o spiegazione: qualcuno sa indicarmi come? sapreste indicarmi dove e come? qualcuno mi spiega perché? potresti dirmi come? Per quanto riguarda invece dove e quando (e i minoritari chi, che cosa) il predicato della frase interrogativa tronca è molto spesso completamente omesso, dando origine a strutture minime come53: (86) Allora regà , chi viene e quando? (87) quanti giorni devo calcolare? A partire da quando? (88) si trova da qualke parte l ’ adattatore a banda larga per la ps x giocare in rrete ??? se si dove ? (89) Ma il Gazzettino è anche un giornale ?? Un quotidiano ?? di dove ? Chi lo scrive e perchè ? In sintonia con le previsioni, i verbi introduttori di interrogative tronche sono numericamente pochi e interamente circoscritti alle fun- 53 Gli esempi sono riportati rispettando la forma autentica delle occorrenze estratte dai corpora: eventuali refusi degli utenti non sono stati pertanto modificati, né eliminati gli esiti della tokenizzazione sulla punteggiatura. “NON SI SA PERCHÉ” 253 zioni pragmatiche di richiesta di aiuto e ripresa retorica, quindi sapere, avere idea, chiedersi, (poter) dire, staccati poi a grande distanza da spiegare, ecc… È interessante notare come la forte componente pragmatica sia alla base dell’utilizzo di queste forme. Ciò si evince principalmente dal fatto che le stesse interrogazioni effettuate per i NUNC di argomento generico, non restituiscano praticamente alcun risultato sui NUNC specialistici (cucina, motori, fotografia)54; al contrario in questo tipo di scambi fra utenti si trovano domande dirette e richieste ben specifiche. I NUNC di argomento specialistico sono discussioni tra appassionati (spesso particolarmente esperti, comunque competenti in materia) che normalmente non necessitano della struttura indispensabile per i NUNC generici di «situazione – problema – richiesta», ma possono saltare direttamente alla richiesta esplicita e diretta. Inoltre la stessa percezione degli utenti di essere un gruppo ristretto55, spesso paragonabile ad un gruppo di amici, fa prevalere il principio di economia riducendo al minimo anche gli usi retorici e polemici. 3.3 La segnaletica testuale del troncamento dell’interrogativa Per ovviare ad eventuali errori di tokenizzazione degli interpuntemi nel corpus – dovuti alla complessa gestione delle punteggiature irregolari e degli emoticons nei NUNC – si sono preferite query che non si avvalessero della segnaletica testuale costituita dalla punteggiatura: nella maggior parte dei casi abbiamo dunque proceduto con ricerche dei segnali di interrogativa tronca perché, come, dove, quando, chi, che 54 Si veda la lista completa dei corpora specialistici ai link citati in nota 49. Per un approfondimento sul senso di comunità che caratterizza i newsgroup e delle sue possibili ripercussioni anche sul comportamento linguistico si vedano E. Corino, NUNC est disputandum. Aspetti della testualità e questioni metodologiche, in Corpora e linguistica in rete cit., pp. 225-252; e C. Onesti, “Niusgrup”… si scrive così? Grafie in rete, in Corpora e linguistica in rete cit., pp. 253-270. 55 254 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI (cosa), senza specificare la condizione «seguito da un punto fermo, da un punto interrogativo o da altro segno di fine di frase». Gli introduttori di interrogative tronche più frequenti sono perché seguito a grande distanza da come, dove, quando, chi e che cosa. (90) Non ho nemmeno mai letto i suoi testi specifici dedicati alla meditazione e non mi interessano più di tanto . Un pensiero ammette di sbagliare , osho ha ammesso di essersi sbagliato ? giuro che non lo so , la c . c . quando mai ! ( forse dopo i soliti anni ..), il comunismo no, io si. I pensieri ammettono di sbagliarsi ?? Da quando ? Lo fanno le persone o le istituzioni , non certo i pensieri . 