aperti oggi - Tecnologia Filosofica

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aperti oggi - Tecnologia Filosofica
T1 CV PR T2
38 .Spettacoli
STAMPA
.LA
DOMENICA 21 APRILE 2013
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TEATRO e DANZA
PESSIMO
MODESTO
DISCRETO
BUONO
OTTIMO
Vera storia di Alan Turing
Balletto contemporaneo
La mela avvelenata
non fiaba ma tragedia
Una mazurca e si è
Comuni marziani
OSVALDO GUERRIERI
SERGIO TROMBETTA
orse non vi ricordate di Alan Turing.
Matematico britannico (1912-1954), è
stato il padre dell’intelligenza artificiale. Durante l’ultima guerra è stato arruolato
per decrittare i codici cifrati dell’esercito tedesco, ricevendo poi l’ordine di non svelare
mai nulla del suo lavoro. È stato un brillante
sportivo: eccelleva nella corsa e nel canottaggio; per giocare a tennis indossava un impermeabile. Omosessuale negli anni in cui l’omosessualità era un reato. Processato e condannato alla castrazione chimica, ha visto modificare il proprio corpo in maniera intollerabile. Il trauma fu tale da indurlo a uccidersi
mangiando una mela in cui lui stesso aveva
iniettato cianuro e pagando così un tributo all’amata favola di Biancaneve. Il segno di quel
morso è diventato il marchio della Apple.
Con la mescolanza di genio e bizzarria Turing non poteva non colpire la fantasia e ispirare spettacoli teatrali, film, romanzi. Ultimo
in ordine di tempo, il dramma di Massimo
Vincenzi Alan Turing e la mela avvelenata,
che, duro come una pietra, colmo di pathos,
racconta il personaggio mediante un suo ipotetico colloquio con la madre, mentre, a tratti,
irrompe la voce temporalesca della Giustizia
che lo inchioda alla graticola dell’immoralità.
Il regista Carlo Emilio Lerici lavora di sottrazione, sceglie efficacemente di concentrarsi
sul volto di Gianni De Feo e solo su quello. E
l’attore recita con ammirevole concentrazione nel ruolo di Turing e della madre, mentre
la Legge ha la voce registrata di Stefano Molinari. Alla fine, quando tutto si compie, arriva
la Biancaneve di Walt Disney. Quelle immagini non sono un alleggerimento, ma, forse, un
tocco di straniato fiabesco.
isuona una mazurca e le tre coppie girano sul palcoscenico, si disfano e si ricompongono. Sino a quando si ricompattano «fuori norma»: una coppia etero e
due gay: due ragazzi e due ragazze. Poi parte
uno slow e le tre coppie di baciano. È la scena
centrale di Comuni marziani della compagnia
torinese Tecnologia Filosofica, spettacolo di
teatro danza che affronta il tema della affettività omosessuale. Un piccolo spettacolo di
culto, nato nel 2007 e che veleggia verso le 70
repliche. Non poche per un pezzo di contemporanea cresciuto fuori dai grandi circuiti. La
nascita della«diversità» è raccontata partendo dall’infanzia del ragazzino Toni che preferisce la Barbie ai soldatini, per passare ai piccoli amori di classe, alle confusioni di genere,
alla «prima volta», alla autoimposizione di
storielle etero per convincersi di non essere
gay. Ma c’è anche il training eterosessuale,
dove i ragazzi fanno ginnastica e si ripetono:
«Sono etero». I conflitti di famiglia sono narrati attraverso la confessione della studentessa innamorata dell’amica conosciuta al mare:
pianti genitoriali. Ironico e leggero, delicato e
affettuoso e al tempo stesso profondo e mai
banale, Comuni Marziani è firmato da Stefano
Botti e Aldo Torta, che lo interpretano insieme a Francesca Brizzolara, Francesca Cinalli, Riccardo Maffiotti, Elena Valente. A marzo
è stato in tour in Puglia per dieci giorni su
invito del Teatro Pubblico Pugliese: cinque
scuole per 1200 ragazzi. Anche a Torino nello
spettacolo del mattino l’Astra era stracolmo
di studenti delle superiori. Attentissimi e silenziosi. Appena qualche risolino di imbarazzo quando la coppia finalmente «consuma»
(molto castamente). A seguire dibattito.
