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FF tIJøI1I S iIsrawI i1 Iil ¶I1 D fli IXI III Vt 1JIIYJIJ I (SIS Lucio De Giovanni <<L'ERMA>> di BRETSCHNEIDER O [Si I Lucio De Giovanni IS TITUZIONI SCIENZA GIURIDICA CODICI NEL MONDO TARDOANTICO ALLE RADICI DI UNA NUOVA STORIA <<L'ERMA>> di BRETSCHNEIDER Lucro DE GrovArro Istituzioni scienza giuridica codici nel mondo tardoantico A11e radici di una nuova storia © Copyright 2007 by <<L'ERMA>> di BRETSCHNEIDER Via Cassiodoro, 19 —00193 Roma Tutti i diritti riservati. E vietata la riproduzione di testi ed illustrazioni senza ii permesso scritto dell'Editore INDICE p. IX Premessa I. LA TARDA ANTICHITA NELLA STORIOGRAFIA. ALCUNE LINEE INTERPRETATIVE 1. Antiche e nuove prospettive di ricerca. - 2. La storiografia giuridica. - 3. Obiettivi e limiti cronologici dell'indagine >> ............................ II. UN SECOLO TORMENTATO TRA CONTINUITA E ROTTURA 1. Commodo e la fine di un secolo 'lungo'. La dinastia dei Seven. - 2. L'editto di Caracalla sulla cittadinanza. L'imperatore e l'ordinamento giuridico. - 3. La scienza giuridica. - 4. Da Massimino ii Trace a Filippo l'Arabo. - 5. Ii cristianesimo nell'impero: la svolta dei teologi di Alessandria. - 6. L'età di Decio e Valeriano. Gallieno: un riformatore? - 7. Uomini dell'Illiria ai vertici del potere: una nuova unità territoriale. - 8. L'epoca di Diocleziano: a) Le fonti; b) Restaurazione e innovazione; c) La tetrarchia; d) L'amministrazione civile: province e diocesi. Ii Senato; e) La riforma fiscale; f) La politica monetaria e l'editto sui prezzi; g) I provvedimenti sui cristiani; h) Ii commiato e lo sfaldarsi del sistema tetrarchico; i) Altri giuristi: Arcadio Carisio e Ermogeniano; 1) I codici Gregoriano e Ermogeniano; m) Le Pauli Sen>> tentiae ..................................... III. Gii ANNI DELL'oNNlPoTENzA: STATO E CHIESA 1. Ii regno di Costantino: a) La 'chiesa cattolica' come nuovo soggetto politico: la lettera a Anulino e le immunità per i chienici; b) Ii paganesimo; c) Ii concilio di Nicea e il ruolo dell'imperatore nella Chiesa; d) Intellettualità e superstitio; e) La moneta, il fisco, le corporazioni; f) Tra Roma e Costantinopoli; g) I nuovi burocrati. - 2. L'impero diviso tra i figli di 39 Costantino. - 3. Giuliano l'Apostata: la politica e la legislazione. - 4. I Valentiniani a! potere: economia, esercito, religione nelle testimonianze normative. - 5. Teodosio I. Nasce l'impero confessionale: cattolici e eretici. - 6. L'ordinamento giuridico: ii valore della lex imperiale. - 7. Ii 'diritto privato romano-ellenico' e ii problema dell'influenza cristiana. - 8. Nuove raccolte: Fragmenta Vaticana, Collatio Legum Mosaicarum et Romanarum, Tituli ex corpore Ulpiani. - 9. Le tendenze nel diritto criminale: a) I reati, le pene; b) La procedura. - 10. Aspetti del processo privato. - 11. L'apparato burocratico: a) L'amministrazione centrale: i funzionari; b) L'amministrazione periferica e i suoi organi dirigenti. I consigli municipali; le assemblee provinciali. - 12. Il senato e le antiche magistrature p. 175 ................................ IV. OCCIDENTE E ORIENTE 1. La separazione definitiva delle due partes impen L'Occidente e il sno contesto socio-economico. - 2. Da Onorio a Valentiniano III. Un avvenimento epocale: ii saccheggio di Roma del 410. - 3. Confusione delle norme e incertezza del diritto: una situazione drammatica. - 4. La 'legge delle citazioni'. - 5. Ii Codice Teodosiano. - 6. La dissoluzione dell'impero d'Occidente. - 7. Romanità e mondo germanico. - 8. Le leggi romano-barbariche: a) Edictum Theodorici; b) Lex Romana Burgundionum; c) Lex Romana Visigothorum; d) Codex Euricianus. - 9. Altre compilazioni: a) Consultatio veteris cuiusdam iurisconsulti; b) Epitome Gai; c) Fragmenta Augustodunensia; d) Scholia Sinaitica >> 319 ..................... TEMPO DI GIusTINIAN0. CoDi1IcAzIor E SCIENZA GIURIDICA TRA PASSATO F FUTURO 1. L'impero d'Oriente da Zenone a Giustino. - 2. Le fonti