3.4 Interrogative dirette tronche Per quanto concerne la presenza di interrogative dirette che mostrino la «troncatura» che in questa sede interessa, si confrontino i seguenti esempi tratti da newsgroup: (91) si blocca all’inizio e andando avanti posso sentire solo l ‘ audio ma l ‘ immagine rimane quella bloccata all’inizio . qualcuno di voi ha risolto e come ? (92) > Nel frattempo , però , Saddam potrebbe realizzare armi per la distruzione di massa … > sicuramente bisogna impedirglielo , ma con le forze dell’onu, che ti assicuro bastano e > avanzano . Mi assicuri ?! E come ? (93) qualcuno sa se è possibile installare il driver lo stesso e come ? (94) Che qualità della vita vuoi ? ossia vuoi vivere ok , cosa vorresti e come ? (95) Allora regà , chi viene e quando ? (96) >> se qualkuno lo ha preso o sa come è mi faccia sapere , grazie ! > Non e ‘ granche ‘, diciamo tra i peggiori in circolazione Non è granche ‘? E perchè ? L’uso di tali forme ricorre nelle situazioni dialogiche online nel ten- “NON SI SA PERCHÉ” 255 tativo di rendere la vitalità e spontaneità della lingua orale, ricreando la peculiarità di discorso centrato sugli attanti tipico del parlato56. 4. Usi polemici Una buona parte dei risultati estratti ha rivelato un uso per così dire «retorico polemico» delle interrogative dirette, utilizzato dagli utenti dei NUNC per sottolineare il tono ironico di critica nei confronti dell’interlocutore o per rafforzare l’effetto retorico, fino a creare talvolta un vero e proprio tono da arringa. (97) Incredibile , oggi luglio , dopo mesi circa ( luglio ) dalla richiesta di migrazione a Sky , mi è arrivato il fatidico contratto …. e sapete come ? non con Raccomandata , non con Assicurata e nemmeno Prioritaria ma semplicemente come una normale posta pubblicitaria (98) Sai allora perchè uso il crossposting a volte ? perchè ci sono costretto e sai perchè ? Perchè spesso quando posto un problema , dopo che ho cercato anche su Google , nessuno risponde . (99) Avrebbe fatto meglio a stare zitto e magari abbandonare il NG invece ha scelto di parlare . Sapete perchè ? Perchè gli ho ho scritto in privato e allora ha abboccato . (100) Non è affatto vero , questo che dici ! E sai perchè ? Perchè ormai il nostro stile di vita è fortemente borghesizzato. Come si evince da tutte le esemplificazioni, lo scrivente che enunci un’interrogativa con valore retorico non attende solitamente una replica dall’allocutore e prosegue la propria argomentazione (come già notava Stati)57. 56 Si veda G. Berruto, Per una caratterizzazione del parlato: l’italiano parlato ha un’altra grammatica?, in Gesprochenes Italienisch in Geschichte und Gegenwart, a c. di G. Holtus e E. Radtke, Tübingen, Narr, “Tübinger Beiträge zur Linguistik” 252, 1985, pp. 120-153, in particolare p. 143. 57 S. Stati, Il dialogo. Considerazioni di linguistica pragmatica, Napoli, Liguori Editore, 1982, p. 175. 256 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI Spesso questo particolare uso dell’interrogativa tronca tende a sfruttare la massima elisione possibile, limitandosi al solo interrogativo, tutt’al più facendolo precedere dal verbo introduttore. La forza retorica ricercata sembra risiedere per gli scriventi proprio nell’elisione. Anche in questo caso sapere e le sue parafrasi lessicali o sintattiche sono in assoluta maggioranza rispetto agli altri verbi introduttori. Ciò che qui abbiamo definito «retorico polemico» consiste nello spezzare l’esposizione (il racconto, ma spesso la sfuriata) con domande retoriche dirette al lettore (o ai lettori) ipotetico, facendo precedere il nucleo dell’argomentazione dalla domanda. Si possono anche notare distintamente due gruppi abbastanza circoscrivibili per caratteristiche. L’uso di seconde persone plurali contraddistingue spesso una polemica che definiremmo «esterna», rivolta quindi a riscuotere consensi dai lettori del NG, indirizzata verso un bersaglio esterno al gruppo e che in quanto tale molto probabilmente non leggerà mai il post58. Un attacco più diretto può invece essere individuato nei post contraddistinti dall’uso di seconde persone singolari; questi casi sono spesso veri e propri litigi, dove l’uso di retorica e pragmatica testuale deve supplire alle carenze intrinseche che un tipo di comunicazione scritta mediata dal computer implica59. In entrambi i casi ritroviamo tuttavia quella modalità di vivacizzazione del testo enucleata da Stati60, un procedimento stilistico che Schmidt-Radefeldt61 ha definito, più che una domanda retorica vera e 58 Con il termine ‘post’ ci riferiamo al singolo messaggio redatto da un utente all’interno di un newsgroup. 