07 Topolini manicomiali

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07 Topolini manicomiali
۞ TOPOLINI MANICOMIALI ۞
IL SESSANTOTTO LIBERA TUTTI
Il ’68 amplifica, lievita partecipazione e mette in “rete” esperienze che sarebbero ristrette e ridotte a nicchie
culturali pseudo-liberatorie. Ed estende la pratica dei diritti umani anche alle categorie e soggetti più
svantaggiati. E’ il caso dell’”antipsichiatria”(1), nata nell’ambito del ’68 inglese, che contesta l’uso militare
della psichiatria per il ricovero coatto e l’emarginazione del disagio sociale: basti pensare che anche l’omosessualità era considerata una malattia mentale.
MANICOMIO PER L’ANNIENTAMENTO DELLA INDIVIDUALITA’
« Dal momento in cui oltrepassa il muro dell'internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto
emozionale [...] viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed
insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo annientamento
della sua individualità, come luogo della sua totale oggettivazione. Se la malattia mentale è, alla sua stessa
origine, perdita dell'individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove
sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell'internamento. L'assenza di ogni
progetto, la perdita del futuro, l'essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale,
l'aver scandita e organizzata la propria giornata su tempi dettati solo da esigenze organizzative che – proprio
in quanto tali – non possono tenere conto del singolo individuo e delle particolari circostanze di ognuno:
questo è lo schema istituzionalizzante su cui si articola la vita dell'asilo ». (Franco Basaglia, 1964)
HOPPOLOGIA
b-hoppy, c-hoppy, d-hoppy, f-hoppy, g-hoppy, h-hoppy, l-hoppy, m-hoppy, n-hoppy, p-hoppy, q-hoppy, rhoppy, s-hoppy, t-hoppy, v-hoppy, x-hoppy, z-hoppy!!!
IL DIVERSO DENTRO DI NOI
La pratica antiautoritaria del 1968 permise di comprendere il carattere politico del “manicomio”, il simbolo
della negazione dei diritti e dell’esclusione sociale, il campo di concentramento delle differenze e delle diversità. Non c’è libro altrettanto coerente con i mezzi ed i fini del ’68 quanto “L’Istituzione negata” che
Franco Basaglia pubblica quell’anno. Raccontava l’esperienza di Gorizia, la prima “de-istituzionalizzazione” di un manicomio, una parola “rivoluzionaria se non fosse praticamente impronunciabile.
Rivoluzionaria non solo nel rovesciamento dei canoni della malattia e della salute mentale ma anche nella
sua forma narrativa, perché riusciva a tenere assieme la suggestione politica ed il rigore scientifico. Perché
per dire, come Basaglia, la conquista della libertà del malato deve coincidere con la conquista della
libertà dell’intera comunità. Quella di Basaglia oltre che rivoluzionaria, fu una concreta utopia: la chiusura dei manicomi non era lo scopo finale ma il mezzo attraverso il quale la società misurava la propria
capacità di tenere il “diverso” dentro di sé.
PSICHIATRIA DEMOCRATICA
Il movimento di liberazione dei “manicomi”, Psichiatria Democratica, nasce ufficialmente per volontà di
Franco Basaglia nel 1973: è un movimento politico e culturale, di operatori psichiatrici - di volontari - di intellettuali - di artisti - di attivisti per i diritti umani, che riesce a farsi “corpo sociale” con la promulgazione
della Legge 180 (2), di maggio 1978, “liberando” 120 mila persone.
DAGLI SCRITTI DI FRANCO BASAGLIA
LA FOLLIA - «La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione.
Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui
la sua ragion d'essere».
… continua
E’ LA SOCIETA’ CHE DEFINISCE IL MALATO
“… è la società che definisce il malato e lo colloca in un luogo “deputato”, lo reclude e segrega in uno spazio separato, in un “ruolo”, in una “istituzione totale” in cui comincia e spesso finisce la sua carriera morale.
