Capitolo 8 Il modello AD/AS con aspettative

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Capitolo 8 Il modello AD/AS con aspettative
Capitolo 8
Il modello AD/AS con aspettative
In questo capitolo si affronta una trattazione più
formale della curva di Phillips che permette di leggere in
chiave unitaria gli argomenti trattati nel capitolo 3 ,
relazione fra inflazione e disoccupazione, e di presentare
una curva di offerta aggregata con aspettative. Questa
trattazione permette di considerare l'andamento del
sistema economico nel medio periodo, evidenziando gli
effetti che possono avere le politiche monetarie e le
politiche fiscali in un contesto in cui gli operatori hanno
determinate aspettative d'inflazione.
8.1 Curva di Phillips e aspettative.
Come abbiamo detto l‘analisi basata sulla curva di
Phillips permette di collegare il livello del salario e il
tasso di disoccupazione; dato che il livello dei prezzi è a
sua volta legato ai salari si può arrivare ad individuare una
relazione inversa fra inflazione e disoccupazione . Una
semplice formulazione della curva di Phillips può essere
la seguente:
πt = πt e - αu t
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Mario Oteri
dove le variabili πt,
πt e
, ut , si riferiscono
rispettivamente al tasso d’inflazione, al tasso d’inflazione
attesa e al tasso di disoccupazione nel tempo t; mentre il
parametro α
esprime l'ampiezza dell’effetto della
disoccupazione sull’inflazione. Ovviamente un aumento
dell’inflazione atteso al tempo t porta ad un aumento
dell’inflazione effettiva, poiché i lavoratori, al momento
della contrattazione, chiedono salari più elevati spingendo
le imprese ad aumentare i prezzi. Un aumento del tasso di
disoccupazione, spingendo i lavoratori a limitare le
richieste di aumenti salariali, contribuisce al contrario ad
una riduzione del tasso d’inflazione effettivo a parità di
aspettative .
Quando il tasso d’inflazione è pari a zero o comunque
sostanzialmente stabile per periodi prolungati, è
ragionevole aspettarsi un tasso d’incremento dei prezzi
nullo anche nel corso dell’anno successivo; l’inflazione
attesa è pari a zero e quella effettiva viene a dipendere
esclusivamente dal tasso di disoccupazione. Questa può
essere considerata la formulazione originaria della curva
di Phillips. Tuttavia se i tassi d’inflazione cominciano ad
aumentare, le aspettative d’inflazione diventano sempre
più rilevanti per la determinazione dell’incremento dei
prezzi ed assume rilevanza sia il modo in cui gli operatori
formano le loro aspettative che la loro capacità di
adeguare i propri redditi all’inflazione. In questo senso
possiamo distinguere fra aspettative adattive e aspettative
razionali: nel primo caso gli operatori formano le loro
aspettative sulla base dell’esperienza passata ed hanno
bisogno di tempo per adeguare i propri redditi
all’aumento dei prezzi.
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Il modello AD/AS con aspettative
Nel secondo caso, invece, possono prevedere
perfettamente i futuri incrementi dei prezzi e sono in
grado di compiere le scelte necessarie a mantenere
invariato il loro reddito reale.
Per evidenziare il ruolo delle aspettative adattive
supponiamo che queste si formino in base alla relazione
πt e = Θ πt-1
dove il parametro Θ descrive l’effetto del tasso
d’inflazione dell’anno precedente πt-1
sul tasso
d’inflazione atteso nell’anno corrente πt e . Quanto più
elevato il valore di Θ tanto maggiore l’incremento dei
prezzi che si aspettano i lavoratori e, quindi, tanto
maggiore l’effetto dell’inflazione passata sull’inflazione
attuale. Sostituendo πt e nella nostra equazione, abbiamo
πt = Θ πt-1 - α u t
Quando Θ è uguale a zero l’inflazione passata non ha
alcun effetto su quella presente: non vi sono aspettative di
aumento dei prezzi e l’inflazione dipende esclusivamente
dal tasso di disoccupazione. E’ la curva di Phillips
originaria. Nella figura 8.1 possiamo individuare la
relazione inversa fra tasso di disoccupazione, in ascissa, e
tasso d'inflazione, in ordinata; lungo la curva (1) si può
evidenziare la possibilità di ridurre il livello di
disoccupazione accettando un certo aumento del livello
dei prezzi : da (A) ci spostiamo nel punto (B) . E' lo
scambio fra inflazione e disoccupazione che può essere
conseguito nel breve periodo, ad esempio con politiche
fiscali espansive a sostegno della domanda aggregata.
Con un valore di Θ
positivo, invece, il tasso
d’inflazione del periodo attuale dipende non solo dal tasso
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di disoccupazione ma anche dal tasso d’inflazione
dell’anno precedente, visto che si modificano le
aspettative. Questo significa che gli operatori incorporano
l'incremento dei prezzi che si è verificato nel periodo (t-1)
nelle loro aspettative e la curva di Phillips si sposta verso
l'alto nella posizione (2) . Con il nuovo tasso d’inflazione
(π1) lungo la curva (2), il tasso di disoccupazione ritorna
al suo livello precedente in corrispondenza al punto (C).
In altri termini si ritorna al tasso di disoccupazione
originario (u) ma con un livello dei prezzi più elevato.
Se il Governo vuole riportare il livello di disoccupazione
ad (u1) deve accettare un ulteriore incremento del tasso
d’inflazione che si sposta al livello (π2) in corrispondenza
al punto (D); gli operatori tuttavia trasformano
l’esperienza passata in nuove aspettative, incorporando il
nuovo tasso d’inflazione nella curva di Phillips che si
sposta ancora una volta verso l’alto nella posizione (3)
riportando il tasso di disoccupazione al livello (u ) in
corrispondenza al punto E . Nonostante i tentativi delle
autorità di ridurre il tasso di disoccupazione nel medio
periodo si porterà il tasso d'inflazione a livelli sempre più
elevati ma non si riuscirà a incidere sul livello di
disoccupazione. Alla lunga il tasso d’inflazione finisce
sempre con il ritornare al livello (u) nonostante i tentativi
del governo di ridurre la disoccupazione: il trade off fra
inflazione e disoccupazione scompare , la curva di
Phillips diventa verticale ed è rappresentata dalla (4).
Con aspettative razionali gli operatori sono in grado di
prevedere gli aumenti dei prezzi e di adeguare
prontamente i propri redditi: la curva di Phillips si
presenta verticale anche nel breve periodo, è non vi è
alcuna alternativa possibile fra inflazione e
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Il modello AD/AS con aspettative
disoccupazione. Se il governo decide di sostenere la
domanda per ridurre la disoccupazione, accettando un
certo aumento del tasso d’inflazione, gli operatori sono in
grado di adeguare immediatamente i propri redditi
all’inflazione attesa rendendo assolutamente inefficace
l’intervento pubblico.
Figura 8.1 Curva di Phillips con aspettative
adattive
πt
3
4
D
E
B
C
2
π2
1
π1
A
πt
u1
u*
u
Il governo può tentare d’ingannare gli operatori
dichiarando di voler effettuare una politica d’intervento
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opposta a quella che effettivamente realizza,
sorprendendo gli operatori. Ad esempio il governo
dichiara di effettuare una politica restrittiva attuando
invece una politica espansiva prendendo in contropiede
gli operatori. Ma è chiaro che una tale politica può
funzionare solo una volta: gli operatori non avranno più
fiducia nel governo e non seguiranno più le sue
indicazioni come veritiere.
Con un valore di Θ
uguale ad uno il tasso di
disoccupazione non influenza il tasso d’inflazione ma la
variazione del tasso d’inflazione: una disoccupazione
elevata comporta un’inflazione che diminuisce; una
disoccupazione moderata comporta un’inflazione
crescente. Infatti la nostra equazione diventa
πt = πt-1 - αu t
da cui
πt - πt-1 = - α u t
dove πt - πt-1 indica il tasso di variazione dell’inflazione.
In altri termini si può dire che con un basso tasso di
disoccupazione vi sarà un’inflazione elevata,
mentre
occorre una disoccupazione molto elevata per ridurre il
tasso d’incremento dei prezzi.