59 In quanto medium scritto in primis, senza possibilità dunque di utilizzare mezzi paralinguistici e prosodici, prima ancora che in quanto ambiente della CMC. 60 S. Stati, Il dialogo. Considerazioni di linguistica pragmatica cit., p. 176. 61 J. Schmidt-Radefeldt, On so-called ‘rhetorical’ questions, in «Journal of Pragmatics», 1, 1977, pp. 375-392. Cfr. anche F. Kiefer, Yes-No questions as WH-questions, in Speech act theory and pragmatics, a c. di J.R. Searle, F. Kiefer e M. Bierwisch, Dordrecht-Boston-London, Reidel, 1980, pp. 97-119 (cit. in Stati 1982). “NON SI SA PERCHÉ” 257 propria, un «uso retorico di una sequenza domanda-risposta», visto che l’emittente stesso aggiunge immediatamente una propria auto-replica. Non riscontriamo pertanto una piena corrispondenza con i tipi di frase che Crisari62 mette in relazione con la tradizionale nozione di domanda retorica, soffermandosi su «domande-richiamo» e «domande-affermazione», entrambe caratterizzate dalla presenza di presupposizioni in contraddizione63 (rispettivamente per richiamare l’attenzione dell’interlocutore o per affermare con decisione un’idea). Negli esempi sopra illustrati infatti non si tratta di presupporre necessariamente che il ricevente conosca già la corretta interpretazione del messaggio, come avviene nella maggior parte delle domande retoriche, piuttosto si tratta di un impiego retorico della successione di una domanda immediatamente seguita da auto-replica, strategia che punta evidentemente a sostenere l’argomentazione dello scrivente. Un caso particolare di uso polemico si riscontra in simbiosi con il quoting, ovvero la ripresa citazionale, anche parziale, del testo di un altro utente (tipico dei newsgroup così come della comunicazione asincrona online in genere, di solito indicata graficamente dalle parentesi uncinate: >). Spesso infatti questo meccanismo compare in una struttura del tipo: frase quotata … e perché? (come?) (101) > mi dispiace ripescare un argomento già trattato E perchè? in cui l’intera citazione è elisa nella frase interrogativa, che consiste soltanto dell’interrogativo stesso. Qui il quoting costituisce il contesto della conversazione, l’antecedente necessario per l’elisione. Il materia- 62 M. Crisari, Sugli usi non istituzionali delle domande, in «Lingua e Stile», X, 1, 1975, pp. 29-56. 63 Crisari (Sugli usi non istituzionali delle domande cit., p. 53) le classifica tra le tipologie di domande con usi non istituzionali, caratterizzati «dalla presenza di presupposizioni aggiuntive o quanto meno dalla necessità di ricorrere alle conoscenze enciclopediche e situazionali condivise dagli interlocutori». 258 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI le linguistico eliso è fornito dall’interlocutore, facendo quindi pensare che non si tratti più di retorica, ma di un procedimento molto più vicino alle tecniche del parlato dialogico, che consente l’elisione intera di quanto scritto dall’interlocutore. Trattandosi di un «dialogo» cui manca la sincronicità, potrebbe sembrare più naturale un discorso riportato, ma gli utenti dei NUNC utilizzano lo strumento del quoting per avvicinare lo scambio scritto al polo del parlato informale: l’interlocutore sceglie quindi di riportare ciò che è stato detto (o meglio: scritto) per, paradossalmente, poterlo omettere64. 