L’istituzione, in cui i malati vivono-muoiono, è costruita per eliminare e , insieme, per continuare a far vivere coloro che non si sono adatta-ti, che non hanno accettato e non sono stati accettati. In questo spazio
totale, colpa e malattia, deviazione dalla norma, “destino” sono la stessa cosa. Il malato è’ il risultato ultimo
di un meccanismo di esclusione, di violenza, di controllo …”
La Maggioranza Deviante, L’ideologia del controllo sociale totale
Franco Basaglia, Franca Basaglia Ongaro, Einaudi 1971
NO ALLA MISERIA DEL MONDO
"Noi vogliamo essere psichiatri, ma vogliamo soprattutto essere delle persone impegnate, dei militanti. O
meglio, vogliamo trasformare, cambiare il mondo attraverso il nostro specifico, attraverso la miseria dei
nostri pazienti che sono parte della miseria del mondo. Quando diciamo no al manicomio, noi diciamo no
alla miseria del mondo e ci uniamo a tutte le persone che nel mondo lottano per una situazione di emancipazione".
I TOPOLINI NON DEVONO PRENDERE GOCCE DI RUGIADA SULLA TESTA
(Marta va a spargere bollicine sul pubblico ripetendo la frase smozzicata)
Si andava, nei primi anni ’70 a fare animazione nel “manicomio” di Rovigo, in collaborazione con alcuni
psichiatri: a tentare comunicazione coi cosiddetti “matti”. Eravamo in cinque, costituenti il Centro Atomico
Ca’ Matte e si entrava con permesso firmato e sotto controllo perché il “manicomio” era una prigione e
quello di Rovigo rinchiudeva 750 persone “diverse”. Una prigione dove non esistevano diritti ma solo ordinaria sopraffazione: le donne messe in fila e lavate con getto d’acqua anche in inverno, gli elettroshock a
iosa e senza misura, per esempio…
Una volta si usarono le bolle di sapone per favorire comunicazione. Eravamo nel solito stanzone guardaroba
–sopra la lavanderia, arriva il gruppetto di pazienti (tutti considerati schizofrenici di diverso tipo) e si vanno
a sedere in un gruppetto. Bisìn, invece, è una figura che cammina avanti-indietro sullo sfondo della stanza.
Gigi ed Ilich, da sopra dei materassi, lanciano bolle di sapone sopra i pazienti ed allora Bisìn, nel suo ondulare, comincia a proferire ed a ripetere, come una litania, la frase: “i topolini non devono prendere le gocce
di rugiada sulla testa”. La seduta continuò con vari “contatti” veicolati dalle bolle di sapone intanto che Bisìn continuava il suo monologo. Solo tempo dopo, durante una seduta di psicoterapia a base di Dietil Ammide dell’Acido Lisergico, in un monastero tibetano, riuscimmo a “sentire” il significato della frase: i topolini
– i pazienti, non devono prendere le gocce di rugiada – che termine poetico per definire il grossolano bolle
di sapone, sulla testa, i topolini devono diventare soggetti attivi e farsi portatori di bolle di sapone…
E voi… siete topolini? (Squit-squit?)
IMMAGINE: murale manicomio 1979
CANZONE: Io so che un giorno. Ivan Della Mea, 1966
Dipinto murale del Collettivo Immagine, 1 maggio 1979 Manicomio di Granzette
IO SO CHE UN GIORNO (Ivan Della Mea, 1966)
Io so che un giorno
verrà da me
un uomo bianco
vestito di bianco
e mi dirà:
«Mio caro amico tu sei stanco»
e la sua mano
con un sorriso mi darà.
«La libertà
- dirò - è un fatto,
voi mi legate
ma essa resiste».
Sorrideranno:
«Mio caro amico tu sei matto,
la libertà,
la libertà più non esiste».
Mi porterà
tra bianche case
di bianche mura
in bianchi cieli
mi vestirà
di tela greggia dura e bianca
e avrò una stanza
un letto bianco anche per me.
Io riderò
il mondo è bello
tutto ha un prezzo
anche il cervello
«Vendilo, amico,
con la tua libertà
e un posto avrai
in questa società».
Vedrò il giorno
e tanta gente
anche ragazzi
di bianco vestiti
mi parleranno
dei loro sogni
come se fosse
la realtà.