F
TORINO, CAVALLERIZZA REALE FINO A OGGI
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R
Una scena dell’Antigone per la regia di Luca De Fusco
L’Antigone di Valeria Parrella
Eutanasia,estremoamore
MASOLINO D’AMICO
ell’Antigone riscritta da Valeria
Parrella la protagonista non vuole
ottenere l’inumazione rituale del fratello Polinice - lasciato insepolto per
punire la sua ribellione contro
la città - bensì l’eutanasia del
medesimo, in coma profondo
da 13 anni e tenuto in vita artificialmente. Così l’eroina stacca il respiratore, e allo zio rigido guardiano della legge non
resta che condannarla al carcere, ossia a una sorta di analoga morte in vita.
Secondo un vecchio adagio
dello spettacolo, quando c’è
N
una forte innovazione da proporre è meglio che tutto il resto sia il più convenzionale
possibile.
Però qui forse si esagera
nel rispetto-imitazione della
struttura delle tragedie classiche, ché tra la deliberata assenza di azione e il meticoloso rispetto dei moduli antichi
(parodo, stasimi, corifei questi ultimi, come due spettatori di un film) pare di
ascoltare, ogni tanto, una
buona vecchia traduzione interlineare di quando eravamo
al liceo. Come in quelle, vige
una nota sola, solenne e vagamente lamentosa, di inesorabile monotonia. “A la guerre
comme à la guerre”, il regista
Luca De Fusco non ha tentato di dissimulare ciò, ma, al
contrario, l’ha sottolineato,
mostrando uno scontro verbale tra creature monumentali, immobili, emergenti a
vari livelli dal buio compatto
della scenografia di Maurizio
Balò grazie alle calde isole di
luce di Gigi Saccomandi, con
volti enormemente dilatati in
proiezioni in bianco e nero, e
inquietante sottofondo musicale di Ran Bagno.
Nell’articolato confronto
spiccano la dolente Antigone
di Gaia Aprea e il causidico legislatore di Paolo Serra.
TORINO, TEATRO ASTRA E IN TOUR
ALL’ELISEO DI ROMA FINO A OGGI, POI A
CATANIA FINO AL 5 MAGGIO.
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DeaKids, i bambini
reinventano Wagner
a tempo di swing
Se la cucina è un incubo
ci pensa Cannavacciuolo
sullo stile di Sos Tata
ALESSANDRA COMAZZI
COMO
«Ronza ronza, rotellina/ mormora e ronza/ svelta
svelta avvolgiti/ fila fila, mille piccoli fili». Siamo al
secondo atto dell’Olandese volante di Wagner, le donne del villaggio di pescatori stanno allegramente filando, aspettando il ritorno degli uomini dal mare. E
la buona rotellina è proprio la piccola ruota dell’arcolaio. Un divertissement, che DeaKids, la rete De
Agostini dedicata ai ragazzii, canali 601 e 602 di Sky,
ha scelto come filo conduttore per Wagner a modo
mio, al debutto ieri. Questo d’altronde è l’anno del
grande compositore tedesco,
nato nel 1813 come Verdi. Wagner a modo mio, preceduto
nel 2012 da Mozart a modo mio
, è un concorso di canto tra
bambini che devono reinterpretare Ronza ronza, per l’appunto, in versione pop, swing
ereggae.Ecista,ètuttomolto
rispettoso. Conduce, dal teatro Sociale di Como, Matteo
Macchioni, giovane tenore asMatteo
sai abile nell’uso del pianoforMacchioni
te, che ha pure partecipato ad
Amici. Su un gruppo di ragazzini preselezionati, la giuria ne ha scelti quattro, che
interpreteranno un video clip. DeaKids collabora
con Associazione Lirico-Concertistica e Opera domani, un progetto che intende avvicinare i piccoli all’opera: un grande patrimonio della cultura italiana
ed europea, da cui i giovani rischiano di restare
esclusi, uno dei tanti paradossi del nostro Belpaese.
