scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE Rassegna Stampa del 14 marzo 2014 INDICE SCENARIO SANITA' NAZIONALE 14/03/2014 Il Sole 24 Ore Regioni: i risparmi restino nella sanità 5 14/03/2014 Il Sole 24 Ore Commissariamenti e diffide per le Regioni inadempienti 6 14/03/2014 Il Sole 24 Ore Per le cure in ambulatorio niente esenzioni 7 14/03/2014 Il Sole 24 Ore Sui farmaci «off label» arriva il decreto legge 8 14/03/2014 Il Sole 24 Ore Nuove tabelle sugli stupefacenti 9 14/03/2014 La Repubblica - Bologna Il Sant'Orsola a caccia di soldi mette in vendita tre padiglioni 11 14/03/2014 La Repubblica - Genova Medici universitari, allarme San Martino 12 14/03/2014 La Stampa - Nazionale «Pap test addio meglio il Dna» 13 14/03/2014 La Stampa - Torino Del Favero lascia Torino e la Città della Salute 14 14/03/2014 Il Messaggero - Nazionale Scontro nel governo sulla nuova stretta per le droghe leggere 15 14/03/2014 Il Messaggero - Nazionale Farmaci, c'è la stretta contro i "cartelli" 16 14/03/2014 QN - Il Resto del Carlino - Bologna Per il Malpighi un futuro in vendita Il Sant'Orsola verso la rivoluzione 17 14/03/2014 Avvenire - Nazionale Donne e aborto Il diritto negato? Poterci ripensare 18 14/03/2014 Il Foglio L'Onu inventa il "diritto al condom" 20 14/03/2014 Il Foglio Quel che il palloncino non spiega 21 14/03/2014 Il Tempo - Roma Vertenza Fatebenefratelli Bocce ferme fino al 24 23 14/03/2014 QN - La Nazione - Firenze Prelievi e visite specialistiche La sanità sposa la sinergia 24 14/03/2014 MF - Nazionale A Tbs 40 milioni dagli ospedali toscani 25 14/03/2014 Il Venerdi di Repubblica alzheimer e cancro. uno studio rivela: l'uno esclude l'altro 26 14/03/2014 L'Espresso ASSALTO ALL'AMBULANZA Fuori i volontari, il soccorso diventa un affare. Tra politica, mafia, sfruttamento e servizio ad alto rischio 27 14/03/2014 L'Espresso BISTURI no grazie 30 SCENARIO SANITA' NAZIONALE 21 articoli 14/03/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 5 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Asl e ospedali. A rischio il Patto per la salute Regioni: i risparmi restino nella sanità LE IPOTESI Non è stata ancora accantonata la possibilità di ridurre il Fondo sanitario che nei prossimi anni crescerà di 7,6 miliardi R. Tu. Il fuoco di sbarramento, dal ministro Beatrice Lorenzin ai governatori, è stato bipartisan: «Giù le mani dalla sanità. Ai tagli ci pensiamo noi col Patto per la salute. E i risparmi li teniamo in sanità, altrimenti non si farà alcun Patto». All'insegna del «no money, no Patto» è ormai guerra di trincea sulla spending review versante sanità. Al di là delle (tiepide) parole spese da Carlo Cottarelli sulla sua prossima "manovra sanitaria", come delle scarse rassicurazioni fin qui fornite da Matteo Renzi, anche sulla sanità si sta giocando infatti una partita delicatissima per il Governo, stretto tra le tenaglia della Ue e la necessità di far cassa per finanziare la sua «cura shock». Ma anche cosciente che ridurre la spesa per la salute sarebbe come sfiorare i fili dell'alta tensione con gli italiani, tanto più in vista delle elezioni europee. Di fatto, nonostante finora Cottarelli si sia "limitato" a parlare di tagli ai ricoveri inutili e all'applicazione dei costi standard, rinviando la patata bollente delle scelte al «Patto per la salute», dal Governo nei giorni scorsi sono state fatte balenare ipotesi di lavoro nient'affatto tranquillizzanti per i sostenitori del Ssn. Una ricetta che andava dal recupero dei 2 miliardi per l'abbandono dei ticket aggiuntivi, fino a 6-800 mln in più sui farmaci, ad almeno altri 500 mln sui dispostivi medici. E poi l'intervento sui Lea (livelli di assistenza), naturalmente una spuntatona all'acquisto di beni e servizi con le centrali d'acquisto e un ruolo forte della Consip, passando per le tariffe dei privati, gli sprechi censiti certosinamente, e via dicendo. Qualcosa che fin da quest'anno potrebbe valere 4-5 mld. E naturalmente crescere nei due anni successivi. Ma non solo. Perché a chiudere il cerchio delle intenzioni ci sarebbe anche la volontà di non lasciare nel Ssn i risparmi. Ma di levarne più di una parte, riducendo il Fondo sanitario che nei prossimi due anni è destinato a crescere di 7,6 mld. Proposta fermata finora. Ma nient'affatto sotterrata. Di qui quel «no money, no Patto» di tutta risposta arrivato a palazzo Chigi dai governatori. Che però non hanno ancora vinto. Anzi. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 5 14/03/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 8 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sanità. Coinvolti anche gli enti a statuto speciale Commissariamenti e diffide per le Regioni inadempienti L'IMPIGNORABILITÀ I fondi salvati dalle decisioni dei giudici, e solo quelli, dovranno subito esser spesi per garantire l'assistenza sanitaria Paolo Del Bufalo Stop ai tempi biblici di pagamento dei fornitori del servizio sanitario nazionale che superano in alcune aziende (tutte del Sud) anche i 3,5 anni. E stop a debiti verso le imprese che ormai si aggirano sui 6 miliardi. Per cancellare i debiti del Ssn verso i creditori e garantire tempi di pagamento certi in regola con le indicazioni dell'Ue - che per la sanità sono di 60 giorni - il Governo mette in campo risorse fresche come per tutta la pubblica amministrazione, ma soprattutto, in cambio, prevede diffide e commissariamenti per gli inadempienti. E questo dovrà valere anche per le regioni a statuto speciale. Il disegno di legge appena approvato dal Consiglio dei ministri riapre anche la partita dell'impignorabilità delle risorse delle Regioni in rosso per tutelare i livelli essenziali di assistenza, purché i fondi "salvati" dalle decisioni dei giudici, e solo quelli, siano immediatamente spesi per garantire l'assistenza sanitaria. Per garantire «l'integrale copertura finanziaria» degli squilibri di cassa le disposizioni prevedono varie situazioni. Se ad esempio la Regione che «ha operato distrazioni di cassa» ma non ha chiesto le anticipazioni di liquidità per recuperare lo squilibrio, avrà l'obbligo di chiederle, nella misura necessaria a coprire le risorse mancanti. Se non lo farà sarà «diffidata a trasferire risorse alle aziende sanitarie» e si attiverà il commissariamento. C'è anche il caso di chi, pur avendo chiesto le anticipazioni, ha fatto investimenti utilizzando la parte corrente del fondo sanitario, squilibrando ancora una volta i bilanci. In questo caso o dimostrerà condizioni economico finanziarie tali da garantire il rispetto dei tempi di pagamento oppure ancora una volta scatteranno diffide e commissariamenti. Le procedure questa volta varranno anche per le «autonomie speciali», chiarisce il Ddl. Che dovranno fornire i dati per la verifica sui tempi di pagamento in base ai quali, se dovessero emergere criticità, saranno tenute come le altre Regioni ad accedere alle anticipazioni, diffida e commissariamento eventuale compresi per gli inadempienti. Torna poi in campo il blocco dei pignoramenti dei fondi delle Regioni in rosso per garantire in queste l'erogazione dell'assistenza sanitaria. Ma per rispettare le sentenze della Consulta che hanno già dichiarato incostituzionale il meccanismo se l'amministrazione dell'azienda sanitaria non quantifica ogni tre mesi preventivamente gli importi necessari ai pagamenti da "bloccare", il Ddl prevede l'obbligo per il tesoriere, al momento dell'adozione della delibera di impignorabilità, di «rendere immediatamente disponibili» le somme relative per le aziende sanitarie per «la tutela dei livelli essenziali di assistenza». Tutela per le imprese sì, quindi, ma anche per la salute dei cittadini. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 6 14/03/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 21 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SENZA RICOVERO Per le cure in ambulatorio niente esenzioni R.Po. Una cessione di beni, come i medicinali citostatici prescritti nell'ambito di un trattamento ambulatoriale contro il cancro da medici che esercitano come professionisti indipendenti all'interno di un ospedale, non può essere esentata dall'Iva a meno che tale cessione sia materialmente ed economicamente inscindibile dalla prestazione di cure mediche principale. In sostanza, in caso di pazienti che effettuano cure contro il cancro, non in forma di ricovero ospedaliero ma in ambulatorio e con medici curanti privati e non dipendenti della struttura ospedaliera, devono pagare l'Iva sui medicinali forniti dalla farmacia ospedaliera, solo se tale cessione sia "materialmente ed economicamente" scindibile dalla prestazione principale di "cure mediche". Questo quanto deciso dalla Corte Ue nella sentenza depositata ieri, relativa alla causa C-366/12, nella quale erano interessati il fisco tedesco e una clinica di Dortmund. Secondo la Corte, i giudici locali che hanno sollevato la questione pregiudiziale devono verificare le condizioni e quale delle due operazioni (la cessione dei farmaci o la prestazione sanitaria di cura) sia la principale e quale sia quella accessoria. Per la Corte Ue, ai sensi dell'articolo 13 della VI direttiva Iva (articolo 10, Dpr 633/72), per quanto riguarda la possibilità di esentare una cessione di beni, eccettuate le piccole forniture che sono strettamente necessarie al momento delle prestazioni mediche (ad esempio cerotti, disinfettanti ecc.), la cessione dei medicinali e degli altri beni è materialmente ed economicamente separabile dalla prestazione di servizi e non può pertanto essere esentata da Iva ma deve essere soggetta ad imposta, come normalmente avviene per le vendite in farmacia. La fattispecie esaminata, quindi, va valutata con un altro metodo e deve essere esaminata con riguardo alla rilevanza del medicinale fornito o della prestazione resa. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 7 14/03/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 22 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Salute. Oggi al Cdm Sui farmaci «off label» arriva il decreto legge Niente più casi Roche-Novartis sui farmaci off label meno costosi ma non concessi gratis dal Ssn perché non autorizzati. Il ministro Beatrice Lorenzin presenterà oggi in Consiglio dei ministri un decreto legge che prevede per l'Aifa (Agenzia del farmaco) la possibilità di avviare da sé sperimentazioni sui farmaci da usare fuori indicazione. Oggi l'uso di questi farmaci è vietato se non sono disponibili sperimentazioni almeno di fase II. Col decreto, se un medicinale è usato fuori indicazione in altri Paesi o ci sono studi indipendenti, l'Aifa potrà contattare l'azienda titolare del brevetto per acquisire l'assenso alla sperimentazione e l'azienda potrà: concedere l'assenso, avviare (a proprie spese) la sperimentazione od opporsi ma inciampando nella "gogna" della pubblicità sul sito Aifa. In caso di risultati positivi, il farmaco sarà autorizzato a carico del Ssn ma per consentirne l'uso l'Aifa potrà iscrivere provvisoriamente il farmaco fra i farmaci autorizzati. Se i dati anche parziali della sperimentazione fossero negativi, o ne facessero emergere la non sicurezza, l'Aifa potrà immediatamente vietarne l'uso fuori indicazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 8 14/03/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 23 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Legge Fini-Giovanardi. Dopo la decisione della Consulta la presentazione al Consiglio dei ministri Nuove tabelle sugli stupefacenti Per la Cassazione differenti orientamenti sulle condanne definitive Giovanni Negri MILANO Grandi manovre dopo la sentenza della Corte costituzionale sulla legge Fini Giovanardi che ha di fatto ripristinato la distinzione tra droghe pesanti e leggere. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, chiedendone l'iscrizione urgente al prossimo Consiglio dei ministri, uno schema di decreto legge che ripristina le due tabelle contenenti le sostanze stupefacenti aggiornate alla data della pronuncia della Consulta «nonché la relativa disciplina previgente, su cui la Corte costituzionale non ha formulato censure». E il Massimario della Cassazione osserva che la pronuncia «ha forti ricadute nella fase dell'esecuzione» e una delle questioni più serie da esaminare è quella se il regime sanzionatorio di maggior favore per le droghe leggere può trovare applicazione» anche dove «sia ormai intervenuta sentenza passata in giudicato». Sul tema si registrano due contrastanti orientamenti. In base al primo orientamento «spetta al giudice dell'esecuzione il compito di individuare tale porzione di pena e di dichiararla non eseguibile, previa sua determinazione ove la sentenza del giudice della cognizione abbia omesso di indicarne specificamente la misura, ovvero abbia proceduto al bilanciamento tra circostanze». In altri termini, spetta al giudice dell'esecuzione, che vigila appunto sull'attuazione della pena, rideterminare la pena stessa alla luce della sentenza della Consulta. Il secondo orientamento giunge invece «a conclusioni opposte» ed è contenuto in una sentenza del 2012 della prima sezione della Cassazione, in cui si afferma che «la pena inflitta con la condanna irrevocabile resta insensibile alla sopravvenuta modificazione, in senso favorevole al reo, delle disposizioni penali (...) con la conseguenza - in ipotesi - della doverosa espiazione di una pena addirittura superiore al massimo edittale fissato dalla norma incriminatrice successivamente novellata». Per quanto riguarda le conseguenze sui termini di fase delle misure cautelari in atto, il Massimario ritiene che è necessario procedere a rideterminarli in relazione alle sanzioni oggi ripristinate dopo la dichiarazione di incostituzionalità. «In ragione del fatto che i limiti massimi ripristinati a seguito della eliminazione delle norme incostituzionali, per le ipotesi diverse dal comma 5, appaiono identici ovvero più favorevoli, può argomentarsi che, alle condotte commesse nella vigenza della legge di conversione n. 46 /2006 andranno applicati i termini cautelari "di favore" oggi previsti per effetto della reviviscenza del precedente testo». Nessun dubbio invece per le condotte successive alla pubblicazione della sentenza della Corte costituzionale (né per quelle anteriori all'entrata in vigore della legge n. 46 del 2006 - ipotesi di fatto assai rara in concreto, dato il tempo trascorso e quello previsto per i termini cautelari, soprattutto perché la norma dichiarata incostituzionale era peggiorativa a causa degli assai più alti limiti edittali previsti per le droghe leggere). E dalla Corte di cassazione è arrivata ieri anche un'ulteriore indicazione: la sentenza n. 12178 della Terza sezione penale ha infatti chiarito che anche la condanna frutto del patteggiamento ma a una pena superiore al massimo oggi applicabile deve essere oggetto di revisione. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA RELAZIONE In breve a seguito della variazione tabellare, con riferimento ai possibili effetti derivanti dalla sentenza costituzionale n. 32/2014, la settima sezione, ove rilevi l'illegalità della pena inflitta in ragione della pronuncia della citata sentenza, potrà: a) annullare con rinvio per la rideterminazione della pena; SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 9 14/03/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 23 (diffusione:334076, tiratura:405061) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 10 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato b) procedere direttamente alla rideterminazione della pena in base a quanto previsto dall'art. 620 cod. proc. pen.; c) annullare senza rinvio le sentenze di patteggiamento con trasmissione degli atti per l'ulteriore corso; d) annullare senza rinvio per intervenuta estinzione del reato per prescrizione, nei limiti indicati nel paragrafo 2.2. Cassazione, Ufficio del massimario relazione n. 20 del 2014 14/03/2014 La Repubblica - Bologna Pag. 9 (diffusione:556325, tiratura:710716) Il Sant'Orsola a caccia di soldi mette in vendita tre padiglioni r.d.r. PADIGLIONI demoliti, ricostruiti o addirittura venduti. Per cambiare faccia al Sant'Orsola. «Preso atto dell'impossibilità di costruire un ospedale completamente nuovo, la soluzione è quella di ristrutturare quello esistente cercando di modificare radicalmente le strutture». Così i vertici dell'azienda sanitaria, nella delibera che approva il bilancio preventivo del 2014, tracciano la rotta per ammodernare il policlinico. Con alcuni provvedimenti - la cui fattibilità è tutta da verificare - che hanno lasciato a bocca aperta in molti. L'idea più clamorosa è la vendita in blocco di tre grossi padiglioni: l'1 (cioè il Palagi, già da tempo in procinto di essere venduto), il2e il 3. In pratica l'area del Malpighi, che potrebbe essere alienata dopo aver concentrato «le attività cliniche, assistenziali e di supporto nell'area del Sant'Orsola». Non è finita qui. L'alienazione dei padiglioni servirebbe infatti a recuperare soldi per il piano triennale degli investimenti 2014-2016. Dove si prevede da una parte la ristrutturazione di alcuni padiglioni (a partire da quelli storici, più vecchi e disagiati). Dall'altra, la demolizione e ricostruzione di strutture nuove di zecca. (r.d.r.) Foto: MANAGER Il direttore sanitario del policlinico Sant'Orsola Sergio Venturi SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso/2 Il piano contenuto nella delibera sul bilancio preventivo 2014 14/03/2014 La Repubblica - Genova Pag. 7 (diffusione:556325, tiratura:710716) In 150 si autoconvocano al Dimi: il nuovo rettore non ci azzeri nella ricerca Il timore è nel futuro assetto di essere solo usati per l'assistenza senza formazione GIUSEPPE FILETTO QUASI da carbonari. Centocinquanta medici universitari ieri pomeriggio si sono autoconvocati al Dimi. Non lo facevano da quando la Riforma Gelmini ha abolito i Consigli di Facoltà. I professori in camice bianco temono che la nuova convenzione, che il Rettore sta stilando tra università ed ospedale San Martino, e vuole firmare prima della scadenza del suo mandato, non garantisca la ricerca, la formazione e la didattica all'interno degli spazi ospedalieri. «Abbiamo il sospetto che l'ospedale voglia farsi carico soltanto dell'assistenza e non voglia tener conto del resto», fanno sapere i medici universitari. Tutto questo troverebbe riscontro nel trasferimento di tutti i reparti all'interno delle mura ospedaliere, che la direzione generale dell'Azienda Ospedaliera ed Universitaria Irccs-San Martino ha iniziato da tempoe sta ultimando in questi giorni. Tant'è che lo stesso preside di Medicina e Chirurgia, Roberto Fiocca, ammette i timori: «Che tutto questo porti ad una contrazione di spazi e quindi ostacoli l'attività di ricerca e di didattica». Nulla di tutto ciò, invece, per il rettore, che ieri si trovavaa Roma proprio per lavorare su un modello di convenzione, condiviso dalla Conferenza dei Rettori di tutta Italia. «Posso dire che è estremamente protettiva per i medici universitari - ripete Giacomo Deferrari - ed i professori si ricrederanno, quando la vedranno. Certo - ammette il Rettore - è da tre anni che ne parliamo con la Regione e non riusciamo a trovare una quadra. Ma non ci possono essere timori: la didatticae la formazione sono fatte nella aule dell'università e nelle corsie degli ospedali. Tutto il resto, però, è frutto della fantasia, di chi vuole farsi un po' di campagna elettorale». Deferrari non è più candidabile, per raggiunti limiti di età. La corsa a guadagnare il più alto scranno di via Balbi è iniziata ed i candidati sono quattro: Maurizio Martelli (attuale pro-rettore), Paolo Comanducci (preside della Scuola di Scienze Sociali), Aristide Massardo (preside di Ingegneria) e Alessandro Verri (vice preside della Scuola di Scienze Fisiche e Matematiche). I 300 clinici, comunque, sostengono di non conoscere nulla di quanto si sta scrivendo nel "protocollo di intesa" tra ospedale ed ateneo. Assenza di comunicazione, soprattutto dopo la soppressione dei Consigli di Facoltà, a cui partecipavano tutti. «Con l'istituzione dei Consigli di Scuola, a cui fanno parte 32 docenti eletti, viene a mancare il momento assembleare», spiega Fiocca. D'altra parte, anche lui conferma di non conoscere la nuova convenzione e di essere consapevole della carenza di risorse da parte del "San Martino", perciò preoccupato quanto gli altri, ma «di non intravedere alcuna volontà da parte dell'Irrcs di ostacolare la ricerca e la formazione». Foto: I medici universitari preoccupati per il loro futuro SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Medici universitari, allarme San Martino 14/03/2014 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) «Pap test addio meglio il Dna» Marco Accossato Dagli esperti americani via libera all'analisi alternativa che il Piemonte ha già sperimentato con successo A PAGINA 20 Addio Pap test, c'è un esame più efficace. Contro il cancro al collo dell'utero anche la Food and Drug Administration raccomanda l'analisi Hpv del Dna. Esperti incaricati dall'ente governativo statunitense hanno appena dato parere positivo a quanto dimostrato da diversi studi internazionali, il più importante dei quali condotto in Italia dal Centro Prevenzione Oncologica delle Molinette di Torino, dagli studiosi svedesi del Karolinska Institutet di Stoccolma, dagli inglesi della London School of Hygene e dell'Università di Manchester, e dagli olandesi della Vrje Universitet di Amsterdam. «Il test Hpv - spiega l'epidemiologo torinese Guglielmo Ronco che ha coordinato la ricerca su oltre 175 mila donne in quattro Paesi del mondo permette di ridurre del 60-70 per cento l'incidenza dei tumori invasivi del collo dell'utero rispetto al pap-test». Almeno per questa volta gli Stati Uniti arrivano in realtà dopo l'Italia. Nel nostro Paese l'esame Hpv ha appena sostituito in nove regioni - Piemonte capofila - il pap test in seguito alla pubblicazione (nel 