5. Il perché nominalizzato Un numero relativamente elevato di interrogative rilevate dall’interrogazione dei NG consiste invece in interrogative che potremmo chiamare «finte tronche», in quanto ricalcano la struttura delle interrogative tronche fin qui trattate, ma non presentano un’elisione. Normalmente si tratta di casi in cui perché occorre nominalizzato nella forma: (102) Provato ma mi da errore ogni cosa che faccio, sai il perchè ? (103) il seka che non è altro che un miglioramento radicale del vecchio seka, vi domanderete il perché ? È facile notare come ‘vi domanderete il perché’, nominalizzando 64 Molto comuni sono anche elisioni simili negli scambi domanda-risposta, del tipo: > Su questo tema ci sarebbe molto da riflettere. > È assurdo che una regione, come la nostra, ad altissimo rischio incendi > debba affittare Canadair e elicotteri da terzi. Concordo pienamente. dove l’interlocutore si può permettere di rispondere come in un normale dialogo sincronico. Anche in questo caso il passaggio ad un mezzo che implica la non-sincronia dello scambio, ma la permanenza «fisica» dello stesso nel thread, costringe a riportare il materiale linguistico con il solo scopo di poterlo elidere. “NON SI SA PERCHÉ” 259 l’interrogativo non lasci irrisolta alcuna valenza verbale, sostituendo, non elidendo, la frase con il SN «il perché». La ragione per cui questo tipo di interrogative finte tronche compaiono nei risultati è da ricercare nell’impossibilità di definire univocamente da un punto di vista computazionale l’interrogativa tronca. Pur optando per la query più lasca la ricerca non ha restituito occorrenze di nominalizzazioni con interrogativi diversi da perché, né tantomeno, compaiono dati significativi nei NG specialistici. Occorrenze delle nominalizzazioni «il come», «il dove», «il quando», ecc. sono poco attestate nei NUNC in interrogative dirette come quelle appena considerate: (104) E come mai viene fuori il nome ma non si sa il dove ? anche in rari casi di verbo alla forma infinita (mettere + clitico) retto dalla nominalizzazione stessa: (105) Puoi spiegarti meglio cosa intendi per regole del modem e il dove metterle ? Ritroviamo tuttavia alcune nominalizzazioni in interrogative indirette come le seguenti: (106) Non è importante esattamente sapere il come . (107) è necessario tenerne conto se non altro per capire il come e il perchè della questione (108) le ho chiesto se le andava di vederci una sera senza stabilire ne il dove ne il come ne il quando ed ha accettato . (109) E ora la terza domanda (troppe ??) sulle talee … riguarda il dove metterle! In che balcone le metto?? 6. Interrogative dirette non canoniche o wh-in-situ Le interrogative dirette non canoniche mostrano una certa frequenza all’interno dei newsgroup: sono composte con ordini dei costituen- 260 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI ti marcati, in particolar modo con l’interrogativo in ultima posizione a ricalcare la struttura tipo di interrogativa tronca. Esempi di questa tipologia sono i newsgroup seguenti: (110) la situazione non può che evolvere negativamente : aumenterà il numero e l’intensità degli attentati. Continuerà fino a quando ? Non sono in grado di tracciare scenari che possano andare in là più di tanto. (111) Era , è e resterà onniscente , così come era , è e resterà vincolato al suo infinito e disinteresato amore per l’ uomo , sempre e comunque cut ….. E poi , noi agiamo bene o male perchè ? Perchè la società ci ha inculcato un comportamento ed un pensiero di vita . (112) La cacciata dei demoni altro non è che l ‘ indicazione di distruggere e annientare tutti coloro che facendosi dio tendono a cogliere dall ‘ albero della vita eterna sviluppando il proprio corpo luminoso . Distruggerli come ? Gettandoli nelle fiamme o gettandoli in mare Pur rispecchiandone la struttura, (110), (111) e (112) non possono essere considerate interrogative tronche in quanto presentano solamente un ordine marcato, non una ellissi e nessuna valenza non saturata. «Fino a quando continuerà?», «perché noi agiamo bene o male?», «Come distruggerli?» sarebbero le versioni senza ordine marcato. Visto