8.2 Mercato del lavoro e tasso di occupazione
naturale
L’introduzione di aspettative d’inflazione si è riflessa
anche sull’analisi del mercato del lavoro e ha portato alla
individuazione del c.d. tasso di occupazione naturale
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Il modello AD/AS con aspettative
che, a partire dal mercato del lavoro, può avere effetti sul
livello generale dei prezzi e sul livello di produzione del
sistema economico.
L'analisi del mercato del lavoro con aspettative si basa su
un'equazione dei salari del tipo
W = Pe F (u , z )
dove il salario nominale W, contrattato dai lavoratori sul
mercato del lavoro, è messo in relazione al tasso di
disoccupazione (u), date le aspettative sul livello dei
prezzi ( Pe) e gli aspetti istituzionali del mercato del lavoro
(z). I lavoratori richiedono un salario tanto più elevato
quanto più basso si presenta il tasso di disoccupazione,
quanto maggiori sono i vincoli istituzionali sul mercato del
lavoro, quanto più grande è il tasso d’inflazione atteso.
W↑
se u↓, z↑, Pe ↑
Il livello del salario dipende dai prezzi attesi, dalle aspettative sui prezzi Pe, perché i contratti non vengono rinegoziati continuamente ma hanno una durata nel tempo che è
più o meno ampia, ad esempio due o tre anni. I lavoratori
contrattano quindi al momento della firma un determinato
salario nominale che è stabile per un certo numero di
anni, ma il potere d'acquisto del salario contrattato negli
anni seguenti dipende dall’andamento del livello generale
dei prezzi che il lavoratore potrà conoscere solo quando
andrà sul mercato per acquistare le merci. Al momento
della stipula del contratto i lavoratori non possono avere
certezze sull'andamento dei prezzi nei prossimi anni ma,
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in relazione alle loro aspettative, cercheranno di mantenere il loro reddito reale costante. Così i lavoratori che desiderano un incremento dei salari reali del 3% e si aspettano
che i prezzi si manterranno stabili, contratteranno un incremento dei salari del 3%. Se invece i lavoratori si aspettano che il livello dei prezzi aumenterà del 2%, non
avranno più convenienza a contrattare un incremento dei
salari del 3%, perché alla fine avrebbero un incremento
del salario reale soltanto dell’1%, cercheranno piuttosto di
ottenere un incremento dei salari nominali del 5% . Si può
ipotizzare quindi una relazione diretta fra aspettative sui
prezzi e livello del salario attuale: se l'inflazione si mantiene a livelli "normali" le aspettative influenzano il livello del salario al momento della contrattazione, se invece
raggiunge livelli particolarmente "elevati" si cominceranno ad introdurre nei contratti clausole di indicizzazione
che cercano di prevedere incrementi dei salari in linea con
l'aumento dei prezzi.
Il livello del salario può essere posto, inoltre, in relazione
inversa al tasso di disoccupazione u : tanto maggiore il
tasso di disoccupazione tanto minore il livello del salario,
sia perché la forza contrattuale dei sindacati e dei lavoratori è ridotta, essendo maggiore il livello di disoccupazione, sia perché le imprese, potendo sostituire più facilmente i lavoratori devono sopportare costi di sostituzione minori e possono pagare salari relativamente più bassi. La
relazione inversa tra variazioni dei salari monetari e livello di disoccupazione è ovviamente basata sulla curva di
Phillips .
Il livello del salario è collegato, infine, ad un insieme di
aspetti istituzionali del mercato del lavoro z che lo influenzano in maniera diretta: ad esempio se aumenta il
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sussidio di disoccupazione tende a crescere il livello del
salario, perché i lavoratori hanno la possibilità di cercare
con calma un altro posto di lavoro e, nonostante la disoccupazione, acquisiscono una maggiore forza contrattuale.
Si considera, inoltre, la cosiddetta equazione dei prezzi
assumendo che i prezzi fissati dalle imprese per i prodotti
dipendono dai costi che si devono sostenere nel processo
produttivo, e i costi a loro volta dipendono dalla funzione
di produzione. Ipotizziamo che l’unico fattore produttivo
variabile sia il lavoro mentre gli altri fattori sono fissi:
un'ipotesi molto forte, ma che si adotta normalmente nelle
analisi di breve periodo. In un mercato di concorrenza
perfetta il prezzo del prodotto deve essere uguale al costo
marginale dei fattori impiegati: in questo caso l’unico fattore è il lavoro, e quindi, il costo è rappresentato dal salario W. In concorrenza perfetta il prezzo è uguale al salario
P = W. Se consideriamo, invece, mercati dove le imprese hanno un certo potere di mercato, come ad esempio in
oligopolio, si può assumere che le imprese fissano i prezzi
sulla base del cosiddetto costo pieno, ricaricando sul costo del fattore variabile una certa percentuale che va a coprire i costi fissi e costituisce il margine di profitto. Secondo la teoria del costo pieno, dunque, le imprese hanno
potere di mercato e fissano i prezzi aggiungendo al costo
dei fattori variabili, nello specifico il salario, una quota
percentuale a copertura dei costi fissi e come margine di
profitto
P = (1 + μ) W
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Mario Oteri
Ovviamente le imprese aumentano i prezzi in risposta ad
aumenti del salario superiore agli incrementi di
produttività o se sono in grado di aumentare il margine di
ricarico per coprire maggiori costi o accrescere i profitti.
P ↑ se (1 + μ) ↑, W ↑
Per
integrare
l’analisi
a
quella
svolta
precedentemente, si può considerare il mercato del lavoro
nell’ottica della domanda e dell’offerta sostituendo ai
valori di disoccupazione quelli di occupazione.
Ricordiamo che il tasso di disoccupazione (u) misura il
rapporto fra lavoratori disoccupati e forza lavoro (U/L),
dato che la forza lavoro (L) è uguale alla somma di
occupati (N) e disoccupati (U), possiamo individuare la
quota di disoccupati sulla forza lavoro come differenza
fra forza lavoro ed occupati (1-N/L). In simboli:
u = U/L
poiché
L= U+N
possiamo scrivere
U=1-N/L
Sostituendo il livello di occupazione al posto della
disoccupazione trasformiamo la funzione dei salari
W = Pe F(u, z)
che esprime una relazione inversa fra salario e tasso di
disoccupazione, in una funzione di offerta di lavoro
W = Pe F (1- N/L , z)
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Il modello AD/AS con aspettative
Dividendo entrambi i lati per il livello generale dei prezzi
P, abbiamo
W/P = Pe/P F ( 1 - N/L , z )
dove si assume una relazione diretta fra il salario e il
livello di occupazione, date le aspettative sui prezzi e gli
aspetti istituzionali del mercato del lavoro.
La domanda di lavoro delle imprese può essere
determinata sulla funzione di prezzo: ricordiamo che in
mercati di concorrenza imperfetta le imprese domandano
lavoro se il prezzo del prodotto copre il costo del lavoro e
il margine di ricarico,
P = (1+μ)W
Dividendo entrambi i lati per il livello del salario W abbiamo
P/W = (1+μ)W /W
Che indica l’inverso del salario reale. Se consideriamo il salario
reale abbiamo
W/P = 1/(1+μ)
Assumendo che la produttività marginale del lavoro sia
decrescente, possiamo dire che il costo per l’impresa è
crescente, e la domanda di lavoro si presenta, quindi,
decrescente. Se le imprese aumentano il margine di ricarico μ ,
cioè la percentuale che, in relazione al loro potere di mercato,
aggiungono al costo del lavoro per fissare i prezzi, il livello dei
prezzi aumenta e il salario reale si riduce.
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Mario Oteri
Nella figura 8.2., dove poniamo il salario reale in ordinata e
il livello di occupazione in ascissa, la domanda di lavoro si
presenta, dato un certo margine di ricarico, come decrescente
rispetto al salario reale dato che abbiamo assunto una
produttività marginale del lavoro decrescente.