Ma Wagner a tempo di reggae o di swing è possibile?
Sì, lo è. Un bel mattino sono andata a Como per far
parte della giuria. Insieme con Francesca Falasconi,
pianista e preparatore di cantanti d’opera, e il soprano Mariangela Mercaldo, abbiamo ascoltato bambini che cantavano Wagner. Con molta leggerezza si
avvicinavano a lui, si incuriosivano. Sul palcoscenico
cantavano da bambini, acconciati da bambini. Aiutati dai genitori, prendevano la gara, lo spettacolo, la
tv, come un gioco. Magari a qualcuno di loro verrà
voglia di cantare. Ma cantare davvero, imparando
un mestiere: Conservatorio, e Wagner a modo suo.
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LUCA DONDONI
MILANO
aperti oggi
Alessandria
dalle 9 alle 14
corso Borsalino
Asti
dalle 9 alle 20
Rivalta
dalle 9 alle 14
via Torino (ang. Via Gozzano)
dalle 9 alle 20
Torino
dalle 9 alle 20
corso Traiano
via Lamarmora
Borgomanero
dalle 9 alle 20
via Martiri della Libertà
corso Casale
Biella
Quaregna
dalle 9 alle 14
Tortona
dalle 9 alle 20
viale Kennedy
corso della Repubblica
Castelletto Ticino dalle 9 alle 20
Valenza
via Sempione (loc. Tre Strade)
viale della Repubblica (ang. via Brescia)
Moncalieri (TO)
via Sestriere
dalle 9 alle 14
Verbania
Pallanza, viale Azari
dalle 9 alle 20
dalle 9 alle 20
«Cucine da incubo» è l’adattamento del format
americano Kitchen’s Nightmares dove il protagonista è il pluristellato e star della tv anglosassone Gordon Ramsey. Dal 15 maggio su Fox Life
(Sky canale 114) alle 21,55, questo reality prodotto da Endemol trasformerà Antonino Cannavacciuolo, chef del ristorante Villa Crespi sul lago d’Orta (due stelle Michelin), nell’uomo che
potrebbe contrastare lo strapotere mediatico
delle tre star di Masterchef Bastianich, Cracco e
Barbieri. Burbero e ironico
allo stesso tempo, con un fisico che ricorda la figura
del Mangiafuoco collodiano, Cannavacciuolo, campano, naturalizzato piemontese, prende in mano
ristoranti da rimettere in
sesto. Conti in perdita, debiti in aumento, problematiche di tutti generi, menù
strampalati. CanavacciuoAntonino
lo, un po’ come succede in
Cannavacciuolo
SOS Tata, darà una mano ai
ristoratori sull’orlo del baratro riscrivendo il menù e rivedendo la gestione dell’attività commerciale. «Non ci bastava
solo un cuoco in gamba ma volevamo che fosse
anche imprenditore – dice Sara D’Amico direttore Fox Channels Italy – conoscesse le problematiche di una cucina, la gestione delle materie
prime, i costi e ricavi. Del suo ristorante Antonino sa addirittura quanto spende di detersivi e i
suoi consigli sono preziosissimi». Canavacciuolo dice: «Non volevo solo farmi bello davanti alle
telecamere ma essere me stesso. Con molti dei
ristoratori incontrati mi sento ancora oggi per
telefono, do loro consigli non li ho mollati». Sul
finale di chiacchierata una stoccata a Masterchef: «Non tollero chi illude le persone raccontando che in dieci puntate si diventa Chef. Fare
questo mestiere significa sgobbare in cucina
ogni giorno e portare avanti un progetto di idee
e non di piatti “imbeccati”».