per lo studio dell'età giustinianea. - 3. Giustiniano e ii suo rapporto con Teodora. - 4. I collaboratoni del sovrano e la loro influenza sulla politica imperiale: a) I prefetti del pretorio: Giovarmi di Cappadocia e Pietro Barsime. Alcune testimonianze giuridiche; b) I questori: Triboniano. Giunilo e CoV. IL stantino; c) I comandanti militari: Belisario e Narsete. - 5. La concezione del potere imperiale. - 6. Le controversie religiose: ii problema della dottrina monofisita. - 7. La vicenda codificatoria tra religione e diritto: ii primo Codex. - 8. Ii Digesto: a) Le Quinquaginta decisiones; b) La costituzione Deo auctore; c) I metodi della codificazione; d) Le interpolazioni. - 9. Le Istituzioni. - 10. La riforma degli studi giuridici. - 11. Il Codex repetitae praelectionis. - 12. Le Novelle e le loro raccolte private. - 13. Le aporie della compilazione. Attività codificatoria e interpretatio iuris p. 383 .................................. Fonti ..................................... Autori .................................... >> 479 >> 501 PREMESSA Nell'ultimo trentennio, la ricerca sulla tarda antichità ha avuto, come è ben noto, un'accelerazione impressionante. Intere aree d'indagine sono state scoperte e indagate, nuovi problemi sono venuti alla luce, categorie interpretative che sembravano punti fermi della storiografia sono state ridiscusse o sovvertite; Si PUÔ ben dire che non v'è nessun segmento di quest'epoca che non sia stato profondamente rivisitato, utilizzando tutte le tecniche che le scienze relative al mondo antico propongono oggi all'attenzione dello studioso. Questa grande stagione storiografica è stata certo resa possibile daila consapevolezza, andata sempre piü maturando, che la tarda antichità ci ha trasmesso un enorme patrimonio di fonti e che in ogni campo, dalla letteratura laica alla patristica, dali' archeologia all' epigrafia, alia numismatica, dal diritto alia papirologia, è possibile ii confronto con documenti in precedenza trascurati o di cui, in qualche caso, si ha appena una superficiale conoscenza. Oggi, tuttavia, comincia a essere avvertita anche i'esigenza di una 'pausa di riflessione': dopo una produzione alluvionale, che ha coinvolto già almeno due generazioni di studiosi, si sente ii bisogno di riconsiderare in modo critico ii cammino percorso e di meditare sulle future prospettive d'indagine, pur nel generale riconoscimento di quanto siano stati, nel complesso, fecondi questi anni di ricerca. In occasione di una tavola rotonda su Gli spazi del tardoantico svoltasi a Capri nell'ottobre del 2000, i cui risultati sono poi apparsi nell'annata 2004 della rivista Studi storici, Arnaldo Marcone, dopo aver riconosciuto che <<molto, moltissimo abbiamo certamente imparato da questa stagione così felice di ricerche>>, aggiunge significativamente che <<forse perô la stagione della guerriglia è terminata e si avverte la necessità di rimettere ordine nelle terre conquistate>> (p. 31). Queste esigenze sembrano trovare spazio soprattutto in due direzioni, ovviamente diverse ma in qualche modo complementari: quella delle opere di sintesi sulla tarda antichità, che sono apparse proprio per dare sistemazione ai nuovi orientamenti su tale epoca, quella dei dibattiti in occasione dei convegni e degli incontri scientifici. L' opportunità di tracciare un bilancio è tanto piü chiara in quanto cominciano oggi a essere Sottoposti a revisione critica, da una parte ancora minoritaria, ma autorevole, della storiografia, gli stessi risultati che sembravano ormai acquisiti: non solo infatti i temi della 'periodizzazione' e della 'modernità' del tardoantico continuano a essere discussi, ma dubbi si manifestano intomo alla stessa negazione dell'idea gibboniana del 'declino' e della 'caduta' e all'affermarsi del concetto di 'trasformazione', intomo al quale ha lavorato tanta parte della ricerca tardoantichistica di questi ultimi anni: come già altri hanno notato, non è forse casuale che Wolf