Dossier “Etica e Volontariato” •
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Dossier “Etica e Volontariato” • Titolo (da definire a cura della Redazione) Sommario di apertura (da definire a cura della Redazione) Il Problema (Introduzione) “I l volontariato è un agire gratuito. È orientato a generare percorsi di “radicamento sociale”. Ha un profondo significato politico come tentativo di partecipazione alla vita della città. Questa valenza politica del radicamento si fa fatica a dirla, da parte di chi opera, e raramente viene riconosciuta da altri. Siamo tuttavia convinti che l’impegno politico di cui oggi c’è piú bisogno riguarda i tentativi di costruire comunità dal basso. Il volontariato politico è la tessitura silenziosa, paziente, feriale, di relazioni comunitarie e fraterne che avviene soprattutto nelle realtà periferiche. I bisogni della gente si vanno sempre piú diversificando, ed esigono nuovi tipi di relazione. La condizione dei poveri è marcata non tanto da esigenze di natura economica, ma soprattutto da bisogni relazionali. Se questa lettura è fondata, è innegabile la necessità che il lavoro nel territorio sia mirato alla tessitura di relazioni significative, dense di senso, là dove il tessuto sociale si presenta piú sfilacciato. I caratteri delle nuove disuguaglianze, ci aiutano a riscoprire la validità e l’urgenza del volontariato organizzato. Esso diventa azione capace di incrociare i bisogni dei piú poveri, di comprenderli “dal di dentro” e di farsene carico, nella misura in cui è possibile. La pratica del radicamento, del ritorno «nell’intimità degli interstizi personali, dove la relazione si è rotta e va ripristinata», può restituire senso politico all’azione volontaria e all’impegno sociale in genere. Può costituire il segno concreto di una “politica del futuro”, che si proponga di «sciogliere i grumi di inimicizia che i dislivelli planetari, i conflitti identitari, vanno con velocità crescente addensando». Può «riparare dal basso i danni che i flussi sradicanti dell’economia e della politica, del Mercato e dello Stato producono”. Sull’onda di queste parole tratte da il libro di Marco Revelli, La politica perduta, l’Associazione “Il Portico” ha realizzato un convegno - all’interno delle iniziative promosse nell’anno europeo del “Volontariato” per cogliere alcune idee nuove per il futuro coinvolgendo i protagonisti sul campo. L’Associazione “Il Portico” occupa un luogo sociale particolare, uno “snodo” importante, tra la famiglia e il lavoro, quello che corrisponde al cosiddetto “tempo libero” che, per le persone in difficoltà, rappresenta spesso il momento meno liberante e piú grigio della giornata. L’associazione opera soprattutto quando, o dove, altri servizi si fermano e si propone di offrire momenti di incontro e occasioni esperienziali semplici e significative. Le persone diversamente abili e/o sole che frequentano l’Associazione hanno fragilità di diversa natura con prevalenza del disagio mentale e psichico determinato da situazioni emarginanti di vario genere. Il momento dell’accoglienza assume pertanto una particolare importanza e delicatezza. Chiunque arriva deve sentirsi a proprio agio fin dal primo approccio col gruppo: tutti sono impegnati a mantenere il luogo di incontro come un “porto franco”, un approdo libero che sciolga il disagio dall’inizio del rapporto umano. Questo vuole essere lo stile, lo spazio, il luogo dove si impara la pedagogia del servizio, lo strumento per educare ad adempiere al dovere della solidarietà sociale. Per riuscire in questo, servono persone adulte, capaci di dimostrare, con semplicità, continuità, libertà, rispetto, autentico spirito e stile di servizio civile. I l futuro del volontariato dipende da un cambiamento culturale: «la battaglia principale si gioca sul piano culturale. Sulla cultura