2010) dello studio del professor Ronco sulla rivista «The Lancet». Gli statunitensi della Fda si sono comunque espressi con 13 voti a zero a favore della modifica dello screening. Il che lascia intendere che il test Hpv sarà destinato a rimpiazzare gradualmente ma completamente l'altro esame, che per ora affianca ancora in qualche centro il nuovo metodo d'indagine sulle cellule cancerogene. «Il cambiamento - conferma il professor Ronco - non può essere fatto da un giorno all'altro anche perché si dovranno attrezzare i centri specializzati e formare gli operatori». Il cancro alla cervice uterina provoca ogni anno mille vittime, con tremila nuovi casi ogni dodici mesi: il 6,2 per cento di donne corre il rischio di sviluppare questo tipo di tumore fra 0 e 74 anni di età. Lo studio italiano è il più esteso mai condotto. Il nuovo test sarà destinato inizialmente alle donne fra i 30 e i 64 anni di età, «poiché sotto i 30 anni precisa l'epidemiologo Ronco l'esame del Dna rileva ancora molte lesioni destinate a regredire spontaneamente». La ricerca ha scoperto non solo la maggiore efficacia del nuovo esame rispetto al tradizionale, ma ha permesso di definire meglio tempi e modi di indagine alla ricerca dei segnali premonitori del tumore alla cervice uterina: intervalli fra un controllo e l'altro, età delle donne, tipi di approfondimento per chi risulta positiva. Non ultimo, «ha dimostrato che eseguire il test ogni 5 anni invece che 3, come avviene con il pap test, non diminuisce l'efficacia e porta anzi a una riduzione della spesa sanitaria di circa il 20 per cento». L'esame Il Pap test è un test citologico: studia con l'aiuto del microscopio le cellule prelevate dal collo uterino individuando le forme pretumorali e tumorali 1000 vittime Sono quelle, ogni anno, per il tumore al collo dell'utero SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 13 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Studio italiano promosso 14/03/2014 La Stampa - Torino Pag. 45 (diffusione:309253, tiratura:418328) Del Favero lascia Torino e la Città della Salute Il direttore generale della Città della Salute lascia Torino il prossimo 19 marzo. Il dottor Angelo Del Favero è stato nominato ai vertici dell'Istituto Superiore di Sanità: guiderà il più importante centro di ricerca e consulenza scientifica d'Italia. La notizia era nell'aria, ma ora c'è una data. La firma del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, c'era da tempo, ma si è attesa la nomina del nuovo governo per il cambio ai vertici. Nominato nel gennaio del 2014 dalla giunta Cota, Del Favero era uno dei due manager della sanità che avrebbero dovuto restare in carica 5 anni considerate le dimensioni della maxi azienda ospedaliera che dirige. Ancora nessuna certezza sul successore: da mesi circolano i nomi di Maurizio Dall'Acqua, oggi dg all'Asl To2, Giorgio Rabino, Maurizio Dore, Gian Paolo Zanetta e Mario Pasino. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 14 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il direttore generale delle Molinette 14/03/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:210842, tiratura:295190) La Lorenzin vuole inserire nel decreto le norme della legge cancellata. Orlando: caos per le carceri Silvia Barocci ROMA È scontro nel governo sulle droghe leggere. Un mese fa la Corte Costituzionale aveva bocciato la legge Fini-Giovanardi che le equiparava alle droghe pesanti. Ma il ministro della Salute Lorenzin porterà oggi in Consiglio dei ministri un testo di decreto legge che reintroduce le vecchie tabelle sulle droghe. Il ministro della Giustizia Orlando, alle prese con l'emergenza carceri, è contrario. Barocci a pag. 15 ROMA E' trascorso un mese esatto da quando la Corte Costituzionale ha bocciato la legge Fini-Giovanardi che aveva equiparato le droghe pesanti a quelle leggere, contribuendo in tal modo a riempire le già sovraffollate carceri italiane di spacciatori di cannabis puniti con la stessa durezza riservata a quelli di cocaina o di eroina. La questione è tutt'altro che chiusa. Anzi, rischia di diventare la prima grana per il governo Renzi. L'EMERGENZA Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin porterà oggi in Consiglio dei ministri un decreto legge sulle droghe non condiviso dal collega della Giustizia Andrea Orlando. Perché, di fatto, il testo reintroduce le tabelle sulle sostanze stupefacenti previste dalla Fini-Giovanardi e, di conseguenza, farebbe rivivere la stretta sulle droghe leggere. Il Guardasigilli, alle prese con l'emergenza carceri, trova inaccettabile un simile passo indietro. Fonti di Via Arenula, nella tarda serata di ieri, assicuravano che gli uffici tecnici erano al lavoro alla ricerca di un compromesso. Certo è che in Cdm Orlando ha tutta l'intenzione di discutere e di approfondire un testo che, se passasse nella versione originale, farebbe tramontare la speranza di alleggerire i penitenziari italiani (61mila detenuti su 47 mila posti). All'indomani della bocciatura della Fini-Giovanardi, il Dap aveva stimato in circa 8-10mila i detenuti potenziali beneficiari della distinzione tra droghe pesanti e leggere con conseguenti pene più basse per le seconde. Ma il numero sarebbe realisticamente più basso, anche perché la decisione sulla scarcerazione non sarebbe automatica ma assunta, caso per caso, dal giudice dell'esecuzione sulla base del principio della pena più favorevole al reo. Questa "carta" Orlando ha tutta l'intenzione di giocarsela a Strasburgo (assieme a misure già adottate come i decreti svuota-carceri e altre in fase di conversione come i ddl sulla custodia cautelare e sulla messa alla prova). Il rischio è che dal 28 maggio l'Italia incorra in multe salatissime da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo. LA SALUTE La questione presenta indubbiamente un risvolto ideologico. La politica sulle droghe è un terreno non facile di confronto tra Pd e Ncd, cui rispettivamente appartengono Orlando e Lorenzin. Il ministro della Salute, dal canto suo, ritiene «necessario ed urgente» un intervento «per diradare le nebbie» di «migliaia di operatori sanitari e di pazienti». La sentenza della Consulta ha infatti avuto come conseguenza la cancellazione delle due tabelle sugli stupefacenti che censivano anche le nuove droghe sintetiche classificate negli ultimi anni. Da qui la necessità di ritornare alle vecchie tabelle e alle vecchie norme che - a detta del ministro Lorenzin sarebbero state bocciate dalla Consulta solo «per motivi procedurali», vale a dire per le improprie modifiche che furono introdotte in sede conversione in legge. Col risultato, però, che ciò che è uscito dalla porta (della Consulta) rischia di tornare dalla finestra (di Palazzo Chigi). La droga tra i giovani Consumo di stupefacenti da par te di studenti (15-19 anni) una o più volte nei 12 mesi precedenti l'indagine Su 100 giovani X,XX +0,01 EROINA 2013 2012 Differenza in punti percentuali1,33 1,12 2,01 1,86 2,08 1,72 +0,15 +2,29 +0,21 +0,36 ANSA COCAINA CANNABIS STIMOLANTI ALLUCINOGENI Fonte: Relazione annuale al Parlamento 2013 Foto: I SEQUESTRI Negli ultimi anni è in grande crescita la scoperta di coltivazioni di marijuana SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 15 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Scontro nel governo sulla nuova stretta per le droghe leggere 14/03/2014 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 15 (diffusione:210842, tiratura:295190) Farmaci, c'è la stretta contro i "cartelli" STOP AD ALTRI CASI NOVARTIS-ROCHE VERIFICHE SUI PRODOTTI E LISTA PUBBLICA DI CHI EVITERÀ I TEST Carla Massi ROMA Otto giorni fa la decisione dell'Antitrust di multare (180 milioni di euro) due multinazionali, Novartis e Roche, per aver fatto cartello su due farmaci oculistici Avastin e Lucentis. Ieri il ministro della Salute Lorenzin ha annunciato che ha pronto un decreto per fermare nuovi possibili accordi tra le aziende. Oggi il testo sarà presentato al Consiglio dei ministri. I PAZIENTI L'intesa tra le multinazionali, solo nel 2012, è costata oltre 45 milioni di euro al servizio sanitario nazionale. Con possibili maggiori costi futuri stimati per oltre 600 milioni di euro l'anno. Da qui, dalle difficoltà dei pazienti, dalle denunce degli oculisti e dall'ipotesi di disastro doloso e associazione a delinquere nei confronti di chi avrebbe stretto il patto l'urgenza dare il via libera a nuove norme per dare una stretta alla legge che regola il mercato di farmaci cosiddetti off-label. I prodotti che vengono utilizzati anche per patologie diverse da quelle per le quali hanno avuto il sì alla commercializzazione in Italia. ESAMI NEI LABORATORI Sarà l'Agenzia del farmaco, secondo il decreto Lorenzin, che si occuperà di fare i test sulla sicurezza dei medicinali per uso off label. Esami che serviranno a verificare sia se esiste la possibilità di prescriverli sia se questi non graveranno in modo incongruo sul servizio sanitario. L'Aifa possiede circa tre milioni di euro annui per bandi nel campo dei test. «E' una proposta rispettosa della sicurezza ma anche dei brevetti e, se le aziende, non daranno il loro consenso alla sperimentazione che l'Aifa potrà decidere autonomamente subiranno una sorta di gogna attraverso la pubblicazione della loro opposizione - spiega il ministro Lorenzin - sul sito dell'agenzia». Per permettere la prescrizione di prodotti con un'indicazione diversa da quella per la quale sono stati autorizzati nel nostro paese (i due di Roche e Novartis, oltre che antitumorali, sono utilizzati anche per la maculopatia degenerativa) si prevede che l'Aifa possa iscrivere provvisoriamente il farmaco nell'elenco degli "off label". «Nel caso sia usato - aggiunge Lorenzin - in altri Paesi, sussistano studi scientifici anche indipendenti». LA SICUREZZA Le aziende dovranno seguire un iter molto preciso, dunque, prima di poter avere la certezza ultimativa che il medicinale abbia una doppia indicazione: l'Aifa contatta l'azienda che può dare l'assenso alla sperimentazione oppure avviarne una a proprie spese oppure dire no ai test. In questo ultimo caso, appunto, viene data pubblicità al dissenso a sottoporre il prodotto ad ulteriori esami. «Ovviamente, se i dati anche parziali della sperimentazione fossero negativi, ovvero facessero emergere la non sicurezza del farmaco spiega ancora il ministro dopo l'audizione in Commissione Sanità del Senato - l'Agenzia potrà con immediatezza cancellare dall'elenco, vietandone definitivamente l'utilizzo fuori indicazione». Dal Senato un'altra proposta: eseguire un censimento di altri casi potenzialmente "off label" con prezzi più vantaggiosi per verificare un possibile risparmio per le casse dello Stato. All'indomani della sentenza dell'Antitrust la legge (648 del '96) che regola i farmaci fuori indicazione ha mostrato alcune debolezze. Doveva essere da tempo integrata con emendamenti restrittivi. Ora, il decreto. A distanza di otto giorni dalla mega-multa non si