il numero relativamente consistente di enunciati di questa natura è abbastanza chiaro che gli autori abbiano volontariamente ricercato la struttura con interrogativo al fondo anziché all’inizio per ragioni pragmatiche. In (110), per esempio, Continuerà è una possibile riformulazione degli antecedenti evolvere e aumentare, che quindi funziona da ripresa nella frase successiva. Ci sembra giusto supporre che una totale ellissi del predicato con una interrogativa esterna: (113) la situazione non può che evolvere negativamente : aumenterà il numero e l’intensità degli attentati fino a quando ? non sarebbe stata, a giudizio dell’autore, sufficientemente esplicita o trasparente. In casi simili, in cui la ripresa è più trasparente, abbiamo infatti una «vera» tronca. Altri esempi di «finte» tronche ricalcano invece gli usi cristallizzati, “NON SI SA PERCHÉ” 261 sempre presentando un ordine dei costituenti marcato, mirato a riportare la struttura verso quella tipica dell’interrogativa tronca. (114) Ho anche preso le Corsair TWINX – 3200LL Kit in coppia , per sfruttare il dual channel . Ho fatto bene ?? no perchè ? Anche in questo caso «no perché?» non può essere considerata una interrogativa tronca in quanto il no può essere inteso come pro-predicato verbale/profrase: «perché no?» (cfr. Bernini 2010)65. 7. Le interrogative tronche nelle varietà formali in rete Il recente progetto di ricerca VALERE (Varietà Alte di Lingue Europee in Rete)66 ci consente un’ulteriore verifica della presenza di interrogative tronche in prose di varietà diafasica selezionata: il sottocorpus messo infatti a disposizione dal progetto è costituito sempre da messaggi di newsgroup, che rappresentano tuttavia, dopo la cernita manuale di alcune gerarchie, un campione di varietà formali o tendenzialmente formali67. Verifica della presenza significa, prevedibilmente, verifica per lo più dell’assenza in tali contesti o comunque di un esiguo numero di occorrenze. In particolare una query formale come quella designata in nota 47 non restituisce alcun risultato nel sottocorpus NUNC-A68. È possibile tuttavia riscontrare casi come: 65 G. Bernini, Le profrasi, in Grammatica dell’italiano antico a c. di L. Renzi e G.P. Salvi, Bologna, il Mulino, cap. 39, II, 2010, pp. 1219-1243. 66 Si ringrazia la Regione Piemonte per il finanziamento concesso al progetto nell’ambito del Bando Scienze Umane e Sociali 2008, Det. Dir. 151 del 7/8/2009. 67 Non è possibile una selezione univoca di messaggi solamente formali, data la mescolanza ed eterogeneità di stili e registri alternantisi nei newsgroup (sebbene le tematiche influiscano certamente sull’andamento diafasico). 68 Così è stato denominato il sottocorpus di varietà formali (74.695.600 tokens) nato precipuamente per il progetto VALERE e liberamente interrogabile in rete al link: http://www.corpora.unito.it/valere/cqpmode/ grazie alla consulenza informatica di Simona Colombo ed Adriano Allora. 262 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI (115) A mio avviso dalla padella alla brace per i palestinesi . E sapete perchè ? (116) Da ieri tutti i msg di ICE recano 0 all’ indicazione del numero di righe . Nulla di variato sugli altri NG . Succede anche a voi , e se si , perchè ? (117) Secondo voi , può essere avvenuto in qualche epoca che qualche scoperta scientifica relativa ad eventi di natura astronomica sia stata sacralizzata e teologizzata ? Se sì, in quale religione odierna o passata potrebbe essere avvenuto e perchè ? (118) non ditemi che si comincia pure qua la lotta del famoso t_rex redatore o spazzino ? è stato ampiamente provato che era un predatore , e molto probabilmente notturno . ciao … allora devo essere rimasto un po ‘ in dietro … sapevo che si stava dibattendo su questo , se ti ricordi mi puoi dire come ? Non se ne è dibattuto solo qua , ma anche sul gemello NW americano ( dove sono molto più prolifici e aggiornati , chissà come mai …) (119) Immagino di non sbagliare affermando che il