Figura 8.2 Equilibrio sul mercato del lavoro
W/P
L
NS
E
W/ P
ND
O
N*
L
N
L’offerta di lavoro si presenta invece crescente, ad
indicare che i lavoratori sono disposti ad una maggiore
occupazione se aumenta il salario reale. Data la forza
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Il modello AD/AS con aspettative
lavoro complessiva (L), il livello di occupazione di
equilibrio N* si determina dall’incontro fra offerta e
domanda di lavoro, ON* ci indica il livello di occupazione
, mentre N*L ci indica la disoccupazione, cioè la
differenza tra la forza lavoro e gli occupati.In equilibrio si
determina il tasso naturale di occupazione, cioè il livello
di occupazione che garantisce la stabilità dei prezzi perché
sia i lavoratori che le imprese sono d’accordo sul livello
del salario reale. Abbiamo infatti che
W/P = 1/(1 + μ) + Pe/P F (1 - N/L , z )
Il salario reale dipende dal tasso di occupazione N/L, date le
aspettative di variazione dei prezzi Pe/P , il margine di ricarico
delle imprese (1 + μ), gli aspetti istituzionali del mercato del
lavoro (z).
Si può definire tasso di occupazione naturale quel livello di
occupazione che rende eguali le aspettative dei prezzi che i
lavoratori avevano al momento della stipula dei contratti e il
livello dei prezzi fissato dalle imprese; se i salari reali si
mantengono stabili, sia i lavoratori che le imprese sono
soddisfatti e i prezzi non variano. Se il livello di occupazione
aumenta al di sopra del tasso naturale il livello del salario tende
a crescere e le imprese aumentano i prezzi. Quando il livello
attuale dei prezzi è superiore al livello atteso, i lavoratori
chiedono aumenti dei salari, la curva di offerta di lavoro si
sposta in alto a sinistra, e il livello di occupazione diminuisce.
Al contrario se il livello di occupazione è inferiore al tasso
naturale i salari nominali ( sarebbe meglio parlare di tasso
d'incremento piuttosto che di livello assoluto del salario
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Mario Oteri
nominale) cominciano a ridursi e le imprese tendono ad
accrescere l’occupazione.
Nella figura 8.2.1. l’attuale livello di equilibrio N è superiore al
tasso di occupazione naturale N* : il livello dei prezzi è
superiore alle aspettative; i lavoratori chiedono un aumento dei
salari e la curva di offerta NS si sposta in alto a sinistra in NS1
determinando un nuovo equilibrio in E 1 con un livello di
occupazione minore.
Figura 8.2.1 Mercato del lavoro
e tasso di occupazione naturale
W/P
L
NS1
W1/P
NS
E1
E
W/P
ND
O
N*
N
L
N
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Il modello AD/AS con aspettative
Va precisato che non c’è niente di naturale in quanto il tasso di
occupazione naturale , cioè quel tasso di occupazione che
garantisce la stabilità dei prezzi, oltre che dal livello di
disoccupazione esistente nel sistema economico dipende dal
livello dei prezzi attesi,
dalle variabili istituzionali che
influenzano la determinazione del salario, e dal potere di
mercato delle imprese che si evidenzia nel margine di ricarico
sui prezzi. In effetti alcuni economisti hanno proposto di
chiamarlo strutturale piuttosto che naturale.
Ricordiamo che la curva di offerta di lavoro si sposta verso
l’alto a sinistra, quando aumenta il tasso d’inflazione atteso Pe,
quando si accrescono i vincoli istituzionali sul mercato del
lavoro z , quando il tasso di occupazione è al di sopra del suo
livello naturale N*. In questi casi infatti i lavoratori richiedono
un livello di salario maggiore facendo aumentare il salario reale
a parità di occupazione, ma le imprese fanno fronte ai nuovi
costi variabili riducendo l’occupazione .
La curva di domanda di lavoro si sposta, invece, verso il
basso quando le imprese aumentano il margine di ricarico
(1+μ) dato che l’aumento del livello dei prezzi P fa diminuire
il salario reale W/P. Il potere d’acquisto del singolo lavoratore
non risente infatti dell’aumento dei prezzi dei prodotti che fissa
l’impresa dove lavora, se lavora in una fabbrica di automobili
non necessariamente l’aumento del prezzo delle automobili
incide sul suo salario reale, ma il suo potere d’acquisto è colpito
quando aumenta il livello medio dei prezzi dei prodotti, che
consuma abitualmente, mentre il suo reddito nominale rimane
costante. Diminuendo il salario reale si riduce il tasso di
occupazione naturale : un ammontare minore di lavoratori,
infatti, è disposto a lavorare con un salario reale più basso senza
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Mario Oteri
cercare di adeguare il proprio reddito. Se si vuol dire con altre
parole diventa necessario un tasso di disoccupazione più elevato
per “convincere” i lavoratori ad accettare una riduzione del
salario reale senza richiedere un aumento dei propri redditi.
Figura 8.2.2 Margine di ricarico delle imprese
e tasso di occupazione naturale.
W/P
NS
W/P
W/P1
E
E1
ND
ND1
N*1
N*
L
N
Nella figura 8.2.2 quando le imprese aumentano il margine di
ricarico (1+μ) il livello dei prezzi aumenta da P a P1 e il
salario reale si riduce da W/P a W/P1, determinando una
contrazione del tasso di occupazione naturale al livello N*1 .
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Il modello AD/AS con aspettative
8.2.1.Equilibrio sul mercato del lavoro e curva di offerta
aggregata
Sostituendo all’occupazione il livello di produzione si può
individuare la relazione esistente fra livello di produzione e
livello dei prezzi cioè la curva di offerta aggregata.
Assumendo una funzione di produzione particolarmente
semplice dove il lavoro è l'unico fattore variabile e la relazione
fra occupazione e prodotto è unitaria , per cui ad ogni unità di
lavoro corrisponde una unità di prodotto
Y=N
sostituendo il corrispondente valore di produzione a quello del
lavoro, la nostra equazione del salario diventa
W = Pe F {(1 - Y/L), z }
che pone una relazione diretta fra livello del salario reale e
livello di reddito dato che aumentando il reddito (Y) si riduce la
quota di disoccupazione (u) e, quindi, aumenta il salario.
Per porre in relazione il livello di produzione e il livello dei
prezzi, considerato determinato dalle imprese e definito come
P = (1+μ)W
sostituiamo la definizione di salario che abbiamo dato, cioè il
salario determinato dal livello dei prezzi attesi Pe, dal livello di
produzione, e da z, avremo che
P = (1+μ)+ Pe F {(1 - Y/L), z }
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Mario Oteri
che per comodità scriviamo
P = Pe (1+μ) F {(1 - Y/L), z }
Il livello dei prezzi è funzione diretta del livello di produzione
(Y) dati il livello dei prezzi attesi (Pe), il margine di ricarico che
fanno le imprese sulla base del costo pieno (1+μ), e gli aspetti
istituzionali del mercato del lavoro (z).
Alla fine di questo procedimento di sostituzione, che ci ha
permesso di passare dalla disoccupazione all’occupazione, e
dall’occupazione alla produzione, abbiamo una relazione diretta
tra livello generale dei prezzi e livello del prodotto nazionale.
Questa relazione evidenzia come al crescere del livello di
produzione, diminuisce la quota di disoccupazione e aumenta il
livello generale dei prezzi, fermi restando il livello atteso dei
prezzi, il margine di ricarica e gli elementi istituzionali del
mercato del lavoro.