sa, però, quali saranno i passi che verranno fatti, e se verranno fatti, per ritrovare un equilibrio tra i due farmaci della Roche e della Novartis. Per ora i prezzi, squilibrati nonostante la stessa validità terapeutica, sono rimasti uguali. Foto: IL MINISTRO Beatrice Lorenzin SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 16 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA LEGGE 14/03/2014 QN - Il Resto del Carlino - Bologna Pag. 3 (diffusione:165207, tiratura:206221) Dismissione dei padiglioni 1, 2, 3 con il nucleo storico e i chiostri VALERIO BARONCINI di VALERIO BARONCINI NASCE UN NUOVO modello di ospedale nello scheletro del vecchio. Ma, come ogni trasformazione che si rispetti, l'evoluzione del Policlinico comporta un sacrificio. In questo caso è una rivoluzione strutturale: il più importante ospedale della regione perderà la parte Malpighi e si concentrerà su quella Sant'Orsola. Nel giro di pochi anni potrebbero infatti venire man mano abbandonati e poi venduti il padiglione 1 (Pelagio Palagi), il padiglione 2 (nuovo Malpighi, quello delle Medicine interne) e il padiglione 3, che sarebbe il nucleo storico della direzione, con i chiostri e il Portico dei Mendicanti. E' solo uno dei dettagli del bilancio economico preventivo 2014 dell'azienda ospedaliero-universitaria. IL PROGETTO prevede, per dirla con le parole del direttore generale Sergio Venturi, «di collocare nella sola area del Sant'Orsola tutta l'attività, con la demolizione e la costruzione di nuovi edifici di volumetria adeguata e la ristrutturazione di padiglioni storici». Inoltre «la copertura parziale e non sufficiente delle necessità economiche può essere determinata anche dall'alienazione dell'area Malpighi (padiglioni 1, 2 e 3) dopo aver concentrato le attività assistenziali, cliniche e di supporto nell'area Sant'Orsola». Tradotto: per avere un'organizzazione più razionale e un migliore collegamento degli spazi, si concentrerà l'ospedale dall'arco di via Albertoni ai viali, mentre nella parte 'Malpighi' potrebbero sorgere case della salute o addirittura un albergo, ma qui entra in campo un eventuale e complicato cambio di destinazione d'uso dell'area. Il dg Venturi aveva sempre covato l'idea e il trasferimento dalla storica palazzina di via Albertoni all'interno dell'area assistenziale era parso un primo passo. Ora la spinta finale arriva dalla possibile vendita all'Ausl del Pelagio Palagi (notizia già nota) e dal trasferimento di tutta l'attività amministrativa-contabile dalla vecchia direzione medica a via Gramsci. Ausl, Sant'Orsola e Rizzoli gestiranno infatti in maniera integrata, già da giugno, tutte le pratiche burocratiche, di personale e di economato. BISOGNA vedere chi eventualmente comprerà la storica palazzina del chiostro e il padiglione 2 (gigantesco). Ma la direzione vuole lavorare duramente per il «piano di sviluppo edilizio impiantistico e tecnologico del Policlinico», che afferma come il Sant'Orsola-Malpighi presenti «criticità di carattere strutturale e di collocazione urbanistica, con notevole obsolescenza strutturale, insufficiente flessibilità che in molti edifici non consente la necessaria adattabilità richiesta dall'incalzante modificarsi delle tecnologie e delle esigenze in ambito sanitario, inadeguatezze strutturali rispetto agli standard richiesti dal continuo adattamento dei riferimenti normativi e regolamentari, con accessibilità problematica per quanto attiene i flussi del traffico, le possibilità di parcheggio e l'alloggio dei parenti». NEL 2014-2015 è previsto il completameno o l'avvio di cinque progetti. Completamento del polo cardio-toraco-vascolare; l'attivaione dello stesso polo; la realizzazione delle nuove centrali tecnologiche; l'avvio del nuovo Polo Oncologico a gestione mista pubblico-privata grazie alla Fondazione Seràgnoli; ristrutturazione del Polo Pediatrico. Insomma, una vera rivoluzione. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 17 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Per il Malpighi un futuro in vendita Il Sant'Orsola verso la rivoluzione 14/03/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 11 (diffusione:105812, tiratura:151233) Donne e aborto Il diritto negato? Poterci ripensare Viaggio nei reparti di ginecologia Dove il problema non è l'obiezione Da Milano a Palermo gli ospedali sono organizzati per rispettare la 194: «Non si abbandona nessuno» VIVIANA DALOISO Ha riaperto una ferita mai chiusa, dall'entrata in vigore della legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza, la storia di Valentina, la ragazza che ha sostenuto - clamorosamente smentita dall'Asl di Roma d'aver abortito sola, nel bagno di un ospedale romano. «Colpa dei medici obiettori», s'è detto e scritto un po' ovunque. Perché gli obiettori l'avrebbero "abbandonata" all'inferno che è un aborto al quinto mese, una procedura che la natura fa assomigliare più a un travaglio che a un'interruzione di gravidanza. E perché l'obiezione - scelta dal 69,3% dei medici italiani - sarebbe il vero, grande male della sanità italiana, "cieca" e "sorda" ai diritti delle donne. UN ABORTO A SETTIMANA Viene da chiedersi cosa succede ogni giorno nei reparti di ginecologia e ostetricia dei nostri ospedali e che calvario debbano mai affrontare le donne che decidono di non avere un figlio. Il viaggio comincia in Lombardia. Numero di aborti nel 2011: 18.264. Numero di ginecologi non obiettori: 323. La matematica dice che mediamente, a settimana, a uno di questi medici toccano 1,3 aborti. All'incirca è la media nazionale, così come l'ha fotografata nell'ultima relazione sulla legge 194 il ministero della Salute (che infatti mai ha lanciato un "allarme obiezione"). E certo non è un carico inaudito di lavoro: «Abbiamo 7 interruzioni di gravidanza al giorno. Non dovremmo sforare quel limite, ma a volte capita». Andrea Natale è ginecologo (obiettore) all'ospedale Macedonio Melloni di Milano. La struttura è ben organizzata: i medici obiettori si occupano degli aborti spontanei, i non obiettori di quelli volontari. Il lavoro si divide all'incirca a metà. Poi, in reparto, non ci sono distinzioni: «L'obiezione è sull'aborto in sé, non sull'assistenza alla donna che ha abortito». E l'aborto è sì ciò che avviene in sala operatoria (un raschiamento, nel caso di un aborto nel primo trimestre, che dura qualche minuto), ma anche accettazione, visite preliminari, assistenza post-operatoria, dimissioni: «Di questo ci occupiamo tutti». In un ospedale è ovvio ciò che sui giornali spesso non è: obiettori e non obiettori non sono in guerra, ciò che conta è la salute delle pazienti, non le battaglie ideologiche sui diritti. «Io ho appena finito di visitare una ragazzina che ha abortito stamattina. Aveva bisogno di un antidolorifico, gliel'ho prescritto, l'ho tranquillizzata». ORGANIZZAZIONE E BUON SENSO La verità è che le regole della sanità milanese non sono un'eccezione. E l'organizzazione - non la percentuale di medici non obiettori - è quello che permette agli ospedali di rispondere alle richieste delle pazienti. Al Sant'Orsola di Bologna gli aborti si effettuano dal lunedì al venerdì, in un numero massimo di 6 al giorno. Medici non obiettori: sempre presenti, in ogni turno (l'Emilia Romagna, d'altronde, conta su quasi il 50% di medici non obiettori). Assistenza garantita «come non ci dovrebbe essere nemmeno il bisogno di precisare», spiega il ginecologo Patrizio Calderoni. Anche lui obiettore. E oberato di lavoro, visto che negli ospedali ci sono sì gli aborti, «ma soprattutto i parti, le complicazioni in gestazione e post partum, i monitoraggi e poi le decine e decine di interventi di routine sulle donne non in gravidanza». Anche se qualcuno lo dimentica. Al Sud la situazione è più complicata. Il numero degli obiettori è più alto, l'organizzazione della sanità spesso meno efficiente. «Ma grazie al cielo tra gli ospedali si può scegliere spiega Giuseppe Chiacchio, ginecologo al Policlinico Federico II di Napoli -. E anche se i tempi per una interruzione di gravidanza normale (cioè nel primo trimestre) sono stretti, c'è tutto il tempo per informarsi e trovare una struttura adeguata dove recarsi per pianificarla». Non si decide dalla sera alla mattina, un aborto. Anche di questo ci si dimentica. Chiacchio è obiettore, ma di come viene gestito il servizio delle interruzioni di gravidanza nel suo ospedale va fiero: «Abbiamo un reparto a sé stante, con ingresso e personale dedicato». Problemi di turni? «Mai avuti, loro lavorano in autonomia e sono davvero ben organizzati». Donne abbandonate a se stesse? «Inconcepibile, ovunque». Così al Civico di Palermo, dove di medici non obiettori ce ne sono soltanto due (uno di ruolo, l'altro a termine): «È difficile - ammette il primario di ginecologia Luigi Alio - ma si lavora nel rispetto di tutti. Cerchiamo di sopperire usando la Ru486. Se dobbiamo garantire un SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 18 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'inchiesta 14/03/2014 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 11 (diffusione:105812, tiratura:151233) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 19 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato servizio ci organizziamo per farlo, ecco tutto. Non si negano, gli aborti. Ma nemmeno l'obiezione. Ora abbiamo delle posizioni aperte: per quei posti ho ottenuto che si prendano dei medici non obiettori». Pragmaticamente, se servono medici non obiettori, si provvede ad assumerli. Come per altro prevede la legge 194. «E nessuno abbandona le pazienti. Quella è disumanità, non obiezione». IL VERO DIRITTO NEGATO Cosa manca, allora? In cosa la 194 è una legge negata e disattesa? Al Santa Chiara di Trento tutto funziona alla perfezione. I non obiettori ci sono, eccome. L'accesso all'interruzione di gravidanza è gestito dai consultori: lì c'è la prima presa in carico e l'apertura della cartella clinica. La procedura snellisce il servizio. «Ma manca consapevolezza - spiegano dalla struttura - la donna e la sua scelta andrebbero rimesse al centro perché il punto critico è la comprensione del dramma dell'aborto». Non averlo più o meno facilmente a disposizione. E qui diritto e matematica passano in secondo piano. La domanda del servizio lascia spazio all'altra, molto meno "mediatica": sono sicura di quello che sto facendo? «Da noi tutto funziona bene - spiega ancora il ginecologo del Federico II di Napoli - eppure quelle donne non incontrano una figura intermedia. La porta si apre ed ecco la struttura più attrezzata possibile per il loro aborto. Senza che magari nessuno abbia parlato con loro». Un punto previsto dalla legge e, questo sì, troppo spesso evaso. Donne abbandonate molto prima che nel bagno di un ospedale: perché nessuno ne parla? I numeri 111.415 IL NUMERO DI ABORTI IN ITALIA NEL 2011 1.546 I MEDICI NON OBIETTORI 1,6 IL NUMERO DI ABORTI DI CUI UN MEDICO NON OBIETTORE DEVE FARSI CARICO IN UNA SETTIMANA I dati sono tratti dall'ultima Relazione del ministero della Salute sulla 194 14/03/2014 Il Foglio Pag. 1 (diffusione:25000) 24 linee guida per togliere alle famiglie l'educazione sessuale dei figli Giulio Meotti Roma. La Francia sta diventando il paese guida nell'educazione sessuale in Europa. Sul settimanale l'Express, sotto il titolo di "Education sexuelle: qu'apprend-on vraiment à l'école?", si racconta di come nelle scuole medie e superiori i corsi di educazione sessuale siano gestiti da personale di Planned Parenthood, la più grande organizzazione abortista al mondo. Si tengono corsi di "anatomia dei genitali maschili e femminili", sulla riproduzione, il parto, la contraccezione e c'è perfino un corso di "biologia del piacere". Base dell'educazione sessuale in Francia erano finora gli "standard" messi a punto dall'Organizzazione mondiale della sanità. Adesso l'agenzia onusiana ha diffuso nuove linee guida, intitolate "Ensuring human rights in the provision of contraceptive information and services", atte a "garantire un migliore accesso alle informazioni e ai servizi in materia di contraccezione" nel mondo. Tra le raccomandazioni - ha spiegato l'Oms da Ginevra - ci sono i programmi di "educazione sessuale completa e scientificamente esatta" da rendere obbligatori in tutte le scuole. 