diffusa tra i cittadini e nei contesti territoriali. Sulla cultura che guida l’azione delle istituzioni e dei partiti»(1). Sul piano pratico questo significa credere nei valori del volontariato come singoli e come società civile. Ogni credo, tuttavia, presuppone una rinuncia simmetrica. Non c’è una terza via, se non nell’ignavia, nell’indifferenza. Allora dovremmo prendere la Carta dei valori e recitare il “Credo” del Volontario, ma con i relativi rigetti, altrimenti si rimane nelle buone intenzioni. Ogni “credo”, infatti presuppone un “rinuncio”. Applichiamo questo concetto al primo articolo della Carta dei Valori. Se affermiamo che il volontario è una persona che deve adempiere sempre e per prima cosa ai propri doveri di cittadino, allora dobbiamo anche rifiutare coloro che non compiono questi doveri, coloro che irridono i cittadini esemplari e dovremmo evidenziare quali sono i principali doveri del cittadino. Essi sono sintetizzati nell’articolo 2 della Costituzione che li riduce ad una sola parola: solidarietà. Per fare i volontari, perciò, bisogna già saper declinare i doveri di solidarietà politica, economica e sociale, altrimenti si entra nel mondo del volontariato come abusivi, come indegni. IMPEGNO POLITICO ... PER RIMUOVERE LE CAUSE DEI PROBLEMI SOCIALI 1 Che cosa vuol dire oggi, in Italia, fare solidarietà politica? Vuol dire stare dalla parte della democrazia. Accorgersi dei giochi di potere che tendono a togliere la facoltà di scelta al popolo degli “uomini desti”. Troppo spesso si ha l’impressione che il volontariato abbia una limitatissima capacità di incidere sulla politica nazionale,una scarsa legittimazione come “parte sociale” e una quasi totale impossibilità di influenzare la programmazione delle politiche! Questo sarà vero finchè non si potrà tornare a votare le persone di fiducia! Inoltre, i partiti ascoltano solo quelli che portano voti e il volontariato è un mondo frantumato in migliaia di associazioni e, quando si aggrega, ad esempio nel MoVI (Movimento di Volontariato Italiano), non ha una forza numerica significativa. La politica è influenzata da milioni di voti, i volontari sono milioni ma non si sanno esprimere, come in altre sfere sociali, con un proprio “sindacato”, forte e unitario. Ma se i volontari non si sanno aggregare, chi svolgerà il ruolo di patrocinio, di Avvocatura gratuita, di difesa dei senza voce, dei senza soldi, dei senza salute, dei senza testa, dei senza famiglia, dei senza amici, dei senza lavoro, dei senza casa, dei senza patria, dei senza diritti, dei senza pace? Purtroppo anche il volontariato cattolico ha una scarsa predisposizione all’azione di advocacy e pecca di autoreferenzialità. Quello laico, a sua volta, non è esente da queste colpe, cosí gravi che rendono politicamente inefficace perfino il lavoro capillare svolto con tanta dedizione da migliaia di persone per milioni di ore. Le attuali politiche per l’immigrazione sono una prova drammatica di questa persistente impotenza. I volontari avevano previsto la drammatica situazione economica attuale alcuni decenni fa e si son dati da fare: hanno aperto cooperative e banche etiche, hanno inventato il microcredito, hanno impegnato forze e denaro in energie alternative, hanno costruito un commercio parallelo basato sull’equità e la solidarietà, eppure non hanno potuto frenare e nemmeno deviare il “transatlantico occidentale” mollato alla deriva catastrofica del liberismo sfrenato dal Fondo Monetario Internazionale. IMPEGNO ... A COMUNICARE MEGLIO I volontari non si impegnano “per farsi vedere”. I giornalisti ogni tanto raccontano qualche storia edificante, ma essa si perde nell’immondezzaio delle sciocchezze quotidiane, del gossip, senza che la gente venga educata ad approfondire, a conoscere i retroscena, a sostenere, a replicare l’esempio, a comunicare con i