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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA FACOLTÀ DI LINGUE E LETTERATURE STRANIERE Corso di Laurea Magistrale in Lingue per la comunicazione turistica e commerciale Curriculum Promozione del turismo Tesi di Laurea IL MARKETING TURISTICO DEL VINO TRA CO-OPETITION E PROMOZIONE VINO-TERRITORIO: IL CASO DEL CONSORZIO DI TUTELA DEL VINO CUSTOZA Relatore: Chiar.ma Prof.ssa ILENIA CONFENTE Laureanda: CHIARA COMMISSO Matr. VR353406 Anno Accademico 2011-2012 1 RINGRAZIAMENTI A conclusione di questo lavoro di tesi, vorrei porre i miei ringraziamenti alla Professoressa Ilenia Confente, per avermi accolta come tesista e avermi seguito in questo lavoro con disponibilità e professionalità. Un grazie sentito va anche al Presidente del Consorzio, Carlo Nerozzi, per la collaborazione e il tempo dedicatomi, al Responsabile comunicazione, Angelo Peretti, per la disponibilità accordatami e, al Direttore tecnico, Chiara Turazzini, per le informazioni e i chiarimenti che mi ha fornito costantemente. Non da ultimo, un ringraziamento va a tutti i consorziati che hanno dato la loro disponibilità alle interviste, dedicandomi il loro tempo e permettendomi di realizzare l’indagine oggetto della tesi. Vorrei ringraziare anche tutte le persone che mi sono state vicine durante il mio percorso di studi. In particolar modo le amiche e compagne di corso della triennale e della magistrale: Elena, Andrea e, soprattutto, Vera, per gli splendidi anni di studio e divertimento passati assieme. Vorrei ringraziare anche Ilaria, assieme a Manoela, Sandrine, Aurélie e tutti i ragazzi conosciuti in Erasmus, perché hanno segnato un momento importante e indimenticabile della mia vita. Desidero ringraziare la mia famiglia, i miei fratelli e i miei genitori, per l’educazione, l’affetto e il sostegno che hanno saputo sempre darmi, in particolar modo mia sorella Ester, per il supporto morale e l’aiuto datomi in questo periodo. Un ringraziamento va anche tutti coloro che, amici e parenti, mi sono stati vicini e non ho menzionato qui. In particolar modo però, voglio ringraziare di cuore Denny, per avermi sostenuta (e sopportata) in questi ultimi mesi, ma soprattutto per essermi sempre stato vicino, anche a distanza, in questo anno passato assieme. 2 INDICE pag. Indice I Indice di figure e tabelle » IV Introduzione » 1 1. Nuove forme di turismo: il turismo del vino » 4 L’evoluzione attuale del turismo » 4 1.1.1. I cambiamenti della domanda » 4 1.1.2. I cambiamenti dell’offerta » 8 1.1.3. I trend futuri » 9 » 11 1.2.1. Il vino, la sua produzione e il suo consumo » 11 1.2.2. Il vino e il rapporto con il territorio » 14 » 16 1.3.1. Il turismo del vino nella letteratura: definizione e studi » 18 1.3.2. L’enoturismo in Italia: breve storia e situazione attuale » 23 1.3.3. L’enoturista: segmentazione, drivers della scelta e barriere » 26 1.3.4. Il territorio e l’offerta enoturistica » 39 Il marketing del turismo del vino » 46 esperienze » 46 Il marketing mix: il prodotto » 50 » 50 » 58 1.1. 1.2. 1.3. 2. 2.1. 2.2. Il vino e il suo rapporto con il territorio Il turismo del vino Il marketing del turismo del vino nell’economia delle 2.2.1. I prodotti esperienza e trasformazione e il prodotto turistico integrato 2.2.2. Un esempio di prodotto integrato:la Strada del vino I 3. pag. 64 Il marketing mix: il prezzo » 66 Il marketing mix: la comunicazione e la promozione » 68 2.5.1. La comunicazione: forme e obiettivi » 68 2.5.2. Gli strumenti di comunicazione e promozione » 72 2.5.3. Immagine e brand del territorio e del vino » 77 2.3. Il marketing mix: la distribuzione 2.4. 2.5. 2.6. Il marketing mix: il personale » 80 2.7. La valutazione della qualità da parte delle aziende » 81 » 83 » 83 3.1.1. Obiettivi dell’indagine » 83 3.1.2. Metodologia e tecnica impiegate » 83 » 85 3.2.1. Storia del Consorzio e zona di produzione » 85 3.2.2. Le aziende consorziate intervistate » 87 3.2.3. Il visitatore in cantina » 98 3.2.4. Il vino Custoza e il suo prezzo » 107 3.2.5. La distribuzione, la promozione e la comunicazione » 118 » 126 » 135 » 139 3.3.1. Collaborazione nella Supply Chain » 142 3.3.2. Co-opetition » 144 Il caso del Consorzio di Tutela del Vino Custoza 3.1. 3.2. Obiettivi del lavoro e metodologia utilizzata L’andamento del Consorzio di Tutela del Vino Custoza 3.2.6. Il Consorzio di Tutela del Vino Custoza: andamento e rapporto tra le cantine 3.2.7. Il rapporto con gli attori del territorio 3.3. Collaborazione nella Supply Chain, Co-opetition e marketing turistico/territoriale II 3.3.3. Proposte di miglioramento per il Consorzio di Tutela del Vino Custoza pag. 148 3.4. Considerazioni finali » 158 3.5. Limiti dell’indagine e future direzioni di ricerca » 160 Conclusione » 162 Appendice » 166 Allegato A » 167 Allegato B » 169 Allegato C » 171 Allegato D » 173 Bibliografia » 191 Sitografia » 195 III INDICE DI FIGURE E TABELLE Figura 1. – Durata della vacanza enoturistica pag. 30 » 37 » 57 » 86 Tabella 1. – Le aziende consorziate intervistate » 87 Figura 5. – Ruolo degli intervistati » 91 » 97 Tabella 3. – Nazionalità dei visitatori secondo gli intervistati » 98 Tabella 4. – Il visitatore in cantina » 106 » 109 » 115 Tabella 5. – Il prezzo del Custoza » 116 Tabella 6. – Analisi SWOT del Custoza » 117 Tabella 7. – Distribuzione del vino Custoza » 120 » 123 » 132 » 134 Figura 2. – I fattori che pesano nella scelta della meta Figura 3. – Il prodotto turistico e l’interazione con il sistema ambiente e le persone Figura 4. - Zona di produzione del Custoza e localizzazione delle aziende intervistate Tabella 2. – Analisi SWOT delle aziende del Consorzio di Tutela del Vino Custoza Figura 6. – Mappa di posizionamento del Custoza e dei vini bianchi Figura 7. – Mappa di posizionamento del Custoza rispetto ai suoi competitors Tabella 8. – Efficacia degli strumenti di comunicazione e promozione Tabella 9. – Analisi SWOT del Consorzio di Tutela del Vino Custoza Tabella 10. – Tabella riassuntiva sul Consorzio di Tutela del Vino Custoza IV Tabella 11. – Il rapporto con gli altri attori del territorio pag. 138 Figura 8. – Ri-posizionamento del Custoza tra i suoi competitors » 149 Figura 9. – Cartolina del Consorzio di Tutela del Vino Custoza » 152 V INTRODUZIONE Negli ultimi anni, il turismo ha registrato notevoli cambiamenti determinati da evoluzioni della società, dell’economia e della tecnologia. Le trasformazioni che hanno interessato il turismo vengono ben delineate da Ferrari e Adamo (2005), che parlano di «ritorno alla natura e rinnovata coscienza ambientale, riscoperta delle tradizioni e della spiritualità, de-massificazione dei consumi, ricerca del benessere psico-fisico, spostamento verso modelli più sobri di consumo, verso vacanze esperienziali, verso forme di turismo più attive, sia dal punto di vista fisico che intellettuale»1. Tutto ciò ha determinato l’emergere di nuovi modelli di vacanza e forme di turismo, con un incremento particolare di quelle all’insegna della ricerca di esperienze e di autenticità. Tra queste rientra l’enoturismo, che negli ultimi anni ha registrato una crescita notevole (in Italia conta 6 milioni di appassionati l’anno)2 con ricadute positive sia per quanto riguarda le destinazioni sia per quanto riguarda le aziende vitivinicole. A tal proposito, il turismo del vino incide non solo sulla promozione del brand aziendale e sul suo posizionamento, ma anche sulla vendita diretta, aumentandola, e rappresentando un’opportunità ulteriore per fidelizzare il consumatore. Tuttavia, nonostante gli evidenti impatti positivi sui bilanci delle aziende, non si è ancora registrato in Italia lo sviluppo di una cultura di marketing adeguata da parte dei produttori3 che, anzi, sono ancora spesso product oriented anziché market oriented4. Considerando che il consumatore attuale ricerca esperienze uniche ed emozioni 1 FERRARI S. - ADAMO G. E., “Autenticità e risorse locali come attrattive turistiche: il caso della Calabria”, Sinergie, N. 66, 2005, pag. 81. 2 http://www.adnkronos.com/IGN/Altro/Cresce-il-popolo-dellenoturismo-6-milioni-di- appassionati_230734150.html, consultato il 10/07/2012. 3 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza. IX Rapporto Annuale”, a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pagg. 3-4, http://www.terredelvino.net/sites/default/files/VIII_Osservatorio_Turismo_Vino_Anteprima.pdf, consultato il 9/06/2012. 4 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 15. 1 coinvolgenti5 e riprendendo la teoria delle esperienze di Pine e Gilmore (2000), l’obiettivo delle aziende che producono prodotti tipici, quindi comprese quelle vitivinicole, dovrebbe divenire, oltre a quello di distribuire i prodotti, quello di attirare i clienti nel luogo di produzione offrendo loro prodotti “esperienza” e “trasformazione”. Ciò implica il passaggio della competizione strategica dalla dimensione aziendale a quella del sistema di offerta e la conseguente trasformazione del territorio da luogo in cui si compete per emergere a risorsa da valorizzare per attirare visitatori. Quest’ottica richiede però una collaborazione tra le aziende - vitivinicole in primis, ma anche degli altri settori coinvolti dal turismo - al fine di proporre un’offerta in grado di attirare il visitatore nel luogo di produzione. Colombini (2007) afferma significativamente: «È sempre più vera la massima “il turismo è uno sport di squadra”; chi pretende di affrontare il mercato da solo risulta invisibile, oppure non riesce a recuperare l’investimento necessario per farsi vedere. Per vincere bisogna presentarsi insieme»6. Partendo da questi presupposti, l’obiettivo del presente lavoro è quello di indagare, in un’ottica di marketing: - Il fenomeno dell’enoturismo e le sue ricadute positive sul territorio e sui produttori; - La modalità con cui le aziende possono attirare i visitatori nel luogo di produzione, sia con riferimento agli elementi del marketing mix sia con riferimento all’organizzazione del sistema di offerta. L’elaborato si articola in tre capitoli. Nel primo, dopo un’analisi delle principali evoluzioni del turismo dal punto di vista della domanda, dell’offerta e del consumo di vino, viene presentato il fenomeno enoturistico: se ne analizzano la definizione e gli studi nella letteratura, nonché la situazione attuale con riguardo specifico all’Italia. 5 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza”, IX Rapporto annuale a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pagg. 5-9, http://www.terredelvino.net/sites/default/files/VIII_Osservatorio_Turismo_Vino_Anteprima.pdf, consultato il 9/06/2012. 6 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 22. 2 Infine, vengono presentati la figura dell’enoturista, con relativa segmentazione, e il sistema offerta. Nel secondo capitolo, dopo un’introduzione sul contesto dell’economia delle esperienze e le sue implicazioni, viene trattato il marketing del turismo del vino. Vengono così analizzati nel dettaglio gli elementi del marketing mix: il prodotto, il prezzo, la comunicazione e la promozione, nonché, considerando l’ottica turistica e quindi di marketing dei servizi, il personale. Nel terzo capitolo viene presentato il case study: l’andamento del Consorzio di Tutela del Vino Custoza, soprattutto in relazione all’enoturismo e alla cooperazione tra le aziende vitivinicole per beneficiare dei suoi effetti positivi. L’indagine ha evidenziato la presenza di una forma di collaborazione embrionale o latente tra le aziende consorziate, e anche tra queste ultime e gli altri attori territoriali. Ciò impedisce non solo al Consorzio di svolgere correttamente l’azione di promozione della denominazione Custoza, ma anche al territorio di emergere come destinazione enoturistica, dato il forte legame che in generale il vino ha con il luogo di produzione7. Si evince così la necessità di una più stretta collaborazione sia a livello verticale (Supply Chain) sia a livello orizzontale (Co-opetition) tra le aziende in primo luogo, ma anche con gli altri soggetti operanti sul territorio, per organizzare adeguate ed efficaci strategie di marketing in grado di rafforzare il brand Custoza e, quindi, attirare visitatori sul territorio, offrendo anche a quest’ultimo e ai suoi attori la possibilità di uno sviluppo turistico. 7 BAGELLA M. – PINNACCHIO D., “Fattori di competitività dei distretti vitivinicoli in Italia e in Argentina”, in PANICCIA P. - SILVESTRELLI P. - VALERI M. (a cura di), Economia e management delle attività turistiche e culturali, Torino, Giappichelli Editore, 2010, pagg. 251-252. 3 1. NUOVE FORME DI TURISMO: IL TURISMO DEL VINO 1.1. L’evoluzione attuale del turismo Il turismo è oggigiorno in continua evoluzione: i flussi globali sono sempre più in aumento, con un incremento rapido soprattutto in regioni emergenti come Asia, Europa Centrale e dell’Est, Sud Africa e Sud America8. Infatti, negli ultimi sessant’anni il turismo ha registrato un’espansione e una diversificazione tali da renderlo uno dei settori economici più rilevanti e dalla crescita più rapida al mondo. Gli ultimi decenni, in particolare, hanno visto numerosi importanti cambiamenti, sia nella domanda sia nell’offerta, determinati da un nuovo contesto sociale, economico e tecnologico. 1.1.1. I cambiamenti della domanda I recenti cambiamenti demografici, sociali, tecnologici ed economici hanno sviluppato e modificato profondamente la domanda turistica. Si è registrato un aumento della popolazione femminile attiva, un incremento delle persone single, una propensione al matrimonio in età avanzata, una crescita delle coppie senza figli e un invecchiamento progressivo della popolazione. Inevitabilmente tali cambiamenti strutturali della popolazione hanno determinato una trasformazione nelle motivazioni, nelle esigenze e nei gusti dei turisti. Il turista attuale è indipendente, ha più esperienza rispetto al passato, ha buone conoscenze informatiche, ha elevate aspettative in termini di qualità, preferisce il trasporto aereo a quello terrestre9 e ha una maggior propensione per le vacanze last minute10. Presenta, inoltre, maggiori capacità di spesa, ma al tempo stesso 8 http://mkt.unwto.org/en/barometer, consultato il 6/05/2012. 9 Secondo la UNWTO nel 2011 i mezzi di trasporto più utilizzati sono stati quelli aerei, con un 51%. http://s3-eu-west-1.amazonaws.com/storageapi/sites/all/files/docpdf/unwtohighlights12enlr_1.pdf, consultato il 6/05/2012. 10 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 29. 4 preferisce spendere meno11: aumentano i viaggi con voli low cost e le vacanze con una spesa ridotta. Con i cambiamenti della situazione familiare è cambiata anche la gestione del tempo libero: chi non ha figli può andare in vacanza tutto l’anno per pochi giorni, ma con una maggior frequenza; e aumentano anche i viaggi alla ricerca del sole da parte degli over 60. Aumentano le vacanza di tipo short break, che vedono come protagonisti le coppie giovani e si svolgono soprattutto nei mesi di dicembre (4-6%) e maggio-giugno (910%). Infine, aumentano anche le richieste di pacchetti dinamici e personalizzati12. Inoltre, il turista moderno manifesta una maggiore sensibilità verso gli aspetti naturalistico-ambientali13. L’ambiente, infatti, diviene un fattore critico di successo per le attività turistiche a lungo termine e si attribuisce, perciò, un ruolo crescente al concetto di “turismo sostenibile”, una forma caratterizzata da un impatto ambientale ridotto e rispettoso sia dell’ambiente, inteso come territorio, sia dell’identità dello stesso. A ciò si aggiunge lo spostamento d’interesse verso l’autenticità, il contatto con le realtà locali e una maggiore partecipazione ai contesti visitati, per cercare di comprenderne le specificità locali e fare esperienza di cultura, intesa come nuovo modo di vivere14. Agazzani (2009) afferma che per alcuni studiosi (Fabris, 2008) la ricerca di autenticità costituirebbe una delle tensioni più importanti del turista attuale15. Tale fenomeno viene considerato come una conseguenza di quello che Harvey (1990) ha definito “paradosso 11 http://s3-eu-west-1.amazonaws.com/storageapi/sites/all/files/docpdf/unwtohighlights12enlr_1.pdf, consultato il 6/05/2012. 12 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pagg. 25-28. 13 AGAZZANI D., “La comunicazione dei prodotti tipici per la valorizzazione turistica del territorio. Il caso del teatro Koinè”, in PENCARELLI T. - GREGORI G. L., (a cura di), Comunicazione e branding delle destinazioni turistiche, Milano, FrancoAngeli, 2009, pag. 282. 14 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 30. 15 In AGAZZANI D., “La comunicazione dei prodotti tipici per la valorizzazione turistica del territorio. Il caso del teatro Koinè”, in PENCARELLI T. - GREGORI G. L., (a cura di), Comunicazione e branding delle destinazioni turistiche, Milano, FrancoAngeli, 2009, pag. 284. 5 spaziale”: la globalizzazione e la riduzione delle barriere spaziali hanno determinato la riscoperta degli ambiti locali e dei loro elementi di attrazione16. Inoltre, il turista ricerca una molteplicità di esperienze che lo coinvolgano profondamente e lo allontanino dalla quotidianità17. Questo aspetto si collega alla teoria dell’economia delle esperienze di Pine e Gilmore (2000), secondo i quali i consumatori sono alla continua ricerca di emozioni, di situazioni sorprendenti e di esperienze uniche e memorabili18. Il turista, come afferma Agazzani (2009), non è più soddisfatto soltanto dalla semplice offerta di beni e servizi, ma ricerca esperienze coinvolgenti, di cui essere al tempo stesso spettatore e protagonista19. Emergono così nuove forme di turismo generate dalla concezione della vacanza come occasione per fare esperienze, per sviluppare un’identità di tipo valoriale e per soddisfare specifici interessi o passioni. Quindi, anche se prodotti turistici maturi come il balneare e quello d’arte appaiono ancora prevalenti per numero di presenze, si affermano piccoli segmenti alternativi20. Aumentano i cosiddetti “Special Interest Tourism” (SIT), cioè forme di turismo in cui le motivazioni dei viaggiatori, così come le loro decisioni, derivano dagli interessi specifici in una serie di attività. Tali nicchie, oltretutto, presentano un impatto positivo per la destinazione, visto che i turisti coinvolti tendono a spendere di più, a viaggiare più frequentemente e a partecipare a più attività21. 16 In FERRARI S. - ADAMO G. E., “Autenticità e risorse locali come attrattive turistiche: il caso della Calabria”, Sinergie, N. 66, 2005, pag 84. 17 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 30. 18 In AGAZZANI D., “La comunicazione dei prodotti tipici per la valorizzazione turistica del territorio. Il caso del teatro Koinè”, in PENCARELLI T. - GREGORI G. L., (a cura di), Comunicazione e branding delle destinazioni turistiche, Milano, FrancoAngeli, 2009, pag. 282. 19 20 Op. Cit., pagg. 287-288. In particolare, nel macrosegmento “leisure” si affermano sub segmenti derivanti da una nuova sensibilità alla domanda nei confronti del proprio benessere psico-fisico, dell’ecologia, del contatto con la natura, della riscoperta delle tradizioni, della gastronomia e della spiritualità. Nel macrosegmento “affari” aumenta invece la richiesta di strutture per attività di formazione e comunicazione e si affermano forme miste di turismo di affari e di svago. Op. Cit., pagg. 283-284. 21 MARZO-NAVARRO M. - PEDRAJA-IGLESIAS M., “Critical factors of wine tourism: incentives and barriers from the potential tourist’s perspective”, International Journal of Contemporary Hospitality management, Vol. 24, N. 2, 2012, pag. 313. 6 Aumentano le cosiddette “vacanze esperimento”, in cui il viaggio diviene un’esperienza partecipata che richiede sudore, sacrificio e si ricercano emozioni e senso di libertà attraverso spostamenti non programmati e con mezzi alternativi. Il turismo enogastronomico è in crescita, con sei milioni di viaggiatori in Italia, così come le vacanze a tema: trekking a piedi, eventi culturali e corsi22. Quindi, l’aumento della varietà e variabilità della domanda e la frammentazione delle motivazioni e delle esigenze del turista hanno moltiplicato nuove tipologie di turismo e di nuove nicchie che, rispetto al passato, sorgono non sulla base delle condizioni di status economico e/o sociale dei consumatori, ma sulla base del tipo di esperienza ricercata23. Infine, anche l’avvento della nuova generazione di Internet, il Web 2.0, ha influito sulla domanda. Infatti, si è creato un nuovo spazio d’interazione sociale in rete: attraverso le comunità virtuali (TripAdvisor, Flickr, YouTube ecc.) la rete è divenuta un mezzo per collegare direttamente consumatore e fornitore. Internet è sempre più usato non solo per cercare informazioni, ma anche per organizzare e acquistare viaggi, condividere esperienze, rendendo i consumatori più autonomi e indipendenti. Infatti, internet ha modificato il modo di scegliere e prenotare i viaggi, riducendo ad esempio il tempo tra la prenotazione e la partenza, migliorando la distribuzione, le relazioni tra clienti e imprese e l’accesso all’informazione24. A tal proposito, Chris Anderson in un articolo scritto su Wired Magazine nell’ottobre del 2004, ha introdotto la teoria della Coda Lunga (The Long Tail), sostenendo che la coda delle varietà disponibili è più lunga di quanto si pensi e oggigiorno è a portata di mano dal punto di vista economico. Infatti, le 22 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pagg. 29-32. 23 UNIONCAMERE, “Impresa turismo 2011”, a cura di Istituto Nazionale Ricerche Turistiche, Roma, 2011, pagg. 17-18. 24 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pagg. 27-28. 7 nicchie possono equivalere a un mercato significativo una volta aggregate e proposte su scala globale, grazie soprattutto alla rete internet e alle nuove tecnologie informatiche25. 1.1.2. I cambiamenti dell’offerta Di fronte ad un turista più maturo, consapevole, informato e soprattutto con esigenze e motivazioni varie come quello moderno, l’offerta si è inevitabilmente adattata. I cambiamenti della società, dello stile di vita e delle motivazioni hanno influito sull’offerta: è cresciuta la competizione fra mete tradizionali (che spesso hanno perso la loro posizione di leadership) e destinazioni nuove, particolarmente attraenti per quei segmenti turistici alla continua ricerca dell’autenticità, poiché non ancora interessate da flussi di visitatori consistenti26. Si sono affermate destinazioni e soggetti in grado di rispondere in maniera specializzata e personalizzata alla domanda, spesso attraverso sistemi di alleanze che coinvolgono settori e risorse profondamente eterogenei e appartenenti a vari territori. Francia e Spagna partecipano a fiere in modo più coordinato rispetto all’Italia, ad esempio, ottenendo come conseguenza maggiori flussi turistici27. Oltretutto, maggior successo hanno quelle mete che, oltre ad offrire un prodotto che vada incontro ai bisogni di autenticità e specificità del consumatore, rispettano l’ambiente e si dimostrano sostenibili sul mercato. Mentre in passato le mete turistiche clonavano quasi uno stesso modello, offrendo caratteristiche standardizzate, nel nuovo scenario sono costrette a specializzarsi per attrarre specifici segmenti di mercato. Con tale finalità, sempre più frequentemente le strategie di marketing puntano su elementi socioculturali e sulle peculiarità del luogo, divenuto meta turistica28. Riprendendo la teoria dell’economia dell’esperienza di Pine e Gilmore (2000), emergono e si affermano 25 In FORLANI F., “La comunicazione non convenzionale nel turismo”, in PENCARELLI T. - GREGORI G. L., (a cura di), Comunicazione e branding delle destinazioni turistiche, Milano, FrancoAngeli, 2009, pag. 178. 26 FERRARI S. - ADAMO G. E., “Autenticità e risorse locali come attrattive turistiche: il caso della Calabria”, Sinergie, n. 66, 2005, pagg. 83-84. 27 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 24. 28 FERRARI S. - ADAMO G. E., “Autenticità e risorse locali come attrattive turistiche: il caso della Calabria”, Sinergie, n. 66, 2005, pag. 84. 8 quelle imprese in grado di proporre non più semplici beni e servizi ma esperienze e trasformazioni (ossia offerte in grado di generare un cambiamento individuale nel consumatore)29. Anche i recenti cambiamenti a livello tecnologico hanno inevitabilmente influito sull’offerta, in particolare internet si è affermato sempre di più come nuovo canale distributivo. Ciò ha determinato non solo effetti positivi, come la maggiore visibilità e il raggiungimento di economie di scala anche per le imprese più piccole, ma anche effetti negativi, come l’aumento della competizione a livello globale, data la peculiarità della rete che consente di raggiungere e avvicinare destinazioni geograficamente distanti tra di loro. L’avvento di internet ha inoltre determinato una disintermediazione o reintermediazione dei canali, che ha solo apparentemente minacciato soggetti come le Agenzie di Viaggi poiché il web è utilizzato principalmente per l’acquisto di viaggi “banali”, mentre per i viaggi complessi i consumatori si rivolgono ancora a intermediari di tipo tradizionale30. 1.1.3. Trend futuri Secondo Tourism Towards 203031, il numero degli arrivi a livello internazionale aumenterà del 3,3% da oggi al 2030. Ciò significa che ci saranno circa 43 milioni di arrivi mondiali in più ogni anno, raggiungendo un totale di 1,8 miliardi di arrivi nel 2030. Si ritiene, dunque, che il trend attuale di rapida crescita sia destinato a continuare in futuro, con un aumento degli arrivi nelle economie emergenti di un 4,4% annuo, 29 In AGAZZANI D., “La comunicazione dei prodotti tipici per la valorizzazione turistica del territorio. Il caso del teatro Koinè”, in PENCARELLI T. - GREGORI G. L., (a cura di), Comunicazione e branding delle destinazioni turistiche, Milano, FrancoAngeli, 2009, pagg. 287-290. 30 KOTLER P. – BOWEN J. – MAKENS J., Marketing del turismo, Milano, McGraw-Hill, 2007, pagg. 310-311. 31 Si tratta di un progetto di previsione a lungo termine che sostituisce la precedente Tourism 2020 Vision. I principali risultati di questo progetto sono proiezioni quantitative sulla domanda turistica internazionale nell’arco di vent’anni, considerando il 2010 come anno di inizio e il 2030 come anno di termine. Le previsioni sono arricchite con analisi sui fattori sociali, economici, politici, ambientali e tecnologici. http://s3-eu-west-1.amazonaws.com/storageapi/sites/all/files/pdf/unwto_2030_ga_2011_korea_0.pdf, consultato il 6/05/2012. 9 mentre nei paesi sviluppati di un 2,2%. Gli arrivi delle economie emergenti sono quindi destinati a superare quelli delle economie avanzate attorno al 2015. Nel 2030, circa il 57% degli arrivi internazionali si registrerà nelle economie meno sviluppate (mentre nel 1980 era il 30%) e il restante 43% nelle economie avanzate (contro il 70% nel 1980). La crescita maggiore riguarderà l’Asia e il Pacifico, mentre Europa e America cresceranno comparativamente meno, sperimentando un ulteriore declino nel turismo internazionale, soprattutto a causa della crescita lenta di destinazioni mature quali Nord America, Nord Europa ed Europa Occidentale. Nonostante si tratti di previsioni destinate a subire modifiche e aggiustamenti nei prossimi anni, è importante considerare l’aumento della competitività a livello mondiale e i cambiamenti, soprattutto in termini di varietà, della domanda. Il Ventunesimo secolo sta cercando nuove e più eccitanti forme di viaggiare come alternativa al più classico “sole e mare”32. In tale scenario, le risorse locali si prospettano come un elemento in grado di garantire un vantaggio competitivo. In quanto esse vanno incontro alle esigenze di autenticità e sostenibilità della domanda turistica e, se correttamente gestite, divengono importanti fattori di attrattiva in grado di lanciare sul mercato destinazioni periferiche e sconosciute alla maggior parte dei flussi turistici33, oppure diversificare destinazioni già mature. Il vino si costituisce proprio come un prodotto tipico in grado di assurgere a tale ruolo e lo dimostra il sempre più diffuso interesse nei suoi confronti da parte di turisti, imprese e studiosi. 32 MARZO-NAVARRO M. - PEDRAJA-IGLESIAS M., “Critical factors of wine tourism: incentives and barriers from the potential tourist’s perspective”, International Journal of Contemporary Hospitality management, Vol. 24, N. 2, 2012, pag. 313. 33 Secondo un orientamento, la perifericità di una località, intesa come area esclusa dagli itinerari turistici più frequentanti, può esaltare l’idea di contrasto con la quotidianità e rappresentare un punto di forza per il lancio sul mercato turistico. In FERRARI S. - ADAMO G. E., “Autenticità e risorse locali come attrattive turistiche: il caso della Calabria”, Sinergie, N. 66, 2005, pagg. 82-83. 10 1.2. Il vino e il suo rapporto con il territorio 1.2.1. Il vino, la sua produzione e il suo consumo In Italia i vini sono divisi in due gruppi: da tavola e VQPRD (Vini di Qualità Prodotti in Regioni Determinate). Fra i vini da tavola ci sono quelli commodity: i vini primo prezzo in tetrabrick e bottiglie, e anche gli IGT. Seguono i DOC e DOCG. I primi sono regolati da un Disciplinare di Produzione che precisa il nome, l’area di origine dell’uva, la massima resa per ettaro, i vitigni utilizzabili, le modalità di vinificazione e affinamento, la data di immissione sul mercato. I secondi sono soggetti a regole più restrittive e a un controllo degustativo e chimico prima dell’immissione al consumo. I vini italiani vengono esportati per un totale di 14 milioni di ettolitri l’anno, soprattutto in USA, Germania, Inghilterra, Svizzera, Canada, Giappone, Francia, Danimarca, Austria. Quasi la metà del vino venduto in Italia passa per la GDO, il 6,5% è comprato in cantina, il 16,5% nei negozi, il resto nel canale HO.RE.CA.34 Negli ultimi anni la geografia del vino è cambiata: le aree di produzione si sono spostate verso le aree calde, ed è cresciuta l’importanza di nuovi concorrenti rispetto a zone storiche come Francia e Italia. Il comparto agricolo e vinicolo hanno risentito della crisi economica. Interventi normativi non sembrano aver migliorato la situazione: la disciplina europea delle quote di produzione, tesa a ridurre le eccedenze, ha di fatto prodotto un ridimensionamento del vigneto europeo, senza però un duraturo effetto sullo scompenso mondiale tra domanda e offerta di vino35. Inoltre, il mondo della produzione vinicola è caratterizzato da una grande frammentazione e articolazione di dimensioni aziendali, tipologie produttive e modelli imprenditoriali: i produttori possono essere più o meno integrati nella filiera, avere dimensioni più o meno grandi e forme proprietarie diverse (private e cooperative)36. 34 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pagg. 17-19. 35 Mentre infatti nei paesi europei i produttori erano costretti a comprare diritti per impiantare vigneti, in USA, Argentina, Cile, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa e Cina, i competitori piantavano senza problemi e senza costi aggiuntivi. Op. Cit., pagg. 13-15. 36 PASTORE R., Il marketing del vino e del territorio: istruzioni per l’uso, Milano, FrancoAngeli, 2002, pagg. 108-109. 11 In Italia, l’enorme frammentazione della produzione rispetto alla situazione di USA e Australia è una criticità: le aziende italiane sono remunerative ma piccole. Si evidenzia quindi una differenza tra Nuovo Mondo, caratterizzato da grandi dimensioni aziendali/multinazionali, grande libertà di azione, bassi costi di produzione, e Vecchio Mondo, con piccole dimensioni aziendali, alti costi di produzione, forti vincoli normativi37. Con riferimento ai consumi di vino, la società moderna, soprattutto occidentale, ha raggiunto da qualche tempo la fase in cui i bisogni alimentari sono soddisfati e le disponibilità di cibo supera i bisogni fisiologici. Il vino è divenuto molto più che una semplice bevanda, incarnando valori e significati che vanno oltre la sua natura funzionale. Di conseguenza, la degustazione è condividere e riunirsi con altre persone, soddisfare bisogni di qualità, attenzione a equilibri socio-alimentari, ricerca di benessere soggettivo. Prevale la componente edonistica, il vino è considerato una sorta di “superfluo”, poiché non indispensabile alla sopravvivenza degli individui e quindi rilevante solo nelle condizioni di raggiunta “sazietà” alimentare. In aggiunta al piacere sensoriale - legato alle sue caratteristiche organolettiche, olfattive, tattili e uditive – i valori simbolici – ossia l’evocazione legata al consumo per il luogo geografico di produzione, per i processi di trasformazione o per le modalità di coltivazione – e gli attributi psicologici - come la ricerca di evasione dal proprio ambiente e di genuinità, l’espressione del proprio livello culturale - sono divenuti importanti fattori determinanti il consumo38. Fino ai primi anni ’90, però, il consumo di vino è stato caratterizzato da un calo sistematico dovuto a fattori di diverso genere. Si è trattato di motivazioni di carattere economico: la crescente concorrenza di altre bevande (analcolici, acque minerali e birra), le variazioni dei prezzi, l’evoluzione delle forme e dei modelli di distribuzione (ad esempio GDO e ipermercati, spesso più funzionali a prodotti relativamente standardizzati che a quelli relativamente complessi come il vino), crisi economiche con conseguente ridimensionamento dei consumi non ritenuti strettamente necessari. 37 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 15. 38 PRESENZA A. - MINGUZZI A. - PETRILLO C., “Managing Wine Tourism in Italy”, Journal of Tourism Consumption and Practice, Vol. 2, N. 1, 2010, pag. 49. 12 Motivazioni di carattere sociale: modificazione dei valori e dei modelli culturali (cioè attribuzione al vino, per tanti anni e soprattutto da parte dei pubblici giovanili, di un’immagine di non modernità), cambiamenti delle abitudini di vita e soprattutto delle modalità di assunzione. Motivazioni di carattere politico-istituzionale: campagne antialcool che hanno coinvolto anche il vino, cui non si è opposta per molti anni alcuna seria campagna di “educazione al consumo del vino” né di evidenziazione di alcuni suoi valori anche “salutistici”; attività promozionale e pubblicitaria assai forte dei concorrenti (birra, acqua, ecc). Fattori direttamente legati al prodotto in sé: qualità “media” per molto tempo non elevata; “crisi” legate ad alcuni fenomeni di sofisticazione che si sono diffuse purtroppo a tutto il settore, anche se imputabili a pochi soggetti (ad esempio la crisi del Metanolo a metà degli anni Ottanta)39. Fortunatamente, recenti evoluzioni hanno determinato una ripresa del consumo. Le ragioni possono essere raggruppate anch’esse in quattro categorie. Motivazioni di carattere prevalentemente economico: tendenza verso rapporti più equilibrati fra livelli qualitativi e prezzi di vendita e ciò con positive ripercussioni in termini di marketing e di continuità del rapporto con i consumatori. Emergere o consolidarsi di nuovi segmenti di consumatori: si sono manifestate nuove occasioni di consumo e/o nuove tipologie di consumatori, si è registrato cioè una flessione nel consumo quotidiano ma una maggior propensione al consumo di vino di qualità, in luoghi e momenti diversi rispetto al passato (wine-bar e locali di tendenza ad esempio). Motivazioni legate essenzialmente al prodotto: maggior qualità intrinseca, maggior professionalità dei produttori40. Motivazioni di carattere prevalentemente socio-culturale: rilegittimazione del mondo dell’agricoltura e del vino dal punto di vista salutistico; maggior interesse per elevati livelli di genuinità, autenticità e qualità dei prodotti - anche in termini di sicurezza e salute alimentare – per le componenti culturali e naturali degli stessi, per gli aspetti conviviali legati alla degustazione di cibo e vino41. 39 PASTORE R., Il marketing del vino e del territorio: istruzioni per l’uso, Milano, FrancoAngeli, 2002, pagg. 73-76. 40 Op. Cit., pagg. 76-79. 41 AGAZZANI D., “La comunicazione dei prodotti tipici per la valorizzazione turistica del territorio. Il caso del teatro Koinè”, in PENCARELLI T. - GREGORI G. L., (a cura di), Comunicazione e branding delle destinazioni turistiche, Milano, FrancoAngeli, 2009, pag. 285. 13 Infine, secondo dati ISTAT, in Italia, se il consumo abituale di vino sembra essere diminuito, è aumentato quello “sporadico”, rivolto a vini di qualità superiore42. Inoltre, la percentuale femminile sembra aumentare sempre più: la frequentazione di donne nei negozi di vino è cresciuta tra il 5 e il 10% negli ultimi anni43 ed è stato stimato che sono quasi 13 milioni le wine lover44. 1.2.2. Il vino e il rapporto con il territorio Nel contesto di trasformazione turistica precedentemente delineato, i prodotti tipici in generale, e il vino in particolare, suscitano sempre più interesse perché percepiti come unici, naturali, più compatibili con il sistema ambientale rispetto ad altri prodotti standardizzati45. Essi, dunque, consentono di soddisfare meglio i requisiti di originalità e varietà richiesti dal mondo del consumo e, nel caso del nostro paese, sono considerati un veicolo e un fattore di “italianità” e di “eccellenze nazionali” nei mercati internazionali, qualificandosi come prodotti di eccellenza (marchio made in Italy)46. Accanto ai punti di forza vi sono, però, anche alcuni aspetti problematici connessi alle produzioni tipiche locali. Infatti, gran parte dei prodotti tipici locali sono a elevata deperibilità e di difficile conservazione, cosa che rende complesso e costoso il trasporto e la collocazione sui mercati geograficamente lontani dalle aree di produzione. Inoltre, spesso le produzioni tipiche sono realizzate in quantità relativamente modeste, e quindi capaci di soddisfare limitati volumi di domanda. Infine, gli attori dell’offerta sono in prevalenza piccole e medie imprese caratterizzate dai classici limiti che affliggono la 42 http://www.inumeridelvino.it/2012/06/analisi-del-consumo-di-vino-in-italia-per-fascia-di-eta-dati-istat- 2011.html, consultato il 7/07/2012. 43 In CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pagg. 143-144. 44 http://www.soggiornoproposta.org/index.php/component/content/article/35-news/150-censis-identikit- del-consumatore-di-vino.html, consultato il 7/09/2012. 45 AGAZZANI D., “La comunicazione dei prodotti tipici per la valorizzazione turistica del territorio. Il caso del teatro Koinè”, in PENCARELLI T. - GREGORI G. L., (a cura di), Comunicazione e branding delle destinazioni turistiche, Milano, FrancoAngeli, 2009, pag. 286. 46 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pagg. 10-11. 14 minore dimensione aziendale: limitatezza di risorse umane, tecniche, materiali e finanziarie, approcci strategici intuitivi, orizzonti strategici di breve respiro e debolmente orientati alla cooperazione e alla crescita, scarso sviluppo di alcune funzioni aziendali e in particolare di quella di marketing. Gran parte dei prodotti tipici, peraltro, sono conosciuti solo in ambito locale e, se questo può rappresentare un aspetto positivo dal lato dei consumatori “affamati di novità”, che non si accontentano dei prodotti di massa disponibili presso i tradizionali circuiti distributivi, dall’altro impone all’offerta sforzi assai rilevanti a livello di comunicazione e di commercializzazione47. Nonostante ciò, le produzioni tipiche sono divenute oggigiorno un aspetto di differenziazione e di qualificazione di interi territori, diventandone una delle risorse o, in alcuni casi, il principale fattore di attrattiva turisticamente rilevante48. Così, hanno assunto il ruolo sia di elementi di differenziazione dei prodotti turistici tradizionali (balneare, culturale, montano ecc.), sia di opportunità di diversificazioni mirate all’introduzione delle imprese e delle aree geografiche in nuovi business. Il vino costituisce quindi un aspetto interessante per caratterizzare l’offerta turistica di un territorio49. Poiché contiene un forte riferimento alla zona dove è stato prodotto, il vino rappresenta sul mercato, in modo evidente, l’area geografica di provenienza, le sue tradizioni e la sua eredità culturale, e identifica fortemente la comunità locale e la sua identità. É espressione della cultura di un territorio e al tempo stesso custode di tradizioni radicate nell’antichità. Questo è il motivo per cui il vino, assieme ai prodotti tipici, viene definito come “territorial intensive product”50. Il vino, dunque, porta con sé una serie di caratteristiche importanti che lo identificano con il territorio da cui proviene: per questo si dice che vendere un vino significhi, sostanzialmente, vendere un 47 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pagg. 11-12. 48 AGAZZANI D., “La comunicazione dei prodotti tipici per la valorizzazione turistica del territorio. Il caso del teatro Koinè”, in PENCARELLI T. - GREGORI G. L., (a cura di), Comunicazione e branding delle destinazioni turistiche, Milano, FrancoAngeli, 2009, pag. 281. 49 DÍAZ ARMAS R. J., “Potencialidad e integración del “turismo del vino” en un destino de sol y playa. El caso de Tenerife”, PASOS, Vol. 6, N. 2, Special Issue, 2008, pag. 200. 50 AMERICAN ASSOCIATION OF WINE ECONOMICS, “From wine production to wine tourism experience: the case of Italy”, AAWE, N. 52, 2009, pag. 3. 15 territorio, la sua storia e le sue tradizioni. Esso è, tra i prodotti agroalimentari, forse quello che maggiormente permette di recuperare il legame esistente tra alimento e territorio di origine51. Poiché l’alimentazione diventa un modo per partecipare all’arte culinaria del luogo e alla relativa cultura e la degustazione è insita nel contesto culturale e ambientale, il vino diviene un valore culturale e determina un’esperienza di turismo culturale52, che si identifica con l’enoturismo53. Infatti, poiché il consumo del vino non risponde più solo a un mero bisogno fisiologico-alimentare, ma fa riferimento a valori e significati ben più ampi e profondi, il vino diventa un fattore che comunica cultura, tradizioni, emozioni, sapori, profumi. Esso genera valore per il territorio, attraendo flussi turistici il cui motivo è scoprire la fonte, conoscere i luoghi e il metodo di produzione del prodotto stesso, legato in maniera inscindibile alla regione di provenienza. Rende, infine, visibile e visitabile il territorio, amplia i fattori motivazionali e i benefici della visita e permette alla comunità di non abbandonare i propri usi e costumi, mantenendo così viva la propria identità (Diaz, 2008)54. 1.3. Il turismo del vino Il turismo del vino viene sempre più considerato come un importante fattore di valorizzazione e promozione del territorio55. L’inscrizione nell’elenco del Patrimonio 51 BAGELLA M. – PINNACCHIO D., “Fattori di competitività dei distretti vitivinicoli in Italia e in Argentina”, in PANICCIA P. - SILVESTRELLI P. - VALERI M. (a cura di), Economia e management delle attività turistiche e culturali, Torino, Giappichelli Editore, 2010, pagg. 251-252. 52 AGAZZANI D., “La comunicazione dei prodotti tipici per la valorizzazione turistica del territorio. Il caso del teatro Koinè”, in PENCARELLI T. - GREGORI G. L., (a cura di), Comunicazione e branding delle destinazioni turistiche, Milano, FrancoAngeli, 2009, pag. 286. 53 Il turismo culturale è da alcuni anni inteso in un’accezione decisamente più ampia rispetto al passato, quando era collegato esclusivamente al concetto di visita a monumenti e città d’arte. Oggi infatti è assodato che tra le motivazioni alla base del turismo culturale vi sono, oltre all’interesse per la storia e per l’arte, anche l’interesse per le produzioni, le tradizioni, gli stili di vita di una località e di un popolo. CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 20. 54 DÍAZ ARMAS R. J., “Potencialidad e integración del “turismo del vino” en un destino de sol y playa. El caso de Tenerife”, PASOS, Vol. 6, N. 2, Special Issue, 2008, pag. 202. 55 Op. Cit., pag. 200. 16 Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO di determinati paesaggi culturali legati alla vite e al vino, come le zone del Duero in Portogallo e le Strade del vino di Oporto56 è un chiaro esempio dell’importanza crescente che tale fenomeno sta assumendo negli ultimi anni. In ogni caso, va detto che il vino, dal punto di vista turistico, assume un significato diverso a seconda della regione e della forma principale di turismo praticata dal visitatore: può infatti svolgere un ruolo complementare, marginale, predominante o esclusivo nell’offerta turistica generale di un territorio57. Purtroppo, a volte, nei primi due casi l’offerta turistica sembra diventare banale58 per il fatto che i prodotti tipici presentano un ruolo “accessorio” nell’offerta della destinazione. L’enoturismo rimane comunque un fattore di competitività per la destinazione, premiando quelle regioni che ne hanno disponibilità59. Esso determina effetti positivi che si riverberano sia sulle aziende nello specifico, che sul territorio e l’ambiente circostante. Nel primo caso, il turismo del vino incide positivamente non solo sulla promozione del brand e sul suo posizionamento, ma anche sulla vendita diretta del prodotto (con la conseguente fidelizzazione del cliente). Infatti, può essere considerato come opzione in più per opportune diversificazioni nelle strategie commerciali dei produttori: non solo una “vetrina”, ma una reale opportunità di business su cui investire60. Infatti, in un momento di crisi come quella attuale, l’enoturismo non ha 56 MEDINA F. X. - TRESSERAS J., “Turismo enológico y rutas del vino en Cataluña. Análisis de casos: D.O. Penedès, D.O. Priorat y D.O. Montsant”, PASOS, Vol. 6, N. 3, 2008, pag. 494. 57 AMERICAN ASSOCIATION OF WINE ECONOMICS, “From wine production to wine tourism experience: the case of Italy”, AAWE, N. 52, 2009, pag. 3. 58 Op. Cit., pag.11. 59 SCRAVAGLIERI S., “Alla ricerca del turista del vino. Caratteristiche del turismo del vino e di alcuni suoi attori in una dimensione internazionale” in PANICCIA P. - SILVESTRELLI P. - VALERI M. (a cura di), Economia e management delle attività turistiche e culturali, Torino, Giappichelli Editore, 2010, pag. 299. 60 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “Il puzzle dell’offerta: le spinte locali dei territori e i rischi della promozione di campanile”. VIII Rapporto Annuale, Seconda Parte, a cura di Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pag. http://www.terredelvino.net/sites/default/files/VIII_Osservatorio_Turismo_Vino_Anteprima.pdf, consultato il 9/06/2012. 17 11, registrato una significativa diminuzione delle presenze e, se opportunamente gestito, è in grado di generare notevoli benefici61. Per quanto riguarda il territorio, il turismo del vino consente un maggior rispetto per l’ambiente e la cura del paesaggio, valorizza la cultura rurale e produttiva assieme al terroir, permette un aumento dell’occupazione, un aumento della vitalità e degli scambi con l’estero, un’accresciuta consapevolezza tra i residenti, un rafforzamento dell’identità e del senso di appartenenza62. Tutto ciò avviene se viene garantito uno sviluppo sostenibile del turismo in modo da non determinare, o comunque contenere, gli effetti negativi sulle risorse e sul territorio. Se infatti i flussi non vengono correttamente gestiti, non viene tenuta in considerazione la capacità di carico della destinazione e l’ottica è di breve termine, il rischio è quello di generare un impatto negativo sul territorio e sulla comunità ospitante, con tensioni sociali, perdita d’identità culturale, mercificazione dei prodotti tipici e inevitabili conseguenze negative anche sull’attività turistica stessa63; senza contare poi che la decadenza della destinazione può implicare anche quella delle cantine64. Per questo motivo è importante una pianificazione turistica sostenibile, che permetta il decentramento turistico e la destagionalizzazione dei flussi65. 1.3.1. Il turismo del vino nella letteratura: definizione e studi Il tema del turismo del vino si è sviluppato solo recentemente in letteratura, a partire dalla metà degli anni ’90, in seguito al boom di tale fenomeno turistico. I primi studi da 61 http://www.adnkronos.com/IGN/Altro/Cresce-il-popolo-dellenoturismo-6-milioni-di- appassionati_230734150.html, consultato il 10/07/2012. 62 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 63. 63 Op. Cit., pagg. 23-25. 64 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pagg. 133-134. 65 A questo riguardo s’inserisce la Carta Europea dell’enoturismo, uno strumento per attivare la cooperazione sul territorio, permettendo alle organizzazioni una ripartizione delle responsabilità e la definizione di impegni individuali e collettivi. Chi aderisce alla Carta sceglie di promuovere un turismo compatibile con i principi dello sviluppo sostenibile e di qualità, garantendo la conservazione e la valorizzazione dei beni del territorio. Per un approfondimento si veda la Carta Europea dell’Enoturismo. In http://www.terredelvino.net/sites/.../Carta_Europea_Enoturismo_Ita.pdf, consultato il 7/06/2012. 18 una parte erano strettamente connessi al turismo rurale e al suo contributo alla diversificazione di tali aree, dall’altra s’incentravano sul comportamento del consumatore e sulla segmentazione del mercato66. Si trattava per lo più di case studies privi però di una cornice teorica. Tuttavia, dopo la prima conferenza sul turismo del vino tenutasi in Australia nel 1998, hanno iniziato a moltiplicarsi e, al tempo stesso, a essere organizzati maggiormente67. Nonostante ciò, non si è ancora arrivati a una definizione universalmente condivisa di turismo del vino, anche perché si tratta di una disciplina in continua evoluzione. Le pubblicazioni in merito possono essere distinte a seconda della scuola di provenienza (matrice anglosassone e spagnola) e dell’approccio utilizzato. Le più significative provengono dal mondo anglosassone, in netta contrapposizione con la più antica tradizione della produzione vinicola nelle zone mediterranee. Tali studi si focalizzano sull’economia delle regioni produttrici e su come il turismo del vino contribuisca a incrementare le vendite e il business della cantine di vino. Da questo punto di vista i lavori di Donald Getz (University of Calgary, Canada) e di Michael Hall (University of Canterbury) sono di grande rilevanza68. Gli studi di matrice spagnola, invece, presentano per lo più natura descrittiva o hanno un focus sugli effetti economici della coltivazione del vino. In particolare, sono concordi nel ritenere il turismo del vino come attività complementare ad altre attività in 66 SALVAT S. J. - BOQUÉ B. J., “New Opportunities and Challenges in Wine Tourism”, Territorial Analysis and Tourism Studies, 2009, turisme.cat/intranet/sites/default/files/URV_project_salvat_blay_seminar_pctto.pdf, http://www.pctconsultato il 30/06/2012. 67 Le pubblicazioni si sono moltiplicate e sono apparse in diversi paesi: Australia (Dowling e Carlsen, 1999), Canada (Telfer, 2001; Williams e Kelly, 2001; Williams e Dossa, 2003; Hashimoto e Telfer, 2003), Cile (Sharples, 2002), Francia (Thevenin, 1996; Frochot, 2000), Ungheria (Szivas, 1999), Nuova Zelanda (Beverland, 1998; Mitchell e Hall, 2003), Sudafrica (Preston – Whyte, 2000; Bruwer, 2003; Demhardt, 2003), USA (Skinner, 2000), Inghilterrra (Howler e Van Westering, 2000). DÍAZ ARMAS R. J., “Potencialidad e integración del “turismo del vino” en un destino de sol y playa. El caso de Tenerife”, PASOS (Revista de turismo y patrimonio cultural), vol 6, N. 2, Special Issue, 2008, pag. 200. 68 In SALVAT S. J. - BOQUÉ B. J., “New Opportunities and Challenges in Wine Tourism”, Territorial Analysis and Tourism Studies, 2009, turisme.cat/intranet/sites/default/files/URV_project_salvat_blay_seminar_pctto.pdf, 30/06/2012. 