La relazione diretta fra aumento della produzione e aumento dei
prezzi dipende dal fatto che per aumentare la produzione occorre
aumentare l’occupazione e ridurre la disoccupazione, per
assumere un maggior numero di lavoratori nel medio periodo
occorre aumentare i salari, aumentando i salari aumenta il costo
per le imprese che, quindi, aumentano i prezzi. Questa funzione,
che pone il livello dei prezzi in relazione al livello del reddito,
dati tutti gli altri elementi che abbiamo citato, non è altro che la
funzione di offerta aggregata, che evidenzia la relazione fra
livello del prodotto e livello generale dei prezzi. La funzione di
offerta aggregata è stata già analizzata nell'ambito del modello
Keynesiano e di quello Liberista quando abbiamo considerato la
relazione fra mercato del lavoro e mercato dei prodotti a livello
aggregato, e abbiamo evidenziato la relazione fra prodotto
nazionale e livello generale dei prezzi. Ricordiamo che nel
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Il modello AD/AS con aspettative
modello liberista la perfetta flessibilità dei prezzi, in mercati di
concorrenza perfetta, garantisce l'equilibrio di pieno impiego
Figura 8.2.1.1 Equilibrio sul mercato del lavoro e curva
di offerta aggregata
W/P
P
Ns
W'/P
E'
P'
W/P
E
Nd'
A'
P
A
Nd
N
N'
Y'
N
C'
Y
Y' Y
Y'
C
N
Y
B'
Y
N'
N
B
Y
Y'
Y
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Mario Oteri
sul mercato del lavoro e, di conseguenza, un'offerta aggregata
determinata dalla capacità produttiva del sistema: l'offerta
aggregata si presenta come verticale.
Nel modello keynesiano, viceversa, il livello di produzione è
determinato dalla domanda aggregata e può anche collocarsi a
livello di sottoccupazione delle risorse produttive: l'offerta
aggregata si presenta come orizzontale. In questo modello
invece la curva di offerta aggregata si presenta crescente
all'aumentare del livello generale dei prezzi.
Per analogia con i modelli già analizzati possiamo costruire la
curva di offerta aggregata utilizzando quattro grafici che, in
senso antiorario, rappresentano il mercato del lavoro, la
funzione di produzione, la bisettrice, che ci permette di riportare
i valori di prodotto dall’ordinata all’ascissa, e il mercato delle
merci dove si incontrano offerta e domanda aggregata.
Sul mercato del lavoro l'offerta si presenta crescente, poiché i
lavoratori sono disposti a lavorare di più se il salario reale
aumenta, mentre la domanda di lavoro si presenta decrescente
sulla base della legge della produttività marginale decrescente.
Con l’ipotesi semplificatrice che l’unico fattore variabile è il
lavoro e che la produttività è decrescente, la funzione di
produzione si presenta
crescente a tassi decrescenti. Nel
mercato del lavoro, dato il livello di forza lavoro (L), l'offerta di
lavoro (Ns) e la domanda di lavoro (Nd) si determina il salario
reale e il livello di occupazione naturale N. Dato questo livello
di occupazione, attraverso la funzione di produzione, otteniamo
il livello di produzione (Y); questo livello di produzione (Y) ,
attraverso la bisettrice a 45° del terzo quadrante, permette di
individuare sul quarto quadrante la prima coppia di valori di
produzione e di prezzi corrispondente al punto A. Se le imprese
vogliono aumentare l'occupazione devono pagare un salario
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Il modello AD/AS con aspettative
nominale più elevato: la domanda di lavoro si sposta verso l'alto
e aumenta l'occupazione da (N) a (N').
Aumentando l'occupazione cresce la produzione da (Y) a (Y')
ma riducendosi la disoccupazione e aumentando il salario
nominale richiesto dai lavoratori, le imprese aumentano i
prezzi. Il nuovo livello di produzione (Y') è compatibile con un
livello dei prezzi più levato (P') in corrispondenza al punto A'.
Unendo i due punti A e A' con un segmento possiamo tracciare
la curva di offerta aggregata crescente (AS).
8.2.2. La legge di Okun
Questa relazione diretta fra crescita del reddito prodotto e
aumento del livello generale dei prezzi si basa sull'ipotesi che un
aumento di produzione richieda necessariamente un aumento di
occupazione e quindi, data la forza lavoro disponibile, una
riduzione della disoccupazione. In particolare si può ipotizzare
una relazione lineare fra produzione e occupazione nel senso che
un aumento dell'1% di prodotto richiede un aumento
corrispondente di occupazione cosicchè, data la forza lavoro
come costante, si verrebbe a determinare una diminuzione della
disoccupazione della stessa percentuale.
In simboli si può dire
u t – u t-1 = gYt
la variazione del tasso di disoccupazione dipende dal tasso di
crescita (g) del reddito. Nella realtà , tuttavia, il tasso di
disoccupazione non varia della stessa percentuale del tasso di
crescita del reddito: come ha dimostrato l’economista Arthur
Okun negli Stati Uniti occorreva un tasso di crescita del Pil pari
almeno al 3% per garantire la stabilità del tasso di
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Mario Oteri
disoccupazione. Innanzitutto perché un aumento del tasso di
occupazione rappresenta una diminuzione del tasso di
disoccupazione solo se la forza lavoro rimane invariata: è chiaro
che un aumento del tasso di occupazione accompagnato da un
incremento del numero di lavoratori che si presentano sul
mercato del lavoro, ad esempio perché si riduce la cd.
disoccupazione scoraggiata ovvero per un afflusso di lavoratori
stranieri, non può avere un effetto simmetrico sul tasso di
disoccupazione. Inoltre occorre tenere presente il tasso di
crescita della produttività del lavoro : il livello di produzione
può crescere anche a parità di lavoratori impiegati se aumenta la
produttività del lavoro. In conclusione per mantenere costante il
tasso di disoccupazione la produzione deve crescere ad un tasso
pari alla somma della crescita della forza lavoro e dell’aumento
della produttività. Questo valore, che secondo le stime di Okun
negli anni settanta era del 3% per gli Stati Uniti e che assicura
un tasso di disoccupazione costante, è stato definito tasso
normale di crescita .
Secondo la Legge di Okun una crescita della produzione (gyt)
superiore al suo tasso normale (g*) determina una riduzione del
tasso di disoccupazione (u t – u t-1) , mentre una crescita della
produzione inferiore al suo tasso normale determina un aumento
della disoccupazione.
In simboli
u t – u t-1 = - ( g y t - g *)
Va precisato, comunque, che una crescita della produzione
superiore al suo tasso normale riduce il tasso di disoccupazione
in misura meno che proporzionale sia perché le imprese non
hanno convenienza a far fronte immediatamente alle variazioni
della produzione con modificazioni dell’occupazione, sia perché
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Il modello AD/AS con aspettative
può cambiare l’ammontare della forza lavoro. Come si è già
avuto modo di dire, prima di assumere nuovi lavoratori che
potrebbero rappresentare un vincolo difficilmente modificabile,
le imprese cercano di far fronte ad un aumento della produzione
accrescendo l’utilizzazione della forza lavoro esistente, ad
esempio con lavoro straordinario, in modo da verificare che
l’aumento della domanda di merci sia effettivamente
permanente e non solo temporaneo ; inoltre va precisato che il
numero di lavoratori impegnati in alcuni settori aziendali non
può dipendere rigidamente dalla dimensione della produzione: si
pensi ad esempio a settori come Ricerca e Sviluppo , Contabilità
e simili, che hanno strutture organizzative non strettamente
correlate alla quantità di prodotto da realizzare. In ogni caso,
anche se le imprese dovessero aumentare l’occupazione per far
fronte agli incrementi di produzione, si potrebbe avere un
effetto meno che proporzionale sul tasso di disoccupazione per
l’ingresso sul mercato del lavoro di operatori che prima non
cercavano attivamente lavoro, come ad esempio coloro che
continuano gli studi in attesa di trovare opportunità di
occupazione più confacenti, e pertanto non figuravano
ufficialmente fra i disoccupati .
Se il reddito cresce, quindi, ad un tasso superiore al suo livello
normale il tasso di disoccupazione si riduce in misura meno che
proporzionale pari, di norma, al 40% del tasso di crescita,
espresso in simboli dal parametro β.
u t – u t-1 = - β ( g y t - g *)
Secondo la Legge di Okun, quindi, sulla base dei valori che
abbiamo indicato è necessaria un tasso di crescita del reddito del
2,5% al di sopra del suo livello normale per fare diminuire il
286
Mario Oteri
tasso di disoccupazione di un punto percentuale.
