Articolo sui Liviero`s

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Articolo sui Liviero`s
la GAZZETTA
Pag.11
Venerdì, 17 aprile 2009
&
della
Spezia
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L’”epopea” di un musicista spezzino tra dive di Hollywood e i neri della Buffalo
LIVIERO’S
STORY
di Francesca D’Anna
C
i sono persone che, per la loro disponibilità
nei tuoi confronti (in fondo sei solo una cronista), non arriveresti mai a pensare che possano aver conosciuto da vicino star di Hollywood, personaggi che hanno fatto la storia.
E ancora più lungi da te immaginare che loro
stessi abbiano fatto, in qualche modo, la
storia.
Con Liviero, al secolo Livio
Mangiacavalli, è stato amore a
prima vista.
Stia tranquilla la sua signora,
parlo al livello professionale! Il suo sorriso franco, e il
suo modo di parlare della
sua straordinaria carriera
con una disarmante semplicità, mi hanno fatto
apprezzare da subito questo grande musicista spezzino.
Arriva in redazione con
quella che oserei definire
come una piccola valigia dei
sogni. Una ventiquattr’ore all’interno della quale è raccolta una
quantità inimmaginabile di documenti, foto e dischi. È venuto per raccontarci
del suo ingaggio per una serata a bordo della
portaerei U.S.S. Midway nel 1953.
Mentre mi porge la lettera di apprezzamento dell’ufficiale responsabile dell’intrattenimento a bordo della
nave, una preziosa velina scritta a macchina e firmata
in calce dal militare americano, gli chiedo come abbia
ottenuto l’ingaggio a bordo.
Sorride e inizia il suo racconto che, da appassionata di
storia alleata della Seconda guerra mondiale, mi coinvolge subito, regalandomi una grande emozione: “A
Valdicastello, vicino a Pietrasanta, nella primavera
del 1945 c’era un grande accampamento di soldati
della 92ma divisione Buffalo, i soldati di colore di cui
ha parlato Spike Lee nel suo ultimo film. Io facevo il
traduttore per loro, nelle cucine”.
“Mi ricordo ancora - prosegue Livio - il boato dei cannoni da 105 millimetri e i ragazzi americani che men-
tre aggiustavano il tiro stabilendo l’angolo di puntamento gridavano ‘elevation one… two… three…
Fire! e un nuovo boato. Stare in mezzo ai soldati americani mi ha fatto perfezionare l’inglese, loro sapevano che io suonavo e così… da cosa nasce cosa. Poi, nel
‘53, avendo avuto la notizia che sarebbe arrivata la
Midway in rada, ho chiesto le autorizzazioni e, ottenuto il permesso. Con il gruppo abbiamo organizzato
una grande serata, c’era musica e anche un prestigiatore. Non si può nemmeno immaginare lo scrosciare
d’applausi in quell’enorme hangar, allestito per l’occasione. Fu un successone!”.
Lo incalzo: “Mi racconti di più…”
Così Liviero, pardon il professor
Mangiacavalli, che è
soprattutto un grande violinista, continua il suo racconto
di un periodo storico e musicale che
ha lasciato il segno.
“Quella che ha suonato a bordo della
nave era l’orchestra
Biso, della quale io
facevo parte dal
1950. Con me c’erano Beppe Biso, appunto, Luciano
Imparato, Carlo Colombani e Lucio Castelli. Insieme,
tra le altre cose, abbiamo inaugurato il Lido di Lerici,
che all’epoca era uno dei locali più ‘in’ della riviera,
dalla Versilia al Tigullio”.
Nel 1957 Livio fondò un suo gruppo, prendendo il nome di “Liviero” e partì per una
lunga tournée in giro per il nord
Europa, dove divenne un vero
idolo. Partecipò a trasmissioni
alla radio e alla tv e incise
numerosi dischi. Delle
“cover”, come le chiameremmo oggi, dei maggiori
successi dell’epoca.
“Nel 1960 poi, abbiamo
avuto un onore grandissimo: quello di suonare, al
Pavillon del parque del
retiro di Madrid, con
Marlene Dietrich. Era
molto bella, ma soprattutto
aveva un’eleganza innata.
Pur essendo una vera diva,
non se ne dava le arie”.
E non ho dubbi guardando la foto
in cui la bellissima attrice e cantante
tedesca, in maniera amichevole, cinge le
spalle di Livio e del suo collega, alla fine di
quel concerto.
L’orchestra di Liviero si esibì anche con Burt
Bucharach, Xavier Cugat e la prorompente Abbe
Lane, che in un film toglieva il sonno perfino a quello sciupafemmine di Walter Chiari.
Conobbe anche la rossa più famosa di tutti i tempi:
Rita Hayworth.
Facciamo un passo indietro, Livio è da sempre un
appassionato di jazz, tanto che nel 1949 quando Duke
Ellington venne alla Spezia fu etichettato come scalmanato da un quotidiano locale. Durante il concerto,
con un gruppetto di amici, srotolò uno striscione con
scritte in inglese e fischiò all’americana in segno d’approvazione. Ragazzacci!
Di un grande del jazz, Bill Evans, ha un ricordo
amaro. In occasione del primo festival internazionale
del jazz della Spezia, nel ‘69, venne incaricato di andare a prendere il pianista alla stazione centrale. “Lo
avevo visto in foto, così non mi fu difficile riconoscerlo, gli andai incontro e non appena gli fui vicino una
cosa mi colpì come un pugno nello stomaco, sulle
braccia aveva i segni dei buchi. Capii che era vero che
si drogava. A quel tempo era una voce che girava su
tutti i grandi jazzisti, molti di loro si davano agli eccessi di droga e alcol”.
Evans smise di drogarsi, si dice, per merito dell’amore verso sua moglie.
Di un altro amore, grandissimo e molto tormentato,
Livio fu testimone, quello tra Ava Gardner e Frank
Sinatra. Accadde a Madrid. “Dopo aver suonato al
Castellana Hilton, quella donna bellissima ci invitò a
una festa nella sua villa, ma si vedeva che era triste,
dicevano avesse litigato con il suo Frankie. Il loro, si
sa, era un matrimonio veramente esplosivo e burrascoso e si chiuse in maniera molto dura... all’epoca
credo fosse già finito. Ma quella tra la Gardner e
Sinatra fu una passione fortissima, forse la più grande che entrambi avessero mai vissuto, e fece fatica a
spegnersi” e poi si sparsero voci sulla sua bruciante
passione per i toreri, i maligni dissero che pochi toreador riuscirono a non cadere tra le sue braccia.
Tra star e viaggi, Mangiacavalli smetteva i panni di
Liviero e tornava ad essere semplicemente il professor Livio, che incantava i passanti di via Veneto suonando il violino, dietro il banco della sua edicola,
quasi davanti all’allora cinema teatro Astra.