24 nuove raccomandazioni in cui compare un orwelliano e inedito "diritto alla contraccezione" fra i diritti umani fondamentali. Per la direttrice del dipartimento della salute riproduttiva dell'Oms, Marleen Temmerman, le scuole devono impartire corsi di educazione sessuale obbligatoria a partire dai dodici anni. Si dice che "poiché gran parte dei genitori non educa i figli a casa", l'educazione sessuale deve avvenire nelle scuole. (Meotti segue a pagina quattro) Il documento dell'Oms sostiene che il compito di condurre i bambini alla scoperta delle loro facoltà sessuali ricade sulla scuola, sugli psicologi e sui sessuologi, non sui genitori che "non sono all'altezza del compito". Nella fase fra i nove e i dodici anni i ragazzi hanno già le competenze necessarie per muoversi tra le "differenti tipologie di contraccettivi". E' allora necessario "incoraggiarli a usare realmente un domani preservativi e contraccettivi". Tutto questo a dodici anni. Fra i servizi da garantire a partire dai dodici anni, scrive l'Organizzazione mondiale della sanità nelle sue nuove linee guida, c'è anche quello all'aborto. Si spiega, ad esempio, che "la liberalizzazione dell'aborto" serve a proteggere i diritti delle donne e la loro salute, e che l'obiettivo, specie nei paesi del Terzo mondo o in via di sviluppo, è di "prevenire 54 milioni di gravidanze ogni anno", gravidanze "indesiderate", da affiancare ai già 40 milioni di aborti che ogni anno si effettuano nel mondo (dati della stessa Organizzazione mondiale della sanità). Le nuove linee guida fanno il paio con il precedente documento dell'Oms, gli "Standard per l'educazione sessuale", in cui i pedagoghi dell'Onu ritengono doveroso, a beneficio dello scolaro, "informarlo sul piacere e sul godimento che si sperimenta quando si accarezza il proprio corpo e sulla masturbazione precoce". Fra i quattro e i sei anni i bambini vanno incoraggiati a "parlare dei loro problemi sessuali", aiutarli a consolidare la loro "identità di genere" e cominciare a dargli nozioni "sull'amore tra persone dello stesso sesso". A dodici anni si ha il diritto di conoscere il difficile "impatto della maternità in giovane età", con la consapevolezza di "un'assistenza in caso di gravidanze indesiderate" e la relativa "presa di decisioni" (ovvero l'aborto). I nuovi 24 punti del Palazzo di vetro servono ad "aiutare i giovani a raggiungere una soddisfacente vita sessuale". Sorprendenti gli innumerevoli passaggi che riguardano la spinosa questione del "genere" nelle 24 linee guida. Si parla di "gender-sensitive counselling", "gender transformation", "gender equality" e "gender sensitive". L'Oms fa pressione perché "gli stati pongano la prospettiva di 'genere' al centro di tutte le politiche, programmi e servizi". Un programma ambizioso. Più che una "organizzazione", l'Oms sembra un magistero e una cattedra di filosofia. Giulio Meotti www.ilfoglio.it/zakor SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'Onu inventa il "diritto al condom" 14/03/2014 Il Foglio Pag. 1 (diffusione:25000) Leggere i dati su Hiv e aborti di adolescenti e scoprire cosa non va Roberto Volpi Un supplemento del Notiziario dell'Istituto superiore di sanità uscito qualche mese fa recava un titolo non proprio accattivante: "Aggiornamento delle nuove diagnosi di infezioni da Hiv e dei casi di Aids in Italia al 31.12.2012". L'ho letto comunque, e sono arrivato alla conclusione che tutti coloro che sbertucciarono Papa Benedetto XVI quando, durante il viaggio in Africa del 2009, osò ribadire che non si può pensare di risolvere la piaga dell'Aids con la distribuzione di preservativi dovrebbero precipitarsi a chiedere scusa all'attuale Papa emerito. Ricorderanno, i lettori del Foglio: si mossero perfino le cancellerie, si agitò la diplomazia, i governi non restarono alla finestra, scesero nell'agone. Le parole del Papa suscitarono "viva inquietudine" a Parigi, "costernazione" a Bruxelles, che le definì nientemeno che una "pericolosa provocazione", "imbarazzo" a Berlino. Un prudenziale "no comment" a Roma risultò il meglio che il Papa riuscì a raccogliere tra i normalmente assai cauti ambienti della diplomazia mondiale. Non mancò neppure la "profonda indignazione" del Fondo mondiale per la lotta contro l'Aids, e il gesto irridente dell'allora leader spagnolo Zapatero che, sotto lo scrosciare degli applausi, ordinò l'immediato invio di un milione di preservativi in Africa, nel Camerun, là dove approdava, subissato di critiche feroci e insulti da levar la pelle, Papa Ratzinger. Bene, continuano a non esserci vere prove che le politiche centrate sul solo preservativo riescano a contrastare la diffusione dell'Hiv e dell'Aids, in Africa come altrove. (Volpi segue a pagina quattro) In compenso ve ne sono parecchie che dimostrano come siano i comportamenti sessuali a risultare decisivi nella diffusione della malattia, e dunque la variabile sulla quale insistere nelle politiche di contrasto dell'Aids. Nel continente africano, come ha chiosato qualcuno, c'è più lattice di preservativi che latte per i bambini e pane per gli adulti. Ci fosse più latte e pane e magari pace e democrazia ci sarebbe meno Aids. Ma intendo attenermi alle sole cifre italiane, perché nel 2012 la copertura della rilevazione dei casi di infezione da Hiv (resi a denuncia obbligatoria) ha raggiunto per la prima volta il 100 per cento, cosicché ora abbiamo tutti i dati che illustrano la diffusione geografica dell'infezione da Hiv nel nostro paese e non soltanto quella, di secondo livello, e dunque assai meno significativa, dei casi di Aids. Il numero di casi di infezioni da Hiv sono 0,6 ogni centomila abitanti in Calabria e ben 10,5 in Lombardia, 1,9 ogni centomila abitanti in Molise e 9,1 nel Trentino, 2,4 in Basilicata e 8,8 nel Lazio, 3 nell'Abruzzo e 8,1 in Emilia-Romagna. Più in generale, questi tassi sono nel nord mediamente oltre tre volte superiori a quelli del sud. Se a decidere della diffusione delle infezioni da Hiv fosse il preservativo in sé, il solo preservativo, la geografia dell'Hiv dovrebbe essere del tutto opposta, capovolta in modo drastico: più infezioni nelle regioni meridionali, dove l'uso del preservativo è meno diffuso, e meno infezioni nelle regioni del nord, dove si riscontra l'uso molto più frequente e abituale del preservativo. La diffusione territoriale dell'Hiv è la realtà fattuale che più mette in discussione non già il preservativo in quanto mezzo materiale, meccanico, capace di contenere e trattenere il seme e il virus, e dunque di evitare la trasmissione di queste materie, bensì la retorica del preservativo, tutta quanta la narrazione impregnata di ideologia che si è venuta impiantando acriticamente circa la sua funzione salvifica, il suo valore di libertà sessuale, di emancipazione dalle convinzioni retrograde in materia di sesso e di propensioni sessuali, il suo essere a un tempo il primo diritto e il primo indicatore di consapevolezza della sessualità e di conoscenza del proprio corpo e delle sue pulsioni, perfino una sorta di cartina di tornasole dei passi compiuti sulla strada del progresso socio-culturale e politico. E a proposito di preservativo e contraccezione, il professor Flamigni non si capacita delle adolescenti italiane. Ed ecco il punto preciso del suo ragionare. "Le ragazze che non hanno ancora superato i vent'anni hanno un tasso di abortività pari a 6,4 che si confronta piuttosto male con i dati relativi alle coetanee francesi (15,2), inglesi (20) e spagnole (13,7) e si confronta piuttosto bene solo con i dati che arrivano dalla Germania e dalla Svizzera: solo che in questi due paesi le ragazze ricevono un'educazione sessuale (e da noi no), fanno uso di mezzi contraccettivi (e da noi no) e si dicono molto interessate alla SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 21 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Quel che il palloncino non spiega 14/03/2014 Il Foglio Pag. 1 (diffusione:25000) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 22 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato prevenzione delle gravidanze indesiderate (e da noi no). E allora come spiega il signor ministro questa strana anomalia?", chiedeva al ministro Lorenzin qualche tempo fa a proposito dei dati su abortività e contraccezione. Posta la domanda, il professore si dava pure la spiegazione, consistente, oltre che in una clandestinità dell'Ivg assai superiore a quella ufficiale, nelle pillole abortive che arrivano da ogni dove, ch'è possibile ricevere semplicemente cliccando su internet (obiezione: perché, in quegli altri paesi no?). Anche il professore immagina il sesso delle adolescenti legato alla meccanica consecuzione: educazione sessualeuso dei contraccettiviminori rischi di incorrere in gravidanze indesiderate. Siccome, lo abbiamo appena visto coi dati italiani, niente fa pensare che questa catena sia valida, non mi resta che consigliare al professore di leggersi i dati sulle infezioni da Hiv degli adolescenti italiani. Tra i 15 e i 19 anni compiuti abbiamo in Italia quasi tre milioni di abitanti. Tra questi tre milioni di abitanti si sono registrati nel 2012, 19 casi di infezione da Hiv (10 maschi e 9 femmine) e zero casi di Aids. Un caso di infezione da Hiv ogni 150 mila abitanti di questa età. Per avere un totale che si avvicina a 150 mila giovani di questa età occorre mettere assieme tutti quelli che abitano nelle città di Roma e Torino. Detto in altre parole: in un anno dobbiamo aspettarci un caso di infezione da Hiv - dicasi uno - tra i giovani di 15-19 anni delle città di Roma e Torino assieme considerate. Dunque le adolescenti italiane non solo ricorrono a poche Ivg ma non si infettano di Hiv