Liebeschuetz si sia Servito, nel titolo del suo libro sulla Roman City pubblicato a Oxford nel 2001, delle espressioni Decline and Fall; piü di recente, in un volume che ha viSto la luce nel 2005, ancora a Oxford, Bryan Ward-Perkins, nell'utilizzare pur egli un titolo significativo, The Fall of Rome and the End of Civilization, ha preso nettamente le distanze dalla teSi della 'tra- sformazione' e ha accentuato il 'modello discontinuista'. In SinteSi, possiamo forse dire di essere alla vigilia di una nuova svolta nelle indagini sulla tarda antichità, a testimonianza dell'eccezionale vigore che ancora caratterizza questa fase di studi: come già accaduto per altre grandi questioni, il dibattito sembra di nuovo riaprirsi proprio nel momento in cui si riteneva che esso avesse raggiunto alcune mete in modo definitivo. Tutto ciô non puô certo lasciare indifferente la storiografia giuridica, che, sia pure in modo meno intenSo e utilizzando le peculiarità della propria scienza, ha fomito anch'essa contributi importanti sulla tarda antichità. L' <<immensa ncchezza>> dei testi giunidici come anche Ia <<grande difficoltà>> XI di interpretarli sono state di recente poste in rilievo nel corso di un'altra importante tavola rotonda tenuta presso 1'Ecole Française de Rome, i cui atti possono leggersi, sotto ii titolo Antico e tardoantico oggi, nella Rivista storica italiana dell'anno 2002; ivi, molto significativamente, uno storico non giusromanista come Claude Lepelley, riprendendo quanto già denunciato da Andrea Giardina nel suo ormai ben noto saggio Esplosione di tardoantico, afferma: <<quando vedo certuni scrivere che il Digesto e i Codici non rivelano nulla sulle strutture reali, ma soltanto le velleità o l'immaginario dei ginristi o dei legislatori, non posso impedirmi di pensare che una tale riduttività è, per i suoi sostenitori, un modo ben comodo di risparmiarsi lunghi studi>> (p. 370). La ricerca storicogiuridica sul mondo tardoantico ha inteso soprattutto riportare alla luce il diritto di un'epoca che non puô essere identificato solo con la compilazione di Giustiniano, ma che ha molte sfaccettature e presenta altre fonti di grande rilievo. Anche in questo settore di studi sull'antichità tarda, si pone il problema del rapporto tra continuità e cesura, tra vetustas e innovatio (sono queste le espressioni utilizzate, quasi trent'anni fa, da Amarelli per il titolo di un libro dedicato alla legislazione costantiniana), tra crisi e trasformazione e si tende a privilegiare l'uno o l'altro momento a seconda dell'angolo visuale in cui ci si colloca; anche in questo settore di studi, credo che occorra procedere in una direzione nella quale i modelli della 'continuità' e della 'discontinuità' non appaiano piU sempre rigidamente alternativi, ma in qualche modo utilizzati come canoni ermeneutici l'uno accanto all'altro, nel tentativo di cogliere in modo piü efficace la complessità dei problemi che abbiamo di fronte. In ogni caso, qualunque sia la posizione che si voglia assumere nei confronti di tali questioni, è innegabile che la stona giuridica tardoantica esprima temi di straordinaria novità: basti pensare al passaggio dalla giurisprudenza ai codici, alla nascita di un'organizzazione burocratica, embrione di uno stato, quale mai prima si era conosciuto nel mondo romano, al nuovo valore della legge come lex generalis, al rapporto tra questa legge del sovrano e quella di Dio; come anche, al generarsi, durante il regno di Teodosio ii Grande, dell'impero confessionale con la conseguente messa al bando dell'eretico e del dissidente, alla formazione del nucleo originario del diritto canonico, alla legislazione in tema di rapporto Sta- XII to-Chiesa, che trova spazio per la prima Volta nel codice di Teodosio II; infine, riflessione ultima ma non secondaria, al grande incontro tra popoli cosl differenti per tradizioni e costumi che, alla caduta dell'impero d'Occidente, pone, anche sul piano giuridico, problemi di particolare