19 http://www.pctconsultato il zone rurali, capace di generare ricchezza e posti di lavoro. Secondo tale prospettiva, le cantine dovrebbe considerare l’enoturismo come un’attività complementare e addizionale allo scambio che già realizzano con il mercato turistico. Le pubblicazioni più rilevanti sono quelle su zone come La Rioja (Gilbert, 1992), Priorato (Arnesto Lopez Marin e Gomez, 2004) e Ribiera del Duero (Alvear Gonzalez et al 2001)69. Per quanto riguarda invece l’approccio utilizzato, secondo Salvat e Boqué (2009), tre sono i principali70. Il primo è orientato al marketing e alla motivazione dei viaggiatori/consumatori. Dodd (1995), partendo dalla definizione del vino come bevanda associata al relax, alla socialità, all’apprendimento di qualcosa di nuovo e all’ospitalità, sostiene che i turisti sono in cerca di alcune o di tutte queste caratteristiche durante la vacanza71. Hall, Sharples, Cambourne e Macionis (2000) lo definiscono come «visitation to vineyards, wineries, wine festivals and wine shows for which grape wine tasting and/or experiencing the attributes of a grape wine region are the prime motivating factors for visitors»72. Il secondo approccio è rappresentato dal lavoro di Getz (2000) il quale definisce il turismo del vino come «a form of consumer behavior, a strategy by which destinations develop and market wine-related attractions and imagery, and a marketing opportunity for wineries to educate, and to sell their products, directly to consumers»73. Dunque, in questa prospettiva, il turismo del vino riguarda sia i consumatori, essendo determinato 69 In DÍAZ ARMAS R. J., “Potencialidad e integración del “turismo del vino” en un destino de sol y playa. El caso de Tenerife”, PASOS, vol 6, N. 2, Special Issue, 2008, pag. 200. 70 SALVAT S. J. - BOQUÉ B. J., “New Opportunities and Challenges in Wine Tourism”, Territorial Analysis and Tourism Studies, 2009, turisme.cat/intranet/sites/default/files/URV_project_salvat_blay_seminar_pctto.pdf, http://www.pctconsultato il 30/06/2012. 71 In SCRAVAGLIERI S., “Alla ricerca del turista del vino. Caratteristiche del turismo del vino e di alcuni suoi attori in una dimensione internazionale” in PANICCIA P. - SILVESTRELLI P. - VALERI M. (a cura di), Economia e management delle attività turistiche e culturali, Torino, Giappichelli Editore, 2010, pag. 300. 72 In GETZ D. - BROWN G., “Critical success factors for wine tourism regions: a demand analysis”, Tourism Management, N. 27, 2006, pag. 147. 73 In Op. Cit., pag. 147. 20 dal loro comportamento, sia il territorio, diventando parte della sua offerta e immagine, sia le imprese produttrici di vino, costituendone un’opportunità di formazione74. Il terzo approccio è quello che si incentra sull’utilizzo del turismo del vino come strumento per lo sviluppo locale e la diversificazione delle attività turistiche. Numerosi autori, che presentano case studies europei adottano questa prospettiva e tra di essi si contano studi spagnoli. López-Guzmán, Millán, Sánchez e Agudo (2007) affermano che il turismo del vino è un’esperienza turistica legata all’ambiente rurale, che rafforza e sostiene l’attività sociale e culturale del settore agrario. Il turismo del vino può quindi completare l’offerta turistica esistente e fungere da elemento di differenziazione competitiva di fronte ad altre destinazioni che non hanno questa peculiarità75. Un tentativo di mettere a fattore comune le diverse prospettive, anche se relazionandolo al caso del proprio paese, è stato fatto dalla Commissione del Turismo Australiano nel documento Western Australian Wine Tourism Strategy del 2000. L’enoturismo viene definito come «il viaggio con l’obiettivo di provare l’esperienza delle aziende vitivinicole e dello stile di vita (australiano). Il turismo del vino comprende sia il marketing dei servizi che il destination marketing»76. Inoltre, Charters e Ali-Knight (2002) affermano che l’esperienza dell’enoturismo è qualcosa che va oltre il bere semplicemente vino o godere dell’esperienza del vino: è parte di un pacchetto di benefici che includono la visita alle vigne, la degustazione del vino, la visita della zona e delle attrazioni locali. Esso racchiude diverse caratteristiche tra cui «lifestyle experience, education, linkages to art, wine and food, tasting and cellar door sales, winery tours, incorporation with the tourism-destination image and a 74 DÍAZ ARMAS R. J., “Potencialidad e integración del “turismo del vino” en un destino de sol y playa. El caso de Tenerife”, PASOS, vol 6, N. 2, Special Issue, 2008, pag. 201. 75 In SALVAT S. J. - BOQUÉ B. J., “New Opportunities and Challenges in Wine Tourism”, Territorial Analysis and Tourism Studies, 2009, turisme.cat/intranet/sites/default/files/URV_project_salvat_blay_seminar_pctto.pdf, http://www.pctconsultato il 30/06/2012. 76 In SCRAVAGLIERI S., “Alla ricerca del turista del vino. Caratteristiche del turismo del vino e di alcuni suoi attori in una dimensione internazionale” in PANICCIA P. - SILVESTRELLI P. - VALERI M. (a cura di), Economia e management delle attività turistiche e culturali, Torino, Giappichelli Editore, 2010, pag. 300. 21 marketing opportunity which enhances the economic, social and cultural values of a territory»77. Sulla stessa linea si collocano Getz e Brown (2006), che hanno identificato l’enoturismo come una forma di turismo culturale in cui i fattori di interesse sono il prodotto vino, le caratteristiche della destinazione e le esperienze culturali78. Questi aspetti devono essere integrati dall’offerta per rendere efficacemente attrattiva la destinazione. Infatti «[the] wine tourist wants an environment in which not only prefer red wines can be sampled and knowledge increased, but in which romantic dreams and cultural yearnings can be fulfilled»79. Infine, Medina (2008) distingue tra turismo del vino e turismo enogastronomico, sulla base dell’obiettivo primario della visita. Nell’enoturismo, il vino e la sua cultura occupano il primo posto tra gli interessi dei visitatori, mentre nel turismo enogastronomico, il vino e la sua cultura fanno parte degli interessi gastronomici più ampi del turista (piatti e prodotti locali, ristoranti specifici, strade enogastronomiche ecc.). La gastronomia, in entrambi i casi, fa parte degli interessi turistici dei visitatori in questione (ogni enoturista infatti è anche potenzialmente interessato alla gastronomia locale o regionale), la differenza tuttavia è sia di obiettivo prioritario (il vino) che di grado o intensità. Infatti, per l’enoturista ciò che è strettamente relazionato con il vino e la sua cultura ha la precedenza sugli altri elementi gastronomici80. 77 In AMERICAN ASSOCIATION OF WINE ECONOMICS, “From wine production to wine tourism experience: the case of Italy”, AAWE, N. 52, 2009, pag. 4. 78 Gli autori hanno realizzato una ricerca allo scopo di definire i fattori critici di successo delle destinazioni turistiche partendo da un’analisi dei turisti nelle loro regioni d’origine. In particolare hanno intervistato 161 consumatori di vino della città di Calgary, Canada, una località distante da altre regioni vitivinicole canadesi. GETZ D. - BROWN G., “Critical success factors for wine tourism regions: a demand analysis”, Tourism Management, N. 27, 2006, pagg. 146-158. 79 Op. Cit., pag. 155. 80 MEDINA F. X. - TRESSERAS J., “Turismo enológico y rutas del vino en Cataluña. Análisis de casos: D.O. Penedès, D.O. Priorat y D.O. Montsant”, PASOS, Vol. 6, N. 3, 2008, pag. 495. 22 1.3.2. L’enoturismo in Italia: breve storia e situazione attuale La storia del turismo del vino, per quanto riguarda la penisola italiana, risale all’antichità: fin da epoche antiche l’interesse per il vino è stato rilevante, essendo un prodotto consumato abitualmente in epoca romana e anche durante il medioevo. In epoca moderna, una tappa importante è stata la pubblicazione, nel 1971, del volume di Mario Soldati, Vino al Vino, una raccolta di articoli frutto di tre viaggi condotti attraverso la penisola alla ricerca del vino a suo avviso migliore, cioè quello dei produttori artigianali lontani dalle grandi realtà industriali e commerciali81. Con l’evoluzione dei consumi e la diffusione di una cultura dell’alimentazione sana e di qualità, il fenomeno si è affermato sempre di più, ma si è dovuto attendere il 1993 perché il turismo del vino nascesse ufficialmente. In quell’anno il Movimento del Turismo del Vino82, con l’iniziativa “Cantine Aperte”83, riuscì a convincere diverse decine di aziende vitivinicole, dapprima solo toscane e poi nel corso degli anni in tutta la penisola, a restare aperte al pubblico l’ultima domenica di maggio, mettendo a disposizione dei turisti personale per effettuare la visita guidata dell’azienda84. Dal 1993 ad oggi è stato un proliferare di iniziative: da “Calici di stelle 85” a “Benvenuta 81 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 16. 82 Il Movimento Turismo del Vino nasce nel 1993 con l’obiettivo di promuovere la cultura del vino attraverso le visite nei luoghi di produzione. Ai turisti del vino il Movimento vuole, da una parte, far conoscere più da vicino l’attività e i prodotti delle cantine aderenti, dall’altra, offrire un esempio di come si può fare impresa nel rispetto delle tradizioni, della salvaguardia dell'ambiente e dell'agricoltura di qualità. Al contempo, il Movimento Turismo del Vino mira a favorire un crescente prestigio delle cantine aderenti e nuove prospettive di sviluppo economico. L'Associazione annovera attualmente più di 1.000 cantine d'Italia, selezionate sulla base di specifici requisiti, primo fra tutti quello della qualità dell'accoglienza enoturistica. http://www.movimentoturismovino.it, consultato il 7/05/2012. 83 A vent’anni di distanza, la manifestazione è il più importante appuntamento in Italia dedicato agli appassionati di vino. Attualmente sono 1.000 le cantine che aprono le porte agli enoturisti interessati a vivere un’esperienza diretta in cantina. http://www.movimentoturismovino.it, consultato il 7/05/2012. 84 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 19. 85 Si tratta di un calendario di eventi che si svolgono il 10 agosto, la notte di San Lorenzo, con degustazioni, visite guidate, menu a tema proposti dagli chef, rievocazioni storiche, passeggiate notturne, 23 vendemmia”,86 da “San Martino in Cantina”87 a “Natale in Cantina”88, dalla certificazione di qualità dell’accoglienza in cantina alla regolamentazione delle Strade del Vino (al 1999 risale la legge italiana, 268/99, che le disciplina). Tali itinerari si sono moltiplicati negli anni successivi alla loro creazione, fino ad arrivare a oltre 150 strade attuali (anche se poche sono quelle ben organizzate)89 con 10.000 soggetti coinvolti tra aziende, albergatori, ristoratori, enoteche. Le guide del turismo del vino sono in continuo aumento, si moltiplicano le associazioni, tra le quali la più importante è l’Associazione Nazionale Città del Vino90, a testimoniare l’importanza progressiva che tale settore ha registrato negli ultimi anni. Il vino, assieme al territorio e alla cultura di cui è espressione, è sicuramente una delle ricchezze più importanti del sistema Italia. Quest’ultimo è infatti riconosciuto nel mondo per i prodotti tipici e la cucina, che sono divenuti potenziale veicolo di forte sviluppo produttivo e turistico al pari del patrimonio artistico e monumentale. Infatti, ogni anno sono circa sei milioni gli enoappassionati, per un volume di affari che supera trekking urbani, musica, mostre, mercatini, cinema e teatro, da vivere nelle cantine socie del Movimento del Turismo del Vino o nella piazze delle Città del Vino aderenti all’iniziativa. http://www.movimentoturismovino.it, consultato il 7/05/2012. 86 Si tratta di un’iniziativa che si svolge una domenica del mese di settembre in cui le porte delle aziende si aprono per far assistere turisti e visitatori alle fasi topiche del ciclo di produzione, coinvolgendoli direttamente attraverso passeggiate fra i vigneti, visite alle aziende, degustazioni dei prodotti tipici abbinati ai vini di produzione. http://www.movimentoturismovino.it, consultato il 7/05/2012. 87 Evento previsto l’11 novembre. In questa occasione le cantine offrono degustazioni di vino Novello e delle ultime annate in abbinamento a prodotti di stagione. http://www.movimentoturismovino.it, consultato il 7/05/2012. 88 Evento che consente di vivere l’atmosfera del Natale in cantina e di acquistare nelle aziende alcune proposte regalo. http://www.movimentoturismovino.it, consultato il 7/05/2012. 89 MONTERUMISI A., Turismo e Strade del Vino. Progettare, organizzare e promuovere i distretti turistici integrati, Rimini, Guaraldi, 2005, pag. 7. 90 Nata nel 1987, è un'associazione presente in tutte le regioni italiane e formata da oltre 550 enti locali. Alla sua fondazione era composta da 36 comuni italiani a vocazione vinicola, a cui si sono aggiunti province, parchi nazionali e comunità montane. L'associazione si impegna nella valorizzazione e promozione, specialmente dal punto di vista turistico, dei territori del vino, nella diffusione della cultura del vino e della qualità, nella salvaguardia delle risorse ambientali, nella tutela delle realtà produttive e paesaggistiche minori. http://www.terredelvino.net, consultato il 7/06/2012. 24 i 3 miliardi di euro91. Sempre più paesi e cittadine sono divenuti noti nel mercato turistico attraverso vini tipici e prodotti culinari. Il settore enoturistico in Italia è complesso e ciò è dovuto al fatto che non si esaurisce con la visita alle cantine, ai luoghi di produzione, alla degustazione, né tanto meno è associato solo a forme di turismo rurale e agriturismo, ma coinvolge direttamente il territorio e i suoi vari componenti e si integra ad altre forme di turismo92. Attualmente si caratterizza per scarsi pernottamenti a esso ufficialmente attribuiti, grandi numeri di persone mobilitate e consistenti scambi di valore generati tra territori outgoing e territori incoming93. Viene definito dall’Osservatorio sul Turismo del Vino (2010) come un turismo di grandi numeri e forti politeismi. Grandi numeri poiché non è un fenomeno di massa ma nemmeno di nicchia: presenta volumi consistenti e quindi capace di generare specifiche segmentazioni e relativi profili comportamentali. Presenta politeismi poiché all’interno di ciascun segmento di consumatori si manifestano modalità di consumo molteplici94. Come evidenziato dal IX Rapporto annuale dell’Osservatorio sul Turismo del Vino (2010), il comparto ha registrato notevoli cambiamenti nell’ultimo periodo. La domanda si caratterizza per una sempre più affermata ricerca di esperienze innovative, passioni da coltivare, ricerche da esperire con l’aiuto degli strumenti messi a punto dalla rete. Dal lato dell’offerta si fa strada una maggiore attenzione alla cultura e alla fantasia organizzativa dei clienti e una riduzione del numero delle Strade del vino e dei sapori e 91 http://www.adnkronos.com/IGN/Altro/Cresce-il-popolo-dellenoturismo-6-milioni-di- appassionati_230734150.html, consultato il 10/07/2012. 92 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 20-21. 93 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza”, IX Rapporto annuale a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pagg. 7-8, http://www.censisservizi.com/upload/IX%20RAPPORTO%20FINALE.pdf, consultato il 10/06/2012. 94 Op. Cit., pagg. 13-14, http://www.censisservizi.com/upload/IX%20RAPPORTO%20FINALE.pdf, consultato il 10/06/2012. 25 dei piccoli eventi, con un contemporaneo aumento di proposte in grado di generare occasioni d’acquisto95. 1.3.3. L’enoturista: segmentazione, drivers della scelta e barriere Come nel caso dell’enoturismo, i tentativi di definizione del turista del vino si sono moltiplicati nel corso degli anni. La maggior parte della letteratura su tale argomento (circa i 2/3) proviene da Australia, Nuova Zelanda, Canada e Stati Uniti96. Le analisi precedenti il 1995 definivano gli enoturisti come “mobile drunkers” (Spawton) e «the passing tourist trade who thinks a “winery crawl” is just a good holiday» (McKinna)97. Successivamente, la considerazione è migliorata e alcuni autori hanno cercato di dare un profilo più generale dell’enoturista. Ad esempio, la South Australian Tourism Commission li ha descritti come coppie senza figli, con un’istruzione superiore alla media e reddito da liberi professionisti98. Molti autori concordano nel considerarli come uomini di mezza età, molto istruiti, generalmente manager o professionisti, con un reddito sopra la media99. Nello specifico Mitchell (2000) afferma che l’età è compresa tra i 30 e i 50 anni e sono provenienti da regioni limitrofe o dalla stessa regione vinicola100. 95 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza”, IX Rapporto annuale a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pagg. 5-9, http://www.censisservizi.com/upload/IX%20RAPPORTO%20FINALE.pdf, consultato il 10/06/2012. 96 ALEBAKI M. - LAKOVIDOU O., “Market segmentation in wine tourism: a comparison of approaches”, Tourismos: an international multidisciplinary journal of tourism, Vol. 6, N. 1, 2011, pag. 125. 97 In Op. Cit., pag. 126. 98 In CHARTES S. - ALI-KNIGHT J., “Who is the wine tourist”, Tourism Management, Vol. 23, 2002, pag. 312. 99 GETZ D. - BROWN G., “Critical success factors for wine tourism regions: a demand analysis”, Tourism Management, N. 27, 2006, pag. 149. 100 In ALEBAKI M. - LAKOVIDOU O., “Market segmentation in wine tourism: a comparison of approaches”, Tourismos: an international multidisciplinary journal of tourism, Vol. 6, N. 1, 2011, pag. 126. 26 Certamente non esiste un singolo e stereotipato turista del vino, quindi neppure una definizione unica e unilaterale dello stesso. Ciò dipende dal fatto che le ricerche condotte hanno prodotto risultati diversi a seconda dei fattori utilizzati nelle indagini101 e che il mercato si compone di una miriade di possibili consumatori, ciascuno dei quali portatore di una propria identità e di valori, aspettative, attitudini che variano da soggetto a soggetto. Inoltre, uno stesso soggetto può assumere in circostanze diverse caratteristiche proprie di segmenti differenti, a seconda, per esempio, delle occasioni di consumo, delle persone con cui viaggia, della predisposizione momentanea ad affrontare una determinata esperienza e persino dell’umore102. A tutto questo si aggiunge il fatto che spesso gli enoturisti, oltretutto, non si ritengono neppure tali, nonostante la loro visita e le attività svolte li inseriscano a pieno titolo all’interno di questa categoria103. Anche la cultura e la regione di provenienza influiscono notevolmente sulle caratteristiche del turista, ad esempio in Europa il turista del vino viaggia per lo più in tour organizzati, mentre in Australia e Nuova Zelanda è meno propenso a tale tipo di esperienza104. Inoltre, Charters e Ali-Knight (2002), analizzando i turisti australiani, affermano che sono di sesso prevalentemente femminile (53,7%) e di età giovane. In Texas sono donne, con un’istruzione molto elevata, con un’occupazione di tipo professionale o manageriale e con un’età inferiore ai 51 anni105. In Sud Africa (Tassiopolus, 1994) sono per la maggior parte donne giovani, con un’età inferiore ai 35 anni, single e senza figli106. Per quanto riguarda l’enoturista del Vecchio Mondo, va detto che la ricerca è ancora limitata (nonostante paradossalmente la tradizione 101 CHARTES S. - ALI-KNIGHT J., “Who is the wine tourist”, Tourism Management, Vol. 23, 2002, pagg. 312-313. 102 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 71. 103 Op. Cit., pagg. 312-313. 104 CHARTES S. - ALI-KNIGHT J., “Who is the wine tourist”, Tourism Management, Vol. 23, 2002, pag. 312. 105 In ALEBAKI M. - LAKOVIDOU O., “Market segmentation in wine tourism: a comparison of approaches”, Tourismos: an international multidisciplinary journal of tourism, Vol. 6, N. 1, 2011, pag. 127. 106 In Op. Cit., pag. 128. 27 vitivinicola sia più antica e vi si concentri circa il 60% della produzione). In Francia gli enoturisti si muovono soprattutto in inverno, sono turisti short-term che svolgono contemporaneamente altre attività turistiche107. In Italia, Asero e Patti (2009) definiscono gli enoturisti come persone sensibili al mercato del vino (di cui hanno conoscenza generica o sono esperti), ma anche al territorio, alle tradizioni locali e ai beni artistici108. In Italia, il profilo del turista del vino è quello di un consumatore-conoscitorescopritore, di sesso maschile (ma con una quota di donne e di giovani sempre più ampia)109, con un’età compresa tra 26 e 60 anni, un livello economico medio-alto, e che si sposta in macchina110. È sensibile all’autenticità dei prodotti (l’85%) e cerca verifica diretta mediante l’acquisto in cantina (il 60%)111. Per quanto riguarda la nazionalità, è soprattutto italiano con il 62% delle presenze contro il 38% degli stranieri 112. Se è straniero, oltre la metà proviene da Germania, Austria, Svizzera113. Se è italiano sceglie itinerari in maniera indipendente (il 78% secondo Colombini, 2007)114 usando internet, senza affidarsi a Tour operator o Agenzie di viaggio115. Inoltre il 42% non seleziona una 107 In ALEBAKI M. - LAKOVIDOU O., “Market segmentation in wine tourism: a comparison of approaches”, Tourismos: an international multidisciplinary journal of tourism, Vol. 6, N. 1, 2011, pagg. 127-128. 108 AMERICAN ASSOCIATION OF WINE ECONOMICS, “From wine production to wine tourism experience: the case of Italy”, AAWE working paper N. 52, 2009, pag. 2. 109 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 144. 110 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza”, IX Rapporto annuale a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pagg. 23-24, http://www.censisservizi.com/upload/IX%20RAPPORTO%20FINALE.pdf, consultato il 10/06/2012. 111 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 49. 112 http://www.universofood.net/index.php?option=com_content&view=article&id=488%3Ail-volto- dellenoturista-oggi-lindagine-di-cst-movimento-turismo-vino&Itemid=56, consultato l’11/07/2012. 113 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 49. 114 115 Op. Cit., pag. 49. http://www.universofood.net/index.php?option=com_content&view=article&id=488%3Ail-volto- dellenoturista-oggi-lindagine-di-cst-movimento-turismo-vino&Itemid=56, consultato l’11/07/2012. 28 singola meta, ma disegna trame più o meno fitte che assecondano e soddisfano la proprio curiosità o il desiderio di nuove esperienze116. Internet è il terzo canale utilizzato per entrare in contatto con le aziende (71% delle preferenze) preceduto – ma non a grande distanza – dal passaparola (77,5%) e dall’esperienza pregressa che si conferma il mezzo più efficace117. Uno strumento utile (40,2% delle preferenze) è individuato nelle guide specializzate, mentre poco risolutive appaiono essere le organizzazioni territoriali predisposte per sviluppare l’incoming: Strade del vino e APT. I flussi turistici dell'enoturismo sono abbastanza destagionalizzati, con un ovvio calo in autunno e inverno, ma con poche differenze tra primavera ed estate. In termini assoluti il mese preferito dagli enoturisti è maggio (scelto dal 38% degli intervistati), seguito da agosto (15% degli intervistati), settembre (13,5%), luglio (11,1%) e giugno (7,9%). I residenti e chi abita in località limitrofe sono comunque propensi a visitare le cantine anche nei mesi invernali, e gli escursionisti giornalieri anche in autunno. A scegliere i mesi estivi sono ovviamente in prevalenza i turisti che pernottano nei dintorni e abbinano la visita in cantina alla vacanza118. Per quanto riguarda la durata del viaggio si tratta per lo più di escursionisti, di turisti short-break o weekend: secondo il IX Rapporto sul Turismo del Vino (2010), il 56, 7% ha svolto un viaggio di un solo giorno, il 26,5% di almeno un weekend, il restante vacanze superiori a 4 giorni119. 116 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza”, IX Rapporto annuale a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pag. 29, http://www.censisservizi.com/upload/IX%20RAPPORTO%20FINALE.pdf, consultato il 10/06/2012. 117 http://www.universofood.net/index.php?option=com_content&view=article&id=488%3Ail-volto- dellenoturista-oggi-lindagine-di-cst-movimento-turismo-vino&Itemid=56, consultato l’11/07/2012. 118 http://www.universofood.net/index.php?option=com_content&view=article&id=488%3Ail-volto- dellenoturista-oggi-lindagine-di-cst-movimento-turismo-vino&Itemid=56, consultato l’11/07/2012. 119 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza”, IX Rapporto annuale a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pagg. 31-32, http://www.censisservizi.com/upload/IX%20RAPPORTO%20FINALE.pdf, consultato il 10/06/2012. 29 Figura 1. – Durata della vacanza enoturistica 1,2% 6,0% 9,6% Una settimana 4-5 giorni Un weekend Un giorno 26,5% 56,7% Altro Fonte - OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza”, IX Rapporto annuale a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pag. 32. Infine, riguardo la spesa pro-capite in loco, la media è di 193€ contro i 90€ di quella nazionale. Nello specifico, il 31% è destinato al pernottamento, il 20,8% alla ristorazione, il 12,7% ai prodotti tipici alimentari, il 16,8% all’acquisto di vino e il 10% ai prodotti dell’artigianato locale120. I turisti stranieri tendono a spendere di più degli italiani, in particolare per i prodotti tipici121. Per quanto riguarda la segmentazione dei turisti, diverse variabili sono state tenute in considerazione nel corso degli anni. I primi approcci erano basati su fattori quali reddito, età e provenienza geografica. Ad esempio, in una ricerca condotta assieme a Bigotte (1997), Dodd individua due categorie di enoturisti nelle cantine texane sulla base del rapporto tra età e reddito disponibile: adulti con reddito medio-elevato e giovani con reddito medio-basso122. In seguito, le ricerche hanno iniziato a considerare variabili psicografiche quali motivazione, stile di vita, interessi, personalità e valori 123. 120 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza”, IX Rapporto annuale a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pag. 31, http://www.censisservizi.com/upload/IX%20RAPPORTO%20FINALE.pdf, consultato il 10/06/2012. 121 http://www.universofood.net/index.php?option=com_content&view=article&id=488%3Ail-volto- dellenoturista-oggi-lindagine-di-cst-movimento-turismo-vino&Itemid=56, consultato l’11/07/2012. 122 In SCRAVAGLIERI S., “Alla ricerca del turista del vino. Caratteristiche del turismo del vino e di alcuni suoi attori in una dimensione internazionale” in PANICCIA P. - SILVESTRELLI P. - VALERI M. 30 Johnson (1998) ha distinto, sulla base dello scopo della visita, due tipi di turisti: Specialist winery tourist, che visita le cantine o i festival e la cui motivazione primaria è uno specifico interesse nel vino, e Generalist tourist, che è spinto a visitare la regione per altri motivi124. Hall (1998), invece, ha delineato tre categorie: - Wine lovers, molto interessati al vino: le cantine possono essere il loro unico proposito di viaggio; - Wine interested, per i quali il vino, non è il principale motivo del viaggio; - Curious tourists, moderatamente interessati al vino e con poche conoscenze su questo mondo. Il viaggio è occasionale o suggerito, il vino non è il proposito principale del viaggio, che spesso è una semplice occasione per stare con amici e parenti. In questo caso l’enoturismo è chiaramente un’offerta complementare, facente parte di un interesse principale di altro tipo: balneare, congressuale, culturale, ecc.125 Charters e Ali-Knight (2002) hanno segmentato i visitatori sulla base del loro interesse e della loro conoscenza del vino, identificando tre segmenti: - I wine lovers, che presentano una conoscenza del vino superiore agli altri e la cui motivazione è acquistare e degustare vino; - Al loro interno è possibile individuare un sotto-segmento, i coinnosseurs, caratterizzato da persone per la maggior parte di sesso maschile, con un livello di istruzione elevato e con maggior sete di conoscenza rispetto agli altri segmenti; (a cura di), Economia e management delle attività turistiche e culturali, Torino, Giappichelli Editore, 2010, pag. 302. 123 ALEBAKI M. - LAKOVIDOU O., “Market segmentation in wine tourism: a comparison of approaches”, Tourismos: an international multidisciplinary journal of tourism, Vol. 6, N. 1, 2011, pag. 124. 124 In Op. Cit., pag. 130. 125 In Op. Cit., pag. 130. 31 - I wine interested, per i quali il cibo ha un valore maggiore rispetto ai wine lovers. Presentano un livello di istruzione elevato e sono molto interessati al mondo del vino; - I wine novice, hanno motivazioni meno chiare. Sono più interessati a visite nelle case vinicole e nelle vigne: restare solo in cantina e degustare ha un appeal inferiore su di loro. Si tratta di un segmento di transizione, destinato a trasformarsi, se l’esperienza è stata positiva, in wine interested; - Gli hanger-on, apparentemente non sono interessati al vino, prendono parte alla visita solo in quanto parte di un gruppo che ha deciso di visitare la regione vinicola126. Per quanto riguarda l’enoturista italiano, rispetto ai primi anni ’90, quando il turismo del vino ha cominciato a muovere i primi passi, il quadro appare molto mutato. Allora i primi adepti erano ascrivibili a due categorie: i devoti eruditi, frequentatori di cantine molto competenti, e i festanti neofiti, entusiasti frequentatori delle prime edizioni di Calici in Stelle127. Successivamente, Corigliano (1996) ha fornito una classificazione basata sugli stili di vita, distinguendo tra : - Professionisti, hanno un’età compresa tra i 30 e i 45 anni, una buona conoscenza del vino e del suo mondo e sono sempre interessati a novità a esso relazionate; - Neofiti appassionati, con un’età compresa tra i 25 e i 30 anni, amano il vino e lo considerano come un veicolo attraverso il quale fare nuove amicizie, conoscere il territorio e i suoi prodotti tipici; - “Hanger-on”, hanno un’età compresa tra i 40 e i 50 anni, con un reddito elevato, sono interessati al vino perché è un argomento di moda, complicato, che può fornire motivi per metterli in mostra con i conoscenti; 126 CHARTES S. - ALI-KNIGHT J., “Who is the wine tourist”, Tourism Management, Vol. 23, 2002, pagg. 315-317. 127 TAITI F. ( cura di), “L’Italia del buon vivere: l’offerta turistica dei distretti del vino, III Rapporto Annuale”, Censis Servizi S.p.a., 2003, pagg. http://www.terredelvino.net/sites/default/files/3rapporto-2parte.pdf, consultato il 19/07/2012. 32 9-10, - Bevitori, hanno un’età compresa tra i 50 e i 60 anni, sono i classici “turisti della domenica” che vedono la visita alle aziende come un’alternativa al bar128. In seguito Fabio Taiti (2003), Direttore del Censis Servizi, ha suddiviso il mercato degli enoturisti in quattro segmenti: - Enoturisti per caso: 35-45enni attratti anche da temi e servizi accessori al vino e dallo shopping non esclusivamente di settore; richiedono vini semplici, giovani e poco costosi, apprezzano la tradizione a discapito della tecnologia, richiedono spiegazioni non complesse e ristorazione tipica, effettuano visite brevi e in gruppo; - Turisti del vino: prevalentemente maschi adulti con buone capacità di spesa per i quali il vino costituisce l’interesse primario, sono preparati e sensibili a qualità, reputazione, novità e rarità; desiderano essere guidati in cantina da esperti e incontrare l’enologo o il produttore, manifestano interesse anche verso la tecnologia, l’assaggio è per loro indispensabile, effettuano visite preferibilmente individuali e di durata media; - Opinion leader: con reddito e capacità di spesa superiori rispetto agli altri. Sono molto competenti in materia, sensibili a viticoltura ed enologia innovativa, comprano solo bottiglie rare e di alta gamma, nel vino apprezzano novità ed eccellenze qualitative, desiderano assaggiare vini in anteprima e incontrare l’enologo, effettuano visite individuali e di lunga durata; - Talent scout: molto competenti, sono sempre alla ricerca di novità ed eccellenze enologiche, collezionano mete enoturistiche, spesso anticipano nelle scoperte persino la stampa di settore, giocano un ruolo a volte fondamentale per il destino di una cantina o di una territorio di produzione. A questi si affiancano “gli enoturisti organizzati”: gruppi turistici in bus (poco competenti in materia enologica, effettuano visite veloci e manifestano una scarsa 128 In CHARTES S. - ALI-KNIGHT J., “Who is the wine tourist”, Tourism Management, Vol. 23, 2002, pag. 313. 33 propensione all’acquisto) e piccoli gruppi di wine lovers (molto interessati, si aspettano una visita approfondita, una degustazione professionale e una guida competente)129. Più recentemente l’Osservatorio sul Turismo del Vino (2010) ha evidenziato come i segmenti di enoturisti siano caratterizzati da confini poco definiti e siano più legati alle proposte di mercato e alle tendenze del settore che alla fedeltà agli stili di vita e ai riti delle tribù di appartenenza. Vengono così identificati diversi format di occasioni di consumo: - Snapping nei wine bar di tendenza nei luoghi dei fine settimana e delle vacanze, frequentati soprattutto da giovani; - Fiere di settore – vini, cibi, sapori – proposti da festival del gusto e dallo slow food; - Shopping food – acquisti ma anche consumazioni – più recentemente proposti dai nuovi outlet di vino e cibo (modello Eataly), dove si va non solo per comprare, ma anche per mangiare e per fare nuove conoscenze; - Incursioni in destinazioni e locali alternativi rispetto alle pizzerie e spaghetterie, come enoteche, wine bar, ecc. frequentabili in contiguità con eventi fuori casa sportivi, musicali, fieristici, ecc.; - Turismo culturale legato a itinerari del vino e delle tradizioni materiali (Via Francigena ecc.); - Escursioni nelle aree definibili come produttrici di vini VQPRD, DOCG, DOC, IGT, promosse dall’organizzazione di incontri e celebrazioni di gruppo o familiari (raduni, convention, matrimoni, compleanni, comunioni, ecc.) e generatori di soggiorni, pranzi, cene, acquisti su territori dell’enogastronomia130. 129 In CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 73-74. 130 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza”, IX Rapporto annuale a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pagg. 8-12, http://www.censisservizi.com/upload/IX%20RAPPORTO%20FINALE.pdf, consultato il 10/06/2012. 34 Getz e Brown (2006) affermano che l’esperienza enoturistica include tre dimensioni principali: il “core wine product”, il “core destination appeal” e il “cultural product”131. Sulla stessa linea, Sparks (2007) individua altre tre dimensioni: “destination experience”, “core wine experience” (entrambe considerate come pull factors, capaci cioè di attirare il visitatore) e “personal development”, considerata un push factor e relazionata con il desiderio di ricercare informazioni sul vino132. Hall (1998) distingue tra fattori primari, direttamente legati al “core product” (vino) e secondari, più orientati agli elementi che circondano il prodotto e le offerte turistiche133. Diversi studi confermano che le motivazioni primarie riguardano la degustazione e l’acquisto di vino e quelle secondarie la socializzazione, l’approfondimento della conoscenza sul vino, l’intrattenimento, il contesto rurale, lo scenario, il relax, il tempo trascorso in cantina134. Inoltre, Asero e Patti (2009) affermano che il vino può costituire l’attrattiva principale del territorio oppure far parte di un asset di contributi, contribuendo alla definizione dell’offerta assieme ad altre attrazioni e altri prodotti tipici135. Ugualmente, Getz e Brown (2006) sottolineano come i benefici ricercati, legati a vino e gastronomia, non sempre sono le principali motivazioni che determinano la visita. Ogni regione visitata riceve i turisti con diverse priorità, per cui può accadere che il vino o il binomio vinogastronomia abbiano un posto primario, ma anche secondario o terziario nelle preferenze del consumatore. Ne consegue che, anche se i turisti godono di un’esperienza 131 In ALEBAKI M. - LAKOVIDOU O., “Market segmentation in wine tourism: a comparison of approaches”, Tourismos: an international multidisciplinary journal of tourism, Vol. 6, N. 1, 2011, pagg. 129-130. 132 In Op. Cit., pag. 130. 133 In MARZO-NAVARRO M. - PEDRAJA-IGLESIAS M., “Critical factors of wine tourism: incentives and barriers from the potential tourist’s perspective”, International Journal of Contemporary Hospitality management, Vol. 24, N. 2, 2012, pag. 315. 134 Op. Cit., pagg. 315-316. 135 AMERICAN ASSOCIATION OF WINE ECONOMICS, “From wine production to wine tourism experience: the case of Italy”, AAWE, N. 52, 2009, pag. 2. 35 principalmente legata al vino, è necessario tenere in considerazione anche altre motivazioni136. Tra i principali drivers che influenzano gli enoturisti nella scelta della vacanza, sono stati identificati: la possibilità di acquistare vino, partecipare a degustazioni e incontrare i produttori, la possibilità di approfondire la conoscenza del mondo del vino e di fare interazioni sociali137. Recentemente, si tende a considerare gli enoturisti come turisti culturali, con diversi gradi di consapevolezza e molteplici interessi in relazione al prodotto vino138. Secondo le indagini del Movimento del Turismo del Vino, l’attività prediletta dalla stragrande maggioranza degli enoturisti è la degustazione dei vini, spesso abbinata alla visita guidata all’azienda e alla cantina (l’81% degli intervistati). Per oltre la metà del campione suscitano interesse anche le proposte di visita ai vigneti e di degustazione di prodotti del territorio. Hanno meno successo invece le cene a tema e altre attività di coinvolgimento del visitatore come corsi sul vino e incontri con esperti del settore139. Riguardo la destinazione, l’Osservatorio Nazionale sul Turismo del Vino (2010) identifica i seguenti fattori di scelta da parte del turista: - La qualità del territorio; - La gastronomia e la ristorazione; 136 A questo proposito Diaz (2008), nell’analisi sugli enoturisti potenziali delle Canarie, identifica quattro categorie tutte accomunate non tanto dall’importanza del vino, quanto da quella del turismo balneare. In DÍAZ ARMAS R. J., “Potencialidad e integración del “turismo del vino” en un destino de sol y playa. El caso de Tenerife”, PASOS (Revista de turismo y patrimonio cultural), vol 6, N. 2, Special Issue, 2008, pagg. 203-209. 137 SCRAVAGLIERI S., “Alla ricerca del turista del vino. Caratteristiche del turismo del vino e di alcuni suoi attori in una dimensione internazionale.”, in PANICCIA P. - SILVESTRELLI P. - VALERI M. (a cura di), Economia e management delle attività turistiche e culturali, Torino, Giappichelli Editore, 2010, pagg. 303-305. 138 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 69. 139 http://www.universofood.net/index.php?option=com_content&view=article&id=488%3Ail-volto- dellenoturista-oggi-lindagine-di-cst-movimento-turismo-vino&Itemid=56, consultato l’11/07/2012. 36 - La capacità della meta di offrire il respiro del territorio, quindi eventi, sagre o performance che siano capaci di mettere in campo scenografie di convivialità e di socializzazione; - Il vino140. Figura 2. – I fattori che pesano nella scelta della meta Altre motivazioni 5,1 Il vino 7,3 Gli eventi 8,1 La gastronomia e la ristorazione La qualità del territorio 8,2 8,4 0 2 4 6 8 10 Fonte - OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza”, IX Rapporto annuale a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pag. 27. Emerge così che il turismo del vino è parte di un “bundle of attractions” più generale, per cui i turisti si recano nella regione con vari scopi, anche diversi da quelli strettamente legati al vino: la visita alle vigne, la degustazione del vino, la visita della zona, la visita delle attrazioni locali141. In generale, sembra che gli enoturisti desiderino un’esperienza di viaggio completa. Così, ad esempio, i turisti non-residenti in British Columbia (Canada) davano molta importanza, nella selezione delle destinazioni, a quelle che offrivano loro l’opportunità di esplorare aree montagnose e scenografiche, conoscere persone amichevoli e ospitali e fare un’ampia gamma di attività; inoltre, un 140 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza”, IX Rapporto annuale a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pagg. 25-26, http://www.censisservizi.com/upload/IX%20RAPPORTO%20FINALE.pdf, consultato il 10/06/2012. 141 CHARTES S. - ALI-KNIGHT J., “Who is the wine tourist”, Tourism Management, Vol. 23, 2002, pag. 317. 37 quarto di essi era un turista culturale142. Anche secondo le ricerche condotte dal Movimento del Turismo del Vino, l'enoturista cerca un’offerta integrata, che cioè sia in grado di abbinare al vino anche un'offerta di tipo culturale, paesaggistico, sportivo, e di benessere e relax143. Per quanto riguarda invece le barriere potenziali, nella letteratura ne sono state identificate diverse tipologie. Crawford e Godbey (1987) distinguono quelle che influiscono sulla partecipazione a una determinata attività (barriere strutturali144), quelle che intervengono sulla formazione delle preferenze (barriere intrapersonali145) e quelle che influenzano le stesse e la partecipazione (barriere interpersonali146). Gli stessi autori affermano che tali barriere si organizzano gerarchicamente, con quelle intrapersonali operanti per prime. Una volta superate queste barriere si pongono quelle interpersonali e per ultime quelle strutturali. Per quanto riguarda il turismo del vino, le barriere intrapersonali sono costituite dall’interesse del turista per il vino, dal suo coinvolgimento147 e dalle attività legate a esso. Tuttavia, nella scelta di una destinazione 142 GETZ D. - BROWN G., “Critical success factors for wine tourism regions: a demand analysis”, Tourism Management, N. 27, 2006, pag. 149. 143 http://www.universofood.net/index.php?option=com_content&view=article&id=488%3Ail-volto- dellenoturista-oggi-lindagine-di-cst-movimento-turismo-vino&Itemid=56, consultato l’11/07/2012. 144 Le barriere strutturali sono ad esempio quelle relative al ciclo di vita della famiglia, le risorse finanziarie, il tempo, la distanza della destinazione. In MARZO-NAVARRO M. - PEDRAJA-IGLESIAS M., “Critical factors of wine tourism: incentives and barriers from the potential tourist’s perspective”, International Journal of Contemporary Hospitality management, Vol. 24, N. 2, 2012, pagg. 318-319. 145 Le barriere intrapersonali riguardano le caratteristiche psicologiche degli individui, la personalità e gli interessi, attributi come stress, religione, valutazione oggettiva dell’appropriatezza di determinate attività. In Op. Cit., pagg. 318-319. 146 Esse sono il risultato dell’interazione interpersonale o delle relazioni tra le caratteristiche degli individui. In Op. Cit., pagg. 318-319. 147 Il coinvolgimento è un fattore importante perché tende a creare una sorta di auto-identificazione tra prodotto e consumatore che, traslata nel mondo del vino, si può considerare come un’alleanza tra produttori e consumatori, con questi ultimi che tendono a preferire l’offerta dei primi e quindi a diventare “ambasciatori” del vino e del territorio con i quali hanno sperimentato questo coinvolgimento. SCRAVAGLIERI S., “Alla ricerca del turista del vino. Caratteristiche del turismo del vino e di alcuni suoi attori in una dimensione internazionale” in PANICCIA P. - SILVESTRELLI P. - VALERI M., (a cura di), Economia e management delle attività turistiche e culturali, Torino, Giappichelli Editore, 2010, pag. 307. 38 l’interesse personale e il coinvolgimento non sono gli unici fattori a entrare in gioco, anche l’opinione e le preferenze dell’ambiente che circonda da vicino l’individuo hanno un ruolo importante. Tale ambiente, composto dalla famiglia o dagli amici con cui la persona partecipa all’enoturismo, può rappresentare una barriera interpersonale che influisce sulla decisione di intraprendere una determinata attività o un determinato viaggio. A queste barriere, si aggiungono quelle strutturali, rappresentate dai costi e dai tempi. Navarro e Iglesias (2012) affermano infine che le barriere personali hanno maggior influenza rispetto a quelle strutturali nel processo di scelta della destinazione: ciò significa che se le prime non vengono superate, le seconde non intervengono neppure a influenzare le decisioni148. 1.3.4. Il territorio e l’offerta enoturistica Il riconoscimento dell’importanza del turismo del vino sembra essere sempre più crescente nella letteratura. Infatti, l’enoturismo viene considerato un fattore di attrattiva sia per le destinazioni mature, per la necessità di diversificare l’offerta fornendo un fattore aggiuntivo di motivazione a visitare la zona149, sia per quelle emergenti, per cercare un posizionamento strategico conveniente, che le collochi in un segmento di mercato adeguato e competitivo150. Tuttavia, non sempre nella realtà tale opportunità viene considerata. Infatti, il turismo del vino in Europa, dove ha una tradizione molto antica (era praticato fin dall’antichità), raramente viene pianificato in modo formale e accurato, come avviene invece in altri paesi quali USA, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa151. Ad esempio, mentre in Spagna, paese produttore tradizionale 148 MARZO-NAVARRO M. - PEDRAJA-IGLESIAS M., “Critical factors of wine tourism: incentives and barriers from the potential tourist’s perspective”, International Journal of Contemporary Hospitality management, Vol. 24, N. 2, 2012, pag. 319. 149 Diaz, ad esempio, presenta il turismo del vino e in particolare la creazione di una Strada del vino, quella di Tacoronte-Acentejo, come possibilità per differenziare l’offerta turistica di Tenerife. DÍAZ ARMAS R. J., “Potencialidad e integración del “turismo del vino” en un destino de sol y playa. El caso de Tenerife”, PASOS, Vol. 6, N. 2, Special Issue, 2008, pagg. 199-201. 150 MEDINA F. X. - TRESSERAS J., “Turismo enológico y rutas del vino en Cataluña. Análisis de casos: D.O. Penedès, D.O. Priorat y D.O. Montsant”, PASOS, Vol. 6, N. 3, 2008, pag. 495. 151 CHARTERS S. – MENIVAL D., “Wine tourism in Champagne”, Journal of Hospitality & Tourism Research, N. 35, 2011, pag. 102. 39 con una superficie vitata molto estesa, solo il 10% delle cantine è aperta al pubblico, in Stati Uniti (soprattutto Napa Valley) e Australia sono il 70% - 80% quelle che si dedicano all’enoturismo152. Un altro esempio è la Francia (regione dello Champagne), dove, da quanto emerso in una ricerca, sembra che i vignerons si interessino all’enoturismo in momenti di crisi, considerandolo uno strumento per aumentare la vendita diretta, e sottovalutino così la sua complessità e la sua natura a lungo termine153. Oltretutto, i piccoli produttori spesso non hanno la consapevolezza di essere coinvolti nell’enoturismo e tanto meno di essere parte di una strategia di marketing complessiva, ritengono che il turismo sia un’attività che coinvolge altri soggetti, quali hotel, ristoranti ecc. e, spesso, non sanno quali siano i bisogni degli enoturisti154. A questo si aggiunge il fatto che, come affermato precedentemente, le dimensioni dei produttori variano notevolmente, passando da quelle piccole del Vecchio Mondo a quelle elevate del Nuovo Mondo. Ciò determina conseguenze non solo a livello produttivo, ma anche nella visibilità e capacità di attrarre gli enoturisti. Là dove invece viene colto come opportunità di sviluppo, l’enoturismo è organizzato in modo diverso. Salvat e Boqué (2009) hanno identificato tre diversi modelli. Il primo, definito come Heritage wine tourism model, è tipico delle aziende europee, più legate alla tradizione e al paesaggio culturale. Esso genera un’immagine esterna, molto legata alla tradizione, e una interna che mantiene elevati i livelli di consumo. Coinvolge per lo più le piccole cantine, che sottolineano l’autenticità dei loro prodotti, e si basa sulla creazione di network per la promozione. Il secondo modello invece, Leadership in the training and recreation model, è tipico del Nuovo Mondo e ha lo scopo di creare nuovi consumatori. I produttori hanno generalmente grandi dimensioni, cosa che consente loro di rispondere più facilmente a una domanda su larga scala. Tale modello è dominato dai brand. Infine, il terzo, dei Followers of the model developed by leading wine tourism 152 DÍAZ ARMAS R. J., “Potencialidad e integración del “turismo del vino” en un destino de sol y playa. El caso de Tenerife”, PASOS, Vol. 6, N. 2, Special Issue, 2008, pagg. 199-212. 153 CHARTERS S. – MENIVAL D., “Wine tourism in Champagne”, Journal of Hospitality & Tourism Research, N. 35, 2011, pagg. 105; 108. 154 Op. Cit., pagg. 114-115. 40 countries, è quello di paesi che cercano di importare il modello dei paesi europei (in particolare di Francia e Inghilterra)155. Un altro aspetto importante nel turismo del vino sono i concetti di terroir, milieu e territorio, che sono i fattori ricercati dai visitatori156. Hall e Mitchell (2002) definiscono il terroir come una combinazione di elementi fisici, culturali e naturali che danno a ogni regione il suo appeal distintivo157. Esso comprende, quindi, non solo gli aspetti naturali, ma anche i fattori umani che intervengono a modellare lo spazio. Da questo sistema di interazioni dipendono quindi tipicità, originalità, qualità e reputazione dei prodotti. Infatti proprio le condizioni particolari e irripetibili di alcuni terroir sono alla base del riconoscimento di qualità geografica su cui si basano le certificazioni di origine delle produzioni (DOC, IGP, DOP ecc.). Il terroir rimanda, inoltre, all’insieme di valori identificati dal milieu (il patrimonio comune e l’identità collettiva dei luoghi), il territorio (lo spazio organizzato dall’uomo, è una complessa entità sistemica, dinamica e simbolica) e il paesaggio (la realtà culturale, risultato del lavoro umano, riflesso delle differenti pratiche antropiche sulla natura)158. Essendo questi elementi ricercati dal visitatore durante il viaggio, il ruolo dei produttori assume una certa rilevanza. Ancora di più, però, diviene fondamentale la loro collaborazione, per fare in modo che la visita del turista non sia una semplice vacanza, ma divenga un’esperienza159. Getz e Brown (2006) hanno identificato tra i fattori critici 155 SALVAT S. J. - BOQUÉ B. J., “New Opportunities and Challenges in Wine Tourism”, Territorial Analysis and Tourism Studies, 2009, turisme.cat/intranet/sites/default/files/URV_project_salvat_blay_seminar_pctto.pdf, http://www.pctconsultato il 3/06/2012. 156 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 41. 157 In SCRAVAGLIERI S., “Alla ricerca del turista del vino. Caratteristiche del turismo del vino e di alcuni suoi attori in una dimensione internazionale” in PANICCIA P. - SILVESTRELLI P. - VALERI M., (a cura di), Economia e management delle attività turistiche e culturali, Torino, Giappichelli Editore, 2010, pag. 302. 158 In CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 36-40. 159 SCRAVAGLIERI S., “Alla ricerca del turista del vino. Caratteristiche del turismo del vino e di alcuni suoi attori in una dimensione internazionale” in PANICCIA P. - SILVESTRELLI P. - VALERI M., (a 41 di successo delle destinazioni enologiche proprio la collaborazione tra i diversi soggetti che ne fanno parte160. Innanzitutto, è importante premettere che il prodotto turistico viene percepito in maniera differente dal turista e dagli operatori. Infatti il primo lo considera in maniera orizzontale, attribuendo una valore complessivo all’insieme di elementi tangibili e intangibili dell’offerta, mentre i secondi tendono a leggerlo secondo una prospettiva verticale, cioè attribuendo valore quasi esclusivo alla propria attività, trascurando il peso degli altri. Tuttavia, tale lettura esclusivamente verticale può portare a compiere errori strategici irreversibili. Infatti, se il turista tende a formulare un giudizio complessivo sulla propria vacanza/esperienza di visita, la riuscita negativa anche di un solo fattore, non direttamente imputabile alla gestione del singolo operatore, avrà necessariamente una ricaduta negativa su ciascuno161. Diviene evidente, allora, la necessità di creare alleanze e forme di collaborazione tra le imprese vitivinicole, mantenendo comunque il positivo stimolo dato dalla concorrenza e dal confronto competitivo. Varie sono le forme di collaborazione possibili: Coopetition, network, joint venture e partnership162. Inoltre esse possono essere sia di tipo verticale, con i fornitori e i distributori, che di tipo orizzontale. In quest’ultimo caso si tratta di realizzare quella che Pastore (2002) chiama “cooperazione competitiva” (Coopetition), per promuovere il territorio e i singoli operatori, attraverso una serie di accordi più o meno informali o espliciti. Ovviamente tali alleanze sono “armate” e caratterizzate da diffidenza nella fase iniziale, ma divengono poi sempre più attente a individuare i vantaggi realizzati dalla propria azienda piuttosto che quelli delle altre. Una simile alleanza consente di esaltare le proprie caratteristiche e i propri punti di forza, ma anche di riconoscere il valore e la forza comunicativa del territorio in cui cura di), Economia e management delle attività turistiche e culturali, Torino, Giappichelli Editore, 2010, pagg. 300-301. 