libero arbitrio consista nella possibilità di ‘ decidere autonomamente ‘ . > Dio ce lo ha dato , ma perchè ? quando , dove , perchè a me no ? Anche in questo sottocorpus possiamo enucleare alcune nominalizzazioni precedute da articolo determinativo: (120) pero ho messo quella dell’ America … Il perchè ? (121) siete in grado di spiegarne chiaramente il perchè ? Articolo determinativo rintracciabile finanche davanti ad un’intera interrogativa indiretta: (122) E non dico che mi dispiaccia , anzi . Ma prima di spiegarti meglio il perchè per me è così, ti chiedo se era a questo che ti riferivi . Le forme cristallizzate sopra analizzate (§ 2.3: chissà chi, non si sa come, ecc.) possono essere rinvenute anche nelle varietà più formali di lingua – mostrando peraltro quanto sopra anticipato: la selezione del registro è potuta avvenire per il NUNC-A solo in termini di «tenden- “NON SI SA PERCHÉ” 263 za» al registro alto, senza poter del tutto escludere la commistione di stili così tipica dei newsgroup e già più volte richiamata a partire da Corino69. (123) E ‘ inutile che tiri fuori tanti discorsi complicati pensando di essere chissà chi (124) Prendo atto – lo affermi tu stessa – che NON li conosci , ma che da impudente e presuntuosa ignorantella ne vorresti discutere non si sa come ! Prima studia e poi ne riparliamo . (125) Ho avvisato il tizio che ha avuto il mio num di cell da non si sa chi e che mi ha telefonato ( telefonata dai toni minacciosi ) che se avrebbe insistito lo avrei denunciato secondo l’ art. 660 C. P. Tale commistione è evidente nelle questioni grafiche che caratterizzano i generi web: rispetto a quanto già accennato nel paragrafo 3.1., troviamo però un unico caso di «xke» (anche senza accento, spia evidente della velocità di scrittura caratterizzante l’utilizzo del medium) tra i risultati della query per occorrenze seguite da segno di interpunzione70: (126) sei tu , carissima mia , a essere , malata non quelli di cui parli ( io ) con cotanto disprezzo e disgusto da far sembrare che la cosa ti prema poi così tanto . chissa xke . In genere l’utente medio nel corpus NUNC-A mira tuttavia ad una scrittura controllata che evita anche tali deviazioni ortografiche. 8. Si usano poco; ma allora si sa perché? Come precedentemente mostrato, le interrogative tronche si trovano 69 E. Corino, NUNC est disputandum. Aspetti della testualità e questioni metodologiche cit. 70 [word=’xke’][pos=’PON’ | pos=’SENT’] 264 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI in poesia, in prosa, in diversi tipi testuali, nell’orale: sempre tuttavia in modica quantità. È possibile formulare delle ipotesi sulla loro presenza molto discreta? Innanzitutto va osservato che anche altre forme di ellissi molto discusse nella letteratura linguistica come il gapping, ossia l’ellissi del predicato in coordinazioni parallele, (127) Mario legge un romanzo, Serena Ø una rivista. non sono poi così frequenti come la loro «naturalezza» farebbe pensare. Tuttavia quantificare i casi di gapping in corpora non etichettati per parti del discorso comporta un’analisi manuale dei testi e anche la ricerca in corpora etichettati non sempre dà risultati soddisfacenti. Se abbiamo iniziato i nostri carotaggi dalle interrogative (in)dirette tronche è proprio perché sono il tipo di ellissi più facilmente ricercabile con interrogazioni miste lessicali e sintattiche. Ciò detto, l’interrogativa indiretta tronca presenta caratteristiche indesiderabili sia nello scritto che nel parlato. Nel parlato è difficile che si costruisca una prima frase e poi con coordinazione sindetica un’altra frase interrogativa tronca. È più probabile che si trovino dei perché? come? quando? dove? come risposte ellittiche a domande. Tali forme, che sono sempre delle interrogative tronche, mostrano poco rispetto dell’imperativo griceano «sii perspicuo» ad eccessivo favore dell’imperativo «sii breve»71. Tali forme sono l’estrema rappresentazione dell’ellissi del dato e restituiscono