Cantine d`autore – Quanto l`architettura incontra il vino

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Cantine d`autore – Quanto l`architettura incontra il vino
Quando l’architettura incontra il vino
Cantine e spazi consacrati alla degustazione e alla cultura del vino sono al centro
di molteplici progetti realizzati dai nomi più altisonanti dell’architettura internazionale.
Opere dotate di una precisa espressività linguistica, che instaurano un dialogo con il territorio
di Francesca Druidi
Negli ultimi trent’anni, la promozione del vino si è
sempre più legata alla valorizzazione degli spazi di
produzione e conservazione del vino stesso. Gli
imprenditori del settore alimentano questa tendenza,
in continua espansione, che vede l’immagine della
casa vinicola rinnovarsi attraverso l’architettura, in
particolare tramite costruzioni quali cantine o sale
degustazioni, progettate dal gotha dell’architettura
contemporanea. Quello delle cantine d’autore è un
fenomeno sotto osservazione ormai da diverso
tempo, oggetto di mostre, saggi, riflessioni e dibattiti.
Molto diverse sono le caratteristiche linguistiche e
tipologiche di queste “cattedrali del vino”, che
evidentemente rispecchiano la cifra stilistica e la
visione dei loro progettisti. Si possono, a ogni modo,
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individuare alcuni orientamenti comuni. Vi sono
architetti che nel realizzare le cantine prediligono
soluzioni mimetiche a basso impatto ambientale,
ricorrendo all’impiego di materiali in grado di
sostanziare il rapporto della struttura con il
paesaggio circostante e il terroir, ossia quell’insieme
di caratteristiche - clima, morfologia del terreno,
cultura enologica - che il vino poi riflette. Un esempio
emblematico di questo atteggiamento è
rappresentato dalla Dominus Winery in Napa Valley
degli architetti Herzog e de Meuron, ma va segnalata
anche la cantina Novi Bric in Slovenia di Boris
Podrecca. Altri hanno lavorato a partire da elementi
preesistenti di una certa rilevanza, ottenendo risultati
straordinari come nel caso delle Bodegas Chivite ad
C&P
CANTINE D’AUTORE | Le cattedrali del vino
Da sinistra, le Bodegas Chivite progettate
da Rafael Moneo ad Arinzano, le Bodegas Ysios di Santiago
Calatrava a Laguardia e l’Hotel Marqués de Riscal progettato
da Frank O. Gehry a Elciego
Arinzano (Spagna), progettate da Rafael Moneo, e delle
tenute Manincor e Hofstätter in Alto Adige, sulle quali è
intervenuto Walter Angonese. Esemplari anche le
soluzioni ipogee e le scelte nella distribuzione degli
spazi adottate da Renzo Piano per la cantina Rocca di
Frassinello, nella Maremma, e da Mario Botta per la
cantina Petra, situata sempre nella Maremma toscana.
Un approccio completamente differente al tema delle
architetture del vino è quello incarnato dalle Bodegas
Ysios di Calatrava, costruite a Laguardia (Spagna):
emerge, nel complesso, un orientamento alla
spettacolarità, che mira a rendere le cantine delle vere
e proprie località di richiamo turistico. Il Centro del vino
Loisium di Steven Holl in Austria, l’Hotel Marqués de
Riscal di Frank O. Gehry a Elciego (Spagna) e la sala
C&P
degustazione López de Heredia Viña Tondonia di Zaha
Hadid costituiscono differenti declinazioni di una
medesima tendenza: esaltare non più solo i luoghi di
produzione, ma anche di degustazione e di cultura del
vino, combinando gli effetti del turismo enologico con i
flussi di visitatori attirati dalle opere delle archistar. Del
resto, è sempre più numeroso il novero degli architetti
di fama internazionale che si cimenta nella
progettazione di cantine; Álvaro Siza Vieira, Andreas
Burghardt, Werner Tscholl, Richard Rogers, Norman
Foster e Jean Nouvel sono soltanto alcuni nomi. Questo
ambito dell’architettura è in costante evoluzione e
scrive rapidamente pagine nuove, mostrando esiti
innovativi anche e soprattutto sul fronte della gestione
del paesaggio.
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