160 GETZ D. - BROWN G., “Critical success factors for wine tourism regions: a demand analysis”, Tourism Management, N. 27, 2006, pagg. 154-156. 161 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 90-93. 162 TELFER D. J., “Strategic allegiances along the Niagara Wine Route”, Tourism Management, N. 22, 2001, pag. 22. 42 l’azienda opera. In questo modo gli altri operatori sono sì concorrenti sul singolo prodotto, ma nel contempo alleati all’interno della filiera e del territorio di riferimento. Quest’ultimo, conseguentemente, si trasforma da luogo in cui si compete per la sopravvivenza o per la supremazia, in risorsa da valorizzare che è sia comune, in quanto pubblica, sia privata, nel senso che può essere valorizzata anche ai fini della promozione imprenditoriale, con conseguenti ricadute e benefici individuali. Si tratta di avere una visione più strategica, spostata cioè sui vantaggi complessivi163, di organizzare un sistema in cui ogni attore ha un ruolo preciso e contribuisce al successo dello stesso. Il cuore di tale sistema è costituito dalle aziende che producono vino di qualità, che lo imbottigliano e che al tempo stesso fanno accoglienza in cantina. Senza il loro supporto diventa difficile organizzare un territorio164. Tuttavia, come evidenziano Getz e Brown (2006), le cantine, intese come attrazione centrale del territorio, non possono sussistere da sole165, e necessitano del supporto di altri attori. Per questo sono necessarie anche alleanze con le strutture ricettive, quelle ristorative, le Agenzie di viaggio e i Tour operator del territorio, che dovrebbero impegnarsi per promuovere la destinazione attraverso il vino166. Tali forme di cooperazione e le azioni collettive hanno il beneficio di evitare inutili dispersioni e duplicazioni di risorse (se non addirittura conflitti tra iniziative167) e di valorizzare le risorse locali168. 163 PASTORE R., Il marketing del vino e del territorio: istruzioni per l’uso, Milano, FrancoAngeli, 2002, pagg. 253-259. 164 MONTERUMISI A., Turismo e Strade del Vino. Progettare, organizzare e promuovere i distretti turistici integrati, Rimini, Guaraldi, 2005, pag. 9. 165 GETZ D. - BROWN G., “Critical success factors for wine tourism regions: a demand analysis”, Tourism Management, N. 27, 2006, pag. 155. 166 RASCH L. – GRETZEL U., “Wineries’ Involvement in Promoting Tourism Online: The Case of Texas”, PASOS, Vol. 6, N. 2, 2008, pag. 320. 167 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 15. 168 AGAZZANI D., “La comunicazione dei prodotti tipici per la valorizzazione turistica del territorio. Il caso del teatro Koinè”, in PENCARELLI T. - GREGORI G. L., (a cura di), Comunicazione e branding delle destinazioni turistiche, Milano, FrancoAngeli, 2009, pag. 285. 43 Vari autori hanno sottolineato i benefici di tali forme di alleanze: Su, Kensinger, Keown e Martin (1997) hanno affermato che esse migliorano la performance delle aziende; Khanna, Gulati e Nohria (1998) hanno distinto invece tra benefici privati, che le cantine apprendono dalle altre e applicano in aree non correlate alle attività dell’alleanza, e comuni, derivanti dall’applicazione collettiva della conoscenza appresa nell’alleanza169. Paolini (2000) afferma che il network o sistema di alleanze se, da un lato, implica il rispetto di alcune regole e di alcuni criteri qualitativi/operativi comuni (il versamento di una quota di partecipazione, la condivisione di obiettivi e valori di base ecc.), dall’altro garantisce numerosi vantaggi: una maggiore visibilità, un supporto tecnico/consulenziale/formativo nell’intercettazione di finanziamenti e vantaggi economici che le imprese da sole difficilmente potrebbero raggiungere170. In aggiunta, offre vantaggi anche al turista-consumatore, come l’accesso più facile alle informazioni e una scelta di alternative più vasta171. Anche Telfer (2001) ha sottolineato come nella regione del Niagara le collaborazioni sia formali sia informali tra le aziende e anche gli altri attori del territorio abbiano portato enormi benefici ai singoli e al territorio, migliorandone la reputazione come regione del vino172. Purtroppo, la collaborazione - necessaria anche considerando che il turista ha bisogno di una massa critica di attrattive per essere invogliato a visitare la zona - spesso e volentieri è assente173(Medina, 2008, lo rileva nelle regioni di Catalunia, Priorat e Montsant)174. Qualora invece presente, spesso si limita a mezzi informali come il 169 In TELFER D. J., “Strategic allegiances along the Niagara Wine Route”, Tourism Management, N. 22, 2001, pag. 22. 170 PAOLINI D., I luoghi del gusto. Cibo e territorio come risorsa di marketing, Milano, Baldini&Castoldi, 2000, pagg. 130-141. 171 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 98. 172 TELFER D. J., “Strategic allegiances along the Niagara Wine Route”, Tourism Management, N. 22, 2001, pagg. 23-25. 173 RASCH L. – GRETZEL U., “Wineries’ Involvement in Promoting Tourism Online: The Case of Texas”, PASOS, Vol. 6, N. 2, 2008, pag. 319. 174 «Es destacable la aún deficitaria coordinación entre sector privado y las administraciones públicas que deben velar por el crescimiento de este tipo de actividades turísticas en clave de desarrollo sostenible». MEDINA F. X. - TRESSERAS J., “Turismo enológico y rutas del vino en Cataluña. Análisis de casos: D.O. Penedès, D.O. Priorat y D.O. Montsant”, PASOS, Vol. 6, N. 3, 2008, pag. 506. 44 passaparola175. In Italia, secondo il IX Rapporto sul Turismo del Vino, la capacità attrattiva è rimasta generica, limitata, spesso sovraesposta (soprattutto in riferimento a poche destinazioni storiche come Langhe, Valpolicella, Chianti ecc.) e localistica, se non addirittura campanilistica176. Ciò è dovuto a una serie di problemi: la dimensione ridotta delle imprese legate al business del vino, una tendenza dei produttori a essere product oriented anziché market oriented, l’incapacità di prevedere il successo dei prodotti tipici, la difficoltà di crescita della produzione177. Il settore enoturistico ha registrato quindi un incremento progressivo dei flussi, con impatti positivi sui bilanci dei produttori, ma con una scarsa, dal punto di vista italiano, cultura di marketing che determina il sottodimensionamento di un mercato potenzialmente importante. La domanda appare interessata al prodotto vino, ma non solo, anche ai prodotti complementari e al territorio. Ciò non sempre è percepito dall’offerta che così finisce per non tenerne in considerazione e vanificare la potenzialità di molti territori178. Per questo è auspicabile una presa di coscienza circa l’importanza della collaborazione. Infatti, la creazione di una cooperazione competitiva, sia attraverso azioni di tipo bottom-up che top-down, garantisce visibilità e vantaggio competitivo ed è un requisito importante per efficaci campagne di comunicazione e promozione del prodotto e del territorio179. 175 RASCH L. – GRETZEL U., “Wineries’ Involvement in Promoting Tourism Online: The Case of Texas”, PASOS, Vol. 6, N. 2, 2008, pag. 320. 176 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza. IX Rapporto Annuale”, a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pag. 18, http://www.censisservizi.com/upload/IX%20RAPPORTO%20FINALE.pdf, consultato il 10/06/2012. 177 PAOLINI D., I luoghi del gusto. Cibo e territorio come risorsa di marketing, Milano, Baldini&Castoldi, 2000, pagg. 29-30. 178 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza. IX Rapporto Annuale”, a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pagg. 4-5, http://www.censisservizi.com/upload/IX%20RAPPORTO%20FINALE.pdf, consultato il 10/06/2012. 179 PAOLINI D., I luoghi del gusto. Cibo e territorio come risorsa di marketing, Milano, Baldini&Castoldi, 2000, pagg. 97-100. 45 2. IL MARKETING DEL TURISMO DEL VINO 2.1. Il marketing del turismo del vino nell’economia delle esperienze Come evidenziato nel capitolo precedente, i consumatori moderni sono sempre più alla ricerca di prodotti tipici, con elevati livelli di genuinità e autenticità e che al tempo stesso soddisfino esigenze di varietà e di novità. Il contributo del marketing alla loro valorizzazione è divenuto centrale, non solo per i sistemi territoriali che intendono valorizzare e/o riqualificare le proprie specificità territoriali, ma anche per le imprese produttrici. In questo modo, infatti, possono differenziare l’offerta e rivolgersi a target di acquirenti a essa più adatti, evitando la concorrenza di prezzo tipica dei comparti massificati180. Il vino è un prodotto tipico e, in questo senso, può essere definito come un’offerta economica proposta da una o più imprese radicate in un territorio geograficamente, culturalmente e storicamente delimitato, che viene percepito dalla domanda come prodotto unitario costituito da un pacchetto di elementi tangibili (prodotti agroalimentari, prodotti artigianali, manufatti) e intangibili (servizio, informazioni, cultura, storia, saperi, tradizioni, ecc.) caratterizzato da un’immagine o da un’identità di marca unitaria181. È quindi un prodotto complesso che presenta componenti materiali, immateriali e simboliche, legate all’immaginario individuale e collettivo, che non possono essere scisse. Inoltre, il crescente livello di acculturazione dei consumatori ha determinato la crescita dell’importanza delle informazioni, cioè elementi immateriali, per giudicare un prodotto. Partendo da questa considerazione, è possibile approfondire il discorso facendo riferimento alla prospettiva dell’economia delle esperienze proposta da Pine e Gilmore (2000) cui si è fatto riferimento anche nelle pagine precedenti. Secondo tali autori, in un contesto in cui i consumatori ricercano esperienze uniche e memorabili ed emozioni sorprendenti, oltre a materie prime, beni e servizi, possono essere offerte anche 180 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pagg. 1-2. 181 Op. Cit., pagg. 2-3. 46 esperienze e trasformazioni. Nell’ottica turistica, ne consegue che il turista non è più soddisfatto semplicemente dall’offerta di beni e servizi, ma ricerca esperienze coinvolgenti, che scaturiscono dall’insieme di relazioni socio-economiche tra l’ospite e il sistema di attori e relazioni del territorio ospitante182. Le esperienze sono eventi memorabili che coinvolgono gli individui sul piano personale. L’offerta economica delle esperienze si verifica ogni qualvolta un’impresa utilizzi intenzionalmente i servizi come palcoscenico e i beni come supporto per coinvolgere un individuo183. Secondo tale prospettiva, le organizzazioni possono realizzare offerte di maggior valore e con un posizionamento più elevato, proponendo non solo beni e servizi, ma un’esperienza ricca di sensazioni: «Le imprese creano esperienze quando coinvolgono i clienti in modo memorabile». Tale coinvolgimento può avere dimensioni diverse. Le principali sono collegate sia al livello di partecipazione, attiva o passiva, a seconda che il cliente agisca o meno sull’evento che produce esperienza, sia al tipo di connessione del cliente con la performance: se quest’ultima viene captata con la mente e cattura l’attenzione di una persona, si verifica un assorbimento, mentre se il soggetto è fisicamente o virtualmente parte dell’esperienza, si attiva un’immersione. Inoltre, per coinvolgere efficacemente clienti e ospiti e avere vantaggi competitivi e mantenibili occorre far leva su quattro elementi che definiscono la dimensione esperienziale: intrattenimento, evasione, educazione e contemplazione estetica. Gli stimoli sensoriali che accompagnano l’esperienza ne 182 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 4. 183 Pine e Gilmore (2000) affermano infatti: «Le esperienze costituiscono una terza proposta economica che si distingue dai servizi tanto quanto i servizi si distinguono dai beni, ma finora sono state poco riconosciute. Le esperienze ci sono sempre state, ma i consumatori, le aziende e gli economisti le hanno sempre raggruppate in blocco nel settore servizi […]. Nel comprare un servizio una persona acquista una serie di attività intangibili che vengono svolte per suo conto. Ma, quando compra un’esperienza questa persona paga per poter trascorrere del tempo a gustarsi una serie di eventi memorabili messi in scena da un’impresa come in una rappresentazione teatrale, per coinvolgerlo a livello personale». In Op. Cit., pag. 4. 47 dovrebbero sostenere e intensificare il tema: quanto più un’esperienza coinvolge i cinque sensi, tanto più essa sarà memorabile184. Le trasformazioni sono cambiamenti individuali ed efficaci prodotti sull’individuo. Esse consistono nel guidare l’individuo in una serie d’esperienze che modificheranno la sua essenza stessa verso obiettivi legati alle sue aspirazioni185. Possono essere più o meno durature a seconda della qualità/intensità dell’esperienza. Ogni turista, infatti, memorizza immagini e sensazioni vissute nel corso della vacanza, che possono contribuire a modificare la vita, rendendolo, ad esempio, meno etnocentrico e più capace di comprendere le diversità culturali186. In questo modo, il concetto di prodotto tipico evolve, per cui dalla centralità del “che cosa” connesso con i beni materiali, si passa al “che cosa e come” dei servizi, al “cosa, come, dove, quando e chi” delle esperienze per arrivare alla fino alla centralità del “per chi”, emblematico delle trasformazioni, in cui è lo stesso cliente a diventare il prodotto o output dell’offerta187. 184 AGAZZANI D., “La comunicazione dei prodotti tipici per la valorizzazione turistica del territorio. Il caso del teatro Koinè”, in PENCARELLI T. - GREGORI G. L., (a cura di), Comunicazione e branding delle destinazioni turistiche, Milano, FrancoAngeli, 2009, pag. 288. 185 Pine e Gilmore (2000) affermano: «Ma che cosa cercano quelle persone quando intraprendono tutte quelle attività? Esperienze senza dubbio. Ma c’è molto di più: vogliono trasformarsi, diventare diversi. Benché le esperienze siano meno transitorie dei servizi, l’individuo che vive l’esperienza spesso vuole qualcosa che sia più duraturo del ricordo, qualcosa che vada al di là di quello che qualsiasi bene, servizio o esperienza da solo possa offrire». «[…] Le trasformazioni sono effettivamente un’offerta economica distinta, diversa dalle esperienze tanto quanto le esperienze lo sono dai servizi. […] Con le trasformazioni l’offerta economica di un impresa è la persona o l’impresa modificata da ciò che la prima impresa fa. Con le trasformazioni il cliente è il prodotto! L’acquirente individuale di una trasformazione dice in sostanza “cambiatemi”». In PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 4. 186 AGAZZANI D., “La comunicazione dei prodotti tipici per la valorizzazione turistica del territorio. Il caso del teatro Koinè”, in PENCARELLI T. - GREGORI G. L., (a cura di), Comunicazione e branding delle destinazioni turistiche, Milano, FrancoAngeli, 2009, pag. 289. 187 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pagg. 7-10. 48 In questo modo la strategia di marketing si centra sull’attrazione del cliente nel luogo di produzione, consentendo al tempo stesso di superare quelli che sono i punti di debolezza dei prodotti tipici (deperibilità e difficile conservazione, produzioni limitate, imprese produttrici di piccoli dimensioni) e trasformarli in opportunità. In definitiva, le imprese e i sistemi d’offerta territoriali per essere competitivi nel XXI secolo dovranno avere, nel loro portafoglio d’offerta, dei prodotti tipici locali aventi natura di prodottoesperienza e di prodotto-trasformazione188. Quindi, anche gli eventi e le attività formative organizzati nell’area di origine del prodotto tipico divengono elementi che consentono di evolvere il business delle produzioni tipiche verso l’offerta di esperienze memorabili e trasformazioni della clientela189. Nel contesto attuale quindi, non si tratta solo di arricchire offerte con politiche di marketing esperienziale, ma di proporre esperienze e trasformazioni come oggetti autonomi di scambio. Si tratta dunque di fare marketing delle esperienze e delle trasformazioni, proponendo prodotti-esperienza e prodotti-trasformazione190. Secondo un’indagine Censis (2010), quest’aspetto è sempre più percepito. Infatti, le esperienze evolute (dai corsi di degustazione a quelli di cucina, dalla cura del corpo – wellness – a quella dello “spirito” – arte), sono considerate le leve su cui agire per “affascinare” gli enoturisti191. Nei musei che offrono partecipazione attiva dei visitatori ed eventi unici aumentano i turisti, mentre diminuiscono in quelli tradizionali. Così 188 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 13. 189 AGAZZANI D., “La comunicazione dei prodotti tipici per la valorizzazione turistica del territorio. Il caso del teatro Koinè”, in PENCARELLI T. - GREGORI G. L., (a cura di), Comunicazione e branding delle destinazioni turistiche, Milano, FrancoAngeli, 2009, pag. 290. 190 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 12. 191 In OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza. IX Rapporto Annuale”, a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pag. 39, http://www.censisservizi.com/upload/IX%20RAPPORTO%20FINALE.pdf, consultato il 10/06/2012. 49 anche nelle Strade del vino quelle poco strutturate e poco esperienziali vedono diminuire i flussi192. Infine, un altro aspetto importante è che, passando dalla prospettiva della distribuzione dei prodotti a quella dell’attrazione dei clienti, la competizione strategica non è più fra singole imprese, ma diviene quella fra sistemi d’offerta territoriale193. Innanzitutto è necessario adottare un approccio di pianificazione strategica: affinché le iniziative abbiano successo bisogna realizzare un’accurata pianificazione dello sviluppo, un’attenta organizzazione dei fattori produttivi e una visione di lungo termine. Ciò implica che, dopo l’analisi delle forze e delle debolezze nonché delle opportunità e delle minacce e l’individuazione del target, è importante stabilire delle politiche di marketing mix (prodotto, prezzo, promozione, comunicazione e distribuzione) adeguate e in grado di attirare flussi turistici nelle aree territoriali in cui emerge la tipicità194. 2.2. Il marketing mix: il prodotto 2.2.1. I prodotti esperienza e trasformazione e il prodotto turistico integrato Considerando che i consumatori nell’economia dell’esperienza sono alla ricerca di esperienze e non si accontentano più semplicemente di beni e servizi, le imprese per avere successo devono essere in grado di offrire loro prodotti esperienze e trasformazione (Pine e Gilmore, 2000)195. Nel caso delle aziende vinicole, esempi di prodotto-esperienza possono essere: trattamenti benessere a base di vino, eventi culturali, concerti, mostre di pittura/fotografia196; esperienze sensoriali, in cui il consumatore diviene partecipante attivo alla scoperta delle essenze che, ad esempio, 192 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 136. 193 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 13. 194 Op. Cit., pag. 18. 195 In Op. Cit., pag. 14. 196 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 142-144. 50 compongono un vino; corsi di cucina tipica, passeggiate a cavallo tra i vigneti, cenedegustazione in costume storico ed eventi197. Anche la visita in cantina è un altro importante esempio di prodotto-esperienza198. L’esperienza di visita in cantina è importante per le aziende, poiché può trasformare il visitatore in consumatore fedele, creando un legame emozionale e offrendo esperienze percepite come uniche199. Per questo deve essere opportunamente pianificata, curata in ogni dettaglio, soprattutto nel caso della degustazione, in cui il visitatore diviene protagonista ed entra in contatto diretto con il prodotto200. La visita più valida, dal punto di vista didattico, è quella che parte dalle vigne e segue la fase di trasformazione del vino, anche se non sempre è possibile (dal momento che non tutte le aziende sono vitivinicole). Gli spazi devono essere curati, accoglienti, ben illuminati e puliti: note di trascuratezza e di scarsa igiene sortiranno un effetto negativo sulla valutazione da parte del visitatore, con conseguenze anche sull’acquisto eventuale del prodotto 201. Durante la degustazione, soprattutto, è importante riuscire a coinvolgere il consumatore e legare il prodotto al territorio, destando in chi ascolta il desiderio di visitare e osservare il paesaggio che dà vita alle sensazioni gustative percepite durante la degustazione: collegare il vino a cultura, arte, storia, fatti, novità, aneddoti, leggende, persone, identità e altri prodotti è fondamentale per creare un coinvolgimento totale del visitatore202. La 197 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 131. 198 A questo proposito è necessario che le aziende garantiscano la reperibilità, fissino orari di apertura al pubblico, predispongano cartelli stradali chiari sulle vie principali a qualche chilometro di distanza, curino le vie di accesso all’azienda. Spesso, infatti, le cantine con strade di accesso non asfaltato o troppo strette o con discese troppo ripide vengono scartate dai Tour operator. Op. Cit., pag. 69. 199 Ciò implica attuare anche strategie di marketing emozionale ed esperienziale, basate sul concetto che gli uomini non sono solo esseri razionali ma emotivi. Emozioni positive influenzano direttamente la soddisfazione del consumatore e quindi l’acquisto successivo. NOWAK L. I. – NEWTON S. K., “Using the tasting room experience to create loyal customers”, International Journal of Wine Marketing, Vol. 18, N. 3, 2006, pagg. 157-158. 200 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 132-138. 201 Op. Cit., pagg. 129-135. 202 Inoltre, è importante riuscire a coinvolgere anche i bambini nell’esperienza, creando visite apposite per loro, stimolando la loro curiosità, prediligendo le attività manuali e tenendo in considerazione le loro 51 degustazione è un momento in cui l’impresa crea un legame personale con il visitatore e in cui può quindi differenziarsi notevolmente rispetto alla concorrenza203. Ciò implica che lo staff deve essere impeccabile: giornate negative non devono trasparire poiché influenzano negativamente la percezione che il consumatore ha dell’esperienza e quindi dell’immagine aziendale204. Robinette et al (2002), enfatizzano il fatto che lo staff deve dimostrare di avere davvero a cuore il consumatore e prendersi cura di lui durante l’esperienza205. L’azienda deve focalizzarsi quindi su di lui e sui suoi bisogni, cercando di capirli e andando loro incontro206. Anche gli eventi organizzati dalle singole cantine, oltre ad essere uno strumento per stabilire e comunicare l’identità delle aziende, anche quelle di ridotte dimensioni207, offrono esperienze al consumatore. Per questo possono essere considerati prodottiesperienza. Inoltre, se collegati al territorio ne comunicano l’identità208. Essi esigenze. Ad esempio, i bambini hanno una percezione diversa delle dimensioni degli spazi rispetto agli adulti: una stanza grande a un bambino sembrerà ancora più grande. Bisogna quindi trovare degli stratagemmi per fargli sembrare il percorso meno lungo di quello che in realtà è. CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 136-152. 203 Nella e Christou (2010) affermano, infatti, che la visita determina un impatto sulla percezione del brand che può essere positivo, neutro o negativo a seconda dell’esperienza fatta. Inoltre è importante tenere in considerazione che essa è influenzata dalle aspettative prima della visita determinate a loro volta da (bisogni personali, motivazioni e attitudine prima della visita nei confronti della’azienda nonché da precedenti esperienze di visita). NELLA A. – CHRISTOU E., “Investigating the effects of Consumer Experience Tourism on Brand Equity and Market Outcomes: an Application in the Wine Industry”, International CHRIE Conference-Refereed Track, Hospitality & Tourism Management, Vol. 14, 2010, http://scholarworks.umass.edu/refereed/CHRIE_2010/Friday/14, pagg. 2; 8. 204 NOWAK L. I. – NEWTON S. K., “Using the tasting room experience to create loyal customers”, International Journal of Wine Marketing, Vol. 18, N. 3, 2006, pagg. 158-160. 205 La visita crea il primo legame con il cliente, che dovrebbe poi esser mantenuto attraverso inviti a eventi, la creazione di clubs di consumatori, l’invio di auguri e gift cards per il compleanno ecc. Op. Cit., pagg. 162-164. 206 207 In Op. Cit., pag. 164. YUAN J. – JANG S., “The Effects of Quality and Satisfaction on Awareness and Behavioral Intentions: Exploring the Role of a Wine Festival”, Journal of Travel Research, Vol. 26, 2008, pag. 279. 208 SCHERRER P. – ALONSO A. – SHERIDAN L., “Expanding the Destination Image: Wine Tourism in the Canary Islands”, International Journal of Tourism Research, Vol. 11, 2009, pagg. 451-452. 52 rappresentano l’immagine amplificata dell’azienda e del territorio, per questo devono esser in sintonia con lo stile del vino e della cantina209. È poi importante che siano collegati a un tessuto economico strutturato e non siano eventi spot, privi di collegamento con la realtà del territorio210. Anche i festival del vino, che possono incrementare la vendita, promuovere la capacità attrattiva della regione, incrementare la fedeltà del consumatore, altro non sono che esperienze offerte. La cura dell’evento è importante perché influenza l’immagine della zona e della cantina: se infatti è organizzato correttamente il visitatore avrà una percezione positiva211. I festival del vino, inoltre, aumentano la consapevolezza circa il prodotto e, di conseguenza, anche l’atteggiamento positivo nei suoi confronti. Tutto ciò può sfociare nell’acquisto ripetuto dei prodotti e nel ritorno del cliente. Infatti, la qualità percepita e la soddisfazione influiscono direttamente sui comportamenti di acquisto, come evidenziato da Yuan e Jang (2008) 212. Infine, ancora una volta, l’importante è che gli eventi siano fortemente legati alla cultura del luogo e che siano in grado di colpire il visitatore e trasformare la vacanza in un momento irripetibile. Tuttavia, allo stato attuale le sagre, gli eventi, i convegni, ecc. non esprimono al meglio le loro potenzialità, poiché sono qualificabili come meri strumenti di marketing usati per arricchire e differenziare (esperienziare) i servizi gastronomici e d’intrattenimento. Al contrario, secondo Pencarelli e Forlani 209 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 63. 210 211 Op. Cit., pag. 51. YUAN J. – JANG S., “The Effects of Quality and Satisfaction on Awareness and Behavioral Intentions: Exploring the Role of a Wine Festival”, Journal of Travel Research, Vol. 26, 2008, pag. 279. 212 Da uno studio compiuto da Yuan e Jang (2008) emerge che la qualità percepita (determinata dal maggior valore ricevuto dal consumatore rispetto a quanto speso in termini di tempo, prezzo e sforzo) influenza positivamente la consapevolezza sulle cantine locali assieme alla soddisfazione. Quest’ultima, a sua volta, influenza il comportamento e l’acquisto del visitatore. La qualità e la soddisfazione sono concetti relazionati direttamente, per cui la prima influenza la seconda, che a sua volta ha effetti diretti sui comportamenti degli individui. Ciò implica che la qualità percepita influisce indirettamente sui comportamenti. In Op. Cit., pagg. 280-286. 53 (2006), essi dovrebbero essere realizzati, comunicati e commercializzati come prodottoesperienza213. Inoltre, dato l’elevato numero delle offerte proposte anche solo a livello italiano e dal momento che i processi di creazione del vino sono simili e le tecniche pure, per risultare attrattivi e riuscire ad attirare enoturisti è necessario trovare un vantaggio competitivo sviluppando i potenziali del territorio. Considerando inoltre che il consumatore è attratto da un’offerta integrata, ciò che deve essere offerto non è solo il prodotto vino (che deve essere una risorsa214 in grado di suscitare appeal nel consumatore), ma anche la risorsa territorio con le sue attrattive, la sua organizzazione e le sue infrastrutture. Bisogna quindi inglobare il prodotto turistico offerto dal singolo operatore - che riflette inevitabilmente le caratteristiche ambientali della regione di cui fa parte - nel prodotto turistico globale, costituito dal sistema territoriale, le infrastrutture, i servizi, le strutture e le risorse circostanti. Sarebbe infatti impensabile, dato il legame forte tra vino e territorio, che l’azienda di produzione, aperta all’accoglienza turistica, ragionasse in modo avulso dal suo sistema territoriale215. Il legame con il territorio deve essere autentico anche nel consumatore. Molto spesso, infatti, è vissuto in modo esclusivamente strumentale: come abitudine a esso, come verifica dell’idea che se ne ha, come senso di realizzazione intima o sociale oppure come elemento indispensabile per la propria collezione di esperienze di viaggio o soggiorno. É necessario invece che il turista si lasci colpire dalle relazioni che il luogo esprime, dai significati ambientali di cui è portatore, riuscendo a maturare un’intima consapevolezza di crescita e anche di 213 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pagg. 18-19. 214 Il prodotto diviene una risorsa turistica se possiede: elevata qualità organolettica motivata da particolari metodi di coltivazione e di lavorazione, unicità e originalità, rarità e produzione limitata, commercializzazione prevalente nel luogo di produzione, radicamento storico-culturale, meglio se in un territorio geograficamente limitato e facilmente identificabile. CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 98-99. 215 Inoltre, tutto ciò implica che, anche nella vendita di una bottiglia di vino, il consumatore deve percepire la vendita del territorio, dello scenario, del vigneto, delle tradizioni e della storia del luogo. SCHERRER P. – ALONSO A. – SHERIDAN L., “Expanding the Destination Image: Wine Tourism in the Canary Islands”, International Journal of Tourism Research, Vol. 11, 2009, pag. 460. 54 divertimento216. Ciò che bisogna fare è strutturare soggiorni, visite, percorsi che siano in grado di attirare i turisti nella destinazione, che siano rappresentativi dell’area in cui si sviluppano, che risultino di qualità e che siano esperienze indimenticabili217. Si tratta di offrire un prodotto turistico integrato, che esalti le peculiarità e l’identità dell’offerta, rendendola distintiva e accattivante rispetto a quella dei concorrenti218. I turisti, infatti, non si limitano a guardare il mondo del vino come attraverso una vetrina, ma vogliono partecipare ed entrare a far parte di una forma di vita, cercando un’esperienza e una comprensione sensoriale completa219. Quando si recano in una destinazione, desiderano anche coronare i loro sogni romantici e i loro interessi culturali. Per questo deve essere offerto loro un prodotto integrato che contenga tali aspetti220. Questo significa trasformare il territorio da risorsa in destinazione attrattiva agli occhi dei turisti potenziali e ciò è possibile se esso è percepito come risorsa preziosa dai residenti in primo luogo, poiché in questo modo riescono a comunicarlo anche ai visitatori221. Alla luce di questa considerazione si fa sempre più evidente la necessità, come già affermato, di un’ottica sistemica o di network, anche considerando che, per essere visibili nel mercato turistico, bisogna avere una massa critica che difficilmente si raggiunge da soli. Il turismo è uno sport di squadra: vince chi fa sistema, come afferma Colombini (2007)222. 216 Ciò avviene se i territori ospitanti riescono a mantenere e irradiare il senso di profondità che possiedono. In questo modo il turismo del vino diviene uno strumento che può contribuire a rafforzare il sistema territoriale preesistente, esaltandone l’identità e interagendo con gli altri settori in modo costruttivo, senza sostituirvisi. CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 62. 217 Op. Cit., pag. 89. 218 Op. Cit., pagg. 88-90. 219 MATELLANES LAZO M., “Gestión del enoturismo a través de internet”, Razón y palabra, N. 78, 2011, http://www.razonypalabra.org.mx, consultato il 10/05/2012. 220 GETZ D. - BROWN G., “Critical success factors for wine tourism regions: a demand analysis”, Tourism Management, N. 27, 2006, pagg. 155-156. 221 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 89-91. 222 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pagg. 138-139. 55 Il tutto implica che il prodotto offerto dalle cantine debba essere collegato, in un’offerta sistemica alla quale partecipano anche gli altri attori locali, con quelli che possono essere considerati servizi accessori al core product, per realizzare il prodotto integrato sotto forma di esperienza o trasformazione. È dunque necessario un sistema ricettivo in grado di accogliere e soddisfare i numeri e i desideri della domanda, servizi ristorativi, prodotti gastronomici secondari, servizi SPA e wellness ecc. 223 Usando il modello definito da Kotler P., Bowen J. e Makens J.224, possiamo così identificare: - Il core product, ossia i prodotti esperienza trasformazione che deve suscitare l’appeal turistico. - I prodotti di agevolazione, che rendono possibile e facilitano l’accessibilità/fruibilità del prodotto (segnaletica, parcheggio ecc.); - I prodotti di supporto, ovvero elementi indispensabili creati e realizzati per conferire al prodotto un plusvalore, in grado di distinguerlo dall’offerta dei concorrenti. Si tratta dei servizi offerti da ristoranti, enoteche, winebar, agriturismi, SPA ecc. Offrire shopping esclusivo è un altro elemento che aumenta l’appeal turistico del luogo225. Tale prodotto deve poi esser erogato in relazione al sistema ambiente e alle persone (Figura 3). È quindi necessario ragionare in un’ottica ampliata considerando: - L’interfaccia con l’ambiente interno (l’azienda) ed esterno226. Paolini (2000), a questo proposito, parla di ambiente esterno come prodotto accessorio invariabile (tutte le risorse ambientali e ogni forma d’arte come, palazzi, musei ecc227); 223 PAOLINI D., I luoghi del gusto. Cibo e territorio come risorsa di marketing, Milano, Baldini&Castoldi, 2000, pagg. 127-130. 224 In CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 95-96. 225 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 135. 226 Getz e Brown (2006) individuano nella destinazione un importante fattore di attrattiva. GETZ D. - BROWN G., “Critical success factors for wine tourism regions: a demand analysis”, Tourism Management, N. 27, 2006, pagg. 152-153. 56 - La partecipazione del cliente al processo di erogazione del servizio attraverso la predisposizione di meccanismi/proposte in cui il cliente agisce da co-produttore (ad esempio, degustazioni interattive, visite personalizzate o autoguidate, possibilità per il visitatore di selezionare personalmente i vini da degustare); - L’interazione dei clienti tra di loro; - L’interazione del cliente con il sistema turistico228. Figura 3. – Il prodotto turistico e l’interazione con il sistema ambiente e le persone INTERAZIONE CON L’ AMBIENTE Prodotti di supporto Prodotti di agevolazione INTERAZI ONE CLIENTESISTEMA TURISTIC O PARTECI PAZIONE CLIENTE Prodotto turistico integrato Core product INTERAZIONE TRA CLIENTI CLIENTI-CLIENTI Fonte: Elaborazione personale da CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 96. 227 PAOLINI D., I luoghi del gusto. Cibo e territorio come risorsa di marketing, Milano, Baldini&Castoldi, 2000, pagg. 127-130 228 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 96-98. 57 In conclusione, è necessaria una rete di offerta che attragga il consumatore e lo indirizzi verso una sequenza di esperienze e consumi: il viaggio deve essere trasformato in un evento indimenticabile e irripetibile229. 2.2.2. Un esempio di prodotto integrato: la Strada del vino Data la natura “fai da te” 230 che contraddistingue l’enoturista, un pacchetto “tutto compreso” non risulta essere particolarmente attrattivo. Per questo motivo, una soluzione è la creazione di un sistema di itinerari in cui è il turista stesso a selezionare le componenti, creandosi in questo modo un’esperienza su misura. Quest’ultima deve essere caratterizzata da attività/visite che integrino conoscenza, emozioni, partecipazione e comprendano cultura del luogo, gusto, svago, relax, benessere fisico e mentale231. Il centro e il fattore attrattivo deve ovviamente essere il vino, che nell’immaginario del turista deve rappresentare il prodotto-simbolo del territorio. In questo senso il vino traccia una sorta di percorso, un itinerario all’interno del territorio232. Tuttavia è meglio evitare un itinerario esclusivamente a tema enoturistico: questo tipo di offerta, infatti, attrarrebbe solo gli esperti in materia e rischierebbe di diventare ripetitiva e monotematica agli occhi degli altri visitatori (ad esempio gli enoturisti per caso descritti da Taiti)233. Per questo motivo è importante aggiungere componenti accessorie in modo 229 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 131. 230 Getz e Brown (2006), ad esempio, in uno studio sulla popolazioni di Calgary mettono in evidenza come la proposta di pacchetti tutto compreso non attiri gli enoturisti, che invece preferiscono viaggi indipendenti e con la visita alla cantina supportata da attività ricreative e culturali. GETZ D. - BROWN G., “Critical success factors for wine tourism regions: a demand analysis”, Tourism Management, N. 27, 2006, pag. 152. 231 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 208. 232 PAOLINI D., I luoghi del gusto. Cibo e territorio come risorsa di marketing, Milano, Baldini&Castoldi, 2000, pagg. 111-116. 233 Sono 35-45enni attratti anche da temi e servizi accessori al vino e dallo shopping non esclusivamente di settore; richiedono vini semplici, giovani e poco costosi, apprezzano la tradizione a discapito della tecnologia, richiedono spiegazioni non complesse e ristorazione tipica, effettuano visite brevi e in gruppo. 58 da attirare anche il pubblico non professionale o comunque animato da motivazioni leisure, culturali, sportive ecc.234 Secondo il VII Rapporto sul Turismo del Vino, costruire dei percorsi di visita per gli enoturisti viene considerata una priorità per consolidare l’offerta legata al turismo del vino235. Un esempio di itinerario molto frequente è quello delle Strade del vino. In Italia esistono oltre 150236 Strade del vino che, quando sono efficaci, rappresentano un’opportunità non solo per i visitatori, ma anche per le cantine e gli operatori della zona, che ottengono visibilità e opportunità commerciali a costi bassi237. Inoltre, la presenza della Strada del vino con un sistema omogeneo di simboli e segnali rende molto più efficace l’offerta238. Tuttavia, sono pochi quelli ben organizzati e funzionanti: la maggior parte sono puri atti amministrativi che non hanno portato benefici al territorio, probabilmente, anzi, hanno sottratto investimenti ai reali punti di forza 239. La loro disorganizzazione getta discredito su tutte le Strade e, oltretutto, il loro numero elevato e la mancanza di un aspetto distintivo danneggiano l’immagine di tutte le zone In CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 73-74. 234 235 Op. Cit. pag. 228. OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I tracciati virtuosi di riposizionamento dei territori. VII Rapporto Annuale”, a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2009, pag. 24, http://www.terredelvino.net/sites/default/files/VII_Osservatorio_sul_Turismo_del_Vino.pdf, consultato il 10/06/2012. 236 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “Il puzzle dell’offerta: le spinte locali dei territori e i rischi della promozione di campanile. VIII Rapporto Annuale, Seconda Parte”, a cura di Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pag. 3, http://www.terredelvino.net/sites/default/files/VIII_Osservatorio_Turismo_Vino_Anteprima.pdf, consultato il 9/06/2012. 237 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 68. 238 Op. Cit., pag. 136. 239 Colombini afferma che se ne contano meno di 20 funzionanti, tra cui quelle di: Franciacorta, Strada Astesana, Vino Nobile di Montepulciano, Soave, Barolo, Costa degli Etruschi, Chianti, Colli Fiorentini, dal Roero alle Langhe, Oltrepò Pavese, Colli di Maremma, Vini Bresciani del Garda, Moscato e Barbaresco. http://www.ninjamarketing.it/2011/05/28/wine-tourism-marketing-ninja-marketing- intervista-a-donatella-cinelli-colombini/, consultato il 20/08/2012. 59 vitivinicole, soprattutto quelle meno note. Questo ha portato, secondo Colombini (2007), a una sorta di paradox of choice: ossia un fenomeno che determina un calo delle vendite quando il cliente ha troppe opzioni di scelta240. A questo proposito, le aziende che aderiscono alle Strade e che sono state coinvolte in un sondaggio di Censis Servizi, non hanno fornito un giudizio positivo per quel che riguarda la capacità di tali itinerari di attrarre, comunicare e organizzare il turismo del vino sul territorio241. Per oltre l’80% dei rispondenti, infatti, il ruolo delle Strade è da considerarsi negativo242. Inoltre, sulla base di un’indagine compiuta sempre da Censis Servizi, su 154 strade, 40 non hanno alcuno strumento di comunicazione internet (sono quindi irraggiungibili dagli enonaviganti) e sulle 114 raggiunte da una mail (con richiesta di assistenza secondo la tecnica del mistery client) solo 45 hanno risposto in un arco di tempo ragionevole per poter organizzare un viaggio243. 240 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pagg. 50-51. 241 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I tracciati virtuosi di riposizionamento dei territori. VII Rapporto Annuale”, a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2009, pag. 17, http://www.terredelvino.net/sites/default/files/VII_Osservatorio_sul_Turismo_del_Vino.pdf, consultato il 10/06/2012. 242 Diversa è invece la situazione dei ristoratori, la sui adesione non supera il 30%, ma che ritengono, per la maggior parte, che la strada svolga una funzione positiva per la promozione enoturistica. Il dato si presenta in controtendenza rispetto a quanto affermato dagli altri operatori dell’offerta. Il funzionamento delle Strade del vino sembra presentare quindi caratteristiche a macchia di leopardo: gli esercizi della ristorazione riescono a beneficiare del ruolo d’intermediazione dell’offerta svolto dalle Strade maggiormente dei produttori, degli agriturismi e dei B&B. OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I tracciati virtuosi di riposizionamento dei territori. VII Rapporto Annuale”, a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2009, pagg. 24-27, http://www.terredelvino.net/sites/default/files/VII_Osservatorio_sul_Turismo_del_Vino.pdf, consultato il 10/06/2012. 243 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “Il puzzle dell’offerta: le spinte locali dei territori e i rischi della promozione di campanile. VIII Rapporto Annuale, Seconda Parte”, a cura di Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pagg. http://www.terredelvino.net/sites/default/files/VIII_Osservatorio_Turismo_Vino_Anteprima.pdf, consultato il 9/06/2012. 60 4-5, La legislazione italiana nazionale n. 286, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 9 agosto 1999, definisce le Strade del vino come «percorsi segnalati e pubblicizzati con appositi cartelli, lungo i quali insistono valori naturali, culturali e ambientali, vigneti e cantine di aziende agricole o associate aperte al pubblico»244. La creazione della Strada del vino generalmente risponde a un duplice obiettivo: l’incremento dell’immagine della zona vinicola (che riguarda soprattutto le grandi imprese produttrici di vino) e l’incremento delle vendite, soprattutto per le piccolemedie cantine che non possono accedere ai grandi canali distributivi245. Quindi se correttamente gestita, la Strada valorizza il territorio e lo rende un prodotto vendibile sul mercato, esercita una forte attrazione per coloro che amano l’ambiente, la storia e la cultura, incentiva la qualità dei prodotti e delle strutture di ricevimento, integra i valori del territorio. La Strada deve andare incontro alle esigenze dei clienti, per i quali essa può rappresentare uno stile di vita, un desiderio/sogno da realizzare o una semplice curiosità da soddisfare; deve saper offrire emozioni, suggestioni, suscitare desideri, deve saper sedurre il visitatore246. Per funzionare, ha bisogno di un Disciplinare che definisca gli standard di qualità per coloro che aderiscono, di un comitato di gestione (consorzio o associazione muniti di statuto), di un sistema di segnaletica, di guide e materiale illustrativo, divulgativo e promozionale, e di una valida organizzazione territoriale247. La Strada, infatti, non deve limitarsi a segnalare, ma deve favorire l’aggregazione di imprese di settori anche diversi attraverso alleanze strategiche/partnership. Per avere successo deve attivare percorsi che siano all’incrocio di diverse esigenze248. Per questo sono necessarie alleanze tra i diversi 244 MONTERUMISI A., Turismo e Strade del Vino. Progettare, organizzare e promuovere i distretti turistici integrati, Rimini, Guaraldi, 2005, pag. 19. 245 LOPEZ-GUZMÁN GUZMÁN T. – SÁNCHEZ CAÑIZARES S., “La creación de productos turísticos utilizzando rutas enológicas”, PASOS, Vol. 6, N. 2, 2008, pag. 164. 246 MONTERUMISI A., Turismo e Strade del Vino. Progettare, organizzare e promuovere i distretti turistici integrati, Rimini, Guaraldi, 2005, pagg. 20; 44. 247 Op. Cit., pagg. 19-20. 248 Pastore (2002) afferma che non deve ridursi a una convenzionale catalogo-elencazione di offerte del territorio, ma deve essere una combinazione mirata e flessibile, di volta in volta ricostruibile attorno a un nucleo diverso a seconda della focalizzazione scelta e del target servito. PASTORE R., Il marketing del vino e del territorio: istruzioni per l’uso, Milano, FrancoAngeli, 2002, pag. 121. 61 soggetti249, solo coloro che sono realmente interessati devono essere coinvolti250e non devono competere tra di loro, partendo invece dal presupposto che tutti ne riceveranno benefici se tale forma di turismo si sviluppa nella zona251. In quest’ottica, la Strada del vino può essere considerata come l’insieme dei soggetti e delle loro alleanze. Pastore (2002) la definisce infatti come la rete “invisibile” delle diverse culture, interessi, volontà che entrano in rapporto a costruirla252. Una forma di alleanza possibile, proposta da Monterumisi (2005), è quella di un Club di Prodotto, in cui cioè le aziende promuovono un prodotto turistico (identificabile, visibile e poco imitabile, se creato in modo originale) la propria immagine aziendale e un marchio che le contraddistingue. Ogni azienda mantiene la sua autonomia amministrativa e lavorativa, ma gestisce il cliente in forma collettiva assieme agli altri. Monterumisi (2005) introduce una serie di concetti che si configurano come elementi strategici di una Strada di successo: “aziende prodotto”, “aziende confezione”, “aziende valore aggiunto e “ambienti diplomatici”. Le “aziende prodotto” sono quelle imprese che producono il vino, fanno accoglienza e organizzano visite guidate per illustrare come si ottiene il prodotto. Le “aziende confezione” invece sono B&B, alberghi, locande, agriturismi, ristoranti, enoteche ecc. che forniscono servizi accessori. Infine, le “aziende valore aggiunto” sono quelle dell’artigianato tipico e dell’agro-artigianale che completano il prodotto rendendolo difficilmente imitabile dandogli valore aggiunto. Gli ambienti diplomatici sono invece sedi di rappresentanza/spazi espositivi che permettono anche alle imprese, che per diverse ragioni non possono fare accoglienza presso la loro sede, di vendere i loro prodotti, in cambio di una royalty di servizio253. 249 PASTORE R., Il marketing del vino e del territorio: istruzioni per l’uso, Milano, FrancoAngeli, 2002, pag. 121. 250 MONTERUMISI A., Turismo e Strade del Vino. Progettare, organizzare e promuovere i distretti turistici integrati, Rimini, Guaraldi, 2005, pag. 20. 251 LOPEZ-GUZMÁN GUZMÁN T. – SÁNCHEZ CAÑIZARES S., “La creación de productos turísticos utilizzando rutas enológicas”, PASOS, Vol. 6, N. 2, 2008, pag. 165. 252 PASTORE R., Il marketing del vino e del territorio: istruzioni per l’uso, Milano, FrancoAngeli, 2002, pag. 122. 253 MONTERUMISI A., Turismo e Strade del Vino. Progettare, organizzare e promuovere i distretti turistici integrati, Rimini, Guaraldi, 2005, pagg. 45-48. 62 Al centro della strada si colloca il vino, “prodotto ambasciatore” di qualità capace di promuovere il territorio (e a sua volta promosso dallo stesso)254 in modo autentico e unico255. A questo si devono aggiungere i “prodotti calamita”, cioè prodotti locali, di piccole-medie imprese che lavorano in modo artigianale e cercano il contatto diretto con il consumatore per la vendita. Tali prodotti devono essere presentati come qualcosa di raro, frutto della tradizione e dell’esperienza256. La Strada del vino dovrebbe quindi essere costituita da un vino di qualità, dal territorio, dalle aziende prodotto e, per completarla e renderla maggiormente attrattiva, dal settore ricettivo e dal valore aggiunto. Dovrebbe poi avere un tema che faccia da filo conduttore257. Pastore (2002) vi aggiunge anche i segni della presenza politico-culturale dell’uomo (dunque chiese, pievi, castelli, rocche e ville ecc.)258. La segnaletica deve essere presente e chiara, sia quella delle cantine sia degli altri servizi259. Inoltre, nel territorio dovrebbe essere presente un “centro tematico di servizio”, ossia un luogo con personale qualificato destinato ad accogliere i turisti, a fornirgli tutte le informazioni sulle aziende, sul territorio, sulla tradizione, sulla cultura e sulla storia, in cui si effettua anche promozione, didattica, cultura e spettacolo. A tutto ciò si aggiungono i centri etnografici e un eventuale museo del territorio260. Per avere quindi una Strada di successo, è necessario saperla organizzare correttamente, coinvolgere tutti gli attori locali, in modo da offrire delle esperienze che colpiscano il 254 MONTERUMISI A., Turismo e Strade del Vino. Progettare, organizzare e promuovere i distretti turistici integrati, Rimini, Guaraldi, 2005, pagg. 21-23. 255 LOPEZ-GUZMÁN GUZMÁN T. – SÁNCHEZ CAÑIZARES S., “La creación de productos turísticos utilizzando rutas enológicas”, PASOS, Vol. 6, N. 2, 2008, pag. 163. 256 MONTERUMISI A., Turismo e Strade del Vino. Progettare, organizzare e promuovere i distretti turistici integrati, Rimini, Guaraldi, 2005, pag. 27. 257 Op. Cit., pag. 44; LOPEZ-GUZMÁN GUZMÁN T. – SÁNCHEZ CAÑIZARES S., “La creación de productos turísticos utilizzando rutas enológicas”, PASOS, Vol. 6, N. 2, 2008, pag. 165 258 PASTORE R., Il marketing del vino e del territorio: istruzioni per l’uso, Milano, FrancoAngeli, 2002, pagg. 114-120. 259 LOPEZ-GUZMÁN GUZMÁN T. – SÁNCHEZ CAÑIZARES S., “La creación de productos turísticos utilizzando rutas enológicas”, PASOS, Vol. 6, N. 2, 2008, pag. 165. 260 MONTERUMISI A., Turismo e Strade del Vino. Progettare, organizzare e promuovere i distretti turistici integrati, Rimini, Guaraldi, 2005, pagg. 50-52. 