protagonisti. Ci vorrebbe una tivú digitale dedicata al Terzo Settore. Per fortuna c’è il Web. Il futuro della nostra visibilità e di una nostra presenza efficace si gioca molto su Internet. C’è bisogno di un volontariato informatico che bisogna sostenere, perché ormai ha un’importanza strategica fondamentale per dare visibilità corretta e per formare rete tra le associazioni e i membri. Forse una grande speranza giunge dai nuovi sistemi di comunicazione che, però, gli Stati e certe forze politiche cercano di zittire con pesanti interventi legislativi di bavaglio informatico motivato dal solito pretesto della (loro) “sicurezza”. IMPEGNO A PROGETTARE CON LE FORZE DEL TERRITORIO È molto più comodo e rilassante mettersi a spingere una volta alla settimana la classica carrozzina, magari con un ragazzino tetraplegico che non parla, piuttosto che presenziare alla conferenza dei sindaci per far entrare nei piani di zona i progetti per l’abbattimento delle barriere architettoniche e burocratiche, tanto emarginanti per le famiglie e le persone disabili. . Bisogna progettare con i politici le politiche per la disabilità altrimenti si perdono anche gli ultimi diritti acquisiti nelle battaglie degli anni Settanta e che hanno rappresentato una svolta epocale nella cultura dell'integrazione. Il volontariato deve denunciare ciò che sta accadendo e ciò che è finora accaduto e cioè che l’attuale politica è - di fatto - contro i disabili, contro i poveri, contro i deboli e totalmente disinteressata agli emarginati! Alcuni esempi. È stato progressivamente ridotto il sostegno ai ragazzi disabili in famiglia, nei centri specializzati e nelle scuole; impoverita la sanità pubblica per foraggiare quella privata; eliminati i versamenti all’INPS dei giovani in servizio civile. Si fanno leggi che tagliano tutto il sociale, il sanitario e l’educativo, però con altrettanta convinzione si salvano le banche, l’ippica, le autostrade, i propri privilegi di parlamentari fino al nepotismo piú vergognoso; si aumenta sempre il bilancio della difesa, si acquistano cacciabombardieri e navi da guerra; si finanziano missioni militari che costano mille volte di piú dei soccorsi necessari per risolvere i problemi di quelle popolazioni; si tassano con una multa ridicola gli enormi capitali trafugati all’estero che fingono di ritornare; si fanno delle leggi che consentono lo sfruttamento della manovalanza straniera e proibiscono le opere di misericordia corporale trasformando in atto criminale l’ospitalità dei pellegrini… 2 IMPEGNO A CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE PER POTER ELEGGERE PERSONE DI FIDUCIA Il Volontariato raccoglie le forze migliori del Paese, cioè quelle che non operano per l’arricchimento privato, ma per il bene comune, ebbene, queste forze devono uscire allo scoperto. Ci vogliono volontari puliti per aiutare i politici non corrotti a tornare in sé e a fermare il neoliberismo che privatizza tutto, che smantella lo stato sociale, che vende i beni del Paese ai miliardari seduti in parlamento o ai propri parenti, coscienti che se non ne approfittano ora, non ci sarà piú una cuccagna simile in futuro tanto buio per l’economia occidentale. Non resterà piú nulla del patrimonio della nazione, siano spiagge demaniali o parchi liberi da speculazioni edilizie, palazzi storici, fonti di acqua cristallina o imprese pubbliche. Oggi bisogna diffidare delle stesse istituzioni che dovrebbero tutelare i cittadini: bisogna organizzare una resistenza nonviolenta, critica, continua, seria, operativa dal basso per portare a ragione i funzionari piú realisti del re, quelli che sanno trovare del buono anche nella peggiore manovra economica. Dobbiamo contribuire alla salvezza della nostra democrazia perché, con questa legge elettorale la rappresentanza è finita: non sono state votate le