nudo e crudo il pronome o la congiunzione interrogativa che richiede il nuovo. I corpora di lingua orale tendono tuttavia a mostrare che tanta scheletrica brevità è forse più caratteristica di dialoghi inventati che non di dialoghi effettivamente registrati e trascritti per corpora. Il parlato è per definizione più ridondante dello scritto. Quanto all’utilizzo di interrogative tronche al di fuori di dialoghi detti o trascritti o creati nei romanzi «minimalisti», sembra pendere 71 H.P. Grice, Logic and conversation, in Syntax and semantics 3: Speech acts, a c. di P. Cole, New York, Academic Press, 1975, pp. 41-58 (trad. it. a c. di G. Moro, Logica e Conversazione, Bologna, il Mulino, 1993, pp. 55-77). “NON SI SA PERCHÉ” 265 su tale pratica un giudizio negativo, come se fossero un segnale di approssimazione, di indeterminatezza consapevole e non evitata, ma anzi sbandierata. È un procedimento controproducente che getta sull’autore un’ombra di scarsa penetrazione psicologica, di non approfondimento delle cause o dei dettagli di un’azione. La cristallizzazione di chissà chi e non si sa come è lo stadio finale di questo arrendersi all’ignoranza delle cause o dei dettagli, è la proclamazione di un disinteresse per tali informazioni. Il loro valore negativo non invita nemmeno il lettore a supplire con sue ipotesi. Non c’è quindi da stupirsi che gli scrittori che ne fanno uso, lo facciano col chiaro intento di allontanare il lettore dal pathos. Si aggiunga a questo la tradizione retorica della letteratura italiana che ha preferito altre forme più suggestive di non detto, forme come l’implicito rappresentato spesso dai puntini di sospensione. L’attuale movimento di romanzi e novelle senza punteggiatura di segnalazione del discorso diretto, o al massimo «alla Saramago», con una maiuscola ogni tanto all’inizio di una battuta di un altro enunciatore, apre nuove prospettive sul rapporto fra gli interrogativi isolati (vedi es. (6)), rispetto all’interrogativa tronca costituita da congiunzione (e, ma) + verbo (spesso negato, non so, non capisco) + pronome o congiunzione interrogativa, ma non sembra comportare un aumento delle interrogative tronche, soprattutto di quelle retorico-polemiche, in quanto interruzione del ritmo del flusso di discorso non punteggiato. Le interrogative tronche (da coordinazione, indirette e quelle dirette) sembrano ritrovarsi nel linguaggio dei newsgroup proprio in virtù della loro vicinanza alla lingua orale e per la natura di dialogo che li caratterizza. Si noti tuttavia la loro assenza in gerarchie di registro più elevato, poiché estranee al linguaggio formale. Commentando le integrazioni a frasi con interrogative tronche ricevute nella sua inchiesta del 1979, Mortara Garavelli osservava che quando la cancellazione riguarda espressioni di una certa lunghezza, come appunto accade nello sluicing, il parlante reintegra seguendo criteri di «appropriatezza pragmatico-stilistica»72, più che ricorrendo 72 B. Mortara Garavelli, Il filo del discorso cit., p. 135. 266 CARLA MARELLO – MAURO COSTANTINO – CRISTINA ONESTI agli elementi linguistici letteralmente presenti nel co-testo. Questa reintegrazione su basi di appropriatezza pragmatico-stilistica è un’ulteriore argomento a favore del fatto che nel registro elevato l’interrogativa tronca è sentita come poco appropriata. La maggioranza degli esempi riportati in questa ricognizione ci porta poi a riflettere con Klaus Hölker73 sulla complessità di una Interrogativtheorie, poiché ci sono mezzi per esprimere domande e per compiere atti di domanda che non sono frasi interrogative e d’altra parte le interrogative compaiono anche al di fuori di atti di domanda: le interrogative tronche, e soprattutto la frequenza delle forme lessicalizzate di interrogativa tronca indiretta, sembrano testimoniare proprio un tipo di domanda che in realtà non chiede. 73 K. Hölker, Zur semantischen und pragmatischen Analyse von Interrogativen, Hamburg, Buske, 1981, p. 432.