63 turista, gli facciano vivere emozioni indimenticabili e non si limitino a segnalare il percorso. L’elemento vincente è la capacità di proporre una complementarietà d’offerta in grado d’intrattenere il turista con una gamma di attività e una capacità attrattiva poliedrica: non solo buon vino e buon cibo ma anche bei luoghi e qualità dell’ambiente, arte e storia, wine-bar e SPA ecc. La combinazione vincente diventa allora un mix d’offerta che preveda una forte capacità innovativa in chiave di esperienza allargata anche a fattori esogeni al vino261. 2.3. Il marketing mix: la distribuzione Le politiche di commercializzazione, nell’ottica dei prodotti-esperienza e trasformazione, devono evolvere da approcci che puntano a trasferire beni nei luoghi di residenza dei consumatori, nei tempi e nelle quantità da essi desiderati, ad approcci che puntano a richiamare clienti nelle zone dove l’offerta di esperienze e di trasformazioni si innesta con l’atmosfera, la cultura, la storia, le condizioni climatiche dei territori d’origine262. La distribuzione dei prodotti tipici, di prodotti esperienze e trasformazioni ha infatti il ruolo di attirare i clienti dai luoghi di residenza al territorio dove si offrono servizi, esperienze e trasformazioni contestualizzate. A riconferma dell’importanza di attirare i visitatori in zona, è interessante notare che recentemente si sta registrando un incremento di banchi di acquisto a filiera corta presso i Farmers Market (Coldiretti ad esempio), stand di vendita, cene degustative a base di prodotti tipici in occasione di eventi o feste locali e cofanetti regalo di viaggi, degustazioni e soggiorni attraverso gli Smart Box263. 261 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza. IX Rapporto Annuale”, a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pagg. 36-38, http://www.censisservizi.com/upload/IX%20RAPPORTO%20FINALE.pdf, consultato il 10/06/2012. 262 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pagg. 7-10. 263 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza. IX Rapporto Annuale”, a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi 64 Occorre considerare che esistono una serie di sinergie fra la commercializzazione delle diverse tipologie di prodotti e la comunicazione dell’immagine e del marchio degli stessi e del territorio: - L’eccellenza tipica locale commercializzata fuori dal territorio, oltre a essere un business in sé, è anche uno straordinario veicolo promozionale e di comunicazione del territorio e delle altre tipologie di prodotti tipici locali che in esso può offrire (servizi, esperienza e trasformazione); - Le esperienze tipiche locali sono, oltre ad un business in sé, anche un’opportunità per commercializzare le altre tipologie di prodotti territoriali264. Al fine di attirare turisti in zona, una soluzione interessante potrebbe essere quella di creare una gamma di qualità elevata fruibile solo in quel determinato luogo di produzione. La produzione e commercializzazione su più larga scala, tipica di imprese di maggiori dimensioni, dovrebbe cioè essere integrata con quella delle aziende di minori dimensioni: il vino presente in canali come la GDO, dovrebbe avere una qualità e un’attrattiva tali da richiamare il consumatore nel luogo di produzione, dove avrebbe l’opportunità di trovare vino tipico e di elevata qualità di aziende che invece più difficilmente riescono a venderlo su grande scala. Anche ristoranti, enoteche, bar, hotel sono importanti canali distributivi nei quali, visto il maggior livello di interazione tra consumatore e personale, le imprese possono spostare l’attenzione da aspetti tangibili, come l’etichetta, ad aspetti più intangibili, coinvolgendo motivazioni di acquisto esperenziali, edoniche e/o sociali265. Per quanto riguarda invece il prodotto-esperienza o trasformazione integrato, la distribuzione può essere gestita attraverso propri operatori oppure delegata a Tour Spa, 2010, pag. 20, http://www.censisservizi.com/upload/IX%20RAPPORTO%20FINALE.pdf, consultato il 10/06/2012. 264 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I nuovi dinamismi di un turismo di tendenza. IX Rapporto Annuale”, a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pagg. 14-15, http://www.censisservizi.com/upload/IX%20RAPPORTO%20FINALE.pdf, consultato il 10/06/2012. 265 HOLLEBEEK L. D. – BRODIE R. J., “Wine service marketing, value co-creation and involvement: research issues”, International Journal of Wine Business Research, Vol. 21, N. 4, 2009, pagg. 340-341. 65 operator o Agenzie turistiche, con i quali è importante creare un rapporto stabile266. A tal proposito, Pencarelli e Forlani (2006) affermano che tale prodotto dovrebbe essere proposto al turista consumatore di tipicità in un vero e proprio catalogo di prodottiesperienze tipiche (cartellone degli eventi e cataloghi vacanze)267. Ancora più rilevante, da questo punto di vista, è il ruolo di internet. Infatti oggigiorno tale strumento è sempre più usato non solo per reperire informazioni, ma anche per effettuare acquisti e prenotazioni, configurandosi come un canale distributivo. Per questo motivo, il sito delle cantine, o quello consortile, dovrebbe fornire la possibilità di prenotare o acquistare l’esperienza anche online. 2.4. Il marketing mix: il prezzo In generale, la politica di prezzo deve rispettare sia vincoli di tipo interno, relativi a fattori costo e redditività, sia vincoli esterni, connessi alla domanda e all’offerta. Inoltre, deve essere coerente con gli elementi di marketing mix e deve essere sviluppata in riferimento a specifici obiettivi da raggiungere (economico finanziari, di mercato e competitivi)268. La politica di prezzo assume una rilevanza notevole poiché determina effetti nel breve e nel lungo termine. Inoltre è fortemente integrata con il processo di creazione del valore per il cliente, contribuisce alla definizione del livello della domanda, può influenzare il valore percepito dal cliente, in quanto indice della qualità del prodotto e misura del costo/sacrificio269. Colombini (2007) afferma che, nel caso specifico del vino, il rapporto qualità-prezzo deve essere sempre al massimo anche se, 266 PAOLINI D., I luoghi del gusto. Cibo e territorio come risorsa di marketing, Milano, Baldini&Castoldi, 2000, pagg. 134-135. 267 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pagg. 18-19. 268 GOLINELLI M. G., L’approccio sistemico al governo dell’impresa. Valorizzazione delle capacità, rapporti intersistemici e rischio nell’azione di governo, Vol. III, Padova, CEDAM, 2002, pagg 211-212. 269 Op. Cit., pagg. 206-208. 66 ovviamente, il prezzo della bottiglia deve sempre superare il break even point, per essere remunerativo270. Pencarelli e Forlani (2006) affermano che nell’ottica dell’economia delle esperienze, le politiche di prezzo devono tenere conto progressivamente più che del profilo dei costi e della concorrenza, di quanto i clienti sono disposti a pagare per vivere esperienze uniche nel contesto delle tipicità locali e per trasformare il loro tradizionale modo di essere271. È importante che le imprese siano capaci di de-enfatizzare il valore del prezzo, spostando l’attenzione sui benefici forniti. Comunque, la variabile prezzo nel caso del vino è meno importante rispetto ad altri prodotti; proprio per questo motivo è importante non ritenere che il consumatore apprezzi un vino solo se costa molto e non credere che basti produrre un grande vino per venderlo ad alto prezzo. Si rileva infatti una netta prevalenza dell’immaginario sul reale: i valori simbolici sono decisamente importanti nel vino. Secondo un’indagine di Nomisma del 2006, i fattori che pesano nell’acquisto di vino nei consumatori sono gli indicatori di qualità (DOC/DOCG), la regione di provenienza e il nome del produttore. Emerge che è la reputazione dei brand a guidare la scelta del consumatore finale272. Per questo motivo se il brand è forte, l’importanza del prezzo diminuisce agli occhi dei consumatori/turisti. Per quanto riguarda il prodotto-esperienza, il prezzo dovrebbe contribuire a comunicare la qualità e unicità di ciò che viene offerto. Per questa ragione, strategie di leadership di 270 Anche se nelle aziende vitivinicole è difficile dividere i costi di gestione da quelli di investimento e la crescita strutturale dell’azienda va spesso di pari passo all’aumento dell’indebitamento. Per questo è difficile calcolare con esattezza il costo di produzione. Il costo di produzione del vino può essere calcolato o in base alle spese per farlo o in base al valore di mercato pubblicato sul Mercuriale della Camera di Commercio. CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pagg. 101-102. 271 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 7. 272 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pagg. 102-104. 67 costo non sembrano appropriate. Al contrario, strategie di leadership della qualità del prodotto, che comunichino cioè la qualità dello stesso, sono più indicate273. Per quanto riguarda invece un eventuale percorso o soggiorno, essendo caratterizzato da un insieme di beni e servizi, il prezzo dello stesso deve essere inferiore alla somma di quelli normalmente proposti per ogni singolo elemento che compone il pacchetto stesso274. Inoltre, in questo caso, la strategia di prezzo deve essere di tipo prezzo prodotto bundle, per cui un insieme di servizi e prodotti vengono venduti a un prezzo unico. Il vino influenza notevolmente, con la sua qualità e le sue caratteristiche, l’esperienza di viaggio. Un’ultima considerazione riguarda gli sconti: applicare sconti è molto pericoloso e deve essere gestito con cautela. Esso, infatti può ingenerare nel consumatore che ha pagato di più la sensazione di essere stato truffato ed è quindi importante evitare, per quanto possibile, variazioni nei prezzi (evitare incrementi o diminuzioni di prezzo)275. 2.5. Il marketing mix: la comunicazione e la promozione 2.5.1. La comunicazione: forme e obiettivi Nella comunicazione, secondo quanto rilevato da Pastore (2002), molto spesso l’enfasi viene data alla qualità, alla storia, alla tradizione, alla tipicità, alla artigianalità ecc. Ne risulta che il “che cosa comunicare” e il “noi siamo” prevale su “a chi” comunicare e “come farlo”. Tuttavia, in un mercato in cui tutti desiderano comunicare il meglio di sé, e pochi si sforzano di capire a quali destinatari è diretto il proprio messaggio, il rischio è di banalizzare la propria comunicazione e non differenziarla, confondendola con la miriade di altri messaggi tutti diretti allo stesso mercato indifferenziato. Al contrario, è 273 KOTLER P. – BOWEN J. – MAKENS J., Marketing del turismo, Milano, McGraw-Hill, 2007, pagg. 202-204. 274 PAOLINI D., I luoghi del gusto. Cibo e territorio come risorsa di marketing, Milano, Baldini&Castoldi, 2000, pag. 134. 275 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pagg. 113-114. 68 la coerenza tra segmenti di consumatori, contenuti, media usati e tempi dell’intervento che può assicurare un impatto differenziante alle politiche di comunicazione276. Inoltre, efficaci politiche di comunicazione richiedono un impegno congiunto dei diversi attori coinvolti per la condivisione e la definizione di comuni obiettivi e per l’integrazione di vari progetti. Un ruolo importante è rivestito dall’organismo di rappresentanza delle categorie dei soggetti. Paolini (2000) auspica che la forma giuridica sia quella consortile277. Questo però non significa che le imprese debbano limitarsi a delegare la promozione agli strumenti consortili. È infatti necessario un maggior protagonismo da parte degli operatori nel promuovere il prodotto assieme al territorio, attraverso una visione integrale dello stesso, che possa consentire la piena legittimità della parola “tipico”, secondo la definizione data a inizio capitolo278. Le attività di comunicazione devono quindi essere finalizzate all’esplicitazione e al rafforzamento del legame con i luoghi di produzione, consentendo contestualmente la valorizzazione dei prodotti279, l’attrazione dei turisti e sollecitando un senso di appartenenza dei residenti280. Esse dovrebbero essere pertanto mirate a valorizzare non tanto i singoli o i gruppi di produttori, quanto la marca dei territori dove vengono realizzate le tipicità locali per l’offerta di prodotti-esperienze (Strade del vino, agriturismo ecc.) o di prodotti-trasformazioni (corsi o eventi in cui con l’apprendimento i clienti diventano “esperti di vino”). L’obiettivo è quello di richiamare i consumatori nei luoghi dove la proposta di esperienze e trasformazioni si inserisce con la cultura, la 276 PASTORE R., Il marketing del vino e del territorio: istruzioni per l’uso, Milano, FrancoAngeli, 2002, pagg. 137-140. 277 PAOLINI D., I luoghi del gusto. Cibo e territorio come risorsa di marketing, Milano, Baldini&Castoldi, 2000, pagg. 130-132. 278 PASTORE R., Il marketing del vino e del territorio: istruzioni per l’uso, Milano, FrancoAngeli, 2002, pagg. 143-144. 279 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 14. 280 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 104. 69 storia, le condizioni pedoclimatiche e l’atmosfera dei territori di origine delle produzioni agroalimentari281. La comunicazione deve anche: - Esprimere e sottolineare l’autenticità dell’offerta e dell’esperienza; - Informare e promuovere un’immagine territoriale omogenea e condivisa, che esprima le caratteristiche del luogo; - Orientare il visitatore nella percezione-conoscenza complessiva e particolareggiata delle componenti geografiche; - Sottolineare il valore aggiunto del prodotto; - Generare valore per il territorio; - Garantire notorietà e riconoscimento dell’offerta, contribuire alla differenziazione dai concorrenti; - Agevolare, rinforzare e personalizzare il rapporto emozionale tra fruitore e luogo prima, durante e dopo l’esperienza di vita nella destinazione282; - Contribuire al decentramento dei flussi turistici, all’allungamento del soggiorno e alla destagionalizzazione283. La comunicazione deve sottolineare il maggior valore posseduto dai prodotti tipici. È quindi importante individuare azioni di comunicazione mirate non solo a informare, ma anche a svolgere un ruolo di “acculturazione”, in modo tale da indurre il consumatore a percepire le componenti intangibili del vino quali storia, processi produttivi, cultura e tradizioni del luogo dal quale proviene al fine di coinvolgerlo in modo più profondo e 281 AGAZZANI D., “La comunicazione dei prodotti tipici per la valorizzazione turistica del territorio. Il caso del teatro Koinè”, in PENCARELLI T. - GREGORI G. L., (a cura di), Comunicazione e branding delle destinazioni turistiche, Milano, FrancoAngeli, 2009, pag. 291. 282 Un esempio sono gli slogan/immagini che accolgono il visitatore in alcune zone vitivinicole. A Napa Valley, sui cartelli che delimitano la regione si legge: “NAPA VALLEY. WELCOME to this wolrd famous wine growing region…and the wine is bottled poetry”; l’Alsazia invece si è promossa con lo slogan “l’arte di sorprendervi”, il Chianti Classico come la terra del Gallo Nero. CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 106. 283 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pagg. 136-140. 70 memorabile284. Ovviamente la comunicazione deve essere trasparente, veritiera e metafora della realtà effettivamente riscontrabile sul territorio285. Inoltre, non deve essere rivolta solo verso l’ambiente esterno (i turisti nello specifico), ma anche verso l’interno. Si tratta di una forma di comunicazione diretta a dipendenti, collaboratori e imprese che operano sul territorio, fino ad arrivare ai residenti, per diffondere informazioni al fine di evitare la cosiddetta “asimmetria informativa”, creare fiducia, equilibrio, coesione, identità, stimolare la partecipazione, rafforzare il senso di appartenenza e creare una cultura favorevole286. È infine importante tenere in considerazione che si comunica sempre, anche se non volutamente e consciamente. Infatti, l’immagine del territorio o dell’azienda vengono percepiti non necessariamente in seguito ad un processo di comunicazione consapevole. È la stessa identità dell’impresa a comunicare, per questo l’azienda deve essere consapevole che essa comunica sempre, per il solo fatto che esiste ed è sempre in una relazione di “scambio multilaterale” con altri soggetti, lo voglia o no, ne sia pienamente consapevole o no287. Alla costruzione dell’immagine contribuiscono il comportamento dell’azienda, l’atteggiamento dei residenti verso il turista, l’applicazione delle politiche di sviluppo sostenibile, l’arredo urbano, la qualità organolettica del prodotto, la professionalità del personale addetto. Per questo motivo è importante prestare attenzione alla strutturazione del prodotto turistico e anche alla modalità di presentazione ed erogazione288. In definitiva, la comunicazione serve a diffondere informazioni e immagini che anticipino e confermino i benefici derivati dall’esperienza di vita in quel luogo, 284 AGAZZANI D., “La comunicazione dei prodotti tipici per la valorizzazione turistica del territorio. Il caso del teatro Koinè”, in PENCARELLI T. - GREGORI G. L., (a cura di), Comunicazione e branding delle destinazioni turistiche, Milano, FrancoAngeli, 2009, pagg. 292-293. 285 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 106-107. 286 Op. Cit., pagg. 129-130. 287 PASTORE R., Il marketing del vino e del territorio: istruzioni per l’uso, Milano, FrancoAngeli, 2002, pagg. 141-142. 288 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 108. 71 basandosi sulla creazione, attribuzione e condivisione di significati e valori che collegano vino e territorio289. Essa deve essere preceduta da una corretta individuazione degli obiettivi e da una pianificazione; infine, considerando l’obiettivo di promuovere il vino assieme al territorio, diviene ancora più auspicabile realizzare strategie di comarketing con altre cantine. 2.5.2. Gli strumenti di comunicazione e promozione Vari sono gli strumenti che possono essere utilizzati nelle azioni di comunicazione, tra questi troviamo il materiale informativo, che deve essere chiaro e rispondere alla realtà nei contenuti, fornire un’idea dello spirito dell’azienda e del territorio, attirare il consumatore, presentare testi corretti, accattivanti, mirati, tematici, avere un formato curato ed essere costantemente aggiornato290. Altrettanto importante è la sua distribuzione in enoteche, negozi alimentari qualificati, uffici di accoglienza turistica, strutture ristorative e la sua realizzazione in varie lingue per attrarre anche i turisti stranieri. Sono importanti anche gli opuscoli collettivi e sul territorio che illustrano le altre cantine della zona. Tuttavia spesso i produttori sono restii a promuovere i ristoranti, gli alberghi, i monumenti e soprattutto le altre cantine della zona, ritenendo che debba essere l’ente pubblico il soggetto preposto. In realtà, come afferma Colombini (2007), il successo turistico è il risultato dell’azione coerente di più soggetti che fanno squadra291. Riportando come esempio una brochure aziendale, per invogliare il potenziale turistaconsumatore alla conoscenza diretta non solo dei prodotti aziendali ma anche della destinazione, essa dovrebbe presentare: - una sezione riguardante l’azienda, il paesaggio agrario circostante, la cantina di produzione con le sue caratteristiche architettoniche e tecniche, una cartina dell’Italia e una mappa della località; 289 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 108-109. 290 Op. Cit., pagg. 122-129. 291 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pagg. 69-74. 72 - una parte dedicata ai prodotti (con scheda tecnica sintetica dei vini, presentazione di altri eventuali prodotti, ricette di alcuni piatti della cucina tradizionale da proporre in abbinamento ai vini ecc.); - pagine dedicate al territorio e alle sue caratteristiche geografiche, storiche, culturali (archeologia, emergenze artistiche, artigianato di pregio, tradizioni e costumi locali ecc.) nonché ai servizi accessori e leisure presenti292. La presenza di immagini è un ottimo modo per veicolare, in modo più efficace e spontaneo, la realtà del luogo e delle esperienze che possono essere vissute. Per Colombini (2007) la brochure di rappresentanza dovrebbe mostrare il contesto produttivo: la cantina, le vigne, la famiglia dei titolari, l’enologo e quanti sono coinvolti nella produzione con ruoli di rilievo. Inoltre, nella scelta dei soggetti, bisogna puntare su ciò che rende unica e importante la cantina ed evitare luoghi comuni, immagini e frasi ripetitive e generiche293. Anche le fiere specializzate sono un importante strumento comunicativo secondo infatti Pastore (2002) sono considerate in generale come il mezzo più efficace294. Si possono citare importanti fiere sia italiane (Vinitaly, Merano International Wine Festival, Salone del Vino ecc.) che estere: Stati Uniti, Francia (Salons des Vins et de la gastronomie, Salon des vins et des vignerons independants), Spagna (Vinoelite, Salón del Vino), Germania (Weinmesse, Forum Vini) ecc295. Alle fiere le aziende dovrebbero collaborare con il consorzio, con la presenza o fornendo semplicemente le loro bottiglie, in modo da presentarsi come sistema296. 292 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 92. 293 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 122. 294 PASTORE R., Il marketing del vino e del territorio: istruzioni per l’uso, Milano, FrancoAngeli, 2002, pag. 135. 295 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 113-114. 296 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 106. 73 Importanti sono anche gli educational, in cui giornalisti o altri intermediari vengono chiamati a provare, in prima persona, la validità del prodotto turistico per poi influenzare direttamente (ad esempio scrivendo una guida turistica o pubblicando un articolo di carattere esplicitamente turistico) o indirettamente (mediante un articolo o un’intervista di argomento apparentemente lontano, ma in grado di suscitare interesse per la destinazione stessa) le scelte di acquisto di clienti potenziali. È importante selezionare anche il momento adatto per la realizzazione di tali educational, che per essere più efficaci dovrebbero essere realizzati in concomitanza con un evento297. Non vanno poi dimenticate le pubblicazioni su riviste specializzate (Gambero Rosso, Civilità del bere, Spirito diVino, The Wine Spectator ecc.), che influenzano notevolmente la percezione del consumatore sulla qualità del vino. Ancora una volta il vino dovrebbe essere comunicato assieme al territorio di produzione, in modo da esplicitare il legame intimo tra i due e attirare il lettore in loco. Per quanto riguarda la comunicazione collegata agli eventi (che abbiano visto essere considerati prodotti-esperienza), deve essere fatta con un certo anticipo298. A tale proposito Paolini (2000) individua come strumenti efficaci: un’oculata pianificazione pubblicitaria, internet, il materiale pubblicitario e una mirata attività di ufficio stampa e pubbliche relazioni299. Agli strumenti di comunicazione appena descritti, se ne aggiungono altri: le trasmissioni televisive, gli spettacoli cinematografici, la cartellonistica. Spesso però richiedono ingenti investimenti di denaro per risultare efficaci e, se non gestiti correttamente possono non avere risultati positivi300. 297 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 114-118. 298 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 138. 299 PAOLINI D., I luoghi del gusto. Cibo e territorio come risorsa di marketing, Milano, Baldini&Castoldi, 2000, pagg. 146-147. 300 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 63. 74 Possono essere usate anche altre forme innovative (Viral, Buzz, Guerrilla Marketing ecc.), l’importante è che esprimano in modo adeguato la complessa osmosi tra prodotto e territorio301. Anche il ruolo del consumatore è molto importante. Infatti, spesso e volentieri e senza saperlo, egli è il vero promoter del produttore302. Per questo il passaparola è un mezzo che va curato con attenzione. Purtroppo, sembra che la soddisfazione del consumatore sia ancora sottovalutata come elemento capace di generare passaparola positivo per l’azienda303. Le etichette dei vini possono trasformarsi in ulteriore strumento di comunicazione. Infatti, considerando il rapporto di simbiosi che intercorre tra commercializzazione del vino e comunicazione del territorio, aggiungere sull’etichetta di vini destinati all’esportazione o alla vendita in zone limitrofe informazioni circa la zona di produzione, corredandola di immagini, può essere un’efficace strategia304. Un ruolo molto importante è svolto dalla promozione online. Essa, infatti, fornisce una serie di vantaggi che vanno oltre la semplice riduzione dei costi e opportunità di vendita dei loro prodotti, permettendo una maggiore interazione con i clienti, il miglioramento dell’immagine, la maggior consapevolezza del brand, l’attrazione dei visitatori. Inoltre, internet permette di pianificare e promuovere itinerari enoturistici online, di creare clubs di turisti, di inviare newsletter ed e-mail305. Il visitatore può acquisire informazioni complete e dettagliate su prodotti e territorio, vivere in anticipo le esperienze che sperimenterà, riducendo così il rischio percepito (ad esempio effettuando un tour 301 AGAZZANI D., “La comunicazione dei prodotti tipici per la valorizzazione turistica del territorio. Il caso del teatro Koinè”, in PENCARELLI T. - GREGORI G. L., (a cura di), Comunicazione e branding delle destinazioni turistiche, Milano, FrancoAngeli, 2009, pag. 293. 302 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 63. 303 PASTORE R., Il marketing del vino e del territorio: istruzioni per l’uso, Milano, FrancoAngeli, 2002, pag. 135. 304 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 62. 305 RASCH L. – GRETZEL U., “Wineries’ Involvement in Promoting Tourism Online: The Case of Texas”, PASOS, Vol. 6, N. 2, 2008, pagg. 320-321. 75 virtuale della cantina prima ancora giungere a destinazione306), personalizzare il viaggio secondo le sue esigenze307, entrare in relazione con le imprese e il territorio. Spesso, però, le potenzialità di internet non vengono percepite correttamente dalle imprese, che non vi dedicano né personale né tempo né interesse, considerandolo come uno strumento di comunicazione secondario308. Senza contare che, molte volte, esso non è altro che una mera traduzione in strumento elettronico di brochure cartacee309. È invece importante che le sue potenzialità vengano colte, così come quella dei social networks (Facebook, Twitter , Youtube, Flickr e Skype) e del web 2.0, e che i siti internet siano veloci, gradevoli e ben indicizzati sui motori di ricerca. Questi ultimi, inoltre, devono essere semplici e intuitivi, facili da navigare, devono permettere al consumatore di trovare l’informazione desiderata in breve tempo310. La home page deve essere attrattiva e funzionale, gli elementi devono essere organizzati in forma semplice e chiara; le informazioni non devono essere numerose, ma puntuali, così come le immagini: è preferibile che siano poche ma di qualità311. Fondamentale è poi aggiornare i contenuti: siti non aggiornati determinano un’immagine negativa che può riverberarsi su tutta l’offerta312. È poi importante che il sito sia interattivo, presenti un’integrazione tra le varie forme di comunicazione, comunichi in primis l’immagine del prodotto e del territorio e il brand, consenta un collegamento con l’attività di selling (consenta ad esempio la prenotazione e l’acquisto) e un collegamento con il sistema di offerta del territorio. Tuttavia, spesso e volentieri, i siti internet sono semplicemente informativi. 306 RASCH L. – GRETZEL U., “Wineries’ Involvement in Promoting Tourism Online: The Case of Texas”, PASOS, Vol. 6, N. 2, 2008, pag. 321. 307 MATELLANES LAZO M., “Gestión del enoturismo a través de internet”, Razón y palabra, N. 78, 2011, http://www.razonypalabra.org.mx, consultato il 10/05/2012. 308 Op. Cit., http://www.razonypalabra.org.mx, consultato il 10/05/2012. 309 PASTORE R., Il marketing del vino e del territorio: istruzioni per l’uso, Milano, FrancoAngeli, 2002, pagg. 136-137. 310 MATELLANES LAZO M., “Gestión del enoturismo a través de internet”, Razón y palabra, N. 78, 2011, http://www.razonypalabra.org.mx, consultato il 10/05/2012. 311 Inoltre, è importante che sia presente una foto dell’azienda, in modo che all’arrivo la struttura sia immediatamente riconosciuta dal visitatore. CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pagg. 69-70. 312 Op. Cit., pagg. 136-137. 76 Raramente presentano collegamenti con altre cantine, quasi mai con altri operatori della destinazione313. Anche nel caso di internet, sarebbe auspicabile che le cantine si impegnassero in azioni congiunte per promuovere il vino e la destinazione e, soprattutto, che programmassero una pianificazione strategica. Infatti, internet rappresenta sì un’opportunità, ma anche un rischio, a causa dei cambiamenti continui e costanti che lo caratterizzano e l’abbattimento delle barriere geografiche che amplifica la competizione aumentando il numero dei concorrenti.314 2.5.3. Immagine e brand del territorio e del vino Come prima accennato, immagine del territorio e del vino sono strettamente collegati. Innanzitutto è importante considerare che la definizione stessa di marca del vino appare complessa. Poiché quella tradizionale sembra non essere totalmente soddisfacente315, è stata avanzata una definizione specifica: «La marca di un vino è un cluster di attributi che definisce l’identità del vino agli occhi del compratore» (Lockshin, 2004)316 . Inoltre, nel caso del vino il territorio è in un certo senso parte del brand e influenza inevitabilmente la percezione dello stesso. Dato il legame intimo che esiste tra territorio e prodotto, l’immagine del primo può consentire e favorire il lancio o la rivitalizzazione di beni locali poco conosciuti nei circuiti della distribuzione e dei consumi. Associando, infatti, al brand del prodotto il nome del territorio, si riesce a favorire l’inserimento nei canali distributivi di produzioni qualificate dall’origine territoriale (emblematico il 313 RASCH L. – GRETZEL U., “Wineries’ Involvement in Promoting Tourism Online: The Case of Texas”, PASOS, Vol. 6, N. 2, 2008, pag. 321. 314 MATELLANES LAZO M., “Gestión del enoturismo a través de internet”, Razón y palabra, N. 78, 2011, http://www.razonypalabra.org.mx, consultato il 10/05/2012. 315 Il brand viene definito come un “nome, termine, segno, simbolo, disegno o una loro combinazione volto a identificare i beni e i servizi di un venditore o un gruppo di venditori e a differenziarli da quelli dei concorrenti” (American Marketing Association). In VIOT C. – PASSEBOIS-DUCROIS J., “Wine brands or branded wines? The specificity of the French market in terms of the brand ”, International Journal of Wine Business Research, Vol. 22, N. 4, 2010, pag. 407. 316 «A wine brand is a cluster of attributes which defines the identity of the wine in the eyes of the buyer». In Op. Cit., pag. 407. 77 ricorso al marchio made in Italy)317. È quindi raccomandato alle imprese di usare il brand regionale soprattutto quando la regione ha un’immagine di marca positiva318. Anche in una ricerca condotta da Bruwer e Johnson (2010) emerge che legare il vino alla regione d’origine rappresenta una strategia efficace319: ad esempio, aggiungere informazioni sulla regione d’origine nell’etichetta aumenta la fiducia del consumatore sulla qualità del prodotto320. A tal proposito, i marchi di qualità e di certificazione regionale (adottati in Italia dal 1963) sono considerati come segnale di qualità, anche grazie al fatto che palesano il legame con il territorio di produzione. Inoltre influenzano il consumatore nella scelta del vino (per il quale è, ad esempio, disposto a spendere di più)321 e anche della destinazione da visitare. Numerosi studi hanno evidenziato che zone come Napa Valley, Chianti, Bordeaux, valle del Duero e la Rioja hanno usato l’identità regionale come fonte di vantaggio competitivo322. La relazione brand del territorio – brand del prodotto può essere interpretata anche in una prospettiva inversa, nel senso che l’accostamento del nome di un territorio, poco 317 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 14. 318 BRUWER J. – JOHNSON R., “Place-based marketing and regional branding strategy perspectives in the California wine industry”, Journal of Consumer Marketing, Vol. 5, N. 16, 2010, pag. 12. 319 In particolare, il vino è un prodotto che determina un forte legame personale con il consumatore (viene definito come “information-intensive product”) e un alto livello di coinvolgimento, che dipende dal grado di rilevanza personale che il prodotto ha per chi lo utilizza. I consumatori con un alto livello di coinvolgimento nei confronti di vini con il marchio della regione d’origine tendono a consumarli maggiormente e danno molta importanza alle informazioni sull’etichetta. Per questo, gli sforzi in termini di brand regionale nelle etichette devono essere rivolti a consumatori con un elevato livello di coinvolgimento poiché, rispetto a coloro che hanno un livello inferiore, sono più influenzabili. Op. Cit., pag. 12. 320 BRUWER J. – JOHNSON R., “Place-based marketing and regional branding strategy perspectives in the California wine industry”, Journal of Consumer Marketing, Vol. 5, N. 16, 2010, pag. 12. 321 STASI A. – NARDONE G. – VISCECCHIA R. – SECCIA A., “Italian wine demand and differentiation effect of geographical indications”, International Journal of Wine Business Research, Vol. 23, N. 1, pagg. 49-50. 322 FAMULARO B. – BRUWER J. – LI E., “Region of origin as choice factor: wine knowledge and wine tourism involvement influence”, International Journal of Wine Business Research, Vol. 22, N. 4, 2010, pag. 364. 78 noto presso il pubblico, con quello di prodotti realizzati nell’area molto noti e dotati di elevata reputazione può essere un’azione rivolta alla valorizzazione del territorio, facendo leva sull’identità di marca conquistata dalle produzioni locali323. Questo vale ad esempio per quei territorio di limitate dimensioni che hanno le caratteristiche di un “mercato da scoprire”324. Infatti, come affermano Asero e Patti (2009), un vino di qualità e con una buona immagine rafforza quella dei territori, contribuendo alla promozione dell’offerta turistica. In sostanza, il vino di qualità funge da medium turistico325. Si evidenzia così un quadro di biunivocità tra immagine e marca del territorio e quella dei prodotti tipici locali, che conferma sia l’importanza della politica di brand territoriale sia l’importanza della politica di brand di prodotto e/o aziendale. Per questo motivo risulta cruciale l’integrazione e il coordinamento delle politiche di brand di prodotto e d’azienda con quelle del territorio326. Date anche le difficoltà che spesso hanno i brand dei piccoli produttori a emergere in un contesto altamente competitivo, a causa anche dei costi elevati in termini di comunicazione e marketing, creare un’identità comune e sfruttare un brand collegato al territorio si configura come una strategia efficace (spesso messa in atto da associazioni consortili)327. Considerando questi aspetti, la cura continua dell’immagine, che deve essere coerente alle aspettative dei turisti, è fondamentale sia per le imprese (dal momento che 323 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 14. 324 ZAMPARINI A. – LURATI F. – ILLIA L. G., “Auditing the identity of regional wine brands: the case of Swiss Merlot Ticino”, International Journal of Wine Business Research, Vol. 22, N. 4, pagg. 387-388. 325 AMERICAN ASSOCIATION OF WINE ECONOMICS, “From wine production to wine tourism experience: the case of Italy”, AAWE, N. 52, 2009, pag. 5. 326 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 14. 327 ZAMPARINI A. – LURATI F. – ILLIA L. G., “Auditing the identity of regional wine brands: the case of Swiss Merlot Ticino”, International Journal of Wine Business Research, Vol. 22, N. 4, pagg. 387-388. 79 l’immagine non è un’entità statica ma dinamica, che cambia facilmente) che per il territorio328. 2.6. Il marketing mix: il personale Il personale addetto all’accoglienza svolge un ruolo fondamentale per quanto riguarda la buona riuscita dell’esperienza di visita, in quanto agli occhi del visitatore rappresenta l’azienda. Il rapporto che si instaura contribuisce o meno alla soddisfazione del clientevisitatore e di conseguenza alla sua fidelizzazione329. Dato il ruolo fondamentale che ha il personale, è fondamentale che sia qualificato, cosa che spesso non si vede né nelle aziende produttrici né tra ristoratori e albergatori330. Egli deve saper inquadrare la tipologia di visitatore, i suoi bisogni, adattando le informazioni in base alle sue caratteristiche331. Inoltre, tutti i dipendenti devono conoscere a fondo la risorsa vino ed essere in grado di parlarne con un minimo di competenza, che deve invece essere molto elevata nel caso del personale specificatamente addetto alla visita guidata e alla degustazione. Tali dipendenti, oltre alle conoscenze tecniche, è necessario che abbiano anche capacità di creare opportuni collegamenti tra il vino e il territorio, la storia, l’arte, la letteratura, la geologia, il paesaggio, le tradizioni ecc. Devono saper dare indicazioni mirate su ristoranti, musei, hotel, risorse naturali e leisure della zona con competenza. È auspicabile, se non necessario, che abbiano una conoscenza di una o più lingue straniere e del linguaggio tecnico, che abbiano buone capacità comunicative, sappiano entrare in 328 MATELLANES LAZO M., “Gestión del enoturismo a través de internet”, Razón y palabra, N. 78, 2011, http://www.razonypalabra.org.mx, consultato il 10/05/2012. 329 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 131. 330 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “I tracciati virtuosi di riposizionamento dei territori. VII Rapporto Annuale”, a cura di Associazione Nazionale Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2009, pag. 25, http://www.terredelvino.net/sites/default/files/VII_Osservatorio_sul_Turismo_del_Vino.pdf, consultato il 10/06/2012. 331 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pagg. 83-85. 80 sintonia con il turista e sappiano gestire con intelligenza malumori ed eventuali critiche dei clienti332. Spesso e volentieri il turista cerca nella visita il contatto con la realtà caratteristica e rustica, soprattutto nel caso degli stranieri. Per questo motivo è apprezzata anche l’atmosfera meno formale, non per questo meno professionale, delle piccole imprese familiari, dove l’accoglienza avviene nel calore della famiglia contadina333. In ogni caso, lo stile di accoglienza di ogni realtà produttiva deve essere personale, inconfondibile, coerente con l’identità, la filosofia e l’immagine che l’azienda intende comunicare334. 2.7. La valutazione della qualità da parte delle aziende Data l’importanza della soddisfazione del cliente sulla sua fidelizzazione e, quindi, sul suo ritorno o ri-acquisto, è auspicabile che le aziende progettino un sistema di servizi che sia incentrato sul cliente e la sua soddisfazione335. Per agire in modo corretto, bisogna tenere in considerazione che il turista sarà soddisfatto quando la qualità attesa (considerata come sintesi di informazioni e bisogni che derivano dall’immagine dell’azienda, dalla sua comunicazione, dal passaparola e dalle esperienze pregresse) sarà pari alla qualità percepita (sia tecnica sia funzionale)336 332 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 129-130. 333 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 61. 334 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 131. 335 PAOLINI D., I luoghi del gusto. Cibo e territorio come risorsa di marketing, Milano, Baldini&Castoldi, 2000, pag. 75. 336 La qualità tecnica si riferisce a ciò che resta al cliente in seguito alla conclusione dell’interazione cliente-dipendente, mentre quella funzionale al processo di fornitura del servizio o del prodotto. KOTLER P. – BOWEN J. – MAKENS J., Marketing del turismo, Milano, McGraw-Hill, 2007, pag. 381. 81 e sperimentata337. Quindi, il concetto di “qualità totale” assume una grande rilevanza. Monterumisi (2005) afferma che essa significa creare turismo per mezzo di una produzione che, come primo obiettivo, si pone quello di ottenere un prodotto di qualità. Tuttavia, per ottenere la qualità totale, oltre a quella del prodotto, deve essere presente anche quella dell’azienda, dell’accoglienza, dei servizi, e dell’organizzazione territoriale338. È poi fondamentale che ogni azienda metta a punto un sistema di valutazione delle proprie prestazioni turistiche, per essere in grado di valutarne l’efficacia e intervenire opportunamente. Il monitoraggio può essere realizzato usando una procedura di autocontrollo e attraverso la valutazione della customer satisfaction, mediante la somministrazione di questionari di soddisfazione che riguardino l’accoglienza ricevuta in azienda, oppure sondando con qualche domanda l’opinione dei visitatori e invitando i turisti a scrivere un loro commento sul libro degli ospiti339. 337 PAOLINI D., I luoghi del gusto. Cibo e territorio come risorsa di marketing, Milano, Baldini&Castoldi, 2000, pagg. 75-78. 338 MONTERUMISI A., Turismo e Strade del Vino. Progettare, organizzare e promuovere i distretti turistici integrati, Rimini, Guaraldi, 2005, pag. 27. 339 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 145-146. 82 3. IL CASO DEL CONSORZIO DI TUTELA DEL VINO CUSTOZA 3.1. Obiettivi del lavoro e metodologia utilizzata 3.1.1. Obiettivi dell’indagine L’obiettivo principale dell’indagine è stato analizzare il Consorzio di Tutela del Vino Custoza in merito alla collaborazione tra le imprese associate, per verificare la possibilità di un eventuale miglioramento della stessa nell’ottica di una promozione del prodotto-vino e del territorio. Ciò consentirebbe di attirare flussi turistici e, quindi, usufruire delle ricadute positive dell’enoturismo sia sul territorio sia sulle cantine. Il turismo del vino, infatti, favorisce la vendita diretta e il legame tra produttore e consumatore, implicando la possibilità di trasformare quest’ultimo in cliente fedele e il suo conseguente ri-acquisto del vino340; tale forma di turismo, inoltre, se correttamente gestita e organizzata, può beneficiare tutti gli attori del territorio, grazie alla permanenza dei visitatori nella destinazione e alle sue ricadute economiche. Di conseguenza, nel corso dell’indagine, si è cercato di individuare la presenza di forme di collaborazione anche con attori del territorio esterni al comparto vitivinicolo, per valutare la possibilità di attuare strategie di marketing turistico e territoriale al fine di rafforzare la coesione della zona e proporre un’offerta turistica integrata attrattiva per i turisti341. 3.1.2. Metodologia e tecnica impiegate La metodologia di ricerca utilizzata è stata di tipo qualitativo; tale scelta è stata determinata da due fattori principali: il numero limitato dei soggetti coinvolti e l’obiettivo, ossia approfondire la conoscenza di un fenomeno per svelarne la complessità342. Nello specifico, la tecnica utilizzata è stata l’intervista individuale rivolta a 29 aziende facenti parte del Consorzio di Tutela del Vino Custoza 340 NOWAK L. I. – NEWTON S. K., “Using the tasting room experience to create loyal customers”, International Journal of Wine Marketing, Vol. 18, N. 3, 2006, pagg. 157-158. 341 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 88-90. 342 MOLTENI L. – TROILO G., Ricerche di marketing, Milano, McGraw-Hill, 2007, pagg. 99-100. 83 (corrispondenti al 45% del totale del campione), al Presidente C. N., al Direttore tecnico C. T. e al Responsabile comunicazione A. P. Inizialmente le aziende sono state contattate via mail e, solo con quelle che dato la loro disponibilità, è stato preso telefonicamente un appuntamento. Le interviste si sono svolte nei mesi di luglio-agosto 2012, con una durata oscillante fra i 15 minuti e 1 ora e 15 minuti. Le interviste si sono basate su una traccia semistrutturata, con domande descrittive, di similarità e contrasto, e aggiungendo, in alcuni casi, domande stimolate dalle risposte degli intervistati 343. Per evitare risposte non valide, si è fatto riferimento alle indicazioni date da Kerin et al (2010), evitando: 1. Domande tendenziose, che possono portare il consumatore a fare affermazioni in favore di quanto detto dall’intervistatore; 2. Domande ambigue, in cui i termini potrebbero non risultare chiari; 3. Domande cui non si può rispondere; 4. Domande doppie; 5. Domande incomplete; 6. Domande multiple, che offrono opzioni che non si escludono l’una con l’altra344. L’intervista alle aziende si è incentrata sul loro andamento, il loro target di mercato, i visitatori, il Consorzio, il vino Custoza, la collaborazione con le altre imprese consorziate ed eventualmente con altri attori. Nel caso dell’intervista al Presidente, al Direttore tecnico e al Responsabile comunicazione, le domande hanno riguardato l’andamento del Consorzio e del prodotto Custoza. 343 In base alla distinzione riportata in MOLTENI L. – TROILO G., Ricerche di marketing, Milano, McGraw-Hill, 2007, pag. 115. 344 KERIN R. A. – HARTLEY S. W. – RUDELIUS W. – PELLEGRINI L., Marketing, Milano, McGraw-Hill, 2010, pagg. 225-226. 84 3.2. L’andamento del Consorzio di Tutela del Vino Custoza 3.2.1. Breve storia del Consorzio e zona di produzione Il Consorzio nasce il 18 luglio del 1972 a seguito dell’applicazione del D.P.R. del 08/02/1971, decreto con cui viene riconosciuta la Denominazione di Origine Controllata del Vino Custoza. Nel 1981, con D.M. 05/09/1981, viene conferito al Consorzio l’incarico di vigilanza nei confronti della Denominazione. Dal 2004 il Consorzio di Tutela del Vino Custoza ha ottenuto la certificazione di un sistema di gestione per la qualità secondo la norma volontaria UNI EN ISO 9001:2000 ed è stato realizzato uno studio di Zonazione in collaborazione con la regione Veneto e con Veneto Agricoltura345. Il Consorzio di Tutela del Vino Custoza rappresenta quasi il 90% della produzione totale di vino e conta aziende agricole associate situate nella Provincia di Verona ed entro il territorio dei Comuni previsti dal Disciplinare di Produzione: Peschiera del Garda, Lazise, Castelnuovo del Garda, Pastrengo, Bussolengo, Sona, Sommacampagna (Custoza), Valeggio sul Mincio e Villafranca di Verona346. Gli ettari della Denominazione rivendicati nella zona di produzione del Custoza Doc sono 1200 ha. La produzione media si aggira attorno ai 100.000-110.000 ettolitri, con 12 milioni di bottiglie. I soci del Consorzio possono essere aziende viticole (produttrici di uva), aziende vinificatrici e aziende imbottigliatrici. Alcune aziende sono socie in tutte e tre le tipologie. Nello specifico ne fanno parte: - 3 cantine sociali; - 494 aziende viticole, delle quali 336 sono socie delle cantine sociali; - 51 aziende vinificatrici; 345 Programma triennale che coinvolge le aziende viticole dei 9 Comuni del Custoza e che prevede la realizzazione di analisi dei terreni, rilevazione del clima e assaggi di micro vinificazioni. Ciò ha permesso al Consorzio di approfondire la conoscenza del territorio e di migliorare la qualità delle uve identificando opportunamente terreni, cloni, vitigni e tempi di maturazione dei prodotti. http://www.vinocustoza.it, consultato il 5/07/2012. 346 http://www.vinocustoza.it, consultato il 5/07/2012. 85 - 67 aziende imbottigliatrici (51 delle quali sono anche vinificatrici, 16 sono invece imbottigliatori commerciali/industriali). La zona di produzione del Custoza Doc coincide all’incirca con la parte meridionale di quella del Bardolino Doc e si estende lungo le colline moreniche del settore sudorientale del lago di Garda347. Figura 4. – Zona di produzione del Custoza e localizzazione delle aziende intervistate Fonte – http://www.maps.google.it/, consultato il 30/08/2012. 347 TOURING CLUB ITALIANO – TOURING EDITORE, Le strade del vino e dei sapori nel veronese, Iolo (Prato), Industrie Grafiche Giunti, 2009, pag. 50. 86 3.2.2. Le aziende consorziate intervistate Le aziende intervistate sono di piccole o medio-piccole dimensioni (con un numero di dipendenti inferiore ai 50), ad eccezione di una di medie dimensioni, distinte nelle tipologie di azienda vinificatrice e/o imbottigliatrice e cantina sociale. Dal punto di vista giuridico, si tratta di aziende agricole, vitivinicole, vinicole e società agricole. L’86% degli intervistati ha il controllo di tutta la filiera, partendo dalla coltivazione dell’uva e arrivando alla produzione e all’imbottigliamento del vino. Vi è poi un’azienda solo imbottigliatrice, una cantina sociale, che riceve invece l’uva dai conferenti, e alcune aziende che acquistano in parte uva e mosto. Esempi sono l’azienda alfa 24, la cui responsabile controllo e gestione, F. T. afferma: «Le nostre uve coprono il 20% del fabbisogno di imbottigliato. Per il resto compriamo sia uve, che mosti, che vini dai nostri fornitori»; e l’azienda alfa 1, come afferma il responsabile commerciale A. A.: «In parte coltiviamo uva e in parte acquistiamo il vino». Le caratteristiche delle aziende intervistate, in merito a sede, dimensioni, pay off e logo, sono riportate nella seguente tabella: Tabella 1. – Le aziende consorziate intervistate DIMENSIONI AZIENDA SEDE AZIENDALI E TIPO DI PAY OFF CONDUZIONE Aldegheri s.r.l. Azienda agricola Ca’ dei Rotti di Castellani Natale Sant’Ambrogio Azienda agricola di di Valpolicella piccole dimensioni Azienda agricola di Località Rotti Bussolengo Conduzione familiare Azienda agricola di Azienda agricola Adami Aldo e c. piccole dimensioni. Custoza piccole dimensioni. Conduzione familiare 87 “Vini per passione dal 1956” LOGO Azienda agricola Albino Piona s.s. Azienda agricola Bergamini Damiano e Daniele s.s. Località Azienda agricola di “Vignaioli in Palazzina di piccole dimensioni. Custoza dal Prabiano - Conduzione 1893” Villafranca familiare Località Ca’ Nova – Colà di Lazise Azienda agricola di piccole dimensioni. Conduzione familiare Azienda agricola Azienda agricola di Bertoldi di Bertoldi piccole dimensioni. Manuele Bussolengo Conduzione familiare Azienda agricola di Azienda agricola Cavalchina Custoza piccole dimensioni. Conduzione familiare Azienda agricola di Azienda agricola Chesini di Mattarei Castelnuovo Ilda del Garda piccole dimensioni. Conduzione familiare Azienda agricola Località Azienda agricola di Corte Gardoni di Gardoni – piccole dimensioni. Piccoli S s.s. Valeggio sul Mincio Azienda agricola Corte Gioliare di Montresor Giacomo Colà di Lazise e Giovanni s.s. “…dal 1904” Conduzione familiare Azienda agricola di piccole dimensioni. Conduzione familiare 88 “Produzione vini Tipici e DOC” “Il vino la nostra passione” Azienda agricola di Azienda agricola Falconi Liviana Villafranca piccole dimensioni. Conduzione familiare Azienda agricola di Azienda agricola Gorgo di Bricolo Custoza Roberto piccole dimensioni. Conduzione familiare Località Azienda agricola Il Madonnina di Custode di Prabiano – Menegotti Giulio Valeggio sul Mincio “La terra…la tradizione…l’in novazione” Azienda agricola di piccole dimensioni. Conduzione familiare “Dalla Azienda agricola Il Pignetto di Bussolengo Morando Adriano Azienda agricola di Passione per la piccole dimensioni. Natura Conduzione cogliamo i familiare valori della Qualità” Azienda agricola di Azienda agricola Le Tende di Fortuna e Lucillini s.s. Lazise piccole dimensioni. Conduzione familiare Azienda agricola Monte del Fra’ Azienda agricola di Sommacampag na piccole dimensioni. “Tradizione & Conduzione Innovazione” familiare Azienda agricola di Azienda agricola Pigno di Martari f.lli s.s. Villafranca piccole dimensioni. Conduzione familiare Azienda agricola di Azienda agricola Ronca di Ronca Sommacampag Massimo na piccole dimensioni. Conduzione familiare 89 Azienda agricola Villa Medici Azienda agricola di Sommacampag na piccole dimensioni. “Viticoltori dal Conduzione 1900” familiare “Sartori, Azienda vinicola Sartori s.p.a. Negrar Azienda vinicola di grandi vini nel medie dimensioni nome di Verona” Azienda vinicola di Azienda vinicola Calmasino di Valetti Luigi s.r.l. Bardolino piccole dimensioni. Conduzione familiare Imbottigliatore di Canevini di Pinamonte Garda piccole dimensioni Armando Cantina sociale di Castelnuovo Casa vitivinicola Tinazzi Le Vigne di San Pietro società agricola s.r.l. Montresor Giacomo cantine s.p.a. Castelnuovo Azienda vitivinicola Lazise di piccole dimensioni Sommacampag na Verona Corte Fornello di Valeggio sul Venturelli Ivano e Mincio “Vinum vita est” Azienda vitivinicola di piccole dimensioni Azienda di medio- “Wines and piccole dimensioni luxury” Società agricola di Società agricola C. s.s. Cantina sociale piccole dimensioni. Conduzione familiare 90 “Produttori Vini Classici Veronesi” Società agricola Rizzi Luigino e Claudio – Tenuta San Leone Salionze – Azienda agricola di Valeggio sul piccole dimensioni. Mincio Società agricola Località Società agricola di Antonio Menegotti Acquaroli - piccole dimensioni di Menegotti Villafranca Fonte – Elaborazione personale Le interviste sono state rivolte a: 11 titolari, 3 soci, 1 responsabile tecnico, 3 responsabili commerciali, 1 rappresentante legale, 3 responsabili marketing e comunicazione, 1 responsabile finanziario, 3 collaboratori, 1 responsabile controllo e gestione, 2 enologi. Il grafico seguente (Figura 5) riporta i ruoli in percentuale: Figura 5. – Ruolo degli intervistati Titolare Rappresentante legale 3% 10% Responsabile marketing e comunicazione Responsabile tecnico 3% 38% Enologo 10% Presidente di cantina sociale Collaboratore 10% Responsabile commerciale Responsabile controllo e gestione 3% 3% 7% 3% Socio 10% Responsabile finaziario Fonte – Elaborazione personale Tutte le aziende producono sia Custoza sia Bardolino sia Chiaretto a cui, in alcuni casi, si aggiungono Valpolicella, Lugana, Garda Doc, vari Igt e Igp e vini di altre regioni (vini trentini, toscani, abruzzesi, pugliesi e siciliani). 