attraverso i rapporti sessuali. E questo, anche se non usano contraccettivi. Certo, per quanto riguarda gli aborti l'area della clandestinità potrebbe falsare i dati, come pure il ricorso alle pillole abortive che "arrivano da ogni dove". Ma come la mettiamo con le infezioni da Hiv, registrate al cento per cento? Magari le adolescenti italiane sono tutt'altro che precoci, avventate e facili ai rapporti promiscui, magari sono accorte nei loro rapporti sessuali. Dai più seri e recenti studi risulta che il 50 per cento delle ragazze italiane ha il primo rapporto sessuale sotto i 18,5 anni - e il 50 per cento sopra quell'età. Non si tratta di dati allarmanti, specialmente se si considera che la tendenza all'abbassamento dell'età al primo rapporto s'è fermata nelle ultime generazioni. Sono dati da meditare, meglio se senza preconcetti. Magari il professor Flamigni potrebbe farsi aiutare da Papa Benedetto, lui ha dimostrato di saperlo come funzionano le cose, a proposito di sesso e preservativo. Roberto Volpi 14/03/2014 Il Tempo - Roma Pag. 4 (diffusione:50651, tiratura:76264) V.C. Fumata nera sul tavolo di concertazione convocato ieri in Regione con la proprietà e le sigle sindacali per venire a capo della crisi che attanaglia l'ospedale Fatebenefratelli. Per sapere cosa ne sarà del loro posto di lavoro, i dipendenti dovranno attendere la convocazione del prossimo tavolo il 24 marzo, data in cui la proprietà è stata chiamata a presentare un piano più dettagliato di quello fornito. «La situazione è drammatica e la preoccupazione rimane altissima», ha detto Roberto Chierchia, segretario della Cisl Fp di Roma. «Per ora abbiamo strappato un impegno dell'azienda a congelare tutte le iniziative che si volevano intraprendere, a partire dal ridimensionamento del personale, sino al 24». «L'incontro ci ha soddisfatto per metà», ha aggiunto il Segretario organizzativo della Uil Fpl di Roma, Paolo Dominici. La Regione, su sollecitazione delle organizzazioni sindacali, si è comunque impegnata a mettere in atto tutte le iniziative utili al risanamento del nosocomio, «a partire da una ricognizione dei debiti verso l'ospedale e dello stato dei pagamenti», come si legge sul verbale dell'incontro. E lunedì mattina si riunirà ancora una volta l'assemblea permanente del personale. SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 23 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Vertenza Fatebenefratelli Bocce ferme fino al 24 14/03/2014 QN - La Nazione - Firenze Pag. 21 (diffusione:136993, tiratura:176177) Prelievi e visite specialistiche La sanità sposa la sinergia Collaborazione più stretta fra Asl, Comune e Misericordia UNA GAMMA più ampia e accessibile di visite specialistiche e domiciliari. Nel piano di riorganizzazione dei servizi socio-sanitari effettuato dalla Asl il Comune di Tavarnelle chiede e ottiene l'ampliamento e il miglioramento dell'offerta dei servizi ai cittadini. "Un risultato importante - commenta il sindaco Sestilio Dirindelli - in cui assume un ruolo di primo piano la Misericordia di Tavarnelle e Barberino con la quale la Asl attiverà una stretta collaborazione". Nello specifico le principali novità sono legate al servizio del prelievo del sangue che verrà esternalizzato e effettuato dalla Misericordia per conto della Asl, senza alcun aggravio per i cittadini, e alla possibilità di garantire più visite domiciliari. "L'esternalizzazione del servizio di prelievo del sangue - spiega il sindaco - permetterà al personale infermieristico, non più impegnato in questo tipo di attività, di gestire con maggiore efficacia le visite a domicilio". La Misericordia effettuerà i prelievi ordinari, mentre quelli a domicilio continueranno ad essere gestiti dalla Asl. E' ancora in via di definizione la sede dove erogare il servizio. Quanto all'attività ambulatoriale, il piano di miglioramento consiste nell'estendere lo spettro e la tipologia delle visite specialistiche che, secondo un accordo tra Misericordia, Comune e Asl, saranno attività convenzionate e per questo costeranno meno ai cittadini. "Un vantaggio concreto dunque - aggiunge il primo cittadino - che, oltre a garantire maggiore qualità ai servizi socio-sanitari, procurerà un risparmio generale alle tasche delle famiglie; nel programma degli interventi di riorganizzazione della Asl l'impegno del Comune si è profuso affinché la piattaforma dei servizi presente a Tavarnelle non venisse penalizzata ma ottenesse un potenziamento". Sul futuro dei servizi socio-sanitari anche l'amministrazione comunale coltiva un'idea che è stata delineata nella variante al Regolamento Urbanistico. Un progetto ambizioso che punta alla creazione di un vero e proprio polo dedicato ai servizi socio-sanitari. Un ampio e innovativo presidio di interesse collettivo che il Comune ha pianificato attraverso l'ampliamento della Misericordia e dalla realizzazione di nuovi locali in cui potranno trovare spazio sedi per le associazioni di volontariato che operano nel sociale, nuovi ambulatori medici, uffici e ambienti per i servizi sociali, un centro diurno per anziani autosufficienti, un punto di coordinamento per i medici di base, una camera mortuaria. "Tavarnelle vuole offrire un modello virtuoso - conclude il sindaco - nella creazione di sinergie integrate e nella fattiva collaborazione con le realtà associative presenti sul territorio che si muovono nel sociale. In questo progetto, infatti, il Comune ci mette il terreno, essendone il proprietario, la Misericordia realizzerà l'intervento; gli spazi potranno essere gestiti dalle associazioni attraverso la stipula di un'apposita convenzione con il Comune per l'utilizzo dell'area". Image: 20140314/foto/232.jpg SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 24 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato TAVARNELLE RIORGANIZZAZIONE E AMPLIAMENTO DEI SERVIZI 14/03/2014 MF - Ed. nazionale Pag. 13 (diffusione:104189, tiratura:173386) A Tbs 40 milioni dagli ospedali toscani Claudia Cervini Tbs Group fa il bis in Toscana. La società triestina (quotata sull'Aim) si è aggiudicata, tramite la controllata Elettronica Bio Medicale, il rinnovo di un contratto quadriennale del valore di 40 milioni per la gestione in outsourcing dei servizi di ingegneria clinica in quattro strutture ospedaliere toscane (le Usl territoriali di Arezzo, Siena, Grosseto e l'Azienda ospedaliera universitaria senese). «Una conferma del lavoro svolto negli ultimi quattro anni che si è trasformato in una nuova opportunità di business», ha detto Fabio Faltoni, direttore generale della business unit «dispositivi medici e sistemi Ict Italia» di Tbs. Elettronica Bio Medicale, azienda di Foligno (Perugia), si è aggiudicata il rinnovo in consorzio con il raggruppamento temporaneo d'impresa costituito da aziende produttrici e gestori di servizi come Philips Medical Systems, Ge Medical Systems Italia, Tecnologie sanitarie Spa ed Esaote Spa. Elettronica Bio Medicale è mandataria con il 43% del raggruppamento temporaneo d'impresa (pari cioè a 17,2 milioni). La società gestirà quindi la manutenzione di tutte le apparecchiature elettromedicali ad alta e a bassa tecnologia. Tbs ha chiuso il primo semestre 2013 (ultimo dato disponibile) con un fatturato consolidato in leggera crescita a 107 milioni e con un ebitda in evidente calo a 5,6 milioni di euro dai 9 dello stesso periodo del 2012. (riproduzione riservata) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 25 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MERCATI 14/03/2014 Il Venerdi di Repubblica - N.1356 - 14 marzo 2014 Pag. 67 (diffusione:687955, tiratura:539384) alzheimer e cancro. uno studio rivela: l'uno esclude l'altro scOpeRtA del cnR di MilAnO: gli AnZiAni MAlAti di tuMORe sOnO MenO sOggetti AllA mAlAttiA degeneRAtivA Alex Saragosa Le due più temute malattie della terza età, il cancro e il morbo di Alzheimer, tendono a escludersi a vicenda. Era un dubbio che molti ricercatori avevano da anni, ma ora ha ricevuto conferme, prima epidemiologiche e poi genetiche. L'estate scorsa una ricerca condotta dal gruppo di Massimo Musicco, dell'Istituto di tecnologie biomediche del Cnr di Milano, aveva rilevato, in una popolazione di un milione di milanesi, che gli anziani ammalati di tumore avevano una probabilità inferiore del 35 per cento di avere l'Alzheimer e viceversa, senza però determinare se questa strana «protezione reciproca» avesse cause genetiche o ambientali. Adesso il team di Alfonso Valencia, vicedirettore del Centro nazionale di ricerche oncologiche di Madrid, ha esaminato l'attività di centinaia di geni in campioni di tessuti malati prelevati da 1.700 persone colpite o da tumori o da Alzheimer. Ha così scoperto che 74 di questi geni sono più attivi nei tessuti tumorali che in quelli colpiti da malattie cerebrali, mentre 19 sono più attivi nei tessuti colpiti da malattie cerebrali che in quelli tumorali. «Questo significa» scrivono due degli autori della ricerca, César Boullosa e Kristina Ibáñez, «che il 90 per cento dei processi biochimici che si sanno essere particolarmente attivi nelle cellule tumorali, avvengono invece a ritmo ridotto nelle cellule colpite da Alzheimer». ««Lo studio» dice Musicco «è interessante, ma non ha individuato cosa determini questa diversa attivazione dei geni. Un'ipotesi è che quei geni esistano in due varianti: una potrebbe rendere il gene più attivo, aumentando il rischio dello sviluppo di tumori, ma al tempo stesso limitando, nel cervello, il rischio di Alzheimer. Un'altra variante potrebbe invece rendere il gene meno attivo, con l'efetto contrario. Noi stiamo progettando uno studio proprio per verificare l'esistenza di queste varianti. Individuarle sarebbe utile per capire le due malattie, elaborare dei test predittivi e trovare bersagli per nuove terapie». Ma come avviene che dei geni che ci predispongono ai tumori, ci proteggono da malattie cerebrali e viceversa? «Nel nostro organismo» spiega Musicco «le cellule devono costantemente riprodursi per riparare i danni ai tessuti, ma al tempo stesso la loro riproduzione va controllata, per evitare lo sviluppo di tumori. I due compiti sono afdati a famiglie diverse di geni: se è più attiva quella che stimola la riproduzione cellulare, le riparazioni avvengono con più efcacia, ma questo, con il calo di efcienza immunitaria tipica dell'invecchiamento, può predisporre ai tumori. Viceversa, se i geni che limitano la riproduzione cellulare sono molto attivi, si rischia meno il cancro, ma la riparazione dei tessuti ne sofre, e il cervello, che richiede un ottimo funzionamento del sistema circolatorio e delle cellule che nutrono e proteggono i neuroni, è più a rischio con l'età». Quindi, a seconda del Dna nelle nostre cellule, siamo condannati o al cancro o alla demenza? «I geni predispongono a certe patologie, ma se poi si sviluppano dipende anche da noi. Fumo e dieta sbilanciata favoriscono i tumori, ma anche l'Alzheimer ha fattori di rischio: è più frequente