MODELLI DI PROGRAMMAZIONE/ PROGETTAZIONE
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MODELLI DI PROGRAMMAZIONE/ PROGETTAZIONE
MODELLI DI PROGRAMMAZIONE/ PROGETTAZIONE a) Per obiettivi b) Per concetti c) Evolutiva/organizzativa PROGRAMMAZIONE PER OBIETTIVI ANNI ‘70-’80 | | | | | | | Il modello di programmazione che per primo ricerca un carattere di scientificità nella programmazione didattica; (R. F. Mager) Di matrice sia comportamentista che cognitivista; Prevale un principio di “razionalità forte” predeterminazione/pianificazione del processo di insegnamento apprendimento) in sequenza: analisi situazione di partenza e identificazione dei bisogni-definizione degli obiettivi-intervento-verifica e valutazione; Nasce l’esigenza di un modello di programmazione che si rifà ai seguenti principi: È espressione della scuola militante; È riferita ai bisogni e agli interessi degli allievi; Si propone lo sviluppo di processi cognitivi (intuitivi, euristici, logici e metacognitivi) tipici dell’alfabetizzazione secondaria; Indica traguardi “possibili”; Attribuisce all’insegnante il ruolo di ingegnere del curricolo e non di esecutore; (F. Frabboni, L. Trisciuzzi) Definizione degli obiettivi per tassonomie (classificazioni gerarchiche di obiettivi per classi: B. Bloom per area cognitiva, R. M. Gagnè per otto classi,F. Frabboni /Arrigo per quattro livelli di apprendimento, L. Trisciuzzi per quattro aree di sviluppo); Tentativi di superare la eccessiva rigidità dei modelli se applicati in maniera troppo tecnica (didattica) e non anche pedagogica (Pellerey/ principi di metodo); significatività, motivazione, continuità, ricorsività, integrazione, trasferibilità. | | | | | | | Programmazione per concetti | Anni ‘80 e ‘90 Ruolo formativo delle discipline come “organizzatori delle conoscenze”; Il compito del docente è mettere in relazione le strutture psicologiche dello studente con le strutture disciplinari attraverso “una didattica per concetti”; Compito della formazione è quello di permettere e facilitare l’accesso a forme di concettualizzazione estremamente formali (riprende le correnti strutturalista/ Piaget, cognitivista/ Bruner, neocognitivista che supera lo strutturalismo di Piaget, in parte il cognitivismo sostenuto da Nelsen, Damiano); Importanza dei fondamenti epistemologici delle discipline, delle strutture psicologiche di chi apprende, delle modalità della mediazione didattica; Tra le diverse discipline non ci sono gerarchie, i contenuti sono punti di approdo e non di partenza, valenza profonda delle strutture disciplinari; Il percorso è così strutturato: Utilizzo di una mappa concettuale ovvero l’insieme dei concetti e delle loro relazioni interne; Conversazione clinica per individuare il livello di concettualizzazione spontanea degli alunni attorno alla mappa (uno degli aspetti più innovativi del processo); Elaborazione di una rete concettuale in base alle operazioni da seguire per presentare agli studenti i concetti da apprendere. Programmazione evolutiva/organizzativa Anni ’90 fino ad ora….. | | | | | | | Presidiare l’itero funzionamento dell’organizzazione scolastica senza controllarlo in modo deterministico con la consapevolezza dell’intrinseca “imprevedibilità” degli eventi didattici; Gli oggetto della programmazione organizzativa sono tutte le variabili che concorrono al processo formativo: risorse materiali e finanziarie, risorse umane, spazi/tempi ecc….; (L.Trisciuzzi) Rappresenta una parte di un più ampio processo, disegno progettuale della scuola (POF), che deve essere conosciuto e partecipato da tute le componenti della scuola (Formazione come “sistema ecologico”); Si costruisce nel tempo, in modo ricorsivo e modificabile; Si definisce come “complementarietà di “rigore/immaginazione/imprevedibilità” Importanza degli aspetti ambientali: strutturazione dei tempi/spazi, delle relazioni, degli aspetti gestionali/organizzativi: ambito della didattica, ambito della dimensione gestionale, ambito dei supporti alla didattica. Ha i suoi fondamenti in due orientamenti: l’autoanalisi di Istituto (M. Castoldi) e nel concetto di “organizzazione a legami deboli” (P. Romei)