91 Le imprese producono per passione: A. B., collaboratore nell’azienda alfa 5, dice infatti: «Una volta un cliente mi ha detto che parlo di vino come se parlassi di una bella donna. Non è solo un lavoro, bisogna crederci». Anche S. B. (responsabile marketing e comunicazione presso l’azienda alfa 16) dice: «Cerchiamo di comunicare al cliente che facciamo il prodotto perché è una passione per noi». Come evidenziato nella tabella precedente (Tabella 1), solo il 44% delle aziende intervistate ha un pay off e questo aspetto sembra rispecchiare un atteggiamento più product oriented che market oriented. A riconferma, E. B., collaboratore dell’azienda alfa 6, dice: «Siamo un’azienda agricola piccola, il prodotto è la cosa più importante. (…) Non abbiamo una struttura curata all’esterno, il nostro modo di fare è “assaggia il prodotto e provalo”». Anche M. P., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 4, dice: «Non si può rincorrere le mode e seguire cosa la massa vuole». Punti di forza delle aziende consorziate Tra i vari punti di forza evidenziati dalle aziende intervistate, frequente è la qualità del prodotto, unita al buon rapporto qualità/prezzo. A. M. (rappresentante legale dell’ azienda alfa 29) dice: «Il nostro punto di forza è il rapporto qualità/prezzo». G. T. (presidente dell’azienda alfa 23) parla di: «Buon rapporto qualità/prezzo e garanzia di un vino che proviene dai vigneti della cantina». Si aggiungono poi la storicità, come afferma C. E. (enologo dell’azienda alfa 26): «Il riferimento sicuramente è alla storia e alla tradizione dell’azienda» e l’investimento tecnologico, come aggiunge M. P., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 4, «puntiamo sul prodotto, l’innovazione tecnologica e sul nome dell’azienda, che è storica». I. V., titolare dell’azienda alfa 27, dice: «Abbiamo tutte le tecnologie, ci teniamo all’avanguardia, non dimenticando le antiche tradizioni». Il rapporto diretto con il cliente e i turisti è percepito come punto di forza dalla maggior parte delle aziende, poiché consente la vendita in azienda, la possibile fidelizzazione del consumatore e il passaparola. I. V., titolare dell’azienda alfa 27, dice infatti: «Il turista viene in azienda, compra sicuramente poco vino, perché il turista non ne porta via tanto, però lo paga subito. Quindi il turismo non è da sottovalutare, anzi». A. M. (titolare dell’azienda alfa 14) conferma: «Il turismo è un fattore importante per noi, altrimenti saremmo in crisi essendo un’azienda piccola: lavorando con gruppi organizzati da 92 agenzie, facciamo promozione e nello stesso tempo sosteniamo le spese, perché la degustazione ci viene pagata. Poi, se il prodotto merita e trova consenso, c’è immediatamente un ritorno». Anche la localizzazione risulta essere un punto di forza, soprattutto per le aziende situate vicino al lago di Garda o ad altre zone di interesse turistico (come Valeggio e il parco Sigurtà). A riprova di ciò, R. C. (collaboratore nell’azienda alfa 8) afferma: «Essendo vicini a Gardaland abbiamo il passaggio di italiani a cui vendiamo il vino», mentre I. V., titolare dell’azienda alfa 27, dice: «Abbiamo la fortuna di essere a Valeggio sul Mincio, che è conosciuto per i ristoranti e per il parco del Sigurtà». Infine, anche la conduzione familiare e le ridotte dimensioni aziendali vengono considerate un punto di forza, grazie, soprattutto, alla flessibilità che consentono di avere. M. P. (responsabile marketing e comunicazione presso l’azienda alfa 4) afferma infatti: «Il nostro punto di forza sono la conduzione familiare, quindi una ripartizione dei ruoli tra i vari fratelli ben distinta, e lo spirito familiare che crede nell’azienda». C. N., titolare dell’azienda alfa 25, dice infine: «Le piccole dimensioni ci permettono di essere leggeri e mobili». Punti di debolezza delle aziende consorziate La localizzazione delle aziende, se considerata un punto di forza dalle aziende situate in zone turistiche, viene ritenuta un punto di debolezza per quelle che si trovano, invece, in posizioni defilate o poco note. A. M., titolare dell’azienda alfa 14, afferma: «Sono in una zona troppo esterna, forse questo è un po’ un mio limite». Anche la conduzione familiare e le ridotte dimensioni, oltre ad essere un punto di forza, rappresentano un punto di debolezza, soprattutto a causa dei limiti che comportano sul piano della comunicazione, della promozione e della forza sul mercato. F. P. (responsabile commerciale dell’azienda alfa 7) dice: «Siamo una struttura piccola, il che è una debolezza, ma contemporaneamente è un punto di forza, perché da una parte è difficile seguire tutte le cose, ma dall’altra la struttura è molto agile». Della stessa opinione sono anche G. P. (titolare dell’azienda alfa 9): «Un nostro punto di debolezza è sicuramente la dimensione aziendale ridotta» e I. V., titolare dell’azienda alfa 27: «A causa delle dimensioni non abbiamo la forza commerciale e di far conoscere il prodotto». 93 Un altro punto di debolezza, che spesso è emerso nelle interviste, è la scarsa o debole presenza delle aziende sul mercato estero. L. C., titolare dell’azienda alfa 19, afferma infatti: «Non siamo ancora forti sul mercato estero: abbiamo una quota che sarà attorno al 10%». A. M. (titolare dell’azienda alfa 14) dice: «Un punto di debolezza è non esser riusciti ad avere un’incidenza importante all’estero, come export». A. A. (responsabile commerciale dell’azienda alfa 1) conclude: «Non abbiamo probabilmente investito sufficientemente nel mercato estero anni fa e quindi siamo un po’ penalizzati». Nonostante le visite turistiche siano considerate un punto di forza, non tutte le aziende sono strutturate per l’accoglienza. Emerge dunque una difformità tra l’importanza riconosciuta alla visita e la presenza di una struttura per l’accoglienza adeguata. M. P., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 4, dice infatti: «Tanti mi dicono che fanno fatica a trovare un’azienda agricola che abbia una zona degustazione». M. F., socio dell’azienda alfa 15, afferma: «Non siamo strutturati. Dobbiamo decidere se mettere in piedi un altro lavoro organizzato con le visite, il pullmino ecc., ma attualmente non lo vogliamo perché è un lavoro a se stante». Lo stesso avviene anche per l’azienda alfa 21, come afferma l’enologo S. V.: «Non abbiamo lo spazio sufficiente per fare accoglienza». Anche E. B. (collaboratore presso l’azienda alfa 6) dice: «Organizziamo visite, ma su richiesta del pubblico, non andiamo noi a cercarli». L’azienda alfa 23, invece, organizza eventi solo per clienti privati; il presidente G. T. afferma infatti: «Siamo organizzati per gli eventi, ma solo per buyer esteri o per imbottigliatori importanti, non per il consumatore privato». Poche sono le aziende che organizzano degustazioni ed eventi in grado di attirare visitatori in cantina e sul territorio. Tra queste troviamo l’azienda alfa 16 che, come afferma il responsabile marketing e comunicazione S. B., ospita «Teatro in Cantina, opere di artisti in qualità di galleria d’arte, pranzi, cene, degustazioni, feste di compleanno e anche cocktail di matrimonio». Anche l’azienda alfa 4 fa parte di questo ristretto gruppo di produttori, M. P., responsabile marketing e comunicazione, dice infatti: «Ho cercato di proporre la mia cantina come incoming, visita e degustazione. Ho cercato di creare un connubio tra arte e vino: da maggio a settembre una serie di artisti vengono in azienda durante una serata inaugurale e poi espongono le loro opere». Ciò sembra rispecchiare, ancora una volta, un atteggiamento più product oriented che market oriented. 94 In ogni caso, si registra una progressiva presa di coscienza circa le opportunità offerte dal turismo. L. M. (socio dell’azienda alfa 10) afferma infatti: «Io voglio dare ai turisti più ragioni possibili per venire qua. Adesso stiamo valutando di costruire un fattoria didattica per i bambini». Opportunità per le aziende consorziate Le principali opportunità constatate sono l’interesse del consumatore per la realtà autentica dell’azienda agricola e per la qualità del prodotto, nonché i suoi gusti che sembrano rispecchiare le caratteristiche del vino Custoza. A. A. (titolare dell’azienda alfa 3) dice infatti: «Il consumatore sta ricercando la piccola azienda che cura l’immagine, la qualità del prodotto, che segue tutta la filiera di produzione». L. C. (titolare dell’azienda alfa 19) aggiunge: «Sappiamo che il Custoza ha le caratteristiche che sta cercando il consumatore». Per le aziende internazionali si aggiungono anche le opportunità offerte dai nuovi mercati. F. T. (responsabile controllo e gestione dell’azienda alfa 24) afferma: «I mercati esteri sono un’opportunità, soprattutto Cina, Hong Kong e Singapore», mentre C. E. (enologo dell’azienda alfa 26) dice: «Oggi sappiamo che il mercato Italia a livello generale è critico. Il mondo è grande, ci sono i nuovi mercati e riuscire a capire il gusto del consumatore straniero è un’opportunità. (…) Le nuove opportunità sono i paesi trascinatori: Nord Europa, Norvegia, Svezia, Nord America, Canada, India». Minacce per le aziende consorziate Le principali minacce percepite, oltre alla grandine, sono la crisi economica e il calo dei consumi, a causa dei controlli sul tasso alcolemico e del cambiamento dello stile di vita. Tutto ciò è particolarmente sentito dalle realtà che non hanno una forte presenza sui mercati internazionali e sono per lo più limitate a quello nazionale. I. V., titolare dell’azienda alfa 27, dice infatti: «L’Italia attualmente è un paese bloccato con i consumi e con i pagamenti. (…) Siamo in un tunnel molto buio, non so se si vedrà la luce andando avanti». L. C., titolare dell’azienda alfa 19, afferma: «I controlli ci hanno rovinato, diversi clienti hanno paura di bere. I bar e i ristoranti sono a una quota del 5060% del vino che consumavano 5-6 anni fa». Per le aziende che esportano, alla minaccia della crisi si aggiunge l’emergere di nuovi produttori a livello mondiale. C. E., enologo dell’azienda alfa 26, dice infatti: «Sicuramente una minaccia sono i nuovi 95 produttori, i paesi viticoli emergenti: Argentina, Cile, Sudafrica. Perché l’Europa ha una storicità e un’organizzazione territoriale che non permette di abbattere i costi sotto certi livelli, loro invece, partendo da economie totalmente diverse, entrano in certi mercati con dei prezzi che noi non riusciremo mai a fare». Un ultimo aspetto riguarda la concorrenza: tutte le aziende del Consorzio sono concorrenti tra di loro. Essa si basa su elementi che variano da cantina a cantina: per quelle con un nome e un brand più affermato, i competitors risultano essere produttori simili, posizionati geograficamente vicini. B. M., socio dell’azienda alfa 17, dice: «La concorrenza si basa sulla qualità e sul nome, cioè la tradizione della cantina», mentre A. M., rappresentante legale dell’azienda alfa 29, afferma: «I concorrenti sono altre aziende di dimensioni più o meno come le nostre e che si collocano in una fascia di prezzo come la nostra». In altri casi, la concorrenza non viene sentita con gli altri produttori, ma con le cantine sociali o i grandi imbottigliatori. Questa situazione sembra riguardare per lo più i produttori che non hanno un nome storico e un prodotto affermato, nel caso dei quali il prezzo diventa il principale fattore di scelta per il consumatore. L. F., titolare dell’azienda alfa 11, afferma: «Purtroppo i concorrenti sono i supermercati e il loro prezzo, non è la cantina vicina». In generale, la concorrenza per il prodotto Custoza sembra ridursi a una questione di prezzo. C. E., enologo dell’azienda alfa 26, afferma: «Penso che, purtroppo, per il Custoza sia diventata una lotta di prezzo e, quindi, il più della concorrenza si faccia al ribasso». L. F., titolare dell’azienda alfa 11, ne dà conferma dicendo: «All’estero c’è una battaglia di prezzo perché il Custoza è piccolo: fa 12 milioni di bottiglie in totale». Ciò che sembra emergere, però, è la percezione che gli altri produttori siano sì concorrenti, ma non una minaccia da temere. M. P., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 4, afferma: «Io non li chiamo concorrenti, sono altre cantine che producono vino sia sul territorio che fuori, ognuno con la propria identità. Il mio vino non sarà mai uguale al loro: perché il terreno, l’esposizione e la cultura del saperlo fare sono diversi». M. F., socio dell’azienda alfa 15, conferma: «Tra noi piccoli produttori, che abbiamo un po’ la stessa filosofia, non c’è una competizione. Anche perché il mercato è davvero enorme e c’è spazio per tutti». R. B., responsabile commerciale dell’azienda alfa 12, dice in merito: «I miei concorrenti sono gli “storici del Custoza”, con cui abbiamo un rapporto di rispetto reciproco, anche se siamo 96 concorrenti diretti». Anche S. B., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 16, è della stessa opinione: «Dove il prodotto è di qualità simile c’è rispetto». Dunque, le imprese intervistate sono di piccole dimensioni e a conduzione familiare e l’86% di loro si occupa di tutta la filiera. Molte sono aziende storiche, che hanno investito nell’innovazione tecnologica e per le quali la qualità del prodotto e il rapporto qualità/prezzo rappresenta un punto di forza. Le dimensioni aziendali ridotte si configurano sia come un punto di forza sia come un punto di debolezza, a causa dei limiti che determinano nella commercializzazione e nella promozione. Inoltre, il fatto che il 44% delle imprese intervistate abbia un pay off, dà l’impressione che siano produttori per lo più product oriented, anziché market oriented (problema sottolineato nel caso dei produttori europei anche da Colombini, 2007)348. La crisi economica viene percepita come minaccia assieme alle condizioni ambientali e ai controlli sull’etilometro. Infine, nonostante siano generalmente riconosciuti i benefici derivanti dalla vendita diretta, il turismo si configura come un’opportunità ancora poco sfruttata, mancando spesso una struttura di accoglienza capiente. La ancora debole presa di coscienza circa l’importanza dell’enoturismo sembra rispecchiare la situazione descritta da Charters e Menival (2010) in merito ai piccoli produttori francesi, che spesso si interessano al fenomeno enoturistico soprattutto in caso di crisi, per sopperire al calo delle vendite349. Nel dettaglio, si può riassumere l’analisi SWOT nelle seguente tabella (Tabella 2). Tabella 2. – Analisi SWOT delle aziende del Consorzio di Tutela del Vino Custoza S W - La qualità del prodotto fatto con passione; - Il rapporto qualità/prezzo; accoglienza adeguata e, in alcuni casi, di un - La storicità e il nome dell’azienda; punto vendita aziendale; - L’innovazione tecnologica; 348 - - La frequente mancanza di una struttura di Il limitato investimento in eventi per il Una delle differenza, infatti, tra produttori del Nuovo mondo e del Vecchio risiede nelle strategie market oriented dei primi e più product oriented dei secondi. CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 15. 349 CHARTERS S. – MENIVAL D., “Wine tourism in Champagne”, Journal of Hospitality & Tourism Research, N. 35, 2011, pagg. 117-118. 97 - Il controllo di tutta la filiera (nell’86% dei pubblico; casi) - La scarsa presenza sui mercati esteri; La localizzazione, per le aziende situate vicine - L’atteggiamento product oriented e non a punti di interesse turistico; market oriented (il 44% ha uno slogan La conduzione familiare e le dimensioni commerciale) - ridotte; - Il contatto con il visitatore e la vendita diretta. La localizzazione per le aziende situate in zone periferiche; - La conduzione familiare e le dimensioni ridotte, con conseguente mancanza di forza commerciale e promozionale. - O T L’interesse del consumatore per l’autenticità e - L’ambiente naturale (grandine); la realtà dell’azienda agricola tradizionale; - La crisi economica e il cambiamento dello Il gusto del consumatore attuale per un vino stile di vita; che rispecchia le caratteristiche del Custoza; - I controlli e l’etilometro; I nuovi mercati, per le aziende che esportano. - I nuovi paesi produttori, per le aziende che esportano. Fonte – Elaborazione personale 3.2.3. Il visitatore in cantina Durante le interviste, è emerso che i visitatori hanno un’età compresa tra i 30 e i 70 anni, con una differenza riscontrata tra i turisti dei pullman, che vanno dai 50 ai 70 anni, e quelli autonomi che invece sono più giovani: partono dai 30 anni per arrivare fino ai 70. Il reddito sembra essere elevato, essendo soprattutto liberi professionisti o avvocati. M. P. (responsabile marketing dell’azienda alfa 4) dice infatti: «È gente molto facoltosa, quando chiedo che lavoro fanno sono sempre o avvocati o liberi professionisti». I visitatori sono in prevalenza stranieri europei e italiani, con una percentuale minore di extra-europei, come si può vedere dalla tabella seguente (Tabella 3). 98 MESSSICANI AMERICANI RUSSIA EST EUROPA SPAGNOLI FRANCESI INGLESI DANESI OLANDESI SCANDINAVI SVIZZERI AUSTRIACI TEDESCHI AZIENDE ITALIANI Tabella 3. – Nazionalità dei visitatori secondo gli intervistati 1. Azienda alfa 1 X X 2. Azienda alfa 2 X X 3. Azienda alfa 3 X X X X X X X X 4. Azienda alfa 4 5. Azienda alfa 5 X X 6. Azienda alfa 6 X X 7. Azienda alfa 7 X X 8. Azienda alfa 8 X X 9. Azienda alfa 9 X X 10. Azienda alfa 10 X X 11. Azienda alfa 11 X X 12. Azienda alfa 12 X X 13. Azienda alfa 13 X X 14. Azienda alfa 14 X X 15. Azienda alfa 15 X X 16. Azienda alfa 16 X X 17. Azienda alfa 17 X X 18. Azienda alfa 18 X X X 19. Azienda alfa 19 20. Azienda alfa 20 X X 21. Azienda alfa 21 X X 22. Azienda alfa 22 X X 23. Azienda alfa 23 X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X 99 X X X 24. Azienda alfa 24 X X 25. Azienda alfa 25 X X 26. Azienda alfa 26 X 27. Azienda alfa 27 X X 28. Azienda alfa 28 X X 29. Azienda alfa 29 X X TOTALE 27 28 X X X X X X X 5 6 X X X 5 13 5 3 4 1 X X 3 2 5 1 Fonte – Elaborazione personale Mentre la quasi totalità delle aziende registra visitatori italiani e tedeschi, con percentuali minori di altre nazionalità (in maggioranza olandesi), poche sono quelle che individuano extra-europei. Inoltre, sembra che questi ultimi non abbiano la stessa autonomia di quelli di origine europea, che, soprattutto se tedeschi, vengono con i propri mezzi. Anche per queste ragioni, i primi visitano le cantine in percentuale minore e coloro che lo fanno possono essere definiti Turisti del vino, molto interessati al vino350. Il responsabile marketing e comunicazione M. P., nella cui azienda alfa 4 si registrano molti americani, dice infatti: «Tanti sono proprio enoturisti, si muovo solo per andare nelle terre del vino». I turisti europei invece possono essere distinti in due categorie principali: - I primi, presenti in percentuale minore, sono gli esperti di settore351, in qualità di giornalisti o lavoratori nel settore del vino. C. N., Presidente del Consorzio e titolare dell’azienda alfa 25, afferma: «Sono visitatori molto mirati, vengono per passaparola o perché ci trovano sulle guide. Sono enoturisti in senso stretto». F. P., responsabile commerciale dell’azienda alfa 7, aggiunge: «Ci sono anche gli amanti del vino in quanto tale, che vogliono sapere le percentuali delle uve 350 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 73. 351 Op. Cit., pag. 73. 100 presenti nel vino; fanno parte di chi ha la passione specifica, ma non sono poi tantissimi». - La maggior parte sono definibili come enoturisti per caso: turisti con un “interesse culturale”, singoli, coppie; e gruppi turistici in bus352. Si tratta di turisti che vengono principalmente per il lago e abbinano questo tipo di vacanza alla visita in cantina e al territorio più dell’entroterra o ad altri interessi culturali. B. M., socio dell’azienda alfa 17, ribadisce: «Quelli arrivati hanno abbinato anche altre forme di turismo. Non sono esclusivamente interessati al vino». A. M., titolare dell’azienda alfa 14, afferma: «Sono turisti a cui non interessano solo la spiaggia del lago o del mare, ma hanno un interesse culturale complesso». S. B., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 16, aggiunge: «Il turista che viene è europeo, viene con la macchina e sta qui nella zona perché decide che il lago di Garda è la sua vacanza. Sicuramente non viene in Italia solo per il lago, ma gli piace bere bene e mangiare bene. (…) É un turista culturale, aperto a imparare». Molti arrivano con guide sul vino e, rispetto agli italiani, i turisti europei sono più preparati e informati. M. P., responsabile marketing e comunicazione presso l’azienda alfa 4, afferma in merito: «Vengono con guide che parlano di vino. Sono preparati anche sul territorio italiano molto più di noi italiani: l’italiano viene qui e mi chiede di provare il Moscato, (…) mentre il turista straniero sa benissimo che il Custoza è il Custoza, il Bardolino è il Bardolino». S. B., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 16, ne dà conferma: «Ci sono tante persone che vengono qui con la guida e dicono: “voglio questo perché ha tre bicchieri, questo perché ne ha due”». Si tratta di visitatori interessati a prodotti tipici e di una certa qualità: «Sono turisti consapevoli li chiamo io, sanno riconoscere qualcosa di particolare, vengono a cercarlo per non andare per forza a comprarsi il Custoza al Lidl in Germania (…) Cercano dei prodotti che siano bevibili, salubri, che li appaghino dal punto di vista sensoriale e che abbiano un costo ragionevole, che non vuol dire prezzo basso», dice A. M. 352 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 74. 101 rappresentante legale dell’azienda alfa 29. A. M., titolare dell’azienda alfa 14, conferma: «Il turista cerca un prodotto salubre e un giusto rapporto qualità/prezzo». Tuttavia, essi non sono interessati solo al prodotto, ma a tutta la filiera, dalla vigna alla cantina. G. M., titolare dell’azienda alfa 13, dice: «Non vogliono vedere solo la realtà cantina, sono interessati ai vigneti, ai posti». Cercano il contatto diretto con i produttori e con la realtà agricola e autentica. M. R. (titolare dell’azienda alfa 18) afferma: «Cercano le realtà piccole più che le cantine sociali. Quando vengono qua non sono chiaramente in un negozio, perché fai quattro chiacchiere, gli offri la fetta di salame, il pezzo di formaggio, gli fai visitare la cantina. Vedono una realtà vera: c’è il campo, c’è la casa di chi produce, c’è la cantina, vedono i figli del titolare che girano con la bicicletta». E. B., collaboratore dell’azienda alfa 6, dice anche: «Vengono per la cordialità, chiunque viene accolto, non ci sono orari. Se un cliente viene da lontano con pane e pancetta, ci si ferma, si apre una bottiglia di vino, si chiacchiera e si fa aperitivo». A. M., titolare dell’azienda alfa 14, aggiunge: «I turisti non vanno in una realtà dove c’è il commesso che non gli spiega nulla o poco più di quello che leggono sui giornali. Loro sono contenti di tornare e vedere che c’è il produttore che li riconosce anche a distanza di un anno». Cercano, inoltre, esperienze ed emozioni, come afferma R. B., responsabile commerciale dell’azienda alfa 12: «Cercano la poesia nel bicchiere. Vogliono una spiegazione, il racconto di come si fa il vino, di come la vede il produttore». S. B., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 16, conferma: «Hanno bisogno di bere un buon prodotto, ma anche di essere coccolati: vogliono sentirsi come degli ospiti in casa. Per cui, quando vengono in azienda apprezzano sì la professionalità, però non vogliono dei sommelier che spiegano loro il vino in modo professionale, vogliono semplicemente continuare a vivere le vacanze, bere un buon calice, vedere come si fa il vino, stare bene, trascorrere bei momenti e sentirsi rilassati. Poi vogliono una professionalità a tutto tondo ad oggi. Devi saper dare informazioni sulla zona. Quello che faccio io con i miei clienti è la figura “dell’agenzia viaggi”: quando loro mi scrivono sono abituata che organizzo loro i due/tre giorni in cui sono in Italia». La realtà sembra comunque essere molto varia, con tipologie di turisti differenti a seconda della zona e delle caratteristiche dell’azienda, come ribadito da F. T., responsabile controllo e gestione dell’azienda alfa 24: «Ci sono quelli che vengono 102 perché vedono la cantina, c’è chi viene apposta per noi, conosce il prodotto da casa e viene a comprarlo, e poi ci sono gli enoturisti, soprattutto scandinavi, che vengono in gruppi, sono molto preparati e fanno il giro delle cantine qui attorno in bicicletta». A seconda della zona di localizzazione dell’impresa, si nota una leggera differenza circa la permanenza: aziende posizionate in comuni vicini al lago hanno visitatori e clienti che si fermano più a lungo, mentre per quelle dei comuni in campagna emerge una durata minore della permanenza. In genere la durata va dal weekend alle due settimane, fino ad arrivare all’intera stagione per i turisti che hanno la casa o sono in campeggio. G. M., titolare dell’azienda alfa 13 (situata vicino a Villafranca) afferma: «Gli stranieri vengono 3-4 giorni», mentre M. P., titolare dell’azienda alfa 4 (Villafranca) dice: «Sul territorio si fermano dai 3 ai 6 giorni». C. C., responsabile finanziario dell’azienda alfa 2 (Bussolengo), dice invece: «In genere si fermano due settimane, poi c’è il campeggiatore che ha la tenda o il posto fisso, che invece viene ad aprile e va via a ottobre». Per l’azienda alfa 26 (situata a Verona), secondo quanto afferma l’enologo C. E., i turisti «in genere fanno 10 giorni, perché visitano Verona, Venezia e il lago». Anche la nazionalità influenza la permanenza: i turisti italiani si fermano meno sul territorio rispetto agli stranieri. A. A., titolare dell’azienda alfa 3, dice: «L’italiano è di passaggio, invece gli stranieri rimangono anche una settimana in zona». E. B., collaboratore dell’azienda alfa 6, afferma: «Mediamente gli stranieri fanno i 10-15 giorni, mentre se sono italiani vengono in giornata o si fermano una notte». Inoltre, i turisti nazionali sembrano distribuirsi in modo più omogeneo nel corso dell’anno, mentre gli stranieri vengono da aprile all’autunno, con concentrazioni maggiori in estate. L. M. (socio dell’azienda alfa 10) dice: «I turisti si concentrano principalmente nel periodo estivo e durante le festività». E. B., collaboratore dell’azienda alfa 6, aggiunge: «Gli stranieri vengono da Pasqua a ottobre. Nel periodo invernale si lavora benissimo con la gente del luogo». Ai visitatori e ai turisti si aggiungono poi i consumatori di vino, che vengono in azienda per acquistarlo direttamente nel punto vendita. In questo caso, data la vendita prevalente del Custoza nella provincia di Verona e nei territori limitrofi (il 70% della produzione), si tratta di clienti locali. R. B., responsabile commerciale dell’azienda alfa 12, dice: «Quelli del circondario vengono qui e acquistano sfruttando la scontistica dell’acquisto 103 diretto». L’azienda alfa 23, invece, presenta consumatori anche stranieri. Il presidente G. T., afferma infatti: «Sono turisti che assaggiano nel punto vendita e acquistano». In questi casi i turisti non cercano il contatto con il produttore, ma sono interessati al prodotto in sé e al rapporto qualità/prezzo. Il consumatore abituale straniero delle aziende non sembra coincidere necessariamente con chi viene a visitare. Infatti, dalle interviste è emerso che solo pochi visitatori sembrano essere anche consumatori di vino nel loro paese, la maggior parte sono turisti che, per caso, perché lo hanno assaggiato in enoteche o ristoranti della zona, o perché hanno letto notizie in merito, visitano il punto vendita. M. F., socio dell’azienda alfa 15, afferma: «Chi viene da noi fa una vera e propria scorta personale per l'inverno, sono quasi tutti stranieri, tedeschi per l’80%, che l'hanno conosciuto anche nei locali del lago, ma principalmente per passaparola. Bypassano quindi i rivenditori in Germania». A. M., rappresentante legale dell’azienda alfa 29, dice: «Sono turisti che essendo qui per le vacanze, hanno assaggiato i nostri vini in qualche ristorante o enoteca, prendono informazioni e vengono ad acquistare». Anche M. P., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 4, è della stessa opinione: «Raramente i clienti coincidono con i turisti; la clientela che viene in cantina è locale». Questo è un evidente punto di debolezza, percepito in particolare da quelle cantine che hanno molto contatto con i turisti ma una debole presenza all’estero. A. M., titolare dell’azienda alfa 14, afferma infatti: «Abbiamo tanti turisti, dovremmo avere in proporzione anche un discreto rapporto con esportatori all’estero, ma non è così». Le aziende più affermate all’estero, invece, registrano tra i visitatori anche i clienti di buyer esteri. A. A. (titolare dell’azienda alfa 3) afferma infatti: «Chi viene qui sono sia clienti che gente di passaggio», e F. T., responsabile controllo e gestione dell’azienda alfa 24, aggiunge: «Il consumatore estero viene da noi perché conosce il nostro prodotto di punta». Infine, anche C. E., enologo nell’azienda alfa 26, parla di visitatori «stranieri, principalmente mandati dagli importatori». Un ultimo aspetto relativo ai visitatori riguarda i sistemi di misurazione: quasi nessuna azienda conosce il numero più o meno esatto di chi viene in cantina, cosa che rende difficile quantificare l’enoturismo e quindi valutare il suo impatto sulle vendite, nonché distinguere i turisti dai clienti abituali. C. C. (responsabile finanziario dell’azienda alfa 2) afferma: «Il consumatore non lo abbiamo mai seguito. Non ho mai pensato di 104 misurarlo, sappiamo quanto vendiamo ma non chi viene a visitare». Solo l’azienda alfa 24, come dice il responsabile controllo e gestione, F. T. «Avendo Fs e Brc, che sono due certificazioni agroalimentari, dobbiamo forzatamente mappare tutti i visitatori e farli firmare» e l’azienda alfa 25 posseggono un sistema di misurazione dei visitatori. Il titolare C. N. infatti dice: «Ho una schedatura delle persone: sappiamo quando sono venuti, perché e cosa hanno comprato». La stessa situazione si riscontra nella valutazione della customer satisfaction: nessun’azienda presenta sistemi di valutazione, ad eccezione dell’azienda alfa 28, come afferma il responsabile tecnico G. G., «In ogni punto vendita abbiamo delle cartoline preaffrancate», e dell’azienda alfa 4; infatti il responsabile marketing e comunicazione M. P. dice: «Ho un quaderno dove si possono lasciare dei commenti». Gli altri si basano per lo più sul ritorno, il passaparola e l’acquisto del prodotto anche dopo il ritorno a casa. Ad esempio, A. M. (rappresentante legale dell’azienda alfa 29) afferma: «Sappiamo che sono soddisfatti dal riordino e dal passaparola». e S. B. (responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 16) aggiunge: «Continuano ad acquistare il nostro prodotto, anche se non è detto che l’anno dopo tornino in Italia. Poi suggeriscono la visita a amici e parenti». Da quanto emerso nel corso delle interviste, si evince che le caratteristiche del visitatore (interessi, permanenza, distribuzione nel corso dell’anno) variano a seconda della nazionalità, della zona in cui si trova l’azienda e delle caratteristiche della stessa. È possibile riassumere la situazione come segue: i turisti hanno un’età compresa tra i 30 e i 70 anni e un reddito in generale elevato. Sono principalmente italiani e stranieri, dei quali la maggioranza europei, e una percentuale minore è di extra-europei. Quelli che visitano le aziende agricole e vitivinicole cercano prodotti salubri e genuini, bevibili, che li appaghino dal punto di vista sensoriale; sono interessati però a tutta la filiera, non solo al prodotto, cercando la realtà tradizionale e familiare, un contatto diretto con il produttore, esperienze ed emozioni, e richiedendo tempo e attenzione. Per quanto riguarda la permanenza, nel caso delle cantine situate vicino al lago di Garda, i turisti si fermano di più; quelle invece localizzate più nell’entroterra rilevano una permanenza di durata inferiore. 105 Infine, è importante ricordare che il consumatore abituale straniero spesso non coincide con quello che visita la cantina. Il turista infatti viene in vacanza sul lago di Garda o a Verona, e si interessa al territorio circostante e al vino una volta arrivato, perché ha assaggiato il vino al ristorante, in enoteca, in agriturismo, oppure perché ha letto su qualche rivista o guida delle notizie relative al Custoza. Nel caso invece delle cantine che esportano, si rileva la presenza di clienti stranieri, ma la loro percentuale sembra essere limitata e inferiore rispetto al numero di turisti. Un discorso a parte deve invece essere fatto per l’italiano che si reca in cantina, in quanto nella maggior parte dei casi è un consumatore abituale e non un visitatore. Le caratteristiche del visitatore, a seconda della nazionalità, sono riportate nella seguente tabella (Tabella 4). Tabella 4. – Il visitatore in cantina Italiano - Provenienza: zone limitrofe e regioni del Nord Italia: Lombardia, Emilia Romagna e Trentino. - Permanenza e distribuzione: è per lo più di passaggio o si ferma 3-4 giorni. È ben distribuito nel corso dell’anno. - Caratteristiche: Quelli delle regioni del Nord Italia sono anche consumatori attuali, che vengono per vacanza. Quelli delle zone limitrofe non visitano, sono consumatori attuali che si riforniscono nel punto vendita. Straniero Europeo - Provenienza: Germania, Austria, Svizzera, Scandinavia, Olanda, Danimarca, Inghilterra; in percentuale ridotta: Francia, Spagna, Europa dell’Est, Russia. - Permanenza e distribuzione: weekend, due settimane, stagione estiva per chi ha la casa o il posto in campeggio. Da aprile a ottobre, con una maggiore concentrazione in estate. - Caratteristiche: Esperto di settore (opinion leader): giornalista di settore o lavoratore del settore. Molto informato e interessato esclusivamente al vino. Enoturista per caso: (in genere coppie, gruppi di amici) viene in vacanza sul lago e abbina a tale tipo di vacanza la visita alle cantine; è un turista “culturale”, curioso, preparato sul territorio e sui vini; è autonomo. 106 Gruppi turistici in bus: vengono in vacanza nella zona e sul lago di Garda, aggiungono la visita alle cantine come tappa di un tour organizzato353. Extra-europeo - Provenienza: America, Messico in percentuale ridotta. - Permanenza e distribuzione: di passaggio o si ferma qualche giorno. Da aprile a ottobre, con una maggiore concentrazione in estate. - Caratteristiche: Turista del vino354: molto interessato al vino, preparato e informato. Fonte – Elaborazione Personale 3.2.4. Il vino Custoza e il suo prezzo Punti di debolezza del vino Custoza Dalle interviste, è emerso che il Custoza: - Presenta un consumo locale, prettamente maschile e di età compresa tra i 35 e i 70 anni. Il Responsabile comunicazione A. P. infatti dice: «Il consumo è soprattutto locale e dall’indagine che abbiamo fatto fare da Doxa Advice emerge che solo per il 9,1% degli intervistati il Custoza è un vino femminile». «Il 70% viene venduto in Italia e il 30% viene esportato soprattutto in paesi vicini, la Germania in primis», afferma C. N., il Presidente del Consorzio. Il responsabile commerciale dell’azienda alfa 1, A. A., conferma: «Il nostro Custoza viene venduto in Italia quasi per il 100%». - Il livello di awareness è limitato alla provincia di Verona e alle zone limitrofe. All’estero non è conosciuto, ad eccezione di dove viene esportato. G. G., responsabile tecnico dell’azienda alfa 28, afferma infatti: «Il problema grosso è che il Custoza si conosce poco». Il Presidente del Consorzio C. N. dice a proposito: «Dall’indagine fatta fare, abbiamo capito che c’è una scarsa conoscenza del prodotto. Si sa che esiste, perché il nome Custoza è un nome 353 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 73-74. 354 Op. Cit., pag. 73. 107 evocativo dal punto di vista storico, però poi al di là del fatto che uno sappia che esiste, non c’è una buona conoscenza». Ciò è confermato anche da L. M., socio dell’azienda alfa 10, che dice: «Io ogni tanto vado a bermi l’aperitivo a Peschiera e chiedo Custoza, non ce l’ha nessuno. Se trovi il Custoza è perché ce l’hanno alla spina per fare gli spritz». Infine, L. F., titolare dell’azienda alfa 11, aggiunge: «Promuovo il Custoza ai turisti stranieri, però è allo stesso livello di un altro bianco frizzante che ho. Magari conoscono il Cabernet e il Merlot perché sono internazionali, ma il Custoza no»; - Presenta un’immagine debole e una percezione, da parte del consumatore, di vino non moderno né trendy, bensì tradizionale e da “bar”. L. C., titolare dell’azienda alfa 19, conferma: «Il Custoza sono vent’anni che non è percepito per la qualità che ha». C. T., Direttore tecnico del Consorzio, dice: «Il Custoza è sempre stato considerato un vino da bar». A. B., collaboratore dell’azienda alfa 5, conferma: «Il Custoza probabilmente è considerato come vino base: uno va al bar e dice “dammi un bicchiere di Custoza”. (…) Se vuole un vino superiore chiede un Lugana». C. E., enologo nell’azienda alfa 26, aggiunge: «È identificato come un vino “da corsa”. Questo è un peccato perché potrebbe essere un vino bianco più modern style». Anche A. M., titolare dell’azienda alfa 14, dice: «Il Custoza non ha la credibilità di essere un vino con carattere. É sempre stato considerato un vino leggero che va bevuto in fretta altrimenti scade in mano». Infine, A. P., Responsabile comunicazione, conferma dicendo: «È un vino visto come poco moderno, non trendy: solo il 6% degli intervistati nell’indagine di mercato dice che è un vino di tendenza». - Ha un livello di prezzo basso. Infatti, risulta a volte troppo “aggressivo” nei supermercati e nella grande distribuzione. S. B., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 16, dice infatti: «Ci sono dei prodotti che hanno un prezzo troppo basso e screditano gli altri. Dovrebbe esserci un prezzo minimo onesto». M. F., socio dell’azienda alfa 15, afferma: «Trovi bottiglie a 1,50 euro sullo scaffale», e G. M., titolare dell’azienda alfa 13, ribadisce: «Un vino non può costare meno dell’acqua, vendono il vino a 1, 20 euro la bottiglia». Il Presidente del Consorzio, C. N., conferma: «Il prezzo attuale 108 rispecchia il posizionamento entry levell del Custoza. É evidente che sarebbe auspicabile che il prezzo base aumentasse». Da quanto affermato dagli intervistati, emerge che il Custoza è percepito come vino “da bar”, “da corsa”, non trendy né moderno, con un prezzo basso, un consumo soprattutto locale e un livello di awareness non elevato e limitato principalmente alla provincia di Verona. È quindi possibile realizzare una mappa di posizionamento del Custoza e dei vini bianchi delle zone limitrofe, usando come variabili: - L’immagine percepita di vino moderno; - Il prezzo. Figura 6. – Mappa di posizionamento del Custoza e dei vini bianchi Lugana Immagine percepita di vino moderno Soave Lugana Custoza Chiaretto Soave Prezzo basso Chiaretto Prezzo elevato Custoza Immagine percepita di vino non moderno Fonte – Elaborazione personale Il posizionamento debole, l’immagine percepita e il livello di awareness basso del Custoza sembrano essere dovuti a probabili strategie passate errate. L. C., titolare dell’azienda alfa 19, infatti dice: «Negli anni Ottanta il Custoza andava abbastanza bene ed è stato utilizzato da grossi imbottigliatori, proponendo un prodotto sicuramente inferiore qualitativamente». Il Presidente del Consorzio C. N. aggiunge: «Il Custoza è stato un vino di successo localmente in passato, ciò ha portato a un non corretto 109 rapporto domanda-offerta, con una domanda più alta dell’offerta, e già prima di dicembre erano in commercio i vini dell’annata. Quando si risponde a una richiesta in modo così immediato non si lascia il tempo al prodotto di maturare in modo corretto. Ciò ha determinato un meccanismo un po’ perverso per cui si è creato nel consumatore l’idea che il Custoza duri poco». Inoltre, alcune politiche di prezzo e di produzione attuali sembrano minarne l’immagine come vino di qualità. A tal proposito, G. G., responsabile tecnico dell’azienda alfa 28, afferma: «Purtroppo c’è qualche produttore che fa il “gioco al massacro”: pur di vendere tengono il prezzo bassissimo». Anche A. M., rappresentante legale dell’azienda alfa 29, dice: «Ci sono aziende agricole che si comportano come dei grossi imbottigliatori, cioè, nonostante abbiano poco prodotto e potrebbero fare un vino di qualità, fanno politiche di vendita sbagliate a prezzi stracciati e vanno a sminuire la differenza che c’è tra azienda agricola e cantina sociale». Sempre lo stesso sottolinea che gran parte del prodotto viene imbottigliato fuori zona, senza sapere che controlli di qualità vengano fatti e in che stato di conservazione arrivi il vino. Ciò sembra essere confermato dalla qualità non sempre buona del Custoza venduto all’estero. Sempre A. M., rappresentante legale dell’azienda alfa 29, dice: «L’80 % dei nuovi clienti, quando assaggiano il nostro Custoza, ci dicono: Ma questo non è Custoza. Non è quello che di solito assaggio in giro», e A. M., titolare dell’azienda alfa 14, conferma: «A volte i turisti mi dicono: “No no il Custoza non lo vogliamo neanche assaggiare”. Allora faccio assaggiare loro il mio e si ricredono. Perché probabilmente a livello di esportazione non sempre vanno i nostri migliori vini». C. N., Presidente del Consorzio, alle cause sopra indicate aggiunge anche una ancora scarsa consapevolezza da parte dei produttori stessi: «Dobbiamo essere noi produttori per primi ad accorgerci che abbiamo in mano qualcosa di valore più elevato di quello che crediamo. Probabilmente la situazione è dovuta al fatto che molti produttori o non hanno una visione globale del mercato o quelli che ce l’hanno hanno ritenuto il Custoza come un vino molto locale». Anche la produzione consistente di vino sfuso non contribuisce a diffondere un’immagine di vino di qualità. G. G., responsabile tecnico dell’azienda alfa 28, infatti dice: «Il prezzo dello sfuso in cisterna è molto basso». Il Presidente del Consorzio C. N. 110 conferma: «La maggior parte del vino delle cantine sociali viene venduta sfusa e imbottigliata da altri. Inoltre viene offerto da alcuni produttori in gag, come vino da servire alla spina. Questo non dà una buona immagine del vino». Anche molte aziende agricole, oltre a vendere bottiglie, vendono anche vino sfuso, direttamente a privati nel punto vendita. Tra di esse troviamo l’azienda alfa 5, come afferma il collaboratore A. B.: «Il 40% viene imbottigliato, il resto viene venduto sfuso ai consumatori», e l’azienda alfa 11, come dice il titolare L. F.: «Il 95% viene venduto sfuso». La vendita di sfuso è invece il core business dell’azienda alfa 23 e di quella alfa 28. Infatti G. G., responsabile tecnico di quest’ultima, dice: «Imbottigliamo, ma il nostro core business è lo sfuso», e G. T., presidente della prima, dice: «Abbiamo un 25% di vino imbottigliato, il resto viene venduto sfuso». Inoltre, la forbice di prezzo risulta ampia, cosa che non contribuisce a una comunicazione unitaria ed efficace della denominazione e rischia di generare confusione nel consumatore. A. M., titolare dell’azienda alfa 14, dice in riferimento alla GDO: «Purtroppo abbiamo il Custoza sugli scaffali del supermercato che va da 1,50 euro ai 5 euro delle cantine con un nome affermato». Il Presidente del Consorzio, C. N., ne dà conferma dicendo: «Sarebbe preferibile che la forbice si riducesse». L’immagine percepita, il livello di prezzo e quello di awareness sembrano dunque essere punti di debolezza del prodotto Custoza. A questi si aggiunge la base ampelografica ampia del Custoza, che sembra determinare notevoli differenze tra i prodotti di un’azienda e l’altra. Infatti, i vitigni frutto bianco che compongono il vino Custoza, come indicati da Disciplinare di Produzione, sono: Garganega (presente in percentuale variabile: 20-40%), Trebbiano toscano (10-45%), Tocai friulano o Trebbianello (5-30%), Cortese, Malvasia toscana, Riesling italico, Pinot bianco, Manzoni Bianco e Chardonnay (da soli o congiuntamente in 0-30%)355. I tipi di vino Custoza che si possono trovare in commercio, quindi, sono: Custoza Doc, Custoza Superiore, Custoza Spumante, Custoza Passito356. C. C., responsabile finanziario dell’azienda alfa 2, dice in merito: «É troppo alta la differenza tra un produttore e 355 AA. VV., Il Bianco di Custoza. Il territorio, i vini, i prodotti tipici e la cucina, Sona (Verona), Morganti editori, 2005, pag. 34. 356 TOURING CLUB ITALIANO – TOURING EDITORE, Le strade del vino e dei sapori nel veronese, Iolo (Prato), Industrie Grafiche Giunti, 2009, pag. 50. 111 l’altro. Ci sono troppe uve previste: nove. Non si può fare un Custoza omogeneo così». Tutto ciò sembra determinare una percezione confusa del vino e della denominazione. A questo proposito C. E., enologo dell’azienda alfa 26, afferma: «Il consumatore cerca chiarezza, che è una cosa che adesso un po’ manca, e di questo mi sono reso conto affrontando i nuovi mercati. (…) Più sono mercati nuovi più ha bisogno di avere un prodotto con un denominatore comune. É giusto che ci sia varietà, che ci sia differenza tra i produttori, ma per certi prodotti, soprattutto il Custoza, penso che ci sia necessità di uno stile che sia riconoscibile». A. P., Responsabile comunicazione, conferma: «Essendo una denominazione tutto sommato piccola, non può avere quindici tipologie di vino diverse, bisogna che lo stile dei produttori sia percepibile come tipico del Custoza. Oggi non c’è la percezione del Custoza, ma di quello del produttore x, y, z, che vanno in direzioni diverse dal punto di vista stilistico. É necessaria una maggiore coesione». C. E., enologo nell’azienda alfa 26, sottolinea: «Questo rischia di andare a discapito dell’intera Denominazione. Oggi si va nei mercati dicendo “io sono x”, “io sono y”, “io sono z”. Però quando, ad un certo punto, chiedi ai clienti: “Ma vi piace il Custoza? Rispondono: “Cos’è il Custoza?”». Tuttavia, la stessa base ampelografica può convertirsi in un fattore positivo, come afferma il Responsabile comunicazione: «Avendo una base ampia, possiamo aver un’ampiezza aromatica che altre denominazioni non hanno». Punti di forza del vino Custoza Sembra esserci una crescente consapevolezza, tra i produttori, che il Custoza sia un prodotto di qualità, grazie agli investimenti e al rinnovamento dei vigneti attuati negli ultimi anni. S. V., enologo dell’azienda alfa 21, afferma: «Da dieci anni a questa parte il Custoza ha fatto passi notevoli per quanto riguarda la qualità: i produttori hanno investito nel vigneto, sostituendo le vecchie pergole con i filari, e anche in cantina si sono orientati verso una tecnologia sempre più avanzata». F. T., responsabile controllo e gestione dell’azienda alfa 24, conferma dicendo: «Ci sono veramente delle punte di diamante nel Custoza, delle aziende molto brave che fanno prodotti che se li assaggi dici: “perché non hanno il successo che dovrebbero avere?”». Il prezzo stesso potrebbe divenire un punto di forza, se correttamente gestito, come afferma A. P., Responsabile comunicazione: «Il Custoza ha un prezzo molto più basso 112 rispetto ai competitors, c’è quindi un grosso spazio per farlo crescere senza che sia eccessivo rispetto a loro». Inoltre, i produttori ritengono che il Custoza presenti le caratteristiche per affermarsi e per andare incontro al gusto del consumatore attuale. S. B., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 16, afferma: «É un prodotto versatile: fa degli antipasti, fa delle carni bianche, fa dei pasti leggeri, al ristorante si beve con tutto. É un vino che ha tante possibilità». C. E., enologo dell’azienda alfa 26, sostiene: «Il Custoza potrebbe andare incontro alle richieste del mercato, soprattutto del consumatore più giovane, che vuole prodotti aromatici ma non banali». Della stessa opinione è anche A. P., Responsabile comunicazione, che dice: «È un vino assolutamente moderno (…). Oggi nel mondo vanno vini leggeri, leggermente aromatici, facilmente bevibili e facilmente abbinabili. Queste sono le quattro prerogative essenziali che i consumatori hanno individuato nel Custoza. È chiaro che queste caratteristiche vanno esaltate». B. M., socio dell’azienda alfa 17, afferma inoltre: «É un paio d’anni che il consumatore cerca un vino non tanto alcolico, fresco, giovane, fruttato, non a prezzi elevati. Il Custoza dovrebbe essere quello che fa la differenza ora». In aggiunta, possiede un nome che ha una valenza molto radicata nel territorio e che comunica italianità. Il Presidente del Consorzio, C. N., dice infatti: «Il nome evoca un luogo importante e conosciuto da tutti quelli che studiano la storia. L’italianità di questo luogo può essere un elemento capace di aiutare l’identità e il peso del vino all’interno del panorama nazionale». Opportunità per il vino Custoza Per quanto riguarda le opportunità del Custoza, i produttori sono concordi nell’identificare, oltre al gusto del consumatore, il territorio, ancora poco conosciuto. Infatti, M. P., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 4, dice: «I turisti non conoscono il Custoza come terra di vino: le guide turistiche che fanno incoming mi dicono che l’enoturista chiede del Valpolicella e del Lugana, ma il Custoza devono essere loro a venderglielo perche non è conosciuto fuori». Collegare il vino a quest’ultimo permetterebbe di creare un legame forte e di distinguerlo dalla concorrenza. A. P., Responsabile comunicazione, afferma infatti: «Il vantaggio della zona del Custoza è che è ancora molto verde, ha strade dove si può andare in bicicletta, 113 dove si può fare enoturismo vero, passare una giornata in campagna senza per forza fare code sulla strada gardesana. Il territorio del Custoza deve ancora esser interamente scoperto da un pubblico crescente di appassionati di enogastronomia che cercano un rapporto diretto con il mondo produttivo». Della stessa opinione è S. B., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 16, che dice «Questa è un’area che viene poco promossa, ci sono tante opportunità. (...) Siamo in un sito storico, dove ci sono state le guerre, siamo in un’area sportiva perché ci sono i campi da golf. La gente viene per andare a correre, per andare in bicicletta, per mangiare bene, perché qui siamo vicini a Valeggio». R. B., responsabile commerciale dell’azienda alfa 12, conclude dicendo: «Bisogna partire dal territorio e valorizzare quello». Minacce per il vino Custoza Riguardo i vini concorrenti del Custoza, vengono identificati il Lugana, vicino come area di produzione, il Chiaretto e il Soave, soprattutto nella GDO. M. F., socio dell’azienda alfa 15, afferma: «I produttori del Lugana hanno investito nell’ottima qualità della bottiglia fin da subito; viene venduto a un prezzo più caro, quindi viene percepito come più buono». L. C., titolare dell’azienda alfa 19, afferma invece: «C’è concorrenza tra il Custoza e il Chiaretto, perché viene visto come un vino che si può sostituire a un bianco». G. T., presidente dell’azienda alfa 23, identifica tutti e tre i concorrenti: «Il Custoza risente della concorrenza del Soave per quanto riguarda i prezzi, del Lugana per quanto riguarda l’immagine, del Chiaretto a livello di promozione». Ciò è confermato dal Responsabile comunicazione, A. P.: «I concorrenti sono Lugana, Chiaretto e Soave, anche se, essendo il consumo del Custoza tipicamente legato al territorio di produzione e alla Germania, tutto sommato la sua concorrenza non è così forte». A tal proposito L. F., titolare dell’azienda alfa 11, afferma: «Il Soave vende di più, ma nel mio piccolo non è che sia tanto concorrente». Il Responsabile comunicazione A. P. afferma infatti: «Lugana e Custoza sono stati fino ad oggi presentati come i vini del lago di Garda, i quantitativi di vino prodotto sono sostanzialmente identici, come i mercati di riferimento: fondamentalmente l’area del Garda e la Germania. Un altro forte concorrente è il Chiaretto per gli stessi motivi. (…) Il Soave non è un concorrente diretto sul territorio, lo è nella grande distribuzione, perché riesce a uscire con volumi enormi e prezzi concorrenziali rispetti quelli del Custoza». 