persone di fiducia dei cittadini, ma dei capi di partito, sia nella sinistra che nella destra. IMPEGNO DEL VOLONTARIATO A NON FARE L’AMBULANZA DELLA STORIA In questa situazione drammatica noi non sappiamo se la nostra associazione esisterà ancora nella forma attuale tra un paio d’anni, ma se scomparirà, se ne accorgeranno solo pochi: si può vivere senza uscire la domenica, senza andare in vacanza, senza musica e teatro, senza fare volontariato e partecipare a campi di lavoro e si può vivere di espedienti in mini appartamenti o sotto i ponti, soli e senza affetti. In fin dei conti quanta umanità ha vissuto fino a ieri in questa situazione? Nel pianeta terra l’attività da noi svolta è quasi un sogno superfluo per milioni di persone in altri continenti. Forse abbiamo toccato un apice di benessere e adesso torniamo indietro. Se succederanno o no queste cose dipenderà dalla capacità del volontariato di alzare la testa o di non tornare a fare l’ambulanza della storia (G. Nervo), ovvero quella funzione umanamente encomiabile, ma socialmente inutile di recuperare i reietti per rimetterli in un ambiente sociale dove il sistema consumistico li rimanderà presto di nuovo ai margini. SUPERARE LA CRISI ATTRAVERSO L’IMPEGNO NELLA GIUSTIZIA Noi volontari non abbiamo paura della povertà, ma lottiamo contro la miseria e l’ingiustizia sociale. Non abbiamo paura di vivere in austerità e semplicità. Ci divertiamo con niente e ci riempie di gioia una rondine che ritorna al nido e il sorriso di una persona incapace di intendere e di volere. Ma non vogliamo essere il fiore all’occhiello di governanti che tutelano gli interessi propri prima del bene comune e che parlano della crisi come un’opportunità per migliorare il servizio pubblico, impigrito dall’eccesso di benessere (welfare). La crisi sarà di certo un’occasione di miglioramento per la nostra società, proprio come lo sono state le sciagure più tremende… per i pochi sopravvissuti! Si sottolinea la positività della crisi come si inneggiava all’igiene della guerra che, spazzando via tutto, favoriva gli eroismi, la creatività e la ripresa. Simili considerazioni si possono ascoltare con lo stesso vomitevole cinismo da parte di coloro che finora non hanno perso nulla, né ideali, né tutele, né oggetti, né affetti, né impiego. Non possiamo accettare che si faccia oggi l’elogio di una crisi che sarà sopportata dall’uomo comune e dai "reietti", i quali pagheranno fino all’ultimo centesimo anche per i finanzieri che l’hanno scatenata. L’IMPEGNO A CONSIDERARE LE PERSONE COME LA RICCHEZZA SUPREMA DA TUTELARE Il denaro non può essere piú importante delle persone. Per salvare le banche o le assicurazioni, lo Stato non può rovinare i clienti. Non si tratta di bruciare le banche perché sono la causa del nostro disastro, ma di chiamare i cittadini responsabili, e i volontari per primi, a una partecipazione intensa, ed efficace; ad unirsi in forme nuove per una politica non più subalterna all’economia e ai suoi giochi perversi. impegnandosi ad essere minoranza umile, e operosa, ma critica, per dar voce a chi non ha voce. Questo è un grido furente che disturba coloro che si rifugiano nel volontariato come oasi di serenità. Ma la 3 tenerezza dell’amore non contrasta con il fuoco che deve divampare contro coloro che approfittano dei deboli. Fa parte dell’amore anche la rabbia di chi vede violentare le persone inermi e anche l'indignazione di chi non sopporta i piagnistei dei miseri che hanno la forza e il dovere di ribellarsi e diventare protagonisti della propria liberazione. Il tempo è arrivato, ed è questo, per assumere con gioia il nostro compito di testimoniare coraggiosamente i valori di una minoranza responsabile. Una minoranza che resterà tale a causa dell’impegno faticoso richiesto dalla gratuità autentica e dalla voglia di giustizia che rifiuta