8.2.3 Curva di offerta aggregata e tasso di produzione naturale
La curva AS rappresenta la funzione di offerta aggregata
P = Pe (1+μ) F [(1 - Y/L), z]
Su questa funzione di offerta aggregata si ha la relazione diretta
fra produzione e prezzi, ad indicare che se si vuole aumentare il
livello del prodotto, occorre aumentare l’occupazione e il
livello del salario e, quindi, le imprese aumenteranno il livello
dei prezzi.
La curva di offerta aggregata AS è influenzata dal potere di
mercato delle imprese e dalla loro capacità di variare il livello
dei prezzi attraverso il margine di ricarico ( μ ): se le imprese
aumentano il margine di ricarico lo stesso livello di produzione
diventa compatibile con un livello dei prezzi più elevato. La
curva AS si sposta verso sinistra e verso l'alto. Analogamente
un cambiamento nelle condizioni istituzionali del mercato del
lavoro ( z ), che tenda a migliorare le condizioni dei lavoratori e
a spingere verso l'alto i salari e i prezzi, sposta la curva AS
verso sinistra e verso l'alto.
La curva di offerta aggregata è influenzata anche dal livello dei
prezzi attesi (Pe ) perché, se si modificano le aspettative, i
lavoratori cominciano a chiedere livelli di salario più elevati e le
imprese aumentano il livello dei prezzi; quindi a parità di
reddito se aumenta il livello dei prezzi attesi la curva AS si
sposta verso l’alto e verso sinistra ad indicare che lo stesso
livello di reddito è ora compatibile con un livello dei prezzi
287
Il modello AD/AS con aspettative
superiore. La curva AS si sposta ovviamente verso il basso e
verso destra quando vi sono aspettative di riduzione dei prezzi.
Figura 8.2.2 Curva AS e livello di produzione naturale
P
AS'
C
AS
B
P'=P'e
P=Pe
A
O
Yn
Y1
Y
Se il livello dei prezzi attesi è uguale al livello corrente il
livello generale dei prezzi si mantiene invece stabile: in analogia
con il concetto di tasso di occupazione naturale, si definisce il
livello di produzione naturale come quel livello di prodotto che
rende uguali prezzi attesi e livello generale dei prezzi.
Nella figura 8.2.2, che riporta in ascissa il livello di
produzione e in ordinata il livello generale dei prezzi, tracciamo
una curva di offerta aggregata AS e individuiamo in
288
Mario Oteri
corrispondenza al punto A il livello di produzione naturale ( Yn)
in corrispondenza del quale il livello dei prezzi è uguale alle
aspettative, e i prezzi sono, dunque, stabili.
Se il livello di produzione dovesse essere maggiore del livello
del prodotto naturale,Y1 > Yn, il livello dei prezzi P1 è superiore
alle aspettative, i prezzi sono cresciuti più di quanto non ci si
aspettasse. I lavoratori modificano le loro aspettative e cercano
di adeguare i propri redditi chiedendo aumenti dei salari e, in
risposta, le imprese aumentano i prezzi. Il livello di produzione
naturale ( Yn) è ora compatibile con un livello dei prezzi più
elevato corrispondente alle nuove aspettative : la curva di offerta
aggregata si sposta verso sinistra e verso l'alto. Nel punto B il
livello del reddito Y1 è compatibile con un livello dei prezzi
superiore a quello atteso. Gli operatori adeguano le loro
aspettative ai nuovi prezzi e la curva AS si sposta verso l’alto e
verso sinistra in AS1 sulla quale si individua, in corrispondenza
al punto C, il livello di prezzi adeguato alle nuove aspettative.
Il livello della funzione di offerta aggregata dipende dunque dal
tasso naturale di produzione (Yn) : se il reddito effettivo è
superiore al livello di produzione naturale i prezzi sono
superiori a quelli attesi, si modificano le aspettative, aumentano
i salari e, quindi, aumentano i prezzi. Il livello di produzione
naturale diventa compatibile con un livello dei prezzi più elevato
e la funzione AS si sposta a sinistra. Viceversa se il livello del
reddito è inferiore al livello di produzione naturale le aspettative
si modificano verso il basso, l’aumento dei salari si riduce, le
imprese riducono l’aumento dei prezzi e lo stesso livello di
produzione diventa compatibile con un livello dei prezzi minore:
la curva AS si sposta a destra.
8.3 La domanda aggregata
289
Il modello AD/AS con aspettative
L’offerta aggregata è derivata dal mercato delle risorse e
permette di introdurre nel nostro modello il mercato del lavoro,
mentre il mercato delle merci, quello monetario e quello dei
titoli, determinano il livello della domanda aggregata.
Come abbiamo visto il modello IS-LM indica coppie di valori di
interesse e di reddito che danno l’equilibrio simultaneo sul
mercato delle merci e in quello della moneta.
L’equilibrio sul mercato delle merci è dato dalla funzione
Y = α (Ā - di)
ad indicare che il livello della spesa dipende dal valore del
moltiplicatore ( α), a sua volta legato alla propensione
marginale al consumo, dalle componenti autonome della spesa
Ā (consumo autonomo, investimento autonomo, spesa pubblica,
imposte) e dalla spesa per investimenti, che a sua volta, è
influenzata dal tasso d'interesse di mercato ( -di). Infatti, come
ricordiamo, se il tasso d'interesse di mercato aumenta il costo
finanziario degli investimenti cresce, la spesa per investimenti si
riduce, la spesa aggregata si riduce, il livello del reddito si
riduce.
L'equilibrio sul mercato della moneta è dato dalla funzione
kY - M/P
i = ————
h
Dove ( i ) indica il tasso d’interesse che porta in equilibrio
domanda e offerta di moneta dato il livello del reddito (Y), che
influenza la domanda di moneta come mezzo di pagamento,
l’offerta di moneta in termini reali (M/P), e la reattività della
290
Mario Oteri
domanda di moneta speculativa al tasso d’interesse (h).
Per derivare la domanda aggregata del sistema economico
dobbiamo considerare il livello di spesa in relazione al livello
generale dei prezzi: nell’ambito del modello IS-LM il livello
generale dei prezzi influenza l’offerta di moneta, dato che agli
operatori non interessa la quantità di moneta nominale ma il
potere d’acquisto della moneta. Si parla, infatti, di offerta di
moneta in termini reali dato dal rapporto M/P : quando aumenta
il livello generale dei prezzi si riduce il potere d’acquisto e
l’offerta di moneta in termini reali. Sul mercato della moneta si
determina un eccesso di domanda e il tasso d’interesse aumenta
P↑
M
↓ i↑
P
All’aumentare del tasso d’interesse diminuisce la spesa per
investimenti, la domanda aggregata si riduce, il livello del
reddito e di produzione si riduce.
I ↓ AD ↓ Y ↓
Quindi, attraverso il mercato della moneta e il mercato delle
merci si può individuare la relazione fra livello dei prezzi e
livello del prodotto: mano a mano che il livello dei prezzi
aumenta la domanda aggregata tende a diminuire.
Per costruire la curva di domanda aggregata AD consideriamo
due grafici: in quello superiore rappresentiamo un sistema di
curve IS/LM che si incontrano nel punto A in corrispondenza a
valori di interesse (i) e di reddito (Y).
291
Il modello AD/AS con aspettative
Figura 8.3 Dal modello IS/LM alla curva AD
i
LM1
LM
1
i
1
A
i
A
Y1
Y
Y
P
P1
A1
P
A
AD
Y1
Y
Y
292
Mario Oteri
In corrispondenza a questo valore di reddito(Y) individuiamo
sul grafico sottostante il punto A che ha come coordinata
sull’asse delle ordinate il livello dei prezzi (P). Se il livello dei
prezzi aumenta l’offerta reale di moneta diminuisce
determinando un eccesso di domanda e un aumento del tasso
d’interesse di mercato, in altri termini la LM si sposta verso il
l’alto e verso sinistra in LM1.