114 I produttori sono concordi nel ritenere che il Custoza si posizioni a un livello inferiore rispetto ai suoi competitors. G. G., responsabile tecnico dell’azienda alfa 28, dice in merito: «Se parliamo di bottiglia, il concorrente è il Lugana, però viaggia su un altro pianeta sia a livello di prezzo che di popolarità. Anche il Soave è un concorrente, ma anche quello a livello di nomea è superiore». Il Responsabile comunicazione A. P. afferma infatti che sono tutti vini della zona del lago, a parte il Soave, e tutti hanno un prezzo superiore e una migliore immagine percepita: «I trend di vendita e di prezzo del Lugana e del Chiaretto sono crescenti, mentre i trend di vendita e di prezzo del Custoza no. Il Custoza non si muove, mentre la curva di crescita del Chiaretto è esponenziale, (…) il prezzo all’ingrosso del Lugana è oggi tre volte quello del Custoza ». È quindi possibile individuare un ulteriore posizionamento attuale del Custoza (Figura 7), usando come variabili il prezzo e il livello di awareness: Figura 7. – Mappa di posizionamento del Custoza rispetto ai suoi competitors Lugana Soave Custoza Livello di awareness + Chiaretto Lugana Chiaretto Soave Prezzo basso Prezzo elevato Custoza Livello di awareness Fonte – Elaborazione personale Il Custoza si trova nella parte in basso a sinistra del grafico, con un prezzo più basso e un livello di awareness inferiore rispetto ai suoi competitors. Il posizionamento attuale del Custoza, inferiore rispetto a tutti e tre i vini, sembra essere dovuto, inoltre, a strategie di comunicazione passate, che non lo hanno distinto dalla concorrenza. Infatti, A. P., Responsabile comunicazione del Consorzio afferma: «Il 115 Custoza è stato presentato come il vino del lago di Garda; di fatto il Custoza non è un vino che nasce sul lago, è un vino che nasce in una fascia collinare che si posiziona geograficamente tra la città di Verona e il lago di Garda ed è interamente prodotto in collina. (…) É stato presentato come il “vino delle dame” ma solo il 9,1% lo considera come femminile». Attualmente risulta essere, quindi, solo una «ulteriore opzione gardesana del mondo vinicolo esattamente uguale al Lugana e al Chiaretto ma perdente rispetto a tutti e due», come dice il Responsabile comunicazione A. P. Dalle interviste è emerso quindi che il Custoza, nonostante abbia aumentato la qualità negli ultimi anni, presenti caratteristiche intrinseche apprezzabili dal consumatore (aromaticità, leggerezza, facile abbinabilità con il cibo e piacevolezza) e abbia un nome che evoca italianità, non ha grandi volumi di vendita e non è un prodotto affermato sul mercato. Il vino Custoza, dunque, sembra essere considerato come un prodotto “da bar”, destinato a un consumo per lo più locale, maschile e di età compresa tra i 35 e i 70 anni. Ciò potrebbe essere dovuto politiche di comunicazione passate, probabili errori di prezzo (Tabella 5) e di produzione di varie aziende, che non hanno contribuito a comunicare un’idea di prodotto di qualità, moderno e trendy. Tabella 5. – Il prezzo del Custoza Prezzo - Troppo basso, secondo gli intervistati, quello dello sfuso e di alcune aziende agricole che “si comportano come grossi imbottigliatori”; - Nella GDO anche quello dell’imbottigliato spesso è molto basso; (1,20-1,50 euro a bottiglia) - La forbice di prezzo è ampia, sia nella GDO sia nel canale HO.RE.CA. Fonte – Elaborazione personale Inoltre, anche la base ampelografica molto ampia non sembra aiutare a comunicare in modo unitario il Custoza, che non è conosciuto come Denominazione, ma come vino delle varie cantine. Ad oggi quindi, le opportunità, come l’interesse del consumatore per un vino con le caratteristiche del Custoza e il territorio – ricco di risorse ambientali, storico-artistiche, leisure (piscine, campi da golf) e gastronomiche – non sembrano essere sfruttate. Si può così riassumere l’Analisi SWOT del Custoza nella seguente tabella (Tabella 6). 116 Tabella 6. – Analisi SWOT del Custoza S W - Le caratteristiche intrinseche (aromaticità, - La percezione di vino non moderno né leggerezza, facile abbinabilità con cibo, trendy, bensì “da bar” e destinato a un piacevolezza); consumo rapido; - Il nome Custoza che identifica fortemente - Il consumo locale e livello di awareness l’italianità e la sua storia risorgimentale; basso; - La qualità mediamente buona; - La base ampelografia troppo ampia (9 uve - La base ampelografica: può diventare un diverse) con conseguente forte differenza tra i valore se usata correttamente; vari produttori; - I margini di crescita del prezzo abbastanza - Le strategie di posizionamento passate (il “vino delle dame” e “il vino gardesano”); ampi. - Il prezzo troppo basso e la forbice ampia. O T - L’interesse crescente del consumatore per - I concorrenti: la tradizione e i prodotti del territorio e per o LUGANA: come il Custoza, è presentato vini leggermente aromatici, facilmente come vino del lago di Garda, la quantità di bevibili, facilmente abbinabili, leggeri; vino prodotto è sostanzialmente identica, i - Il territorio che, offre risorse ambientali, mercati di riferimento sono identici (Garda e Germania), ma il Lugana è visto come “di storico-artistiche, leisure e gastronomiche; tendenza” mentre il Custoza no; o CHIARETTO: è visto come vino gardesano. Le occasioni di consumo sono le stesse del Custoza (aperitivo, piatti leggeri e di pesce), il Chiaretto in termini quantitativi produce più o meno le stesse quantità; o SOAVE: non è un concorrente diretto sul territorio, lo è nella GDO perché ha volumi enormi e prezzi molto più concorrenziali. Fonte - Elaborazione personale 117 3.2.5. La distribuzione, la promozione e la comunicazione La distribuzione Il Custoza è presente sia nel canale HO.RE.CA. sia nella GDO, oltre ad essere venduto direttamente dalle varie cantine. Il 94% delle cantine intervistate ha un punto vendita e si affida alla vendita diretta. Le uniche eccezioni registrate sono state l’azienda alfa 26 e l’azienda alfa 20. C. E., enologo dell’azienda alfa 26, dice infatti: «Non abbiamo in azienda la vendita diretta», mentre E. B., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 20, afferma: «Non abbiamo uno spaccio aziendale e di conseguenza non c’è la possibilità di vendere al pubblico». In Italia il vino Custoza viene venduto principalmente nella provincia di Verona e nelle zone limitrofe. S. B., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 16, dice infatti: «Il Custoza viene venduto al Nord Italia». C. C., responsabile finanziario dell’azienda alfa 2, afferma: «Operiamo principalmente nel territorio: Milano, Brescia, Cremona, Verona». La maggior parte delle cantine si affida a una rete di agenti e rappresentanti. M. P., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 4, afferma: «A Verona vendiamo attraverso rappresentanti, fuori zona abbiamo dei rivenditori con la loro catena». Poche aziende operano senza affidarsi a terzi. Ad esempio, S. V., enologo nell’azienda alfa 21, dice: «Non abbiamo attualmente degli agenti che seguono la vendita. Viene venduto direttamente e nel canale HO.RE.CA. attraverso contatti personali». Il vino venduto nella GDO è principalmente quello delle cantine sociali: pochi produttori infatti vendono nella grande distribuzione, a causa delle quantità elevate e dei prezzi ridotti richiesti. Alcune aziende hanno un contatto diretto con i supermercati della zona e vendono loro il vino, ma si tratta di vendita non alla catena, bensì allo specifico supermercato. L. M, socio dell’azienda alfa 10, dice infatti: «Siamo presenti in una Migross, ma è il supermercato specifico locale, non vendiamo alla catena». La stessa situazione si rileva per l’azienda alfa 12, la cui responsabile commerciale, R. B., afferma: «Vendiamo in alcuni supermercati della zona, ma è stata una scelta loro di vendere vini locali». All’estero viene venduto sia attraverso importatori, sia per contatto diretto con il consumatore via mail e seguente spedizione. I principali mercati esteri sono: Germania, 118 Inghilterra, Paesi Scandinavi, Lettonia, Svizzera, Belgio, Danimarca, Olanda e in minor numero Stati Uniti, Giappone e Cina. A conferma, I. V., titolare dell’azienda alfa 27, afferma: «Attualmente un 35% dei nostri vini sta andando all’estero, in Europa (Germania, Olanda, Danimarca, Belgio) e Stati Uniti, il rimanente 65% viene distribuito nel canale HO.RE.CA. al Nord Italia». Alcune cantine arrivano ad avere una presenza estera notevole, come l’azienda alfa 16. La responsabile marketing e comunicazione S. B., infatti, dice: «Noi vendiamo in 42 paesi esteri». F. T., responsabile controllo e gestione dell’azienda alfa 24, afferma: «Esportiamo il 96% della produzione a importatori e distributori sia monomandatari che plurimandatari». Alcune azienda non vendono all’estero tramite importatori ma attraverso contatti diretti, come affermano E. B. (collaboratore dell’azienda alfa 6): «Vendiamo in Germania e Olanda, ma senza importatori», e L. M. (socio dell’azienda alfa 10): «Non abbiamo rappresentanti né distributori, consegniamo direttamente ai nostri clienti». Non tutte le aziende vendono all’estero: il 30% degli intervistati si limita al mercato Italia o ha una presenza estera minima. Anche perché la vendita del Custoza è prevalentemente nazionale, «Il 70% viene venduto in Italia e il 30% viene esportato soprattutto in paesi vicini, la Germania in primis», come afferma il C. N., Presidente del Consorzio. A. M., titolare dell’azienda alfa 14, afferma: «Il 50% della produzione viene venduto direttamente in azienda, il rimanente attraverso una rete di rappresentanti in Italia. All’estero non abbiamo ancora nulla». G. T., presidente dell’azienda alfa 23, conferma: «Il vino in piccola parte viene venduto all’estero, ma la maggior parte in Italia». Per quanto riguarda la vendita online, l’e-commerce non viene praticato frequentemente e i giudizi al suo riguardo non sono positivi. A. B., collaboratore dell’azienda alfa 5, dice: «Ci siamo iscritti a una canale di distributivo e sono pentito di averlo fatto, perché stiamo spendendo soldi per niente. In due anni abbiamo avuto una sola richiesta di vendita». C. N., titolare dell’azienda alfa 25, afferma: «La vendita online in Italia è ancora poco utilizzata per il vino. Vedo che è molto più efficace all’estero». G. G., responsabile tecnico dell’azienda alfa 28, conferma: «Stenta un po’ a decollare ancora per l’ideologia dell’assaggio del prodotto, anche se dati esteri dicono che sarà il futuro». A. M., titolare dell’azienda alfa 14, afferma al riguardo: «Non abbiamo l’e-commerce per due motivi: perché secondo me il cliente vuole prendere informazioni e dopo vuole 119 anche assaggiarlo, inoltre, non sempre trovi chi è disposto a pagare 20 euro di spese di spedizione per avere 6 bottiglie che non hanno un prezzo elevato». I costi di trasporto elevati sembrano essere un ostacolo alla vendita per spedizione all’estero, assieme alla normativa sulle accise. Quest’ultima, infatti, implica l’obbligo di spedire a un soggetto autorizzato (o anche a un soggetto non registrato, ma che prima della spedizione della merci lo comunichi all’ufficio della Dogana) e di pagare l’accisa a destinazione357. Quindi spesso richiede un trasportatore con codice accisa e implica costi di trasporto che, divenendo troppo elevati rispetto al prezzo del vino, sembrano ostacolarne l’acquisto. G. T., presidente dell’azienda alfa 23, afferma: «Avevamo fatto un tentativo ma non ha funzionato per il grosso limite del prezzo del vino, può funzionare per vini più costosi, ma non si può pensare che un vino di tre o quattro euro abbia costi di spedizione così elevati». I. V., titolare dell’azienda alfa 27, afferma: «Se dobbiamo mandare delle bottiglie a un cliente tedesco non riusciamo farlo, perché dobbiamo affidarci a un trasportatore con un codice accisa. Il trasporto costa due volte quello che è il prezzo della bottiglia, il che vuol dire non comprarle». La tabella seguente (Tabella 7) riassume la situazione a livello distributivo: Tabella 7. – Distribuzione del vino Custoza Distribuzione - Vendita per il 70% in Italia, per il 30% all’estero: o Europa: Germania, Inghilterra, Paesi scandinavi, Svizzera, Lettonia, Belgio, Olanda, Danimarca. o - Resto del mondo: principalmente Stati Uniti, Giappone, Cina. Canali: GDO e HO.RE.CA., tramite agenti, importatori e rivenditori o, in rari casi, senza intermediari; Vendita diretta in cantina; Raramente e-commerce. - Difficoltà di vendita all’estero a causa della normativa sulle accise e dei costi di trasporto. Fonte – Elaborazione personale 357 Infatti, il soggetto, ai sensi dell’articolo 8 comma 1, deve essere registrato presso l’ufficio tecnico della finanza, ricevendo un codice accisa. PRATESI G., “Il vino nel regime delle accise”, Agenzia delle dogane, Direzione regionale per la Toscana, 2008, pag. http://www.po.camcom.it/doc/internaz/2008/seminari/m111108a.pdf, consultato il 3/09/2012. 120 10, La promozione e la comunicazione Sembra emergere, tra i produttori, il riconoscimento della necessità di promuovere il vino legandolo al territorio e partendo da loro stessi che, come squadra, dovrebbero avere il coraggio e la convinzione di comunicare il prodotto e creare un’offerta attrattiva. L. C., titolare dell’azienda alfa 19, afferma: «Se noi vendiamo il Custoza solo come vino siamo perdenti, noi lo dobbiamo vendere come territorio. (…) Ci vorrebbe più coraggio e più convinzione da parte nostra. Se non riusciamo a legare il nostro vino al territorio ci sarà sempre qualcuno dall’altra parte del mondo che farà un vino simile a quello che facciamo noi e che costa molto meno». Anche A. A., responsabile commerciale dell’azienda alfa 1, dice: «Legare il marchio Custoza, come vino, a quello che il territorio sa offrire è il punto di partenza». G. G., responsabile tecnico dell’azienda alfa 28, conferma: «Sarebbe da sfruttare il fattore di “Custoza come luogo” e “Custoza come vino”. Per farlo conoscere bisognerebbe allacciare molto di più il prodotto a tutto il territorio di produzione». Anche S. B. (responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 16) afferma: «La collaborazione deve esserci, se fai parte di una zona non puoi pensare di andare avanti da sola e mollare il territorio che è comunque quello che ti valorizza». E. B., collaboratore presso l’azienda alfa 6, aggiunge: «Bisogna far vedere che c’è questo vino. Il territorio va valorizzato attraverso un lavoro di gruppo». Il tutto è rafforzato dal fatto che «è un vino che si abbina benissimo a piatti della zona, del territorio, per cui l’abbinata può funzionare», come dice M. R, titolare dell’azienda alfa 18. Riguardo la comunicazione, il passaparola è senza dubbio il mezzo più efficace secondo gli intervistati. A. B., collaboratore dell’azienda alfa 5, afferma infatti: «La migliore pubblicità è il cliente che viene qua, apprezza il vino e porta l’amico. Per noi è stata la più efficace». L. C., titolare dell’azienda alfa 19, conferma dicendo: «I clienti che hanno nel cuore l’azienda sono il primo strumento di pubblicità. Perché sono quelli che quando vanno dall’amico si portano la bottiglia e dicono vai là a comprarla». Internet viene considerato un altrettanto efficace canale informativo, come affermato da C. C., responsabile finanziario dell’azienda alfa 2: «Gli italiani spesso vanno su internet. Va benissimo per la comunicazione: tante persone sono venute qui solo per internet». L. M., socio dell’azienda alfa 10, dice inoltre: «Internet attualmente penso che 121 sia il mezzo più potente». Le aziende, inoltre, sono inserite nei vari portali dei comuni di riferimento, anche se questi non risultano essere molto utili nella comunicazione e promozione. A. M., titolare dell’azienda alfa 14, afferma infatti: «Siamo inseriti nel sito del comune di Bussolengo con il nostro link, ma poco arriva da lì ». Anche la presenza su guide di vino viene considerato importante. C. C., responsabile finanziario dell’azienda alfa 2, dice infatti: «Da quando siamo stati premiati con dei vini su una guida, abbiamo fatto un’intervista con una giornalista canadese e una giapponese». F. P., responsabile commerciale dell’azienda alfa 7, conferma: «La gente che viene qui si basa sulla guida dei vini d’Italia», e S. B. responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 16, aggiunge: «Essere presenti su una guida ti avvantaggia con il consumatore. Ci sono tante persone che vengono qui con il libro in mano». Molti ritengono necessari eventi, anche all’estero, per far conoscere il vino là dove la percezione di prodotto “da bar” non è diffusa. F. T., responsabile controllo e gestione dell’azienda alfa 24, afferma infatti: «Qui il Custoza lo conoscono, ma come vino povero, e all’estero non lo conoscono più di tanto. Bisogna fare più eventi all’estero e fiere». G. M., titolare dell’azienda alfa 13, conferma: «Si dovrebbe partecipare a qualche fiera del turismo all’estero, in Germania, che dovrebbe essere il nostro cliente più importante». La pubblicità su riviste e giornali non viene percepita come uno strumento efficace. M. F., socio dell’azienda alfa 15, sostiene infatti: «La pubblicità non serve a molto», e L. C., titolare dell’azienda alfa 19, dice a proposito: «Non è molto utile se fatta con mezzi limitati. Abbiamo provato a fare uscite su riviste come «Più gusto», abbiamo fatto un redazionale, ma non ho visto una persona che sia venuta perché lo ha letto». La tabella seguente riporta le considerazioni degli intervistati in merito all’efficacia degli strumenti di comunicazione e promozione da loro citati: 122 RIVISTA SPECIALIZZATA INTERNET X PASSAPAROLA X FIERE ED EVENTI GUIDA SUL VINO Tabella 8. – Efficacia degli strumenti di comunicazione e promozione 1. Azienda alfa 1 X X X 2. Azienda alfa 2 X X 3. Azienda alfa 3 X X X X 4. Azienda alfa 4 X X X 5. Azienda alfa 5 X AZIENDA X 6. Azienda alfa 6 X X X X 7. Azienda alfa 7 X X X X 8. Azienda alfa 8 X X X X X X X X X X X 9. Azienda alfa 9 10. Azienda alfa 10 X 11. Azienda alfa 11 12. Azienda alfa 12 X 13. Azienda alfa 13 X 14. Azienda alfa 14 X X 15. Azienda alfa 15 X X 16. Azienda alfa 16 X X X X X X 17. Azienda alfa 17 X 18. Azienda alfa 18 19. Azienda alfa 19 X X 123 X X X 20. Azienda alfa 20 X X X 21. Azienda alfa 21 X X X X X 22. Azienda alfa 22 23. Azienda alfa 23 X 24. Azienda alfa 24 X X X 25. Azienda alfa 25 X X X 26. Azienda alfa 26 X X X X X X X X 27. Azienda alfa 27 X X 28. Azienda alfa 28 X X X 29. Azienda alfa 29 X X X X TOTALE 16 28 27 11 2 Fonte – Elaborazione personale Come evidenziato dalla tabella (Tabella 8), il passaparola e internet si qualificano come i mezzi decisamente più efficaci secondo gli intervistati, con 28 aziende su 29 (passaparola) e 27 su 29 (internet) che ne riconoscono l’importanza. Un altro aspetto importante, emerso durante le interviste, è il fatto che ogni azienda sembra avere una strategia individuale e si promuove singolarmente. A. B., collaboratore dell’azienda alfa 5, dice: «Mi sembra che ognuno vada per la sua strada». Ciò, con un certo successo per quanto riguarda le aziende più affermate sul mercato, mentre quelle più limitate da questo punto di vista hanno notevoli difficoltà, a causa delle dimensioni e degli scarsi fondi a disposizione per strategie promozionali efficaci e consistenti. G. M., titolare dell’azienda alfa 13, afferma infatti: «Siamo troppo piccoli per andare in certi luoghi, se fossimo uniti potremmo andare più facilmente». Per quanto riguarda gli eventi promossi dal Movimento del Turismo del Vino, non sembrano avere un effetto positivo, sia per la posizione defilata delle aziende (che spesso hanno pochi visitatori), sia per la denominazione Custoza, poco conosciuta e percepita come di limitata qualità, sia per il tipo di pubblico che tali eventi attraggono. 124 S. B., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 16, dice infatti: «Ho partecipato a cantine aperte due anni fa e mi sono tolta. (...) La gente ha il concetto di venire in cantina, bere e mangiare gratis». L. M., socio dell’azienda alfa 10, afferma inoltre: «Per Cantine Aperte siamo un po’ nascosti, è venuto qualcuno, ma pochi in realtà. Vanno tutti in zona Valpolicella o Lugana». B. M., socio dell’azienda alfa 17, a tal proposito dice: «Non facciamo né Cantine Aperte né Calici in stelle. Solo qualche cantina ha partecipato a Cantine Aperte fino all’anno scorso, poi hanno deciso di non farlo più. Forse uno dei motivi è che il Custoza non è conosciuto». Per quanto riguarda invece la Strada del vino, il 73% degli intervistati ne fa parte, ma il suo ruolo nella promozione delle cantine è considerato infficace anche, e soprattutto, a causa della mancanza di fondi e liquidità. Il Direttore tecnico del Consorzio, C. T., dice: «La Strada è stata creata per necessità, per attingere a dei contributi di valorizzazione locale a cui il Consorzio non poteva più attingere. In realtà è stato creato un doppione con le stesse aziende agricole del Consorzio, che fa pochissima attività perché la tipologia di contribuzione a cui attingeva si è estinta». Conferma ciò R. B., responsabile commerciale dell’azienda alfa 12, dicendo: «Nella Strada del vino c’è tantissimo da fare senza fondi economici». M. P., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 4, aggiunge: «La Strada del vino è un fallimento. Manca la promozione. Nella nostra zona non ha mai funzionato». In alcuni casi sembra mancare anche la segnaletica. G. M., titolare dell’azienda alfa 13, dichiara infatti: «La Strada non è efficace perché la segnaletica non esiste. Ci sono ancora certe tabelle vecchie di vent’anni, che non sono più state rinnovate». I. V., titolare dell’azienda alfa 27, a proposito della segnaletica, dice: «Era stata ordinata 5-6 anni fa, non so se sia ancora là nello stabilimento di Pozzolengo o se non l’abbiano mai fatta». Riassuntiva è l’affermazione di C. N., titolare dell’azienda alfa 25, «Il problema in Italia è sempre lo stesso: noi partiamo dalle targhe, una volta che si mettono le targhe le cose sono fatte (…) ma manca una strategia. In altri paesi esiste un sistema, e vuol dire che in ogni punto del sistema dove c’è un cartello, c’è una realtà, c’è un’opportunità di conoscenza, c’è capacità di comunicare. Qui invece sì c’è un cartello, ma finisce col cartello». In conclusione, la situazione a livello distributivo e promozionale rispecchia le difficoltà del vino Custoza evidenziate nel paragrafo precedente. Infatti, il vino viene venduto principalmente in Italia (il 70% della produzione) sia nel canale HO.RE.CA. che nella 125 GDO, in questo caso soprattutto dalle cantine sociali e dai grandi imbottigliatori. La vendita diretta, sia di vino imbottigliato che di sfuso, prevale in molte aziende (il 94% degli intervistati). Quella all’estero è ancora poco diffusa (viene esportato il 30% della produzione totale), registrandosi soprattutto nelle aziende affermate e riguardando principalmente il mercato europeo. Le difficoltà principali riscontrate riguardo l’esportazione sembrano essere la normativa sulle accise e i costi di spedizione elevati che ostacolano la vendita per spedizione al consumatore straniero. Gli strumenti di comunicazione più efficaci, secondo gli intervistati, sono il passaparola, il sito internet aziendale, le guide di vino e le fiere. Sembra, inoltre, che ogni azienda si muova individualmente (partecipando a fiere e organizzando eventi privati), senza un’azione unitaria a livello consortile. Per quanto riguarda invece gli effetti di eventi come Cantine Aperte, Calici in Stelle ed altri eventi promossi dal Movimento del Turismo del vino, le cantine sono quasi tutte concordi nel considerarli inefficaci, a causa soprattutto della scarsa conoscenza e del ridotto interesse per la denominazione Custoza e del tipo di pubblico attirato. Infine, i giudizi sulla Strada del Vino Custoza sono decisamente negativi: essa non risulta di alcun beneficio per le cantine, soprattutto per la mancanza di disponibilità economica, che determina l’assenza sia di una segnaletica adeguata, sia della promozione e della comunicazione. 3.2.6. Il Consorzio di Tutela del Vino Custoza: andamento e rapporto tra le cantine Il Consorzio viene percepito come una realtà che dovrebbe occuparsi della promozione e fungere da sostegno alle aziende nei momenti di crisi. C. N., in qualità di Presidente del Consorzio, afferma: «Da Statuto il compito è quello di rappresentare la produzione e di promuovere il brand Custoza, perché quella che è la parte di controllo sia della produzione di uva che della produzione del vino è stata affidata a un ente terzo che, nel nostro caso, si chiama Sicuria». B. M., socio dell’azienda alfa 17, dice: «Il Consorzio dovrebbe esser un traino quando ci sono cali dei consumi». Tuttavia, fino ad ora, i produttori non ritengono che la comunicazione e la promozione del Consorzio siano state efficaci per le aziende e la Denominazione, e la scarsa conoscenza del nome Custoza ne è una riprova. Neppure il sito del Consorzio, da poco cambiato, è considerato molto utile: è informativo, presenta un elenco dei siti delle 126 cantine e dei comuni del territorio e qualche notizia sul vino e sulle iniziative realizzate. Il Presidente del Consorzio afferma infatti: «Al momento abbiamo un sito molto semplice e didascalico. Non c’è una strategia specifica attualmente». Anche il materiale cartaceo del Consorzio non viene considerato efficace, là dove presente, perché spesso molti produttori non lo hanno neppure in azienda. Infatti, E. B., collaboratore dell’azienda alfa 6, dice: «Non ho materiale informativo». L. M., socio dell’azienda alfa 10, conferma: «Se vuoi il materiale devi andare a prendertelo. Mandano una mail e dicono che è disponibile». Lo stesso Presidente del Consorzio, C. N., dice: «Il materiale cartaceo è scarso. Stiamo ancora lavorando sul logo: per il momento abbiamo fatto il restyling di quello vecchio e abbiamo fatto delle cartoline». Neppure gli eventi realizzati hanno avuto effetti positivi: L. M., socio dell’azienda alfa 10, dice: «La festa del Custoza va bene, ma è una sagra paesana». F. T., responsabile controllo e gestione dell’azienda alfa 24, conferma: «Gli eventi promossi non sono stati efficaci: hanno fatto delle belle cose, ma hanno attirato solo quelli del posto». G. T., presidente dell’azienda alfa 23, dice: «Gli eventi non sono stati efficaci, nel senso che, a parte la sagra del Custoza che è una cosa tradizionale, non si è fatto quasi nient’altro». S. B., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 16, dice: «Gli eventi si fanno già, solo che non si può fare un evento una volta l’anno e poi sparire. Bisognerebbe cercare di essere più presenti, focalizzare l’obiettivo, non disperderlo in una degustazione generica del Custoza a Treviso». Le ragioni della scarsa efficacia del Consorzio nella promozione e comunicazione sembrano essere state le difficoltà economiche, «è chiaro che per fare le cose ci vorrebbe delle finanze» dice A. M. (titolare dell’azienda alfa 14), ma più ancora di questo, ha sicuramente pesato l’incapacità delle aziende di collaborare e fare squadra. C. C., responsabile finanziario dell’azienda alfa 2, dice infatti: «Davanti si c’è collaborazione, ma dietro no, sono sempre concorrenti». G. M., titolare dell’azienda alfa 13, afferma: «È difficile mettere d’accordo tante teste perché ognuno vuol curare il suo orticello». R. B., responsabile commerciale dell’azienda alfa 12, afferma: «Ovviamente nei momenti difficili ognuno guarda alla sua situazione e dice Mors tua vita mea però, in generale, non siamo mai stati bravi a fare gruppo». L. C., titolare dell’azienda alfa 19, afferma: «Noi non abbiamo un marchio collettivo, abbiamo quello delle varie aziende. É 127 difficile che riesca a fare azioni incisive, perché ognuno ha strategie e idee diverse». A ciò si aggiunge anche il problema che molti produttori sembrano essere quasi “trascinati” dalle cantine più storiche, non contribuendo attivamente alla Denominazione. A tal proposito L. M., socio dell’azienda alfa 10, dice: «I grandi produttori e i grandi imbottigliatori fanno da traino per gli altri, ma gli altri dietro si perdono via». R. B., responsabile commerciale dell’azienda alfa 12, afferma: «(…) mi riferisco a noi consiglieri, il resto delle aziende sembra di doverlo spronare, gli associati non ci credono abbastanza». Questo aspetto si ricollega all’apparente mancanza di partecipazione attiva alle iniziative organizzate, che si registra in alcuni casi. I. V., titolare dell’azienda alfa 27, afferma infatti: «Io come azienda ho tirato fuori parecchi soldi per andare nelle manifestazioni a Genova, ad Imperia, a Bologna. Se in quelle manifestazioni invece che andare in 15 aziende ci fossimo andati in 30, invece di spendere 600 euro a testa, ne spendevamo la metà e si faceva immagine». Sembra quindi mancare un approccio di tipo bottom up da parte delle cantine, che demandano al Consorzio il compito di promozione della Denominazione. S. V., enologo dell’azienda alfa 21, afferma infatti: «Dovrebbe essere il Consorzio che organizza serate a tema ecc.». C. E., enologo dell’azienda alfa 26, dice: «Tutto deve partire da un’iniziativa consortile comune, perché la singola azienda non ha comunque la forza e spesso neanche il tempo e i mezzi per farlo». La scarsa collaborazione presente viene collegata a varie cause. Da una parte si parla di “mentalità contadina” e di diffidenza nei confronti degli altri. S. B., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 16, dice infatti: «Purtroppo c’è una mentalità contadina, un po’ vecchia, in cui si guarda il vicino di casa sempre un po’ male». M. R., titolare dell’azienda alfa 18, sostiene: «Chi viene dal campo è molto diffidente e molto geloso e ha sempre paura di esporsi nei confronti dei suoi simili, (...) vogliono da te sapere, ma da loro non saprai nulla. (...)». Si parla, poi, di campanilismo e di atteggiamento eccessivamente individuale delle aziende, che sono interessate solo ai loro benefici. M. R., titolare dell’azienda alfa 18, afferma: «Molto spesso, quando si vogliono fare delle manifestazioni, se si va contro gli interessi di qualcuno, questi ultimi si oppongono». M. P., responsabile commerciale dell’azienda alfa 4, conferma: «Le aziende sono troppo individualiste, non c’è comunicazione, non vedono uno sposare un progetto comune». A. M., rappresentante legale dell’azienda alfa 29, ribadisce: «Come 128 in tutto il resto del paese, anche nel nostro piccolo abbiamo i classici anziani che provano, in maniera evidente o meno evidente, a mettere dei blocchi o a non far cambiare determinate cose». Il maggiore e minore coinvolgimento dei consorziati sembra dipendere anche dalla distanza geografica rispetto alla sede del Consorzio (Custoza - Sommacampagna). Spesso, infatti, i produttori di comuni più distanti accusano la loro perifericità. A. B., collaboratore dell’azienda alfa 5, dice: «Noi siamo alla periferia della zona del Custoza, (…) a volte per il tempo, a volte perché dici “non è che mi interessi più di tanto”, non andiamo alle riunioni». Punti di forza del Consorzio Pochi sono i punti di forza e i vantaggi riconosciuti al Consorzio dalle aziende, ad eccezione del cambio nel consiglio di amministrazione da poco realizzato, che ha portato ad avere un nuovo Presidente, un nuovo Direttore tecnico e un nuovo Responsabile comunicazione. A. B., collaboratore dell’azienda alfa 5, afferma: «Vantaggi materiali non ne vedo. Personalmente non ho trovato riscontro nei soldi che abbiamo pagato». Della stessa opinione è anche A. P., titolare dell’azienda alfa 22, che dice: «Di vantaggi non ce ne sono, far parte del Consorzio è una prassi che si fa da sempre». C. E., enologo nell’azienda alfa 26, sostiene che: «la pecca è aver sempre avuto delle idee vecchie, non avere il coraggio di “buttare il cuore oltre l’ostacolo”». Mentre L. M., socio dell’azienda alfa 10, dice: «Non abbiamo nessun vantaggio. Infatti stiamo pensando di tirarci fuori. È sempre stato gestito da persone obsolete. Forse adesso c’è in po’ di innovazione». A. M., titolare dell’azienda alfa 14, dice: «I punti di forza del Consorzio li stiamo costruendo probabilmente adesso». Punti di debolezza del Consorzio All’interno del Consorzio emerge una filiera disgregata, con tre cantine sociali, due delle quali hanno oltre il 50% della produzione di vino, e tanti piccoli produttori con interessi diversi e, di conseguenza, peso e forza ridotti. A. P., Responsabile comunicazione, afferma: «La composizione della filiera è abbastanza anomala, perché abbiamo tre cantine sociali che rappresentano circa i 2/3 della produzione e una serie di aziende piccole che rappresentano l’altro terzo. Non c’è la possibilità di una piena osmosi tra le varie componenti». M. F., socio dell’azienda alfa 15, ribadisce questa 129 difficoltà: «C’è una grande differenza tra i grossi produttori, le sociali e i più piccoli. In più, le quote consortili vanno in base agli ettari: se io ho tre ettari ho tre voti. Loro hanno molti più ettari». R. B., responsabile commerciale dell’azienda alfa 12, parla dell’esistenza di «rivalità tra le cantine sociali, che hanno il loro peso in termini di voti e quantità di bottiglie che producono (…). Poi i conferenti di uva che chiedono di sfruttare il prezzo con rese altissime. Allora è difficile far arrivare anche a loro un messaggio sulla necessità di spendere, investire, comunicare. Perché sono abituati solo ad avere il concetto di quintali di uva e non vogliono sapere di partecipare a spese». L. C., titolare dell’azienda alfa 19, afferma: «È difficile conciliare le esigenze di un’azienda agricola, come la mia, con un industriale o una cantina sociale. Per le cantine sociali l’importante è vendere il prodotto, che sia venduto bene o che sia venduto male conta fino ad un certo punto». Emergono difficoltà di dialogo e una certa rivalità anche tra le cantine sociali, che sono dirette concorrenti nella GDO. R. B., responsabile commerciale dell’azienda alfa 12, dice: «Ci sono un po’ di rivalità, difficoltà e tensioni tra le cantine sociali». G. T., presidente dell’azienda alfa 23, riconosce questa conflittualità: «C’è difficoltà a parlare la stessa lingua sia tra le cantine, sia in generale tra loro e i piccoli produttori, che le vedono come qualcosa di strano o di nemico». Vi sono, però, alcuni produttori che riconoscono anche l’importanza delle cantine sociali. G. G., responsabile tecnico dell’azienda alfa 28, afferma infatti: «Nel mercato vinicolo ci sono aziende che, purtroppo, vanno contro la politica del prezzo giusto, però sono quelle che fanno conoscere il prodotto perché hanno reti ampie, hanno la possibilità di fare esportazioni di una certa quantità: sono odiate dai produttori, però sono quelle che fanno conoscere il prodotto». Anche C. E., enologo nell’azienda alfa 26, dice: «Le piccole aziende magari cercano di fare gli sforzi, ma bisogna andare sulla massa critica, che sono le grosse sociali, là deve essere concentrato lo sforzo». Anche A. P., Responsabile comunicazione, dice: «Le cantine sociali consentono di avere massa critica per aggredire certi mercati come la GDO». Tuttavia, si registra una sempre maggiore volontà di collaborare per emergere nel mercato. Il Presidente, C. N., riconosce infatti: «I segnali che riceviamo sono positivi, come sempre, non è detto che tutti i produttori seguano allo stesso modo tutti gli stimoli, ma c’è una buona parte che, anche grazie alla presenza delle generazioni più giovani, vediamo più attivi a capire e ricercare l’identità». G. M., titolare dell’azienda alfa 13, 130 afferma: «Secondo me bisogna andare più d’accordo e fare squadra». F. P., responsabile commerciale dell’azienda alfa 7, aggiunge: «Stiamo cominciando ad avere una coscienza comune. Il fatto che le tipologie di azienda come la mia, o simili, stiano cominciando a trovarsi è un segnale». R. B., responsabile commerciale dell’azienda alfa 12, conferma: «Dopo tanti anni in cui la qualità è nel complesso migliorata tra tutti i produttori, abbiamo voglia di emergere: quindi noi medio-piccoli ce la stiamo mettendo tutta». A. M., rappresentante legale dell’azienda alfa 29, aggiunge: «La zona del Custoza fa 12 milioni di bottiglie. Nel mondo sai cosa sono 12 milioni di bottiglie? Niente. Allora perché dobbiamo andare a farci la guerra a ribasso per vendere le stesse quantità di bottiglie? Collaboriamo! Ma in maniera onesta, leale. Perché è chiaro che la cantina sociale, che ha milioni di ettolitri da vendere, non può avere la stessa mia filosofia produttiva (…). Però penso che una collaborazione, un patto di filiera come è stato fatto in altre zone sia fattibile». Opportunità per il Consorzio Per quanto riguarda le opportunità, anche nel caso del Consorzio, molti produttori riconoscono l’interesse del consumatore per vini con le caratteristiche del Custoza. L. C., titolare dell’azienda alfa 19, dice: «Il Custoza ha tutte le caratteristiche che stanno cercando i consumatori, però bisogna far capire al consumatore che il vino che sta cercando è questo». Anche il Presidente C. N. ribadisce il medesimo concetto: «Il consumatore di oggi, di fatto, cerca un vino che ha le caratteristiche del Custoza. (…) Il vino è uno degli elementi trainanti del turismo, soprattutto in alcune zone e certamente nella nostra. L’opportunità può essere questa: diventare catalizzatore di elementi di promozione specifici per quanto riguarda il territorio». Anche il territorio viene percepito come un’opportunità da sfruttare dal punto di vista della promozione e del turismo: L. M., socio dell’azienda alfa 10, dice: «Nel territorio ci sono ville, castelli ecc., bisognerebbe aumentare la visibilità storica». A. A., titolare dell’azienda alfa 3, afferma: «Bisognerebbe fare promozione sul territorio, che è un territorio favoloso dove un turista può trovare di tutto». Minacce per il Consorzio Per quanto riguarda invece le minacce del Consorzio, la maggior parte dei consorziati individua la crisi economica e il calo dei consumi. L. F., titolare dell’azienda alfa 11, 131 dice: «La minaccia sono i tagli economici», come E. B., collaboratore dell’azienda alfa 6, che afferma: «La minaccia è il calo dei consumi». A. A., titolare dell’azienda alfa 3, aggiunge: «Ci sono sempre meno soldi da poter gestire», mentre G. G., responsabile tecnico dell’azienda alfa 28, parla di «concorrenza spietata delle altre Doc». F. T., responsabile controllo e gestione dell’azienda alfa 24, afferma: «Non riuscire a emergere come Denominazione è una minaccia. Il Custoza purtroppo è in competizione con tantissimi vini non avendo una Denominazione forte, e questa è una grande minaccia». Infine, L. C., titolare dell’azienda alfa 19, aggiunge come minaccia «i rischi di rottura all’interno», confermata anche dal Presidente del Consorzio, C. N.: «“L’unione fa la forza” è un detto vecchio ma che funziona: il Consorzio dovrebbe essere quello che unisce. Se non ci riusciamo, questo può esser sicuramente un elemento di pericolo, perché si disperderebbero i valori esistenti». Tutto ciò può essere riassunto nella seguente analisi SWOT (Tabella 9). Tabella 9. – Analisi SWOT del Consorzio di Tutela del Vino Custoza S W - Il nuovo consiglio di amministrazione, con il - La mancanza di collaborazione e coesione a nuovo Presidente, il nuovo Direttore tecnico causa di interessi diversi, individualismo, e il Responsabile comunicazione; rivalità, diffidenza; - La embrionale collaborazione tra le aziende - La composizione della filiera anomala: tre Consorziate; cantine sociali che rappresentano i 2/3 della - Le cantine sociali che permettono di avere produzione e altri produttori medio-piccoli che formano l’altro 1/3; massa critica e i produttori che producono prodotti di qualità. - La Denominazione poco conosciuta. O T - L’interesse crescente del consumatore per vini leggermente aromatici, facilmente bevibili, facilmente abbinabili, leggeri come - Le altre Doc; - La crisi economica; - La disgregazione del Consorzio. il Custoza; - Legare il prodotto al territorio. Fonte – Elaborazione personale. Dunque, il Consorzio di Tutela del vino Custoza presenta attualmente una serie di difficoltà nello svolgimento del suo ruolo di promozione. Ciò a causa della scarsità di fondi economici, ma soprattutto a causa di una limitata collaborazione tra le aziende, 132 dovuta a una filiera disgregata con interessi differenti, individualismo, diffidenza e scarso dialogo. Le aziende, però, sono coscienti della necessita di cambiare la situazione e, in alcuni casi, inizia a emergere un’embrionale forma di dialogo e collaborazione. C’è da dire però che il Consorzio ha da poco avviato una strategia di comunicazione incentrata sullo Stile Custoza e la Denominazione nel suo complesso: «Non comunichiamo più il base, il superiore e il passito. A prevalere deve essere il territorio, non il vino», dice A. P., Responsabile comunicazione. Inoltre, recentemente il nome del vino è stato cambiato da Bianco di Custoza a Custoza: «Il Consorzio ha cambiato il nome al vino, perché creava confusione secondo l’indagine Doxa. Il consumatore poteva trovarsi Bianco di Custoza, Custoza, Custoza superiore, Custoza passito ecc. Non c’era identità», conclude il Direttore tecnico C. T. Anche dal punto di vista degli eventi ci sono segnali positivi, come la partecipazione del Consorzio a Vinitaly, dove è apparso nel padiglione Agrifood con la volontà di comunicare non solo il vino, ma anche il territorio e i suoi prodotti. A questo proposito il Presidente del Consorzio, C. N., dice: «Abbiamo scelto di non andare nell’area vino di Vinitaly, ma nell’area food assieme a operatori del territorio: i ristoratori di Valeggio, i pastai di Valeggio, il formaggio Monte Veronese, un’associazione di panificatori di Verona, vuoi per promuovere il territorio, vuoi per far capire al consumatore che il vino Custoza in effetti ben si abbina a questi elementi, che sono originari del territorio stesso». Inoltre, il Consorzio ha avviato una strategia di comunicazione interna, per rafforzare l’identità e la coesione tra i produttori. Ne sono esempi: degustazioni verticali di vini, analisi sui vigneti e sulle varietà dell’uva. «Siamo partiti assaggiando dei Custoza del 1999 fino al 2009 e la cosa positiva o negativa è stata che ci siamo tutti stupiti del fatto che erano buoni. Se ci stupiamo è negativo perché vuol dire che non conosciamo il nostro vino, dall’altro è positivo perche vuol dire che durano nel tempo», afferma sempre il Presidente del Consorzio C. T. La seguente tabella (Tabella 10) riporta in sintesi l’andamento del Consorzio, facendo riferimento agli elementi del marketing mix che sono stati presentati nei paragrafi precedenti. 133 Tabella 10. – Tabella riassuntiva sul Consorzio di Tutela del Vino Custoza Sede Custoza (Sommacampagna) Pay off e logo precedenti la nuova strategia di Nessun pay off presente. comunicazione Pay off e logo attuali Mission “Il vino bianco italiano delle colline tra Verona e il Garda” Mission: Promuovere il brand Custoza. Fascia di età: dai 35 ai 70 anni; Il target Provenienza: provincia di Verona, zone limitrofe (Nord Italia) e principalmente dalla Germania. I concorrenti diretti Lugana, Bardolino (Chiaretto) e Soave. S: Forte italianità del nome Custoza - Caratteristiche: bianco, moderatamente alcolico, leggermente aromatico, equilibrato, bevibile, con una buona abbinabilità con il cibo - Qualità mediamente buona - Base ampelografica ampia: 3 principali e 6 secondarie; W: Percezione, da parte del consumatore, di un vino non moderno né trendy, Marketing mix - Il che non dura molto – Base ampelografica ampia - Livello di awareness basso prodotto - strategie di prezzo e produzione (alcuni produttori, soprattutto le cantine sociali, vendono il vino in gag/fusti) – Posizionamento attuale; O: I gusti del consumatore (cerca un vino come il Custoza: bianco, moderatamente alcolico, leggermente aromatico, equilibrato, bevibile, buona abbinabilità con il cibo)- Il legame con il territorio; T: I concorrenti con un posizionamento migliore sul mercato. Marketing mix - Il Il livello basso rispecchia il posizionamento ancora entry levell del vino. prezzo Forbice di prezzo ampia. Marketing mix - La distribuzione HO.RE.CA. - GDO – Vendita diretta. 70% venduto in Italia – 30% all’estero. Venduto sia imbottigliato sia sfuso (soprattutto dalle cantine sociali). 134 Da un anno viene fatta sia comunicazione interna (degustazioni verticali e incontri con tecnici) sia comunicazione esterna. Cosa viene comunicato: il Custoza come vino non più del lago, ma delle colline moreniche che guardano a Verona e Lo Stile Custoza unico, non le varietà del prodotto. Strumenti: Marketing mix - La Eventi e fiere: Vinitaly (Agrifood) con i pastai di Valeggio, il Monte Veronese, l’associazione panificatori di Verona. Festa del Nodo comunicazione e la promozione d’amore a Valeggio. Festa di Custoza; - Interviste con giornalisti; - Materiale cartaceo: cartoline con immagini e logo Stile Custoza. Attualmente non vi è una strategia di web marketing: il sito internet è statico e semplice. Brand: recentemente è stato sostituito il termine Bianco di Custoza con Custoza, perché da indagini creava confusione e dava l’idea di un vino non moderno Fonte – Elaborazione personale 3.2.7. Il rapporto con gli attori del territorio Le aziende accusano una notevole frammentazione tra le iniziative, non solo all’interno del Consorzio, ma anche con gli altri attori del territorio. Vengono auspicati una maggiore coesione e un maggior coordinamento. L. C., titolare dell’azienda alfa 19, afferma: «É inutile che la strada abbia quindicimila euro, il Consorzio ventimila, l’Apt di Verona cinquantamila, quella del lago centomila e ognuno faccia il suo intervento. Se facessimo un intervento coordinato tutti assieme forse faremmo qualcosa di utile». Il Presidente del Consorzio C. N. conferma: «Uno degli elementi di debolezza del sistema turistico italiano è la nostra incapacità di mettere a sistema l’oggetto dell’offerta, di fare sistema tra di noi e di creare un circolo virtuoso. Questo lo ritroviamo nel Consorzio e nelle associazioni varie, dove si fa fatica a far convergere le forze verso un percorso comune». Ciò che emerge è una collaborazione latente ed embrionale con Pro Loco, ristoratori, servizi ricettivi ecc. Non tutte le aziende infatti hanno rapporti con questi ultimi e spesso, quando ci sono, sono informali e sporadici. Nel caso delle Pro Loco la 135 situazione cambia a seconda del Comune, quello di Sommacampagna sembra essere più attivo, con l’organizzazione di varie iniziative come Teatro in Cantina358 e Camminando nel Custoza359. R. B., responsabile commerciale dell’azienda alfa 12, afferma infatti: «Il comune di Sommacampagna crede tantissimo nel territorio, loro veramente fanno tutto con il nome Custoza». L. C., titolare dell’azienda alfa 19, dice a proposito: «Con il comune di Sommacampagna collaboriamo attraverso una serie di eventi». Meno impegnati sembrano essere quelli di Villafranca e Bussolengo. L. F., titolare dell’azienda alfa 11, afferma infatti: «Villafranca fa parecchie iniziative, ma non le pubblicizza, noi non sappiamo quasi mai niente», mentre A. M., titolare dell’azienda alfa 14 (Bussolengo), dice: «È sempre difficile la collaborazione con organismi come i comuni. (…) Fanno pochi eventi che coinvolgono i ristoratori e le cantine». I ristoratori sembrano non essere ancora molto interessati a promuovere i vini locali. M. F., socio dell’azienda alfa 15, spiega: «Il ristoratore ha problemi in questo momento, per la situazione economica». Anche A. M., titolare dell’azienda alfa 14, afferma: «Io personalmente faccio sempre fatica a trovare una collaborazione costruttiva: dall’altra parte fanno sempre i loro conti, se hanno convenienza forse fai qualcosa, altrimenti passano oltre». A questo proposito, G.G., responsabile tecnico dell’azienda alfa 28, afferma: «Abbiamo provato a fare un tour come azienda coinvolgendo altri attori, ma abbiamo incontrato numerosi ostacoli». Secondo I. V. (titolare dell’azienda alfa 27) manca una visione lungimirante: «I ristoratori di Valeggio ti danno ragione, capiscono anche loro che è una catena: il cliente che viene a Valeggio a comprare i tortellini e a prendersi il vino, va a mangiare al ristorante; oppure quello che va al ristorante a Valeggio, poi va a prendersi i tortellini e il vino. Ma nella realtà le cose sono ben diverse e non c’è collaborazione». L. F., titolare dell’azienda alfa 11, dice in merito: «Con i ristoratori non c’è collaborazione. È una questione economica, non una questione di qualità del vino». Spesso e volentieri hanno pochi vini locali nella Carta dei 358 Si tratta di una serie di eventi realizzati in alcuna cantine della zona di Sommacampagna e Custoza consistenti in spettacoli teatrali nella cornice di http://www.carnetverona.it/teatro_in_cantina_a_sommacampagna-7_44_6643.html, cantine vinicole. consultato il 7/09/2012. 359 Si tratta di una passeggiata nella zona del Custoza, visitando cantine e beni d’interesse culturale del territorio. http://www.comune.sommacampagna.vr.it/it/Notizie/Archivio/Camminando-nel-Custoza.html, consultato il 6/07/2012. 