Viva la vita
pagata a rate
con la Seicento
la lavatrice
viva il sistema
che rende uguale e fa felice
chi ha il potere
e chi invece non ce l'ha
Li guarderò
con occhi calmi
e dirò loro
di libertà;
verrà quell’uomo
con tanti altri forti e bianchi
e al mio letto
stretto con cinghie mi legherà.
Viva la vita
pagata a rate
con la Seicento
la lavatrice
viva il sistema
che rende uguale e fa felice
chi ha il potere
e chi invece non ce l'ha
… NOTE A MARGINE…
(1) ANTI-PSICHIATRIA - Una corrente di pensiero sorta in Inghilterra nel quadro della contestazione e dei fermenti rivoluzionari del 1968 ad opera principalmente di D. Cooper e Donald R. Laing.
STANNO GIOCANDO - Stanno giocando a un gioco. Stanno giocando a non giocare a un gioco. Se mostro loro
che li vedo giocare, infrangerò le regole e mi puniranno. Devo giocare al loro gioco, di non vedere che vedo il
gioco. Nodi, di Ronald D. Laing, Einaudi 1969
NON SI STANNO DIVERTENDO
Non si stanno divertendo.
Non mi diverto se loro non si divertono.
Se faccio in modo che si divertano, allora potrò divertirmi con loro.
Far sì che si divertano, non è un divertimento. E’ duro lavoro.
Potrò divertirmi a scoprire perché non si divertono.
Non sono tenuto a divertirmi nel cercar di capire il perché non si divertono.
Ma vi è persino del divertimento nel far sembrare loro
che non mi diverta a scoprire perché non si divertono.
Nodi, di Ronald D. Laing, Einaudi 1969
SCHIZOFRENIA - Questo sollevò la questione se l'etichetta di schizofrenia e il conseguente trattamento psichiatrico coatto non fossero similmente usati in Occidente per soggiogare giovani ribelli, sebbene fondamentalmente sani, nel caso di conflitti familiari.
MANICOMI 1971 - Se ne ricava un quadro drammatico: nel 1971 l'unica risposta per le persone che soffrono di
disturbi psichici sono i manicomi, che internano oltre 120 mila persone, l'ottanta per cento delle quali entrata con
ricovero coatto. Pochissimi riescono a sentirsi meglio, e a uscirne in breve tempo. I più diventano "cronici",
"irrecuperabili" e restano internati a vita. Un “ergastolo” senza speranza che fa affollare le strutture: il numero dei
degenti in quegli anni era oltre il doppio della capacità originaria di posti letto.
(2) LEGGE 180, 1978 (detta legge Basaglia) La legge 180, Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori, del 13 maggio 1978 , meglio nota come legge Basaglia (dal suo promotore in ambito psichiatrico, Franco
Basaglia) è una nota e importante legge quadro che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento
sanitario obbligatorio: “liberando” 150 mila persone. Le intenzioni della legge 180 erano quelle di ridurre le terapie
farmacologiche ed il contenimento fisico, instaurando rapporti umani rinnovati con il personale e la società, riconoscendo appieno i diritti e la necessità di una vita di qualità dei pazienti, seguiti e curati da ambulatori territoriali.
La legge fu una vera e propria rivoluzione culturale e medica, basata sulle nuove (e più "umane") concezioni psichiatriche, promosse e sperimentate in Italia da Franco Basaglia. Prima di allora i “manicomi” erano poco più che
luoghi di contenimento fisico, dove si applicava ogni metodo di contenzione e pesanti terapie farmacologiche e
invasive, o l'elettroshock (che viene tuttora utilizzato).
DAVID COOPER, Il linguaggio della follia, 1978, Feltrinelli
“…la follia è una proprietà sociale comune di cui siamo stati derubati, come siamo stati derubati della realtà dei
nostri sogni e delle nostre morti: dobbiamo riappropriarci politicamente di queste cose perché possano diventare
creatività e spontaneità in una società trasformata?”
Testo a cura di Roberto Costa, novembre 1998, da “cartoline da Rovigo”