di imporsi con la violenza del potere. IMPEGNARSI A EDUCARE I GIOVANI ALLA SOLIDARIETÀ In un contesto di crisi etica, prima ancora che politica, risalta ancor piú l’importanza del volontariato e del Terzo Settore come forza di civilizzazione. A questa funzione si possono preparare i giovani in modo privilegiato attraverso il Servizio Civile (nazionale, regionale o il Servizio di Volontariato Europeo), il luogo dove si impara la pedagogia del servizio. Questi giovani possono arrivare alle associazioni da scuole e parrocchie, perciò va intensificata una relazione con gli istituti superiori e con i movimenti e le chiese del territorio per armonizzare gli sforzi verso obiettivi comuni nella formazione dei giovani allo spirito di servizio . IMPEGNO A MANTENERE UNITE PROFESSIONALITÀ E GRATUITÀ C'è un ultima sfida che diventa la più difficile nella congiuntura attuale ed è quella di saper tenere assieme, in una stessa associazione, i volontari (che agiscono gratuitamente) con gli operatori stipendiati che assicurano continuità, visibilità ed efficienza alle attività svolte. la nostra associazione, come tante altre ha progressivamente assunto dei giovani, cresciuti al suo interno come volontari in servizio civile o particolarmente dotati di intelligenza organizzativa e prosociale in modo da coordinare e garantire nel tempo le frammentarie e spesso estemporanee prestazioni dei volontari. Senza questi nuovi profili professionali pensati per migliorare sia l'impegno solidale che quello contro l'emarginazione, l'associazione non avrebbe potuto crescere nella forma attuale e non sarebbe stata in grado di tessere le relazioni di rete con tante persone e con enti, Uls, comuni, regione, movimenti e altre associazioni; relazioni ormai indispensabili perché "il bene sia fatto bene". Relazioni impossibili da gestire con la pura disponibilità di tempo dei volontari, anche di quella massiccia di qualche pensionato bendisposto ma mai in grado di sopperire alle nuove inedite esigenze strutturali, burocratiche e comunicative del volontariato contemporaneo. Come il vestito di Arlecchino necessita di un sarto affinché le diverse pezze colorate siano cucite armonicamente e con stile, così oggi non è pensabile un'associazione di volontariato senza l'apporto di professionisti del settore che concertino con intelligenza le disponibilità individuali delle persone di buona volontà. La mancanza di fondi e di finanziamenti al terzo settore ridurrà perciò drasticamente anche le associazioni di volontariato, la loro diffusione e le loro preziose prestazioni per il benessere nascosto dei più poveri. CONCLUSIONI Ecco gli impegni che il volontariato deve assumere se vuole uscire dall’angolo e promuovere un cambiamento culturale: • impegnarsi a considerare le persone come la ricchezza suprema da tutelare: • coniugare professionalità e gratuità senza burocratizzare il volontariato impegnarsi politicamente per rimuovere le cause dei problemi sociali: • • sostenere i movimenti nazionali e preferibilmente un unico movimento per concentrare le forze; • impegnarsi nella giustizia per tagliare i privilegi attraverso forme di mobilitazione e di coprogettazione con le forze del territorio • cambiare la legge elettorale per poter eleggere persone di fiducia • impegnare risorse per comunicare meglio con i mezzi della contemporaneità (web, blog, social network, riviste di settore, tivù digitali) • impegnarsi a educare i giovani alla solidarietà attraverso il coinvolgimento sistematico in stage e nel Servizio Civile. Alessandro Gozzo Formatore, Associazione “Il Portico” 4 1) Cfr.: E. Alecci, M. Bottaccio, Fuori dall’angolo. Idee per il futuro del volontariato e del terzo settore, Ancora del mediterraneo, Napoli Roma 2010, pag. 14). Le citazioni in corsivo sono riferite al capitolo introduttivo dei due autori 5