136 Vini, come afferma L. M., socio dell’azienda alfa 10: «Tante volte non hanno vini locali, o l’80 % è di vini non locali». A. B., collaboratore dell’azienda alfa 5, sostiene: «Nella loro carta dei vini hanno tanti altri vini. Secondo me non gli interessa promuovere i vini locali; poi la maggior parte va in cerca di risparmiare qualcosa sull’acquisto». In alcuni casi si registra una collaborazione: A. M., rappresentante legale dell’azienda alfa 29, dice: «Organizziamo qualche serata di degustazione nei ristoranti»; C. E., enologo nell’azienda alfa 26, afferma: «Facciamo serate di degustazione, l’azienda è sempre aperta a queste iniziative». Tuttavia, a parte tali casi, la collaborazione spesso risulta limitata a determinati periodi e rimane per lo più di carattere informale: i consumatori assaggiano il vino e chiedono dove possono acquistarlo, venendo indirizzati alla cantina. S. V., enologo dell’azienda alfa 21, afferma: «Per quanto riguarda i ristoratori, alcuni sono disponibili, ma spesso nella bassa stagione». A. A., titolare dell’azienda alfa 3, dice: «I ristoratori ci mandano visitatori e anche noi a nostra volta lo facciamo». Riguardo il settore ricettivo, anche in questo caso la collaborazione sembra essere abbastanza limitata. M. P., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 4, dice: «Con molta fatica, sono riuscita a creare una collaborazione con gli agriturismi e i relais del territorio che offrono ospitalità al turista. (…) Dopo sette anni adesso comincio ad avere una risposta. (…) Secondo me queste realtà hanno goduto del lago, del Caneva, di Gardaland, hanno vissuto di rendita e non hanno pensato che il territorio offriva una ricchezza di suo che è quella dell’enoturismo, della terra del vino. (…) Se pensi che io ho contattato più di 100 attività e che solo 3/4 hanno dato una risposta così favorevole, capisci quanto il territorio sia carente». Anche in questi casi, la collaborazione con hotel, alberghi e campeggi sembra essere limitata per la maggior parte a indirizzare clienti e ospiti nelle cantine su richiesta degli stessi. L. C., titolare dell’azienda alfa 19, dice: «Sono gli agriturismi normalmente che, se hanno un gruppo di persone che gli chiedono cosa possono fare, organizzano loro un giro oppure mandano la persona che ha assaggiato un vino». Interessante è notare un esempio di collaborazione tra l’azienda alfa 28 e un museo della zona. Il responsabile tecnico G. G. afferma infatti: «Facciamo dei pacchetti integrati: inseriamo in un pacchetto unico visita al museo e visita alla cantina». 137 Infine, per quanto riguarda gli Iat del territorio, anche in questo caso non sempre si registra una collaborazione. M. P., responsabile marketing dell’azienda alfa 4, dice: «Ho contattato lo Iat, che dovrebbe essere il nostro ufficio turismo, mi hanno risposto che non promuovono le iniziative private». Invece S. B., responsabile marketing e comunicazione dell’azienda alfa 16, dice: «Ho una buon rapporto con l’Ufficio turistico della Provincia». Infine, è importante citare un inizio di collaborazione a livello di istituzioni, con la creazione del partenariato “Terre del Custoza”, che usufruisce dei fondi UE per lo sviluppo locale e a cui partecipano diverse realtà territoriali. C. T., Direttore tecnico del Consorzio, conferma: «Ne fanno parte 5 dei 9 comuni dove si coltivano le uve, con al centro il comune di Sommacampagna, e il Consorzio ne fa parte come trait d’union»360. La tabella seguente riassume la collaborazione tra aziende e attori territoriali: Tabella 11. - Il rapporto con gli altri attori del territorio - Ristoratori La collaborazione è scarsa, con un generale limitato interesse dei ristoratori per i vini locali e la loro promozione. Dove presente è informale e sporadica, limitandosi per molte cantine alla bassa stagione. In alcuni casi però si registrano esempi di collaborazione più formali con degustazioni ed eventi. Sistema ricettivo - La collaborazione appare limitata, nella maggior parte dei casi, a un rapporto informale: i clienti che assaggiano il vino chiedono dove possono acquistare e vengono indirizzati alle cantine. In altri casi, meno frequenti, si registrano forme di collaborazione più formali, come degustazioni. 360 Il comune capofila è Sommacampagna, seguono Valeggio sul Mincio, Villafranca di Verona, Bussolengo e Sona. Ne fanno parte i seguenti soggetti privati: Consorzio per la Tutela del Vino di Custoza DOC, Associazione Strada del Vino Bianco di Custoza DOC, Associazione Pro Loco di Sona, Associazione Ristoratori di Valeggio sul Mincio, Associazione Ristoratori di Villafranca di Verona, Federazione Provinciale Coldiretti Verona, Mercato Ortofrutticolo di Sommacampagna / Sona, Mercato Ortofrutticolo di Villafranca, Mercato Ortofrutticolo di Bussolengo / Pescantina, Mercato Ortofrutticolo di Valeggio sul Mincio, Associazione Pro Loco di Custoza, Associazione Pro Loco di Valeggio sul Mincio. http://www.comune.sommacampagna.vr.it/it/Turismo/Partenariato-Terre-del-Custoza.html, consultato il 6/07/2012. 138 Comuni, Pro loco - La collaborazione con i comuni e le Pro loco varia a seconda degli stessi. Il più attivo sembra essere quello di Sommacampagna, che organizza e Iat eventi che coinvolgono le cantine della zona; - Con gli Iat la collaborazione, informale, appare limitata a poche cantine, soprattutto della zona di Custoza. Fonte – Elaborazione personale 3.3. Collaborazione nella Supply Chain, Co-opetition e marketing turistico/territoriale Nella presente ricerca, si è deciso di considerare anche l’approccio sistemico al governo d’impresa proposto da Golinelli (2002). Quest’ultimo afferma che l’impresa può essere interpretata come un sistema vitale361 parzialmente o relativamente aperto, contestualizzato e dinamico. Il suo funzionamento segue la successione logica Input – Trasformazione – Output, mediante la quale si pone enfasi sulla rilevanza sia degli scambi di energia, materia e informazioni con l’ambiente esterno 362 sia dei processi, attuati dentro l’impresa, di utilizzo e trasformazione degli input in output sistemici363. L’impresa, quindi, è un’organizzazione contestualizzata, immersa in sovrasistemi, che deve essere in grado di conciliare aspetti sociali, politici, etici con la sua natura economica364. Secondo l’approccio sistemico, le relazioni non avvengono solo tra 361 Per sistema vitale si intende “un sistema che sopravvive, rimane unito ed è integrale; è omeostaticamente equilibrato sia internamente che esternamente e possiede inoltre meccanismi e opportunità per crescere ed apprendere, per svilupparsi ed adattarsi, e cioè per diventare sempre più efficace nel suo ambiente” (Beer, 1991). In GOLINELLI M. G., L’approccio sistemico al governo dell’impresa. L’impresa sistema vitale, Vol. I, Padova, CEDAM, 2002, pag. 106. 362 Nell’ottica sistemica non attiene più alla sfera dell’oggettività, bensì alla sua traduzione soggettiva e, per questo, mutevole da soggetto a soggetto. Esso è quindi il risultato dello sforzo interpretativo dell’organi di governo. Op. Cit., pagg. 22; 118. 363 L’impresa viene ritenuta un sistema per la presenza di più componenti, l’interdipendenza e la comunicazione tra le stesse, l’attivazione delle relazioni per il conseguimento della finalità e degli obiettivi del sistema. Op. Cit., pagg. 30; 50-51. 364 Di qui la responsabilità sociale dell’impresa, che implica la conciliazione di finalità etiche con finalità economiche e quindi la risonanza tra gli obiettivi dell’impresa e quelli degli interlocutori sociali. 139 componenti della struttura-impresa (definendosi interazioni intra-sistemiche) ma anche con le componenti dei sovrasistemi (definendosi interazioni inter-sistemiche)365. In chiave sistemico-vitale, l’ambiente viene interpretato come un insieme di entità esterne (sovrasistemi territoriali, demografici, sociali, culturali, economici, tecnologici e fisiologici) che, in ragione della rilevanza espressa, esercitano influenze e rilasciano risorse determinando le condizioni di sopravvivenza dell’impresa (non più determinata solo dalla sua struttura interna)366. L’ambiente si qualifica, inoltre, come dinamico e turbolento e, di conseguenza, complesso367, per cui l’organo di governo è chiamato a progettare modificazioni strutturali idonee a garantire la sopravvivenza dell’impresa368. La dinamica evolutiva del sistema impresa, infatti, dipende dalle capacità dell’organo di governo e della sua struttura (inteso come mix di proprietà, imprenditorialità e managerialità, dotato di capacità progettuale e di visione di sintesi rispetto alla complessiva realtà aziendale)369 di collegarsi con l’ambiente, cosa che determina il “grado di apertura” dell’impresa. In definitiva, l’impresa stabilisce relazioni e interazioni con entità esterne al fine di porre in essere con il contesto comportamenti consonanti - ossia di compatibilità tra sistemi - e risonanti - ossia di accrescimento della capacità di consonanza per effetto dell’attivazione delle relazioni tra entità sistemiche370. GOLINELLI M. G., L’approccio sistemico al governo dell’impresa. L’impresa sistema vitale, Vol. I, Padova, CEDAM, 2002, pagg. 57-59. 365 Op. Cit., pagg. 84-85. 366 Op. Cit., pagg. 53-54. 367 Le dimensioni della complessità sono, secondo l’autore, la varietà, la variabilità e l’indeterminatezza. Op. Cit., pag. 162. 368 L’impresa deve quindi raccogliere informazioni, quantitativamente e qualitativamente rilevanti, che possano confluire in un modello di rappresentazione del contesto utile all’assunzione di decisioni funzionali alla sopravvivenza. Op. Cit., pagg. 157; 199. 369 GOLINELLI M. G., L’approccio sistemico al governo dell’impresa. Valorizzazione delle capacità, rapporti intersistemici e rischio nell’azione di governo, Vol. III, Padova, CEDAM, 2002, pagg. 76; 84. 370 Peraltro, la consonanza può variare in senso decrescente o crescente. Quest’ultimo caso si verifica in presenza di un progressivo sviluppo della condivisione, accompagnata da appartenenza e sintonia; il primo caso invece si manifesta allorché le condizioni di accoppiamento strutturale tra i sistemi si affievoliscano, con l’affermarsi di relazioni ed obiettivi sempre più disgiunti. GOLINELLI M. G., 140 Facendo riferimento al Consorzio di Tutela del Vino Custoza, le imprese, che si trovano in una situazione di affievolimento della consonanza, dovrebbero ricercarla attraverso un progressivo sviluppo di condivisione, appartenenza e sintonia, attenuando i conflitti strutturali, e raggiungendo elevati livelli di fiducia e concordia su orientamenti e prospettive, anche grazie a un crescente grado di apertura371. La struttura dell’impresa, secondo vari contributi della letteratura, deve possedere una serie di competenze per avere apertura verso l’esterno. Queste si riferiscono ad aspetti: - Di natura relazionale-contrattuale (capacità di instaurare, mantenere nel tempo e consolidare un elevato numero di relazioni collaborative di reciproca fiducia con altre imprese); - Di assorbimento di conoscenza altrui (che consente l’assimilazione di conoscenze dai partners con i quali si coopera); - Di contestualizzazione di informazioni (che consente di rendere effettivamente utili le informazioni elaborate da terzi, trasformandole in capacità di base); - Di codificazione di conoscenza pratica (implica il saper convertire la conoscenza pratica in conoscenza formalizzata); - Di combinazione e coordinamento di conoscenze complementari (fa riferimento alla capacità di integrare conoscenze complementari per dar vita a un nuovo sapere); - Di integrazione di conoscenze individuali (implica l’assorbimento delle conoscenze del personale all’interno della struttura); - Di socializzazione tra individui (fa riferimento alla propensione dei singoli a condividere con gli altri esperienze e conoscenza tacite); - Di co-produzione di nuova conoscenza (riguarda l’abilità di creare nuove conoscenza assieme ad imprese partner)372. L’approccio sistemico al governo dell’impresa. L’impresa sistema vitale, Vol. I, Padova, CEDAM, 2002, pagg. 209-212. 371 Op. Cit., pag. 211. 372 GOLINELLI M. G., L’approccio sistemico al governo dell’impresa. Valorizzazione delle capacità, rapporti intersistemici e rischio nell’azione di governo, Vol. III, Padova, CEDAM, 2002, pagg. 119-124. 141 Le relazioni che l’impresa intesse con l’ambiente esterno possono portare alla formazione, talvolta stabile nel tempo talvolta solo temporanea, di organizzazioni a rete che si profilano come sistemi in “via di compimento” o per iniziativa dal basso (bottomup) o dall’alto (top-down). I passi successivi possono essere due: l’evoluzione verso il sistema vitale, in cui l’organo di governo si qualifica e si rafforza, oppure la ricaduta verso un “sistema embrionale”373. L’impresa, quindi, sviluppa politiche di marketing e strategie relazionali specifiche, cercando di enfatizzare i fattori di convergenza e attenuare gli elementi di conflitto con le altre imprese, perseguendo condizioni di consonanza e di risonanza sistemica374. Inoltre, Golinelli (2002) afferma che ogni impresa identifica i potenziali interlocutori commerciali all’interno dell’ambiente esterno, definendo una struttura ampliata costituita da fornitori di beni e servizi, distributori e consumatori finali, che riconoscono un interesse diretto verso l’attività dell’impresa375. Le imprese possono quindi tessere relazioni con i sistemi che le circondano sia in una prospettiva verticale, che in una prospettiva orizzontale. 3.3.1. Collaborazione nella Supply Chain Le aziende facenti parte del Consorzio di Tutela del Vino Custoza, come si è visto, sono per la maggior parte vitivinicole: si occupano cioè di tutta la filiera. L’86% di quelle intervistate non ha fornitori di uve, ma tutte hanno relazioni con distributori e agenti. Visti i problemi di filiera (in particolare tra la cantina sociale e i fornitori di uva) e di comunicazione del prodotto emersi durante le interviste, è auspicabile l’accrescimento della collaborazione e degli accordi a livello verticale nella filiera produttiva (Supply Chain). In merito alla collaborazione verticale, Johnston e Lawrence (1988) parlano di valueadded partnership, mentre Hines (2000) di networks di aziende che ottengono vantaggi 373 GOLINELLI M. G., L’approccio sistemico al governo dell’impresa. Valorizzazione delle capacità, rapporti intersistemici e rischio nell’azione di governo, Vol. III, Padova, CEDAM, 2002, pagg. 221-223. 374 Op. Cit., pagg. 197-198. 375 Op. Cit., pagg. 197-198. 142 grazie a collaborazioni verticali, diminuendo le attività che non producono valore aggiunto e aumentando quelle che invece lo creano376. Si tratta del Supply Chain Management, secondo i cui principi due o più imprese indipendenti operano congiuntamente per pianificare ed eseguire le operazioni all’interno della filiera, ottenendone un maggior vantaggio rispetto all’agire disgiuntamente (Simatupang e Sridharan, 2002; Wiengarten et al, 2010). In questo senso è l’integrazione dell’attività a determinare il vantaggio della catena377. Golinelli (2002) parla di tale concetto all’interno delle interazioni che l’azienda realizza con i sovrasistemi a monte e a valle: i fornitori e i distributori378. I risultati di tale partnership sono definiti di tipo win-win, perché gli sforzi di ottimizzazione sono incentrati nell’interazione tra impresa e fornitore/distributore379. Si individua un’impresa guida, al centro, e attorno una rete di intermediari per vendere prodotti, acquisire informazioni e conoscenze, creare una certa immagine ecc. Si tratta di un approccio che va oltre la considerazione dell’intermediario come un semplice fornitore o distributore, ritenendolo un partner all’interno di una rete in cui le catene di valore interagiscono e si integrano a vicenda in un modello collaborativo e sistemico380. Ciò richiede una collaborazione, una fiducia reciproca, una pianificazione congiunta e la condivisione di informazioni che consentono di ridurre 376 In KOTZAB H. – TELLER C., “Value-adding partnerships and co-opetition models in the grocery industry”, International Journal of Physical Distribution & Logistics Management, Vol. 33, N. 3, pag. 269. 377 In Op. Cit., pag. 269. 378 GOLINELLI M. G., L’approccio sistemico al governo dell’impresa. Valorizzazione delle capacità, rapporti intersistemici e rischio nell’azione di governo, Vol. III, Padova, CEDAM, 2002, pagg. 192-194. 379 KOTZAB H. – TELLER C., “Value-adding partnerships and co-opetition models in the grocery industry”, International Journal of Physical Distribution & Logistics Management, Vol. 33, N. 3, pag. 269. 380 Marcati e Manaresi (1992) propongono un modello di gestione dei rapporti verticali in cui l’esclusività che lega il produttore e intermediario commerciale risulta essere un incentivo e una condizione necessaria perché si investa nella creazione e nel consolidamento dei legami. MARCATI A. – MANARESI A., “Accordi tra imprese e strategie di marketing”, in LORENZONI G. (a cura di), Accordi, reti e vantaggio competitivo. Le innovazioni nell’economia d’impresa e negli assetti organizzativi, Milano, Etaslibri, 1992, pagg. 111-112. 143 incertezze e fragilità nella catena di valore381 e che devono porre al centro la domanda e la sua soddisfazione382. Nel caso del Consorzio, la collaborazione verticale attiene ai rapporti con i fornitori di uva e con gli imbottigliatori, sia nazionali che esteri (che, da quanto emerso nelle interviste, sembrano non essere interessati a contribuire alla diffusione della consapevolezza circa la qualità del prodotto, quanto più che altro a seguire la logica del profitto) nonché con agenti intermediari e distributori. Tale tipo di collaborazione diviene, inoltre, fondamentale soprattutto nell’ottica di una strategia di comunicazione, poiché le imprese devono essere capaci, nelle relazioni con fornitori e distributori, di comunicare il valore del prodotto, creando unità e coesione nella filiera. Sono quindi necessarie relazioni ripetute nel tempo e meccanismi di progettazione dei rapporti, per far in modo di ridurre l’antagonismo e l’opportunismo, tipici nelle negoziazioni interaziendali383. 3.3.2. Co-opetition Oltre che in una dimensione verticale, la collaborazione stabile, finalizzata a valorizzare la complementarietà delle controparti, può verificarsi anche in una dimensione orizzontale, tra aziende che operano nella stessa fase della filiera, configurandosi come i sistemi “in via di compimento” della teoria di Golinelli (2002)384. 381 Un esempio è il cosiddetto Bullwhip effect, secondo cui la variabilità della domanda, all’interno della Supply Chain, cresce man mano che ci si allontana dal consumatore finale. Bullwhip”, in italiano “frusta per buoi”, fa riferimento al tipo di oscillazione della domanda: un minimo movimento, a un estremo della frusta, causa un grande movimento alla sua estremità opposta; si ha dunque un effetto “amplificante” delle fluttuazioni. ATTARAN M. – ATTARAN S., “Collaborative supply chain management: The most promising practice for building efficient and sustainable supply chains”, Business Process Management Journal, Vol. 13, N. 3, 2007, pag. 392. 382 GOLINELLI M. G., L’approccio sistemico al governo dell’impresa. Valorizzazione delle capacità, rapporti intersistemici e rischio nell’azione di governo, Vol. III, Padova, CEDAM, 2002, pagg. 197-198. 383 In SIGNORI P. – CONFENTE I., “Il marketing territoriale tra industry co-opetition e societing. Un progetto sperimentale nell’agroalimentare”, Mercati e Competitività, N. 3, 2011, pag. 95. 384 GOLINELLI M. G., L’approccio sistemico al governo dell’impresa. Valorizzazione delle capacità, rapporti intersistemici e rischio nell’azione di governo, Vol. III, Padova, CEDAM, 2002, pagg. 192-194. 144 Una particolare forma di integrazione orizzontale è la cosiddetta Co-opetition, che descrive una situazione di business in cui più attori indipendenti cooperano tra di loro coordinando le attività per raggiungere obiettivi comuni (ad esempio espandere le quote di mercato, aumentare l’efficienza o entrare in un nuovo canale ecc.) 385, ma allo stesso tempo per competere tra di loro. Brandenburger e Nalebuff (1996) la definiscono come «a revolutionary mindset that combines competition and cooperation»386. Si tratta, infatti, di una forma di partnership che combina la concorrenza con la cooperazione (Bengtsson e Koch, 2000) 387 ed è basata sul principio del «You can’t do it alone» (Moore, 1997) e sulla teoria dei giochi (Brandenburger e Nalebuff, 1991)388. Le relazioni co-opetitive si instaurano per raggiungere un livello di partnership elevato con tutti gli attori del sistema, concorrenti inclusi (Zineldin, 2004)389. Secondo Tsai (2002) ciò consente un apprendimento multi-direzionale e la possibilità di beneficiare gli uni dagli altri (win-win), competendo al tempo stesso gli uni con gli altri390. La collaborazione implica quella che Baratt (2004) definisce “collaborative culture”, 385 ZHANG J. – FRAZIER G. V., “Strategic alliance via co-opetition: Supply chain partnership”, Decision Support Systems, Vol. 51, 2011, pag. 853. 386 In KOTZAB H. – TELLER C., “Value-adding partnerships and co-opetition models in the grocery industry”, International Journal of Physical Distribution & Logistics Management, Vol. 33, N. 3, pag. 270. 387 In Op. Cit., pag. 269. 388 In tale situazione le imprese possono stabilire le strategie, cercando di anticipare gli altri giocatori e le loro reazioni all’azione mettendosi nei loro panni. Gli autori introducono così una cornice chiamata “Parts”, formata da Players (i giocatori), Added value (il valore aggiunto), Rules (le regole) e Tactics (le tattiche) che regolano il gioco. Ad esempio affermano che le imprese dovrebbero trattare i propri clienti meglio rispetto a quelli di imprese rivali. Questa regola in realtà viene violata la maggior parte delle volte dal momento che molte imprese danno incentivi per attirare nuovi consumatori “rubandoli” alla concorrenza. In ARMSTRONG J. S., “”Co-opetition by Adam M. Brandernburger; Barry J. Nalebuff. Review”, Journal of Marketing, Vol. 61, N. 2, 1997, pag. 93. 389 In SIGNORI P. – CONFENTE I., “Il marketing territoriale tra industry co-opetition e societing. Un progetto sperimentale nell’agroalimentare”, Mercati e Competitività, N. 3, 2011, pag. 96. 390 In KOTZAB H. – TELLER C., “Value-adding partnerships and co-opetition models in the grocery industry”, International Journal of Physical Distribution & Logistics Management, Vol. 33, N. 3, pag. 271. 145 l’insieme di fiducia, mutualità, scambio di informazioni, apertura e, infine, comunicazione tra imprese391. Inevitabilmente la Co-opetition implica rischi e compromessi, tuttavia, è un modo efficiente per realizzare un network strategico, in cui la somma dei costi è inferiore rispetto all’agire individualmente392. Tale approccio determina, infatti, valore aggiunto ed effetti sinergici per le imprese che vi partecipano (Zhang e Frazier, 2011)393. La Co-opetition deve essere applicata anche alle aziende del Consorzio di Tutela del Vino Custoza, dal momento che in questo modo esse, che sono concorrenti tra di loro, potrebbero cooperare per rafforzare la Denominazione, ottenendone al tempo stesso dei vantaggi individuali. A questo proposito, sarebbe auspicabile un’integrazione di approcci di tipo bottom-up, con un ruolo propositivo delle aziende (che dovrebbero esse stesse rafforzare i rapporti tra di loro e con gli attori del territorio), e di tipo top-down, con il Consorzio come organismo-guida delle iniziative. La Co-opetition, nel caso specifico, dovrebbe incentrarsi sulla promozione e comunicazione del prodotto. In questo modo si verrebbe a delineare una situazione che Golinelli (2002), parlando dei modelli di apertura delle imprese394, descrive come caratterizzata da “sistemi vitali in concorrenza tra loro che co-producono e condividono informazioni attraverso una collaborazione pre-competitiva”. La formazione di sapere, sviluppato nell’ambito della collaborazione, rappresenta la fonte di conoscenza comune che ciascun partner provvede ad applicare in modo autonomo ed individuale. Si parla di collaborazione pre-competitiva nel senso che le imprese coinvolte, mentre cooperano in una prima fase di produzione di un patrimonio di conoscenze astratte (informazioni) 391 In SIGNORI P. – CONFENTE I., “Il marketing territoriale tra industry co-opetition e societing. Un progetto sperimentale nell’agroalimentare”, Mercati e Competitività, N. 3, 2011, pag. 96. 392 393 Op. Cit., pag. 96. ZHANG J. – FRAZIER G. V., “Strategic alliance via co-opetition: Supply chain partnership”, Decision Support Systems, Vol. 51, 2011, pag. 861. 394 I modelli proposti sono: Ambiente con informazioni a libera circolazione, Relazione intersistemica fondata su un accordo di collaborazione, l’immissione di personale specializzato che può vantare esperienza maturate presso altre imprese, Relazione sistemica fondata su una collaborazione precompetitiva, Sovrasistema emergente da una relazione intersistemica fondata su un’alleanza. GOLINELLI M. G., L’approccio sistemico al governo dell’impresa. Valorizzazione delle capacità, rapporti intersistemici e rischio nell’azione di governo, Vol. III, Padova, CEDAM, 2002, pagg. 124-134. 146 condiviso, in una seconda fase competono, quando si tratta di utilizzare in modo separato i frutti della partnership. Questa forma di collaborazione comporta un grado di apertura assai elevato395 e il possesso di diverse competenze da parte della struttura d’impresa. Ad esempio, essa deve essere in grado di contestualizzare e combinare le informazioni sviluppate su base comune con il patrimonio di conoscenze tacite, allo scopo di realizzare prodotti o servizi competitivi. Inoltre, dovrà avere competenze di relazione, di combinazione e di assorbimento396. Quanto sopra affermato sulla cooperazione e collaborazione trova conferma nel concetto proposto da Brandenburger e Nalebuff (1996) di value net, che inserisce la singola azienda tra consumatore e fornitore (dimensione verticale) e tra imprese poste sullo stesso livello (dimensione orizzontale)397. Affinché la Co-opetition e la collaborazione nella Supply Chain possano essere correttamente realizzate, è necessario superare i conflitti di canale. Questi si verificano qualora le imprese non cooperino tra di loro, non comprendendo e non accettando il proprio ruolo e impedendo così il raggiungimento degli obiettivi complessivi dell’intero canale398. Nel Consorzio di Tutela del Vino Custoza si registrano entrambe le tipologie di conflitto: orizzontale, tra aziende poste sullo stesso livello di canale, e verticale, soprattutto nel caso della cantina sociale, tra livelli differenti dello stesso canale. Dunque, affinché il canale funzioni adeguatamente, è necessario che il ruolo di ciascun membro sia correttamente definito e che i conflitti di canale siano opportunamente gestiti attraverso una più integrata organizzazione399. 395 GOLINELLI M. G., L’approccio sistemico al governo dell’impresa. Valorizzazione delle capacità, rapporti intersistemici e rischio nell’azione di governo, Vol. III, Padova, CEDAM, 2002, pagg. 128-130. 396 Op. Cit., pag 132. 397 In KOTZAB H. – TELLER C., “Value-adding partnerships and co-opetition models in the grocery industry”, International Journal of Physical Distribution & Logistics Management, Vol. 33, N. 3, pag. 270. 398 Op. Cit., pag. 237. 399 Op. Cit., pag. 238. 147 3.3.3. Proposte di miglioramento per il Consorzio di Tutela del Vino Custoza Come affermato da Pencarelli e Forlani (2006), le politiche di valorizzazione dei prodotti tipici devono prevedere, innanzitutto, la definizione del target di domanda da servire e, in secondo luogo, strategie di marketing condivise tra le imprese. Passando infatti dalla prospettiva della distribuzione dei prodotti a quella dell’attrazione dei clienti, la competizione strategica non è più fra singole imprese, ma diviene quella fra sistemi d’offerta territoriale400. Strategie per il Custoza e il suo prezzo Innanzitutto deve essere realizzato un intervento sul prodotto. Il Custoza, come è emerso dalle interviste, negli ultimi anni ha complessivamente migliorato il livello qualitativo. Ciò che necessita di interventi è l’immagine di vino “non trendy”, “base”, “da bar”, e il consumo prettamente locale e non giovane come fascia d’età (dai 35 ai 70 anni). Questo significa che il Custoza deve attuare una strategia di ri-posizionamento, presentandosi come un vino giovane, alla moda e sottolineando le sue caratteristiche intrinseche (di aromaticità, leggerezza, facile abbinabilità con il cibo e piacevolezza) in grado di interessare il consumatore. Ciò deve essere preceduto dalla definizione di uno stile simile tra i produttori, che non significa omologazione del prodotto, ma riduzione della varietà che, ad oggi, sembra contribuire a determinare una non chiara percezione del Custoza da parte del consumatore. Riguardo al prezzo, essendo quello attuale troppo basso secondo gli intervistati, dovrebbe essere aumentato. Ciò può essere realizzato de-enfatizzando il suo valore e spostando l’attenzione sui benefici che il prodotto è in grado di fornire401. Si tratta di passare da una competizione basata sul prezzo a una competizione basata sulla creazione del valore. Golinelli (2002) afferma che per condizionare positivamente la customer satisfaction, è necessario aumentare la percezione del “valore reso” (cioè la differenza tra valore percepito e prezzo) da parte del consumatore. Ciò è possibile 400 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 14. 401 GOLINELLI M. G., L’approccio sistemico al governo dell’impresa. Valorizzazione delle capacità, rapporti intersistemici e rischio nell’azione di governo, Vol. III, Padova, CEDAM, 2002, pagg. 210-212. 148 intervenendo sulla variabile prezzo o sul valore percepito 402. Considerando quest’aspetto, interviene la comunicazione che, per incrementare il valore reso, dovrebbe sottolineare quegli attributi dell’offerta che rappresentano i fattori chiave per la valutazione del valore da parte del cliente. Riguardo il Custoza, è quindi possibile ridurre l’importanza del prezzo come fattore di scelta da parte del consumatore, evitando una price competition, aumentando la percezione della qualità del vino. Ciò permetterebbe quindi di aumentare il prezzo, approfittando della distanza che separa il Custoza dai suoi competitors e che gli consente ampi margini di crescita. Considerando quanto affermato in merito al prodotto Custoza e al prezzo, il seguente grafico presenta il ri-posizionamento del Custoza, in base alle variabili prezzo e immagine percepita di vino moderno o meno. Figura 8. - Ri-posizionamento del Custoza tra i suoi competitors Immagine percepita di vino moderno Lugana Soave Lugana Custoza Chiaretto Chiaretto Soave Prezzo basso Custoza Prezzo elevato Custoza Immagine percepita di vino non moderno Fonte – Elaborazione personale Prodotti esperienza e trasformazione e prodotto turistico integrato L’intervento sul prodotto dovrebbe essere accompagnato dall’offerta di prodotti esperienza e trasformazione, capaci di attirare i visitatori in luogo. Infatti, come sottolineato da Pencarelli e Forlani (2006), le strategie di marketing devono essere capaci di generare flussi escursionistici e turistici nel territorio di produzione, esaltando le differenze e le unicità culturali e territoriali e permettendo di differenziare l’offerta e 402 GOLINELLI M. G., L’approccio sistemico al governo dell’impresa. Valorizzazione delle capacità, rapporti intersistemici e rischio nell’azione di governo, Vol. III, Padova, CEDAM, 2002, pagg. 209-210. 149 di rivolgersi a target di acquirenti ad essa più adatti. Si tratta cioè di legare il vino al territorio e offrire esperienze e trasformazioni (prodotti che determinino un cambiamento nel consumatore) dando valore aggiunto al vino e contribuendo a evitare la concorrenza di prezzo403. L’offerta di emozioni, peraltro, andrebbe incontro alle esigenze dei visitatori che, come emerso dalle interviste ai produttori, cercano esperienze indimenticabili, relax e un’atmosfera particolare. R. B., responsabile commerciale dell’azienda agricola Gorgo, afferma infatti: «Cercano la poesia nel bicchiere. Vogliono il racconto di come si fa il vino». Esempi di prodotti esperienza e trasformazione possono essere corsi e degustazioni (offerti anche a turisti con esigenze diverse come ciechi e sordi)404che coinvolgano varie sfere sensoriali, sedute di vinoterapia ecc. A questo si deve aggiungere l’offerta di un prodotto turistico integrato, che assume importanza anche considerando che la maggior parte dei visitatori della zona, secondo quanto emerso dalle interviste, sono turisti che abbinano la vacanza sul lago a interessi culturali. Come affermato anche da Getz e Brown (2006), l’enoturista non ricerca solo il prodotto vino, ma un “bundle of benefits”405 e, secondo l’Osservatorio nazionale sul turismo del vino (2010), la motivazione principale che spinge a viaggiare è il territorio e quanto esso sa offrire, mentre il vino da solo si colloca in quarta posizione come fattore motivazionale406. Quindi, le aziende devono essere in grado di offrire esperienze culturali non solo in cantina, ma anche sul territorio, stipulando accordi di collaborazione anche con gli altri attori del territorio in grado di ampliare con servizi 403 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 18. 404 CINELLI COLOMBINI D., Il marketing del turismo del vino. I segreti del business e del turismo in cantina, Roma, Agra Editrice, 2007, pag. 135. 405 GETZ D. - BROWN G., “Critical success factors for wine tourism regions: a demand analysis”, Tourism Management, N. 27, 2006, pag. 149. 406 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “Il puzzle dell’offerta: le spinte locali dei territori e i rischi della promozione di campanile. VIII Rapporto Annuale, Seconda Parte”, a cura di Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pagg. http://www.terredelvino.net/sites/default/files/VIII_Osservatorio_Turismo_Vino_Anteprima.pdf, consultato il 9/06/2012. 150 25-26, accessori e facilitanti il core product (l’esperienza in cantina). È importante che gli elementi risultino attrattivi e siano in grado di far vivere esperienze memorabili ai turisti, in modo da garantirne la soddisfazione (customer satisfaction). Per quanto riguarda il prezzo, essendo un prodotto costituito da un insieme di servizi, deve essere proposto a un prezzo inferiore a quello normalmente proposto da ogni singolo elemento. Strategie per la comunicazione e la promozione La qualità del vino dovrebbe essere rafforzata e perseguita non solo a livello produttivo, ma anche comunicazionale, coinvolgendo tutti gli attori della filiera, dalle azienda agricole, alle cantine sociali, ai fornitori di uva, fino ad arrivare ai distributori. Le campagne di comunicazione dovrebbero essere correttamente pianificate e progettate, e rivolte, in un primo tempo, ai turisti della zona del Garda e di Verona e agli abitanti delle zone limitrofe. Inoltre, esse dovrebbero essere rivolte anche a un target più giovane, rivolgendosi alla fascia di età compresa tra i 25 e i 35 anni. Una volta rafforzata la presenza sul territorio di produzione possono essere realizzate consistenti strategie di comunicazione anche all’estero. La comunicazione deve avere come obiettivo soprattutto quello di diffondere la consapevolezza (livello di awareness) del brand Custoza, ad oggi debole secondo quanto emerso dalle interviste. Dato, inoltre, l’interesse crescente da parte del consumatore per la tradizione e i prodotti autentici e genuini, essa deve veicolare un’idea di unicità del prodotto, esplicitare le sue caratteristiche di genuinità e tradizione, attirando il visitatore nel luogo di produzione. Anche nella comunicazione il territorio deve divenire parte del vino e il legame, già esistente, deve essere rafforzato ed esplicitato407. Il nome Custoza diviene in quest’ottica un ulteriore punto di forza da sfruttare a livello comunicazionale, data la sua capacità di veicolare in modo immediato non solo l’italianità (sfruttando così il made in Italy che facilità la penetrazione nei mercati) ma anche il territorio di produzione. Come già accennato precedentemente, il Consorzio ha già avviato una campagna di comunicazione che si incentra non più solo sul vino, ma anche sul territorio, per 407 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 13. 151 cambiare il posizionamento passato che presentava il vino come prodotto del lago di Garda. La comunicazione, infatti, rappresenta il territorio di produzione come una zona di campagna, caratterizzata da colline moreniche e spazi verdi ancora incontaminati, compresa tra Verona e il lago di Garda. Figura 9. - Cartolina del Consorzio di Tutela del Vino Custoza Fonte - http://www.vinocustoza.it, consultato il 5/07/2012. In questo senso, è auspicabile che il Consorzio continui la strategia di comunicazione del territorio, ma soprattutto che le singole aziende, a livello di strategia individuale di comunicazione, supportino quella consortile. Ciò consentirebbe di avere una comunicazione coerente a tutti i livelli e al tempo stesso avvantaggerebbe anche le singole imprese dando al prodotto un valore aggiunto, il territorio, in grado di differenziarlo dalla concorrenza. Il Custoza, infatti, sembra essere un prodotto indifferenziato e, anche per questo, con una concorrenza basata sul prezzo. Inoltre, il Consorzio dovrebbe continuare la strategia di comunicazione interna avviata, in modo da accrescere e rafforzare l’unione e la consapevolezza tra i produttori. Questo aspetto è di fondamentale importanza considerando la necessità di collaborazione di Supply Chain e Co-opetition. A questo dovrebbe seguire un dialogo anche con tutti gli altri attori territoriali: i ristoratori, gli albergatori, i proprietari di agriturismi, relais ecc., comunicando loro il valore e la qualità del Custoza, e l’importanza di una loro promozione. Come infatti affermato precedentemente, nell’ottica dell’attrazione del turista sul luogo di produzione, la competizione si sposta fuori dal territorio, verso i produttori delle Doc circostanti. Ad esempio, nelle strutture ristorative il personale 152 dovrebbe essere in grado di fornire informazioni sulle cantine da visitare o le attrattive del territorio, e la stessa prima colazione potrebbe essere un’occasione per offrire prodotti locali; nel caso dei ristoranti una carta dei vini locali dovrebbe essere d’obbligo e il personale dovrebbe consigliarne l’acquisto, proponendo abbinamenti tra vini e piatti tipici. Inoltre, potrebbero essere create delle serate in cui i produttori stessi presentano i loro vini alla clientela del ristorante. Infine, gli uffici di informazione turistica dovrebbero svolgere un ruolo attivo nella promozione delle tipicità del territorio408. Per quanto riguarda gli strumenti di comunicazione, di rilevanza sono gli eventi, che oltre ad essere un prodotto esperienza offerto, contribuiscono alla diffusione della consapevolezza del brand Custoza. Questi però non possono essere “sagre locali” o manifestazioni occasionali capaci di attrarre solo pubblico locale. Devono essere eventi strutturati, capaci di coinvolgere tutto il territorio di produzione, di divenire una sorta di appuntamento periodico in grado di valorizzare le risorse del territorio, da quelle storico-culturali e ambientali a quelle di tipo leisure. Gli eventi possono essere considerati uno strumento sia di marketing turistico, volto ad attirare visitatori in zona, sia di marketing territoriale, per accrescere la consapevolezza circa l’immagine e il brand del territorio e del prodotto tipico409. In quest’ottica, la creazione di un sistema tra tutti gli attori del territorio diviene un requisito imprescindibile. Gli eventi possono quindi rafforzare il circolo virtuoso che nasce dalla collaborazione sistemica e accrescere il valore della visita per il cliente, spesso associando alla località significati simbolici come esclusività, divertimento ecc. In definitiva sono uno strumento di nonprice competition, capace di distinguere dalla concorrenza sia il territorio che gli attori che ne fanno parte410. Gli eventi destinati al target nazionale e locale, possono essere realizzati nei periodi in cui non vi è una presenza consistente di turisti, in modo da distribuire correttamente i flussi e non intaccare la capacità di carico della destinazione. A titolo esemplificativo, per attrarre il target giovane della provincia di Verona, 408 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pp. 182-199. 409 CERCOLA R. – BONETTI E., “Gli eventi come strumento di marketing territoriale”, in CERCOLA R. – IZZO F. – BONETTI E., Eventi e strategie di marketing territoriale. I networks, gli attori e le dinamiche relazionali, Milano, FrancoAngeli, 2010, pagg. 25-27. 410 Op. Cit., pag. 28. 153 potrebbero essere organizzati eventi incentrati sul vino Custoza sia in città, attirando l’attenzione sul vino, che nel territorio del Custoza sfruttando come location locali e piscine note, per attirare i consumatori sul luogo di produzione. Agli eventi organizzati dal Consorzio si devono aggiungere anche quelli organizzati dalle singole imprese, che devono inserire il prodotto in esperienze memorabili e che comunichino il valore delle tradizioni e della cultura locale (Pencarelli e Forlani, 2006)411. A ciò si devono aggiungere anche le fiere, in cui una presenza del Consorzio dovrebbe essere fondamentale per dare una voce unitaria ai prodotti delle varie cantine e fungere da supporto alle aziende che non hanno i mezzi per partecipare individualmente. Non bisogna dimenticare l’importanza degli Educational tour e degli incontri con i giornalisti di settore per divulgare la conoscenza del territorio e del vino, cosa che il Consorzio di Tutela del Vino Custoza sta già attuando. Anche il materiale cartaceo dovrebbe essere implementato. In particolare, ogni impresa dovrebbe inserire nella propria brochure riferimenti al territorio, agli attori territoriali, nonché ai servizi accessori e leisure presenti (Croce e Perri, 2010)412. A questi dovrebbe aggiungersi quello del Consorzio, che dovrebbe essere presente in ogni azienda consorziata e messo a disposizione del visitatore in una o più lingue straniere. Importante è anche una strategia di web communication, non ancora presente, in cui il sito del Consorzio deve divenire il portavoce di tutti i produttori, che a loro volta devo contribuire a rafforzare la comunicazione e l’immagine da esso veicolata. Non è infatti sufficiente un sito web statico e funzionale, è necessario creare un contatto con i consumatori attraverso un sito capace di veicolare molteplici informazioni, di far conoscere il territorio, di diffondere la cultura del vino e la propria realtà aziendale e di rafforzare il legame con il consumatore. Inoltre, la presenza sui social networks, come Facebook o Twitter divengono prerogative nell’ottica di attrarre e mantenere il rapporto anche un target più giovane. Infatti, come affermato da Karen Rice (Direttore di 411 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 12. 412 CROCE E. – PERRI G., Il turismo enogastronomico. Progettare, gestire, vivere l’integrazione tra cibo, viaggio, territorio, Milano, FrancoAngeli, 2010, pag. 92. 154 sviluppo della Constant Contact), i “social media sono il passaparola nell’era digitale”, per questo la loro importanza deve essere tenuta in considerazione per creare attenzione e mantenerla413. A tal proposito, anche le possibilità date dal passaparola devono essere sfruttate. Ciò implica rivolgere una particolare attenzione al rapporto con il turista in cantina. L’enoturismo, infatti, da opportunità non sfruttata deve divenire un punto di forza delle aziende produttrici di Custoza, anche considerando gli effetti positivi che genera sul brand e sul fatturato aziendale414. Ogni elemento dell’ambiente contribuisce a comunicare l’immagine aziendale, per questo motivo ogni aspetto deve essere curato: dalla struttura fisica (quindi fondamentale è una sala degustazione ampia e ben strutturata) al personale. Quest’ultimo svolge un importante ruolo di rappresentanza dell’azienda agli occhi del turista. È quindi importante relazionarsi con i turisti andando incontro alle loro esigenze e considerando la loro cultura che varia da nazione a nazione. Ciò significa che le loro caratteristiche, i loro valori di riferimento spesso cambiano notevolmente. Tali differenze devono essere comprese al fine di modificare di conseguenza il servizio e l’atteggiamento del personale415. In riferimento alla degustazione è importante che anche in questo caso il legame con il territorio venga sottolineato, sfruttando così il rapporto di reciproca fertilizzazione tra brand territorio – brand prodotto (Pencarelli, Forlani, 2006)416. Infine, si rende necessaria anche una politica di branding e, in particolare, la creazione di un brand di network per il Consorzio. Attualmente infatti viene comunicato uno “Stile Custoza”, ma un brand consolidato manca ancora. La sua creazione si 413 In http://www.winenews.it/news/28221/il-vino-ai-tempi-dei-social-netwok-come-sfruttare-internet- per-migliorare-le-vendite-di-vino-il-passaparola-fondamentale-per-le-vendite-e-i-social-media-sono-ilpassaparola-nellera-digitale-parola-di-karen-rice-della-constant-contact, consultato il 7/09/2012. 414 OSSERVATORIO SUL TURISMO DEL VINO a cura di TAITI F., “Il puzzle dell’offerta: le spinte locali dei territori e i rischi della promozione di campanile. VIII Rapporto Annuale, Seconda Parte”, a cura di Città del Vino e Censis Servizi Spa, 2010, pag. 11, http://www.terredelvino.net/sites/default/files/VIII_Osservatorio_Turismo_Vino_Anteprima.pdf, consultato il 9/06/2012. 415 KOTLER P. – BOWEN J. – MAKENS J., Marketing del turismo, Milano, McGraw-Hill, 2007, pagg. 91-92. 416 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 14. 155 configurerebbe come quella di un marchio ombrello, che sottolinei il legame tra prodotto e territorio e che sia utilizzato da tutti i produttori, i quali ne trarrebbero benefici rafforzandolo a loro volta. Infatti, il brand consortile trae forza dall’immagine di quelli aziendali, i quali a loro volta sono rafforzati dal brand collettivo. Si tratterebbe di dare al Custoza quell’immagine o identità di marca unitaria, citata nel secondo capitolo del presente elaborato, di cui parlano Pencarelli e Forlani (2006)417 in merito ai prodotti tipici. Il brand del Consorzio potrebbe essere applicato, a titolo di esempio, sulle etichette delle bottiglie di vino dei singoli produttori, in modo da distinguerli da quelli non consorziati e contribuendo anche, nella distribuzione, a comunicare un’idea unitaria e chiara di vino Custoza. Infine, è importante che la comunicazione e l’agire dei singoli produttori siano coerenti con il brand consortile, in modo da non ingenerare confusione o una percezione negativa nel target e che ogni strumento di comunicazione contribuisca a creare un’immagine coerente. Strategie per la distribuzione Considerando il rapporto di sinergia tra distribuzione del vino fuori dal territorio, che oltre ad essere un business in sé è anche un veicolo promozionale e di comunicazione, ed esperienze tipiche locali che oltre ad essere un business in sé sono un occasione per commercializzare i prodotti, le aziende coinvolte devono prendere coscienza dell’importanza di tutti i canali distributivi418. Questo riporta alle considerazioni riguardanti la collaborazione di Supply Chain, in particolare con i distributori e gli importatori dato il loro importante ruolo di intermediazione con il mercato dei consumatori e, quindi, di rappresentanza dei valori dell’azienda. È quindi importante stabilire una relazione di tipo win-win, ottenendo la loro collaborazione e attenzione. Ciò può avvenire più facilmente, ad esempio, se i distributori non possiedono una o più categorie di vini concorrenti419. Inoltre, i distributori devono essere sempre aggiornati 417 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pagg. 2-3. 418 Op. Cit., pagg. 14-15. 419 WAGNER P. – OLSEN J. – THAC L., Wine marketing and sales. Success strategies for a saturated market, San Francisco, The Wine Appreciation Guild, 2007, pagg. 216-218. 156 circa novità sull’azienda, mediante incontri o invio di mail: si tratta cioè di considerarli come parte di un sistema in stretta relazione con l’impresa. Come affermato da Pencarelli e Forlani (2006), la distribuzione attiene sia l’offerta di prodotti enogastronomici tipici, sia l’offerta di prodotti tipici in senso ampio, quali prodotti esperienze e trasformazioni, per i quali ha il ruolo di mobilitare i clienti dai luoghi di residenza al territorio di produzione420. Inoltre, l’attrazione dei visitatori consentirebbe alle imprese di vendere i prodotti evitando i limiti e gli ostacoli alla distribuzione all’estero che sono emersi durante le interviste: costi di trasporto elevati e normativa sulle accise. Tuttavia, al tempo stesso, è importante che i visitatori che degustano il vino in cantina possano avere la possibilità di ri-acquistarlo nel loro paese, altrimenti, i benefici derivanti dalla visita e dalla degustazione, come fedeltà e brand awareness, andrebbero perduti. Quindi, le aziende che già hanno una presenza sui mercati esteri dovrebbero attirare i consumatori attuali sul territorio di produzione e, al tempo stesso, il vino dovrebbe essere esportato nei paesi di provenienza dei turisti principali. In questo senso, date le difficoltà di molte aziende, il Consorzio potrebbe intervenire approfondendo il suo ruolo di rappresentanza dei consorziati, favorendo accordi con una società di distribuzione esterna, per agevolare le realtà aziendali che hanno forze commerciali più deboli. Al tempo stesso, le aziende dovrebbero mantenere i contatti con i visitatori in cantina, inserendoli in mailing list o Club di consumatori e aggiornandoli su iniziative e novità sia sul prodotto vino, che sui prodotti-esperienza e trasformazione offerti. In questo modo le aziende potrebbero rafforzare la fedeltà e la brand awareness che la visita ha determinato nel visitatore. Anche la vendita per spedizione e l’e-commerce dovrebbero essere implementati. Riguardo le difficoltà di trasporto emerse durante le interviste, che ostacolano la vendita per spedizione del vino all’estero, si auspica che le strategie riguardo prodotto, prezzo e comunicazione abbiamo l’effetto di aumentare il prezzo del Custoza, diminuendo quindi il peso dei costi di trasporto rispetto e rendendo più praticabile tali modalità di vendita. 420 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 14. 157 Per quanto riguarda invece i prodotti-esperienza e trasformazione, le aziende dovrebbero stabilire delle relazioni con le varie agenzie di viaggio e i tour operator, oppure consentire al turista di prenotare e acquistare direttamente attraverso internet che, infatti, non si configura solo come strumento informativo, ma come un canale distributivo a tutti gli effetti. Inoltre, come già affermato nel secondo capitolo, anche i ristoranti, i bar, gli agriturismi si configurano come canali distributivi dei prodotti, quindi diviene ulteriormente auspicabile una collaborazione anche con loro. La cooperazione con tutti gli attori (ristoratori, agriturismi della zona, albergatori, comuni e pro-loco ecc.) che vada oltre i rapporti informali finora realizzati, diviene ancora più importante nel caso dell’offerta di un prodotto turistico integrato: agli occhi del turista il territorio deve divenire un soggetto unico, garante della qualità del servizio erogato. 3.4. Considerazioni finali Dalle interviste è emerso che il Consorzio di Tutela del Vino Custoza attualmente non sembra svolgere un’azione di comunicazione e promozione efficaci del vino, che viene percepito come non trendy, “da bar” e di qualità non elevata. Il prezzo stesso, eccessivamente basso secondo gli intervistati, non sembra contribuire al miglioramento dell’immagine del prodotto, che non viene percepito per le qualità intrinseche che possiede. Le cause della mancanza di efficacia delle azioni consortile sembrano essere varie, ma le più importanti sono la scarsità di risorse economiche e, soprattutto, la mancanza di collaborazione e dialogo tra le aziende consorziate, diffidenti le une verso le altre e più propense a sviluppare azioni individuali. Dato l’andamento del Consorzio di Tutela del Vino Custoza, sembra essere necessario sviluppare delle azioni di comunicazione, promozione e commercializzazione capaci di trovare forme di fertilizzazione reciproca fra territorio e prodotto d’eccellenza (Pencarelli e Forlani, 2006; Bruwer e Johnson, 2010)421. 