rilevanza. Come è oltremodo chiaro, questi temi non sono aspetti di una vicenda 'minore', ma strutture portanti e originarie di una storia di lunga durata, che esplicherà tutta la sua forza nei secoli successivi. Ii mio libro affonda le proprie radici in tali aree tematiche, nel tentativo, da un lato, di fomime una prima sintesi e di offrire un momento di riflessione dopo i molti studi a esse dedicati, dall'altro, di inserire la storia delle fonti giuridiche e delle istituzioni di questo tempo nel quadro delle vicende politiche sociali economiche religiose; di qui l'idea di una narrazione che, a mo' di racconto, seguisse gli avVenimenti secondo il criterio cronologico. I riferimenti bibliografici, che in qualche nota possono apparire cospicui, sono in realtà appena la traccia di un dibattito storiografico di straordinaria ampiezza, che sarebbe stato impensabile seguire in tutte le sue pieghe; in linea generale, sono citati soprattutto gli studi recenti e piü direttamente utilizzati nella ricerca. Come accade per ogni libro, chi lo legge giudichera Se, e entro quali limiti, esso possa dirsi riuscito; sono, d'altra parte, pienamente consapevole che i lettori, i quali avranno la pazienza di soffermarsi sulle mie pagine, saranno soprattutto gli storici del diritto e coloro che sono interessati alle scienze dell'antichità. In ogni caso, mi auguro che pure i cultori dell'esperienza giuridica contemporanea, non affatto esciusi tra i possibili destinatari di questo libro, siano interessati a un viaggio nel passato, alla ricerca della genesi di fenomeni che hanno caratterizzato in modo determinante il mondo del dintto fino ai nostri giorni; e che anzi essi concordino con me sull'importanza che, soprattuuo nella formazione delle giovani generazioni di giuristi, possa avere, in tempi che sembrano dominati da un esasperato tednicismo, il 'senso della storia', per affrontare in modo piü consapevole gli innumerevoli problemi che la modernità pone loro. Ringrazio Andrea Giardina per l'immediata, cortese disponibilità con cui ha accolto la mia ricerca nella collana da lui diretta. Dedico alla memoria di Jean Gaudemet, che volle XIII onorarmi della sua amicizia e incoraggiarmi fin dai miei primi passi; questo libro, evidentemente assai 'piccolo' rispetto ai contributi che ii grande maestro della storiografia giuridica donO alla comunità scientifica, vuole essere anche la pubblica testimonianza della mia gratitudine mantenutasi intatta nel tempo. a Napoli, nel maggio del 2007 LA TARDA ANTICHITA NELLA STORIOGRAFIA ALCUNE LINEE INTERPRETATIVE 1. Antiche e nuove prospettive di ricerca. - Tra ii 1885 e ii 1886, Theodor Mommsen dedicava ai suoi studenti berlinesi un ciclo di lezioni sull'età tra Diocleziano e Alarico, che completava i primi due, svolti negli anni immediatamente precedenti, l'uno da Augusto a Vespasiano, l'altro da Vespasiano a Diocleziano1. Ii grande storico, nel riferirsi all'età che incomincia con Diocleziano - imperatore verso ii quale egli pur nutriva stima 'A distanza di quasi un secolo, nel 1980, tali lezioni, di cui si era persa ogni traccia, sono state ritrovate, in un manoscritto che ne aveva conservato fedele memoria, presso un antiquario di Norimberga: si è trattato di una scoperta fortuita quanto preziosa, perché essa ha contribuito a illuminare ii pensiero di Mommsen relativo alla storia imperiale romana, che egli, come e noto, non aveva svolto nella Rbmische Geschichte. Questa scoperta e avvenuta per merito di Alexander Demandt, ii quale e risalito anche agli autori del manoscritto: Paul Hensel, professore di filosofia a Erlangen, e sun padre, Sebastian, entrambi ammiratori di Mommsen, di cui avevano Seguito le lezioni a Berlino. Per i particolari del ritrovamento e per la sua grande importanza, cfr. A. DEMANDT, Theodor Mommsen, i Cesari e Ia decadenza di Roma con una prefazione di Carl Nylander, un'introduzione di Karl Christ e una bin-hi bliografia dell'autore, Roma 1995, 21 ss. Nd 