Mano a mano che aumenta il tasso d’interesse si riduce la spesa
per investimenti, la domanda aggregata e il livello del reddito:
alla fine si raggiunge un nuovo equilibrio in corrispondenza al
punto A1 con un tasso di interesse più elevato ( i 1) e un livello
del reddito minore (Y1). Questo livello del reddito lo riportiamo
nel grafico sottostante Y’ e individuiamo il livello dei prezzi
( P1) in corrispondenza al punto A1: per i due punti tracciamo un
segmento che rappresenta la funzione di domanda aggregata
(AD). La funzione AD si presenta decrescente da sinistra verso
destra ad indicare che esiste una relazione inversa fra livello
generale dei prezzi e livello del reddito: se il livello generale dei
prezzi aumenta com’è intuibile la spesa degli operatori si riduce
e quindi anche il livello di produzione e di reddito.
8.3.1 Politica fiscale e Politica monetaria con la funzione AD
Per semplicità di analisi consideriamo solo alcuni degli
elementi che influenzano il livello della domanda aggregata in
modo da poter evidenziare gli effetti della politica monetaria e
della politica fiscale . Facciamo dipendere, perciò, la Domanda
Aggregata dall’offerta di moneta in termini reali,
dall’ammontare della spesa pubblica e delle imposte. Questo
non significa che le altre componenti autonome della spesa,
come ad esempio le esportazioni in una economia aperta, non
abbiano effetti, ma semplicemente consideriamo nella funzione
293
Il modello AD/AS con aspettative
questi elementi, l’offerta di moneta in termini reali M/P, la
spesa pubblica G, le imposte T, per evidenziare gli effetti delle
politiche monetarie e delle politiche fiscali nel breve e nel
medio periodo.
Scriviamo perciò la funzione AD in modo semplificato
Y=Y [ (M/P) +G -T]
E’ chiaro che se aumenta la spesa pubblica G, dato il livello dei
prezzi la domanda aggregata è più elevata e il livello del reddito
cresce
_
G↑ AD ↑ P Y ↑
Quindi a parità di prezzo il reddito è maggiore, la AD si sposta
verso l’alto e verso destra.
Se crescono le imposte T, la domanda aggregata diminuisce,
dato il livello dei prezzi il livello del reddito è minore, la curva
AD si sposta verso il basso e verso sinistra.
_
T ↑ AD ↓ P Y ↓
Questi sono effetti determinati dalla politica fiscale, espansiva
nel primo caso, restrittiva nel secondo caso.
La politica monetaria può essere determinata da variazioni
nell’offerta di moneta. Innanzitutto variazioni della quantità
nominale di moneta M: dati i prezzi se aumenta la quantità di
moneta, aumenta l’offerta di moneta, il tasso d’interesse
diminuisce, aumenta la spesa per investimenti, aumenta la
domanda aggregata, e quindi, il livello del reddito. La curva AD
si sposta verso l'alto e verso destra.
_
294
Mario Oteri
Ms ↑ > MD i ↓ I ↑ P Y ↑
Effetti opposti si hanno se aumenta il livello generale dei
prezzi, perché si riduce l’offerta di moneta in termini reali,
cresce il tasso d’interesse, diminuisce la spesa per investimenti,
la domanda aggregata diminuisce , si riduce il livello del
reddito.
P ↑ M/P ↓ i ↑ I ↓ P Y ↓
In termini grafici abbiamo che la curva AD si sposta verso il
basso a sinistra.
8. 4 Il modello AD /AS con aspettative
Consideriamo l’equilibrio fra offerta e domanda aggregata.
L’equazione della AS dice che il livello dei prezzi è funzione del
livello del reddito nazionale (Y) e dipende dal livello dei prezzi
attesi (Pe), dal potere di mercato delle imprese, espresso da
(1+μ), e dalle condizioni istituzionali sul mercato del lavoro (
z ),
P = Pe (1+μ) F[(1 - Y /L), z]
Evidenziando soltanto le componenti della politica monetaria e
della politica fiscale, possiamo scrivere la domanda aggregata in
funzione dell’offerta reale di moneta, della spesa pubblica e
delle imposte, ferme restando tutte le altre componenti
autonome della spesa.
295
Il modello AD/AS con aspettative
Y=Y [ (M/P) +G -T]
Illustriamo l’offerta e la domanda aggregata nella figura 8.4
dove poniamo in ascissa il livello del reddito e in ordinata il
livello dei prezzi. Quando la domanda aggregata e l’offerta
aggregata sono uguali, abbiamo l’equilibrio simultaneo sul
mercato del lavoro, delle merci e su quello finanziario, e
individuiamo il livello dei prezzi compatibile con quel livello di
produzione. Se il livello del reddito corrisponde al suo tasso
naturale i prezzi sono stabili e la condizione di equilibrio si
mantiene anche nel medio periodo visto che le aspettative sono
confermate. Al contrario se il reddito di equilibrio si colloca ad
un livello diverso dal tasso naturale la situazione non può essere
considerata stabile e nel medio periodo il livello dei prezzi e il
livello del reddito dovranno cambiare.
Nella figura 8.4 in corrispondenza al punto A1 individuiamo il
livello del reddito e il livello generale dei prezzi che portano in
equilibrio domanda e offerta aggregata. Può darsi che questo
livello di equilibrio sia uguale al livello del reddito naturale,
cioè al livello di produzione che rende il livello dei prezzi
effettivo uguale alle aspettative: in questo caso i prezzi si
mantengono stabili, la situazione è in equilibrio nel breve e nel
medio periodo. Se, invece, il livello del reddito fosse diverso
dal suo tasso naturale Yn , questo potrebbe essere soltanto un
equilibrio di breve periodo ma non di medio periodo.
Ipotizziamo, ad esempio, che il livello del reddito di equilibrio
Y1, in corrispondenza al punto A1, sia superiore al livello di
prodotto naturale, Y1 > Yn , in questo caso il livello effettivo dei
prezzi P1 è superiore al livello atteso dei prezzi , P 1>Pe . Nel
breve periodo non succede niente, perché gli operatori non
hanno il tempo di variare i loro redditi ed i prezzi , ma se si
296
Mario Oteri
considera un periodo di tempo più lungo gli operatori
modificano le loro aspettative e cercano di adeguare i propri
redditi ai nuovi prezzi. Ad esempio i lavoratori chiedono un
Figura 8.4 Il modello AD /AS con aspettative
AS2
P
AS1
A3
3
P =P
AS
e
P2>Pe
A2
P1>Pe
A1
AD
P=Pe
A
Yn
Y2
Y1
Y
aumento dei salari che tiene conto delle nuove aspettative per
cercare di adeguare il loro reddito reale; di fronte ad un aumento
dei salari le imprese, che vedono crescere il costo del lavoro,
297
Il modello AD/AS con aspettative
accrescono a loro volta i prezzi mettendo in moto un
meccanismo di adeguamento dei prezzi ai salari e di questi ai
prezzi: in conclusione l'aumento dei prezzi porta ad un revisione
verso l'alto delle aspettative, ad un aumento dei salari, ad una
crescita della disoccupazione , ad una riduzione del livello di
produzione.
Sul grafico la curva AS tende a spostarsi verso l’alto e verso
sinistra, in AS1. Allo stesso tempo, aumentando il livello
generale dei prezzi, l’offerta di moneta in termini reali si
riduce, e quindi, il tasso di interesse cresce, la spesa per
investimenti si riduce, la domanda aggregata si riduce: mano a
mano che i prezzi crescono ci muoviamo lungo la curva AD
verso sinistra e verso l'alto.
Si raggiunge una nuova situazione di equilibrio fra domanda e
offerta aggregata in corrispondenza al punto A2, con un livello
del reddito minore (Y2) e un livello dei prezzi più elevato
( P2).Ma la situazione non si può considerare di equilibrio di
medio periodo perché, ancora una volta il reddito di equilibrio
(Y2) è al di sopra del tasso di produzione naturale e l'inflazione,
quindi, è più elevata di quanto si aspettassero gli operatori. Se i
prezzi effettivi superano i prezzi attesi gli operatori modificano
le loro aspettative per un aumento dei prezzi e cercano di
adeguare i propri redditi: si determina un ulteriore aumento dei
salari, un aumento dei prezzi, una riduzione dell'occupazione e
della produzione. La curva AS1 si sposta ulteriormente verso
sinistra e verso l’alto in AS2, il livello dei prezzi cresce
ulteriormente e il reddito si riduce sino alla nuova situazione di
equilibrio in A3 . Il nuovo equilibrio corrisponde al livello di
produzione naturale ( Yn) , cioè al livello di produzione in cui i
prezzi attesi sono uguali ai prezzi realizzati, P3 = Pe , quindi non
c’è più aspettativa di aumento dei prezzi e la situazione diventa
298
Mario Oteri
stabile: abbiamo un livello dei prezzi superiore al breve periodo
e un livello del reddito che è tornato al suo tasso naturale.