421 In PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 18; BRUWER J. – JOHNSON R., “Place-based marketing and 158 L’obiettivo primario deve essere quello di attirare i consumatori nel luogo di produzione, abbandonando l’atteggiamento solo product oriented, facendo leva sul legame esistente tra consumo di vino e visita al territorio (Getz e Brown, 2006)422, offrendo ai visitatori esperienze a trasformazioni e dotandosi di una struttura di accoglienza adeguata. Ciò consentirebbe, inoltre, di beneficiare degli impatti positivi dell’enoturismo, ad oggi un’opportunità poco sfruttata sia sul territorio sia nelle singole realtà aziendali (per le quali i benefici sono, ad esempio, l’incremento della vendita diretta, l’opportunità di fidelizzare il consumatore e diffondere la conoscenza del brand attraverso il passaparola). L’attrazione del cliente sul luogo di produzione consentirebbe inoltre di superare in parte i punti di debolezza commerciali delle aziende (piccole dimensioni, scarsa presenza sui mercati esteri) trasformandoli in opportunità. Inevitabilmente però, deve essere offerta la possibilità al consumatore di acquistare il vino anche in seguito, sia direttamente nel paese di origine in enoteche e supermercati, sia attraverso la spedizione su richiesta, in modo che gli effetti positivi della visita (fidelizzazione e brand awareness) vengano rafforzati. Ciò implica la necessità di creare forme di alleanze e collaborazioni di tipo win-win sia in una prospettiva verticale (Supply Chain), che orizzontale (Co-opetition), non solo tra le aziende vitivinicole, ma anche con gli altri attori territoriali. Divengono così necessari la condivisione di informazioni e la fiducia reciproca e il superamento dell’individualismo e della diffidenza attuali, che sembrano essere le principali ragioni della scarsa conoscenza sul mercato e del debole posizionamento del Consorzio e del prodotto. Inoltre, quando la prospettiva diviene attirare i visitatori in zona, gli altri produttori non devono più essere considerati semplicemente competitors, ma alleati nella filiera; la competizione di sposta fuori dal territorio di produzione, che diviene una regional branding strategy perspectives in the California wine industry”, Journal of Consumer Marketing, Vol. 5, N. 16, 2010, pagg. 11-12. 422 In SCRAVAGLIERI S., “Alla ricerca del turista del vino. Caratteristiche del turismo del vino e di alcuni suoi attori in una dimensione internazionale.”, in PANICCIA P. - SILVESTRELLI P. - VALERI M. (a cura di), Economia e management delle attività turistiche e culturali, Torino, Giappichelli Editore, 2010, pag. 301. 159 risorsa da valorizzare collettivamente (Pennarelli e Forlani, 2006)423. Il rafforzamento di alleanze sia verticali che orizzontali, tra le aziende vitivinicole prima di tutto e poi anche con gli altri attori territoriali, deve avvenire sia attraverso iniziative di tipo topdown, in cui il Consorzio deve saper dare una voce unitaria alle cantine (Telfer, 2001), sia attraverso azioni di tipo bottom-up424. Ciò significa che le varie aziende devono avere un ruolo propositivo e attivo, sviluppando esse stesse collaborazioni, sia formali che informali con gli altri soggetti, coerenti con l’orientamento dato a livello consortile. In questo modo, anche le aziende più deboli dal punto di vista della promozione e della commercializzazione potrebbero trarre vantaggi dalla condivisione di esperienze e informazioni. 3.5. Limiti dell’indagine e future direzioni di ricerca I principali limiti dell’indagine sono dovuti alla metodologia di ricerca, di tipo qualitativo, che non permette la generalizzazione dei risultati. Infatti, la ricerca si è incentrata su un caso specifico, quello del Consorzio di Tutela del Vino Custoza e, per questo motivo, le conclusioni a cui si è giunti non possono essere estese e applicate ad altre realtà. A ciò si aggiunge il ruolo critico del ricercatore, che può avere un’interpretazione soggettiva delle informazioni raccolte durante l’indagine. Inoltre: - Il numero delle aziende coinvolte ha corrisposto al 46% del totale del campione; - Le interviste si sono basate sulle opinioni personali degli intervistati, implicando quindi una loro visione soggettiva della realtà; - L’indagine ha riguardato solo l’offerta, non coinvolgendo anche la domanda; - In merito all’offerta, le interviste hanno rivolto l’attenzione alle aziende e alla loro visione della realtà, non solo riguardo il vino, ma anche la collaborazione 423 PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pag. 18. 424 TELFER D. J., “Strategic allegiances along the Niagara Wine Route”, Tourism Management, N. 22, 2001, pag. 25. 160 con gli altri attori, senza coinvolgere anche questi ultimi. Per questo motivo, la strategia elaborata si è incentrata sulla collaborazione tra le aziende per rafforzare il brand Custoza e attirare visitatori, e ha riguardato in modo marginale la possibilità di realizzare anche politiche di marketing territoriale. I visitatori che si recano in una destinazione, però, come evidenziato da Getz e Brown (2006), hanno molteplici interessi, anche non direttamente e solo collegati al mondo del vino425. L’intero territorio diviene oggetto di flussi turistici; per questo, se è vero che le cantine vitivinicole rappresentano il cuore dell’offerta, non possono sussistere da sole426. Di conseguenza, per avere una visione complessiva della situazione e approntare adeguate e corrette strategie di marketing territoriale, è auspicabile che eventuali future analisi coinvolgano un numero maggiore di soggetti vitivinicoli, prevedano un’indagine anche della domanda enoturistica nonché degli attori territoriali, indagando l’opinione e il punto di vista di questi ultimi circa la presenza o meno - e la necessità o meno - di forme di collaborazione intersistemica. 425 GETZ D. - BROWN G., “Critical success factors for wine tourism regions: a demand analysis”, Tourism Management, N. 27, 2006, pag. 154. 426 Op. Cit., pag. 155. 161 CONCLUSIONE Nella società moderna, il vino trascende il semplice bisogno fisiologico, evocando valori e significati profondi e comunicando la cultura, le tradizioni e la storia del luogo di produzione. Considerando lo stretto ed evidente legame tra vino e territorio e la teoria dell’economia delle esperienze proposta da Pine e Gilmore (2000), è auspicabile che le aziende vitivinicole passino dalla prospettiva della distribuzione dei prodotti a quella dell’attrazione dei clienti sul luogo di produzione427. Il territorio si configura così come una risorsa da valorizzare collettivamente per aumentare l’attrattiva del prodotto vino che, a sua volta, diviene un elemento capace di aumentare l’appeal del territorio. Inoltre, generare flussi escursionistici e turistici nelle aree territoriali dove emerge la tipicità, esaltando le differenze e le unicità culturali e territoriali, permette di dare valore aggiunto all’offerta, consentendo alle imprese di evitare una concorrenza basata sul prezzo. Ciò implica la progettazione di strategie di marketing adeguate e soprattutto condivise tra le aziende vitivinicole. Infatti, in tale prospettiva, la competizione strategica non è più tra singole imprese, ma si gioca tra aree di produzione. Se ne deduce la necessità di creare delle forme di collaborazione efficaci in cui, riprendendo la teoria dell’impresa sistema vitale (Golinelli, 2000), le aziende siano parte di una rete di relazioni caratterizzate da fiducia tra partner, interscambio informativo, interazione progettuale e aggiustamento reciproco428. Tali relazioni riguardano, in una prospettiva verticale: i fornitori, i distributori e i clienti; in una prospettiva orizzontale: le aziende poste sullo stesso livello della filiera produttiva. Si tratta di realizzare, nel primo caso, un Supply Chain Management in cui imprese indipendenti operino congiuntamente per pianificare ed eseguire le operazioni all’interno della catena di valore, ottenendone un maggior vantaggio rispetto all’agire disgiuntamente (Simatupang e Sridharan, 2002; 427 In PENCARELLI T. – FORLANI F., “Il marketing dei prodotti tipici nella prospettiva dell’economia delle esperienze”, Congresso Internazionale “Le tendenze del Marketing”, Università Ca’ Foscari, Venezia, 20-21 Gennaio 2006, pagg. 1-2. 428 GOLINELLI M. G., L’approccio sistemico al governo dell’impresa. Valorizzazione delle capacità, rapporti intersistemici e rischio nell’azione di governo, Vol. III, Padova, CEDAM, 2002, pagg. 197-198. 162 Wiengarten et al, 2010)429. Nel secondo caso, si tratta di realizzare la cosiddetta Coopetition, una forma di partnership che combina la concorrenza con la cooperazione, è basata sul principio del «You can’t do it alone» (Moore, 1997) e sulla teoria dei giochi (Brandenburger e Nalebuff, 1996; Bengtsson e Koch, 2000; Zineldin, 2004)430. Nel corso dell’analisi qualitativa riguardante il Consorzio di Tutela del Vino Custoza, è emerso che quest’ultimo, fino ad oggi, non è riuscito a svolgere un’efficace promozione del brand Custoza e a diffonderne la conoscenza. Ciò sembra essere dovuto alle difficoltà economiche, ma soprattutto all’incapacità delle aziende di collaborare e fare squadra tra di loro. La zona di produzione del Custoza si configura come un’area oggetto di flussi enoturistici poco organizzati e relativamente consapevoli delle opportunità presenti nel territorio e con scarsa conoscenza del vino. Quest’ultimo presenta scarsi volumi di vendita, un consumo per lo più locale, e risente di un’immagine non attrattiva, venendo percepito come di qualità non elevata, nonostante le positive caratteristiche intrinseche e gli sforzi di miglioramento realizzati negli ultimi anni dai produttori in termini di qualità del prodotto e innovazione tecnologica dei vigneti e delle cantine. A questo si aggiungono i probabili errori di prezzo, spesso basso soprattutto nella GDO, e di posizionamento del prodotto, presentato, ad esempio, come vino gardesano nonostante la sua zona di produzione sia collinare e compresa tra Verona e il lago di Garda. Il vino Custoza presenta quindi un posizionamento inferiore rispetto ai suoi competitors, sia in termini di prezzo sia in termini di conoscenza. La difficile situazione attuale è particolarmente sentita dalle aziende che hanno deboli forze commerciali e promozionali e sono limitate al mercato nazionale. Alla luce di tali considerazioni, si è giunti alle seguenti conclusioni. Il turismo del vino, grazie ai suoi impatti positivi sia sul territorio sia sulle aziende, si configurerebbe come un’opportunità per i produttori consorziati. Infatti, l’enoturismo incide positivamente non solo sulla promozione del brand aziendale e sul suo posizionamento, ma anche sulla 429 In KOTZAB H. – TELLER C., “Value-adding partnerships and co-opetition models in the grocery industry”, International Journal of Physical Distribution & Logistics Management, Vol. 33, N. 3, pag. 269. 430 In Op. Cit., pag. 270; in SIGNORI P. – CONFENTE I., “Il marketing territoriale tra industry co- opetition e societing. Un progetto sperimentale nell’agroalimentare”, Mercati e Competitività, N. 3, 2011, pag. 95. 163 vendita diretta del prodotto, costituendosi come una possibilità ulteriore di aumentare il fatturato e soprattutto di fidelizzare il cliente. Ciò, a sua volta, consentirebbe di aumentare la conoscenza della zona di produzione del Custoza, migliorando, assieme ad adeguate strategie comunicazionali, l’immagine del vino. Tenendo in considerazione la relazione tra consumo abituale di vino e intenzione di effettuare un viaggio in una regione del vino sottolineata da Getz e Brown (2006), l’obiettivo delle aziende consorziate deve quindi divenire quello di attirare i clienti e i turisti sul luogo di produzione, offrendo loro esperienze ed emozioni uniche e indimenticabili. Tali considerazioni hanno implicazioni sui vari strumenti di marketing, in primis la comunicazione e la commercializzazione, che consentono una relazione di valorizzazione reciproca tra brand del territorio e brand di prodotto. Non da ultimo, si richiedono politiche di branding capaci di comunicare in modo unitario la denominazione e diffonderne la conoscenza. Le azioni di comunicazione e di commercializzazione, volte a valorizzare le aree territoriali, i produttori e il vino e capaci di trovare forme di fertilizzazione reciproca fra territorio e prodotto d’eccellenza, richiedono continui sforzi di coordinamento e di identificazione di finalità comuni e condivise tra le aziende consorziate. Ciò significa creare forme di collaborazione sia verticali sia orizzontali di tipo win-win (Tsai, 2002), capaci di comunicare il maggior valore posseduto dal vino e dal territorio. La creazione di sistemi collaborativi deve avvenire sia attraverso azioni di tipo top-down (da parte del Consorzio che deve indirizzare e dare una voce unitaria alle aziende), sia attraverso azioni di tipo bottom-up (con un ruolo propositivo e attivo delle singole imprese, che devono per prime capire l’importanza di una cooperazione per rafforzare la Denominazione e, al tempo stesso, ottenere vantaggi individuali superiori rispetto a quelli che otterrebbero agendo singolarmente). Si tratta di realizzare forme di collaborazione sia formali sia informali, per creare e rafforzare una cultura e un’identità condivise e comuni, ad oggi ancora mancanti. Le aziende, quindi, devono aumentare i livelli di risonanza e consonanza (Golinelli, 2002), attraverso la condivisione di informazioni, la diffusione di fiducia reciproca e l’attenuazione dei conflitti presenti 164 nella filiera431. Si tratta, in conclusione, di applicare i principi del Supply Chain Management, a livello verticale, e della Co-opetition, a livello orizzontale creando una “collaborative culture”, tra aziende anche concorrenti, in grado di garantire la pianificazione di strategie di marketing efficaci per la denominazione Custoza e, di conseguenza, capaci di assicurare anche alle imprese vantaggi individuali432. L’applicazione di tali modelli, infatti, consente alle imprese di collaborare e competere allo stesso tempo, creando un patrimonio di conoscenze condiviso, che può essere usato da ciascuna in modo separato in attività non direttamente correlate a quelle oggetto della collaborazione433. Infine, risulta importante anche la creazione di forme fertili di collaborazione con gli altri attori territoriali, al fine di assicurare al turista, che non è esclusivamente interessato al vino ma anche a un’offerta integrata, di poter vivere non una semplice vacanza, ma un’esperienza completa. 431 GOLINELLI M. G., L’approccio sistemico al governo dell’impresa. Valorizzazione delle capacità, rapporti intersistemici e rischio nell’azione di governo, Vol. III, Padova, CEDAM, 2002, pagg. 197-198. 432 SIGNORI P. – CONFENTE I., “Il marketing territoriale tra industry co-opetition e societing. Un progetto sperimentale nell’agroalimentare”, Mercati e Competitività, N. 3, 2011, pagg. 94-96. 433 GOLINELLI M. G., L’approccio sistemico al governo dell’impresa. Valorizzazione delle capacità, rapporti intersistemici e rischio nell’azione di governo, Vol. III, Padova, CEDAM, 2002, pagg. 197-198. 165 APPENDICE 166 ALLEGATO A LE AZIENDE INTERVISTATE 1. ALDEGHERI SRL 2. AZIENDA AGRICOLA CA’ DEI ROTTI di CASTELLANI NATALE 3. AZIENDA AGRICOLA ADAMI ALDO e C. 4. AZIENDA AGRICOLA ALBINO PIONA S.S. 5. AZIENDA AGRICOLA BERGAMINI DAMIANO e DANIELE S.S. 6. AZIENDA AGRICOLA BERTOLDI di BERTOLDI MANUELE 7. AZIENDA AGRICOLA CAVALCHINA 8. AZIENDA AGRICOLA CHESINI di MATTAREI ILDA 9. AZIENDA AGRICOLA CORTE GARDONI di PICCOLI S.S. 10. AZIENDA AGRICOLA CORTE GIOLIARE di MONTRESOR GIACOMO E GIOVANNI S.S. 11. AZIENDA AGRICOLA FALCONI LIVIANA 12. AZIENDA AGRICOLA GORGO di BRICOLO ROBERTO 13. AZIENDA AGRICOLA IL CUSTODE di MENEGOTTI GIULIO 14. AZIENDA AGRICOLA IL PIGNETTO di MORANDO ADRIANO 15. AZIENDA AGRICOLA LE TENDE di FORTUNA E LUCILLINI S.S. 16. AZIENDA AGRICOLA MONTE DEL FRA' 17. AZIENDA AGRICOLA PIGNO di MARTARI F.LLI S.S. 18. AZIENDA AGRICOLA RONCA di RONCA MASSIMO 19. AZIENDA AGRICOLA VILLA MEDICI 20. AZIENDA VINICOLA SARTORI S.P.A. 21. AZIENDA VINICOLA VALETTI LUIGI S.R.L. 22. CANEVINI di PINAMONTE ARMANDO 23. CANTINA SOCIALE di CASTELNUOVO 24. CASA VITIVINICOLA TINAZZI 25. LE VIGNE di SAN PIETRO SOCIETA' AGRICOLA S.R.L. 167 26. MONTRESOR GIACOMO CANTINE S.P.A. 27. SOCIETA' AGRICOLA CORTE FORNELLO di VENTURELLI IVANO e C. S.S. 28. SOCIETÁ AGRICOLA RIZZI LUIGINO e CLAUDIO – TENUTA SAN LEONE 29. SOCIETA' AGRICOLA SEMPLICE ANTONIO MENEGOTTI di MENEGOTTI VITTORINO, GIORGIO E ANTONIO 168 ALLEGATO B INTERVISTA STRUTTURATA AL CONSORZIO DI TUTELA DEL VINO CUSTOZA 1. IL CONSORZIO a. Mission e slogan del Consorzio b. S - Punti di forza c. W - Punti di debolezza d. O - Opportunità e. T - Minacce 2. TARGET a. Che età hanno? b. Nazionalità e provenienza? c. 3. Cosa cercano nel vino? CONCORRENTI a. Diretti b. Indiretti. 4. PRODOTTO a. Percezione della qualità e immagine del Custoza. b. Brand del prodotto. c. Quali strategie sono state attuate per migliorare il posizionamento del prodotto? 5. PREZZO a. Livello attuale di prezzo 6. DISTRIBUZIONE a. Che strategia distributiva viene usata b. Che canali di vendita vengono usati 7. COMUNICAZIONE e PROMOZIONE a. Che strumenti vengono usati tra: pubblicità – pubbliche relazioni – sponsorizzazioni – comunicazione personale – comunicazione interna – materiale cartaceo - sito internet – eventi – fiere – educational – promozioni. 169 b. Il Consorzio promuove il territorio? Se sì, quanto ritiene efficace la promozione e come viene fatta? 8. STRATEGIE FUTURE a. Quali intenzioni per i prossimi anni? Prezzo, Place, Prodotto, Promozione. 9. METODI DI MISURAZIONE – Avete metodi di misurazione della customer satisfaction? Se sì, quali? 170 ALLEGATO C INTERVISTA SEMISTRUTTURATA ALLE AZIENDE FACENTI PARTE DEL CONSORZIO DI TUTELA DEL VINO CUSTOZA DATA: INTERVISTATO (RUOLO): L’AZIENDA a. Numero di dipendenti - Mission e Slogan – Tipologie di vino prodotto b. S -Punti di forza c. W -Punti di debolezza d. O -Opportunità e. T -Minacce IL TARGET 2. Conosce il numero annuo di visitatori che vengono nella sua azienda? a. Nazionalità. Sono prevalentemente italiani o stranieri? b. Si concentrano in determinate stagioni? c. Quanto si fermano nel territorio? d. Che tipologie di turisti sono? Sono interessati solo al vino o hanno anche altri interessi? e. Perché ritiene che vengano da voi? f. Che bisogni ha il consumatore? Cosa cerca? g. Sono fidelizzati? I COMPETITORS 3. Chi sono i suoi concorrenti diretti? a. Che concorrenti ritiene abbia il Custoza come vino? IL CONSORZIO E LA COLLABORAZIONE 4. Il Consorzio: a. S - Punti di forza 171 b. W - Punti di debolezza c. O - Minacce d. T - Opportunità e. Ritiene che il Consorzio svolga un’azione idonea per la promozione del vino? 5. La collaborazione: a. C’è una collaborazione tra le aziende facenti parte del Consorzio? Se si, ritiene sia idonea? Se no, secondo lei perché? b. C’è collaborazione tra le aziende e i ristoratori? c. C’è collaborazione tra le aziende e servizi ricettivi? d. C’è collaborazione tra aziende e attori turistici del territorio (Comuni e Iat)? IL MARKETING 6. PRODOTTO – Qualità e immagine percepita del vino Custoza. 7. PLACE – Che canali di distribuzione vengono usati? 8. PREZZO – Livello attuale è adeguato secondo lei? 9. PROMOZIONE a. La cantina fa parte della strada del vino? Se si, quanto ritiene efficace dal punto di vista turistico la strada? Se no, perché? b. Il Consorzio fa iniziative di promozione? Quanto ritiene siano stati adeguati per attirare i visitatori sul territorio? Fate eventi in azienda? Se si, quali? c. La sua azienda partecipa a iniziative come Calici in stelle, Cantine Aperte o altri eventi promossi dal Movimento del Turismo del Vino? Se no, perché? Se si, quanto ritiene siano efficaci dal punto di vista della promozione? d. Cosa ritiene dovrebbe essere fatto per aumentare la visibilità del territorio? 10. COMUNICAZIONE: Quali strumenti di comunicazione sono efficaci secondo lei? a. Che strumenti di comunicazione usate in azienda? b. Che strumenti di comunicazione usa il Consorzio? Secondo lei sono efficaci? I SISTEMI DI MISURAZIONE 11. Avete sistemi di misurazione numerica dei visitatori? a. Come valutate la customer satisfaction? 172 ALLEGATO D TABELLA RIASSUNTIVA SUI VISITATORI, I COMPETITORS, ANALISI SWOT DEL CONSORZIO E LA COLLABORAZIONE CON GLI ALTRI ATTORI SECONDO GLI INTERVISTATI AZIENDA VISITATORE COMPETITORS: S W O T COLL ABO RAZI ONE con RIST ORA TORI COLL ABO RAZI ONE con SETT ORE RICE TTIV O COLL ABOR AZIO NE con ALTR I ATTO RI (COM UNI, IAT) Non specificat e. NO NO LIMIT ATA Non specificat e. NO NO X - DELL’AZIENDA -DEL VINO CUSTOZA CONSORZIO 173 Azienda alfa 1 Azienda alfa 2 Provenienza: prevalentemente italiani e • La concorrenza si basa La La scarsa di I mercati in stranieri: tedeschi, olandesi, danesi, sul rapporto promozio cooperazione cui non c’è la pochi francesi e americani. prezzo/qualità e il nome ne da tra i tradizione del Periodo: primaverile, estivo e autunnale. della cantina; poco consorziati. vino bianco. Permanenza: i tedeschi si fermano • Lugana. iniziata. qualche giorno, gli italiani sono di passaggio. Vengono per il lago, ma sono interessati al vino. Vengono perché hanno assaggiato il vino e/o per internet. Provenienza: prevalentemente stranieri: • Tutte le altre aziende Nessun La mancanza Non tedeschi, olandesi, danesi croati, meno tra Garda e Lazise; punto di di specificate. italiani. • Soave. forza e collaborazion Periodo: estate. nessun e. Permanenza: si fermano la stagione. vantaggio. Età: 30-80 anni. 173 Azienda alfa 3 Azienda alfa 4 174 Azienda alfa 5 L’interesse principale è il lago, poi viene il vino. Vengono e fanno la scorta prima di partire. Vengono perché hanno assaggiato il vino e/o hanno guardato il sito internet Cercano il rapporto diretto con la persona. Provenienza: italiani e stranieri. Permanenza: gli italiani sono di passaggio mentre gli stranieri si fermano una settimana. Periodo: da primavera a estate. Vengono per altre motivazioni e aggiungono il vino. Vengono per vedere le piccole realtà. Provenienza: americani, tedeschi, inglesi e a seguire francesi e spagnoli. Periodo: primavera - estate. Permanenza: 3-6 giorni. Sono autonomi. Molti sono enoturisti in senso stretto. Coppie - famiglie, pochi pullman. • Le aziende con le stesse dimensioni; • Lugana, Soave. Il vino. Non specificat e. X X X Nessun Mancanza di vantaggio coesione e attualment collaborazion e. e. Individualism o. Non specificate. Non specificat e. X X NO Maggior parte italiani: Lombardia, • Produttori di uguali Vantaggio Promozione Emilia Romagna, Trentino, Veneto. dimensioni o maggiori e psicologic del Custoza Periodo: gli stranieri da aprile a zona limitrofa; o, non non efficace; settembre, gli italiani a dicembre e i • Lugana e Chiaretto. materiale. la scarsa primi mesi dell’anno, marzo e aprile collaborazion soprattutto. e. Permanenza: gli stranieri si fermano una settimana. Vengono per visitare il lago o sono clienti della cantina. Cercano un prodotto genuino, buono, che non faccia male. Non specificate Il cambiame nto nei consumi. NO NO NO • Non sono concorrenti ma altre cantine sul territorio; • Lugana e Soave. 174 Il nuovo consiglio di amministr azione. La mancanza di fondi economici. Azienda alfa 6 Azienda alfa 7 175 Azienda alfa 8 Azienda alfa 9 Provenienza: tedeschi, olandesi, • Non sono concorrenti, Sono Manca la svizzeri, italiani. c’è rispetto reciproco presenti e voglia di Periodo: da pasqua a ottobre gli l’uno con altro; danno promuovere il stranieri, mentre gli italiani sono meglio • Lugana, Soave, ma informazi vino. distribuiti. ogni vino ha la sua oni via Permanenza: 10-15 giorni, gli italiani particolarità. mail in sono di passaggio o si fermano il tempi weekend. rapidi. Età: 50 anni e più. I clienti vengono per acquistare, gli stranieri agganciano la vacanza al vino, al prodotto locale tipico. Vengono per il prodotto in sé e per l’ambiente tradizionale. Provenienza: stranieri, tedeschi e • La concorrenza si basa Ultimame Le difficoltà olandesi, e italiani. su prezzo, qualità, nte sta di Età: 24-25 in su. posizione limitrofa, unendo i promuovere Sono turisti del lago, clienti (di dimensione, produttori. in modo importatori), colleghi. Vengono per il • Lugana, Soave. omogeneo la prodotto. Denominazio ne che ha una base ampia ed eterogenea. Provenienza: tedeschi, olandesi, danesi , • Le cantine sociali; I La burocrazia italiani da Gardaland. • Lugana. consorziat e il fatto che i Periodo: estivo fino a settembre. i. semplici soci Permanenza: 15 giorni. non hanno Età: 25/30 fino a 60, mediamente 40 molta voce in anni. capitolo. Sono parzialmente interessati al vino. Provenienza: americani, tedeschi, • Gli altri produttori non Nessun “Comandato” austriaci, messicani e pochi italiani. sono concorrenti ma punto di dalle cantine Periodo: abbastanza ben distribuiti nel colleghi, anche se la forza. sociali che corso dell’anno (no in inverno a parte concorrenza c’è; hanno più gli americani). • Soave, Lugana. peso perché Permanenza: un paio di giorni. hanno 175 Il vino. Il calo dei X consumi. X NO Il vino. Le altre Doc. X X X Non specificate. Il calo consumi. NO NO X Non specificate. Non specificat e. NO NO X Sono appassionati di vino, preparati, vengono con la guida. Cercano un buon rapporto Q/P. Azienda alfa 10 Azienda alfa 11 176 Azienda alfa 12 4000 visitatori annui circa. Provenienza: Italiani e tedeschi, olandesi. Periodo: da pasqua all’autunno e durante le festività natalizie. Permanenza: il weekend lungo o 2/3 settimane, l’italiano fa 3 giorni. Età: da 28 a 70 anni. Vengono per il prodotto. Provenienza: i pullman sono principalmente italiani. Gli stranieri, tedeschi, austriaci, sono autonomi. Permanenza: 1 settimana. Età: 40-60 anni. Capitano per caso, vedono il sito internet o vengono indirizzati dagli agriturismi. Provenienza: 40%% stranieri e il resto italiani, per lo più locali. Periodo: da aprile a settembre Permanenza: 1 settimana. Età: 35-70 anni. Sono consumatori attuali o turisti che girano e capitano per caso. Cercano il rapporto qualità/prezzo. • Le cantine sociali per il prezzo; • Lugana. Nessun punto di forza. • I supermercati per il prezzo; • Soave e Lugana. La promozio ne. •Gli “storici del Custoza”, medio-grandi, con cui però c’è rispetto reciproco; • Lugana. 176 maggior produzione. Mancanza di soldi. Imbottigliame nto fuori zona. Gli interessi divergenti e la scarsa collaborazion e. Non specificate. L’influenz a del mercato. NO NO X Le difficoltà economiche. Il vino. I tagli economici . X NO NO Ci sono il La rivalità tra rispetto e cantine la volontà sociali e con comune di gli altri emergere. produttori, la filiera disgregata. Il vino. La crisi e i costi che aumentan o. X X X Azienda alfa 13 Azienda alfa 14 177 Azienda alfa 15 Provenienza: italiani, tedeschi, svizzeri, • Gli altri produttori non maggior parte stranieri. sono reputati Periodo: In estate. concorrenti; Permanenza: gli italiani sono • Tutti i bianchi, in escursionisti. Gli stranieri si fermano 3- particolare il Soave e il 4 giorni. Lugana. Vengono perché vogliono vedere l’azienda agricola, la realtà piccola e tipica. Cercano prodotti tipici Età: oltre i 40 anni. 1400 turisti dei bus e 200 individuali • Tutti sono concorrenti, all’anno. ma in realtà hanno Periodo: da Pasqua a ottobre. prodotti diversi; Provenienza: tedeschi, austriaci, • Soave e Lugana. francesi, danesi, qualche svizzeri e svedesi. Pochi italiani (5%). Permanenza: weekend lungo, settimana, 15 giorni. Hanno un interesse culturale complesso. Cercano esclusività, rapporto Q/P, un prodotto salubre, biologico, il rapporto diretto e vero con il produttore. Provenienza: 90% stranieri e maggior • Gli altri produttori non parte tedeschi. sono competitors; Età 30-60 anni. • Lugana, ma non è Interessati al vino. proprio un concorrente, bensì un modello a cui ispirarsi. 177 Nessun vantaggio. Mancanza di soldi. Interessi diversi: ognuno vuole coltivare il proprio interesse. Non specificate. Non specificat e. X NO NO Non specificati . Mancanza di promozione collettiva: ognuno si muove autonomamen te. Mancanza di finanze. Il turismo. Non specificat e. X NO NO Accede a La struttura fondi consortile. regionali e Le difficoltà ai finanziarie. contributi La difficoltà a che il mettere privato d’accordo non grossi e potrebbe piccoli da solo produttori. raggiunge re. Non specificate. Non specificat e. NO NO NO Azienda alfa 16 Azienda alfa 17 178 Azienda alfa 18 1000 turisti circa all’anno. • Gli altri produttori non Provenienza: Nord Europa, Germania, sono considerati come Olanda, Russia e Francia. Pochi italiani. competitors: hanno Età: 40 anni circa. prodotti diversi che Periodo: da primavera ad autunno. vanno in contro a Coppie, amici, singoli (il giornalista del consumatori diversi; settore) anche qualche pullman. • Al momento non ce ne Piccola % enoturisti in senso stretto sono. (giornalisti), turisti culturali. Vengono perché hanno assaggiato il vino in enoteca o al ristorante. Provenienza: italiani e tedeschi. • La concorrenza si basa Periodo: Primavera ed estate. sulla qualità e sul nome Permanenza: 3 o 4 giorni circa. della cantina; Età: da 40 a 60 anni. • Lugana, Soave. Interessati anche al vino, ma abbinato altre forme di turismo. Vengono perché hanno guardato il sito internet, per contatti con i ristoranti e passaparola. Cercano un prodotto tipico della zona prima di tutto, qualità e anche il prezzo. 700-800 turisti annui, • Le cantine sociali, 3 o autonomi. 4 cantine medio grosse Provenienza: 80% italiani, 15% tedeschi del territorio; e il resto di altre nazionalità. • Soave, Lugana. Periodo: l’italiano tutto l’anno, il tedesco in primavera-autunno. Permanenza: 3 o 4 giorni o la settimana gli stranieri. Vengono perché hanno letto recensioni, premi e hanno visto il sito internet. Cercano le piccole realtà. 178 Il nuovo presidente e consiglio di amministr azione. Non specificat e. X X X Attualmen Scarso Far conoscere Il calo dei te coinvolgimen il nome del consumi. nessuno. to delle vino. cantine consorziate. X NO LIMIT ATA NO X X Pochi: nuova amministr azione. Il sistema che non funziona, governato da pochi abituati a comandare, senza strategia comune e con paura l’uno dell’altro. La mancanza di denaro, l’immobilità e la scarsa collaborazion e. Il vino Custoza. Il vino. La crisi economic a. Provenienza: pullman da Svizzera, Germania, Nord Europa. Periodo: primavera. Vengono perché sono stati in agrituristi o ristoranti. Tornano se sono soddisfatti. • Produttori di uguali dimensioni e zona limitrofa; • Chiaretto e Lugana; Soave meno. Azienda alfa 20 Provenienza:quasi esclusivamente stranieri. Periodo: estivo. Età: dai 30 ai 60 anni. • I produttori della zona di Verona e dintorni; • Lugana e Soave. Azienda alfa 21 Pullman (5-6) e autonomi. Provenienza: italiani e stranieri. Periodo: da aprile a settembre. Permanenza: una settimana. Età: da 30 a 70 anni. Vengono perché apprezzano il prodotto e la cantina è visibile sulla strada. Provenienza: molti italiani, pochi stranieri. Periodo: da maggio a settembre. Età: 20-80 anni. Cercano vini tipici. • Tutti i produttori di Custoza; • Lugana. L’impegn o e la disponibil ità. • Le altre cantine produttrici di Custoza; • Lugana, Soave e Chiaretto. 179 Azienda alfa 19 Azienda alfa 22 Azienda alfa 23 Provenienza: Germania soprattutto. • La Cantina sociale di Periodo: estivo. Custoza, due/tre aziende Età: 40-50 anni medie; Molti sono interessati esclusivamente al • Lugana, Soave e vino, altri turisti vengono per degustare Chiaretto. e acquistano o sono consumatori. Vengono per rapporto Q/P e garanzia di un vino prodotto sul territorio. 179 La Le scarse promozio disponibilità ne. economiche; Invitano i le realtà giornalisti diverse; la e hanno frammentazio fatto ne; la scarsa un’indagi conoscenza ne di del vino. mercato. Non Non specificat specificate. e. Il vino. I rischi di rottura. X X X Non specificate. Non specificat e. X X X La mancanza di personale. Il vino. Il calo dei consumi. X X X Non specificati . I consorziati, troppo anziani. Non specificate. Non specificat e. X NO NO Pochi. La filiera squilibrata, l’individualis mo delle cantine, le dimensioni piccole del Consorzio, le Legare gli attori della filiera e dialogare in modo più costruttivo. La crisi economic a. X X NO difficoltà economiche. Azienda alfa 24 Azienda alfa 25 180 Azienda alfa 26 Azienda alfa 27 1000 turisti annui. • Le cantine sociali; Provenienza: quasi esclusivamente • Lugana, Garganega stranieri: tedeschi, olandesi, danesi, Igt. scandinavi. Periodo: primavera-estate. Permanenza: si fermano circa una settimana. Vengono per il lago e aggiungono la visita alla cantina. Vengono perché consumano già il nostro prodotto, o perché fanno un giro,o perché hanno letto su internet. Circa 300 visitatori l’anno. • Concorrenti con Provenienza: Germania, Olanda, dimensioni simili e della Danimarca. zona; Permanenza: 3-7 giorni • Lugana. Vengono o per il passaparola o per le guide di vino. Sono enoturisti in senso stretto. Cercano un prodotto nicchia e alta qualità. Provenienza: molti inglesi e americani. • La concorrenza si basa Permanenza: minimo 10 giorni. sul prezzo; Età: 35-40 anni in su. • Soave, Lugana. Sono mandati da importatori o sono turisti. 30 pullman all’anno. • Tutti i produttori e Periodo: da maggio a settembre-ottobre. nessuno: ognuno ha il Provenienza: soprattutto tedeschi, pochi suo target; italiani (15%). • Lugana e Soave. Età: quelli dei pullman in media hanno 60 anni. 180 Le La dimension promozione i ridotte non avviene per cui ci indistintamen sono te per tutte le meno cantine. consorziat i e si collabora abbastanz a. Non emergere come denomina zione. X X X I La scarsa Il legame con Il rischio consorziat promozione e il territorio. di i. collaborazion disperdere e, che però le risorse. sta aumentando. X X X Pochi. Idee “vecchie” e la mancanza di collaborazion e. Non No riesce a specificat unire le e. aziende in modo equo per promuovere immagine del prodotto. Non specificate. Il vino. Rimanere indietro stilisticam ente. X NO NO Il turismo. Il calo dei consumi. NO NO X Azienda alfa 28 Azienda alfa 29 181 4-5 pullman al mese e visitatori autonomi. Provenienza: tedeschi e italiani, soprattutto del Nord Italia. Periodo: in estate tedeschi e in primavera italiani. Età: i pullman da 50-60 anni, quelli autonomi da 35-45. Vengono per la posizione sulla strada ben visibile. 300 visitatori al mese circa. Provenienza: Italiani, tedeschi, svizzeri e olandesi. Periodo: abbastanza ben distribuiti, massimo picco di vendita a dicembre. Gli italiani sono di passaggio, lo straniero soggiorna. Sono turisti per vacanze, hanno assaggiato i vini e prendono informazioni, acquistano e visitano. Gli enoturisti nel vero senso della parola ci sono, ma pochi, gli altri sono “consapevoli”, vengono perché apprezzano i prodotti. Cercano prodotti bevibili, salubri, che abbiano un costo ragionevole. • Non specificati; • Lugana, Soave. Non Mancanza di specificati collaborazion . ee promozione del vino. Il vino e il territorio. La concorren za delle altre Doc. NO NO X • Aziende di dimensioni Nessun Mancanza di simili o più grandi e vantaggio collaborazion uguale fascia di prezzo. a fare e e di una Ma non sono parte del squadra tra i concorrenti, sono consorzio. produttori. collaboratori • Il Lugana. Non specificate. Non specificat e. X NO NO 181 TABELLA RIASSUNTIVA SUL MARKETING MIX, L’EFFICACIA DEGLI EVENTI DEL MOVIMENTO DEL TURISMO DEL VINO E DELLA STRADA DEL VINO, LE STRATEGIE ATTUABILI E I SISTEMI DI MISURAZIONE SECONDO GLI INTERVISTATI AZIENDA 182 Azienda alfa 1 Azienda alfa 2 PRODOTT DISTRIBUZION O E A LIVELLO (QUALITÀ AZIENDALE E IMMAGINE PERCEPIT A SECONDO I PRODUTTO RI) L’immagine è debole. LIVELLO DI PREZZO PROMOZIONE e COMUNICAZIONE EFFETTUATE A E LIVELLO LIVELLO AZIENDALE CONSORT ILE In Italia viene venduto il 65% attraverso agenti e qualche grossista. Vendita diretta. All’estero importatori. No e-commerce. Canale: HO.RE.CA. Prezzo troppo basso. Non è molto Vendita diretta conosciuto principalmente nel fuori dalla territorio: Milano, provincia di Brescia, Verona. Verona, No e-commerce. L’immagine è No HO.RE.CA. debole. Prezzo basso. Eventi inefficaci, materiale cartaceo abbastanza chiaro. Eventi non molto efficaci, materiale cartaceo non molto chiaro. Degustazioni ed eventi. Sito Internet. EFFICA EFFIC STRATEGIE CIA ACIA PER DEGLI DELLA MIGLIORAR EVENTI STRAD E DEL A DEL L’ANDAMEN MOVIM VINO TO DEL ENTO CONSORZIO DEL SECONDO I TURISM PRODUTTO O DEL RI VINO Inefficaci. Non ne fa parte. Legare il vino al territorio. I SISTEMI DI MISURAZIONE DEL VISITATORE E DELLA CUSTOMER SATISFACTION Nessun sistema di misurazione dei visitatori. Valutazione della Customer Satisfaction: dal ritorno e passaparola. Degustazioni Inefficaci. Inefficac su richiesta, e. sito Internet, riviste di settore, concorso Wine Top. 182 Fare eventi, fiere e promozione collettivi. Nessun sistema di misurazione dei visitatori. Valutazione della Customer Satisfaction: dal ritorno e passaparola. Azienda alfa 3 Azienda alfa 4 183 È conosciuto In Italia: agenti, solo nelle all’estero province (Svizzera, confinanti. Germania, Olanda, L’immagine è Danimarca) debole. importatori. Vendita diretta. No e-commerce. Canale: HO.RE.CA. Non è Rappresentanti a conosciuto e Verona, fuori zona l’immagine è rivenditori, debole. all’estero (UE, USA, Giappone) importatori, Vendita diretta. No e-commerce. Prezzo basso. Prezzo troppo basso. Eventi abbastanza efficaci. Nessun materiale informativo. Sito internet, degustazioni. Inefficaci. Efficace Fare . promozione sul territorio legandolo al vino. Eventi “Arte in Inefficaci. Inefficac inefficaci. cantina 2012”, e. Materiale collaborazione informativo con agriturismi, del degustazioni e Consorzio serate in non cantina, presente in pacchetti e tour azienda. con hotel. Valorizzare le risorse del territorio. Fare pubblicazione su riviste e giornali. Nessun sistema di misurazione dei visitatori. Valutazione della Customer Satisfaction: dal ritorno e passaparola. Sistema di misurazione dei visitatori: quaderno con commenti. Valutazione della Customer Satisfaction: dal ritorno e passaparola. Canale: HO.RE.CA. Azienda alfa 5 Azienda alfa 6 Considerato un vino “base”, storico, ma non di qualità. Agenti per il canale HO.RE.CA., 95% vendita diretta. E-commerce presente, ma non efficace. Non è Vendita diretta, conosciuto, agenti in Italia, no ma ha le importatori per caratteristiche l’estero (Germania per e Olanda). Forbice Eventi fatti, ampia di ma prezzo: da 1 l’azienda a 30 euro. non ha partecipato. Il materiale informativo non è presente. Prezzo troppo basso. Eventi non molto efficaci, nessun materiale Degustazioni e sito internet. Inefficaci. Inefficac e. Fare eventi e fiere. Nessun sistema di misurazione dei visitatori. Valutazione della Customer Satisfaction: dal ritorno e passaparola. Pochi concorsi Inefficaci. Inefficac Creare un mirati (Wine e. sistema e top). partecipare a Degustazioni, eventi e fiere in spuntini e visite concomitanza 183 Nessun sistema di misurazione dei visitatori. Valutazione della Azienda alfa 7 Azienda alfa 8 affermarsi. No e-commerce. Canale: HO.RE.CA. La qualità è buona, ma il vino è poco conosciuto. Rete commerciale di agenti per l’Italia, all’estero distributori. No e-commerce. No HO.RE.CA. Prezzo basso e forbice di prezzo molto ampia. Solo vendita diretta. Canale HO.RE.CA. limitato a pochi bar in cui vi è un contatto diretto. Prezzo abbastanza idoneo. In Italia distributori al Nord. In USA, Belgio, Germania importatori. Vendita diretta. No e-commerce Canale: HO.RE.CA. No rappresentanti né distributori. Vendita diretta. No HO.RE.CA. né GDO, solo una Prezzo basso. Non è conosciuto. 184 Azienda alfa 9 Azienda alfa 10 Immagine debole. Non è conosciuto sul lago. La qualità è buona, ma Prezzo troppo basso. informativo del Consorzio. guidate. Sito internet. Eventi non molto efficaci. Materiale informativo poco presente e non molto chiaro. Eventi promossi efficaci. Materiale informativo non presente in azienda. Eventi inefficaci, materiale cartaceo poco informativo Degustazioni ed eventi, sito internet. Il materiale resta nella sede del Consorzio, non è Degustazioni e sito internet informativo. in più città. Valorizzare il territorio per la sua storicità e legarlo al vino. Inefficaci. Inefficac Legare gli e. eventi maggiormente al territorio, creare un’unione tra vino e territorio. Efficaci. Non ne fa parte. Fare promozioni. Customer Satisfaction: dal ritorno, riacquisto e passaparola. Nessun sistema di misurazione dei visitatori. Valutazione della Customer Satisfaction: dal ritorno, riacquisto e passaparola. Nessun sistema di misurazione dei visitatori. Valutazione della Customer Satisfaction: dal ritorno e passaparola. Internet, degustazioni. Inefficaci. Non ne fa parte. Il vino dovrebbe promuovere il territorio. Nessun sistema di misurazione dei visitatori. Valutazione della Customer Satisfaction: dal ritorno, invio di foto a mail e passaparola. Degustazioni. Sito internet. 184 Inefficaci. Inefficac Attirare i turisti e. del lago e di Gardaland con cartellonistica su strade e Nessun sistema di misurazione dei visitatori. Valutazione della l’immagine è negativa. Migross locale. No e-commerce. Non è Vendita diretta in conosciuto, Italia, no all’estero. ma è un buon No e-commerce. prodotto. No HO.RE.CA. Azienda alfa 12 La qualità è migliorata complessiva mente. Il livello di awareness è basso. Vendita in Italia e all’estero. Vendita diretta. No e-commerce. Canale: HO.RE.CA e supermercati locali che vendono prodotti della zona. Prezzo troppo basso. Azienda alfa 13 Migliorata Importatori per il molto la canale HO.RE.CA. qualità negli sia in Italia sia ultimi anni. all’estero Conosciuto a (Germania), Verona, in Vendita diretta in Germania Italia. solo dove No e-commerce. vendono. Prezzo basso. 185 Azienda alfa 11 Il livello prezzo è adeguato. presente autostrade. Customer Satisfaction: nelle Fare eventi che dal ritorno, riacquisto e aziende. attirino non passaparola. Gli eventi solo gli abitanti sono locali locali. Legare il e non hanno vino alla dato storicità del risultati. territorio. Gli eventi Vinitaly con il Inefficaci. Inefficac Fare Nessun sistema di sono stati Consorzio, e. promozione in misurazione dei abbastanza mercatini a Italia e visitatori. efficaci. “km zero” della all’estero. Coldiretti, Valutazione della qualche Customer Satisfaction: degustazione. dal ritorno e passaparola. Pochi eventi Eventi con Inefficaci. Inefficac Migliorare la Nessun sistema di messi in buyer e clienti. e. comunicazione, misurazione dei atto e Sito internet. il rapporto con visitatori. abbastanza cliente, favorire efficaci. l’incoming. Valutazione della Inesistente Fare squadra. Customer Satisfaction: il materiale Coinvolgere dal ritorno e passaparola. informativo tutte le parte del che lavorano Consorzio. sul territorio. Eventi in Non Inefficaci. Inefficac Fare fiere in Nessun sistema di zona sono specificato. e. Germania. misurazione dei stati Promuoversi visitatori. inefficaci. anche a Verona Non c’è e su riviste Valutazione della materiale specializzate. Customer Satisfaction: informativo. dal ritorno e passaparola. 185 Azienda alfa 14 Immagine negativa. Non ha la credibilità di essere un vino “con stoffa”. 50% vendita diretta con turisti, il resto viene venduto attraverso rappresentanti in Italia, no all’estero. No e-commerce. Canale: HO.RE.CA. Distributori e importatori per il canale HO.RE.CA. sia in Italia sia all’estero (Germania); Vendita diretta E-commerce attuato. Azienda alfa 16 Attualmente è Esportano in 42 conosciuto paesi con solo al nord rappresentanti e Italia. importatori. Vendita diretta. No e-commerce. Canale: HO.RE.CA. Azienda alfa 15 186 Azienda alfa 17 Qualità non eccelsa e immagine debole. Non è conosciuto, ma la qualità è buona. Vendita diretta. Importatori all’estero, agenti in Italia. No e-commerce. Forbice di prezzo ampia. Prezzo basso. Prezzo basso. Prezzo basso. Materiale cartaceo presente ma poco efficace, così come gli eventi realizzati. Degustazioni, sito internet. Eventi troppo locali. Internet. Inefficaci. Inefficac e. Creare eventi. Fare una comunicazione del Custoza a livello consortile, seguita da quella delle aziende che deve essere coerente. Non Inefficac Fare eventi specificat e. come Vinitaly o. e manifestazioni su Verona. Nessun sistema di misurazione dei visitatori. Valutazione della Customer Satisfaction: dal ritorno, dalle mail inviate, dai complimenti e dal passaparola. Nessun sistema di misurazione dei visitatori. Valutazione della Customer Satisfaction: dal ritorno e passaparola. Gli eventi Sito internet, Inefficaci. Inefficac Fare eventi Nessun sistema di hanno avuto “Teatro in e. continui, non misurazione dei poco cantine”, sporadici, visitatori. ritorno. galleria d’arte, essere più Materiale cene, pranzi e presenti. Valutazione della cartaceo degustazioni, Promuoverlo Customer Satisfaction: poco eventi, cocktail attraverso dal ritorno e passaparola. presente. per agenzie viaggi. matrimonio, Fare feste di promozione sul compleanno. lago. Eventi poco Fiere e Inefficaci. Inefficac Fare eventi in Nessun sistema di efficaci. degustazioni. e. Italia e misurazione dei Materiale all’estero. visitatori. poco presente ma Valutazione della 186 Azienda alfa 18 L’immagine è quella di un vino “da bar”. Azienda alfa 19 È un prodotto debole, non percepito per la qualità. 187 Azienda alfa 20 Azienda alfa 21 Il livello di awareness è basso. La qualità è buona, ma il vino non è conosciuto. Canale: HO.RE.CA. Agenti e importatori per il canale HO.RE.CA. sia in Italia sia all’estero (Germania). Vendita diretta. No e-commerce. Distributori e Importatori per il canale HO.RE.CA sia in Italia che all’estero. (Estero: Lettonia, Svizzera, Germania) Vendita diretta. No e-commerce. Non specificato. Vendita diretta in Italia. No estero. Canale: Canale: HO.RE.CA. e poca GDO. chiaro. Prezzo troppo basso. Prezzo troppo basso. Prezzo adeguato. Prezzo basso. Materiale Degustazioni in Inefficaci. Non ne informativo cantina, sito fa parte. scarso ma internet e chiaro. Facebook Pochi eventi e inefficaci. Eventi in zone limitrofe, poco efficaci. Depliant, internet, fiere, pubblicità, ma si è rivelata poco efficace. Non Inefficac specificat e. o. Non specificato. Degustazioni ed eventi. Non specificat o. Eventi ma poco efficaci, materiale informativo non Degustazioni con turisti, sito internet. 187 Non ne fa parte. Efficaci Non ne ma mai fa parte. partecipat o per mancanza di spazio Fare eventi anche all’estero. Un intervento coordinato per creare un legame con il territorio, sentirsi una squadra con ristoratori, agriturismi, artigiani ecc. Fare fiere ed eventi. Fare eventi e fiere legando il vino al territorio. Creare eventi. Customer Satisfaction: dal ritorno e passaparola. Nessun sistema di misurazione dei visitatori. Valutazione della Customer Satisfaction: dal comportamento e passaparola. Nessun sistema di misurazione dei visitatori. Valutazione della Customer Satisfaction: dall’atteggiamento e dal ritorno. Nessun sistema di misurazione dei visitatori. Valutazione della Customer Satisfaction: dal ritorno, riacquisto e passaparola. Nessun sistema di misurazione dei visitatori. Valutazione della Customer Satisfaction: presente Azienda alfa 22 L’immagine è Vendita diretta, no debole. all’estero. No e-commerce. No HO.RE.CA. Vendita di fusti per bar e ristoranti in Italia e poco all’estero. Vendita diretta. No e-commerce. Canale: HO.RE.CA. e GDO. Il brand Esportano il 96% Azienda alfa 24 Custoza non è della produzione a conosciuto. importatori e la qualità distributori sia spesso non è monomandatari sia eccellente, il plurimandatari vino è esteri. tradizionale e In Italia viene “fossilizzato” venduto attraverso . agenti e grossisti. Vendita diretta. No e-commerce. Canale: HO.RE.CA. e poca GDO. Azienda alfa 23 Poco conosciuto. sufficiente per l’accoglie nza. Prezzo basso, soprattutto al supermercat o. Eventi abbastanza efficaci. Prezzo basso. Eventi inefficaci: attirano solo gli abitanti locali. 188 Prezzo adeguato. Nessun evento e poche degustazioni. Eventi e degustazioni per i clienti. Inefficaci. Inefficac e. Non Inefficac specificat e. o. dal ritorno e passaparola. Non specificato. Organizzare tour ed eventi ad hoc con giornalisti del settore. Nessun sistema di misurazione dei visitatori. Valutazione della Customer Satisfaction: dal ritorno e passaparola. Nessun sistema di misurazione dei visitatori. Valutazione della Customer Satisfaction: dal ritorno. Eventi Degustazioni Inefficaci. Non ne Legare il vino Sistemi di misurazione pochi e ed eventi anche fa parte. al territorio e dei visitatori: certificati troppo all’estero. Sito sfruttare la BRC e CFS: i visitatori locali. internet. Strada del firmano quando Materiale Vino. Fare fiere arrivano. informativo ed eventi chiaro. all’estero più Valutazione della incisivi e Customer Satisfaction: meglio dal ritorno e passaparola. organizzati. 188 Azienda alfa 25 La qualità è migliorata, ma l’immagine è debole. Agenti e vendita diretta per Italia. Per l’estero importatori (UE, Ucraina, Giappone, USA). E-commerce. Canale: HO.RE.CA. 189 All’estero e in Azienda alfa 26 Ha bisogno di uno stile che Italia viene sia venduto con riconoscibile. rappresentanti nel È identificato canale HO.RE.CA. come un vino No vendita diretta. “da corsa”. No e-commerce. Azienda alfa 27 La qualità è migliorata, ma l’immagine non è positiva. Il 35% viene venduto all’estero con importatori in Germania, Olanda, Danimarca, Belgio, USA. Il 65% Italia. Vendita diretta. No e-commerce HO.RE.CA. Prezzo basso e forbice ampia. Prezzo basso. Prezzo basso. Eventi abbastanza efficaci in zone limitrofe. Materiale informativo poco presente. Fare Sistema di misurazione formazione dei visitatori: schedatura degli operatori delle persone perché esistenti per sono venuti, quando, creare cosa ha comprato. consapevolezza . Adottare Valutazione della strategie di Customer Satisfaction: medio termine dal ritorno e passaparola. per evitare eventi “spot” e usare meglio gli strumenti web. Eventi Degustazioni Efficaci. Non ne Tutto deve Nessun sistema di abbastanza per buyer e fa parte. partire da misurazione dei efficaci, importatori. iniziativa visitatori. materiale Sito internet. consortile. informativo Bisogna essere Valutazione della non presenti con Customer Satisfaction: presente. eventi anche dal ritorno e passaparola. all’estero. Eventi Degustazioni, Non Inefficac Non Nessun sistema di realizzati qualche serata e specificat e. specificato. misurazione dei poco eventi o. visitatori. efficaci. occasionali, internet. Valutazione della Customer Satisfaction: dal ritorno e passaparola. 189 Eventi per i clienti e internet. Inefficaci. Inefficac e. 190 Azienda alfa 28 Vino con qualità, ma poco conosciuto. Azienda alfa 29 La qualità è aumentata, ma il vino non è conosciuto. Vendita al dettaglio in 27 punti vendita. All’estero pochi importatori. E-commerce. Canale: HO.RE.CA. Prezzo dello Materiale Museo del vino Efficaci. Inefficac Allacciare Nessun sistema di sfuso molto informativo con percorso e. prodotto al misurazione dei basso. non autonomo. territorio per visitatori. presente. Spuntini e farlo conoscere aperitivi, attraverso Valutazione della eventi, accordo eventi. Customer Satisfaction: con un museo dal ritorno e passaparola per un e cartolina di gradimento pacchetto di preaffrancata. offerta. Magazine aziendale, internet e Facebook. Importatori e Prezzo Eventi Eventi in varie Inefficaci. Inefficac Mettere Nessun sistema di agenti per il canale basso. come fiere, città, e. l’imbottigliame misurazione dei HO.RE.CA. sia in banchi di degustazioni in nto in zona. visitatori. Italia sia all’estero assaggio ristoranti, Creare sinergia (UE, USA e Cina), abbastanza eventi in con gli attori Valutazione della vendita diretta. efficaci. cantina, del Lago e di Customer Satisfaction: No e-commerce. sponsorizzazio Verona. Usare dal riordino del prodotto ni. le pubbliche e dal passaparola. relazioni come strumento. 190 BIBLIOGRAFIA AA. VV., Il Bianco di Custoza. Il territorio, i vini, i prodotti tipici e la cucina, Sona (Verona), Morganti editori, 2005. AGAZZANI D., “La comunicazione dei prodotti tipici per la valorizzazione turistica del territorio. Il caso del teatro Koinè”, in PENCARELLI T. - GREGORI G. 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