1991, a Berlino, lo stesso Demandt ha ritrovato anche un breve autografo di Mommsen, noto come Akademie-Fragment zur Kaisergeschichte - oggi conServato neIl'Archivio dell'Accademia delle Scienze di Berlino -, relativo all'età di Cesare e Pompeo, che, con ogni probabilità, costituiva I'introduzione al IV volume, mai pubblicato, della Rdmische Geschichte sull'impero. Avendo come fonti per molti aspetti della sua politica - affermava: <<L'epoca di Diocleziano reca ii marchio della decadenza e non suscita Ia nostra simpatia>>2. Questo lapidario giudizio di Mommsen esprime in maniera molto efficace ii comune sentire degli studiosi, appena ancora qualche decermio fa, intomo a quel periodo - <<una delle epoche piü complesse della storia dell'antichità>> 3 - che oggi siamo soliti individuare con l'espressione 'tardoantico'4. Ii giudizio di Mommsen coglieva soprattutto due aspetti nei quali sembravano riconoscersi storici di ogni tendenza: la periodizzazione, che faceva cominciare questa eta in modo proprio i materiali di tali ritrovamenti, Alexander Demandt e sua moglie Barbara hanno cercato di approntare un testo da cui risultassero leggibili le lezioni di Mommsen sulla storia imperiale: di qui il libro Tn. MOMMSEN, Römische Kaisergeschicthe: nach den Vorlesungs-Mitschriften von Sebastian und Paul Hensel 1882/1886. Herausgegeben von Barbara und Alexander Demandt, Munchen 1992. So tale opera cfr. le osservazioni di A. MARCONE, inRivista storica italiana 109 (1997), 628 ss. Sulle motivazioni che spinsero Mommsen a non pubblicare ii IV volume della Romische Geschichte e sull'ampio dibattito nato nella storiografia intorno a tale questione, cfr. DEMANDT, Theodor Mommsen Cit., 22 ss.; S. REBENICH, Otto Seeck, Theodor Monimsen und die "Romische Geschichte", in P. KNEISSEL, V. LOSEMANN (Hrsg.), Imperium Romanum. Studien zur Geschichte und Rezeption. Festschrft für Karl Christ zum 75. Geburtstag, Stuttgart 1998, 582 ss.; A. GIARDINA, Una nota su Theodor Monimsen, Cassiodoro e Ia decadenza, in Studi romani 53 (2005), 629 ss. 2 Cfr. MOMMSEN, Römische Kaisergeschichte cit., 429: <<Diocletians Zeit tragt den Stempel des Verfalls an sich und beruhrt niCht sympathischn. Cosi K. Ci-ixisr, in DEMANDT, Theodor Momnisen cit., 15. Tale espressione, ai nostri giomi di uso comune tra gli studiosi, fu in realtà Coniata per la prima volta, verso la fine del XIX seColo, da uno storiCo dell'arte, Alois Riegl, in una introduzionea un Catalogo di tessuti: cfr. A. RIEGL, Die agyptische Textilfunde im K. K. Osterreichischen Museum. Ailgemeine Charakteristik und Katalog, in Mitteilungen des Osterreichischen Museum für Kunst und Industrie 2 (1889), XV ss. e, suCcessivamente, dello stesso a., Die spätrdmischen Kunstindustrie nach den Funden in Osterreich-Ungarn dargestellt, I, Wien 1901 (seConda ed. Spatrömische Kunstindustrie, Wien 1927): Riegi, avendo come punto di riferimento l'età Che prende le mosse da quella costantimana, ne poneva in rilievo le originali caratteristiche delI'arte, Che Si stacCavano in modo evidente dalla tradizione Classica e preannunciavano una nuova fase. Sull'opera di Riegl, Cfr., di reCente, M. GHILARDI, Alle origini del dibattito sulla nascita dell'arte tardoantica. Riflessi nella critica italiana, in Mediterraneo antico 5 (2002), 117 ss.; J. H. W. G. LIEBESCHUETZ, The Birth of Late Antiquity, in Antiquité tardive 12 (2004), 254-55 (questo saggio è ora ripubbliCato nella raCColta pressoché unanime da Diocleziano, ii concetto di decadenza, che sembrava inevitabilmente pervadere un'epoca che sfociava nella caduta di Roma attraverso un susseguirsi di vicende, alle quali si dava anche ii nome, con un'espressione in qualche modo dispregiativa, di 'basso impero'5. Eppure l'interesse di una ricerca sulla tarda antichità non sfuggiva certo ai grandi studiosi del passato, a cominciare dallo stesso Mommsen, ii quale, alla fine della sua esistenza, confidava ad alcuni intimi amici del mondo accademico che, se avesse potuto