8.4.1 La politica monetaria nel medio periodo
Il modello AD/AS consente di estendere l’analisi sugli effetti
della politica fiscale e della politica monetaria nel medio
periodo, modificando le conclusioni alle quali si può pervenire
con un’analisi di breve periodo. Consideriamo, ad esempio, una
politica monetaria espansiva diretta ad accrescere il livello della
produzione e del reddito. L’aumento dell’offerta di moneta e la
riduzione del tasso d’interesse determinano una crescita della
spesa per Investimenti e un aumento della Domanda Aggregata
che eccede l’Offerta Aggregata; i prezzi aumentano contenendo,
da un lato, il livello della spesa e consentendo, dall’altro, di
aumentare i salari, l‘occupazione e la produzione; alla fine si
giunge ad una nuova situazione di equilibrio con prezzi e reddito
più elevati.
MS ↑ >MD i↓ I↑ AD↑ >AS P↑ W↑ N↑ Y↑
Nella figura 8.4.1 questa politica può essere descritta con il
modello AD/AS partendo da una situazione di equilibrio
individuata dal punto (A) in corrispondenza del quale domanda
ed offerta si incontrano al livello dei prezzi P, per definizione
uguale al livello atteso Pe , e, quindi, al livello di Reddito
naturale Yn .
La politica monetaria espansiva è evidenziata da uno
spostamento della curva AD verso l’alto in AD1, a parità di
prezzi la domanda aggregata eccede l’offerta ( punto B) il
livello dei prezzi aumenta, i salari aumentano l'occupazione e la
produzione cresce mentre la domanda si riduce sino a
299
Il modello AD/AS con aspettative
raggiungere il nuovo punto di equilibrio A1 in corrispondenza al
livello dei prezzi P1 e al livello di reddito Y1.
L’analisi di breve periodo si conclude a questo punto e non tiene
conto delle aspettative degli operatori sul livello generale dei
prezzi; ma quando si estende l’analisi ad un periodo più ampio
Figura 8.4.1. Politica monetaria espansiva
P
AS1
AS
A2
P2=Pe
A1
P1 >Pe
P= Pe
A
B
AD1
AD2
Y =Yn
Y1
Y
occorre prendere in considerazione il fatto che gli operatori si
rendono conto che il livello dei prezzi è superiore a quello atteso
300
Mario Oteri
e modificano le loro aspettative, cercando di adeguare i loro
redditi reali per non perdere potere d’acquisto.
Nel modello che stiamo considerando i lavoratori chiedono
salari più elevati, le imprese rispondono riducendo
l’occupazione e la produzione e aumentando i prezzi.
P1 >Pe Pe ↑ W↑ N↓ Y↓ P↑
Nella figura 8.4.1 la curva di Offerta Aggregata si sposta verso
l’alto e verso sinistra in AS1 ad indicare che allo stesso livello
dei prezzi le imprese possono realizzare una quantità di
prodotto minore. Allo stesso tempo l’aumento dei prezzi riduce
l’offerta di moneta in termini reali, aumenta il costo del denaro,
diminuisce la spesa per investimenti e si riduce la domanda
aggregata. Ci muoviamo sulla curva AD1 dal punto A1 verso il
punto A2 dove si raggiunge un nuovo di equilibrio con il reddito
al suo livello naturale Yn e un livello dei prezzi P2 uguale alle
aspettative d’inflazione più elevate.
In conclusione si può dire che la politica monetaria espansiva
provoca, nel breve periodo, un aumento della produzione, una
riduzione del tasso d’interesse e un aumento del livello dei
prezzi. Quanto l’effetto espansivo si ripartisca su livelli di
produzione o dei prezzi dipende dalla reattività del sistema
economico: in termini grafici dall’inclinazione della curva di
offerta.
Nel corso del tempo il livello dei prezzi aumenta e l’effetto sulla
produzione e sul tasso d’interesse tende a scomparire.
L’incremento dell’offerta di moneta si rivela inefficace nel
medio periodo poiché fa aumentare il livello dei prezzi ma lascia
invariato il livello del reddito al suo tasso naturale. Alla fine i
prezzi aumentano tanto da compensare esattamente l’aumento
301
Il modello AD/AS con aspettative
originario della quantità di moneta e da lasciare invariata
l’offerta reale di moneta.
Questo non significa tuttavia che ci troviamo di fronte alla
semplice riproposizione della teoria quantitativa della moneta
con i suoi corollari di neutralità e dicotomia; la politica
monetaria può essere ancora utilizzata per contrastare
l’andamento congiunturale dell’economia ma non è pensabile
che questa possa sostenere una espansione continua del sistema
economico.
8.4.2 La politica fiscale nel medio periodo
Anche gli effetti della politica fiscale sono da considerare
diversi se estendiamo l'analisi al medio periodo e introduciamo
le aspettative nella nostra analisi. Consideriamo ad esempio il
problema della riduzione del deficit pubblico che ha interessato
l'economia italiana negli ultimi anni. Il rispetto dei parametri di
Maastricht, com'è noto, ha obbligato i paesi aderenti all'Unione
Economica e Monetaria, fra l'altro, a contenere l'ammontare
della spesa in deficit nei limiti del 3% del PIL. Con le difficoltà
di accrescere la pressione fiscale, contenere l'ammontare del
deficit pubblico significa sostanzialmente tagliare la spesa
pubblica. Come sappiamo una riduzione della spesa pubblica
significa nel breve periodo una scelta sostanzialmente
deflazionistica sul livello della domanda aggregata e sul livello
del reddito prodotto. Infatti poiché la spesa pubblica rappresenta
una componente della domanda aggregata, tagliare la spesa
pubblica comporta nel breve periodo una riduzione di spesa : a
prezzi costanti l'offerta eccede la domanda e si riduce la
produzione e l'occupazione. La carenza di domanda spinge
tuttavia anche ad una riduzione del livello dei prezzi, o meglio
302
Mario Oteri
ad una riduzione del tasso d'inflazione; se le aspettative si
modificano i lavoratori chiederanno incrementi dei salari minori
e il tasso d'inflazione tenderà a stabilizzarsi a livelli più bassi
permettendo alle imprese di tornare ad accrescere i livelli di
produzione.
L'analisi attraverso la figura 8.4.2 permette di semplificare
l'esposizione. Consideriamo la situazione di equilibrio
rappresentata dal punto A in corrispondenza al tasso naturale di
produzione Yn e al livello dei prezzi P con aspettative stabili.
Una riduzione della spesa pubblica comporta una riduzione della
domanda aggregata e uno spostamento della AD verso il basso
in AD1 . Al livello dei prezzi P l'offerta supera la domanda ,
corrispondente al punto B, i prezzi cominciano a diminuire
ovvero si riduce l’incremento dei prezzi.
G↓ AD↓ <AS P↓
La caduta dei prezzi provoca un aumento dell'offerta di moneta
in termini reali, una diminuzione del tasso d'interesse ed un
aumento della spesa per investimenti, che compensa la
contrazione della spesa pubblica facendo aumentare la domanda
lungo la curva AD1 ;
P↓ M/P ↑ >MD i ↓ I↑ AD↑
allo stesso tempo la carenza di domanda fa crescere il livello di
disoccupazione, riduce i livelli di produzione e riduce il livello
(tasso d'incremento) dei salari, modificando le aspettative sui
prezzi verso il basso, lungo la curva AS sino al nuovo punto di
equilibrio A1
AD↓ <AS u↑ N↓ Y↓ W↓ Pe ↓
303
Il modello AD/AS con aspettative
Nella nuova posizione di equilibrio in corrispondenza al punto
A1, tuttavia, il livello del reddito Y1 si colloca al di sotto del suo
livello naturale Yn che garantisce aspettative stabili: le
aspettative si modificano e gli operatori assumono come
normale un livello dei prezzi ( un tasso d'inflazione) minore.