in persone a bassa scolarità, come se un cervello stimolato da costante attività intellettuale acquisisse una "riserva cognitiva" tale da renderlo più resistente ai danni dell'invecchiamento». spl/contrasto (x2) Foto: Sopra, la riproduzione di una cellula cancerogena : in verde i due nuclei, in arancio il citoplasma, in rosso i mitocondri. A sinistra, un cervello colpito da Alzheimer (in arancio) sovrapposto a uno sano (in blu). Il cervello di chi ha l'Alzheimer è ristretto a causa della degenerazione delle cellule nervose SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 26 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato TECNOLOGIA PSICOLOGIA NATURA MEDICINA 14/03/2014 L'Espresso - N.11 - marzo 2014 Pag. 44 (diffusione:369755, tiratura:500452) ASSALTO ALL'AMBULANZA Fuori i volontari, il soccorso diventa un affare. Tra politica, mafia, sfruttamento e servizio ad alto rischio MiCHELE SASSO Esistono mestieri in cui la professionalità non basta, ma servono una motivazione profonda e una disponibilità totale. Per questo far parte dell'equipaggio di un'ambulanza è sempre stata un'attività per volontari, animati dallo spirito degli angeli custodi. Ogni chiamata al 118 è questione di vita o di morte, una corsa che in pochissimi minuti decide il destino di una persona. Il paziente è nelle mani dell'abilità del guidatore a destreggiarsi nel traffco, della capacità del personale nel massaggio cardiaco e nella rianimazione. Adesso invece anche il soccorso d'emergenza sta diventando un ricco business: in Italia si spende un miliardo e mezzo di euro per garantire gli interventi. Oggi si punta al proftto, tagliando sulla qualità, risparmiando sui mezzi e imbarcando soggetti senza qualifca. Una torta che attrae interessi spregiudicati e lottizzazioni politiche, un serbatoio di soldi facili e posti assicurati. Perché il settore di fatto è stato investito da una deregulation, che rischia di creare un Far West a sirene spiegate. Il ministero della Salute ha ceduto i controlli alle Regioni, che preferiscono affdarsi ai privati. Dalla Lombardia alla Calabria, dal Lazio alla Sicilia è scattato l'assalto all'ambulanza. Nunzia De Girolamo ha perso la poltrona di ministro proprio per uno scandalo sugli appalti del 118. Ovunque sono segnalati disservizi e a Sud nella mangiatoia si è inflata persino la criminalità. Questo ai danni di oltre 150 mila volontari, che vengono scacciati per fare spazio a organizzazioni spregiudicate. «Ci sono fnti volontari che ricevono lo stipendio in nero mascherato da rimborso», spiega Mario, soccorritore di Torino (vedi box a pag. 44). Il metodo è uguale da Milano a Napoli: le associazioni di pubblica assistenza, le cosiddette "Croci", si iscrivono all'albo regionale e sgomitano per accaparrarsi le corse. L'obiettivo non è più salvare, ma incassare. «Abbiamo scoperto persino casi di autisti alcolizzati e soccorritori zoppi», racconta Mirella Triozzi, responsabile del settore per il sindacato medici italiani: «Con l'arrivo dei privati il soccorso è diventato un colossale affare, dimenticando che in ballo c'è la sopravvivenza di migliaia di persone». SoccorSo a mano armata In Puglia le 141 basi delle ambulanze costano 68 milioni di euro l'anno. La pioggia di denaro pubblico ha scatenato la concorrenza tra decine di onlus, che sgomitano per conquistare le postazione delle ambulanze: averne tre (il massimo consentito) signifca fare bingo e incassare 120mila euro ogni mese. «Ai presidenti delle associazioni rimangono in tasca 6 mila euro al mese», riconosce Marco De Giosa, responsabile del 118 della Asl di Bari. C'è più di un sospetto su come siano stati assegnati gli incarichi: la procura del capoluogo sta indagando su un sistema di tangenti che sarebbero state smistate ai funzionari arbitri degli appalti. Stando alle inchieste, i controlli fanno acqua da tutte le parti. Nessuno ha mai chiesto la fedina penale a Marcello Langianese, ex presidente dell'Oer, Operatori emergenza radio, un ente morale con 50 ambulanze e decine di dipendenti. Langianese era il manager del soccorso che gestiva diverse postazioni tra Bari e Modugno. Mentre veniva stipendiato per salvare i pazienti, è accusato di avere architettato una rapina clamorosa. Secondo i carabinieri ha avuto un ruolo chiave nell'attacco contro un furgone portavalori nel centro di Ortona: un colpo che ha fruttato quasi due milioni e mezzo di euro. Nella regione per il business delle ambulanze si combatte persino con le bombe incendiarie, che hanno distrutto i mezzi di alcune onlus a Bari, Trani, Barletta e Foggia. A Turi, sempre nel Barese, hanno bruciato un'autolettiga nuova di zecca. L'ipotesi investigativa è che si tratti di avvertimenti criminali. Per evitare che le associazione di volontari possano spezzare il monopolio di un cartello che invece agisce solo a scopo di lucro. cosche e sirene L'intercettazione è esplicita: «Quando ti chiamano e abbiamo bisogno a quell'orario di un'autoambulanza, mi fotto 1500 euro». È agli atti dell'inchiesta sui Lo Bianco, la cosca di Vibo Valentia che dominava la Asl locale, e spiega come ogni uscita a sirene spiegate si trasforma in denaro contante. Guadagni sicuri, costi ridottissimi: per entrare nel settore non sono richieste competenze particolari. L'imprenditore mette il capitale, acquista o noleggia i mezzi e cerca gli autisti. Va bene chiunque. Uno degli SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 27 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Attualità sanità / l'ultimo scandalo 14/03/2014 L'Espresso - N.11 - marzo 2014 Pag. 44 (diffusione:369755, tiratura:500452) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 28 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato indagati è stato registrato mentre ingaggia il personale: «La guideresti l'ambulanza? La patente è quella della macchina, sono 800 euro puliti». Non è l'unico caso. Nello scorso luglio è emersa la vicenda della Croce Blu San Benedetto di Cetraro nel Cosentino. I magistrati sostengono che a gestirla fosse Antonio Pignataro detto "Totò Cecchitella", seppur privo di incarichi uffciali. Pignataro non è una pedina qualunque: è stato arrestato per i legami con il boss Franco Muto, "Il re del pesce". AppAlti lottizzAti Quanti interessi si muovano dietro i 118 "liberalizzati" lo ha fatto capire la vicenda che ha travolto Nunzia De Girolamo. Le registrazioni dei colloqui tra l'esponente del centrodestra e i vertici della sanità sannita mostrano l'opacità del settore. Sono riuniti nel giardino di famiglia e Nunzia chiede: «In tutto questo si deve fare la gara?». La discussione verte su come "bypassare la gara pubblica" e favorire un'impresa amica. In quel luglio 2012 l'atmosfera attorno alle ambulanze di Benevento è incandescente, con i lavoratori che protestano per il mancato stipendio. Il servizio è nelle mani di due imprese: la Modisan e la Sanit che lo gestiscono in proroga intascando oltre quattro milioni di euro l'anno. La prima è molto vicina alla regina del Sannio, tanto da aver contribuito fnanziariamente al congresso del suo partito. L'altra ditta, invece, non è allineata: «Quelli non li voglio», dice Michele Rossi, l'uomo messo dall'ex ministro alla guida dell'Asl. La lottizzazione riguarda pure la rete dell'assistenza, sfavorendo la copertura nei comuni guidati da giunte non allineate. Come racconta Zaccaria Spina, sindaco di Ginestra degli Schiavoni a 40 chilometri dal capoluogo:«Per venire da noi l'ambulanza ci mette un'ora. I cittadini ormai si sono rassegnati e se c'è un'emergenza si mettono in auto e scappano. Scoprire cosa c'era dietro quelle scelte dà molta amarezza». ANIMATORI dA vAcANze Nel Lazio uno strano appalto agita i sonni dell'agenzia regionale che gestisce migliaia di ambulanze. La cronica mancanza di risorse ha portato l'ex governatrice Renata Polverini a concedere ai privati quaranta basi, le postazioni dalle quali partono gli equipaggi che coprono la provincia di Roma. Un affare da dieci milioni l'anno, senza gara: vengono assegnate per affdamento diretto alla Croce rossa italiana. Un'istituzione storica seppur piena di debiti, che decide di "girare" l'attività operativa a una srl di Milano, la Cfs costruzioni e servizi: una società specializzata in pulizia e manutenzione di immobili, che applica la logica del ribasso. Così al personale assunto per la missione capitolina viene offerto un contratto singolare: quello da animatore turistico. Soccorritori trattati come se lavorassero in un villaggio vacanze. Perché? Semplice: con questo contratto si risparmia un terzo della paga. Solo dopo un esposto del sindacato è scoppiato il caso. «In questo settore c'è il divieto di dare subappalti, eppure è quanto ha fatto la Croce rossa con l'aggravante di aver avallato condizioni di lavoro ridicole», accusa Gianni Nigro della Cgil Lazio. PAGATI PeR STARe A cASA In Sicilia anche le ambulanze sono diventate uno stipendifcio: un pronto soccorso per favorire assunzioni di massa. Nel 2002 grazie a un corso per formare i guidatori-soccorritori con prove di guida banali e surreali test di comunicazione, ben 1600 persone vennero imbarcate in una società creata da Regione e Croce Rossa per garantire il salvataggio nell'isola. Un colosso con un totale di 3300 dipendenti. Che secondo la Corte dei Conti ha prodotto uno spreco di denaro pubblico. L'allora presidente Totò Cuffaro è stato condannato a pagare un danno erariale da 12 milioni per quell'infornata di autisti e soccorritori. Troppi. E troppo costosi. In Sicilia si spende per un'autolettiga 440 mila euro l'anno, contro 100 mila della Toscana. La ragione? Molte macchine sono praticamente ferme o escono solo per tre interventi al mese. L'ultima truffa da venti milioni di euro l'ha scovata l'assessore alla Salute Lucia Borsellino: negli ultimi due anni 160 dipendenti sarebbero stati regolarmente stipendiati mentre in realtà rimanevano a casa. Oltre 600 mila ore non lavorate ma retribuite. Nonostante lo sperpero di denaro, l'assistenza non soddisfa. E la giunta Crocetta ora vuole schierare la cavalleria dell'aria: sei elicotteri, con un costo per il noleggio di 178 milioni in sette anni. SISTeMA MIlANO Non è una questione solo meridionale. Dietro le sirene si scoprono ovunque storie di sfruttamento e drammatici disservizi. In Lombardia ogni anno il Pirellone stanzia 315 milioni per dare assistenza rapida: ogni intervento è una fattura e inserirsi nelle metropoli permette di moltiplicare i guadagni. Ma a Milano un incidente stradale ha scoperchiato un sistema marcio: l'ambulanza ha bruciato un semaforo e si è andata a schiantare. Si è scoperto che l'autista non dormiva da tre giorni. Da lì sono partite le indagini che hanno svelato quanto sia pericolosa la trasformazione del soccorso in business: precari a bordo pagati a cottimo e 14/03/2014 L'Espresso - N.11 - marzo 2014 Pag. 44 (diffusione:369755, tiratura:500452) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 29 