avere una nuova vita, l'avrebbe dedicata all'indagine sul tardoantico 6 . Del resto, per restare ancora all'esempio cosI significativo dell'avventura scientifica di Mommsen, è noto che egli, quando ebbe occasione di farlo, si rese promotore di indagini sulla tarda antichità; egli stesso provvide a nuove edizioni di fonti fondamentali, tra cui quelle giuridiche del Codice Teodosiano e del Digesto di Giustiniano, e incoraggiO, con la propria autorevolezza, altri studiosi a occuparsi di testi particolarmente significativi o della raccolta degli scritti dei Padri della Chiesa, di cui di scritti dello stesso a. Decline and Change in Late Antiquity. Religion, Barbarians and their Historiography, Aldershot 2006, no XV). Sul termine 'tardoantico', cfr. A. Hauss, Antike und Spatantike, in J. KUNISCH (Hrsg.), Spbtzeit. Studien zu den Problem eines historischen Epochenbegriffs, Berlin 1990, 27 ss. = in Gesammelte Schriften, II, Stuttgart 1995, 1375-1438; A. GIARDINA, Esplosione di tardoantico, in G. MAzzou, F. GASTI (a cura di), Prospettive sul Tardoantico. Atti del Convegno di Pavia (2 7-28 novembre 1997), Como 1999, 9 ss. = in Studi Storici 40 (1999), 157 ss. (che cito). < Questo termine nasce nel '700, a opera di CH. LEBEAIJ, che pubblicb a Parigi, a far data dal 1757, una storia in pib volumi che incomincia dall'età costantiniana, Ia Histoire du Bas-Empire commen cant a Constantin le Grand. Ii passaggio <<du 'Bas-Empire' a 1' 'antiquité tardive'v, nel dibattito storiografico, e delineato con efficacia da J.-M. CARRIE, in J.-M. CARRIE, A. ROUSSELLE, L'Empire romain en mutation: des Séverès a Constantin, 192-33 7, Paris 1999, 9 ss., ii quale afferma: <<Ce n'btait pas une simple querelle de mots: ii fallait libérer la période de ces connotations pejoratives qui perpétuaient le discredit pesant sur elle ... Aujourd'hui, on peut dire que 1'Antiquité tardive a définitivement acquis droit de cite; non seulement l'expression, mais aussi la tranche chronologique qu'elle désigne et qu'elle aide a rbhabi1iter> (p. 11); cfr. anche A. CHASTAGNOL, L' evolution politique, sociale et e'conomique du monde romain de Dioclétien a Julien. La mise en place du régime du Bas-Empire (284-363), Paris 1985 2, 7 ss. 6 Mommsen espresse questa sua aspirazione a W. Ramsay e a L. Duchesne: cfr. B. CROKE, Theodor Mommsen and the Later Roman Empire, in Chiron 20 (1990), 159 ss. Mornmsen sempre rimarcô l'importanza per la ricerca sulla storia imperiale romana7. A mio modo di vedere, ciô che ha impedito agli storici, anche se grandi, tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento, un approccio piü sistematico al tardoantico non sono state tanto una valutazione negativa di tale periodo quanto piuttosto le particolari situazioni culturali delle epoche in cui scrivevano e la loro difficoltà ad accettare l'idea di una ricerca interdisciplinare, la sola in grado di scandagliare un'epoca dai risvolti molto sfaccettati e alla quale non si puô guardare se non da molteplici angoli visuali. Del resto, pur senza voler approfondire un discorso che ci porterebbe molto lontano dal nostro tema specifico, occorre almeno ricordare che la piena consapevolezza della necessità di una collaborazione tra studiosi di diversa provenienza sembra essere avvertita solo nel corso degli anni '70 del Novecento, soprattutto dopo che la grande stagione delle Annales aveva dispiegato la sua forza persuasiva intomo alla necessità di una 'storia totale' e i rivolgimenti del '68 avevano fatto crollare barriere troppo rigide anche all'intemo del mondo accademico8. Non è certo un caso che è proprio a partire da questi anni che possiamo collocare la data di nascita della rinnovata ricerca sulla tarda antichità, Cfr., nei dettagli, CROKE, Theodor Mommsen cit., 160 ss. La straordinaria importanza della storia della Chiesa ai fini della conoscenza dell'impero romano fu molto avvertita da Mommsen, come è dimostrato, tra I'altro, da un episodio raccontato da Gabrio