Figura 8.4.2 Riduzione del deficit pubblico
P
AS
B
P=P
AS1
A
e
P1>Pe
A1
P2=Pe
A2
AD
AD1
Y1
Yn
Y
Il livello ( tasso d'incremento) dei salari si riduce , la
disoccupazione diminuisce e aumentano l'occupazione e la
produzione, la curva AS si sposta verso il basso in AS1.
304
Mario Oteri
P1 <Pe Pe ↓
W↓ u↓ N↑ Y↑ AS→AS1
Al livello dei prezzi P1 l'offerta AS1 supera la domanda AD1 e i
prezzi (il tasso d'inflazione) continuano a diminuire: si rimettono
in moto gli effetti che abbiamo già visto , sia dal lato della
domanda che dal lato dell’offerta, sino al nuovo punto di
equilibrio A2 che riporta il sistema al suo tasso di produzione
naturale Yn ma con un livello dei prezzi p 2 sostanzialmente
ridotto rispetto alla situazione iniziale.
Il nuovo equilibrio implica un tasso d’inflazione sensibilmente
minore rispetto a quello iniziale grazie alla politica
deflazionistica del governo, tuttavia la possibilità di riportare la
produzione al suo livello iniziale è strettamente connessa al fatto
che gli investimenti, e la spesa in genere, dei privati rispondano
positivamente alla riduzione del tasso d’interesse. Ma in effetti
non è detto che gli imprenditori scelgano di accrescere la
capacità produttiva in una situazione di recessione; d’altra parte
anche nell’ipotesi che si dovesse verificare la ripresa degli
investimenti occorre considerare i tempi necessari per
completare questo processo e il costo, in termini di lacrime e
sangue , che potrebbe comportare. Una politica monetaria
accomodante potrebbe accorciare i tempi necessari sostenendo
la spesa privata e riducendo i costi sociali.
8.4.3Shock dal lato dell’offerta e tasso di produzione naturale
Abbiamo visto che quando vi sono variazioni dal lato della
domanda aggregata, sia perché la Banca Centrale interviene nel
sistema economico con scelte di politica monetaria o in seguito
a manovre fiscali del governo, le imprese possono far fronte agli
stessi livelli di produzione con prezzi diversi adeguati al nuovo
305
Il modello AD/AS con aspettative
livello delle aspettative: in altri termini domanda produzione e
prezzi si muovono nella stessa direzione. Viceversa quando a
variare sono componenti dell’offerta aggregata, che influenzano
direttamente la capacità produttiva delle imprese o i costi di
produzione che devono sostenere, le imprese devono ridurre
innanzitutto il livello di produzione che gli permette di
mantenere i prezzi stabili e poi fronteggiare gli ulteriori aumenti
di costo con prezzi più elevati. In questo caso, trattandosi di
inflazione da costi, prezzi e produzione si muovono in relazione
inversa.
Consideriamo uno dei casi più rilevanti, e attuali di shock dal
lato dell’offerta : l’aumento del prezzo del petrolio. Com’è noto
l’aumento del prezzo petrolio ha un peso considerevole sui costi
di produzione delle imprese nazionali visto che il petrolio incide
sui costi delle fonti di energia, sui trasporti, delle materie prime
utilizzate nella produzione chimica etc. Di fronte ad un aumento
del prezzo del petrolio le imprese, che vedono aumentare il
costo per unità di prodotto, sono costrette ad aumentare i
margini di ricarico per mantenere il livello di profitto,
riducendo la domanda di lavoro. Sul mercato del lavoro si
determina un nuovo equilibrio con livelli di occupazione e di
produzione più bassi.
Sul mercato delle merci le imprese cercano di fronteggiare la
domanda con aumenti dei prezzi e contrazioni dell’offerta, sino
ad arrivare ad una situazione di equilibrio con un livello di
produzione più basso ed un livello dei prezzi (tassi d’inflazione)
più elevato.
Sulla figura 8.4.3.1. possiamo rappresentare il mercato del
lavoro, ricordando che la domanda di lavoro è data
dall’equazione dei prezzi
306
Mario Oteri
P = (1 + μ) W
Mentre l’offerta di lavoro dipende dall’equazione dei salari
W = Pe F (1 –N/L), z
Figura 8.4.3.1 Shock petrolifero e mercato del lavoro
W/P
Ls
1/(1 + μ)
1/(1 + μ1)
A
A1
Nn1
Ld
L1d
Nn
N
In equilibrio il livello del salario reale, uguale a 1/(1- μ), è
determinato dall’incontro fra domanda (Ld) e offerta di lavoro
(Ls) nel punto A. Il livello di occupazione corrispondente (N n)
rappresenta il livello di occupazione naturale che garantisce la
stabilità delle aspettative.
307
Il modello AD/AS con aspettative
In seguito all’aumento del prezzo del petrolio le imprese
aumentano il margine di ricarico (1 + μ1) e riducono la
domanda di lavoro al livello L1d ; data l’offerta l’occupazione
si riduce al livello
N1, che rappresenta il nuovo tasso di
occupazione naturale che garantisce la ‘eguaglianza fra prezzi e
aspettative. Queste modificazioni sul mercato del lavoro si
evidenziano sul mercato delle merci con uno spostamento della
curva AS verso l’alto e verso sinistra ad indicare che allo
stesso livello dei prezzi le imprese offrono una quantità di
prodotto minore.
Nella figura 8.4.3.2 partiamo dalla situazione di equilibrio
individuata dal punto A che, con l’incontro fra curve AD e AS,
determina il livello dei prezzi P=Pe e il livello di produzione
naturale Yn. L’aumento del prezzo del petrolio è scaricato dalle
imprese sul margine μ e sul livello dei prezzi, riducendo
l’occupazione e la produzione.
La cura AS si sposta verso sinistra in AS 1: per mantenere i
prezzi stabili le imprese devono ridurre la produzione al livello
individuato dal punto B che rappresenta il nuovo livello di
produzione naturale. Ma nel punto B la domanda aggregata
supera l’offerta e i prezzi aumentano determinando un nuovo
equilibrio in corrispondenza al punto A1: lungo la curva AD
infatti la domanda si riduce poiché l’aumento dei prezzi contrae
l’offerta di moneta in termini reali, il tasso d’interesse aumenta e
riduce la spesa per investimenti
In B Ad>AS
P↑
M/ P ↓ i ↑ I ↓ AD↓
308
Mario Oteri
Figura 8.4.3.2 Aumento del prezzo del petrolio e
stagflazione
AS3
P
A2
2
P =P
e
AS1
A1
AS
P1>Pe
B
P=P
A
e
YN1
Y1
Yn
Y
Lungo l’offerta aggregata l’aumento dei prezzi consente di
ridurre la disoccupazione, accrescere l’occupazione e la
produzione.
P↑
W ↑ u ↓ N ↑ AS ↑
309
Il modello AD/AS con aspettative
Prezzo Petrolio ↑ μ ↑ P↑ N ↓ Y ↓
Alla fine si raggiunge un nuovo equilibrio in A 1 con un livello
del reddito Y1 e un livello dei prezzi P1 . Tuttavia il livello di
reddito Y1 è superiore al tasso naturale Yn1 e i prezzi sono
superiori alle aspettative che si modificano verso l’alto:
P1 > Pe
Pe ↑ W↑ u↑ N↓ Y↓
la curva AS si continua a spostare a sinistra sino a raggiungere
l’equilibrio corrispondente al punto A2 che corrisponde al
livello di produzione naturale e garantisce la stabilità delle
aspettative. Un aumento del prezzo del petrolio determina
dunque una situazione di stagflazione con pressi più elevati e
livelli di produzione ridotti.