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato obbligati a turni massacranti, mezzi fuori norma, corsi d'addestramento fantasma. Tre inchieste parallele della Finanza in corso dal 2010 stanno svelando lo stesso meccanismo di truffe e peculato. Con risultati raccapriccianti: i responsabili di tre onlus - Croce la Samaritana, Ambrosiana e San Carlo - usavano il denaro pubblico destinato alle emergenze e alla formazione per le loro vacanze, per l'asilo dei figli, scommesse ai videopoker, le auto personali e perfno l'acquisto di una casa. Spese senza freno e i rischi scaricati su migliaia di feriti. Loro stessi ne erano consapevoli e dicevano cinicamente: «Se stai male non chiamare le nostre ambulanze sennò muori». hanno collaborato Antonio Loconte, Piero Messina, Claudio Pappaianni e Giovanni Tizian Foto: A. Telfer/Gallerystock/Contrasto, Imagoeconomica, Foto: S.Pellecchia/prospekt, A.Falvo/Contrasto, Lapresse Foto: personAle dI un'AmbulAnzA In ATTesA dI unA ChIAmATA d'emerGenzA. soTTo: nunzIA de GIrolAmo Foto: ambulanze in servizio a roma e a milano. nell'altra pagina: gianfranco rosi con, a destra, roberto giuliani 14/03/2014 L'Espresso - N.11 - marzo 2014 Pag. 126 (diffusione:369755, tiratura:500452) BISTURI no grazie Non è più tempo di Extreme makeover. La chirurgia estetica "no limits" sparisce dai palinsesti e dai desideri. A favore di un approccio ragionevole. E migliori risultati Roselina salemi Belle senza bisturi, si può. Non che ci sia stata una dichiarazione uffciale, ma le ragazzine sono meno ansiose di festeggiare il diciottesimo con seno o naso nuovo, le madri temono di vedersi etichettare" labbrosaure". Scomparso dai palinsesti il gusto per programmi come Extreme Makeover, Bisturi! Nessuno è perfetto, o Celebrity Bisturi. Mutamento sociologico, cominciato in sordina complice il bisogno di natura, cresciuto in tempi di spending review, adesso fenomeno conclamato. I centri estetici "La Clinique" reclamizzano i loro servizi con due magiche parole, "Senza bisturi!". Scuole di specializzazione in medicina estetica, corsi e workshoppure si sono trasferiti all'estero (Dubai, Singapore), dove la crociata anti-bisturi non è ancora arrivata. Nel paese dei botox party, immortalati nel film "La Grande Bellezza", nessuna ha più tempo, soldi e voglia di stare a casa due-tre settimane per far sparire ematomi e lividi. I nuovi must sono i trattamenti non invasivi. L'Istituto clinico Sant'Ambrogio di Milano dichiara un trend di crescita a 2 cifre: la richiesta di interventi di dermatologia anti-età è salita del 50 per cento in un anno. Antonino Di Pietro, Presidente di Isplad, (Società Internazionale di Dermatologia Plastica e Rigenerativa) riassume: «Curare il proprio aspetto è un bisogno antico quanto il mondo che oggi, grazie ai progressi scientifci, è alla portata di molti». Il tema è star meglio con se stessi. Senza ritrovarsi con un'altra faccia, o la faccia uguale a quella di altre. Secondo uno studio Astra Ricerche (660 interviste) la simpatia per la chirurgia estetica è in netto calo. L'83 per cento chiede un approccio non invasivo, non doloroso (40 per cento) e con risultati "naturali" (51 per cento). Un altro studio della stessa società, su 800 donne d'età tra 25 e 60 anni, scopre che la maggioranza (60 per cento) accetta le proprie rughe, pur tentando di rimandarle il più possibile prima, e ridurle poi. Circa 1/4 ci convive serenamente, soltanto il 9 per cento le combatte con tutti i mezzi. Commenta il sociologo Enrico Finzi: «Siamo passati dalla seduzione all'auto-seduzione. La considerazione di sé non si basa sul giudizio maschile, ma sull'autenticità». "Belle senza bisturi", sottotitolo: "la chirurgia non serve più" non è soltanto uno slogan. È anche il titolo del libro di Dvora Ancona (Cairo editore), medico israelianobolognese, età mantenuta nella più grande vaghezza, bella, bionda, un figlio e uno studio dove passa la meglio nongioventù di Milano. In uno dei corridoi, una serie di macchine che fanno pensare ai robottini di Star Wars: sono il suo mini-museo personale. Apparecchi che 3-4 anni fa erano nuovissimi e oggi sono superati: «In questo campo i progressi sono velocissimi, le tecniche si aggiornano continuamente», assicura. Nata ad Haifa, laureata a Bologna, aveva cominciato a frequentare chirurgia maxillo-facciale di Milano, poi è stata folgorata dalla medicina estetica, ha studiato i segreti di Ivo Pitanguy in Brasile e di Bruce Katz a New York. Tutto questo si traduce in una visione: «Usando gli strumenti giusti è possibile conservare la propria bellezza, togliere macchie, riempire vuoti, cancellare gli anelli di rughe del collo, restituire tono alle braccia cadenti». Di quali strumenti parliamo? «Botulino senza esagerare, radiofrequenze, acido ialuronico, acido polilattico, una molecola biodegradabile e biocompatibile ristrutturante contro il rilassamento di guance e zigomi, capace di rimpolpare i tessuti, acido ferulico per il peeling. E naturalmente i laser, che io ho cominciato a usare a Gerusalemme in ospedale, contro i tumori della pelle e per ricostruire parti del volto segnate da cicatrici». Nel 2010 Dvora Ancona ha presentato il "Madonna Lift", omaggio alla regina del pop che sembra aver provato di tutto: «Effetto blefaroplastica senza blefaroplastica, che rialza le palpebre di 6-8 millimetri. Si ottiene con 2-4 trattamenti a distanza di un mese l'uno dall'altro, dura due anni». Mille persone l'hanno già sperimentato, tra cui parecchi uomini. Che, rispetto alle donne, hanno più paura del dolore: infatti preferiscono non soffrire e ricorrere a trattamenti soft. L'offerta è diventata ricca: Madonna Lift, Golden lift, wirastimolation, luce pulsata, I-lipo (liposuzione senza liposuzione). Uno strumento per ogni esigenza, sem pre dolce, sempre tranquillizzante. Ma è proprio così? Gli interventi tradizionali, che hanno creato veri e propri archetipi femminili SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 30 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Società 14/03/2014 L'Espresso - N.11 - marzo 2014 Pag. 126 (diffusione:369755, tiratura:500452) SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 14/03/2014 31 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato (seno, labbra, zigomi, naso), sono dunque superati? Fiorella Donati, una delle più note specialiste milanesi in chirurgia plastica (ha lavorato negli Usa e a Londra) ammette serenamente che il botox ha reso inutili i lifting per la parte superiore del volto: «Invece di accorciare i muscoli della fronte possiamo ottenere lo stesso effetto senza tagliare. Anche se c'è chi ne parla malissimo il botulino, usato nella maniera giusta, è una rivoluzione. Questo però non signifca che si possa fare tutto in maniera soft. In casi di dimagrimento, quando c'è tantissima pelle in eccesso, non si può non ricorrere all'addominoplastica! Quando la palpebra cade davvero, creando problemi non solo estetici, serve una blefaro. Aumentare il seno o ridurlo, richiede la chirurgia. Non solo: alcuni laser non sono soft come sembrano; quello che toglie le rughe è molto aggressivo, può provocare ustioni e croste. Negli Usa ho visto facce traslucide, che sembravano unte, dopo il laser lifting (in anestesia totale). Come sempre è questione di misura. Anch'io oggi uso meno il bisturi e di più i fller. Diciamo che facendo medicina estetica a 40 anni eviti il lifting a 50-60. I fller ad alta media e bassa densità distribuiti con cannule permettono di ridisegnare un viso, come pennelli per fare un ritratto». Bella metafora, ma se il pennello insiste un po' troppo sul colore? Se il dipinto vira più verso Picasso che verso Botticelli? Prosegue Fiorella Donati: «È vero che la chirurgia estetica sbagliata ha prodotto mostri, ma anche la medicina estetica sbagliata può produrne, vedi le bocche "a canotto", siliconate perciò eterne. Gli zigomi enormi, lo stravolgimento della fsionomia, in certi casi ha portato le donne dal tavolo operatorio direttamente al lettino dello psichiatra, per la perdita di identità». Non solo donne normali, ma anche personaggi come Jamie Lee Curtis: «Volevo ringiovanire, invece mi sono ritrovata strana e deforme, come se non fossi più io». Certi volti diventati asimmetrici, certi gesti di pubblico pentimento da parte di attrici come Nicole Kidman, Emanuelle Béart o Courtney Love (che rimpiange le sue "vecchie " labbra), di antichi sex symbol come Mickey Rourke (cinque operazioni al viso) hanno moltiplicato le perplessità. Nella diffdenza che monta, la bella Carolina Crescentini si tiene le sue occhiaie che le danno un'aria insonne e dark alla Twilight. Così arriviamo a Daniel Cassuto, che insegna chirurgia plastica e ricostruttiva all'Università di Modena e Reggio Emilia ed è un esperto nel correggere gli errori degli altri: volti da incubo e corpi che portano i segni di interventi mal riusciti. «C'è gente che viene da me perché non ha più il coraggio di uscire di casa», racconta: «Visi sfregiati da silicone o fller permanenti, con violenti infammazioni. Con grumi che devono essere liquefatti da un laser collegato a una fbra ottica». Secondo Daniel Cassuto oggi si è in una fase di transizione verso una forma di chirurgia che lui defnisce "rigenerativa", perché non punta a mutilare e asportare, ma a stimolare, integrare, restituire i volumi giusti. «L'invecchiamento non è un tumore da togliere, ma una perdita di tessuti che vanno sostituiti. Il bisturi non è buono né cattivo, dipende da chi lo usa. Anche il silicone, che io metterei al bando, di per sé è un olio dentro una bottiglia. Presto i segni del tempo non si cureranno più tagliando un eccesso di pelle, ma reintegrando quello che manca. Anche in classiche operazioni come l'aumento del seno con le protesi si sta scoprendo la rigenerazione. Con le iniezioni di grasso prelevato da altre parti del corpo si ottengono risultati molto più naturali». Tutto questo rende sottile il confne tra chirurgia plastica e medicina estetica. Facilita le migrazioni. Cassuto semplifca: «Come il cardiochirurgo può usare l'aspirina, il chirurgo plastico deve sapere quando ricorrere alla chirurgia e quando ai trattamenti meno invesivi». Qui si entra nel dibattito tra diverse scuole di pensiero, nella battaglia dei brevetti, nella nomenklatura affascinante dei trattamenti: Cryolab, Blue-Mixer, W-Oxygen, New Golden, Environ, Skin Power, Skin Tonify therapy. Molti nomi, un punto fermo: è profondamente cambiato l'approccio all'estetica. «Prima, le donne volevano "quella" bocca o "quel" naso», sintetizza Donati: «Arrivavano in studio con la foto di un'attrice, pronte a tutto per somigliarle. Adesso chiedono: dammi il meglio di me». Foto: W. Maser - Trunk / Contrasto, Foto: E. Cremaschi - LUZphoto Foto: DA SINISTrA, E IN SENSO OrArIO: DVOrA ANCONA, AUTrICE DI "bELLE SENZA bISTUrI"; I ChIrUrGhI FIOrELLA DONATI E DANIEL CASSUTO Foto: Lo stravolgimento della fisionomia ha portato molti dal tavolo operatorio direttamente al lettino dello psicanalista