Lombardi nel suo saggio L'emergere deli' ordinamento giuridico delta Chiesa nel contesto sociale del mondo romano, in Studia et documenta historiae et iuris 44 (1978), 1: <<Valentino Capocci mi diceva che un vecchio amico gli aveva riferito di avere avuto un giomo da Teodoro Mommsen - presso 1'Istituto germanico qui in Roma - questa confidenza: che egli - Mommsen - cosI nella trattazione della 'storia romana', come nella trattazione del 'diritto pubblico romano', si era arrestato alle soglie delI'impero, perchh le vicende dell'impero erano cosI strettamente legate alle vicende della chiesa, che non potevano aifrontarsi seriamente senza conoscere a fondo la storia della Chiesa: ed egli - Mommsen - non Ia conosceva abbastanza>>. Cfr. anche CHRIST, in DEMANDT, Theodor Mommsen cit., 12: <<Inoltre, fin dall'inizio, Mommsen considerh le sue scarse conoscenze, come egli le riteneva, della storia del primo Cristianesimo e della letteratura ellenistico-romana realisticamente come degli ostacoli che gli si opponevano per una descrizione del Principato>>. 8 Molto significativo mi appare oggi, a distanza di oltre trentacinque anni, quanto un giusromanista particolarmente autorevole, Antonio Guarino, andava scrivendo nel 1971, in un 'redazionale' della rivista da lui diret- destinata a divenire, come è stato detto di recente, <<l'evento storiografico piü rilevante degli ultimi decenni>>9. Le ragioni di questo straordinario interesse possono es- ta: <<Fatte le debite eccezioni, noi romanisti non conosciamo adeguatamente la storia di Roma e dell'antichità. Conosciamo qualche trattato, qualche monografia, qualche problema, ma siamo (sempre salvo eccezioni) poco al di sopra del modesto livello del 'sentito dire', né molto ci è importato, finora, di essere diversi. Ci comportiamo, se è lecita la citazione profana, come quell'imperturbabile e fiemmatico personaggio di Jules Verne, il signor Phileas Fogg, che faceva per scommessa ii giro del mondo in ottanta giomi: 'Quanto a visitare la città non ci pensô neppure, essendo di quella specie di inglesi che fanno visitare dal loro domestico i paesi che attraversano'. La stessa cosa, del resto, che succede all'inverso a certi studiosi della storia cosI detta politica, e della letteratura, della filosofia, dell'arte, i quali, rivolgendosi ai libri di noi romanisti (quando vi si rivolgono) con l'animo di chi consulta frettolosamente il 'Baedeker', cascano le molte volte in ingenuinità di diritto che ci fanno sorridere. Come superare l'empasse? Escluso che ognuno possa, salvo casi eccezionalissimi, svolgere ii lavoro di tutti, l'unica soluzione è quella, già da tempo propugnata, della collaborazione tra gli studiosi dell'antichità romana>> (A. GIJARINO, in Labeo 17 [1971], 270). CosI GIARDINA, Esplosione di tardoantico cit., 164, che opportunamente ricorda (pp. 157 ss.) le figure di due grandi storici, Santo Mazzarino e André Piganiol, i quali, pur nelle loro differenti impostazioni, sono da considerarsi precursori, negli anni '40 e '50 del Novecento, della ricerca sul tardoantico. Sul tema cfr. anche A. CAMERON, The Later Roman Empire, London 1993, che cito nella tr. it. Ii tardo impero romano, Bologna 1995, 9, la quale pone in rilievo, tra le opere in lingua inglese, quelle di A. H. M. JONES (The Later Roman Empire) del 1964 e diP. BROWN (The World of Late Antiquity) del 1971 che, in modo particolare, hanno contribuito a cambiare la prospettiva di ricerca sul mondo tardoantico; cfr. lo stesso P. BROWN, nel dibattito The World of Late Antiquity Revisited, in Symbolae Osloenses 72 (1997), 5 ss., con significativi cenni autobiografici relativi allo sfondo culturale in cui maturano i suoi interessi per la tarda antichità. Ancora molti potrebbero essere gli studi da ricordare nei van campi d'indagine; basti pensare all'infiuenza che ha avuto sulla successiva ricerca intorno ai rapporti paganesimo-cristianesimo nella tarda antichità il volume di A. MOMIGLIANO (ed), The Conflict between Paganism and Christianity in the Fourth Century, Oxford 1963, nd quale Momigliano raccoglie le relazioni tenute da van studiosi in un ciclo di conferenze da lui organizzato a Londra nd 1959: per una rilettura di tale volume, cfr. A. FRASCHETrI, Trent'anni dopo: ii conflitto tra paganesimo e cristianesimo, in F. E. CONsOLmO (a cura di), Pagani e cristiani da Giuliano l'Apostata al sacco di Roma. Atti del Convegno internazionale di studi (Rende, 12/13 Novembre 1993), Cosenza 1995, 5 ss.; o, per cib che conceme la storia economica e sociale, il libro di L. RuG- sere molteplici e come tali sono state spiegate'°. Soprattutto ciô che appare oggi attrarre la maggior paste degli studiosi è la supposta 'modernità' dell'epoca tardoantica, che andrebbe ricercata in van aspetti della società, della cultura, delle isti- non, Economia e societd nell' "Italia annonaria". Rapportifra agricoltura e commercio dal IV al VI secolo d. C., Milano 1961: come Ia stessa a. ricorda nel suo articoloPlinio Fraccaro e ii Tardoantico, inAthenaeum 89(2001), 41 ss., fu Plinio Fraccaro, ii grande studioso della Roma repubblicana, a incoraggiarla a questa indagine nella convinzione che, anche per l'epoca tardoantica, fosse necessario studiare una pluralità di mondi e di realtà locali che, pur conservando una loro autonomia, erano legati gli uni agli altri da rapporti assai intensi di intreccio e di interdipendenza. Alle opere di H. PIRENNE (Mahomet et Charlemagne, Paris 19372) e di 0. SPENGLER (Der Untergang des Abenlandes. Umrisse einer Morphologie der Weltgeschichte, München 1923), come premesse per una nuova collocazione della tarda antichità, fa riferimento A. MARCONE, La Tarda Antichith e le sue periodizzazioni, in Rivista storica italiana 112 (2000), 326 ss., ivi ulteriori ragguagli bibliografici: l'a. scrive a proposito del vol. XIII della nuova edizione della Cambridge Ancient Histoiy, A. CAMERON, P. GARNSEY (eds.), The Late Empire, A. D. 337-425, Cambridge 1998. '°Efficaci sono, a questo proposito, le parole pronunciate da A. Garzya, inaugurando il primo convegno dell'Associazione di Studi Tardoantichi: <<Sara l'avvicendarsi come fisiologico delle prospettive storiografiche che si e verificato da sempre; sara un bisogno istintivo di guardare a fondo, oggi, in un'età che fu anch'essa di conflitti e di rivolgimenti radicali; di culture, di lingue, di religioni, di forme letterarie e artistiche, di tradizioni giuridiche; sara anche il sottile fascino che su un'epoca come la nostra esercitano per una sorta d'affinità elettiva i grandi tramonti della storia, quello ad esempio, dell'Austriafelix, o ogni periodo di transizione, anche se concetti come questi di tramonto e di transizione si POSSOnO solo in parte applicare al Tardo antico. Quale che ne siano le cause, certo si b che l'attuale avanzamento degli studi sulla Spatantike è senz'altro impressionante>> (A. GARZYA, Indirizzo inaugurale, in A. GARZYA [a cura di], Metodologie della ricerca sulla Tarda Antichitd. Atti del primo convegno dell'Associazione di Studi Tardoantichi, Napoli 1989, 5). Di recente, invece, in sun saggio dedicato alla riflessione sul seminario caprese Gli <spazi> del tardoantico prima ricordato, A. Gi.itDINA, Tardoantico: appunti sul dibattito attuale, in Studi storici 45 (2004), 46, ritiene che <<il successo del tardoantico e dovuto in larga parte al suo essere un concetto 'politicamente corretto', che abolisce le gerarchie tra le culture e favorisce l'efficacia creativa della mescolanza etnica. La correttezza politica del tardoantico ha offerto inoltre l'opportunità di un approccio 'progressista', ma apparentemente poco ideologico, all'indagine sulla tarda antichità>>. Sul tema, tra gli altri, cfr. anche A. CAMERON, The 'Long' Late Antiquity: a Late Twentieth-Century Model, in T. P. WISEMAN (ed.), Classics in Progress. Essays on Ancient Greece and Rome, Oxford 2002, 165 ss., e specie 179 ss., con una particolare attenzione alla storiografia ingleSe.